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Autore: Manu_00    04/12/2019    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XLI


Era ormai da qualche giorno che avevo rinunciato a capire i misteriosi processi in atto nella mia mente, perché sebbene Brienne fosse l'ultima persona al mondo dalla quale avrei dovuto temere alcunché (a patto di non mettermici d'impegno per farla arrabbiare), in quel momento la sua sola presenza stava come trasmettendomi uno spiacevolissimo sensore di pericolo, come se la visione del fauno davanti a me fosse latrice di una sventura imminente che né io né lei eravamo in grado di presagire.
Come se cercassero di mettermi in guardia da un imminente pericolo, i suoi occhi smeraldini si fissarono rapidamente sopra ai miei, donandomi una stranissima sensazione fra il piacere e il disagio, che quella ragazza sapesse in cosa stavo andando in contro?
<< Ehi... mi hai sentito? >>
Malgrado questo, le mie familiari campanelle immaginarie non emettevano alcun suono, se c'era un pericolo nell'aria non proveniva da lei, ma come ben sappiamo non ero solito fidarmi pienamente dei miei istinti, no, ho sempre affrontato i problemi con l'approccio più razionale possibile, e, razionalmente parlando, sapevo che non esisteva nessun motivo razionale per mettermi in guardia da lei.
Eppure, malgrado questa mia granitica certezza, non riuscivo a controllare quel mio crescente timore: tutto era strano: la mia convocazione da Cinder, i fatti di ieri, lo sguardo ansioso di Brienne che sembrava intenta a osservare un enorme serpente in procinto di stritolarmi le membra, era tutto troppo assurdo per la mente dello Ion che fui, ma anche per quello di adesso, eh!
Se non altro mi trattenni dal seguire l'istinto di arretrare, se c'era una cosa peggiore dell'essere preda di quel timore immotivato, era mostrarlo alla persone che me lo stava involontariamente provocando, diamine, cosa mi stava succedendo per ridurmi in quello stato? Neanche fossi stato un ragazzino di dodici anni che si è trovato un grimm davanti dopo esser andato a recuperare la sua palla da basket preferita nella Foresta di Smeraldo o in procinto di dichiararmi a qualcuno!
Insopportabile, era decisamente una situazione insopportabile!
<< Ion! >>
Un nuovo richiamo della ragazza più atletica che avessi mai incontrato riuscì a destarmi dal mio stato di cretinismo, ma non a cancellare del tutto il crescente senso di timore che sembrava alimentarsi sempre di più da quando avevo lasciato il mio team per avventurarmi in quella sospetta riunione con l'altrettanto sospetta Cinder.
<< Uh? Parlavi con me? >>
No sottospecie di scimmia mal evoluta, parlava con il cancello! Non potevi veramente dire qualcosa di meno stupido?!
<< Sì, tutto bene?... Mi sembri un po' sovrappensiero. >>
Dovetti complimentarmi con Brienne per la scelta delle parole, non credo ne avrebbe potuto trovarne di più delicate per accennare al mio “sentirmi perseguitato da un non meglio definito male invisibile pronto a distruggermi in qualsiasi momento”.
<< Uh sì, mi sono ritrovato a fare questa commissione proprio quando volevo rimanere a riposare... sai, Julia e il suo dispotismo. >>
Fabbricai il più in fretta possibile una scusa plausibile per questa mia sospetta uscita in solitaria, conscio che nella sua infinita bontà d'animo la ragazza coniglio non sarebbe mai andata a verificare le mie parole direttamente dalla mia leader, inutile dire che mi sentii un po' come una grossa palla di sterco per aver approfittato di quella fiducia incondizionata che avevo avuto l'onore di ricevere in quanto suo amico.
E ancor peggio mi sentii quando mi ritrovai a desiderare che quella conversazione finisse il prima possibile.
Ion, sei un ignobile pezzo di merda.
<< Ah, capisco, è che mi sei sembrato giusto un po' nervoso, ti ha forse minacciato? >> in un contesto normale e con un tono più scherzoso, sarebbe stato immediato dedurre che si riferisse a Julia, ma la leggera, quasi impercettibile tuttavia presente preoccupazione con cui tirò fuori quelle parole fece pensare che la minaccia a cui si riferiva non fosse quella immaginaria della mia caposquadra, ma qualcosa di non meglio definito e decisamente più pericoloso.
Per un attimo non mi chiesi se la coniglietta non possedesse un qualche mistico sesto senso.
<< No no, ok sì ma non più del solito, comunque, non è nulla di particolare, anzi, rispetto all'allenamento rimane sempre una valida alternativa. >>
Se la mia risposta voleva smorzare un po' la tensione, beh, non ci riuscì, Brienne si limitò ad annuire, prendendo atto con neanche troppa convinzione della mia risposta.
<< Capisco, per caso hai bisogno di- >>
<< No! Grazie ma si tratta di una commissione abbastanza sgradevole, preferirei non costringerti ad aiutarmi, inoltre non mi farebbe male allenare un po' le braccia. >>
Ora che rifiutavo il suo aiuto, tenendola volutamente a distanza, mi sentivo una persona ancora più orribile di prima.
La ragazza coniglio alzò un sopracciglio, perplessa.
<< Ma non hai detto che preferivi fare la commissione che non allenarti? >>
<< Beh sì! Cioè, meglio allenare un po' le braccia con una veloce commissione che non il solito allenamento, comunque adesso vado eh, sarò di ritorno in serata, e non preoccuparti, la prossima volta sarò più che contento di accettare la tua assistenza ma oggi... oggi è complicato, ciao! >>
Senza attendere una replica mi fiondai fuori dal cancello, continuando a salutarla a gran voce per non ascoltare eventuali richiami o richieste di tornare indietro.
Percorsi un centinaio di metri ad una velocità tale da fare invidia ad un velocista, non sapevo per quale motivo fossi finito con lo scappare in quel modo, ma gli occhi preoccupati di Brienne non smettevano di tormentarmi, e qualcosa dentro di me doveva aver ceduto all'intensità di quello sguardo.
Così, correndo come inseguito da un grimm per motivi che non comprendevo nemmeno io, e sentendomi come un infimo pezzo di merda per essermi allontanato da lei in quel modo, mi ritrovai presto immerso nel distretto residenziale.
Certo di non essere seguito, e con più sensi di colpa di quanti ero mai stato abituato a sopportare, arrestai la mia corsa e mi appoggiai ad un lampione.
Il tempo di riprendere fiato e presi subito a guardarmi attorno con circospezione, le eleganti case del distretto residenziale erano, come ormai mi ero abituato a vederle, agghindate da varie decorazioni a tema festival: palloncini, bandiere recanti il familiare stemma del regno di Vale, le due asce incrociate, striscioni vari e via dicendo.
Ma se fino a qualche giorno prima questi elementi avrebbero dovuto ispirarmi una rassicurante vivacità, quel dì invece riuscivano a suscitarmi l'effetto contrario, specie a causa dell'ambiente in cui le trovai.
Quel giorno il cielo era di un grigio deprimente, con le nuvole che sembravano intenzionate a oscurare il sole fino al termine della giornata, mentre un vento più gelido del solito spingeva i vari striscioni e decorazioni in carta provocando un irritante fruscio contro pareti e stand.
La città era ancora viva, per fortuna, ma c'erano decisamente meno persone rispetto ai giorni precedenti, e se prima avrei tanto desiderato di avere meno esseri viventi fra i piedi durante le mie uscite in città, adesso mi mancava la vivacità che si era andata a creare fino al giorno prima.
Perché doveva essere proprio in quel giorno che quella vivacità doveva essere morta, la gente in strada sembrava tutt'altro che rassicurata, e molti sembravano rimpiangere la decisione di non esser rimasti in albergo con i loro amici o familiare, il perché non era facile da capire, dopo i fatti di ieri le notizie sulla follia di alcuni cacciatori erano ormai state confermare e diventate di pubblico dominio, e malgrado da Ozpin provenisse il più assoluto silenzio stampa, era ormai evidente che qualcosa non andava.
Il pugno di Yang, trasmesso dal notiziario nello schermo del televisore di un negozio vicino aveva spezzato non solo la gamba di Mercury (e di quella chi se ne importa) ma anche lo spirito di questo festival, perché nel mentre che mi preparavo ad uscire da Beacon avevo avuto modo di informarmi su quanto la situazione fosse degenerata.
Per un attimo si era parlato di sospendere il torneo stesso, decisione a cui Ozpin si era fermamente opposto, molti studenti stavano anticipando il proprio ritorno nelle rispettive scuole, e i team di Haven stavano assumendo un atteggiamento di crescente insofferenza verso la città che li ospitava, e non a torto direi, quel pugno a tradimento apparentemente immotivato doveva esser stato vissuto come un'ingiustizia non solo verso il disgraziato dai capelli argentei, ma verso tutta la scuola di Mistral, e la reputazione dei cacciatori di Beacon ne aveva parecchio risentito.
In breve, la gente non si sentiva più al sicuro, ed il rischio che gli studenti iniziassero ad azzuffarsi anche fuori dal torneo non era poi così lontano.
Per farla breve, il clima di quei giorni, e non mi riferisco solamente a quelle meteorologico, era decisamente deprimente, deprimente e, per me che avevo lasciato il sicuro rifugio di Beacon per andare ad un misterioso appuntamento per indagare sugli stessi fatti che stavano facendo precipitare la città nel panico, anche sconfortante.
Tuttavia, sebbene restio a proseguire, mi feci forza e mi addentrai fra le grigie vie di Vale, e ad ogni passo che facevo sentivo montare in me il desiderio di lasciar perdere, tornare a Beacon e prepararmi a qualsiasi cosa dovesse succedere entro la fine del festival.
Mi maledii a mente per non aver avvertito i miei amici della follia che stavo per intraprendere, ma Cinder era stata abbastanza chiara sul fatto che nel caso fossi venuto con qualcuno lei non si sarebbe disturbata a presentarsi, ed avvertirli mi era sembrato eccessivo per quella che doveva essere una semplice discussione (per quanto potesse contenere terrificanti rivelazioni) per di più in un luogo da cui sarei potuto fuggire facilmente nell'improbabile caso in cui si fosse verificato qualche problema.
Eppure, l'idea che nessuno dei miei amici fosse a conoscenza di dove stessi andando o di dove fossi in quel preciso momento mi dava un senso di terrore e abbandono, era la consapevolezza che se mi sarebbe successo qualcosa nessuno ne sarebbe venuto a conoscenza per parecchio tempo.
Ma quello era un pensiero incoerente, da che avevo iniziato a girare per Remnant per conto mio lo feci con la certezza che dovevo fare i conti con il fatto di essere l'unica persona su cui potessi contare, essere in pericolo e dovermela cavare da solo fino a poco tempo fa era la normalità per me... evidentemente era facile pensarla così quando non avevi nessuno su cui contare, mentre adesso se mi fosse successo qualcosa avrei dovuto incolpare in primis la mia poca accortezza.
O forse mi stavo solamente facendo troppe seghe mentali? Era davvero normale preoccuparsi così tanto? O forse ero io ad essere troppo paranoico, del resto per la vita non proprio regolata che conducevo prima, dove dovevo aspettarmi minacce da ogni dove, non sarebbe stato così anormale, conosciamo tutti il detto no? Quando si tiene un martello, si vede chiodi ovunque.
Accompagnato da questi funesti pensieri e con la vaga sensazione di essere pedinato da forze invisibili intenzionate a farmi del male, proseguii con il tragitto verso il distretto industriale.
Dopo svariati minuti passati ad attraversare le ampie vie del distretto residenziale, in mezzo a case dalla forma elegante, negozietti e vari stand del festival, molti dei quali erano tuttavia chiusi o dismessi a causa del clima di malumore generale, arrivai finalmente al ponte che collegava il distretto residenziale da quello industriale.
Lo attraversai senza staccare gli occhi dal fiume, fiume dove, in un tempo che a me sembrava lontano parecchi secoli, mi ero tuffato nell'infruttuoso tentativo di sfuggire a dei cacciatori, ricevendo come ricompensa un breve soggiorno in carcere ed anche un fastidioso raffreddore.
Il cambiamento che seguì quel tuffo era stato così radicale che avrei potuto dire che uno Ion era annegato in quel fiume e uno nuovo ne era uscito, ma sarebbe stata una bugia, lo Ion che era caduto nell'acqua gelida e quello che ne era uscito fuori erano la stessa persona, magari lo Ion che ora stava contemplando il suo riflesso nell'acqua grigiastra del fiume era solo un po' più confuso di quello che ci era saltato dentro.
Mi stancai in fretta di contemplare il mio volto e abbandonai il ponte, entrando finalmente in quella che molti chiamavano “la discarica di Vale”.
Venni accolto dal familiare grigiore di quella parte della città che sembrava rimasta vent'anni indietro rispetto al distretto residenziale, quella parte di città dove un poco più giovane Ion aveva messo a segno una quantità audace di furti ai danni di svariati passanti, membri della malavita, qualche guardia, e vari bar dove gli operai del regno erano soliti annegare i loro dispiaceri.
Come ogni persona non particolarmente a posto con la legge, avevo tempo addietro scelto questo caotico angolo di mondo come base in cui rifugiarmi in seguito ai furti nelle aree più benestanti della città, dove avevo spesso accettato incarichi non particolarmente leciti da individui non particolarmente affidabili, e dove avevo stabilito la mia provvisoria residenza.
Quasi sorrisi nel rievocare tutti i ricordi che quello schifo di posto conteneva, era lì dove avevo iniziato la mia avventura a Vale, dove avevo conosciuto Deryck, e dove avevo accettato l'incarico che aveva dato via a tutto quello che mi era successo nell'ultimo anno.
Camminando senza troppa fretta fra i decadenti edifici del distretto, respirando lo sgradevole odore di smog misto ad amianto che tanto avevo imparato a conoscere e disprezzare, non potei non riconoscere la piccola figura della pensione dove avevo soggiornato prima della mia cattura.
Mi soffermai un momento ad ammirare quel piccolo edificio dalle mura biancastre come davanti ad un'opera d'arte, se non fossi mai stato preso quella notte dove sarei stato in quel momento? Sarei fuggito fuori città? O sarei rimasto in quella stanzetta ad ammonticchiare beni rubati dentro l'armadio o sotto il letto in attesa di trasportarli in un luogo più sicuro?
Avrei mai capito cos'era quell'odore di gatto morto che proveniva dal muro? Avrei mai scoperto cos'erano quei rumori di pianto che provenivano dalla stanza adiacente alla mia?
Mi sarei mai degnato di pagare i mesi di affitto arretrato?
Non lo sapevo, ma l'ultima questione in sospeso mi fece desistere dall'avvicinarmi oltre, non fosse mai che il proprietario si fosse ricordato della mia faccia.
Passai oltre prima di trovarmi davanti ad una vecchia e sgradita conoscenza con cui avevo accumulato giusto qualche debito di troppo, stranamente rievocare la mia vita prima di Beacon mi aveva messo di buon umore, e nemmeno io saprei spiegarmi il perché visto quanto faceva oggettivamente schifo.
Dopo quell'ultima sosta (ne stavo facendo più di quante ne avrei dovute fare), avanzai spedito senza più fermarmi, l'odore di smog era tornato a farsi sentire ed aveva cancellato ogni nostalgia residua di quei tempi, e mi affrettai a raggiungere la mia destinazione.
Ci arrivai pochissimi minuti dopo essermi allontanato dalla pensione: squadrato, con i muri di mattone che cozzavano contro l'opprimente grigiore della maggior parte degli edifici del distretto e il tetto metallico, il luogo dove Cinder mi aveva dato appuntamento altro non era che un vecchio magazzino apparentemente in disuso, l'edificio si affacciava su una strada abbastanza trafficata, ai cui lati sorgevano vari bar per operai frustrati e un piccolo parco giochi dove i figli della classe operaia di Vale potevano giocare con le proprie famiglie nel mentre che i genitori riducevano i propri anni di vita a forza di esalare smog.
Feci tutte queste osservazioni nel mentre che mi guardavo attorno e valutavo quanto poco fosse appartato il luogo dell'appuntamento, ok, probabilmente nessuno dei presenti avrebbe potuto vedere o sentire qualsiasi cosa fosse successa all'interno del magazzino, ma in caso di pericolo mi sarebbe bastato diventare intangibile, uscire dal muro e rifugiarmi in mezzo alla gente, chiunque mi avrebbe voluto inseguire avrebbe dovuto seminare il terrore fra decine di persone, e con un po' di fortuna questo avrebbe allertato le autorità.
Sorrisi pensando a come, nonostante tutto, il mio modo di pensare fosse rimasto all'antitesi di quello dei cacciatori: “uno studente di Beacon avrebbe dovuto mettere l'incolumità degli altri al primo posto, non metterla deliberatamente a rischio per garantire la propria”
Sì, e a proposito di cacciatori mi immaginai di avere Brienne accanto a me, intenta a rimproverarmi proprio con quella frase, ok, forse avrebbe avuto più senso che il rimprovero partisse da Julia, ma per qualche motivo il fatto che fosse Brienne a rimproverarmi rendeva il tutto più divertente.
Feci per risponderle, ma in un attimo mi ricordai l'esito della nostra ultima conversazione, e scacciai con un certo dispiacere l'immagine della ragazza coniglio.
Ora che ci pensavo, non credevo che in fin dei conti sarebbe stato piacevole se lei vedesse che razza di persona fossi quando dovevo salvarmi il sedere.
Posai per un attimo lo sguardo sugli avventori del bar e le famiglie nel parco, pensando a quanto sarebbe stato poco piacevole quello che avrebbero passato per colpa mia.
<< Forse un po' me le merito tutte le cose che mi accadono... >>
Sospirando, fissai lo sguardo sull'ampio portone dell'edificio, dicendomi che ero ancora in tempo per ripensarci e tornare indietro.
“Oh, fanculo, cos'altro deve accadermi?”
Con queste parole tutt'altro che incoraggianti, mi feci forza a mi diressi verso la porta, e, cazzo, non smetterò mai di dannare la mia stupidità per averlo fatto!


<< Fatelo entrare. >>
Una voce familiare mi accolse non appena bussai al portone del magazzino, e in seguito a quel comando la porta si aprì leggermente, rimanendo socchiusa e celando al mondo esterno qualsiasi cosa si annidasse fra i muri di mattoni del magazzino fatiscente.
<< Entra. >> insisté la voce che ora non avevo problemi a identificare come quella di Cinder, e fin qui nulla di sorprendente.
Ubbidiente, mi mossi lateralmente e raggiunsi la breve apertura che mi era stata offerta, mi sbrigai ad entrare, e non appena la porta si richiuse alle mie spalle mi trovai davanti ad un'inquietante sorpresa.
<< Tu?! >> sgranai gli occhi trovandomi davanti ad un Mercury in perfetta salute e con entrambe le gambe funzionanti.
<< Ti sono mancato? >> non so cosa odiai di più di quel momento, il tono canzonatorio o il sorriso sprezzante che mi stava rivolgendo.
<< No, mi spieghi cosa ci fai ancora in piedi? >>
Un sospiro frustrato, proveniente dal fondo del magazzino, costrinse entrambi a voltarci verso la figura di una giovane ed affascinante donna che, con gli occhi ambrati degni di un predatore ci stava fissando seduta su una cassa con la grazia di una regina.
E infatti, atteggiandosi a come se il suo posto a sedere fosse un trono e non un'anonima cassa di legno scheggiato, rivolse a Mercury uno sguardo di rimprovero << Avevo detto che dovevi aspettare prima di farti vedere da lui... in piedi. >>
Capelli d'argento sobbalzo all'indietro con una piacevolissima espressione di disagio che mi ripagò all'istante di quanto era appena successo, compresi allora che oltre al rispetto, Cinder ispirava un terrore non indifferente ai suoi sottoposti.
Squadrando Mercury infastidita, Cinder rimase sulla sua comoda scatola, mentre una ragazza dagli occhi bicromati giochicchiava annoiata con il proprio ombrello.
<< Fa niente, tanto lo avremmo dovuto fare in ogni caso. >>
Perso l'interesse per il suo sottoposto, Cinder si rivolse finalmente a me.
<< Ion, sono davvero, davvero contenta che tu abbia accettato il mio invito, immagino avrai molte domande da farmi, prego, accomodati. >>
Non seppi spiegarmelo a parole, ma il suo tono cordiale la faceva apparire più minacciosa di quanto lo sembrava mentre guardava male Mercury, il che fu per me un grande incentivo a non fare storie ed accomodarmi sulla cassa di legno che mi era stata indicata dalla mia interlocutrice.
Solo quando mi avvicinai ebbi modo di notare come Cinder avesse improvvisamente modificato il suo outfit, le vesti della studentessa di Haven erano stati sostituiti da un elegante abito rosso scuro con scollo a V, pieno di disegni giallo scuri intorno al collo e sulle lunghe maniche, un abito decisamente fuori posto per la topaia dove aveva deciso d'invitarmi, notai inoltre che si era messa rossetto e ombretto viola, a quanto pareva, Cinder Fall aveva deciso di presentarsi a me al meglio del suo aspetto fisico, il che da un lato mi lusingava... dall'altro mi faceva seriamente temere per quello che sarebbe stato l'esito di quell'incontro.
Ovviamente lei non ebbe problemi a notare il mio stato d'animo, e rise compiaciuta fra se e se, ma io mi accorsi che questo mio turbamento non le era sfuggito di vista e decisi di mantenere la massima attenzione per il resto del colloquio.
<< Allora, ti chiederai come mai ti ho fatto chiamare qui, e il perché di tutto questo... riserbo sul luogo d'incontro. >>
Annuii.
<< Vedi, per quello che devo dirti ho dovuto omettere molte cose cose, e il fatto che mi sia data questa pena solo per ottenere questo incontro dovrebbe farti capire quanto potrei prenderla male se le cose non dovessero andare come pre- >>
<< Oh per favore Cinder, vai dritta al sodo e risparmiaci il solito teatrino, non posso credere di essere venuto qui a perdere tempo solo per vedere un altro candidato al tuo esercito di mocciosi. >>
Proprio mentre la signora in rosso stava procedendo a minacciarmi neanche troppo velatamente, una voce proveniente dalla penombra interruppe il “procedimento persuasivo” che la donna stava mettendo in atto nei miei confronti.
<< Chiudi il becco Roman, nessuno ti obbliga a rimanere! >> attaccò aggressivo Mercury.
Preso di sorpresa da quello scambio di parole, volsi lo sguardo nel punto dove capelli d'argento si era voltato per rispondere, scovando un uomo nella penombra intento a seguire la conversazione con malcelata impazienza.
Il suo abbigliamento era veramente... particolare, indossava un vistoso abito bianco foderato di rosso che spiccava ancor di più nel contrasto con i suoi pantaloni neri, portava una sciarpa grigia avvolta al torno al collo, e sopra la testa un cappello a bombetta dalla nappa rossa, al cui interno era infilato un piccolo oggetto sottile che teorizzai essere una piuma.
Infine, per completare il quadro, se ne stava accanto al muro appoggiato ad un bastone da passeggio, e dovetti considerare che per partecipare ad un incontro segreto quell'uomo non era certo la discrezione fatta persona.
Ma tralasciando l'aspetto da pappone d'alto borgo, la sua presenza mi dava ulteriori motivi per pentirmi della mia scelta, e non erano passati nemmeno cinque minuti, e di certo ero più confuso di quando ero entrato, una certezza? Non dovevo piacere molto a quell'uomo.
Né a quell'uomo doveva piacere Cinder, e la cosa pareva reciproca perché, sedato con un cenno il suo irritabile sottoposto, l'elegante signora in rosso non replicò all'insolenza del suo ospite e tornò a rivolgersi a me.
Ma ad un esame più attento notai una nuova stranezza nella sua figura che appariva come... inconsistente, e solo quando i miei occhi si adattarono alla scarsa luminosità dello stabile mi accorsi che si trattava di un ologramma... alla faccia del "sono venuto qui a perdere tempo con voi".
Con chi stava tenendo una conferenza a distanza Cinder di così importante?
<< Odio essere troppo sbrigativa, ma odio molto di più prolungare inutilmente una conversazione, quindi vedrò di fartela breve. >> cosa stesse impedendo alle mie gambe di girarsi e spiccare il volo verso la porta era un mistero.
<< Come ben sai, ti ho fatto chiamare qui a causa dei tuoi... piccoli disguidi con le autorità, ho saputo che a quanto pare sei stato messo davanti a una scelta, o seguire gli ordini di Ozpin o rimanere in carcere fino a trent'anni, povero ragazzo. >>
La falsità con cui pronunciò le ultime due parole era così palpabile da portarmi a chiedermi se fossi finito dentro ad uno sceneggiato.
<< Immagino quanto debba esser stata dura per te, o una vita in prigione o sottoporti ad allenamenti massacranti per combattere grimm, il tutto mentre quel vecchio orribile uomo si godeva il suo ufficio, i suoi soldi, la sua posizione, meritavi davvero una sorte simile? >>
Aspettai a rispondere, era fin troppo chiaro cosa quella donna stava cercando di ottenere, voleva parlare alla mia pancia, cercando di mettere in cattiva luce il preside di Beacon a scopo di tirare fuori la mia rabbia e farmi abbassare la guardia.
Sfortunatamente per lei, non ero ingenuo fino a quel punto, quindi mi limitai ad assentire e vedere dove sarebbe arrivata.
<< Vero? Non è stato affatto piacevole, ne so qualcosa, ne sappiamo qualcosa. >> Mercury annuì mentre la nanerottola non fece niente, il tizio in penombra invece sbuffò, come se stesse guardando la solita noiosissima soap opera del sabato sera.
<< Sì, in effetti è stato molto poco carino. >> non sfuggì alla tentazione di mostrarle quanto la sua arma fosse inefficace, ma a posteriori posso dire che non fu un'idea geniale.
Lei tuttavia non mostrò di aver inteso il mio attuale stato d'animo, e continuò.
<< Quante volte hai pensato di tornare libero? >> << O di metterlo in quel posto ad Ozpin. >> consigliò Mercury, prima di beccarsi un ombrellata in testa da parte dell'altra ragazza.
Il gruppo più disunito di sempre.
<< Beh spesso... la prima, della seconda immagine preferirei farne a meno. >>
Cinder guardò prima Mercury e poi me, come chiedendosi se avessimo ricevuto abbastanza ossigeno al momento della nascita.
<< In ogni caso, questo dovrebbe centrare con i casi di persone impazzite? >>
La mia interlocutrice sorrise come la iena che era.
<< Ci arriveremo presto, ragazzo, ma prima voglio una risposta: se tu potessi tornare ad essere libero, ottenere un potere oltre ogni tua aspettativa e vedere quei presuntuosi cacciatori che ti hanno arrestato contorcersi a terra come vermi, lo faresti? >>
Ormai avevo capito in che genere di discussione mi ero imbattuto, e avevo capito che dare un no come risposta mi avrebbe messo in una sgradevolissima situazione.
Senza accorgermene arretrai di qualche passo, l'aura dei presenti si era improvvisamente fatta minacciosa, era il loro modo per dirmi che mi stavano valutando, e alla prima risposta errata avrei fatto una brutta fine.
<< Presumo di sì. >>
Cercai di non mostrare incertezza, né di sembrare troppo ansioso di arrivare al sodo, dovevo ricordarmi che ero nella tana del lupo, ed anche se il lupo era una fascinosa signora dalle curve particolarmente ben riuscite, non per questo non avrebbe potuto saltarmi addosso e sbranarmi vivo.
<< Come mai queste domande? >>
<< Credo di poter arrivare al punto... Ion, siamo noi ad aver causato quegli incidenti, e ti stiamo chiamando qui perché pensiamo che tu possa esserci utile. >>
Sgranai gli occhi, ok era chiaro che avevo davanti delle persone tutt'altro che ben intenzionate, ma... erano i responsabili degli attacchi di follia degli studenti? Come diavolo era possibile?
<< Io... utile? >>
<< Sei l'unico in tutta l'accademia, noi esclusi, a non essere un povero idealista animato di buone intenzioni e poca conoscenza di come gira il mondo, non sei stato tirato su a latte e racconti eroici, non sei come gli altri, per questo crediamo tu possa essere interessato alla nostra offerta, e perché utile? Dovresti arrivarci da solo... >>
Scossi la testa, non ci arrivavo.
<< Un ladro che fino a poco tempo fa viveva per strada, chi si sarebbe mai aspettato che una persona simile sarebbe sopravvissuta agli allenamenti, avrebbe scoperto la propria semblance e che avrebbe addirittura superato la prima fase del torneo? Non fraintendermi, hai molto su cui lavorare, ma il potenziale c'è... e la semblance, ci sarà indubbiamente utile per le nostre prossime operazioni: bypassare qualsiasi protezione o difesa, il tuo è un talento raro, sarebbe un peccato non sfruttarlo a dovere... >>
Si schiarì la voce.
Ed io capì che quella pazza era passata alla fase due, se prima aveva cercato di parlare alla mia pancia, adesso aveva attaccato con le lusinghe, non ci voleva un genio a capire che mentiva, ero pur sempre fra i peggiori studenti.
Ciò che unicamente contava, e lei lo aveva ammesso, pareva essere la mia semblance, altrimenti non avrebbe avuto altro motivo per chiamarmi qui.
Effettivamente se l'avessi scoperta mentre ero a piede libero, non avrei avuto problemi a rubare cose ben più preziose di qualche portafoglio o vaso costoso.
<< Insomma, ritengo che tu possa essere una valida aggiunta al nostro piccolo cast, credo che la mia sia un'offerta ragionevole, tu diventerai più forte e sfrutterai la tua semblance al meglio, noi ne guadagneremo parecchio per le nostre operazione, e poi... poi ti presenterò una persona. >>
Un brivido di terrore attraversò la mia schiena, in che razza di gente mi ero imbattuto?
<< Allora? Che ne dici? >>
Sospirai.
Dovevo scegliere le prossime parole con attenzione.
<< Sembra interessante... molto, ma da persona abituata dalle negoziazioni... >> Cinder serrò le palpebre in due fessure cariche d'ira, richiamando involontariamente la faccia del maledettissimo robot con cui avevo avuto a che fare.
Se non altro lui e Cinder non sembravano affatto collegati.
<< Ehm dicevo! Devo immaginare che tu voglia qualcosa da me qui e adesso, giusto? >>
Lei annuì.
<< Indubbiamente non posso lasciarti uscire di qui senza avere una prova della tua lealtà, sarebbe da stupidi, ma non ti chiedo molto, dovrai semplicemente rimanere con noi fino a sta sera, no, non intendo che rimarrai tutto il tempo dentro il magazzino, ma ci aiuterai a mettere in atto il nostro piano, fallo, e vedrai Vale come non l'hai mai vista prima... >>
Il sorriso che tirò fuori dopo quelle parole bastò a farmi gelare il sangue nelle vene.
Cinder tuttavia non si fermò, e riprese il discorso con più enfasi di prima.
<< Vedrai questa città e i suoi patetici abitanti cadere nella disperazione, potrai ottenere e fare tutto quello che desideri mentre quei pomposi cacciatori strisciano come i vermi che sono, potrai fare e avere quello che un piccolo ladro di strada potrà al massimo so- prendetelo! >>
Senza nemmeno lasciarle finire la frase, ma anzi, approfittando del momento di maggior enfasi, scattai in avanti con la mia semblance attiva, attraversando prima Mercury e poi Cinder in un istante, era il mio modo per declinare l'offerta.
Incurante delle loro urla attraversai il muro e la recensione che sorgeva sul retro dell'edificio, finendo direttamente sulla strada, nessuno dei miei inseguitori era uscito dal capanno.
<< Idioti! >>
Tornai tangibile e mi avventurai nella piazza più vicina, confidando che quei quattro non mi avrebbero inseguito in mezzo alla gente, e decisi di non rimanere nella mia forma intangibile per non terrorizzare la gente e ottenere il contrario di quello che volevo.
Sparii rapidamente fra la folla, che si era improvvisamente infittita, segno che doveva essere terminato l'orario pomeridiano, certo di averla fatta franca.
Ma quando attraversai la prima decina di passanti, improvvisamente la mia mente precipitò in un universo di orrore senza nome e le mie gambe rimasero ferme come pezzi di ghiaccio.
Balbettai qualche sillaba, prima di sputare fuori una parola di senso compiuto...
<< D-dove... >>
Intorno a me il niente, il parco era improvvisamente vuoto, la folla sparita, ed anche l'ora era cambiata: notte, si era fatta improvvisamente notte, e solo la luce della luna frammentata illuminava lo spazio altrimenti color pece in cui ero capitato.
<< Cosa succede?! >>
Mi guardai attorno provando un terrore che non avevo mai sentito prima, nemmeno la certezza di essere vicino alla morte nello stomaco di un grimm o nella tana di un esercito di rattle poteva essere più terrificante della consapevolezza di essere in balia di qualcosa su cui non avevi alcun controllo, e ancora più terrificante era il non avere idea di cosa mi stesse succedendo.
Muovendomi quasi a tentoni in avanti, il mio cervello aveva preso a elaborare quello che mi stava succedendo senza tuttavia giungere a una conclusione, più cercavo di capire cosa fosse successo e più la mia mente andava a rotoli.
Osservato.
Avevo la certezza di essere osservato, davanti, indietro, destra e sinistra, mi sentivo osservato da ogni parte eppure non vedevo nessuno, non un'anima viva.
Avvertivo delle presenze vitali attorno a me, ma cosa volete che sia la flebile sensibilità dell'aura in confronto alla più rincuorante vista di qualsiasi cosa potesse rassicurarmi di non essere solo?
Chiamai, una, due, tre volte, ottenni qualche risposta che non fui in grado di comprendere e continuai a urlare e chiamare, fino a quando un qualcosa non si posò sulla mia spalla.
Voltandomi il più velocemente possibile nella speranza di riconoscere un volto amico, le mie speranze vennero orribilmente tradite appena mi trovai davanti invece il putrescente muso caprino di un curioso grimm bipede.
Successe in un attimo, urlai, ma assieme al mio urlo il cervello, ormai abituato a relazionarsi con la vista di queste mostruosità agì per me, il mio braccio si sollevò prima che me ne rendessi conto e il mio gomito affondò nel muso del grimm.
La bestia volò per qualche metro producendo uno sgradevole suono d'ossa sbriciolate, come se il mio colpo gli avesse fratturato il muso.
Da quando ero così forte?
Non potei comunque tirare un sospiro di sollievo, atterrato quel mostro ne emersero altri di varie forme e stature, piccoli, grandi, dritti, curvi, tutti intenti a fissarmi e indicarmi.
<< Andate via! >>
Folle dal terrore estrassi il coltello e scattai in mezzo al primo varco che riuscii a individuare.
Dov'ero finito?
Cos'era successo a Vale?
Perché tutto questo a me?
Due creature tracagnotte e disgustose mi sbarrarono il passo, il mio terrore era tale che non pensai nemmeno a rendermi intangibile, in un attimo sfilai Noapte e Ghinion dai rispettivi foderi, piantandoli sul fianco della prima creatura.
Il bestione ruggì di dolore e quasi crollò a terra, mentre il suo alleato mi corse addosso, ma i suoi movimenti erano così letargici per un grimm che ottenne solo di beccarsi Ghinion in pieno viso, il coltello non lo uccise ma gli sfregiò -è possibile sfregiare un grimm?- il brutto viso rotondo che aveva.
Il mio avversario barcollò all'indietro vomitando versi sconclusionati che sapevano di bestemmia, mentre le mie braccia vennero afferrate da altre braccia tozze e nerastre.
<< VIA! >>
Scalciando come una lepre in trappola sbriciolai il ginocchio lungo e storto di un essere scheletrico per poi spostare tutto il mio peso sull'altro, cademmo entrambi, e senza nemmeno chiedermi in che razza di grimm da due soldi mi fossi imbattuto rinnovai i miei sforzi per fuggire.
Non erano forti, ma erano ovunque, sopra, sotto, intorno, ne arrivavano da ogni parte, mi afferravano, colpivano la mia testa e cercavano di tenermi fermo.
<< VIA! >>
Scalciai e morsi, ribellandomi alla massa putrescente che non ne voleva sapere di lasciarmi andare, solo per vedere una nuova decina di quelle creature andarmi addosso, sembravano più forti e più intenzionate a farmi del male delle altre.
Un colpo sotto lo sterno mi fece mancare l'aria mentre le nuove creature procedevano a immobilizzarmi, come se provassero un qualche sadico godimento nel vedermi dibattere come un animale terrorizzato.
Continuai a scalciare urlante sebbene i colpi si facevano più forti, senza capire niente, pensando fosse tutto solo un brutto sogno.
Sì, è un sogno, mi sveglierò nel mio letto, mangerò la colazione di Deryck e andrò dritto in classe, è solo un sogno, solo un sogno, solo un sogno.
<< Solo un sogno! >>
Lo gridai come per convincermi e allontanai con violenza la massa urlante davanti a me, ma finii con il cadere in avanti privo di forze, una scarica elettrica mi attraversò il corpo e solo l'utilizzo passivo della mia aura mi permise di non perdere i sensi.
Fu allora che la vidi.
Cercando di farsi strada fra la marea putrescente che sembrava volerla ignorare, Brienne non staccava gli occhi da me, occhi pieni di paura e incredulità.
<< Scappa! Ti prenderanno! >>
Urlando parole senza senso cercai di allungare la mano martoriata verso di lei, le mie parole dicevano scappa, ma in realtà avrei voluto gridarle di afferrarmi la mano e portarmi via da quell'incubo, o di svegliarmi, di tirarmi lo schiaffo più forte che era in grado di darmi e porre fine all'incubo, alla paura, al dolore che proveniva dalle mie braccia premute contro la schiena.
<< Brienne! >> chiamai più volte il suo nome, gridando come un ossesso mentre la mia faccia veniva premuta contro terra, continuai a chiamarla, fino a che non mi opposi un'ultima volta alla pesante zampa che sembrava voler spiccicare la mia testa contro il terreno come un'anguria matura.
Brienne non era riuscita ad avvicinarsi, la stavano tenendo lontana mentre cercava di avvicinare la mano, strano, i grimm non sono così sadici, o almeno non lo sono in questa maniera.
Fu l'ultima osservazione che fui in grado di fare mentre il mio sguardo si soffermava sugli occhi lacrimanti della ragazza coniglio, poi la zampa del bestione colpì con rinnovata forza la mia testa, spedendomi in un universo di buio e disperazione più terrificante del precedente, la mia testa quasi sprofondò nel terreno.
Non sentii arrivare il secondo colpo, ma ricordo che con esso vidi il mondo intero scivolarmi dalle dita.
   
 
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