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Autore: Celtica    11/12/2019    4 recensioni
Coffee Shop!AU! | Bethyl
Il finimondo.
Succede questo nella vita di Beth, dal momento in cui Carol la lascia sola. Sola, al lavoro, la mattina di Natale. Con Daryl come unico cliente. E dopo che proprio lui si offre di riaccompagnarla a casa... per il cuore della giovane Greene è la fine.
Dal terzo capitolo:
«Non sono innamorata di te.»
«E invece sì.»
«Come fai a dirlo?»
«Il cliente ha sempre ragione.»

Dal quinto capitolo:
«Guarda che ti ho capito, sai. Fai finta di non sopportarmi solo perché ti piaccio troppo.»
«Pensi davvero di essere una ragazzina sveglia, non è vero?»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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5. Tapenade - seconda parte

N.d.A.:

È strano tornare in questo fandom dopo tanto tempo. Tornare con una storia lasciata a metà, e persino un capitolo lasciato a metà, è ancora più strano. Devo ringraziare Relie e i suoi prompt per questo. Non vedo l’ora di usare l’ultimo!
Avete letto la prima parte di Tapenade, che si concludeva con Daryl, le sue dita sporche di salsa sulle labbra di Beth, e la sua “mi godo la serata.”
Riprendiamo da qui!
Tenete sempre in considerazione, leggendo, che il genere è tra il comico e il fluff, che siamo in pieno periodo natalizio e che vorrò tanto bene a chi terrà conto di questa piccola premessa.

Disclaimer: nessun personaggio è stato maltrattato o costretto a bere durante la stesura di questa storia.
I gentili lettori sono invitati alla festa di Capodanno in casa Greene, purché assaggino una tartina e qualsiasi intruglio alcolico Daryl abbia ficcato tra le mani di Beth nell’ultimo capitolo.

 

Questa storia partecipa alla Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Prompt: canti di Natale.

 

 

La Prossima Volta

 

 

5. Tapenade Seconda Parte

 

 

 

Mia moglie e io siamo stati felici per vent’anni.
Poi ci siamo incontrati.
(Rodney Dangerfield)

 

 

 

I

niziare la serata di Capodanno con una trombetta in bocca non è l’ideale. Arrivare al punto in cui Daryl è sul punto di baciarti un po’ sì, purché si sbrighi ad agire.
Beth sente l’odore della tapenade sulle labbra, e un calore assurdo – assurdo! – salirle lungo la gola. Daryl è così vicino… così vicino che la piccola Greene non riesce a muoversi.

Sta per baciarmi.

«Mi godo la serata» ha appena detto. Le stesse parole scelte da lei pochi attimi prima.

Ha le orecchie in fiamme, mentre la musica si trasforma in un fischio acuto nella sua testa. Non riesce a muoversi. Non vuole muoversi.
Perché dovrebbe volerlo? È Daryl.

Appunto!, grida una vocina dentro di lei. È proprio per questo che dovresti tirarti indietro.

Dove sono finiti tutti? Beth è incatenata agli occhi di Daryl, paralizzata da due dita sporche di salsa sulle labbra.
Si chiede se sia questo il sapore che sentirà tra poco. Altra tapenade, come se non ne avesse già mangiata abbastanza…

Ha bisogno di più Daryl e meno tapenade nella sua vita, di questo è sicura.

Per un brevissimo istante, pensa che lui non la bacerà. A dirla tutta, è un po’ indecisa. Non sa se volerlo. Perché sì, ok, lo vuole – in questo momento più che mai – ma è anche vero che Carol si è avventata sulle labbra di Daryl quello stesso giorno…

È davvero disposta a baciarlo? E lui? È davvero disposto a baciare un’altra ragazza, dopo Carol?
Non parlano, ed è come se il tempo si fermasse. Beth non riesce a decidersi, e si chiede se Daryl abbia colto i suoi segnali, se sia per questo che è ancora fermo, il viso a pochi respiri dal suo.

«Hai visto Maggie?»
Sembra una voce così lontana… così persa, come una carovana in mezzo a un deserto.

«Beth? Beth, hai visto Maggie?»

Una mano sulla spalla la costringe a voltarsi, a sostituire gli occhi di Daryl con quelli di Glenn.
Solo allora si accorge di avere ancora le mani impegnate. Una tartina e un bicchiere datole da Daryl.
Anche lui ha girato la testa per guardare Glenn.

«No…» sussurra Beth. Si sente come annebbiata dall’alcol, ma non ha bevuto nemmeno un goccio! «Cioè, sì, ballava con te.»
«Oh» dice Glenn, incespicando in avanti, tanto che Beth ricorda: è ubriaco. «Torno a cercarla in pista allora.»

Beth lo guarda sparire in mezzo alla folla, ma, quando si volta, Daryl non c’è più.
Fa solo in tempo a vedere la sua figura sulla porta d’ingresso. Rick lo afferra per la spalla prima che possa uscire.

Trattienilo, ti prego, trattienilo. Non farlo andare via.

Ma è troppo tardi. Rick torna da Carl, mentre Daryl scompare fuori, sotto la minaccia di una nevicata.
Beth sospira.
Ora sì che sa cosa vorrebbe. Lui. L’istante prima che Glenn arrivasse a interromperli.

Inseguilo, Beth, suggerisce una vocina nella sua testa. Corrigli dietro.

«Non farei in tempo» risponde a sé stessa.
Abbassa gli occhi sulla tartina e il bicchiere. Vorrebbe provarli, ma non ha senso ora che Daryl è andato via.

«Posso?» domanda Carl, appena sfuggito alle grinfie di suo padre.

«Che cosa?»

Ma è tardi. Carl le ha già rubato il bicchiere la tartina dalle mani.
«No!» grida Beth, guardandolo ingollare il contenuto del bicchiere. «Torna qui! Carl, Carl!»
Lo vede svanire tra la gente. Lori mi ucciderà. No, che dico? Rick mi porterà in prigione.

Si allontana in fretta dal tavolo delle vivande, giusto perché nessuno possa accusarla di aver fatto ubriacare un bambino di dieci anni.
Si avvicina alle scale, pensando bene di rifugiarsi in camera sua, quando suo padre la afferra per un braccio.

«Beth, dov’eri finita? Vieni.»

La accompagna in un angolo della sala, dove Maggie è già in posizione.
Vuole che canti.
Fino a poco prima quell’idea l’avrebbe riempita di gioia. Ora, non sa perché, ma si sente come se fosse inutile.

«Avanti, Beth» la incita suo padre. «Canta con tua sorella.»

E Beth chiude gli occhi e inizia a cantare. È la sua stessa voce a rilassarla, portandola lontano. In quel mondo, Beth non fa la cameriera, Carol non è gelosa di Daryl, e anzi, Daryl nemmeno esiste. Non si accorge neppure di averlo dimenticato, di aver iniziato a sorridere come una sciocca.

Maggie le prende la mano e la guarda raggiante.

Anche lei ha dimenticato. Non ha visto Beth arrivare in moto, non le importa del suo ritardo. Non sa nemmeno più perché ce l’avesse tanto con lei.
Beth glielo legge negli occhi.
Ricambia la stretta e il legame di sangue che le unisce si fa unico, eterno, speciale. Non conta nient’altro.

Quando la canzone finisce, i suoi occhi si spostano sui presenti, sui volti allegri che le osservano. E vedono lui. Anche Daryl la sta guardando, lui che, a detta sua, odia la sua voce e le sue canzoni.
Un istante, poi volta la schiena ed esce fuori.

«Scusami» mormora Beth a sua sorella, allungandosi per darle un bacio sulla guancia. «Ti voglio bene.»
Sente a malapena il suo nome - «Beth! Dove vai? Beth!» - mentre corre fuori, dove i primi fiocchi hanno iniziato a imbiancare il cortile.

Ha il cuore a mille; il freddo che penetra nelle ossa. Si guarda intorno e tira un sospiro di sollievo quando riconosce la moto – la sua moto – parcheggiata ancora davanti casa.
Torna dentro, infila cappotto, guanti e cappello di lana, poi inizia a cercarlo.

Aiutami a trovarlo, ti prego.

Cammina per un po’ nei dintorni prima di accorgersi dell’ombra scura nel parco giochi vicino. È lui. Deve essere lui. Beth lo sente dentro. Nel respiro che si è fatto affrettato, nello strano calore che sale a imporporarle le guance, contrastando il freddo.
Si stringe nel cappotto e lo raggiunge.
È davvero lui.

«Che ci fai qui fuori?» chiede.

«Potrei farti la stessa domanda.»

Daryl è seduto su una panchina, una lattina di birra stretta tra le mani.
Beth accarezza le catene dell’altalena prima di sedersi. Resta lì, a scrutarlo in silenzio, cercando i suoi occhi. Ma Daryl li tiene puntati su casa sua, evitando di guardarla. Si sentono voci e grida e canti, e una musica natalizia che cerca di perforare il silenzio della neve.

«Sta nevicando.»
«Ma davvero? Non me n’ero accorto.»

«Daryl» lo riprende lei, mettendo su un finto broncio.
«Dovrebbero darti l’Oscar per l’arguzia.»
«Daryl!»

«Non hai mai pronunciato il mio nome tante volte quanto hai fatto stasera.»

Beth volta il capo per nascondere il rossore.
«Meglio di te che sai chiamarmi solo ragazzina. Ma lo sai almeno come mi chiamo?»

Lui scrolla le spalle e beve un sorso. Nasconde la testa nel il colletto della giacca.
«Sì che lo sai» lo incoraggia Beth, dondolando sull’altalena. «O sei troppo ubriaco per ricordarlo?»

Daryl non risponde, dà un altro sorso alla lattina, poi sembra rinchiudersi nella sua bolla. Una bolla in cui Beth vorrebbe entrare.
Sa che c’è un solo modo per riuscirci, così si avvicina il più possibile alla panchina, sfiorandogli la gamba con il piede.

«Guarda che ti ho capito, sai.» Aspetta di vederlo irrigidirsi un po’ prima di continuare. «Fai finta di non sopportarmi solo perché ti piaccio troppo.»

Poi succede qualcosa che Beth non si aspetta. Daryl non controbatte, non grugnisce, non si alza per fuggire via. Non scoppia nemmeno a ridere. No.
Daryl si allunga e afferra le catene dell’altalena, tirandole verso di sé. Succede tutto in un attimo.

Beth sente le gambe schiacciate contro di lui, la sua mano dietro la nuca. Le loro labbra si scontrano, e lei sgrana gli occhi, incapace di muoversi, di reagire.
Finisce talmente in fretta, che Beth non ha nemmeno il tempo di abbassare le palpebre, o di rendersi conto di quanto è successo. È solo dopo che realizza.

Daryl.
Daryl mi ha baciato.

Lui abbandona le catene con malagrazia, facendola dondolare all’indietro. È di nuovo seduto come prima, nella stessa posizione, con la stessa lattina… come se non si fosse mai mosso.
E, di nuovo, non la guarda. Ha uno strano sorriso a colorargli il viso, ora. È l’unica prova che renda reale quanto è successo, che dica a Beth “sì, ti ho baciato davvero. E so che ti è piaciuto. E so che lo volevi. E so che non te lo aspettavi.”
Beth si accarezza le labbra e lo guarda alzarsi. Ora sì che la sta guardando.

«Pensi davvero di essere una ragazzina sveglia, non è vero?»

Daryl si volta, e Beth sa che se non parla adesso non glielo dirà più. E rischierà di non vederlo, e di non avere più l’occasione di chiarire quel bacio.
«Frequenterò delle lezioni di canto» dice, a voce un po’ troppo alta.
Lui si blocca sotto la neve, nel parco giochi deserto. La casa illuminata è davanti a lui, rendendolo una figura eterea, scura, un angelo nero di cui Beth capisce di non poter fare a meno.

«E perché questo dovrebbe interessarmi?»

«Cambierò orari» mormora Beth, incapace di alzarsi. «Non ci sarò quando verrai.»
Daryl resta immobile per un momento. Poi china la testa e riprende a camminare.

«Daryl» lo chiama, facendolo fermare ancora. «Perché?»
Nella notte, sotto i fiocchi che delineano la sua figura al buio, Beth lo vede scrollare le spalle.

«Perché mi andava.»

Anche a me, pensa Beth. E vorrebbe tanto avere il coraggio di dirlo ad alta voce.

Così come vorrebbe potersi alzare per inseguirlo.
“Chi bacia l’ultimo dell’anno, bacia tutto l’anno”, ha detto il Governatore quel pomeriggio.
Beth si stringe una mano sul cappotto all’altezza del cuore.

Spero tanto che sia così.

Poi, mentre decide finalmente di tornare a casa, ode una voce familiare.
«Fermi tutti!» grida Rick. «Nessuno andrà a casa finché non scoprirò chi ha dato del liquore a Carl!»

 n

 
Prompt di Relie:

“Guarda che ti ho capito, sai. Fai finta di non sopportarmi solo perché ti piaccio troppo.”
“Pensi davvero di essere una ragazzina sveglia, non è vero?”



   
 
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