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Autore: Lady I H V E Byron    03/12/2019    0 recensioni
(Crossover con "Dragon Age Origins")
Impegnati nella ricerca e battaglia contro Master Xehanort e l'OrganizzazioneXIII, Sora, Paperino e Pippo finiscono in un nuovo mondo, in cui, con loro grande stupore, gli Heartless e i Nessuno non sono il pericolo principale...
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paperino, Pippo, Sora
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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I visitatori, Irving ed i maghi sopravvissuti scesero fino al piano terra, ove li attendevano il comandante Greagoir, i maghi tratti in salvo da Wynne, ed il gruppo di templari di guardia al portone. Inoltre, venne scoperto che c’era un altro piccolo gruppo di maghi che, appena scoppiata la rivolta di Uldred, avevano deciso di scappare e nascondersi, chi negli armadi, chi nel magazzino. Anche loro erano al piano terra. E Cullen: appena liberato dalla barriera, si era subito diretto al cospetto del comandante.
Greagoir fu sollevato e sorpreso nello stesso tempo di rivedere Irving: tra di loro doveva esserci una decina di anni di differenza.
-Irving?- fece il comandante –Non… non mi aspettavo di vedervi ancora vivo…-
Il Primo Incantatore fece una piccola risata sarcastica.
-E’ quello che credevo anche io.- rivelò -E non so perché, ma stranamente sono lieto di rivedervi. Anche se sarà questione di qualche minuto, prima di saltarci di nuovo alla gola.-
Anche Greagoir rise, per pochi secondi.
Nonostante quel lieve momento di ilarità, era intuibile che fra il Primo Incantatore ed il Comandante Templare non scorresse buon sangue.
I templari erano pur sempre esseri umani. E gli esseri umani hanno paura di ciò che non possono controllare. Sora era già stato messo al corrente del rapporto tra maghi e templari: d’altra parte, lo aveva già intuito dalle parole dei maghi del sangue contro cui si erano scontrati, il loro disprezzo per le leggi della Chiesa, le repressioni costretti a subire dai templari…
No, non era una giustificazione per quello che avevano fatto. Chissà, però, se erano a conoscenza di aver seguito un demone…
Il comandante si rivolse ai due Custodi ed al loro entourage, con sguardo serio: non avevano più nessuna ferita, grazie alla magia curativa di Wynne.
-Avete riportato indietro il Primo Incantatore e riportato il Circolo all’ordine. Vi devo i miei ringraziamenti.- ringraziò, con tono freddo e piatto –Mi auguro, inoltre, che abbiate raccolto ulteriori informazioni sull’origine della rivolta…-
Sora annuì.
-Sì, e credo di sapere chi è stato.- spiegò -Un’altra persona ha collaborato con Uldred. No, lo ha proprio aizzato a rivoltarsi contro di voi…-
L’incantatore ed il comandante rimasero sconvolti, dopo la spiegazione fornita dal ragazzo.
-Quindi questa persona… questo… Xigbar?- cercò di chiarire Greagoir –Avrebbe adescato Uldred e convinto a cedere il suo corpo ad un demone della superbia? E gli ha persino insegnato come evocare quelle creature oscure… Heartless, hai detto?-
-Sì, lo ha rivelato Uldred stesso. O meglio, il demone…-
Entrambi gli uomini rimasero in silenzio. Avevano lo sguardo serio, riflettendo sulle parole del ragazzo.
-Se le tue parole sono vere, ragazzo…- iniziò Greagoir –Allora questa persona è un pericolo per l’intero Ferelden. Manderò una lettera a Denerim, per informare il resto dei templari.-
Anche Irving disse la sua.
-Comunque, vi dobbiamo entrambi un favore per i vostri servigi al Circolo. Giovane Custode Grigio, quale Primo Incantatore, offro il sostegno dei maghi contro il Flagello, come stipulato dagli Accordi.-
-E dato che avete mantenuto la vostra parola di riportare Irving vivo ed estirpato la radice del male che affliggeva il Circolo, anche io intendo rispettare il mio patto ed offrire anche l’aiuto dei templari.-
Cullen, il templare imprigionato da Uldred, si stupì. Anzi, si sconvolse dalle parole del comandante.
-Ma, comandante Greagoir!- protestò –E’ tutto qui quello che avete da dire?! E cosa intende fare con i maghi qui presenti? Pensateci! Chissà cosa avrà fatto Uldred a loro! Magari potrebbe averli resi maghi del sangue!-
Greagoir divenne sempre più serio e Irving assunse un’aria sorpresa alle sue parole, come se non si aspettasse una rivelazione del genere.
-Cullen, spero abbiate delle valide spiegazioni per queste accuse…- disse il comandante, con tono autoritario.
Ma Cullen non si lasciò intimidire dal suo sguardo o dal suo tono: il rancore che stava provando, la sua rabbia, i suoi affanni eliminarono qualsiasi segno di sottomissione o timore che aveva nei confronti del suo superiore.
-Non potete negare o fare l’indifferente su quanto è appena accaduto.- spiegò, serio –Voi avete visto di cosa sono capaci gli abomini, i maghi del sangue! Avete visto voi stesso come i nostri fratelli siano stati massacrati da quelle… cose! Andraste diceva che la magia esiste per servire l’uomo, non per assoggettarlo. E quelli avevano magia sufficiente per assoggettare il Ferelden, se nessuno fosse intervenuto! La magia è pericolosa, e oggi ne abbiamo avuto la prova. Basta solo una piccola distrazione da parte nostra e improvvisamente diventano maghi del sangue, o abomini. Sorvegliare i maghi e basta non è più sufficiente. Dovremo prendere misure più restrittive ed imporci. Un evento simile può capitare ancora!-
A sentire quelle parole, Sora perse di nuovo la testa: non tanto quanto con Isolde. Ma il tono di Cullen, la sua ira, il suo rancore, il suo disprezzo… inoltre si ricordò delle parole di quella maga del sangue che avevano affrontato al primo piano, e tutte le opinioni di Morrigan sui Circoli, di come venissero trattati i maghi, come bestie pericolose da tenere in gabbia, di come venissero costretti a chiudere ogni contatto con il mondo esterno, per colpa del loro “dono”.
-No, invece!- esclamò, facendo stupire i presenti, compresi i suoi due amici –Se questo evento è capitato, non è perché siete stati indulgenti con loro, semmai il contrario!-
Il templare si offese.
-Come ti permetti, ragazzino?!-
-Avete reso i cuori dei maghi delle prigioni!- proseguì Sora –Li avete privati delle loro vite, li rinchiudete come fossero animali selvaggi, li state spingendo ad avere paura persino di loro stessi, vi imponete come prepotenti, sapendo che potete vanificare i loro incantesimi. Non so nulla della vostra religione, di questa Andraste, o perché avete così tanta paura della magia, ma questo non vi da alcun diritto a dire che tutti i maghi siano dei mostri! Dite di proteggerli, ma in realtà siete solo dei vigliacchi superficiali e prepotenti! E’ ovvio che vogliono ribellarsi!-
Esattamente come era successo a Redcliffe, dopo la sfuriata di Sora con Isolde, nella sala calò un silenzio imbarazzante. Leliana era rimasta persino sconvolta per le affermazioni su Andraste. Lei più di tutti, nella hall.
Si guardavano tutti l’un l’altro, come per dire qualcosa, ma nessuno sapeva cosa dire.
Irving non sapeva cosa dire.
Greagoir non sapeva cosa dire.
Nessuno degli amici di Sora sapeva cosa dire.
Cullen, invece, rivolse un’occhiata disgustata al ragazzo, soffiando dal naso e storcendo la bocca. Teneva le braccia incrociate.
-Beh, affermazioni del genere non mi stupiscono affatto…- commentò, acido -…specie dopo aver notato che tra le tue “amicizie” ci sono dei maghi…-
Sora aggrottò di più le sopracciglia.
-E allora? Cosa vuoi insinuare…?!-
Cullen rispose a tono, puntandogli un dito contro.
-TU cosa intendi insinuare con le tue accuse contro la Chiesa e profanare il nome di Andraste?!-
-Ehi, ehi!- esclamò Greagoir, dividendo i due litiganti –Adesso basta, chiaro, Cullen?-
-Ma lui…!- protestò il templare.
-Quanto è capitato oggi è stato solo un errore di valutazione.- tagliò corto Greagoir –E sì, date le conseguenze delle nostre azioni, non negherò che ci saranno dei cambiamenti, per il Circolo. Ma adesso la priorità è il Flagello e aiutare il Custode Grigio con quanto abbiamo a disposizione.-
-Ma…!-
-E come verrà amministrato il futuro del Circolo lo deciderò io, Cullen! E non osate mai più contraddirmi o discutere le mie decisioni, sono stato chiaro? Vi si prospetta una bella carriera, siete molto dotato per la vostra età, e non avevo messo in secondo piano l’idea di nominarvi mio successore, in caso di mio ritiro o successivamente la mia dipartita. Non vi conviene farmi cambiare idea se tenete alla vostra posizione, Cullen.-
Il templare aprì la bocca a scatti, come se avesse altro da dire. Si sentiva con le spalle al muro. Greagoir lo stava praticamente immobilizzando con lo sguardo. Non osò aggiungere altro: abbassò lo sguardo, con le labbra serrate e gli occhi pieni di rabbia.
Alistair lo compatì. Forse non lo biasimava in pieno, dopo aver visto cosa aveva fatto e causato “Uldred”.
Irving si schiarì la voce, richiamando i presenti all’ordine.
-Vi chiedo scusa per questo spettacolo…- si scusò, in nome di Greagoir e Cullen –Come ho detto prima, il Circolo offre il suo aiuto per il Flagello. Non sappiamo di quanti maghi potremmo fornirvi, Custode Grigio, senza negare che fino alla vostra chiamata saremo impegnati a ristrutturare il Circolo. Ma se avete altre richieste, farò del mio meglio per esaudirle.-
-Sì.- disse Sora; aveva l’aria triste –Se, per favore, potreste dare a Niall una degna sepoltura. Se non fosse stato per lui, tutti noi saremmo morti nell’Oblio, e forse non sareste nemmeno vivo. Vorrei venisse onorato e ricordato per il suo aiuto prezioso contro la rivolta di Uldred.-
-Faremo del nostro meglio, figliolo.-
Anche Morrigan fece un passo in avanti. Questo suo gesto stupì gli amici.
-Anche io avrei una richiesta.- chiese –C’è un volume che mi interesserebbe leggere. Non sono riuscita a trovarlo in nessuna biblioteca. A parte, come biasimarli? E’ un libro di magia, dopotutto. E’ un grimorio, con la copertina nera.-
Il Primo Incantatore alzò le sopracciglia, stupito.
-Quel grimorio?- fece -Sì, dovrebbe essere nel mio studio. Se avete la cortesia di seguirmi, signorina...-
-Voi da solo con un’eretica?- notò Greagoir –Non mi fido. Meglio se vengo anche io.-
La strega sbuffò.
-Fantastico. Scortata anche da un templare…- borbottò.
Salirono quattro piani: non era difficile vedere le conseguenze della rivolta di Uldred ed i segni delle battaglie contro gli abomini, demoni, Heartless e maghi del sangue. Dovettero passare in mezzo a diversi cadaveri: Irving li osservò uno ad uno con aria triste. Greagoir, invece, sembrava deluso, osservando i cadaveri dei templari caduti. Da un certo punto di vista, si sentiva impotente e responsabile per quanto avvenuto: non erano riusciti a prevenire il pericolo, e nemmeno ad estirparlo. Avevano affidato tutto nelle mani di un ricercato ed un forestiero.
Persino lo studio del Primo Incantatore era stato messo a soqquadro: una buona parte dei libri era stata gettata sul pavimento.
-Ah, demoni…- commentò, ironico, Irving –Di certo non eccellono nel mettere in ordine…-
Anche Morrigan si guardò intorno, un po’ scettica.
-E voi siete sicuro di trovare il grimorio qui? E se lo avessero portato via?-
Irving estrasse un mazzo di chiavi dalla sua tunica.
-Prima avrebbero dovuto perquisirmi per farlo.- rispose, inserendo una delle chiavi nella serratura di un baule, dietro la sua scrivania –Ma, per fortuna, ad Uldred importava solo trasformarmi in abominio che scrutare i miei studi. Allora, vediamo… un volume con una copertina nera… eccolo! E’ questo, signorina?-
Morrigan lo scrutò: volume ampio, copertina di pelle nera, con un albero di metallo al centro.
-Sì, è questo. Vi ringrazio.- disse, prendendolo dalle mani di Irving.
Gli occhi marroni dell’Incantatore sembravano scrutare dentro Morrigan, come se stesse cercando nella sua anima i suoi segreti più reconditi.
Morrigan fu abbastanza forte da sostenere il suo sguardo e non abbassare gli occhi, imbarazzata.
-Le vostre vesti, la vostra magia e il vostro interesse per questo volume, lasciano intuire che non provenite da alcun Circolo…- notò, interessato; forse più alle vesti di Morrigan che a tutto il resto –Siete la Strega delle Selve, vero?-
Morrigan si stupì di tale arguzia. Greagoir, invece, si sconvolse.
-Cosa?! La Strega delle Selve?! Qui?!- esclamò, sospettoso –E’ praticamente un’eretica! E voi, Irving, le donate un volume di magia proibita come se niente fosse?! Non pensate cosa potrebbe fare con gli incantesimi al loro interno?!-
-Vi ricordo che è anche per merito di questa Strega delle Selve se la vostra prigione di marmo per maghi è ancora intatta. Se fossi in voi, direi almeno “Grazie”.-
Le parole della strega sorpresero il comandante, che non aggiunse altro. L’incantatore, invece, faceva il possibile per non scoppiare a ridere, notando l’espressione del comandante.
-E, comunque, qualunque cosa farò con questo grimorio, sarà solo a beneficio del Custode Grigio e del Ferelden, non per distruggerlo. In fondo, è casa mia e devo difenderla.- concluse Morrigan, sistemandosi una ciocca di capelli –Vi ringrazio, Primo Incantatore, per la disponibilità. E, comandante Greagoir, è un vero peccato per il vostro carattere. Per la vostra età non siete così male. Se fossimo in un altro momento, forse…-
Greagoir divenne tutto rosso: fu lui a non sostenere lo sguardo magnetico e seducente degli occhi gialli di Morrigan. Doveva ammettere a se stesso che, nonostante fosse un’eretica, era davvero attraente.
Irving dovette coprirsi la bocca con una mano, per non mostrare la sua risata.
-Vi ho visto che state ridendo!- esclamò il comandante templare, offeso ed imbarazzato, rivolto all’Incantatore.
Anche a Morrigan scappò una lieve risata.
“Templare o no, è pur sempre un uomo…” pensò, maliziosa.
Tornarono, poi, al piano terra, comportandosi come se quella conversazione non fosse nemmeno esistita.
Ma Greagoir aveva ancora l’imbarazzo impresso nel suo volto. Nessuno osò domandare al riguardo.
Il gruppo tornò al completo.
-Bene, anche Morrigan è a posto, quindi…- decise Alistair –Possiamo togliere il disturbo. Spero che la ristrutturazione andrà per il meglio.-
-Aspettate!- era Wynne; fece un lieve inchino ad Irving ed a Greagoir –Primo Incantatore, chiedo di unirmi al gruppo del Custode Grigio.-
Alistair restò basito da tale richiesta.
-Voi, Wynne?- fece il Primo Incantatore –Ne siete sicura?-
-Sì. Ho visto e riconosciuto il valore e la forza di questi due giovani.- indicò Sora ed Alistair –E vorrei accompagnarli nel loro viaggio ed aiutarli contro il Flagello. Ero presente anche io ad Ostagar, quindi anche io esigo giustizia per tutte quelle persone uccise dalla Prole Oscura.-
-Con tutto il rispetto, Wynne…- aggiunse Alistair –Credo che una maga come voi sia più utile qui, nel Circolo, che là fuori contro la Prole Oscura.-
Wynne strizzò gli occhi.
-Cosa intendete dire, giovanotto?- ribatté, offesa -Che non sarei abbastanza forte da combattere contro la Prole Oscura?-
Alistair si sentì in imbarazzo: aveva di nuovo usato le parole sbagliate.
-No, certo che no!- si scusò –Volevo solo dire che qui nel Circolo hanno bisogno di una persona carismatica ed abile come voi per ricominciare da capo. Là fuori sareste costantemente in pericolo. Altro che demone della superbia.-
Wynne sorrise dolcemente.
-Oh, vi ringrazio per la vostra premura, ma ho ormai preso la mia decisione. Vorrei fare qualcosa di utile per il Ferelden e non posso certo farlo restando qui.-
Irving ridacchiò di nuovo.
-Vi conviene accontentarla, giovane Custode Grigio.- avvertì –Quando l’Incantatrice Wynne si mette in testa qualcosa, insiste fino allo sfinimento, a tal punto da essere quasi costretti a dire di sì.-
-E poi, Alistair…- anche Sora cercò di convincerlo –Le sue abilità curative potrebbero essere utili. E avere un mago del Circolo non può essere così male. Almeno Paperino avrà qualcuno con cui fare conversazione…-
Nemmeno aver messo in mezzo Paperino riuscì a convincere del tutto Alistair; ma doveva tener conto di aver bisogno di aiuto, per viaggiare nel Ferelden. E Wynne era molto abile.
Un mago in più, inoltre, poteva dare più vantaggi contro i nemici a distanza. E poi, quell’attacco realizzato da Paperino, Morrigan e Wynne lo aveva incuriosito oltremodo…
-Va bene, potete venire con noi.- decise, con un sospiro.
Paperino era sollevato: finalmente avrebbe avuto una persona con cui confrontare le proprie esperienze con la magia, insieme a Morrigan. Era interessante, per lui, conoscere altri maghi. E Wynne dava l’impressione di essere una persona con cui era piacevole parlare.
Sten, però, non era dello stesso parere del gruppo.
Soprattutto Morrigan.
-Cosa? Una maga del Circolo?- borbottò –Non intendo viaggiare con una persona che continua a ripetere quanto siano utili i Circoli e che crescere senza una sorveglianza ci porti a superare i limiti. Mi basta già Alistair.-
-Ehi!- esclamò il citato, offeso.
Wynne rise di nuovo.
-Non temete. Farò la brava.- assicurò –Allora lasciatemi prendere le mie cose. Sperando siano ancora intatte…-
Anche Wynne portava una borsa a tracolla. Non sembrava pesante. Aveva preso proprio il necessario per il viaggio.
-Vi affido l’incantatrice Wynne.- annunciò Irving, come congedo –Abbiatene cura.-
-Grazie, Irving, ma saprò cavarmela.-
Dopo i dovuti saluti, i visitatori lasciarono la Torre.
Era sera. In cielo non c’era neppure una nuvola. Un intero mare di stelle stava brillando in cielo.
-E’ davvero una magnifica serata…- commentò Leliana, osservando, sorridendo, quello spettacolo sovrastante; l’ideale per dimenticare la precedente esperienza e le orribili immagini dei demoni e degli abomini –E’ come se il Creatore ci stesse facendo i complimenti per quello che abbiamo fatto al Circolo.-
Erano tornati nella barca che li aveva condotti alla Torre, per ritornare nelle rive del porto.
-Pensavo di bastare io, per questo.- disse Wynne, ironica.
Sora inspirò l’aria a pieni polmoni.
-Sì, un po’ di aria fresca, finalmente! Stavo morendo di claustrofobia, lì dentro. Come fate a viverci senza impazzire?-
-Veniamo portati alla Torre quando siamo piccoli, Sora.- spiegò di nuovo la maga –Ci facciamo l’abitudine.-
Raggiunsero il porto: faceva uno strano effetto toccare la riva, dopo quasi un’intera giornata nella Torre, tra mura di marmo e abomini.
-Sora, c’è una cosa che volevo chiederti…- disse Leliana, appena scese dalla barca; qualcosa la turbava -Quando ero nell’Oblio, io… beh… avevo l’impressione di non ricordare niente del nostro viaggio, nemmeno te. Soprattutto te. Per me esisteva solo la mia permanenza a Lothering, con madre Dorothea. Ma appena ti ho visto, non lo so, è stato come se all’improvviso i miei ricordi fossero tornati. In uno schiocco di vita.-
-Lo stesso con me con Irving…-
Gli altri si misero a riflettere: non avevano dimenticato la loro esperienza nell’Oblio. I loro sogni, i loro desideri… erano così reali. No, erano realtà illusorie. Tutte realtà create dal demone della pigrizia.
-Anche a me è successa la stessa cosa.- aggiunse Alistair, dello stesso umore di Leliana –I Custodi Grigi intorno a me, Duncan, erano così reali. Ma poi mi sono reso conto che era tutta un’illusione, grazie a te. Ma perché?-
Inizialmente, non lo sapeva nemmeno Sora. Era stato solo dopo la battaglia contro il demone della pigrizia che aveva ottenuto la risposta: o meglio, era stato il suo cuore a dargli la risposta. Era stato il suo cuore a salvarlo dall’Oblio, a salvare i suoi amici e sconfiggere il demone della pigrizia. Ed anche a ridare speranza a Niall.
-E’ stato il legame dei nostri cuori.- spiegò, con un sorriso rassicurante -Forse voi non ve ne rendete conto, ma quando fra più persone nasce la fiducia, l’amicizia, tra i cuori si crea un legame indissolubile, che diventa quasi impossibile rompere. E’ stato quello a farvi liberare dalle catene del demone della pigrizia. Stiamo viaggiando insieme da tempo, siamo amici, abbiamo già creato un legame.- mostrò tutti i denti -Non potevate dimenticarvi di me.-
Per gli abitanti del Ferelden e per Sten, quella risposta non aveva molto senso. Non comprendevano l’importanza del cuore ed i suoi poteri.
Ma i tre forestieri lo conoscevano molto bene.
-Sì, il nostro Sora è sempre stato bravo a creare legami indissolubili tra cuori. E’ il suo più grande potere.- aggiunse Pippo, mettendo le mani sulle spalle del ragazzo, con orgoglio.
Alistair li osservò con uno sguardo buffo. Si avvicinò al ragazzo.
-Allora non sei solo un ragazzino con la bocca larga…- commentò, divertito.
Sora mise le mani sui fianchi.
-Ehi! Prova a dirlo di nuovo, se hai il coraggio!-
Si misero tutti a ridere: vedere i due Custodi litigare era uno spettacolo divertente.
Ad interromperlo fu un rumore strano.
Fu Sora a ridere, in quel momento.
-Beh, di certo non ero io.-
-Nemmeno io.- chiarì Alistair, con un sopracciglio abbassato.
Leliana stava guardando in basso, imbarazzata: le sue mani premevano contro il ventre.
-E’… è da ieri sera che non mangio…- disse, con un filo di voce –E credo che lo stufato di Alistair sia già andato giù…-
I due Custodi si unirono alle risate degli amici, anche loro divertiti.
Una risata è la migliore medicina per qualunque malanno, si dice: con quei brevi momenti di ilarità, avevano dimenticato l’angoscia provata quel giorno. Si stavano comportando come se nulla fosse accaduto. Alistair, per un attimo, non sentì nemmeno il peso della responsabilità che aveva quale ultimo Custode Grigio.
Si guardò intorno.
-Beh, visto che è sera, e deduco che ognuno di noi abbia fame…- disse, indicando in avanti: c’era una locanda, proprio sulla riva del lago Calenhad; sull’insegna c’era scritto “La Principessa Viziata” –Che ne dite di ritirarci lì?-
Morrigan sorrise in modo strano.
-Sì, finalmente dormiremo sui letti che ci spettavano a Lothering.- ricordò, forse con lo scopo di deridere Alistair per la sua disavventura a Lothering.
-Aspettate!- fece notare Pippo, leggermente allarmato –Quanto abbiamo con noi? E sarà abbastanza per un pasto caldo e dei letti?-
Si erano imbattuti in alcuni briganti, nei giorni precedenti, compresi quelli depredati a Lothering: talvolta si impossessavano dei soldi che avevano rubato. E quei soldi li usavano per comprarsi da mangiare. Non tutti.
Dopo aver effettuato i relativi conti, sembrava avessero risparmiato abbastanza per vitto ed alloggio. Ma sarebbero poi ripartiti senza denaro.
Per una zuppa calda e un letto potevano farlo.
Per fortuna, nessuno aveva preso delle stanze, nella taverna. Il lago non era un buon luogo dove nascondersi dai Prole Oscura e anche dagli Heartless.
Sora, Paperino e Pippo si divisero un’intera stanza: il papero ed il cane non se la sentivano di lasciare l’amico da solo. Il mabari restò con Alistair. Gli altri avevano una stanza ciascuno.
Nonostante il letto fosse comodo, Sora non riuscì comunque a dormire. Non se la sentiva. Non ne aveva bisogno. Si girava e rigirava. Osservò i suoi due amici, che dormivano nello stesso letto: loro erano crollati non appena si sdraiarono. Russavano rumorosamente. Ma non era il loro russare che impediva a Sora di dormire: la sua insonnia. Era insopportabile.
Il pensiero di essere aggredito nel sonno da uno dei suoi nemici. Non riusciva a toglierselo dalla testa.
E poi non poteva non pensare agli avvenimenti del giorno: Niall… conoscere una persona ed un attimo dopo dirgli addio per sempre… Era una sensazione troppo amara.
Una lacrima cadde da un occhio del ragazzo, bagnando la parte del cuscino dove la sua testa era poggiata.
Sospirò.
Poi si alzò, poggiando un piede sul pavimento di legno. Indossò i pantaloni, gli stivali, la casacca ed il mantello.
Uscì dalla taverna: forse fare due passi lo avrebbe calmato.
La luna brillava in cielo, come un secondo sole. Persino il suo riflesso sul lago era luminoso.
Sora la fissava, senza battere le palpebre: non sapeva spiegarsi perché, ma ebbe l’istinto di unire le mani, di fronte alla luna, facendo il segno del cuore.
Kingdom Hearts.
Nel suo primo viaggio aveva chiuso Kingdom Hearts per impedire l’avanzata dell’Oscurità. Nel secondo viaggio aveva aperto un Kingdom Hearts artificiale per liberare i cuori prigionieri. Cosa lo avrebbe atteso in quel viaggio? Cosa sarebbe successo stavolta con il vero Kingdom Hearts? Cosa ne avrebbe fatto il Maestro Xehanort?
Poco prima di coricarsi, lui, Paperino e Pippo avevano avuto un breve dialogo.
-Certo che questo mondo non smette mai di stupirmi! Yuk!- commentò Pippo, sereno –Tu cosa pensi, Paperino?-
Paperino storse il becco: non la vedeva come l’amico.
Finalmente aveva visto il mondo dei maghi. Non era come si aspettava: era persino peggio. Nel suo cuore aveva sperato che i maghi non fossero prigionieri, ma lo erano. Per questo Uldred si era ribellato e scatenato la rivolta. E quella maga del sangue poi uccisa dall’Heartless… erano bastate le sue parole per rendersi conto di quanto fosse considerata pericolosa la magia, in quel mondo. Aveva persino dubitato di se stesso. Ma i suoi amici e Morrigan erano riusciti a convincerlo del contrario, che lui era molto più forte dei maghi del sangue, perché resisteva alle tentazioni e usava la sua magia senza superare i suoi limiti.
Usare la magia del sangue… il solo pensiero lo rabbrividiva.
-Vorrei… vorrei solo poter dimenticare quello che ho visto…- mormorò, con sguardo basso, infilandosi sotto le coperte.
Sora cercò di sdrammatizzare, al solo scopo di sollevare il morale all’amico.
-Oh…- disse, salendo sul letto, afferrando la testa del papero e strofinarla con l’altra mano -Qualcuno è rimasto traumatizzato da quei demoni brutti e cattivi!-
Lui e Pippo stavano ridendo, ma Paperino no: cercava di liberarsi dalla morsa dell’amico, brontolando.
-Sora, basta!- esclamò, spingendosi all’indietro –Sto dicendo sul serio!- Sora e Pippo smisero di ridere; Paperino era sul letto, furioso, deluso e preoccupato; si intravedevano persino delle lacrime nei suoi occhi –Forse per voi non vuol dire niente, ma voi non siete maghi, non sapete cosa si prova a vedere come ti vedono in un altro mondo! Non sapete cosa significa essere i galoppini di uno zio taccagno, che continua a ripetervi di essere delle nullità, che non troverete mai il vostro posto nel mondo! Non immaginate nemmeno lontanamente quanto o cosa significasse per me, essere un mago! Finalmente avevo trovato me stesso! Avevo dimostrato a mio zio che non ero una nullità e che ero riuscito a diventare mago di corte, senza il suo aiuto! Ora, ditemi, come potrei vedere me stesso, come potrei usare la mia magia, dopo aver visto a cosa conduce, in questo mondo…? E’ come… se il mondo si stesse sgretolando sotto i miei piedi…-
Sdrammatizzare non era stata una buona idea: i sentimenti di Paperino, stavolta, erano sinceri, non fittizi.
Sora e Pippo lo compatirono: ricordavano perfettamente la sua espressione spaventata, mentre erano nella Torre. Quando si era trovato di fronte al demone dell’ira, agli abomini, come venivano creati gli abomini…
Era stato uno spettacolo crudo anche per loro.
Lo abbracciarono.
-Scusaci.- disse Sora –Dovevamo immaginare che non sarebbe stato facile per te. Ma tu non sei come quei maghi, Paperino. Sei molto più forte di quanto credi. Noi lo sappiamo.-
-E ricorda che non sarai mai da solo.- aggiunse Pippo –Noi ci saremo sempre per te. Sfido qualunque demone ad avvicinarsi a te, senza affrontarci.-
Paperino ricambiò l’abbraccio, asciugandosi le lacrime.
-No, scusatemi voi. Volevate solo risollevarmi il morale e io ho reagito male, come al solito. E’ stata una giornataccia.-
-Beh, a maggior ragione, meritiamo una bella dormita!- propose Pippo, con un grande sorriso.
Si coricarono sotto le coperte, Sora in un letto, e Paperino e Pippo nell’altro.
-Già, Sora, a proposito…- ricordò Paperino, riaccendendo il lume della candela che illuminava la stanza con un “Fire”; Pippo si girò dall’altra parte, per non vedere la luce –Stavo pensando a come ci hai svegliati dall’Oblio… hai forse finalmente ottenuto il Potere del Risveglio?-
Sora non ci aveva pensato: aveva solo fatto quello che riteneva giusto fare. Ma, basandosi sulle parole di Niall e del demone della pigrizia stesso, sembrava impossibile risvegliarsi dall’Oblio. Ed i suoi amici erano protetti da crisalidi eteree, che impedivano il loro risveglio nella vita reale. Era stato istintivo, puntare il Keyblade verso di loro. Voleva solamente che almeno loro fossero salvi.
-Potrebbe…- fu la risposta, secca.
-Come sarebbe a dire “Potrebbe”?! O lo hai o non lo hai!-
Era tornato il solito Paperino: il solito brontolone che starnazzava con poco, anche per questioni frivole.
Questo fece sollevare i due amici.
Se Sora aveva ottenuto il Potere del Risveglio? Non ne era sicuro neppure lui.
Ci stava pensando anche di fronte a quella luna, improvvisata Kingdom Hearts.
-Non riesci a dormire?-
Sora abbassò le mani di scatto.
Anche Leliana era uscita dalla taverna, forse anche lei per fare due passi. Si stava avvicinando al ragazzo, sorridendo dolcemente.
-Ho fatto un pisolino quando abbiamo incontrato il demone della pigrizia. Sono a posto.- rispose lui, sarcastico, tornando a vedere la luna –Tu perché sei ancora sveglia?-
Sentì la sua mano toccargli la spalla.
-Ero uscita per andare in bagno.- spiegò, dolce e serena, come suo solito -E ti ho visto uscire dalla taverna. Pensavo avessi di nuovo il tuo problema di insonnia, quindi pensavo avessi bisogno di compagnia.-
Sora la osservò, nei suoi occhi blu: il suo volto di porcellana, lo sguardo innocente. Ma scorgeva ugualmente un’ombra, in quella purezza. Come se stesse scappando da qualcosa. Ed il suo sogno che stava vivendo nell’Oblio sembrava confermarlo. C’era forse qualcosa del suo passato su cui aveva mentito?
Non volle chiedere nulla, per non turbarla. Forse, al momento giusto, lei lo avrebbe rivelato. Forse lei non si fidava ancora del ragazzo, nonostante la premura e la gentilezza nei suoi confronti.
C’era qualcosa, nel suo aspetto, che le ricordava Kairi.
-Grazie, sorella Leliana.- ringraziò, sorridendo –Lo apprezzo molto.-
Entrambe le braccia cinsero le sue spalle: un abbraccio. E la testa di Leliana poggiata tra la spalla ed il collo. Sora cominciò a sentirsi a disagio e diventare rosso: non era abituato agli abbracci, specie dalle ragazze.
-Sai, dicono che il metodo migliore per addormentarsi sia farsi raccontare storie.- spiegò Leliana, continuando ad osservare la luna –E io, essendo stata barda, ne conosco tante. Vuoi che te ne racconti una? Ehi, stai bene? Sei improvvisamente diventato caldo… Hai la febbre?-
Non era febbre: era imbarazzo.
-Sto… sto bene…- balbettò, deglutendo –S-sì, m-mi piacciono… le storie… ma non conosco storie di questo mon… ehm! Posto.-
La sorella sorrise di nuovo.
-Allora inizierò col raccontarti la leggenda di Andraste.-
Si sedettero sulla riva. Leliana si era staccata da Sora e lui aveva ripreso a respirare. Non sgradiva la sua compagnia, ma essere abbracciato lo metteva sempre in una posizione di imbarazzo.
Anche con Kairi era la stessa cosa. No, da lei li accettava volentieri. I suoi sentimenti per lei erano forti. E questo lo sapeva persino il demone della pigrizia: per questo aveva assunto il suo aspetto, quando Sora era ormai allo stremo delle forze.
-Quando Andraste nacque, il Ferelden, come l’intero Thedas era sotto il dominio del Tevinter. Gli abitanti erano schiavi dell’Impero, e la magia del sangue dei magister regnava sovrana. Andraste, un giorno, pregò gli dèi del Tevinter di avere misericordia e fare in modo che quella tirannia finisse. Gli dèi non la ascoltarono. Ma il Creatore, l’unico vero dio, sì. Commosso e ammaliato da quella preghiera, discese a terra e le propose di divenire sua sposa, sedere sul trono accanto a lui, salvarla da quella vita da schiava. Ma lei rifiutò. Non voleva abbandonare il suo popolo. Ciononostante, il Creatore decise di aiutarla a liberare il Thedas dall’egemonia del Tevinter. Molte persone si unirono ad Andraste, nella sua marcia contro il Tevinter. I primi a seguirla furono, infatti, gli elfi di città, capitanati da Shartan, che divenne il suo comandante. Maferath, il marito di Andraste, capo delle tribù Alamarri del Ferelden, non nascondeva la sua invidia per la moglie. Con l’aiuto di Hessarian, l’arconte del Tevinter, attirò Andraste in una trappola. Infatti, venne catturata e messa al rogo, rea di tradimento contro il Tevinter. Con il suo sacrificio, Andraste si elevò al Creatore. Si narra, infatti, che adesso ella sieda al suo fianco. Dal suo sacrificio, è nata la Chiesa.-
Sora ne fu oltremodo affascinato.
-Che bella storia…- commentò –Ora capisco perché venerate Andraste.- giocherellò con le dita -Mi… mi dispiace aver detto quelle cose cattive su Andraste. Ma ora comprendo perché avete paura della magia. Per colpa del Tevinter.-
-Non temere, Sora.- rassicurò Leliana, con un dolce sorriso –Non lo sapevi. Ma non nascondo di essermi sconvolta quando hai minimizzato la figura di Andraste…-
-Cielo, mi dispiace…-
-Dai! Ti sto prendendo in giro!-
Risero entrambi.
-Senti, Leliana, e cosa è successo a Shartan? E agli elfi?-
-Anche lui venne ucciso, dopo la condanna di Andraste. Gli elfi erano liberi, ma c’era ancora una parte di loro che voleva rimanere nelle città, perché avevano una vita e un lavoro che li manteneva. Il resto, invece, decisero di creare delle tribù e vivere lontani dagli umani, ripristinando la loro religione e le loro tradizioni, andate perdute quando il Tevinter li aveva ridotti a schiavi. Quegli elfi divennero i dalish.-
-Gli stessi elfi che dovrebbero aiutare Alistair contro il Flagello…-
-Sora, quanto sai del Flagello? Alistair ti ha raccontato qualcosa a proposito?-
-Morrigan. Me lo ha raccontato quando l’ho incontrata la prima volta. E’ da brividi…-
-La punizione che quei magister si sono meritati sfidando il Creatore…-
Esattamente come Ansem, o meglio, l’Heartless di Xehanort. E con lui i membri fondatori dell’OrganizzazioneXIII: spingendosi oltre con le ricerche di Ansem il Saggio erano divenuti Heartless e Nobodies, e gettato il loro mondo nell’Oscurità. Per colpa loro, i mondi avevano rischiato di fare la medesima fine di Radiant Garden.
L’ambizione conduce sempre ad un baratro.
Ma sia per la Prole Oscura che per gli Heartless e Nobodies, vennero scoperte due armi che potevano sconfiggerle: i Custodi Grigi ed il Keyblade.
Leliana raccontò di re Calenhad Theirin, il Cavaliere d’Argento, che combatté contro le tribù Alamarri, divenendo primo re del Ferelden, dell’invasione orlesiana del Ferelden, della Regina Ribelle Moira Theirin, di Maric Theirin, di Rowan Guerrin, della liberazione del Ferelden dall’egemonia orlesiana; persino di Aveline, orlesiana abbandonata dai genitori e cresciuta dai dalish, la prima donna ad aver partecipato al torneo di Orlais e vincerlo, ma uccisa, in seguito, dal suo avversario, proprio per il fatto di essere una donna e per sfogare l’umiliazione di aver perduto contro una donna. Per fortuna, il principe aveva riconosciuto il valore di Aveline e, divenuto re, permise alle donne di partecipare al Torneo, combattendo alla pari con gli uomini, in onore di Aveline.
Successivamente, raccontò una leggenda del Ferelden, su Flemeth.
-Flemeth?- aveva chiesto Sora, sorpreso –La madre di Morrigan?-
La rivelazione stupì Leliana.
-Dici davvero? La madre di Morrigan si chiama Flemeth?- domandò –Flemeth la Divoratrice di Uomini? Flemeth l’Abominio?-
Sora restò con la bocca aperta e gli occhi puntati in alto per qualche secondo, come se non sapesse cosa dire.
-Beh, la Flemeth che ho conosciuto io mi dava l’idea di essere una vecchia pazza. Ma addirittura abominio…- rivelò.
-Se fosse la vera Flemeth, dovrebbe essere molto, molto vecchia.- spiegò Leliana, ridacchiando –Si racconta che Flemeth avesse la pelle bianca come la neve, i capelli neri come una notte senza stelle, che fosse talmente bella da far innamorare gli uomini al primo sguardo.-
Il ragazzo trattenne una risata.
-Ok, è decisamente un’altra Flemeth.-
-Ehi! Gli anziani sono stati giovani! Un po’ di tatto!-
-Scusa. Allora, dicevi?-
-Lei era sposata con Conobar, un nobile di Altura Perenne. Ma un giorno, Flemeth incontrò Osen, un cantastorie che l’aveva ammaliata con la sua voce. Innamoratasi, decise di scappare con lui. Conobar partì alla ricerca di Flemeth, ma non la trovò. Flemeth, qualche giorno dopo, venne a sapere che Conobar stava morendo e la voleva al suo fianco. Lei tornò da lui, infatti. Era pur sempre sua moglie. Ma era un inganno. Osen venne ucciso e lei rinchiusa. Colma di rabbia, si dice che abbia attirato un demone a sé, ed ella stessa divenne un abominio che uccise Conobar e tutti i suoi vassalli. Piena di rabbia e delusione, si ritirò nelle Selve Korkari, dove sembra risieda ancora. Sai, Sora, la leggenda di Flemeth viene raccontata dalle madri alle figlie disubbidienti. Pare, infatti, che Flemeth pianga la sua gioventù perduta e che rapisca le bambine per farsi il bagno nel loro sangue e tornare giovane. Anche mia madre me la raccontava, quando ero piccola.-
-Eri disubbidiente? Non ti ci vedo disubbidiente.-
-Oh, no, non quella parte!-
-Hai anche detto che questa leggenda è del Ferelden. E che tua madre te la raccontava. Anche Orlais conosce le leggende fereldiane?-
-No… sì, un po’. Mia madre era di Denerim, in realtà. Lavorava per una donna orlesiana, durante l’occupazione orlesiana del Ferelden. Quindi, da un certo punto di vista, mi sento del Ferelden, anche se dal mio accento non sembra.-
-Questa poi! Non ti facevo del Ferelden!-
-Ma sono nata in Orlais. Quando Maric ha sconfitto e spodestato re Meghren, gli orlesiani tornarono ad Orlais, e mia madre dovette seguire lady Cecile e lasciare la sua terra. Sono cresciuta nel lusso di Orlais, anche dopo la morte di mia madre. Lady Cecile si è occupata di me, come fossi parte della famiglia. E’ incredibile che abbia più ricordi di lei che di mia madre. Mi sento un’ingrata.-
-Non fare così. Quanti anni avevi quando hai perduto tua madre? Cinque? Sei?-
-Non ricordo. Tuttavia, ricordo ancora il suo profumo, il profumo dei suoi abiti. Era un fiore chiamato Grazia di Andraste. Li faceva seccare e poi li strofinava sui suoi abiti.-
La voce dolce di Leliana rendeva gradevole la conversazione. Potevano persino parlare di una perdita importante, ma lei avrebbe comunque trovato il modo per alleviare il dolore. Forse era tutto frutto dei suoi anni come barda. Sora si trovava a suo agio con lei: sentiva di poterle parlare di ogni cosa, confidarle i suoi segreti senza sentirsi in colpa. Ma non poteva certo rivelarle di provenire da un altro mondo e la sua missione.
Leliana sbadigliò.
-Oggi è stata una giornata davvero faticosa…- disse, alzandosi e stirandosi la schiena –Chissà cosa ci aspetta, da domani. Ma ora pensiamo a dormire. Vieni anche tu?-
Sora guardò in basso, poi il lago.
-No, io… credo starò un altro po’ qui…-
Leliana gli rivolse un ultimo sorriso.
-Va bene. Stai attento. Buonanotte.-
-Ehi, Leliana…-
-Sì?-
-Grazie per le storie. Mi sono davvero piaciute.-
-Ma ti pare…-
Leliana tornò nella taverna e Sora tornò a sedere sulla riva del lago. Ancora non se la sentiva di dormire.
Non voleva dormire.
Prese un sassolino e lo lanciò nel lago. Rimbalzò tre volte.
Semplice insonnia o preoccupazione?
Sora si abbracciò le ginocchia, mentre i pensieri divoravano la sua mente.
Cosa li avrebbe attesi da quel momento? Quali altri nemici avrebbero dovuto affrontare ancora, prima dell’arcidemone? Qual era l’obiettivo di Xigbar? Quali erano le sue intenzioni con Loghain? A chi altri aveva insegnato come evocare gli Heartless? Quanto tempo rimaneva ad Alistair per arruolare un esercito contro la Prole Oscura? Sarebbero tornati a Redcliffe in tempo per salvare Arle Eamon?
Quel mondo era affascinante, ma altrettanto pericoloso.

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Note dell'autrice: ok, so che non è da molto che ho pubblicato l'ultimo capitolo, ma volevo chiudere l'arco della Torre del Circolo. Ora prenderò una pausa da questa storia per concentrarmi su altre che ho lasciato in sospeso da tempo. Ma non temete, non intendo sospendere questa a lungo. Appena avrò un blocco creativo con le altre, tornerò con i nostri Sora e Alistair; nel prossimo capitolo saranno diretti a Honnleath...
   
 
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