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Autore: Mahlerlucia    08/12/2019    2 recensioni
{Sequel di “Non avere paura”}
Ho bisogno di te più di chiunque altro possa averne bisogno su questo pianeta. Ho bisogno che tu ti prenda cura di me, che mi sopporti, è più di tutto, ho bisogno che tu mi ami perché io amo te.
(Homer Simpson)
[Bokuto x Akaashi]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A mano a mano'
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Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: arancione
Personaggi: Koutarou Bokuto, Keiji Akaashi
Pairing: BokuAka
Tipo di coppia: Yaoi


 
 
 Il regalo più grande

 
 
 

... E se arrivasse ora la fine
Che sia in un burrone
Non per volermi odiare
Solo per voler volare
E se ti nega tutto quest'estrema agonia
E se ti nega anche la vita respira la mia
E stavo attento a non amare prima di incontrarti
E confondevo la mia vita con quella degli altri
Non voglio farmi più del male adesso

Amore... 

 

5 Dicembre

 
“Mi chiamo Akaashi Keiji e provengo dalla scuola media Mori. Gioco nel ruolo di setter. Sono onorato di fare la vostra conoscenza.”
       
Fin da principio, Koutarou Bokuto aveva colto qualcosa di essenzialmente speciale in quel ragazzino dall’aspetto gradevole e dai modi timidi e gentili. Senza contare che sapeva muoversi sotto rete in maniera piuttosto agevole, proprio come piaceva a lui.
 
“Ehi, Akashi-kun...”
 
“Mi chiamo Akaashi.”
 
“Ah... ehm, potresti aiutarmi a provare le schiacciate, almeno per un pochino?”
 
Quell’allenamento improvvisato durò molto più del previsto e fu la prima grande rivelazione per entrambi. Difatti, nessuno di voi due si era mai sentito così a proprio agio con un compagno di squadra. Certo, nessuno prima di lui aveva mai richiesto il tuo aiuto per allenarsi; tanto meno ti era mai capitato di ricevere complimenti aperti e spontanei di quel genere.
 
“Akashi, i tuoi passaggi sono i migliori!”
 
 
I migliori...
Ricordi piacevoli legati al vostro passato riaffiorano nella tua mente come un balsamo in grado di alleviare il dolore fisico dovuto alla tua inesperienza sessuale. Rimembri il giorno esatto in cui vi eravate incontrati per la prima volta, oltre tre anni prima. Rammenti ogni dettaglio, ciascuna delle irripetibili sensazioni provate in quei rapidi frangenti di osservazione e studio reciproco. Non ci volle poi molto per comprendere che potevate fidarvi l’uno dell’altro per gli anni a venire. Anni che avreste condiviso come i più preziosi della vostra esistenza. Anni che vi avrebbero visto crescere, ridere e soffrire insieme, nel bene e nel male. Anni che avete inevitabilmente cominciato a rimpiangere negli ultimi, forzati mesi di lontananza. Anni che vi avrebbero portato dove siete ora, uniti e appagati come non mai.

Ti aggrappi alle sue spalle stringendone lembi di pelle sudata tra le labbra e tra i denti, stando ben attento a non esagerare, a non fargli alcun male. I tuoi lamenti diventano sempre più ravvicinati, fragorosi ed istintivi, come dei turbini emotivi impossibili da poter frenare. La sua virilità preme tra le tue gambe con una decisione sempre maggiore: non potrebbe trovare un rifugio più confortevole nemmeno mettendosi a cercare per il resto dei suoi giorni. La sua presenza all’interno del tuo corpo ti rimanda ad una meravigliosa sensazione di completezza duramente raggiunta.
Il celeberrimo filo rosso del destino ti aveva condotto dalla persona giusta, senza alcuna ombra di dubbio.

“Keiji... stai bene?”

Farfuglia quella domanda pregna di apprensione rincorrendo parvenze di fiato tra un gemito e l’altro. Avverti il battito fuori controllo del suo cuore, mentre un nuovo affondo ti entra fin dentro l’anima lasciandoti gridare il suo nome in maniera incondizionata.
Accarezzi quelle guance bollenti cercando le sue labbra languide, gonfie e desiderose di compagnia, esattamente quanto le tue. Le vostre lingue s’incontrano mentre cerchi di allargare le gambe per avvolgerle intorno al suo busto. Troppo peso su di un corpo divorato dall’eccitazione vi porta a ricadere abbracciati sul letto. La sua fronte sbatte accidentalmente contro il tuo naso, ma finite per riderci su concludendo il tutto con una serie di bacini riparatori dal retrogusto piacevolmente infantile. In quel modo sarebbe ben presto passata la ‘bua’.
Il solito, adorabile Bokuto-san.

“Koutarou, sto bene... non ti preoccupare...”

“Davvero?”

Non ti lascia il tempo di rispondere, accecato dalla bramosia di possederti, senza mai dimenticare le buone maniere e l’importanza fondamentale delle tue volontà. Le sue dita si muovono sui tuoi esili fianchi provocandoti un rassicurante formicolio. Inarchi la schiena ancorando le braccia alle sue spalle, per poi nascondere il viso nell’incavo del collo e sorridere. I suoi occhi puntano i tuoi per qualche istante, perdendosi letteralmente sul tuo viso in balia di una lotta tra forti emozioni in perenne contrasto tra loro. Tenta di rassicurarti sussurrandoti qualche lemma gradevole, probabilmente un impacciato ma onesto ‘sei stupendo’
Un giorno, non troppo lontano, tutto questo diventerà norma per la tua giovane mente ancora frastornata.

“Se mi dici queste cose... come posso non stare bene?”

“Quindi sei pronto anche per andare sulle montagne russe?”

Ehi bro’! Vuoi portarlo pure sulle montagne russe? Sicuro di farcela?

La sua espressione sarebbe valsa qualsiasi selfie presente sul suo profilo Instagram. Ancora una volta la fronte corrucciata dalla sorpresa per quella tua inaspettata imitazione di Kuroo-san. Che stia cominciando a pensare di sentirlo nominare troppo spesso mentre sei assieme a lui? Un lieve accenno di gelosia all’orizzonte? Un ulteriore ingrediente mancante per quel menù praticamente perfetto fatto di sesso e piccole provocazioni volutamente annesse.

“Akaashi! Certo che sono sicuro di farcela!”

“Keiji.”

“Giusto, Keiji. Ovvero: piccola polpetta di riso.”

Scoppi a ridere di fronte al suo viso ancora teso per quell’imitazione che ti è sovvenuta in maniera del tutto naturale, senza voler fare alcun riferimento particolarmente antipatico a Kuroo, o a chi per lui. Essere paragonato ad un succulento onigiri come atto di pura ‘difesa’ personale, devi ammetterlo, è stato troppo anche per il tuo fragile ego. Non di certo con accezione negativa, sia chiaro.
Di una cosa sei sempre stato convinto sin dal primo giorno in cui hai avuto la fortuna di far entrare Koutarou Bokuto nella tua – sino ad allora – grigia esistenza: non ti saresti mai più annoiato. Ed è soprattutto per questo che avverti l’estrema esigenza di condividere il resto dei tuoi giorni con lui, se d’ora in avanti gli dèi ve lo consentiranno.
Le sue iridi ambrate ti scrutano come se si trovassero dinnanzi ad una nuova specie animale ancora da classificare a dovere, mentre la sua bocca si apre a formare una ‘o’ densa di stupore e di uno strano umore del tutto simile alla commozione. Allunghi una mano sulla sua guancia e raccogli quella lacrima che sul suo viso stona quanto una felpa sgualcita indossata sopra un abito da sera. Prendi il suo viso con entrambe le mani e lo baci con trasporto, allettandolo con estrema facilità.

“Mi farai impazzire, Keiji Akaashi!”

“È esattamente quello che voglio! Non capisco perché tu abbia smesso...”

“Perché mi hai distratto.”

“Io?! Cos’avrei fatto?”

“Hai sorriso, hai riso... Akaashi... hai illuminato il mondo!”

Idiota!
Avresti potuto biascicarglielo in un orecchio o urlarglielo in faccia, sarebbe stato indifferente. Non si tratta di un’offesa e tanto meno di un voltagabbana dell’ultimo momento. Koutarou è un idiota per antonomasia per il solo fatto di metterti al centro dei suoi pensieri, arrivando a formulare apprezzamenti tanto esemplari quanto imbarazzanti e, per giunta, senza darti il benché minimo sentore di avviso. È un idiota perché potrebbe benissimo usare il suo tempo libero per trovarsi una ragazza e condividere assieme a lei quello che invece insiste nel voler mettere in pratica assieme ad un imbranato come te; ad un lui qualunque che non gli avrebbe mai permesso di allargare la famiglia mettendo al mondo degli eredi. Inoltre, è un idiota perché è l’unica persona al mondo capace di dare risalto alla tua vita, trasmettendole non solamente quel ‘colore’ che le manca praticamente da sempre, ma elevandola a dei livelli di benevolenza che non ti saresti prefigurato nemmeno nei tuoi giorni più benevoli. Essere paragonato ad una luce celestiale per il solo fatto di aver sorriso è la ferma dimostrazione del fatto che dovresti liberarti di questo marasma di considerazioni personali utili solo a farti star male. Del resto, se tu sei il lume del suo Universo, è altrettanto vero che lui corrisponde in egual mondo alla fonte d’energia primaria senza la quale non potresti vivere.

Prendi il sopravvento con una lieve spinta che vi porta ad invertire le vostre posizioni di partenza. Lo baci con una lentezza in grado d’ipnotizzarlo; ti lasci poi scivolare altrettanto soavemente lungo il suo petto, carezzando i suoi capezzoli turgidi e giungendo con le labbra sino alle sue gambe. Inizi a stimolare il suo sesso con le dita, con la lingua, ed in ultimo con le bocca bagnata di saliva. Butti via quel preservativo fruttato, ritrovandoti a donargli un piacere diretto che mai si sarebbe aspettato tanto inebriante, avvolgente e compromettente. Senti la sua mano muoversi delicatamente tra alcune ciocche dei tuoi crini scuri, come a volerti invitare a non smettere mai, per niente al mondo.
Non hai la minima idea di cosa tu stia facendo nel concreto; intuisci solamente di non avere la volontà e la forza necessari per poterti fermare. Non potrai mai negare, né a lui e tanto meno a te stesso, di aver sognato per un numero incommensurabile di volte un momento del genere; mai nessuna immagine onirica si è anche solo lontanamente avvicinata a quello che stai provando in questi istanti; mai avresti ipotizzato che i lamenti e le urla di Koutarou ti avrebbero eccitato al punto tale da indurti a liberare la bocca per dare libero sfogo ad ulteriori gemiti di passione. Mai avresti creduto che il sesso con la persona amata ti avrebbe sgomberato la mente da qualsivoglia cavillo ossessivo o mania di perfezionismo. Finalmente sei libero; sì, libero e veramente felice.

“Non so... non so se sono capace... ci provo...”

“Keiji... continua, ti prego... è molto meglio di quello che vedevo nei miei sogni...”

“Co-cosa?! Hai fatto sogni erotici in cui eri con me... Bokuto-san?”

“Sei tu il mio sogno erotico... Che domande!”

La tua bocca cerca di nuovo il suo membro, come quella di un bambino dopo che gli è stato consegnato tra le mani un gelato con una doppia pralina al suo gusto preferito. Tenti di muoverti più velocemente e con maggiore disinvoltura, aumentando il livello di confidenza con quel mondo del tutto nuovo. Graffi involontariamente le sue cosce con le tue dita disperate ed in cerca di un appiglio utile per sfogare la loro esaltazione. Per tutta risposta percepisci la sua mano carezzarti la testa per incoraggiarti. Koutarou riesce a prendersi cura di te anche quando si trova in preda ad un imminente orgasmo.

E difatti viene. Viene sollevandosi sui gomiti, attirandoti al suo ventre, evitando il più possibile di sporcarti. Ma a te non importa e infili senza problema le dita tra quei residui di sperma che gli hanno macchiato il pube e le gambe. Provi persino ad assaggiarlo, morendo dalla curiosità di scoprire quale sapore potrebbe avere la mascolinità di colui  che ha sempre creduto in te, sin dal primo scambio di sguardi su di un banale campo da pallavolo di un liceo privato.

“Keiji... cosa fai?”

“Ti assaggio!”

Tornate a coricarvi sul letto, ma quel movimento porta ad un lieve contatto tra la sua gamba e il tuo sesso in tensione. Digrigni i denti nel vano tentativo di celare un mugolio di piacere, ma a Koutarou non può sfuggire una cosa del genere. Spalanca gli occhi mettendo in risalto una delle espressioni più stupefatte che avessi mai avuto modo di osservare tra il suo vasto repertorio. Non puoi evitare di nascondere il viso sul suo petto, come segno distintivo di quell’imbarazzo che – nonostante tutto – non ne vuole sapere di abbandonarti. Quando si tratta delle tue stesse emozioni sei perso quanto un sacerdote di campagna immerso nel traffico edochiano in piena ora di punta.

“Eh, ora toccherebbe a me... assaggiare.”

Ti limiti ad annuire muovendo la fronte contro la sua spalla. Porti una mano nel bassoventre ed inizi a muoverla, senza darti alcuna spiegazione; avverti solo l’irrefrenabile bramosia di concederti un po’ di sollievo. Bokuto resta immobile ad osservarti per una manciata di secondi, lasciandosi poi vincere dagli impulsi irrefrenabili provocati dai tuoi gemiti sempre più insistenti e frequenti. Ti avvolge con un braccio mentre con l’altro libera la tua mano e se la porta alla bocca. Un attimo dopo comincia a muoversi tra le tue gambe, tornando rapidamente a farsi spazio tra le tue natiche.
Senti la sua presenza nel tuo corpo, anche se questa volta la vostra fusione appare più naturale ad entrambi. Niente più remore da preliminari, nessun dubbio sulla volontà di arrivare fino all’apice assoluto della gioia. Koutarou sta cercando di ricambiare il favore che gli hai appena fatto e tu ne sei perfettamente consapevole.

Con gli occhi pregni di lacrime e la fronte ancorata alla sua, ripensi ancora una volta a quanto la vostra prima intesa sul campo sia stata capace di cambiare il vostro modo di vedere le cose, partendo dal gioco della pallavolo per poi arrivare sino alle zone più recondite delle vostre anime; senza mai escludere i segreti più refrattari e i vizi più stuzzicanti. Ogni angolo dei vostri corpi è un nuovo centimetro cubo di universo da scoprire, così come ciascuna essenza del vostro essere che viene rilasciata in ogni singolo gesto messo in atto, anche quello apparentemente più innocuo.
Le mani di Bokuto scivolano sino alle tue natiche, riportandoti alla meravigliosa realtà che state finalmente vivendo insieme, senza alcuna esclusione di colpi. I fugaci pizzicotti che ti rifila ti solleticano la pelle chiara e delicata, ti fanno sorridere mentre pronunci un’infinità di volte il suo nome tra una spinta e una carezza azzardata, ma pur sempre gradita. Ti appigli ai suoi capelli scombinati, fuori tono, ma che ami da impazzire. Forse questa è l’occasione buona per rivelare all’ex capitano della Fukurōdani la verità sulle tue preferenze in quanto ad hair style. Quell’acconciatura da gufo ‘maledetto’ è stata il frutto di un altro disastroso consiglio di quel ficcanaso di Tetsurou. O almeno questo era quello che lo stesso Koutarou ti aveva rivelato non troppo tempo addietro.  

Le ginocchia si sollevano all’arrivo di un nuovo affondo, questa volta più avvenente, quasi definitivo. Ti accasci su di lui avvertendo una sensazione di liberazione corporea interiore, come se alla buon’ora quella corsa verso l’appiglio da tenere in maggiore considerazione fosse terminata, giungendo finalmente al suo tanto agognato obbiettivo. Le sue grandi mani calde accolgono il tuo sesso, impregnandosi del tuo seme. Istintivamente ti sorge l’esigenza di trovare un fazzoletto per pulirle, ma si tratta solamente dell’ossessivo pensiero di un istante fatto di confusione mentale e mancata possibilità di poter comprendere appieno quello che è appena successo.

“Ehi, ehi, ehi, Keiji! Sei diventato un ‘ometto’, complimenti!”

Una ciocca dei suoi morbidi capelli finisce irrimediabilmente per essere strattonata dalle tue dita esili e ribelli, le stesse che ti avevano permesso di effettuare alzate propedeutiche alle sue strabilianti evoluzioni in campo. Un flebile lamento lo riporta d’impeto alla tua attenzione, lasciandogli chiaramente intendere che la definizione di ‘ometto’ ti sta molto più che stretta. Specie il giorno del tuo diciottesimo compleanno.
Tendi le braccia intorno alle sue spalle e lo baci sulla guancia, come a volerti quasi scusare per quel tuo piccolo momento di rivalsa personale. Sollevi gli angoli della bocca tentando di non lasciarti sorprendere, ancora disposto a tenere un angolino di cuore riservato alle tue sensazioni più intime.

“Bokuto-san, dici tante cose stupide... lo sai?”

“Lo so! È proprio per questo che ho bisogno di una persona intelligente al mio fianco. Ma che dico... la più intelligente dell’intero Giappone!”

“Non esagerare. Se fossi davvero così ‘geniale’ avrei trovato un modo per soddisfarti al meglio...”

“Keiji, ci sono cose per cui non servono calcoli o previsioni. Pensi che la mia prima volta sia stata esplosiva?”

“No, penso che la tua prima volta non sia stata... con me. Il ché è anche peggio.”

Un silenzio di piombo cala perentoriamente tra voi, nonostante vi troviate ancora magistralmente avvinghiati l’uno all’altro. Sei riuscito ad estrapolare quell’osservazione dandogli lo stesso effetto di una botta in testa a seguito di un rovinoso capitombolo dalle scale. La verità la sapete tutti e due, tanto che – di fatto – parlare di semplice ‘osservazione’ sembrerebbe alquanto riduttivo, se non addirittura offensivo.
Bokuto aveva avuto diverse ragazze in passato, tanto da essere sempre stato considerato come uno dei ragazzi più popolari della Fukurōdani Academy. Non era mai stato un segreto per nessuno quel successo dovuto al carisma mostrato in campo ad ogni singola partita; il trascinatore di una squadra che senza la sua grinta e la sua caparbietà, si sarebbe ritrovata ben presto ad essere considerata solamente come un cumulo di ragazzi annoiati e demotivati. Tu per primo.

“Questa è una cosa che non mi perdonerai mai, lo so. E nemmeno io riuscirò a farlo.”

“Non volevo dire questo.”

Vi ricoricate sul letto, coprendovi sino alle spalle. Nel momento in cui Koutarou inizia ad accarezzarti nuovamente i capelli – in quella maniera dolce e rilassante che lo ha sempre contraddistinto nei tuoi riguardi – inizi a sentire le guance umide. Il senso di colpa per aver osato dire più del necessario ti ha colto in modo inesorabile, come un pesante schiaffo di auto-rimprovero pronto a redimerti nel minor tempo possibile da ogni forma di superbia, anche la più involontaria.

“Forse una ragazza potrebbe darti quello che desideri... come in quella foto...”

“Quale foto? Cosa stai dicendo, Keiji?”

Ogni pensiero negativo che ti aveva accompagnato nelle settimane precedenti è tornato a fare capolino tra la miriade di emozioni che hanno contraddistinto quell’indimenticabile serata. Stai cominciando a domandarti per quale dannatissimo motivo hai sollevato un problema che sembrava essere stato superato. Giusto per mandare tutto a ramengo, come tuo solito. O peggio, per smorzare ogni parvenza di entusiasmo che poteva essere rimasta impressa sul viso esausto del ragazzo più onesto con cui tu avessi mai avuto a che fare.
Sgrani gli occhi ormai lucidi puntandoli nei suoi, a loro volta rattristati da quella tua apparente – quanto ingiustificata – mancanza di fiducia nei loro riguardi. Le sue mani continuano a vezzeggiarti nonostante tutto, andando oltre le ferite che si stanno espandendo sulla superficie del suo cuore a causa di quell’affronto che non si sarebbe mai aspettato da parte tua.
Si avvicina al tuo viso premendo appena le sua labbra alle tue. Ti sorride nel tentativo soave di calmarti e rasserenarti. Non era necessario impelagarsi in timori più grandi di voi quando si è appena varcata la soglia della massima intimità. Una vicinanza intorno alla quale avete girato per oltre due anni, prima di poter comprendere che forse era davvero arrivata l’ora di compiere il primo, decisivo passo verso la resa dei conti. Un rapporto a cui nessuno di voi due avrebbe mai rinunciato per una stupida gelosia o per un qualsivoglia schema sociale impostato da secoli.

“Akaashi-kun è geloso di una foto che ho fatto con Yukippe-chan, non è vero?!”

Touché. O peggio, colpito e affondato. Definitivamente.
Ti volti dalla parte opposta nella ridicola speranza di non mostrare l’evidente imbarazzo palesato dalle tue guance in fiamme. Koutarou ti lascia fare, ma si appiglia nell’immediato alle tue spalle, all’incavo sinuoso della tua schiena. Ti bacia il collo e la scapola, ti coccola l’addome in attesa di una tua reazione, di una tua parola di sopravvivenza. Era ben accetto anche il consueto ‘sei un idiota, Bokuto-san’. Difatti, sa bene di esserlo in qualche modo, così come è sempre stato perfettamente conscio del fatto che avrebbe potuto evitare di sbattere ai quattro venti quello scatto realizzato quasi per scherzo da un vostro compagno di corso palesemente perso della vostra appariscente ex-manager. Quanto non-detto servirà ancora per sgretolare le solide basi di un rapporto necessario alle esistenze di due teste vuote come le vostre? Quanto tempo dovrete far passare prima di tirar per le orecchie tutto il patema d’animo che vi portate dentro da quando avete compreso di provare l’indicibile uno nei confronti dell’altro? Pensate davvero che un’unione fatta di corpi che si cercano urlando ansiti spropositati sia sufficiente per colmare quel vuoto persistente?

“Sai, c’è una cosa che sono riuscito a dire solo a lei. Beh, in realtà non è proprio così perché ne ho parlato anche con Kuroo, ma con Yukippe-chan è stato diverso.”

Chiudi gli occhi stringendo un lembo del lenzuolo in un pugno troppo stretto, tanto da rendere bianche le tue nocche sottili. Non desideri sentire altro. Il solo pensiero di venire a sapere in quel modo di un eventuale passata liaison tra Koutarou e la bella Shirofuku-san ti sta già divorando l’anima.

“So che sei curioso di sapere di cosa sto parlando... Keiji-kun.”

No! Stai zitto! Taci, per pietà.

“Eh, te lo dico anche se hai deciso di non parlarmi più fino a domani mattina! Allora... io le ho detto che c’è una persona speciale che da anni si è messa al centro dei miei pensieri. Dato che lei è molto intelligente e su queste cose ci sa fare molto più di me, le ho chiesto dei consigli su come mi sarei dovuto comportare... con questa persona intendo.”

Basta, ti ho detto di stare zitto! Non voglio sapere più nulla!

“E sai cosa mi ha consigliato la nostra cara manager?! Di fare un bel regalo a questa persona. Uno di quelli che ad aprirlo ti fa gridare dalla gioia, ma anche piangere, se necessario. Io non ho mai capito come un oggetto possa arrivare a fare tutto questo, ma ho provato in altri modi. Boh, insomma... stasera ti ho sentito davvero ‘ululare’ di gioia e ora ti sto vedendo piangere... forse ha funzionato. Puoi dirmelo solo tu, polpetta di riso super-gelosa.”

Sollevi il capo dal cuscino ed istintivamente ti volti verso di lui. Lo guardi con l’espressione più indecifrabile che ti sia mai riuscita cercando di reprimere l’impeto di dargli ancora una volta contro. Non avrebbe avuto alcun senso a seguito di quella dichiarazione d’amore in piena regola.
Forse l’idiota non è lui in questo caso, dato che ti sei fatto prendere per i fondelli sia dall’inconfessabile gelosia che da quella profonda paura di eterna solitudine che ti attanaglia l’esistenza tutte le volte che avverti le vostre distanze ampliarsi a dismisura. E non solamente da un punto di vista geograficamente concreto.

“Se vuoi ti dico anche cosa mi ha consigliato Tetsurou!”

Scuoti più volte la testa a destra e sinistra. Le fesserie del re dei gatti neri te le risparmieresti volentieri. Perché rovinare la piacevole atmosfera che si sta finalmente venendo a creare tra voi con parole senza senso pronunciate da terzi incomodi? Beh, non che Shirofuku-san avesse poi detto qualcosa di particolarmente sbagliato, al contrario. Forse sarà davvero il caso di ringraziarla quando si presenterà l’occasione più propizia.
Ti accoccoli di nuovo contro il suo petto, in cerca di calore e conforto, oltre che di un piccolo rifugio dentro il quale poter nascondere quello stato di naturale vergogna che ancora non ne vuole sapere di alleggerire la tua mente vaneggiante.

Ed è proprio nel corso di quella manciata di secondi che odi perfettamente il rumore sordo della porta d’ingresso che viene prima aperta e poi richiusa. Per ben due volte consecutive.
I tuoi genitori sono rientrati prima del previsto. O forse sei stato tu a perdere la cognizione del tempo.
Ad ogni modo... sei ufficialmente nei guai fino al collo.
 
[Continua…]


 
… Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
Di notte chi la guarda possa pensare a te
Per ricordarti che il mio amore è importante
Che non importa ciò che dice la gente perché


Tu mi hai protetto con la tua gelosia che anche
Che molto stanco il tuo sorriso non andava via
Devo partire però se ho nel cuore
La tua presenza è sempre arrivo
E mai partenza
Regalo mio più grande... 










 
 
Angolo dell’autrice


Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia piccola one-shot! :)

Il #Writober2019 è ufficialmente finito, ma il mio amore per la BokuAka continua e continuerà a lungo! Ho deciso di proseguire la precedente shot creando una serie dal titolo ‘A mano a mano’ (traendo ispirazione dalla celebre canzone di Rino Gaetano). Prossimamente avremo nuovi aggiornamenti, garantito! ;)

First of all: tanti auguri di buon compleanno (in ritardo) ad Akaashi! :)
Eccoci giunti finalmente al momento topico. Ho volutamente deciso di descriverlo lasciando ampio respiro all’introspezione di Akaashi e non andando nemmeno questa volta oltre il rating arancione. Quello che m’interessa maggiormente mettere in chiaro è il rapporto presente tra i due protagonisti sotto ogni sfaccettatura, a partire dal ricordo del loro primo incontro fino a giungere alle gelosie più recenti. Non ho indugiato troppo sull’aspetto sessuale perché questi due sono giovanissimi e hanno ancora necessità di conoscersi a fondo prima di lasciarsi andare ad un rapporto carnale completamente disinvolto e privo di paure e/o remore. Ho amato entrare nei loro pensieri, vederli battibeccare e punzecchiarsi come solo due persone che sanno di essere reciprocamente indispensabili saprebbero fare. Ritornano sempre le battute, i nomignoli e i riferimenti a Kuroo (ormai non ne posso fare a meno XD); inoltre ho ripreso la questione della foto di cui ho parlato ne ‘Il mondo nuovo’, quando Akaashi si era ritrovato a sfogarsi con Kenma in una ‘tranquilla’ giornata di pioggia. Yukie-chan mi serviva proprio come escamotage per far finalmente aprire gli occhi ad un ancor reticente Keiji. E così, nella sua fragile mente la gelosia impazza, così come il terrore di non essere mai abbastanza. L’unico patema d’animo che non ha tormentato il giovane setter per l’intera one-shot decide di farsi vivo proprio sul finale: il rientro a casa dei genitori. Cosa succederà ora? Bokuto nostro si nasconderà nell’armadio come un qualunque idraulico di fronte al ritorno del marito della massaia fedifraga? Stay tuned! XD

Il titolo della one-shot riprende quello della famosa canzone di Tiziano Ferro ‘Il regalo mio più grande’  (della quale riporto lo special all’inizio del testo e il ritornello nella parte finale).
Il testo è scritto in seconda persona e al tempo presente (salvo flashback e piccoli ferimenti al passato).

Grazie a tutti coloro che passeranno di qua! **

A presto,

Mahlerlucia

 
   
 
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