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Autore: Pamprunelle    05/12/2019    0 recensioni
Questa non è una storia, ma una sorta di monologo in risposta ad una domanda che mi sono posta: e se l’eroina dell’Amleto, che nell’anime appare come la Dea protettrice del continente sospeso, ritrovasse se stessa e facendolo guadagnasse qualcosa che, nella sua tragica fine, le era stato precluso per sempre?
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ATTO III

 

Il dominio di Leonte Montecchi, dopo lunghi anni di patimento, era infine giunto alla sua conclusione con la dipartita dello stesso usurpatore: nemmeno la morte l’aveva redento, davanti alla lama della legittima erede al trono, venuta per riappropriarsi di ciò che le spettava, era rimasto impassibile con uno sguardo di scherno, ed era stato strappato al mondo da un malore.

 

Non molti lo piansero, non nel vero senso della parola, ma una qualche nostalgia per tempi migliori si era insinuata, seppur brevemente, negli animi di Romeo e Porzia; quest’ultima tuttavia gli si rivolse con una preghiera, esortando il suo spirito a perdonarsi, ovunque stesse vagando, ed aveva ripreso il suo posto come sorella senza indigio.

 

Il figlio, nonostante portasse l’odiato nome del dominatore appena decaduto, era palesemente diverso dalla figura che aveva soverchiato i bisogni del suo popolo fino a pochi giorni prima, e fortunatamente le scelte di Giulietta sul suo conto, da sovrana quale stava per diventare, non diedero adito a screzi popolari.

 

La ragazza, dopo aver meditato una settimana intera sul da farsi riguardo al seggio reale vacante, durante la ricostruzione della città in seguito ai disastri, aveva preso la decisione di ascendere come nuova regina, sostenuta da tutti i fedeli alla casata del defunto Re e di tutti i suoi sventurati parenti.

In seguito a tutto ciò che era accaduto però ella desiderava una comunità compatta, solidale, all’interno della quale vigesse come unica regola il rispetto reciproco: fece quindi pubblicare un editto imperiale nel quale dichiarava nulle tutte quelle riforme messe in atto dal governo del predecessore che vedevano ignorate le necessità della borghesia e della povera gente in favore degli individui più abbienti, e dichiarò, durante un incontro pubblico, che finché sarebbe stata in vita avrebbe fatto si che tutti camminassero alla stessa altezza, come anche lei avrebbe fatto nei limiti della sua nuova posizione.

 

 

Proprio nella piazza che conduceva lungo una salita al castello, Giulietta Fiammata Astro Capuleti parlava al popolo, vestita in quell’abito color pesca che amava e tanto a lungo l’aveva accompagnata in momenti focali della sua vita fino ad allora. Parlava con voce ferma ma pacata ai cittadini che la attorniavano, felici che la loro nuova regnante fosse qualcuno di vicino ai loro cuori.

 

<< Desidero che ognuno di voi, da oggi, sia sovrano di se stesso. Troppo è stato sofferto in passato, ed è per questo che non possiamo perdere altro tempo in futilità! Siamo fratelli gli uni degli altri. D’ora in avanti, nessuno si inchinerà per protocollo, ma solo seguendo il proprio sentire. D’ora in avanti, percorrerete questo impervio sentiero al mio fianco? >> 

 

La folla esultò in un grido collettivo.

La ragazza si voltò in direzione di Romeo, al suo fianco dal momento che si era ripresa dopo gli eventi al santuario sotterraneo, e gli rivolse un sorriso gioioso, che lui ricambiò con una lieve carezza alla sua guancia.

 

<< Ti amano già. >> le disse all’orecchio, entusiasta.

 

<< Ameranno anche il loro nuovo re, ne sono sicura. >> rispose lei con occhi brillanti ed un’espressione consapevole. Il giovane rimase interdetto qualche secondo e poi le sorrise, congiungendo le loro fronti.

 

<< Lo spero di cuore. >>

 

Finiti erano i giorni di disperazione cocente.

Sepolta era l’oppressione che tanto a lungo aveva dimorato in quelle strade.

 

Con l’alba del giorno dopo, sorse nuovamente su Neo Verona la reggenza di Capuleti.

 

Appoggiati ad una parete poco distante dalla gente in visibilio vi erano le “guardie del corpo”, come lei li aveva nominati, di Giulietta: Corrado, Antonio, Curio e Francesco osservavano la giovane ed il suo innamorato essere passivamente trascinati dalle persone, che parevano impazzite dalla contentezza fin da quando era stato lasciato nella principale piazza, ad opera di Tebaldo, un messaggio nella quale si annunciava il ritorno alla sovranità dell’ultima discendente dei Capuleti.

 

<< Dì un pò, credi che quei due se la caveranno con gli impegni di corte? Romeo è cresciuto in quell’ambiente, ma Giulietta... ha tanto da imparare ancora di quel mondo. >> disse Curio, l’incertezza chiara nella sua voce mentre si rivolgeva al biondo che lo affiancava.

 

<< Non ti crucciare su una cosa simile, ha un ottimo maestro da cui farsi insegnare tutto ciò che le occorrà per sopravvivere tra qualche paio di mura dorate. >> gli rispose scherzoso Francesco, con il nuovo “capolavoro” del loro Willy tra le mani.

 

<< Messer Francesco non ha tutti i torti, Curio. Il giovane Montecchi ha un animo nobile, non lascerà la nostra principessa all’oscuro di nozioni che potrebbero esserle d’aiuto. >> gli si rivolse poi Corrado, occhi saggi nascosti dietro le lenti di un paio d’occhiali rivolto ad un punto imprecisato all’orizzonte.

 

<< Se lo dite voi. >> rispose quindi il castano interpellato, che pareva ancora un pò dubbioso ma comunque rincuorato dalle parole dei due. Si scostò dalla parete voltandosi verso i compagni.

 

<< Ho una commissione da fare, scusatemi, ci vedremo in serata. >> con un cenno del capo si accomiatò quindi dai due, allontanandosi in direzione dell’area mercantile.

 

<< Mi chiedo cosa ci aspetti...

Ah, se il cielo potesse darci un indizio per il futuro incombente. >> disse Corrado sospirando.

 

<< Su nonno, non t’intristire, andrà tutto bene vedrai. Ora che Giulietta diventerà regina le cose non potranno che migliorare per tutti. >> si inserì Antonio, nipote dell’anziano, ora adolescente con un tono ottimista.

 

<< Ha ragione, Messer Corrado. Non dobbiamo essere sospettosi della pioviggine aspettandoci una tempesta. Consentiamole prima di scendere e saggiarne gli effetti, poi se sarà il caso, correremo ai ripari. >> concluse Francesco, occhi che sembravano guardare oltre lo scenario che gli si presentava di fronte. 

Era qualcosa che sembrava accompagnarlo da ormai tutta la settimana, aveva notato Corrado, ma non gli era parso il caso sì farglielo notareo chieder spiegazioni in merito. Non fino a quel momento quantomeno.

 

<< Posso domandare da dove vi derivino espressioni del genere? Negli ultimi giorni parvete essere come... sotto un incanto, se me lo concedete. >>

 

Il giovane dalla pallida chioma lo osservò un pò sorpreso, poi sorrise.

 

<< Corrado... non vi sfugge mai nulla a quanto pare. >>

Con il libro dell’incompreso artista loro inquilino tra le mani, fece un inchino all’uomo e un buffetto sulla guancia al di lui nipote, per poi scusarsi, salutarli ed allontanarsi.

 

<< Nonno, non potrebbe essere che Francesco... si sia innamorato? >> suggerì Antonio, mentre lo osservava incamminarsi tra il marasma.

Il suo mentore mise una mano gentile sulla spalla del ragazzino e gli rivolse un’occhiata compiaciuta.

Si voltò ad osservare gli sguardi intrecciati di Giulietta e del suo Romeo, riconoscendovi la stessa luce che pareva essere in quello dell’arciere.

 

<< Credo tu abbia ragione. >>

   
 
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