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Autore: Mari Lace    11/12/2019    0 recensioni
«Seguimi!» lo esorta lei, sveglissima — eppure un rapido sguardo alla finestra conferma al bambino che sia piena notte. Posa uno sguardo confuso sul volto della ragazza. Sembra emozionata. Con un ultimo sbadiglio, Leslie decide di seguirla senza ulteriori spiegazioni: si disfa delle coperte e, accettandone la mano tesa, la segue fuori dalla stanza e giù, nell’ingresso.
Ha deciso di fidarsi e non fare domande, ma non può evitarsi di sbarrare gli occhi vedendola armeggiare con la serratura della porta sul retro.

La storia contiene un riferimento alla novel spin-off "Mom's song of remembrance", spiegato nella nota introduttiva.
Vi avviso: la prima è fluff, la seconda scivola decisamente nell'angst.
[La prima flash si è classificata seconda al Contest “La mia OTP in 500 parole” indetto da HarrietStrimell sul forum di Efp. La seconda partecipa alla "Infinity Prompt Challenge" indetta da Harriet Strimell sul forum di EFP. Entrambe partecipano alla "Un calderone di prompt" challenge, indetta da catching_hearts sul forum di Efp.]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: La Mamma (Isabella), Leslie
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il canto di Isabella e Leslie'
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La mia melodia


Guarda fuori dalla finestra della sua stanza, ma le lacrime rendono scorgere le stelle più difficile ogni istante che passa; gli astri divengono macchie confuse ai suoi occhi. Quante volte le ha cercate, negli ultimi mesi? Si fermava a osservarle praticamente ogni notte, domandandosi se Leslie – ovunque fosse – facesse lo stesso, volendo credere che, sebbene momentaneamente lontani, potessero ammirare entrambi la stessa stella, garantendosi un’unione che la distanza avrebbe altrimenti impedito. Si era aggrappata a quella convinzione.

Cercare Leslie è ciò che si era prefissa di fare non appena avesse lasciato l’orfanotrofio. Se i suoi genitori adottivi non avessero voluto permetterlo, avrebbe aspettato di rendersi indipendente. Non importava quanto ci sarebbe voluto, lei l'avrebbe trovato: così si è ripetuta come un mantra, negli attimi in cui ha avvertito più acutamente la sua assenza.

È salita sul muro per dare uno sguardo al mondo in cui doveva vivere Leslie – non immaginava che quel semplice gesto le avrebbe spezzato il cuore.

La Mamma le ha rivelato tutto, subito dopo. La verità sulla casa – fattoria –, sull’impossibilità di vivere all’esterno, sulla reale destinazione dei bambini “adottati”.

Le è crollato il mondo addosso. Non solo tutta la sua vita fino a quel momento si è dimostrata essere un’enorme, pietosa bugia – il suo primo pensiero è andato a Leslie. Se il racconto della Mamma è vero, Leslie non c’è più.

Si è ripromessa di ritrovarlo, ma se è stato ucciso – mangiato, realizza con un brivido – non è semplicemente possibile. Non può fare niente, è troppo tardi. Odia sentirsi così.

È corsa alla finestra, gesto istintivo in cui ha trovato rifugio nei momenti di malinconia degli ultimi mesi, ma è stato inutile – no, peggio. Adesso lo sa: Leslie non guarda la sua stessa stella, non può – non l’ha mai fatto, perché è morto il giorno in cui le ha detto addio. Il giorno in cui doveva iniziare la sua nuova vita è solo finita quella vecchia.

Prova rabbia, Isabella, moltissima. Rabbia e frustrazione che riversa solo parzialmente nel suo pianto disperato. Ha perso tutti i suoi sogni – vuole vendetta.

Le hanno preso ogni cosa, ma non avranno mai lei, giura a sé stessa. Si sfrega gli occhi, cerca di asciugarli – le gocce non vogliono fermarsi, continuano a scorrere imperterrite. Il suo sguardo si indurisce, mentre prende una decisione terribile.

La notte seguente non c’è più tempo per piangere. È un atto che non si permetterà nuovamente, mai. Nella vita che l’attende non c’è spazio per uno sfogo così genuino. Torna di nuovo alla finestra, Isabella, e trova la stella che le ha fatto compagnia in tutti quei mesi.

È con lo sguardo fisso su di essa che pronuncia il suo triste, furioso giuramento. Lo promette a Leslie, oltre che a sé: i mostri non l’avranno, non potranno mai gustare la sua carne. Anche se questo vuol dire piegarsi, diventare ciò che ora più odia al mondo. Imparerà.

Vivrò, Leslie – per me e per te.

Dalle sue labbra sfugge un canto, sale alle stelle – una melodia che ha segnato la sua vita e continuerà a farlo, fino alla fine.

  
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