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Autore: theastwind    08/12/2019    0 recensioni
E' una storia d'amore e d'avventura tra Nami e... il Rosso.
Ambientata nel lasso temporale collocato prima che la ciurma entri nel Grande Blu.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Shanks il rosso
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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027 – In cerca della Going Merry

“Per essere la prima griglia che disegni non è niente male…” – le concesse, pensando che era una cartografa eccezionale e ammirando la griglia che lei aveva disegnato mentre dormiva.

“Lo so che è fatta bene… l’ha fatta la migliore cartografa dei mari dell’Est!”

“Ma sei comunque una principiante… - la punzecchiò lui – La griglia non serve a niente se non ci associ una carta geografica della zona di ricerca!”

“Ah! – sospirò delusa per essere stata presa in castagna, mentre Lucky e Yassop le facevano comunque i complimenti.

Lui si diresse verso una cassa di legno, ne estrasse alcune mappe geografiche, penna e calamaio e si sedette al tavolo: con estrema disinvoltura riportò la griglia fatta da Nami su una mappa della zona e sospirò preoccupato.

“Che succede?” – lei aveva imparato ad allarmarsi quando Shanks smetteva di sorridere.

“Niente… Mi scazzo perché la zona di ricerca è molto larga e questo vuol dire che ti dovrò sfamare ancora per un po’ di tempo! Come farò?” – si disperò.

“Ma che stronzo! – fece lei sollevata, ma indispettita – Ma non riesci a dire qualcosa di intelligente ogni tanto? Quando partiamo?”

“Domani mattina, se il vento tiene. Copriremo la zona della griglia in poco meno di due mesi di navigazione.”

“Meno male… Ci vediamo dopo, devo finire di fare il bucato prima di partire…” - e corse via.

Lui la seguì con lo sguardo. 

Nonostante il sedere di Nami gli facesse sempre un certo effetto, questa volta sospirò per un altro motivo…

 

“Forza… spara la brutta nuova! – fece Ben, accendendosi la ventesima sigaretta della giornata – Perché le hai mentito?”  

“Da quello che vedo, forse è meglio sperare che la Going Merry sia colata a picco nella tempesta!”

“Spiegati meglio…” 

“Guarda qua! – e gli mostrò la mappa con la griglia – Come vedi, la zona di ricerca si estende per tutto questo grosso tratto di mare e copre queste isolette ad Est e questa penisola a Nord: qui c’è una delle basi della marina. Diciamo che è di rappresentanza: quei babbei ci si riuniscono per occasioni mondane insieme ai cacciatori di taglie… Il 15 ottobre ci sarà una festa, l’ho saputo da Mihawk che vi parteciperà…” 

Poi aggiunse preoccupato: 

“Se la Going Merry non è già affondata, potrebbe essere intercettata dalle numerosissime navi della marina che incroceranno in questo tratto di mare per raggiungere la base. Lo stesso si può dire nel caso il timone sia partito per la furia della tempesta… L’unica speranza è che Rufy l’abbia fatta arrivare nelle insenature di una di queste isolette riparate dai grandi traffici…”

“Se la marina lo cattura, come facciamo a liberarlo?” – gli chiese Ben che aveva capito tutto.

“Non lo so… qualcosa m’inventerò! – Poi aggiunse, sorridendo – Non pensiamo al peggio! Può darsi che se la cavi da solo o che non si faccia intercettare… In ogni caso – disse guardando il suo vice negli occhi – io ci sarò”.

 

L’indomani mattina il Vento dell’Est salpò di buon’ora con un forte vento in poppa e il cielo limpido.

Shanks non voleva ammetterlo nemmeno a se stesso, ma non si sentiva tranquillo: pensava che per quanto forti, Rufy e la sua ciurma nulla avrebbero potuto contro tutte le unità della marina, tutti i cacciatori di taglie che si sarebbero trovati in quelle acque; inoltre, anche se la tempesta non era stata eccessiva, la nave poteva essere andata alla deriva col timone fuori uso e loro potevano essere affamati e quindi debilitati… Più ci pensava e più le probabilità di trovarli lontani dai guai si affievolivano…

Era scosso da questi tristi pensieri e fissava il mare da prua quando la sua attenzione fu attratta da qualcosa di strano e di nuovo: qualcuno stava cantando a squarciagola, ma non era una delle solite voci cavernose e brille che era abituato a sentire sulla nave… 

Era Nami che sforzava l’ugola, affaccendata in qualcosa nella sua cabina…

I pirati l’ascoltavano, sorridendo: era bello sentire la voce di una donna cantare in mezzo al mare.

“A quell’età l’anima ti vola…” - sorrise tra se il capitano che ascoltava deliziato la sua amata.  

 

Nella cabina del suo nuovo e splendido capitano, Nami cantava felicissima e camminava ad un metro da terra.

Il suo fantastico Rosso, se n’era accorta subito, era un pirata speciale e pure legato a Rufy… Certo, i suoi amici le mancavano e sarebbe stato splendido navigare tutti insieme: sarebbe stata una vita di risate… Ma intanto era troppo contenta di stare sulla nave di Shanks, in mezzo a quei casinisti convinti che la vita per mare fosse un continuo fluire di birra e sakè…

E Shanks… 

Shanks era il massimo: idiota e cafone, scemo e anche deficiente, distratto e maldestro (quando entrava in cambusa non ne usciva se non rompeva un paio di piatti), dispettoso e linguaccia… Ma sapeva essere dolcissimo e affettuoso, sincero e spontaneo, altruista e generoso… 

“E poi… è bellissimo!” – e riprendeva a torturare il cuscino.

“Ha un sacco di qualità per essere un pirata…” – pensava ad alta voce per cercare di frenare la sua mente sempre più innamorata che oramai non riusciva più a trovare difetti in quel pirata rosso di capelli e di carattere che le stava facendo vivere momenti indimenticabili.

Come quella sera sotto una luna rossa spettacolare.

Riandava con la mente al solletico che lui le aveva fatto e alla voglia di lasciarsi andare alle carezze e alle coccole che le aveva bloccato il respiro e riusciva ancora a stordirla.

Come quella notte in spiaggia.

Erano stati stesi insieme e attaccati a lungo, si erano accarezzati e avvinghiati stretti stretti… non riuscivano più a separarsi.

E ancora… le sue dita sotto la spallina della canottiera, il suo respiro sulla pelle, i suoi dolcissimi baci della buonanotte… 

Ma i suoi sospiri furono interrotti da un forte bussare alla porta:

“Avanti…”

“Oh… hai smesso di farci venire il mal di testa? – la salutò lui dedicandole, inconsapevolmente, il suo più bel sorriso – Sei talmente stonata che temevo che Eddie stesse spennando una cornacchia per cucinarla oggi a pranzo!”

Lei lo guardò innamoratissima e stregata dal suo sorriso. Ci mise un po’ a realizzare il dolce saluto di lui… quando lo fece, la sua espressione cambiò così tanto che Shanks scoppiò a ridere:

“Ah… l’hai capita adesso… - e scosse la testa – dovrò ricordarmi di fare battute più alla tua portata…”

Lei lo guardò delusa e incazzata:

“Buongiorno anche a te, idiota! – e s’inviperì ancora di più – Sai… il fatto che i tuoi uomini ridano alle tue stupide battute non vuol dire che siano così esilaranti… Non t’è mai capitato di pensare che essendo il capitano non vogliono contraddirti?” – infierì mentre lui la guardava divertito ed eccitato: era dannatamente sexy quando si agitava.

Lui non reagì e si limitò a guardarla.

“Che hai da guardare? Perché sei venuto a scocciare?”

“Per darti una notizia che ti farà felicissima…”

“Hai avvistato la nave di Rufy?”

“No… è pronto il pranzo, cicciona!”

Lei inspirò per calmarsi e sibilò:

“Hai cinque secondi di tempo per uscire da qui e portarti dietro la tua puzza di caprone…” - ma lui rideva.

“Sennò che mi fai?”

“Guadagno cinquecento milioni di berry!!” – gli urlò, lanciandogli addosso un sandalo che andò a sbattere contro la porta della sua cabina che lui chiuse repentinamente.

 

“Ciao, bellissima!” – l’accolse Lucky con un gran sorriso seguito dagli altri quando entrò nella sala pranzo.

Si sforzò di non guardarlo, non subito almeno e mentre si lasciava andare a confidenze ed effusioni con gli altri, sentiva i suoi occhi addosso che non ne perdevano un movimento e che lei aveva sempre più voglia di guardare.

“Avanti… sedetevi, idioti…” – sbuffò Ben che aveva una fame bestiale, ma quelli, tutti presi dalla nuova e bellissima navigatrice del Vento dell’Est non si decidevano a cominciare…

“Ragazzi… lasciatela sedere a tavola… - intervenne lui avvicinandosi e facendo impennare il battito cardiaco di lei – sennò comincia a mordere anche voi e iniziando da te, Lucky…” –  scoppiò a ridere di quei due.

“Non ti preoccupare per lui, Nami… - ribatté il grassone perché lei si era infuriata di nuovo – campa di queste cose e si diverte con poco… lo vedi? Ride come un moccioso e ha il cervello di un moccioso: sono vent’anni che lo alimentiamo con i migliori mangimi a base di pesce per fargli aumentare il quoziente intellettivo e portarlo a quello di un merluzzo, ma non ci riusciamo… - e ridevano tutti – Abbiamo fallito miseramente, ma ci siamo affezionati lo stesso…”

“Beh… allora non vi aspetto più… inizio a piluccare il mio mangime senza di voi…” – replicò lui.

Tutti i filibustieri nel casino esagerato presero posto intorno al tavolo enorme della sala pranzo:

“Nami… il tuo posto è lì…” – le indicò Eddie e a lei esplose il cuore quando si accorse che si sarebbe seduta accanto a lui che, stranamente, non disse niente.

E iniziò il pranzo più teso della sua vita.

Tutta intenta a mangiare educatamente, a non sbrodolarsi addosso, a non sfiorarlo, a non guardarlo troppo, a percepire ogni suo movimento, ogni sua parola: sentiva tutta la sua parte sinistra (quella che dava verso di lui) estremamente sensibile e tutte le molecole del suo corpo che si spostavano verso di lui.

Era rigida ed emozionata: le tremavano le mani, cercava di concentrarsi e partecipare ai discorsi di quei casinisti da mal di testa, ma avvertiva il silenzio e uno strano clima ovattato che riguardava solo loro due.

Shanks si comportava normalmente o così pareva: rideva e scherzava, ma stranamente non le rivolgeva la parola tutto preso dai bagordi generali; lei sapeva, però, che lui la osservava.

“Ah… Nami… - fece Eddie risvegliandola e catapultandola di colpo al centro dell’attenzione – dì un po’ qual è il tuo piatto preferito?”

Si fece di colpo silenzio e tutti si girarono a guardarla, sorridendo.

“La salsa di mandarini.”

“Quella agrodolce?”

“Sì. Perché me lo chiedi?” 

“Io cucino ad ognuno, a turno, il suo piatto preferito e volevo sapere il tuo…”

“Che pensiero gentile… grazie Eddie!” – e gli sorrise grata mentre tutti restavano incantati a guardarla e il capitano li trucidava con lo sguardo.

I bagordi ripresero e lei si estraniò questa volta non per Shanks.

La salsa di mandarini…

La stava preparando Bellmer per fare la pace quel giorno in cui avevano litigato per colpa sua; poi Arlong…

Fremette di rabbia e dolore, fissando un fantastico timballo degno delle mani di Sanji, stringendo le dita intorno alle posate da farsele diventare bianche.

Shanks se ne accorse.

I suoi atroci ricordi furono spazzati via da una forchetta estranea che invadeva il suo piatto e prelevava campioni, neanche tanto piccoli, del suo timballo.

“Oh… Rosso… che è sta storia? Tu non ce l’hai un piatto? Non ti basta il tuo pasticcio di verdure?”

Il silenzio più teso e terrorizzato era sceso sulla tavola.

“Cosa hai detto? – Shanks era rimasto con la forchetta in mano, incredulo – Di cosa è fatto il mio pasticcio?” - era terrorizzato dalla risposta che lei stava per dargli.

“Eh… se non lo sai tu che ce l’hai nel piatto!”

Eddie voleva morire e quando Shanks si voltò verso di lui si fece rosso peperone e poi viola melanzana: il capitano odiava le verdure, tutte le verdure indiscriminatamente.

Quel pasticcio di verdure e formaggi con una lieve panatura era l’unico modo per farli assumere un po’ di fibre: era diventato il suo piatto preferito e tutti, tranne lui, sapevano di cosa fosse composto.

La decisione di fregarlo con il pasticcio, Eddie l’aveva presa molti anni prima di comune accordo con Lucas, il medico di bordo: come un bimbetto capriccioso si rifiutava di seguire una dieta equilibrata ed erano costretti a ricorrere a questo assurdo espediente per mantenerlo in salute.

“Eddie… di cosa è fatto questo pasticcio?” – e lo chiese come la Santa Inquisizione.

Nami avrebbe voluto sprofondare e sparire. 

Aveva scoperto inavvertitamente un altarino e ora guardava gli altri con le mani in faccia per la disperazione: era una di quelle cose per le quali il capitano di una nave pirata poteva tranquillamente uccidere i suoi… Arlong non avrebbe esitato un istante.

Ma già si sentivano risate sommesse.

“Ecco, capo… io… ma tu… ne hai bisogno…” 

“In che senso?”

“E poi chi ti vuole sentire che non cachi per due mesi?” – Ben non riuscì a trattenersi mentre tutti cominciavano a ridere sul serio.

“Lo sapevi?” – il capitano non ci poteva credere: anche il suo migliore amico nella cospirazione! 

Nami capì la situazione e scoppiò a ridere.

“Fammi capire… - e rideva di quel Rosso davvero impossibile – hai mangiato questo pasticcio per anni senza sapere che conteneva verdure? Sei così idiota che i tuoi sono costretti a fare i salti mortali per farti mangiare le verdure?”

“Taci, mocciosa…” – lui la guardava malissimo: si preannunciava terreno fertile per le prese in giro di lei.

“Mocciosa a me? Sei sicuro di non essere seduto sul seggiolone? Piccolino… ti devo frullare la carne? Vuoi un omogeneizzato o ti basta il latte con i biscottini?”

E tutti a ridere per le battute a raffica di quella ragazzina che per tutto il pranzo se lo mise sotto i piedi come uno zerbino. 

 

“Bravo!” - si disse compiaciuto. Era riuscito a far passare un’altra giornata senza violentarla: 

“Vai così che lo stai stracciando il Papa!” – s’incitava, affacciato al parapetto di prua, godendosi un limpido quarto di luna.

All’improvviso si ricordò del bacio che lei gli aveva dato prima che svenisse e si riscaldò.

“Non riesco ancora a capire se è stato un sogno o se era vero – considerò tra se – ma di sicuro è stato quel gesto a farmi svenire…”

Un paio di mani interruppe le sue considerazioni coprendogli gli occhi da dietro, abbracciandolo; immerso nei suoi dolci pensieri non aveva sentito che qualcuno gli si era avvicinato alle spalle.

“Spero tu non sia uno dei miei uomini… - fece divertito ed eccitato – perché sennò ti sbarco a calci nel culo nel primo bordello che troviamo così ti dai una sfogata!”

Lei cominciò a ridere e si allontanò, passandogli le mani sulle spalle e poi dietro la schiena, facendogli venire i brividi.

“Dì la verità… hai avuto paura??” – lo schernì allusiva.

“Uff! Ho ancora la tremarella…” – si finse sollevato, girandosi verso di lei mentre l’adrenalina gli scioglieva ogni ombra di stanchezza nelle ossa.

“Fra un paio di giorni avvisteremo una delle isole comprese nella griglia… - la informò – Sei pronta a riabbracciarli?” – avvertendo una fitta al cuore all’idea di lasciarla tornare da Rufy.

“Sono pronta a dargliele di santa ragione se non mi hanno tenuto bene i mandarini!!” – scherzò energica lei.

“Rufy li avrà senz’altro mangiati tutti: lui mangia… poi si vedrà se è frutta del diavolo…” – disse lui ridendo, ripensando al disastro di dieci anni prima.

“Tu c’eri quando è diventato di gomma?”

“Sì… si era arrabbiato con me e non mi voleva più parlare… io mi ero distratto e quando tentai di riallacciare, aveva già divorato metà frutto di Gom Gom per un danno totale di centomila berry! Mi arrabbiai tantissimo! Voleva fare il pirata a tutti i costi e fino a poco prima mi aveva avvilito dicendo che lo dovevo prendere nella ciurma, che sapeva nuotare bene e aveva un pugno più micidiale di una pistola... Poi mi sono girato un secondo ed è diventato di gomma… Se ci ripenso, mi viene da strozzarlo!!”

“Io lo avrei fatto per i centomila berry…” 

“Io mi sono arrabbiato perché il suo sogno era fare il pirata e capivo la frenesia che aveva nel sangue… da piccolo ero come lui!”  

Poi ci fu una lunga pausa fra di loro che li mise sulle spine.

“Sì, lui è speciale… - concordò Nami – Mi sono sempre chiesta da chi avesse preso quella passione e quell’idea di pirateria che mi ha spiazzata e convinta a seguirlo… Adesso che ti ho conosciuto – aggiunse, misurando la voce per non fargli sentire quanto fosse emozionata – capisco perché sei il suo idolo, perché ti ha difeso a morsi lottando con Bugy, perché ha pianto quando quel cretino ha sfregiato il cappello… e perché… ti vuole così bene.”

Lui era piuttosto imbarazzato e non disse niente. E lei riprese: 

“Prima di morire, mia madre disse a Nojiko e a me che le donne non devono essere meno forti degli uomini e che non avremmo mai dovuto smettere di lottare e pentirci di essere nate… perché il mondo è pieno di cose bellissime, tutte per noi…” - si fermò perché aveva l’affanno. Poi lo guardò, tremando con gli occhi lucidi. 

Si avvicinò e lo baciò a lungo sulla guancia sempre tremando. 

“Io… io credo che tu sia una di queste cose bellissime, Shanks. Buonanotte!” – gli sorrise rossa in volto e scappò nella sua cabina.

Lui rimase immobile e assolutamente muto: mai… nessuno gli aveva detto che era “una cosa bellissima per la quale la vita era degna di essere vissuta”.

“Mi sa che sono morto – pensò felicissimo e innamoratissimo – mi sembra di essere in Paradiso…”

Sospirò.

“Buonanotte, amore mio…”

 

Dopo poche ore di sonno agitato, Shanks decise di alzarsi e fare due passi sul ponte della nave; non faceva che ripensare alle parole di Nami…

Lei era stata dolcissima e lui si sentiva già il Re dei Pirati, il padrone del mondo:  

“E’ COTTA DI ME…” - aveva pensato con l’anima fra le nuvole e un sorriso da un orecchio all’altro, sentendosi leggero come il Gabbiano Johnathan Livingstone. 

Passato, però, lo stato di eccitazione e di delirio continuo in cui lei lo metteva, a cui si era oramai abituato e da cui faticava a togliersi, si sentiva giù di corda.

“L’ho combinata grossa… Fino a quando ero io a morire per lei, nessun problema… riuscivo a controllare la situazione. Adesso è lei che non tiene le mani a posto e non so se sono abbastanza forte da respingere gli assalti… Ma quale forte! - sospirò – se mi tocca di nuovo, la sbatto così tanto all’albero maestro da fare ammainare le vele!” - e rise in preda alla forte eccitazione. Poi decise, serio: 

“Stiamo per incontrare Rufy… forse dovremo salvarlo dalla marina, se non è già morto… In ogni caso devo tenerla a debita distanza: a quell’età gli ormoni sono sempre in festa anche nelle donne… i miei, ubriachi di sakè, non hanno mai smesso di festeggiare… - E pensava – come glielo dico che sono pazzo della sua navigatrice? Magari è anche la sua ragazza! Comunque non me la lascerà… - era disperato e si sentiva morire a quella prospettiva - Gli viene una sincope! E mi prende per un vecchio porco… - e ripensava depresso: - Non deve succedere niente tra noi… Devo dimenticarla… È troppo piccola… troppo bella e troppo dolce… E poi per lei è solo una cotta… di sicuro le passerà in fretta, ha solo diciotto anni! - si disse in preda alla tristezza – Non devo cedere…”

Oramai aveva consumato quel pezzo di ponte, camminando avanti e indietro in preda al tormento:

“Che idiota… come ho fatto ad innamorarmi come un adolescente? Non possiamo stare insieme…” - era l’unico pensiero che riusciva a formulare, considerando la sua posizione e la vita che conduceva alla quale non avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

“Le ci vuole uno che la possa rendere davvero felice, - si diceva guardando il mare e la spuma bianca delle onde che diventava quasi fosforescente nella notte - uno che stia con lei per sempre e che magari la sposi per mettere su una famiglia! Io non posso darle niente di tutto questo… non posso nemmeno garantirle che domani sarò ancora vivo… - considerò convinto. - E poi… già sarà difficile dimenticarla se non è successo niente… Ma se torna con Rufy, come deve, dopo che ci siamo sfogati per bene, io non vivrò più… sarò finito come pirata e come uomo! Insomma la mia missione è la castità fino a quando non se ne va… poi mi chiudo da qualche parte con dieci bellissime donne e vediamo se riescono a guarirmi…” – concluse poco convinto.

 

“Forse ho sbagliato… - si girava e rigirava nel letto in preda ai dubbi – forse non dovevo dirglielo… – e ripensava agli ammonimenti di Roxanne – ma io…”

Nami non era riuscita a chiudere occhio ed aveva alternato momenti di sonno agitato a veglie allucinanti nelle quali si chiedeva se quella sua confessione fosse stata opportuna.

“Praticamente gli ho detto ti amo… - e si girava – e adesso... che succederà? – e si rigirava – è diventato tutto rosso quando l’ho baciato…”

Ma non si pentiva di quello che aveva fatto: lei gli voleva bene, le piaceva quel suo carattere sornione e sempre allegro, la faceva divertire e la rilassava.

E oramai l’alba era arrivata, ma il sole non ancora si impadroniva del cielo per via di una densa foschia che circondava tutto il legno pirata. Sentiva le voci dei pirati sul ponte che si affaccendavano con cime, gomene, fiocchi e vela maestra.

“C’è sempre trambusto su una nave pirata…” – pensava, restando stesa nel letto del suo Rosso.

   
 
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