N.d.A.:
È
strano tornare in questo fandom dopo tanto tempo. Tornare con una
storia
lasciata a metà, e persino un capitolo
lasciato a metà, è ancora più
strano. Devo ringraziare Relie e i suoi prompt per questo. Non vedo
l’ora di
usare l’ultimo!
Avete
letto la prima parte di Tapenade, che si concludeva con Daryl, le sue
dita
sporche di salsa sulle labbra di Beth, e la sua “mi godo la
serata.”
Riprendiamo
da qui!
Tenete
sempre in considerazione, leggendo, che il genere è tra il
comico e il fluff,
che siamo in pieno periodo natalizio e che vorrò tanto bene
a chi terrà conto
di questa piccola premessa.
Disclaimer:
nessun personaggio è stato maltrattato o costretto a bere
durante la stesura di
questa storia.
I
gentili lettori sono invitati alla festa di Capodanno in casa Greene,
purché
assaggino una tartina e qualsiasi intruglio alcolico Daryl abbia
ficcato tra le
mani di Beth nell’ultimo capitolo.
Questa storia
partecipa alla
Xmas
Song indetta dal gruppo facebook Il
Giardino di Efp.
Prompt: canti
di Natale.
La Prossima Volta
5. Tapenade – Seconda
Parte
Mia moglie e io
siamo stati felici per vent’anni.
Poi ci siamo incontrati.
(Rodney Dangerfield)
I |
niziare
la serata di Capodanno con una trombetta in bocca non è
l’ideale. Arrivare al
punto in cui Daryl è sul punto di baciarti un po’
sì, purché si sbrighi ad
agire.
Beth
sente l’odore della tapenade sulle labbra, e un calore
assurdo – assurdo! –
salirle lungo la gola. Daryl è così
vicino… così vicino che la piccola Greene
non riesce a muoversi.
Sta
per baciarmi.
«Mi
godo la serata» ha appena detto. Le stesse parole scelte da
lei pochi attimi
prima.
Ha
le orecchie in fiamme, mentre la musica si trasforma in un fischio
acuto nella
sua testa. Non riesce a muoversi. Non vuole
muoversi.
Perché
dovrebbe volerlo? È Daryl.
Appunto!, grida
una vocina dentro di lei. È proprio per questo che
dovresti tirarti
indietro.
Dove
sono finiti tutti? Beth è incatenata agli occhi di Daryl,
paralizzata da due
dita sporche di salsa sulle labbra.
Si
chiede se sia questo il sapore che sentirà tra poco. Altra
tapenade, come se
non ne avesse già mangiata abbastanza…
Ha
bisogno di più Daryl e meno tapenade nella sua vita, di
questo è sicura.
Per
un brevissimo istante, pensa che lui non la bacerà. A dirla
tutta, è un po’
indecisa. Non sa se volerlo. Perché sì, ok, lo
vuole – in questo momento più
che mai – ma è anche vero che Carol si
è avventata sulle labbra di Daryl quello
stesso giorno…
È
davvero disposta a baciarlo? E lui? È davvero disposto a
baciare un’altra
ragazza, dopo Carol?
Non
parlano, ed è come se il tempo si fermasse. Beth non riesce
a decidersi, e si
chiede se Daryl abbia colto i suoi segnali, se sia per questo che
è ancora
fermo, il viso a pochi respiri dal suo.
«Hai
visto Maggie?»
Sembra
una voce così lontana… così persa,
come una carovana in mezzo a un
deserto.
«Beth?
Beth, hai visto Maggie?»
Una
mano sulla spalla la costringe a voltarsi, a sostituire gli occhi di
Daryl con
quelli di Glenn.
Solo
allora si accorge di avere ancora le mani impegnate. Una tartina e un
bicchiere
datole da Daryl.
Anche
lui ha girato la testa per guardare Glenn.
«No…»
sussurra Beth. Si sente come annebbiata dall’alcol, ma non ha
bevuto nemmeno un
goccio! «Cioè, sì, ballava con
te.»
«Oh»
dice Glenn, incespicando in avanti, tanto che Beth ricorda: è
ubriaco.
«Torno a cercarla in pista allora.»
Beth
lo guarda sparire in mezzo alla folla, ma, quando si volta, Daryl non
c’è più.
Fa
solo in tempo a vedere la sua figura sulla porta d’ingresso.
Rick lo afferra
per la spalla prima che possa uscire.
Trattienilo,
ti prego, trattienilo. Non farlo andare via.
Ma
è troppo tardi. Rick torna da Carl, mentre Daryl scompare
fuori, sotto la
minaccia di una nevicata.
Beth
sospira.
Ora
sì che sa cosa vorrebbe. Lui.
L’istante prima che Glenn arrivasse a
interromperli.
Inseguilo,
Beth,
suggerisce una vocina nella sua testa. Corrigli dietro.
«Non
farei in tempo» risponde a sé stessa.
Abbassa
gli occhi sulla tartina e il bicchiere. Vorrebbe provarli, ma non ha
senso ora
che Daryl è andato via.
«Posso?»
domanda Carl, appena sfuggito alle grinfie di suo padre.
«Che
cosa?»
Ma
è tardi. Carl le ha già rubato il bicchiere la
tartina dalle mani.
«No!»
grida Beth, guardandolo ingollare il contenuto del bicchiere.
«Torna qui! Carl,
Carl!»
Lo
vede svanire tra la gente. Lori mi ucciderà. No,
che dico? Rick mi porterà
in prigione.
Si
allontana in fretta dal tavolo delle vivande, giusto perché
nessuno possa
accusarla di aver fatto ubriacare un bambino di dieci anni.
Si
avvicina alle scale, pensando bene di rifugiarsi in camera sua, quando
suo
padre la afferra per un braccio.
«Beth,
dov’eri finita? Vieni.»
La
accompagna in un angolo della sala, dove Maggie è
già in posizione.
Vuole
che canti.
Fino
a poco prima quell’idea l’avrebbe riempita di
gioia. Ora, non sa perché, ma si
sente come se fosse inutile.
«Avanti,
Beth» la incita suo padre. «Canta con tua
sorella.»
E
Beth chiude gli occhi e inizia a cantare. È la sua stessa
voce a rilassarla,
portandola lontano. In quel mondo, Beth non fa la cameriera, Carol non
è gelosa
di Daryl, e anzi, Daryl nemmeno esiste. Non si accorge neppure di
averlo
dimenticato, di aver iniziato a sorridere come una sciocca.
Maggie
le prende la mano e la guarda raggiante.
Anche
lei ha dimenticato. Non ha visto Beth arrivare in moto, non le importa
del suo
ritardo. Non sa nemmeno più perché ce
l’avesse tanto con lei.
Beth
glielo legge negli occhi.
Ricambia
la stretta e il legame di sangue che le unisce si fa unico, eterno, speciale.
Non conta nient’altro.
Quando
la canzone finisce, i suoi occhi si spostano sui presenti, sui volti
allegri
che le osservano. E vedono lui. Anche Daryl la sta
guardando, lui che, a
detta sua, odia la sua voce e le sue canzoni.
Un
istante, poi volta la schiena ed esce fuori.
«Scusami»
mormora Beth a sua sorella, allungandosi per darle un bacio sulla
guancia. «Ti
voglio bene.»
Sente
a malapena il suo nome - «Beth! Dove vai? Beth!» -
mentre corre fuori, dove i
primi fiocchi hanno iniziato a imbiancare il cortile.
Ha
il cuore a mille; il freddo che penetra nelle ossa. Si guarda intorno e
tira un
sospiro di sollievo quando riconosce la moto – la sua
moto – parcheggiata
ancora davanti casa.
Torna
dentro, infila cappotto, guanti e cappello di lana, poi inizia a
cercarlo.
Aiutami
a trovarlo, ti prego.
Cammina
per un po’ nei dintorni prima di accorgersi
dell’ombra scura nel parco giochi vicino.
È lui. Deve essere lui. Beth lo sente dentro. Nel respiro
che si è fatto
affrettato, nello strano calore che sale a imporporarle le guance,
contrastando
il freddo.
Si
stringe nel cappotto e lo raggiunge.
È
davvero lui.
«Che
ci fai qui fuori?» chiede.
«Potrei
farti la stessa domanda.»
Daryl
è seduto su una panchina, una lattina di birra stretta tra
le mani.
Beth
accarezza le catene dell’altalena prima di sedersi. Resta
lì, a scrutarlo in
silenzio, cercando i suoi occhi. Ma Daryl li tiene puntati su casa sua,
evitando
di guardarla. Si sentono voci e grida e canti, e una musica natalizia
che cerca
di perforare il silenzio della neve.
«Sta
nevicando.»
«Ma
davvero? Non me n’ero accorto.»
«Daryl»
lo riprende lei, mettendo su un finto broncio.
«Dovrebbero
darti l’Oscar per l’arguzia.»
«Daryl!»
«Non
hai mai pronunciato il mio nome tante volte quanto hai fatto
stasera.»
Beth
volta il capo per nascondere il rossore.
«Meglio
di te che sai chiamarmi solo ragazzina. Ma lo sai almeno come mi
chiamo?»
Lui
scrolla le spalle e beve un sorso. Nasconde la testa nel il colletto
della
giacca.
«Sì
che lo sai» lo incoraggia Beth, dondolando
sull’altalena. «O sei troppo ubriaco
per ricordarlo?»
Daryl
non risponde, dà un altro sorso alla lattina, poi sembra
rinchiudersi nella sua
bolla. Una bolla in cui Beth vorrebbe entrare.
Sa
che c’è un solo modo per riuscirci,
così si avvicina il più possibile alla
panchina, sfiorandogli la gamba con il piede.
«Guarda
che ti ho capito, sai.» Aspetta di vederlo irrigidirsi un
po’ prima di continuare.
«Fai finta di non sopportarmi solo perché ti
piaccio troppo.»
Poi
succede qualcosa che Beth non si aspetta. Daryl non controbatte, non
grugnisce,
non si alza per fuggire via. Non scoppia nemmeno a ridere. No.
Daryl
si allunga e afferra le catene dell’altalena, tirandole verso
di sé. Succede
tutto in un attimo.
Beth
sente le gambe schiacciate contro di lui, la sua mano dietro la nuca.
Le loro
labbra si scontrano, e lei sgrana gli occhi, incapace di muoversi, di
reagire.
Finisce
talmente in fretta, che Beth non ha nemmeno il tempo di abbassare le
palpebre, o
di rendersi conto di quanto è successo. È solo
dopo che realizza.
Daryl.
Daryl
mi ha baciato.
Lui
abbandona le catene con malagrazia, facendola dondolare
all’indietro. È di
nuovo seduto come prima, nella stessa posizione, con la stessa
lattina… come se
non si fosse mai mosso.
E,
di nuovo, non la guarda. Ha uno strano sorriso a colorargli il viso,
ora. È
l’unica prova che renda reale quanto è successo,
che dica a Beth “sì, ti ho
baciato davvero. E so che ti è piaciuto. E so che lo volevi.
E so che non te lo
aspettavi.”
Beth
si accarezza le labbra e lo guarda alzarsi. Ora sì che la
sta guardando.
«Pensi
davvero di essere una ragazzina sveglia, non è
vero?»
Daryl
si volta, e Beth sa che se non parla adesso non glielo dirà
più. E rischierà di
non vederlo, e di non avere più l’occasione di
chiarire quel bacio.
«Frequenterò
delle lezioni di canto» dice, a voce un po’ troppo
alta.
Lui
si blocca sotto la neve, nel parco giochi deserto. La casa illuminata
è davanti
a lui, rendendolo una figura eterea, scura, un angelo nero di cui Beth
capisce
di non poter fare a meno.
«E
perché questo dovrebbe interessarmi?»
«Cambierò
orari» mormora Beth, incapace di alzarsi. «Non ci
sarò quando verrai.»
Daryl
resta immobile per un momento. Poi china la testa e riprende a
camminare.
«Daryl»
lo chiama, facendolo fermare ancora.
«Perché?»
Nella
notte, sotto i fiocchi che delineano la sua figura al buio, Beth lo
vede
scrollare le spalle.
«Perché
mi andava.»
Anche
a me,
pensa Beth. E vorrebbe tanto avere il coraggio di dirlo ad alta voce.
Così
come vorrebbe potersi alzare per inseguirlo.
“Chi
bacia l’ultimo dell’anno, bacia tutto
l’anno”, ha detto il
Governatore
quel pomeriggio.
Beth
si stringe una mano sul cappotto all’altezza del cuore.
Spero
tanto che sia così.
Poi,
mentre decide finalmente di tornare a casa, ode una voce familiare.
«Fermi
tutti!» grida Rick. «Nessuno andrà a
casa finché non scoprirò chi ha dato del
liquore a Carl!»
Prompt di Relie:
“Guarda
che ti ho capito, sai. Fai finta di non sopportarmi solo
perché ti piaccio
troppo.”
“Pensi
davvero di essere una ragazzina sveglia, non è
vero?”