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Autore: Darlene_    08/12/2019    10 recensioni
Un gatto, una ragazza, un incontro casuale. Una storia che parla di amicizia ed indifferenza, sofferenza ed amore.
Storia scritta per il concorso "esercizi di stile" indetto da GiuniaPalma sul forum di efp
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per il concorso
Esercizi di stile
Di GiuniaPalma
 
 
 
 
 
SOLO UN GATTO
 
 
 
 
 
A Bandito, protagonista di questa storia.
A Sheila e Tigre, e a tutti i randagi.
Ai volontari e alle persone di buon cuore
che tutti i giorni fanno qualcosa per loro. 
 
 
 
Nessuno mi aiuta, forse nemmeno mi vedono, rannicchiato contro il muro di pietra, eppure io ci sono, piccolo e smarrito, perché non vi fermate nemmeno un istante? Tu bella signora, no? E tu, uomo con il cappello che cammini veloce? Ho capito, non mi volete, come biasimarvi? Sono sporco e malato, sono un piccolo parassita. Non ho un nome e nemmeno un amico, chi potrebbe mai voler stare con me? So che non sono bravo a giocare né a vivere in una casa, nessuno me lo ha insegnato, ma vi prometto che posso imparare. Chiudo gli occhi, sconsolato, anche oggi dovrò trovarmi un riparo all’addiaccio, ormai ci sono abituato. Se fossi un umano piangerei, ma noi non lo sappiamo fare. Quanto vorrei avere una casa, un bel caminetto o anche solo un tappeto, mi accontento di poco, perché nessuno mi vuole? Sento dei passi e allora mi alzo, le zampe che mi fanno male e le ossa che scricchiolano. Lo stomaco brontola, non ricordo nemmeno l’ultima volta che ho trovato qualcosa da mettere sotto ai denti. Il freddo di novembre è pungente e si infila nella mia pelliccia rada. Qualcuno si ferma, mi guardano negli occhi, non li conosco, ho un po’ paura, che cosa vogliono da me? Parlano in modo gentile e mi tendono qualcosa, non so cosa sia, ma ha un buon odore. Chi siete voi? Angeli senza ali? Forse dovrei avvicinarmi, mostrarvi quanto vi sono grato, ma non ne sono in grado, il mio carattere scontroso mi obbliga a stare allerta. Abbasso le orecchie, sconsolato, dovrei buttarmi tra le loro braccia ed invece scappo. Loro, stranamente, mi rincorrono. Cosa vogliono da me? Vi prego, lasciatemi stare, non ho fatto nulla di male! Una di loro mi prende, mi tiene stretto, in fondo mi piace. Mi abbandono tra le sue braccia, mi coccola, carezzandomi tra le orecchie, non ho mai provato nulla di simile. Succedono tante cose, sono confuso, ma loro sono sempre lì, con me. Ho paura, tanta paura e vorrei miagolare, ma non ho più voce. Mi portano in un posto strano, c’è odore di qualcosa che non mi piace e una signora mi punzecchia con degli affari appuntiti. Non sento dolore e poi mi offre della carne, ma non voglio darle l’impressione che possa farmi ciò che vuole, soffio un po’.
Mi tocca un altro viaggio in quella scatola di latta che si muove, quindi mi portano in una casa. Una casa vera! Con divani e tappeti morbidi, non ne avevo mai vista una, ma la mamma me le aveva descritte, e sono proprio belle. Mi piacerebbe vivere qui. Mi posano su una coperta e chiudo gli occhi: immagino la nostra vita insieme, chissà se potrò dormire nel letto ed arrampicarmi alle tende. Abbandono la testa sulla lana morbida, sognando una vita nuova. Sono stanco, molto stanco, non sento più il freddo né il dolore, miagolo debolmente, e il mondo diventa nero.
 
 
 
 
Emilia ha dimenticato ancora una volta di firmare il foglio delle presenze. Sbuffi, infastidita.
Novembre si è fatto prepotentemente strada, portando con sé un’aria fredda. Il vento gelido ti sferza il viso e alzi il bavero del cappotto. Invidi Clara, stretta tra le possenti braccia del suo fidanzato. La porta del palazzo sbatte, finalmente la ritardataria è arrivata e già pregusti il sapore delle lasagne di Nando, con quel loro profumo sublime e la besciamella che ti impasta la bocca. Scendete le scale in fretta, impazienti di ritrovarvi al caldo dentro al locale. Cerchi il telefono nella tasca dei jeans quando lo vedi: un piccolo gatto nero rannicchiato contro il muro di pietra. Con un cenno del capo attiri l’attenzione dei tuoi colleghi. Qualcuno estrae un biscotto dalla borsa e te lo porge. Ti avvicini piano, cercando di non spaventare la piccola bestiola. Lui, in realtà non sai se sia effettivamente un maschio, ti guarda, titubante. Vorresti afferrarlo, eppure un attimo prima che la tua mano sfiori il suo pelo rado il gatto scappa. Potreste andarvene, ma ormai il pranzo è solo un ricordo lontano, non ci sono dubbi: non lo abbandonerete anche voi al suo destino. Recuperarlo non è facile, eppure ci riuscite e quando finalmente lo stringi tra le braccia ti pare impossibile che nessuno lo abbia voluto. Lo portate nella clinica veterinaria: è molto deperito e potrebbe non farcela, le analisi parlano chiaro, eppure voi continuate a sperare, tu più di tutti perché quella è diventata improvvisamente la tua missione. La dottoressa gli regala una scatoletta al tonno e lui la annusa, probabilmente gli piace. Tieni a mente la marca, in futuro gliela comprerai di nuovo. Perché lo porterai a casa proprio tu? Non lo sai, semplicemente non vuoi che vada altrove.
Il viaggio in macchina è veloce, Guido tiene il piede premuto sull’acceleratore, il riscaldamento al massimo nella speranza che il cucciolo smetta di tremare. Arrivi a casa e vorresti che ti lasciassero sola con lui, eppure loro non lo comprendono e si invitano da te. Sistemi una coperta sul divano e ve lo poggi sopra. Non hai ancora deciso come lo chiamerai, magari Black, anche se Emilia propone Dark (veramente lei vorrebbe Darkino, ma sa che tu detesti i diminutivi). Ti siedi accanto a lui e lo coccoli. Acciambellato al caldo, finalmente a casa, ti sembra impossibile aver vissuto senza di lui. Chiude gli occhi e segui il suo petto alzarsi e abbassarsi sempre più lentamente fino a quando, inaspettatamente, si ferma.
 
 
Alcuni lo chiamano Fato, altri Destino, c’è chi pensa che si tratti della mano di Dio, ai fini della nostra storia non importa che cosa fosse, ma permise a Darlene e al Gatto di incontrarsi. Lui sedeva sulla gradinata che conduceva al palazzo in cui lei lavorava e, mentre la ragazza usciva accompagnata dai colleghi, un paio di persone oltrepassarono la bestiola senza fermarsi. Un uomo con il cappello camminava veloce e, così come la signora dal volto gentile, proseguì verso la sua meta. Darlene attendeva Emilia, entrata a firmare un documento ed intanto si alzò il bavero del cappotto, pregustando le lasagne di Nando. Se solo l’uomo o la donna si fossero fermati, o se l’amica non avesse dimenticato qualcosa, probabilmente Darlene e il Gatto non si sarebbero mai incontrati, ma gli eventi, o il Fato, o il Destino, li spinsero l’uno nelle braccia dell’altra e così si videro per la prima sugli scalini ghiacciati. La loro prima interazione non fu delle migliori: la bestiola scappò e lei e i colleghi dovettero inseguirlo, ma non appena la giovane riuscì ad afferrarlo capirono di essere fatti per stare insieme. Ne seguì una visita dal veterinario, con conseguente prescrizione di antibiotici e Gatto (ancora senza nome) soffiò alla dottoressa.
Il viaggio in macchina fu veloce, ma il micio lo percepì come infinito, trepidante, ma intimorito. Darlene sedeva accanto a lui, carezzandogli la testa, attendendo il momento in cui sarebbero rimasti da soli in casa, ancora non si rendeva conto di come fosse già legata alla piccola creatura tremante.
Davanti alla porta dell’appartamento i colleghi decisero di trattenersi e così la padrona di casa, sebbene con riluttanza, li fece accomodare. Non badò molto a loro. Prese una coperta assicurandosi che fosse morbida e calda, quindi vi posò Gatto. Qualcuno propose dei nomi, lei non aveva ancora deciso, le bastava sentire il suo calore accanto alla gamba e devo dire che, da quassù, fu uno spettacolo emozionante. L’umana mostrava pietà per una delle mie creature, una tra le più deboli ed io pensai che avevo creato davvero un bel capolavoro, con Adamo ed Eva. Darlene e Gatto avrebbero potuto vivere per anni felici, una nuova coppia assortita per caso, eppure lui era davvero malconcio. Esalò l’ultimo respiro tra le braccia della sua nuova amica, lasciando un vuoto che a lungo non si sarebbe colmato. Penserete che sia io l’artefice della vita o della morte, ma mi limito ad osservare a ad accogliere i miei figli, e Gatto ora è qui, tra le mie braccia e vi assicuro che ancora sogna la ragazza che gli ha regalato un paio d’ore d’amore.
 
 
 
 
 
 
Questa storia è nata quasi di getto, vorrei poter dire di averla creata per il concorso, ma in realtà è stata scritta per Bandito, che in un giorno di novembre mi ha rapito il cuore. Probabilmente non interessa a molti, non c’è una trama molto corposa, eppure per me è davvero importante e significativa. Spero che anche a voi sia piaciuta e che qualcuno, leggendola, decida di fare un gesto d’amore.
 
 
 
 
 

 
 
  
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