Fumetti/Cartoni americani > Transformers
Ricorda la storia  |       
Autore: _Cthylla_    10/12/2019    1 recensioni
La Decepticon Justice Division, recatasi per vari motivi nella città-Stato più folle del cosmo, ha deciso di trascorrere lì qualche ora di vacanza.
Quale piega prenderà, tra notizie e incontri più o meno inaspettati?
Genere: Avventura, Commedia, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Tarn
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I, Transformers: Prime
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La one shot qui sotto è legata, seppur non in modo strettissimo, alle precedenti storie “Chasing Rainbows (Or Maybe Bears)” e “Where A Butterfly Can Lead You”. Il contesto sarebbe più sul generale/vago ma... solito discorso.
Altra cosa che non serve sapere per comprendere quel che c’è qui sotto: cronologicamente parlando, si colloca un paio di giorni prima rispetto alla fine della mia long del 2013, “The Specter Bros’ ”.
Ringrazio Neferikare per varie cose, principalmente per avermi dato una mano a trovare la variante del nome della ex-proprietaria di Pettinathia xD
Passo e chiudo.
 
 
 
 
 
A "Day Off" To Repent (A Little)











 
 
Nella città-Stato di Pettinathia, bolgia infernale di tossici, spacciatori, produttori di infinite varietà di droghe dall’infinita varietà di effetti e di pazzi da ricovero lasciati rigorosamente a piede libero, il leader della Decepticon Justice Division riteneva che aver trovato quel locale dall’apparenza perfino decente, abbastanza tranquilla e ideale per lui e la sua minuta accompagnatrice, fosse qualcosa di estremamente simile a un miracolo.
 
«Poteva essere peggio».
 
«Mh».
 
Si trovavano in pieno centro, all’ultimo piano di un palazzo che ne contava sei, uno dei più alti in tutto il territorio.
Gli edifici di Pettinathia non erano famosi per la loro altezza, né alla proprietaria attuale né alla precedente era mai importato particolarmente cercare di far costruire una bella skyline; questo complice il fatto che il vero cuore della città-Stato pulsasse sotto la superficie.
Per quel che Tarn era venuto a sapere, il complesso sotterraneo di Pettinathia era una città sotto la città, estesa cento volte tanto, forse anche di più, tanto in larghezza quanto in profondità. Voci non confermate suggerivano che la principale fonte energetica fosse il nucleo stesso del pianeta, la cui potenza era stata imbrigliata in modi sconosciuti.
Solo il cielo sapeva cosa ci fosse di preciso là sotto ma, più probabilmente, anche le divinità di ogni pantheon avevano preferito strapparsi gli occhi dopo aver dato una breve occhiata.
 
Dopo un altro sorso al cubo di energon che stava bevendo, Tarn fece un breve sospiro. «Nickel, non guardarmi in quel modo. So che Pettinathia non ti piace, io per primo non amo troppo l’idea di trovarmi qui, però è diventato un luogo “utile” per più di una ragione».
 
«Non mi piace questo posto, non mi piace che gli altri siano in giro da soli» disse Nickel «E non mi piace aver lasciato la Peaceful Tiranny dove l’abbiamo lasciata. Se ne approfittassero per cercare di entrarvi?»
 
«Se accadesse lo saprei e Stiria avrebbe di che pentirsi. Abbiamo un accordo con lei in quanto padrona di questo posto ed entrambi abbiamo interesse a rispettarlo. Lei a dire il vero ne ha un po’più di noi» le ricordò il Decepticon «La DJD ha tolto dalle scene alcuni Decepticon in grado di distruggere da soli interi battaglioni, non c’è granché da temere da una ragazzina col suo grosso parco giochi. Questo patto dà T-Cogs e un’area sicura a noi, shanix a volontà e la garanzia di essere lasciata in pace a lei: onesto direi. Non temere, so quello che faccio».
 
“Al di là del fatto che non sembrasse particolarmente tesa quando ci ha incontrati, mi dà da pensare già solo il fatto che la paghi per i T-Cogs, Tarn” pensò Nickel, scegliendo per una volta di non esternare le proprie considerazioni.
 
«Ne sono sicura ma spero comunque di non dover tornare qui troppo presto».
 
«Il rifornimento di T-Cogs durerà per un pezzo e, in ogni caso, per un po’ le nostre prossime visite saranno più brevi» la rassicurò lui «Un momento libero una volta ogni tanto migliora la performance del gruppo, troppi momenti liberi rischiano di deconcentrarli e impigrirli. Non è quel che desidero. Mh. Noto che a Vos e Kaon le ore già trascorse potrebbero essere bastate» aggiunse, vedendo i due all’ingresso «E noto anche che Kaon sta ridendo come un pazzo… e quell’imprecazione di Vos mi era sconosciuta… spero per Kaon che non abbia deciso di prendere qualche strana sostanza nonostante gli ordini contrari».
 
«Sempre che non gliel’abbiano fatta assumere di straforo» borbottò Nickel, alzando gli occhi al soffitto «Questo è il centro di Pettinathia, se non avessimo messo i filtri prima di uscire dall’astronave a quest’ora saremmo stati tutti strafatti. L’aria è satura di chissà cosa, come si fa a vivere in un posto del genere non lo so!»
 
«All’estremo confine della città va meglio, non c’è bisogno dei filtri» disse Tarn «Ma di stare in guardia dai pazzi, sì» aggiunse poi, ricordando il tuffo dell’ursanokor in piscina al quale aveva assistito almeno un mese e mezzo prima «Vos, Kaon, già di ritorno?»
 
Vos si limitò ad annuire squadrando Kaon, ancora scosso dalle risate, in un modo tale da far pensare che presto avrebbe assunto la sua forma da fucile d’assalto e avrebbe chiesto a Tarn di uccidere così il compagno di squadra.
 
«Mi sono andato a infilare in un posto assurdo» raccontò il cybertroniano dalle orbite vuote «Un locale ricavato nel seminterrato di una fabbrica attiva prima del cambio di gestione…»
 
Prima del cambio di gestione, ossia prima che Pettinathia iniziasse a chiamarsi con tale nome e prima che Stiria ne prendesse il controllo.
In precedenza era stata la socia della creatrice e reggente di quel posto, tal “Dhambrexia”, la quale disgraziatamente era morta di overdose.
Quella era la versione ufficiale, anche se Tarn aveva qualche dubbio sulla veridicità della questione. Non che lo riguardasse: sapeva certe cose solo perché fare affari con qualcuno senza informarsi neppure un minimo sarebbe stato stupido, e lui non era stupido.
 
 «Non hai idea di quello che ho sentito e non hai idea di quello che ho rimediato!» esclamò Kaon, dando una pacca a un borsone che, quando il gruppo si era diviso, decisamente non aveva.
 
«Mi sembrava di essere stato chiaro a riguardo: non si assumono, non si comprano e non si rubano stock di droghe».
 
«Infatti non è droga, Tarn! Ammira!» dal borsone tirò un bottiglione di vetro «Una delle ultimissime rimanenze della famosissima “colla di valvola” del periodo pre- Stiria!»
 
Nel processore di Tarn e Nickel per un attimo ci fu solo silenzio, mentre osservavano il contenuto bianco-azzurrino un po’ luminescente del bottiglione.
 
«Kaon» disse lentamente Nickel «Tu lo sai che la valvola è… è quella che noi femme abbiamo sotto... oh, che domande, certo che sai cos’è la valvola, e quella roba non può essere stata davvero prodotta anche con i fluidi di… no, aspetta, in effetti qui tutto è possibile, ma se fosse così che schifo! Toglila di torno, in nome di Prion!»
 
«Il suo lavoro però lo fa, i pezzi del tizio che me l’ha data sono rimasti appiccicati al muro che era una meravigl-»
 
Non riuscì a finire la frase: Tarn gli strappò di dosso il bottiglione e il borsone, imbracciò Vos in forma di fucile da assalto e, con un solo colpo, vaporizzò entrambi gli oggetti insieme a tutto il loro contenuto.
Non sapeva se fosse il nome “colla di valvola” fosse da prendere alla lettera e se parte dei suoi componenti venissero davvero da , probabilmente no, ma riteneva il solo fatto di averne avuto il dubbio una valida ragione per averla distrutta.
 
«Adesso capisco il motivo per cui imprecavi, Vos» disse Tarn.
 
«Ma perché? Era roba buona! Poi se proprio non la volevate avremmo potuto vender-»
 
«No. Anche perché chi mai la comprerebbe?»
 
«Devo contraddirti, pare che a quei tempi andasse a ruba» disse Kaon.
 
Incredulo, Tarn poggiò a terra Vos, scosse la testa, si sedette e tornò a bere dal cubo di energon. «In giro c’è molta gente pazza».
 
«E non hai ancora sentito la storia della valvola senziente e parlante diventata così per colpa di un processo chimico andato storto! La valvola si faceva chiamare Paco» disse Kaon «Era quella della defunta Dhambrexia. Si è emancipata dalla proprietaria ed è scappata a Kalis insieme a Tatiana. Tatiana era la pancia senziente e parlante dell’ex marito di Dhambrexia, e a quanto pare Tatiana e Paco hanno anche avuto dei figli a forma di mini valv- ehm, va bene, d’accordo, ho capito» alzò le mani in segno di resa, sperando che Tarn puntasse altrove il suo doppio cannone a fusione «E comunque, che sia vero o no…»
 
«Direi che non lo è, in caso contrario i miei sogni inizieranno a essere infestati dai figli di Paco e Tatiana che vogliono giocare con me» borbottò Nickel.
 
«Che sia vero o no, certe cose ormai non capitano più» concluse Kaon.
 
«E di questo siamo tutti grati» sospirò Tarn, desideroso solo di poter cancellare i ricordi di quella conversazione.
 
«Ad ogni modo, non sono venuto qui perché mi ero annoiato. È difficile annoiarsi da queste parti» aggiunse, in procinto di ricominciare a ridere «… Tatiana e Pa-»
 
«Kaon».
 
«Ehm, sì. Sono concentrato. Allora, ho avuto notizie riguardo il prossimo obiettivo nella Lista: non è poi così lontano da noi, come vedi» porgendo a Tarn un datapad «E la rotta più breve per raggiungere il pianeta su cui si trova passa accanto a-»
 
«Al pianeta dove si trova Lord Megatron in questo momento» completò Tarn «Quello che chiamano "Terra". Lo vedo, Kaon, lo vedo chiaramente. Tu riesci a vedere, Nickel? Posso abbassare il pad se serve».
 
«Vedo perfettamente, ti ringrazio!»
 
«Bene».
 
Tarn pensò che era da molto tempo che la sua strada e quella del transformer di cui conosceva a memoria gli scritti, le imprese e i precetti, e che venerava quasi come una divinità  non si incrociavano.
Principalmente era colpa del fatto che la missione sacra della Decepticon Justice Division portasse la squadra a rimbalzare come una palla da un punto all’altro del cosmo, perché i traditori cercavano sempre di scappare più lontano possibile.
Mai abbastanza, in ogni caso.
 
«Prima di raggiungere la nostra destinazione potremmo chiedere il permesso di fargli visita nella Nemesis per porgere i nostri omaggi, il contrario sarebbe definibile come minimo scortese e la scortesia nei confronti di Lord Megatron sarebbe imperdonabile» continuò il Decepticon «Al termine del momento libero partiremo immediatamente».
 
«Di questo sono felice» disse Nickel.
 
«Sissignore» Kaon si schiarì la voce «Resomi conto della relativa vicinanza della Nemesis mi sono preso la libertà di verificare alcune delle presenze cybertroniane in essa e sul pianeta. Sai che abbiamo libero accesso al database del nostro esercito e, grazie a Soundwave, alla copia di quello avversario. Due nomi e mezzo tra quelli presenti sono nella nostra Lista, li ho colorati in rosso».
 
«Due nomi e mezzo? Ah! Comprendo» disse dopo aver letto il primo «Airachnid è effettivamente nella Lista ma è praticamente in fondo, sai che noi seguiamo un ordine preciso, e… Kaon, potrei considerare l’ “e mezzo” che mi hai detto quasi come un colpo basso. Purtroppo Lord Megatron ha voluto che rimuovessimo Starscream dalla Lista» sospirò «Non so quali siano i motivi che lo spingono a desiderare che la Scintilla di quella ignobile feccia rea di molteplici tradimenti a Lui, alla causa e a qualsiasi cosa, continui a pulsare... ma le sue decisioni sono incontestabili».
 
Lesse l’ultimo nome.
 
«Tecnicamente anche questo nome è posizionato in basso nella nostra Lista» disse, quanto più possibile atono.
 
“Ma da tempo, da quando ho capito chi era il colpevole del rapimento, è molto in alto nella mia”.
 
«Ritiro quanto ho detto in precedenza: il momento libero finisce adesso. Kaon, invia tutto a Helex e Tesarus, così che possano aggiornarsi mentre tornano alla Peaceful Tiranny. Se entro tre minuti non avranno visualizzato il tutto li chiamerò personalmente».
 
Vos, tornato alla propria forma originaria, disse qualche frase nel proprio linguaggio arcaico.
 
«La signorina compiacente che intendeva soddisfarli tutti e due assieme a quest’ora sarà ridotta in condizioni indicibili, stando ai rumori che hai sentito, anche se loro non avessero voluto farlo apposta. Spesso uno solo di loro è già troppo per molte delle femme comuni. Però non posso darti tutti i torti: se vedendo la loro stazza e le loro facce si è offerta lo stesso, forse intendeva proprio morire oggi».
 
Tutti insieme attesero tre minuti.
Nessun segno di vita o visualizzazione da parte di Tesarus e Helex.
 
«Magari la tipa non è morta e si stanno ancora dando da fare» ipotizzò Kaon.
 
«Improbabile».
 
Tarn tentò di comunicare con loro tramite comm-link: chiusi.
 
«Forse la femme in questione è riuscita a drogarli o che di simile e ora sta vendendo le loro parti corporee ai trafficanti di organi. Prima ne ho beccati una decina per strada, uno ha cercato di vendermi delle ottiche color serenity» disse Kaon «“Otticheee! Ottiche, ottiche, ottiche! Tu signore vuoi le ottiche per una bella fanciulla? Ottiche? Ottiche!”. È lì che ho usato un altro bottiglione di colla. Poi c’era anche un altro che vendeva dildi e vibratori di varie dimensioni, sospetto ricavati da cavi veri. Volevo comprartene uno» aggiunse, rivolto a Nickel.
 
«Te l’avrei infilato in un occhio!» fu la risposta del medico di bordo, ormai inquieta. «Se fossimo in qualunque altro posto troverei l’idea ridicola, ma qui…»
 
«Io e Stiria abbiamo un accordo» ribatté Tarn, tentando di videochiamare Helex e Tesarus tramite datapad «La sicurezza della mia squadra doveva essere garantita, meglio per lei che non venga a scoprire il contrario».
 
Squilli a vuoto.
 
«Faccio un ultimo tentativo. Se non rispondono, Vos, tu ci porterai nel posto dove li hai lasciati con quella donna. Sistemata questa faccenda sistemeremo anche il resto con chi di dovere».
 
Altri squilli.
Impegnato ad attendere una risposta, non si rese conto che nel frattempo i file che aveva inviato erano stati visualizzati.
 
«Va bene, andia-»
 
Appena prima di terminare la videochiamata, finalmente qualcuno rispose.
 
Ehilà!
 
Seppur a stento, Tarn riuscì a contenere l’istinto di trasalire. «Chi sei?»
 
Non erano stati Helex o Tesarus a rispondere, bensì una femme a lui sconosciuta dalle ottiche arancioni e dei “capelli” fatti di catene color ruggine, che lo stava salutando tranquillamente con la mano.
 
Forse dovresti dirmelo tu, siùcar, sei tu che hai chiamato. Ehilà tu lì dietro! – esclamò poi la femme, apparentemente rivolta a Vos – Non sai che ti sei perso!
 
«Cioè… la tizia è stata con Helex e Tesarus insieme ed è ancora viva e vitale?!» allibì Kaon, lasciandosi quasi sfuggire un risolino.
 
Tarn lo ignorò. «Io ho contattato i miei uomini. Sono stati visti con te l’ultima volta e ora non rispondono. Cosa gli hai fatto?»
 
Puoi ripetere?
 
«Non sono in vena di giochetti».
 
Cos- non ti sto- eh?
 
Ora Tarn vedeva l’immagine muoversi a scatti. Maledicendo le infrastrutture e il poco campo che doveva esserci nell’area in cui si trovava quella femme, pensò di provare a rendere più chiare le proprie parole facendo scattare verso l’alto la parte di maschera che normalmente gli copriva la bocca.
 
«Le persone che cercavo non rispondono, tu hai il loro datapad. Cos’hai fatto ai miei uomini?»
 
Cos’ho fatto? Ti posso accontentare ma bada che è un racconto un po’lungo! Allora, per prima cosa ho tolto loro l’armatura pelvica usando la bocca, scoprendo che erano belli che pronti alla connessione già solo con questo, poi-
 
«Non è quel che volevo sapere. Ti consiglio di rispondere seriamente alla mia domanda, perché mi stai facendo perdere del tempo prezioso» disse Tarn, abbassando gradualmente la voce «Te lo chiederò per l’ultima volta: cos’hai fatto ai miei uomini?»
 
Nickel, Vos e Kaon non potevano evitare di pensare che non avrebbero voluto trovarsi nei panni di quella femme.
Tarn non stava prendendo bene l’idea di un accordo infranto, della possibile perdita di due membri del gruppo -e uccidere un membro della DJD equivaleva spesso a un posto nella Lista - e della perdita di tempo in sé.
 
Credo che dovrai venire a prenderli, la connessione li ha stremati. Io gliel’avevo detto che se avessimo continuato a oltranza non avrebbero camminato bene per una settimana ma non mi hanno dato retta – la femme fece spallucce – Comunque sia sono soddisfatti e ora sono in ricarica. Vedi?
 
Sullo schermo del datapad comparvero le immagini di Helex e Tesarus, esausti e in ricarica con un sorriso beato nonostante l’inguine leggermente danneggiato e sfrigolante.
 
«COS-» allibì Nickel «Com’è fisicamente possibile questa cosa?!»
 
Se ci incontriamo te lo spiego, donna che non riesco a vedere! Ehi! Puoi girare un po’il datapad? Almeno vedo anche la tua amica… no? Occhei. Come vuoi. Allora, come vedi non c’è nulla di cui preoccuparsi, quindi che cosa mi dici, siùcar?
 
«Ti dico che quello che hai fatto causerà un rallentamento non indifferente ai progetti che avevo fatto, e nei progetti che avevo fatto non intendevo perdere neanche un minuto di tempo».
 
Se l’occasione fosse stata un’altra probabilmente avrebbe agito in modo diverso.
Se non ci fosse stata di mezzo la fretta, forse avrebbe fatto un lungo sospiro e ammonito entrambi i suoi uomini, incredulo all’idea che potessero essere stati ridotti così da una femme durante una connessione; ma c’erano delle persone che voleva incontrare, alcune che sperava di incontrare e certe vecchie questioni da sistemare, e l’idea di dover spostare due mech stremati più grossi di lui, con tutto quel che ne conseguiva in termini pratici, lo stava facendo innervosire.
Inoltre, in quel frangente in cui era già irritato di suo, l’impressione di non essere preso troppo sul serio non migliorava le cose.
 
«Ragione per cui, avendo manifestato il desiderio di incontrarci, non ti dispiacerà venire accontentata».
 
L’aveva detto abbassando gradualmente la voce e rallentando il ritmo delle parole in modo da paralizzarla, ma tutto quel che vide fu il sorriso della femme diventare un po’ più largo.
 
  Immagino che tu prima, vedendo che mi muovevo a scatti, abbia pensato che qui da me non ci fosse molto campo. È stato carino da parte tua scoprirti la bocca, quel che dicevi è diventato molto più chiaro, talmente chiaro di non aver bisogno dell’audio per capirlo, bastava il labiale! Ihihihih!
 
Li aveva giocati.
Anzi, lo aveva giocato.
 
Non so se finirò o meno nella vostra Lista, per quel che si sa non sono il tipo di persona che rientra nei parametri, alla fine io e i tuoi uomini ci siamo solo divertiti. Se però dovessi decidere altrimenti, il nome da scrivere è “Hallow”. Eeeeee comunque, che io finisca o meno nella Lista, tu con quei bei cingoli sei decisamente nella mia! Addio, siùcar.
 
La comunicazione venne terminata così da Hallow, dopo un occhiolino, in un miscuglio tra flirt e un certo grado di menefreghismo che -Tarn non poteva saperlo- l’accompagnava nel novantacinque per cento dei fatti in cui si trovava coinvolta.
 
Il cubo di energon in mano a Tarn si incrinò con un sottile rumore per poi finire ridotto in frammenti che andarono a conficcarsi nelle giunture tra un dito e l’altro.
 
Nickel, Vos e Kaon si scambiarono un’occhiata vagamente allarmata.
 
«Credo sia tempo di andare a recuperare Helex e Tesarus» disse Tarn, dopo qualche secondo, con la massima calma «A quest’ora saranno già rimasti soli. Nonostante l’uso di certe parole non credo che quella donna avesse una gran voglia di incontrarci di persona».
 
«Pensando alle facce dei ragazzi è quasi un pec-argh!» gemette Kaon, interrotto da un calcio di Nickel e una gomitata di Vos arrivati contemporaneamente.
 
Non che avesse reale diritto di lamentarsi: era stato sempre meglio rispetto all’esasperare ulteriormente Tarn come aveva rischiato di fare.
 
«Andiamo».
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Di cosa ci fosse dietro il nome “Stiria”, Tarn si era fatto un’idea già prima di incontrarla.
La parola “Stiria” era, secondo la sua modesta opinione, molto vicino a un sostantivo usato nella città di Praxus: “hastiria”, che null’altro era se non il modo in cui gli abitanti di Praxus chiamavano l’isterìa nel loro dialetto.
 
«BRUTTI MONGOFLETTICI DELLA GRAMMATICA!»
 
Nulla di più appropriato dal momento che gli strilli di Stiria avevano raggiunto un livello di potenza e di acutezza tale da far incrinare più d’una vetrata teoricamente infrangibile del suo palazzo -nonché principale punto d’accesso all’infinito complesso sotterraneo di Pettinathia- e fatto esplodere svariate lampade nel corridoio che stava percorrendo la DJD.
 
«Quella femme non è solo un pugno in un occhio, è anche un inferno per l’udito!» sbottò Nickel.
 
Tarn immaginò che il “pugno in un occhio” fosse riferito ai colori di Stiria: un miscuglio di azzurro, giallo e lilla, con glitter rosa spiaccicati a caso sulle sue ali da seeker che, altrettanto spesso, erano decorate anche con fili di lucine rosa intermittenti. L’insieme era quasi peggio del corno glitterato perennemente impiantato sulla fronte. In teoria era per imitare un animale mitologico non meglio conosciuto a Tarn, in pratica, secondo lui, Stiria lo teneva lì per cercare di infilzare le persone durante i momenti come quello attuale.
 
«Posso provare a fonderla, Tarn?» domandò Helex «Sarebbe per una buona caus…»
 
Si interruppe notando lo sguardo poco incoraggiante.
 
Probabilmente era dovuto al fatto che Tarn, insieme a Vos e Kaon -il cui contributo era quasi inesistente per ragioni di stazza- stava sorreggendo lui e Tesarus insieme per aiutarli a reggersi in piedi e camminare quasi normalmente. Essere un point one percenter e avere un corpo molto più che potenziato era una fortuna, quando c’era da tirar su due mechs più alti e più grossi di lui.
 
Helex riconosceva che fosse abbastanza imbarazzante ma, quando lui e Tess avevano incontrato Hallow, tutto avevano pensato eccetto che li avrebbe ridotti in quel modo.
In buona parte per colpa loro che non erano stati in grado di dire “basta” pur essendo lucidi e avendo la bocca libera, doveva ammetterlo.
 
«“Igloo” si scrive con due “o”, non con la “u” e tantomeno con la “u” accentata! Lo sanno anche le protoforme, porca servicebot!»
 
Tarn si trattenne dallo sbuffare nel sentire, dopo quelle frasi seccate di Stiria, altri strilli che la femme rivolse ai propri sottoposti - evidentemente un po’sgrammaticati.
Anche lui non amava molto gli orrori grammaticali ma gli sembrava incredibile poter fare una tale scenata per un simile motivo, come gli sembrava incredibile che qualcuno con un tale atteggiamento potesse governare senza problemi un posto come Pettinathia.
Probabilmente le droghe che saturavano l’aria aiutavano a tenere bassa la voglia di rivolte.
 
«Miss Stiria, chiediamo perdono per la nostra ignoranza grammaticale ma la preghiamo di ritrovare un po’di calm-»
 
«Non ditemi…»
 
Non mancava molto per arrivare, ormai, e Tarn vide che i danni ai vetri in prossimità di Stiria erano ancora maggiori.
 
«Di stare…»
 
Non seppe dire se il presentimento che ebbe fosse dovuto a qualcosa di più rispetto alla semplice esperienza tra guerra e utilizzo di abilità peculiari, perché le informazioni che aveva raccolto non avevano parlato di capacità potenzialmente pericolose, ma ordinò un “Tutti a terra, staccate gli audio!”.
 
«CALMA!»
 
Nessuno inizialmente capì cos’era successo, avendo obbedito all’ordine, ma quando si rialzarono a riattivarono l'audio sentirono i rumori di molteplici allarmi, videro che i vetri non erano più solo incrinati ma del tutto rotti e che le pareti erano piene di crepe.
 
«Peggio di mia madre» fu tutto quel che bofonchiò Tesarus.
 
Quando arrivarono nella stanza dove si trovava Stiria videro che quei disgraziati dei suoi sottoposti, probabilmente avvezzi a certe cose, si erano gettati a terra come avevano fatto loro riuscendo a rimanere vivi, ma tutt’attorno a loro c’era un disastro di vetri rotti e pezzi di parete crollati a terra; in particolare quella in direzione opposta a Stiria, sulla quale si apriva un grosso squarcio.
 
Quando la giovane seeker notò che erano entrati li indicò, poi indicò i propri galoppini e…
 
«Perché sono circondata da imbecilli che non sanno scrivere? Perchééééé?!»
 
“E”, piagnucolando, andò a spiaccicare la faccia sul petto di Vos, il quale non seppe più che pesci pigliare.
Sensazione comune all’intera squadra, a dire il vero.
 
“Spero che le femme non diventino tutte così a quest’età” pensò Tarn, per più di un motivo.
 
«E comunque voi mech siete degli stronzi!» sbottò poi Stiria, puntando un indice contro il petto di Vos «Questo siete. Una non può neanche essere nervosa per fatti suoi ogni tanto che voi siete lì pronti a farglielo pesare invece di essere di supporto, vi dovreste solo vergognare, se poi a noi femme la giornata prende male non potete venire a darci la colpa!»
 
«Siamo qui per la Peaceful Tiranny» disse Tarn, che non aveva la minima intenzione di sentire ulteriori dettagli dei drammi amorosi altrui, i quali sicuramente erano il vero motivo dietro l’umore a dir poco altalenante di quella femme entrata nell’età adulta non da moltissimo tempo «Dobbiamo partire subito».
 
Stiria strinse le ottiche azzurre in due fessure, probabilmente contrariata perché inascoltata.
 
Per un attimo, Tarn prese in seria considerazione l’idea di paralizzarla prima che ricominciasse a strillare. Non teneva particolarmente a fare la fine della parete.
 
«Parlare con voi tanto sarebbe inutile» disse Stiria, schioccando le dita mentre accendeva una sigaretta di energon «Volete andare? Andate. Tanto i T-Cog li avete avuti e a giudicare da quello che vedo due di voi si sono anche divertiti abbastanza» aggiunse, guardando Helex e Tesarus.
 
«Tre, tre!» la corresse Kaon, salvo zittirsi subito dopo aver ricevuto un’occhiataccia da parte del resto del gruppo.
 
A pochi metri da loro il pavimento si aprì, così come il soffitto a volta, e la Peaceful Tiranny tornò fuori dai meandri del mondo sotterraneo di Pettinathia.
 
«Ci rivediamo un’altra volta, ciao ciao, addio e- perché non avete ancora attivato il bagno di energia per riparare il palazzo, IDIOTI?!» sbraitò Stiria all’indirizzo dei suoi sottoposti.
 
“Se fa sempre così con la gente, mi chiedo come faccia a fare affari” pensò Nickel “A meno che sia solo una giornataccia o deleghi più che può!”
 
Esacerbato quasi quanto Stiria, Tarn decise di non perdere ulteriore tempo e di salire nell’astronave per ripartire assieme al resto della squadra.
Di quella città-Stato di pazzi aveva avuto più che abbastanza e, dopo il decollo della Peaceful Tiranny, si lasciò andare a un breve sospiro di sollievo.
 
«Avrei bisogno di una vacanza… dalla vacanza» fu la prima cosa che disse Nickel.
 
«Possiamo prendere come tale quel che ci aspetta sulla Terra, specie se Lord Megatron ci concederà di fargli visita nella Nemesis» replicò Tarn.
 
«A proposito… Tarn, tu sai che non c’è la certezza di trovare chi cerchi, vero? Al di là di Lord Megatron, al di là dei due nomi e mezzo della Lista».
 
Il Decepticon, forse perché sapeva che Nickel non aveva tutti i torti -di rado li aveva- non le rispose. «Kaon, imposta le coordinate: rotta verso la Nemesis… e voi due…»
 
Tesarus ed Helex si scambiarono un’occhiata vagamente allarmata.
 
«Le mansioni di pulizia ora sono compito vostro e lo saranno da questo momento fino alla morte del bersaglio di cui ci occuperemo dopo essere stati da Lord Megatron e sul pianeta Terra. Chiaro?»
 
«Sissignore» borbottarono i due.
 
Sebbene la distanza non fosse poi così tanta, per loro due sarebbe stato un lungo viaggio.












Nota dell'autrice -parte seconda:

Chiamatela Pink Diamond Stiria, anche lei possiede "a voice that can crack the wall" :'D (semicit. da Steven Universe).
Per la cronaca, Pink non mi è simpatica, ma in certe cose mi ricorda la persona cui Stiria è ispirata :'D
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Transformers / Vai alla pagina dell'autore: _Cthylla_