Serie TV > I Medici
Ricorda la storia  |       
Autore: Abby_da_Edoras    06/12/2019    4 recensioni
Questa è la mia ff conclusiva sulla mia versione della prima stagione della fiction I Medici ed è il sequel di "Vietato morire". Giovanni ha salvato Rinaldo, ma adesso si è allontanato da lui perché l'uomo ha fatto un figlio con la moglie, inoltre c'è ancora da incastrare Andrea Pazzi per tutto ciò che ha combinato. Insomma, le cose per Giovanni, Rinaldo e i Medici non si mettono al meglio e dovranno superare molti ostacoli per giungere tutti al meritato lieto fine (che io concederò, come sempre!).
Grazie a tutti coloro che leggono queste mie storie e ancora di più a chi spende un po' del suo tempo per lasciarmi i suoi graditissimi commenti.
Questa storia partecipa all’iniziativa “Prompt, che passione!” del gruppo facebook “Fanfiction, che passione!”: il prompt che ho scelto è una citazione di Paulo Coelho.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, sceneggiatori e produttori della fiction I Medici.
Genere: Angst, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

MUSICA CHE RESTA

Capitolo primo

 

Tu che sei la forza e il coraggio
La meta in un viaggio
Il senso dei giorni miei
Io ci sarò da ora e per sempre…

Tu che sei davvero importante
In ogni mio istante
Sei la melodia
E non passerai, mai…
Non siamo un soffio di vento
Non siamo un momento
Lo sai che il tuo posto è per sempre qui…

Siamo musica vera che resta…

(“Musica che resta” – Il Volo)

 

Giovanni degli Uberti stava passando davvero delle brutte giornate.

Si era illuso davvero che, vivendo a Palazzo Medici e cercando di non pensare più nemmeno per un secondo a Rinaldo, avrebbe trovato pace e avrebbe dimenticato quell’uomo, ma non era affatto così. Erano trascorse tre settimane e il dolore per la lontananza da lui, unito alla rabbia per essersi sentito “tradito”, non accennava nemmeno a diminuire, anzi, forse perfino aumentava.

E, tra l’altro, le cose andavano tutt’altro che bene anche a Palazzo Medici…

Cosimo non aveva dimenticato il suo impegno per scoprire chi avesse ordinato l’attentato a Rinaldo e Ormanno Albizzi ma, nel frattempo, aveva scoperto da Marco Bello qualcosa che non avrebbe mai voluto sentirsi dire. Il suo uomo di fiducia aveva trovato il pugnale con il quale era stato ucciso lo speziale che aveva venduto il veleno usato per eliminare il padre di Cosimo e lo aveva trovato… nella stanza di Lorenzo!

Possibile che fosse stato proprio suo fratello a uccidere il padre?

Certo, Giovanni de’ Medici non era mai stato quello che si dice un simpaticone, né un uomo che si facesse benvolere dai figli, oltre alla carognata che aveva commesso ai danni di Rinaldo e della sua famiglia vent’anni prima. Diciamocelo, aveva fatto di tutto per rovinare anche la vita dei suoi figli… Cosimo avrebbe desiderato diventare un artista, vivere a Roma e sposare la giovane Bianca e suo padre aveva allontanato la ragazza e costretto il figlio ad affiancarlo prima e a prendere il suo posto poi sia alla Banca Medici che nella Signoria; Lorenzo si era innamorato di una giovane di nome Rosa che il padre, tanto per non fare favoritismi con i due figli, aveva fatto sparire.

Insomma, non sarebbe mai stato eletto Padre dell’anno.

Ma da qui a pensare che Lorenzo potesse averlo ucciso ce ne correva!

Eppure Cosimo, per non sbagliare, aveva fatto rinchiudere il fratello nella sua stanza e rifiutava di parlargli. E Lorenzo, da parte sua, aveva sì protestato la propria innocenza, ma poi aveva nuovamente irritato Cosimo accusandolo di preferire Marco Bello a lui e di essersi sempre fidato di un servitore invece che di suo fratello!

Giovanni si trovava proprio in mezzo a tutto questo bel casino, il clima a Palazzo Medici era sempre più teso e cupo e non era di certo il contesto migliore per cercare di distrarsi e dimenticare i suoi problemi con Rinaldo.

A dirla tutta, la situazione era piuttosto critica anche a Firenze e, soprattutto, nella Signoria.

Andrea Pazzi era sempre più inviperito per il fatto che fosse stato eletto Mastro Bredani (il mercante di olio) invece di lui per sostituire Albizzi e non perdeva occasione per dimostrare al mondo intero quanto si sentisse oltraggiato da quel fatto. Aveva presentato alla Signoria una mozione perché tutti i beni della famiglia Albizzi fossero confiscati e il Gonfaloniere aveva dovuto convocare una riunione appositamente per discuterne.

Giovanni… beh, Giovanni continuava ad avercela a morte con Rinaldo, ma ce l’aveva con lui proprio perché era geloso, perché non sopportava l’idea che l’uomo fosse andato a letto con sua moglie nel periodo in cui si trovavano tutti nella loro villa di campagna per il fidanzamento e il matrimonio di Ormanno e Beatrice. E poi detestava Andrea Pazzi più di qualsiasi altro sulla faccia della terra.

Pertanto, quando si tenne la riunione per decidere riguardo ai beni della famiglia Albizzi, il ragazzo era presente e agguerrito, al fianco di Cosimo e Piero (Lorenzo, naturalmente, era ancora segregato nella sua stanza…).

“Messer Pazzi ha richiesto che, come impone la legge della Repubblica, i beni della famiglia Albizzi siano confiscati, poiché Rinaldo Albizzi ha dimostrato di essere un nemico di Firenze” esordì il Gonfaloniere.

Pazzi, molto compiaciuto, si alzò dal suo posto e guardò tutti i membri presenti alla seduta.

Finse di non vedere nemmeno Mastro Bredani.

“E’ la legge che lo impone, è vero, ma è anche la giustizia” proclamò, tronfio. Almeno quella soddisfazione pensava di potersela togliere… “Rinaldo Albizzi è un traditore, ha cospirato per rovesciare la Signoria e conquistare Firenze con la forza. E’ stato esiliato, ma adesso la pena è stata sospesa in attesa di sapere chi abbia attentato alla sua vita mentre lui e suo figlio si recavano ad Ancona. Io ritengo che i beni della sua famiglia debbano essere confiscati e restituiti alla Repubblica, così come si fa con i traditori.”

I presenti nel salone sembravano assentire e mormoravano tra loro. Pazzi vide il momento favorevole e tentò l’affondo.

“Inoltre, non dimentichiamo che Albizzi ha dimostrato più volte di essere un pericolo per Firenze. Potrebbe usare i beni che possiede per assoldare un altro esercito o allearsi con una potenza straniera, tentando ancora una volta di conquistare la città!” esclamò, facendo leva sulla paura.

Il Gonfaloniere sembrava esitare, ma a quel punto intervenne Giovanni.

“Dite bene, Messer Pazzi, Rinaldo Albizzi ha tentato di rovesciare la Signoria e per questo è stato punito” disse, fissando uno sguardo torvo sull’uomo. “Tuttavia sappiamo anche che, come voi stesso avete rammentato, Messer Albizzi è stato aggredito sulla strada per Ancona e lui e suo figlio hanno rischiato la vita. Inoltre permettetemi di ricordarvi che, se Messer Albizzi è stato scoperto nel suo piano, è perché è venuto a chiedere il vostro appoggio. Perché proprio a voi? Qualcuno se lo è mai chiesto?”

Pazzi divenne livido di rabbia, soprattutto quando notò alcuni sguardi sospettosi posarsi su di lui.

“Io ero d’accordo con Messer Guadagni!” reagì. “Gli avevo detto di venire al mio palazzo e nascondersi con le guardie della Repubblica nella stanza attigua al mio studio, per poter ascoltare Albizzi che si incriminava con le sue stesse parole. Io ho agito per salvare Firenze!”

“Sono commosso dal vostro amor di patria” commentò ironico Giovanni che, nonostante tutto, non sembrava aver perso la sua vena polemica e battagliera, “eppure mi chiedo, ancora una volta, perché Messer Albizzi è venuto a parlare del suo piano proprio con voi? Perché? Avrebbe potuto fare tutto da solo, oppure chiedere appoggio a uno qualsiasi dei nobili signori di Firenze, eppure è venuto da voi senza il minimo sospetto. La cosa sembra strana solo a me?”

Eh, già. Forse nessuno fino a quel momento si era mai posto quella domanda da un milione di fiorini, compreso il Gonfaloniere; adesso, però, il dubbio di Giovanni si stava estendendo anche a molti dei presenti, che ripresero a mormorare tra sé e a guardare Andrea Pazzi con un’aria che non prometteva nulla di buono.

“L’ho già detto e ripetuto!” replicò l’uomo, sempre più nervoso. “Ero d’accordo con il Gonfaloniere e ho finto di voler appoggiare Albizzi, affinché venisse da me e si tradisse!”

“Ma certo, tutta Firenze conosce la vostra parte in questa storia, quella della spia” riprese il giovane Uberti, inesorabile. “Eppure… tutta Firenze conosce bene anche Messer Albizzi e sa che è sempre stato un uomo molto chiuso, diffidente. Perché avrebbe dovuto svelare i suoi piani proprio a voi, lui che non si è mai fidato di nessuno? Forse perché, in realtà, voi e Messer Albizzi eravate d’accordo già da molto tempo, cospiravate assieme e voi vi siete fatto da parte quando avete capito che il piano non avrebbe funzionato. Allora avete scelto di tradire il vostro complice e consegnarlo alla giustizia per salvare voi stesso, non certo la Signoria.”

“Queste sono solo calunnie ingiustificate! Messer Guadagni, come potete permettere che…” s’infuriò Pazzi, ma Giovanni non aveva ancora finito.

“Lo so, non ho prove di ciò che dico, ma lasciate almeno che finisca” incalzò il ragazzo. “Voi eravate d’accordo con Messer Albizzi ma poi vi siete tirato indietro e avete scelto di tradirlo. C’era però il rischio che lui parlasse e rivelasse alla Signoria il vostro ruolo nella faccenda. Allora avete insistito affinché la Signoria lo condannasse a morte. Avete fallito ancora una volta e Messer Albizzi è stato condannato all’esilio, ma a voi non bastava, dovevate chiudergli la bocca una volta per tutte e, tanto per stare sul sicuro, eliminare anche suo figlio, caso mai fosse stato a conoscenza degli intrighi del padre… e del nome del suo complice. Ecco che avete assoldato i mercenari, che erano a Firenze in cerca di un guadagno facile, perché tendessero un’imboscata agli Albizzi nel bosco e li uccidessero. Il delitto perfetto. Nessuno avrebbe mai potuto sospettare di voi.”

Andrea Pazzi era paonazzo per la rabbia.

“Come osi, piccolo screanzato? Uno come te non dovrebbe neanche poter parlare alla Signoria! Come ti permetti di oltraggiare un nobile come me, tu che provieni da una famiglia di traditori di Firenze? Messer Guadagni, abbiamo oltrepassato il segno! Permettiamo a mercanti e plebei di diventare membri della Signoria e a un discendente di traditori di infamare una famiglia rispettabile e integerrima come la mia!” protestò con veemenza e, già che c’era, se la prese anche con Mastro Bredani, la cui sola presenza nel salone gli urtava i nervi.

Il Gonfaloniere, però, stava facendo due più due e gli pareva che le accuse di Giovanni, seppure senza prove, ricomponessero alla perfezione tutto il quadro della faccenda. E, come lui, la pensavano sempre più membri della Signoria.

Tuttavia, Guadagni doveva restare fedele al suo ruolo e mantenere l’equilibrio.

“Messer Uberti, quanto dite è molto interessante ma, senza le prove, restano solo accuse infondate o, ancor peggio, calunnie” disse. “Inoltre non siamo qui per parlare di Messer Pazzi, bensì per decidere se sia legittimo confiscare i beni della famiglia Albizzi ed è su questo che la Signoria dovrà votare. Prego tutti i presenti di non tenere conto delle parole di Messer Uberti.”

Giovanni annuì e si rimise a sedere accanto a Piero. Era comunque soddisfatto.

I membri della Signoria e tutti i presenti hanno sentito benissimo quello che ho detto e anche Messer Pazzi che insultava la mia famiglia e Mastro Bredani. Ne terranno conto di sicuro e molti di loro iniziano già a sospettare che potrei aver ragione!

Pur essendo ancora arrabbiato con Rinaldo, il ragazzino lo era molto di più con Andrea Pazzi e non solo per ciò che stava cercando di fare agli Albizzi, ma anche per quanto il suo tentativo fosse simile a quello che, tanti anni prima, i Pazzi e i Donati avevano messo in atto contro gli Uberti. Allora avevano avuto successo: gli Uberti erano stati cacciati da Firenze e i loro beni confiscati.

Questa volta, però, Giovanni non lo avrebbe permesso!

“Torniamo quindi alla questione per cui ho convocato questa riunione” riprese il Gonfaloniere, che adesso guardava anche lui con sospetto Pazzi. “Dobbiamo confiscare i beni degli Albizzi?”

“Io ritengo che non dovremmo farlo” intervenne Cosimo, con voce ferma e alzandosi in piedi. “E’ vero che la legge lo consente, ma chiediamoci se, in questo caso, la legge sia giusta. E’ vero, Rinaldo Albizzi ha tentato di rovesciare la Signoria e prendere il potere, ma per questo è stato già giudicato e condannato all’esilio. E, durante il viaggio, è stato attaccato dai mercenari e lui e suo figlio hanno rischiato la vita. Vogliamo togliere a questa famiglia anche ogni mezzo per sostentarsi?”

Come sempre, le parole calme e pacate di Cosimo erano le più efficaci.

“La famiglia Albizzi non ha alcuna colpa per le scelte sbagliate compiute da Rinaldo, perciò ritengo che non debba pagare per questo” dichiarò il Medici. “Il figlio, Ormanno, si è appena sposato e Madonna Alessandra Albizzi è in attesa di un secondo figlio. Vogliamo gettare queste persone innocenti sulla strada? Saremo così tanto insensibili e crudeli? Inoltre non dimentichiamo che il bargello e anche molti dei miei uomini stanno indagando per scoprire chi abbia organizzato l’attentato agli Albizzi. E se fosse stato un complice di Rinaldo, come ha suggerito il giovane Uberti? Non dico che debba essere stato necessariamente Messer Pazzi, ma ritengo che prima dovremo scoprire chi ha tentato di eliminare gli Albizzi e solo dopo potremo decidere se e quanto punire Rinaldo e, eventualmente, la sua famiglia. In realtà gli Albizzi potrebbero essere solo una parte della cospirazione contro la Repubblica ed è nostro dovere fare chiarezza, per poi punire i veri responsabili.”

Giovanni si rese conto, ancora una volta, che Cosimo aveva sostenuto più o meno le sue stesse ragioni, ma in modo molto più convincente e meno colorito e aveva acquistato il favore di tutta la Signoria (eccetto Andrea Pazzi…). Solo… doveva proprio ricordare quella cosa di Madonna Albizzi che aspettava un figlio? Quel dolore sordo che non lo abbandonava mai si riacutizzò e la rabbia e la disperazione lo inondarono, tanto che il ragazzo non si accorse nemmeno del fatto che la Signoria aveva votato e che gli Albizzi non avrebbero perduto i loro beni.

La riunione era finita bene, dunque, e anzi sia le accuse di Giovanni che le parole convincenti di Cosimo avevano instillato nel Gonfaloniere e nei membri della Signoria il ragionevole dubbio contro Andrea Pazzi.

Mentre tornava a Palazzo Medici con Piero e Cosimo, tuttavia, il ragazzino non riusciva a sentirsi felice, nonostante la vittoria.

Sentiva terribilmente la mancanza di Rinaldo, ma non voleva perdonarlo. Si era sentito usato e ingannato da lui, non voleva più vederlo…

E allo stesso tempo si sentiva morire ogni giorno di più che passava lontano da lui!

Fine capitolo primo

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I Medici / Vai alla pagina dell'autore: Abby_da_Edoras