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Autore: SimonaMak    12/12/2019    3 recensioni
-”Non è normale – continuavo a ripetere – non è normale dopo 3 anni desiderare ancora la stessa persona, con la quale non si sta più”- insistevo.
-”Lo so, ma io non mi faccio domande e non cerco risposte”-
Era come se non volesse affrontare il problema, come se non volesse affrontare la realtà.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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.-“Non è normale”- gli dicevo, mentre lui mi sfiorava il collo con le sue labbra tiepide. -”Abbiamo un problema”- cercavo di mantenere ferma la voce e non pensare ai suoi baci che scendevano sempre di più, umidi e che mi mettevano i brividi. Mi mordeva il seno, ancora coperto dal maglioncino grigio che indossavo quella mattina di dicembre. 
-”Non dovremmo”- dicevo, più a me stessa che a lui. Volevo cercare di evitarlo fin dall’inizio, ma in fondo sapevo cosa sarebbe successo dal momento in cui acconsentii al suo invito. 
Mi alzò l’indumento, per annullare sempre di più la distanza dal mio corpo. Mi stringeva con violenza il seno, lo baciava, lo mordeva, mentre con una mano scostava il reggiseno. Trattenevo il respiro, in modo che non sentisse quanto fosse interrotto e irrequieto. 

La stanza era la stessa di sempre, forse cambiava qualche piccolo dettaglio, qualche oggetto in meno sostituito da qualcosa di nuovo. Il disordine era sovrano, e quella mattina lo rimproverai di non aver messo a posto, accusandolo che fosse a causa del fatto che non gli importasse della mia presenza. Ma in realtà non era mai stata in ordine la sua stanza, anche quando gli importava. Pure l’odore non era cambiato, anche se mi sembrava più distante.
La sua bocca, stanca delle torture recate al mio seno, scendeva ancora di più, mentre in tutti modi cercavo di bloccarlo.
-”Mi vergogno”- ammisi,  ridacchiando imbarazzata.
-”Ma non ti sei mai vergognata di me”- diceva lui, inarcando le sopracciglia. 
Infatti era vero, questo prima che le cose cambiassero. Non mi vergognavo della persona che si prendeva cura di me, della persona di cui ero innamorata. Mi vergognavo però di quel ragazzo che mi stava accanto, sul suo letto sfatto. 

Continuava la scia di baci bollenti sulla mia pelle, finché non mi sbottonò i pantaloni e me li tolse. L’aria gelida mi costrinse a rannicchiarmi, e non solo quella.
Ma le sue labbra mi riscaldavano, senza fermarsi, nonostante i mille motivi per farlo. Liberata dagli slip verdi, di recente i miei preferiti, non c’era più niente che lo potesse fermare. Mi accarezzava, prima lentamente per farmi riabituare al suo tocco, dopo con più foga. Ricominciai a respirare, con il fiato che tremava e sobbalzava ad ogni minimo movimento. Sostituì le carezze con i baci, facendo aumentare l’andamento del mio respiro.

Soddisfatto anche di quel risultato, tornò al mio viso e mi divorò di baci. Non c’era l’ombra di tenerezza o di delicatezza, ma una passione famelica che non ammetteva altro; quello, a differenza del resto, non era come lo ricordavo, solo il suo sapore. Era come baciare un frammento di ricordo, freddo e lontano, un fuoco ghiacciato. Il mio cuore non batteva all’impazzata, il mio stomaco non bruciava dal piacere. Desideravo con tutta me stessa riprovare quei sentimenti, per capire di esserne ancora capace. Il bacio era sempre più profondo, come il vuoto che si era creato.

Si liberò dai pantaloni per assecondare i suoi impulsi più impuri e ricevere piacere come l’aveva recato a me.
Soddisfatto nuovamente, si sistemò tra le mie gambe, che ammirava rapito. 
-”Fa’ piano”- lo pregai. Essendo, ormai, abituata ad altri corpi, il suo era quasi estraneo e doveva prendersi cura di me, come fosse la prima volta.
Il bruciore iniziale mi sorprese, riaccese il ricordo di così tanti giorni passati a provare e riprovare, finché il mio corpo assumeva la stessa forma del suo. 
Speravo che così il vuoto si fosse colmato, che finalmente avrei provato gli stessi sentimenti di una volta, quelli che, nonostante i vari ragazzi, non riuscivo più a provare. Invece no. 
Il piacere e la passione erano protagonisti, ci travolgevano furiosamente seguendo i nostri movimenti affamati, forse nostalgici.
-”Ammettilo”- ansimai, guardandolo negli occhi. 
-”Mi soddisfi”- rispose, leggendomi nel pensiero, con la voce rotta.
-”E..?”- lo incitai.
-”Come nessun altro”- a quella frase, il piacere non poté che aumentare, come l’andamento dei nostri movimenti.
-”Ammettilo anche tu”-
-”Si”- gemetti.

Mi strinse in un abbraccio mentre continuava a dimenarsi contro il mio corpo, forse l’unico momento in cui avvertii un momento di tenerezza, il quale svanì non appena mi fece voltare al contrario.
Il bruciore si ripresentò, ma rese l’atto solamente più delizioso e desiderato. I nostri corpi non facevano che muoversi all’unisono, come se si completassero. Ma in modo diverso da come ricordavo. Due vuoti che cercavano di colmarsi l’un l’altro ma che non trovavano quello che speravano. Si completavano ma si disfacevano, ripetutamente e all’infinito.
Il ricordo era così uguale ma allo stesso tempo così diverso, lontano. Forse avrei voluto che la persona con il quale avevo condiviso tutto, che si era sempre presa cura di me, che mi aveva amato, mi facesse provare quei vecchi sentimenti. Come se provassi nostalgia di quei sentimenti e li avessi voluti ricreare; ma non c’erano più. C’era qualcosa oltre alla passione, che non riuscivo a definire, ma sembrava del tutto nuova, o forse era stata un’impressione. 

Stremati, col fiato spezzato, ci fermammo. 
-”Non è normale – continuavo a ripetere – non è normale dopo 3 anni desiderare ancora la stessa persona, con la quale non si sta più”- insistevo. 
-”Lo so, ma io non mi faccio domande e non cerco risposte”- 
Era come se non volesse affrontare il problema, come se non volesse affrontare la realtà. Continuavo a chiedermi cosa ci spingesse ogni volta a rivivere le stesse cose. Tutto uguale ma tutto diverso. Non avevo problemi ad andare avanti con la mia vita, ma nel momento in cui riappariva, stravolgeva ogni cosa. Speravo fosse presente, come un vecchio amico, per questo non volevo allontanarlo, ma poi la situazione si evolveva diversamente.
Non avevamo, però, avuto la possibilità di riconoscerci. Entrambi eravamo persone diverse, cresciute, sapevamo cosa volessimo e cosa invece no. Probabilmente erano rimasti rancore, incomprensione, rabbia, tristezza. L’amore l’avevamo dimenticato, apparteneva a quelle persone che eravamo 3 anni fa e che adesso non si conoscevano più. Io volevo farmi conoscere, ma lui non me lo concedeva. Credeva già di conoscermi, credeva che io fossi la stessa ragazzina di diciassette anni che non aveva idea di cosa fosse una relazione; pesante, scorbutica, romantica, irrazionale, impulsiva. Ma no. 

-“È strano che desideri chi non sopporti”- azzardai. Di rimando scoppiò a dire, come a confermare ciò che avevo detto. Entrambi in realtà eravamo diversi. Lui non sopportava la me di 3 anni fa. E io avrei solo voluto conoscerlo di nuovo e farmi conoscere meglio. Se non potevo riavere i sentimenti, quelli che ormai non riuscivo più a provare da tempo, volevo l’amicizia. Lui voleva un rapporto diverso.
L’amore è un’esperienza attraverso la quale tutto il nostro essere viene rinnovato e rinfrescato. Quando il piacere momentaneo finisce, resta la stanchezza, il senso di vuoto. Il sesso svuota, l’amore riempie.
Chissà quando potrò nuovamente provarlo

   
 
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