14. Confessioni.
Ojiro l’ha lasciata lì a riposare ed è uscito
dopo aver preso qualcosa per il mal di testa e qualcosa da portare anche alla
professoressa, come gli ha chiesto Midnight. Jirou ne approfitta senza troppi problemi per dormire.
Si sente il cervello vuoto e si stupisce di non
ritrovarsi a fare “weei” anche lei come succede
sempre a Kaminari. Forse la scossa non è stata molto
forte, ma lei non ci è abituata e il risultato è stato quello. E’ terribile la
sensazione di vuoto che sente in testa.
Se Kaminari si sente
così ogni volta...anzi forse persino peggio...
Non lo prenderà mai più in giro così tanto per
via di quello che gli succede quando esagera con i voltaggi.
Anzi, si pente di non essere mai stata più
comprensiva in passato, di aver riso di lui invece di occuparsene. Di
confortarlo un po’, magari. Non ha neanche in mente in che modo potrebbe farlo,
magari in futuro. Anche se non ha quella confidenza, con lui. E forse non ce
l’avrà mai.
Dopo quello che ha fatto, non ha nemmeno il
coraggio di guardarlo in faccia. Sa bene che è sembrato ben altro, visto il
modo in cui si è scansata in classe, ma non è quello. E’ lei, il problema.
Quello che ha fatto.
E’ contro se stessa che ce l’ha.
Forse dormiva, e quindi non dovrebbe prenderla
così male, ma come fa? Un conto è fare dei sogni...su Denki,
più o meno innocenti, nella sua stanza e nel suo corpo. E un conto è farli nel
corpo del diretto interessato, e ritrovarsi con...con la mano...
Senza contare che lei quel corpo maschile non
lo controlla! E se Kaminari la toccasse, anche se
adesso è nel corpo del povero Ojiro, e lei reagisse...beh, fisicamente? Ora
capisce quanto sia comodo essere una donna, come non mai.
Nessuno se ne accorgerebbe, anche se
succedesse.
Adesso è tutto plateale, invece. I pantaloni
sono anche stretti!
Oh, come fa? Come fa a tornare in classe?
A guardare di nuovo Denki.
Si sente anche in colpa, per lui, perché è come
se lo avesse violato. Molestato. Sì, lo ha praticamente molestato.
E’ per quello che ha reagito così a Mina, e
alla sua dannata battuta. Non faceva ridere per nulla, è andata su di giri e ha
sentito il corpo invaso dall’elettricità. Si è irrigidita in automatico, non
sapendo come muoversi, reagire, e il risultato è stato quello.
Chissà se succedeva anche a Denki,
quando era più piccolo? Aveva fatto male, anche fisicamente. Se era successo
anche al piccolo Denki...quella di Kaminari non deve essere stata un’infanzia facilissima, da
dopo la manifestazione del quirk.
Poverino.
E povera lei. Come fa adesso? Succederà ogni
volta che è troppo tesa? Quindi se ne accorgeranno sempre tutti.
E farà preoccupare sempre tutti.
Quando finisce tutta quella storia? Spera più
che presto. Non ne può più.
“Kyoka-chan?”
Sobbalza così tanto al suono della vocina timida
di Midoriya che per poco non cade dal letto. Una
scena degna di Kaminari, ma non di lei.
Sospira pesantemente, “Oh, Momo. Vieni.”
“Come ti senti?”
“Molto meglio, ti ringrazio. Mi dispiace di
aver creato problemi con la lezione.”
“Oh, non te ne preoccupare. Non...non stava
andando bene. E poi, sai, prima o poi avremmo tutti a che fare con le
conseguenze di questi quirk, se non ci siamo
abituati...Credo.”
Jirou annuisce, “Già e...e di questi corpi.”
“Già.”
Il silenzio che deriva da quel breve scambio è pesante.
Quasi soffocante.
Nessuna delle due dice niente, anche se Momo
sembra abbastanza tranquilla. In apparenza, quantomeno.
Lei ha Todoroki. Per sua fortuna. Un po’, in quel momento, la invidia.
Jirou stava già iniziando a pensare che non sarebbero mai arrivati da
nessuna parte e che non avrebbero ricominciato a parlare, ma sarebbero rimaste
così a guardarsi, quando Mina arriva come il tifone che è, solo che nel corpo
di Bakugou fa ancora più danni del normale.
Buttando giù tutto quello che si trova nel suo
cammino.
“Kyoka-chan! Mi
dispiace tanto!” esclama, buttandogli le braccia al collo, “Mi dispiace
tantissimo, non volevo innervosirti così tanto!”
“Non...non fa niente, Mina-chan.
Lo capisco. Me lo sarei dovuta immaginare.”
“Davvero? Perché io sono solo curiosa, lo sai!”
“Lo so. Non preoccuparti, sto bene.”
“Ragazze,” mormora piano Momo, “Non dovremmo
essere più composte? Siamo in infermeria, i ragazzi non si comporterebbero
così, credo..”
“Oh, sì,” fa Mina, mettendosi seduta. Poi si
ricorda, in apparenza, in chi è e stravacca le gambe, masticando aria, “Hey, Pikachu, sei uno scemo!”
Jirou scoppia a ridere, non può evitarselo, “Quasi convincente!”
“Vero?” trilla Mina, “Oh, scusate!
“Mina! Mina dove sei? Non fare danni, Mina, ti
prego!” la voce del povero Kirishima, proprio fuori
dall’infermeria, le fa ridere tutte e tre. Mina, in particolare, deve
asciugarsi gli occhi. “Mina!”
Momo si porta la mano grande di Midoriya davanti alla bocca, ridendo con educazione come
suo solito, “Povero Kirishima. Lo stai facendo
diventar matto.”
“Oh, ma è giusto così! Gli uomini devono
imparare fin da subito a stare al loro posto!”
“Ma Kirishima è un bravo ragazzo!”
“Lo so, e lo adoro!”
“Mina! Mina!”
Jirou sorride, “Che fai, lo lasci lì a tribolare?”
“Vorrei. Ma penso che andrò da lui perché...in
fondo lo amo immensamente!” esclama lei, alzandosi di botto, “Kiri stellina amore sono qui!”
Momo e Jirou drizzano
la schiena all’unisono, “Sei Bakugou, Mina!”
“Oh, sì. Capelli di merav...merda!
Sono qui, acc...cazzo! Mannaggia, quant’è
difficile...Ci vediamo, ragazze! A dopo!”
La salutano entrambe, sperando ardentemente che
nessuno lo abbia visto. Se così fosse stato la reputazione di Bakugou sarebbe
stata rovinata, già se lo immaginano a saltare allegramente addosso a Kirishima, come Bakugou non farebbe mai e poi mai.
Finalmente sole, Momo si volta verso l’amica e
sorride, “Senti, Kyoka...non vorrei essere troppo
invadente, però, ecco...cosa ti ha detto Mina, prima? Ti ha chiesto scusa come
se fosse stato quello a farti sentire male...”
Jirou deglutisce, “Beh, io...ecco...”
“Scusami, non volevo essere invadente.
Ignorami, sono fatti tuoi!”
Jirou stira le labbra. Sì, lo sono. Anche perché c’entra anche Kaminari e non è giusto.
Ma se non lo dice a qualcuno sarebbe impazzita e
Momo, almeno, di lei sapeva di potersi fidare.
E’ la sua migliore amica e la sua confidente
più fidata.
Se non a lei, a chi?
Deve togliersi quel fardello.
“Stamattina ho....mi...insomma...”
Momo arrossisce prima ancora che Jirou possa finire. “Anche io,” fa subito, interrompendola,
“E’...è normale. Sì. Fisiologico.”
“Sì,” annuisce Jirou,
“Però io...io...voglio dire io...Io l’ho fatto! Okay, pensando a lui, l’ho
fatto!”
“Hai...fatto cosa, Kyoka-chan?”
“Momo...non ho fatto una doccia fredda per
sistemare...il danno. Non solo. Ecco. Mettiamolo così.”
“Oh.”
Già, oh. Le guanciotte
di Midoriya sono rosse come un pomodoro maturo, il
problema è che anche quelle di Kaminari lo sono
adesso, e se ci pensa sente di nuovo un’onda di piacevole elettricità
percorrerle tutto il colpo.
Cielo, che imbarazzo.
“Lascia stare. Scusa, Momo, dimentica quello
che ho detto! Dimenticalo, davvero!”
“Oh, Kyoka-chan...”
Momo giunge le mani fra loro. Le dispiaceva così tanto per la sua amica.
Aveva capito quanto le piacesse Kaminari, che fosse interessata a lui quantomeno, e visto
che è stata anche Jirou ad aiutarla con Todoroki,
anche lei si è detta che un giorno avrebbe fatto lo stesso.
Solo che quella situazione è così strana.
E’ nel corpo del ragazzo che le piace, in
fondo. Lei cosa avrebbe fatto se fosse stata nel corpo di Todoroki?
Oh, no. Solo l’idea...arrossiva solo all’idea.
No, no. Povera Kyoka.
“Sono terribile. Ho violato in tutti i modi
l’intimità di Kaminari, proprio io! Non volevo,
ma...glielo avevo anche promesso...”
“Ma non lo hai fatto di proposito, Kyoka-chan.”
“Forse, ma l’ho fatto,” sospira lei. Come devo
fare? Non riesco più neanche a guardarlo...”
“Forse ti serve tempo,” sorride comprensiva
Momo, “Per capire. A te...a te Kaminari-kun piace,
vero? Serve a tutti tempo, Kyoka-chan. Non prenderla
troppo a male.”
Jirou non riesce neanche a sorridere, a quella frase. Certo, ha ragione.
Ma le viene difficile anche solo pensarlo.
Capirlo e poi farlo è oltre ogni immaginazione, adesso, per lei.
“Forse potresti trovare qualcosa di positivo in
questa storia. Forse riuscirai a capire cosa provi e quando torneremo normali,
spero presto, avrai un coraggio nuovo, per parlargli e affrontarlo.”