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Autore: heliodor    12/12/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Schiacciamo qualche ragno
 
Il ragno supremo danzò sulle zampe, sollevandole e abbassandole in fretta. Joyce balzò di lato ed evitò i due attacchi. Evocò il raggio magico e lo diresse contro il ventre del ragno supremo. L’incantesimo si infranse contro la pelle spessa.
Joyce si aspettava di passarla da parte a parte, ma quando il raggio sparì, il ventre era intatto.
È resistente, si disse.
Stava per evocare un secondo raggio magico, quando il ragno supremo emise un ruggito. Era così abituata al solito tik tik tik che quell’improvviso cambiamento la colse di sorpresa.
Indietreggiò di un passo e quasi andò a sbattere contro uno dei ragni sentinella che si era mosso forse attirato dal ruggito e dai rumori della battaglia.
Joyce udì le mandibole dell’animale serrarsi sopra la sua testa e mordere l’aria, prima di vederlo chinarsi verso di lei, le fauci di nuovo spalancate.
Evocò il raggio magico e colpì il ragno sopra le mandibole, dove si apriva la bocca. Stavolta l’incantesimo fece il suo lavoro e sbucò dalla schiena dell’animale.
Il ragno si accasciò di lato, liberandole la vista. Altre due sentinelle stavano avanzando verso di lei e il ragno supremo si agitava alle sue spalle ruggendo e facendo ticchettare le mandibole.
Tik tik tik.
Sta chiamando aiuto, pensò Joyce.
Una dozzina di ragni grandi come lupi si diressero verso di lei.
Ecco i soldati semplici, si disse.
Ne colpì due col raggio magico uccidendoli, ma altri si unirono a quelli rimasti e ripresero ad avanzare verso di lei. Si girò, per ritrovarsi di fronte una delle sentinelle. Fece per evocare il raggio magico ma questa si protese verso di lei e cercò di afferrarla con le mandibole.
Joyce urlò e usò lo scudo per respingere l’attacco. Il contraccolpo fu così violento da mandarla gambe all’aria. Atterrò sulla schiena e tentò di rialzarsi, ma uno dei ragni soldato calò la sua zampa verso di lei e le trapassò il braccio con la punta.
Joyce gridò per il dolore e la sorpresa.
Il ragno ritrasse la zampa e si preparò a colpirla di nuovo.
Joyce strinse i denti e lottò contro il dolore per evocare i dardi magici e trafiggere la creatura al ventre. Il ragno ondeggiò sulle zampe e si abbatté al suolo. Altri due lo scavalcarono dirigendosi verso di lei.
Ma quanti ce ne sono? Si chiese. Devo togliermi da qui.
Usò la formula della levitazione e dandosi lo slancio si sollevò in aria per sfuggire all’attacco dei ragni. Questi reagirono salendo uno sopra l’altro nel tentativo di raggiungerla.
Qualcosa le volò sopra la testa e le sfiorò il fianco. Si voltò di scatto e vide il ragno precipitare nel mucchio di suoi simili che si stavano raccogliendo in basso.
Sanno volare? Si chiese.
Qualcosa di pesante la colpì alla schiena e poi alla spalla provocandole un dolore lancinante. Altri ragni stavano cadendo attorno a lei a grappoli di due o tre per volta.
Guardò in alto e li vide aggrappati alle rocce che sporgevano dal soffitto della caverna.
Da quanto tempo sono lì? Si chiese.
Una dozzina si staccarono quando passò sotto la volta e caddero verso di lei. Uno la colpì alla testa e due si aggrapparono con le zampe alla schiena.
Joyce cercò di farli precipitare scuotendosi, ma i ragni erano aggrappati a lei con tutte le loro forze. Le loro mandibole le lacerarono la pelle con piccoli e rapidi morsi.
Joyce gridò in preda al panico mentre cercava di liberarsi dai ragni, mentre altri ne piovevano attorno a lei.
“Stai ferma” esclamò una voce.
Joyce si agitò ancora di più.
“Ferma, ti ho detto, o potrei staccarti un orecchio.”
Joyce fece per voltarsi e vide il viso di Joane incombere sul suo. Tra le mani ardevano fiamme di colore azzurro chiaro.
“Joane” esclamò sorpresa.
La donna passò le mani sui ragni bruciandoli con le fiamme. Gli animali si staccarono da Joyce e caddero verso il basso.
Libera da quel tormento, Joyce ricominciò a ragionare. “Che ci fai qui?”
“Che ci fai tu” disse Joane con tono di rimprovero. “Che cosa pensavi di fare affrontando la regina dei ragni da sola?”
“Combatti da sola, muori da sola” disse Joyce.
“Stupida” disse Joane. “Sopravvivi, invece.”
La donna se ne stava sospesa nel vuoto davanti a lei.
“Tu sai volare” esclamò Joyce indignata.
“Sei davvero intelligente.”
“L’hai sempre saputo fare.”
“No, ho imparato mentre tu eri qui a fare la stupida” rispose l’altra con tono sarcastico.
“Potevi andare tu al mio posto, quando ho cercato di attraversare il lago.”
“È vero.”
“E hai lasciato andare me.” Joyce non riusciva a darsi pace a quel pensiero.
“Tu eri così ansiosa di fare la parte dell’eroina che ci salvava tutti da morte certa” disse la strega. “Mi sembrava un’ingiustizia tremenda impedirtelo, così ho deciso di tacerti il mio potere e lasciarti andare. Dovresti ringraziarmi.”
“Non credo a una sola parola” disse Joyce indignata.
Joane scrollò le spalle e indicò il soffitto. Joyce guardò nella stessa direzione e vide i ragni che si stavano radunando proprio sopra le loro teste, pronti a lanciarsi per un nuovo attacco.
“Pensiamo a quelli” disse Joane staccandosi da lei.
Joyce evocò una sfera infuocata e la scagliò contro i ragni. Un fiore rosso sbocciò nella pietra, polverizzando metà dei ragni e bruciando il resto. I cadaveri anneriti precipitarono verso di loro. Joyce annaspò per evitarli, mentre Joane si lanciò verso destro con uno slancio deciso.
Guardando in basso vide il gigantesco ragno ergersi in mezzo a migliaia di suoi simili. Dalla parte opposta vide balenare il lampo dei fulmini che trapassavano i ragni che si stavano gettando all’attacco.
In mezzo a quella confusione di corpi che brulicavano arrampicandosi uno sopra l’altro, c’era Bardhian. Il principe di Malinor, l’espressione concentrata, evocava i fulmini come lei avrebbe fatto con i dardi magici. Prima di scagliarne uno verso l’obiettivo prescelto, faceva ondeggiare le mani su e giù. Si muoveva appena, spostando di poco il bacino mentre si voltava per fronteggiare i ragni che continuavano ad avanzare verso di lui.
“Non resisterà a lungo se non lo aiutiamo” disse Joane.
“Come?” chiese Joyce.
Joane si spinse in avanti. “Vieni con me.”
Atterrarono davanti a Bardhian, che sospese per un attimo il lancio dei fulmini.
“Ti stai divertendo?” chiese Joane atterrano al fianco del figlio.
Bardhian non sembrava affaticato. “Ho appena iniziato.” Guardò Joyce. “Non ti hanno mangiata. Bene.”
“Mi hanno dato solo qualche morso” disse con aria spavalda.
“Neanche ai ragni piaci” disse Joane con tono acido.
Joyce grugnì e fissò i ragni che avanzavano verso di loro arrampicandosi sui compagni abbattuti da Bardhian. “Quanti saranno?”
“Troppi” rispose Joane.
Galef volteggiò tra i corpi dei ragni agitando una lama magica per mano. Dove passava gli bastava un rapido movimento del braccio o una rotazione del polso per tagliare zampe e aprire ventri.
Joyce invidiava quella maestria frutto di anni di allenamenti.
Quando si fermò davanti a loro, suo fratello aveva abbattuto almeno venti ragni per raggiungerli. “Tieni fede alla tua fama, strega rossa.”
“E tu alla tua.”
Galef si accigliò. “Sono famoso?”
“Un principe ereditario rinnegato fa di te una celebrità” disse Joane. “Dovresti essere orgoglioso” aggiunse con tono ironico.
Galef gonfiò il petto. “Non rinnego quello che ho fatto. Se ho agito in quel mondo avevo dei buoni motivi.”
“Di solito chi la pensa in quel modo spera di conquistare il mondo. O di salvarlo. Tu da che parte stai?”
Galef indicò il ragno supremo. “Dalla parte di chi vuole eliminare quel mostro una volta per tutte. I ragni non mi sono mai piaciuti.”
“Paura dei ragni?” fece Bardhian divertito.
“Solo se sono giganteschi e affamati.”
“Silenzio” disse Joane. “Sta succedendo qualcosa.”
I ragni si erano fermati come in attesa di un ordine o di un segnale. Il ragno supremo era distante alcune centinaia di passi e torreggiava sopra i suoi compagni più piccoli. Sembrava un comandante che passasse in rivista le sue truppe prima di un attacco decisivo. Persino l’incessante ticchettio delle mandibole si era arrestato.
Tra le mani di Bardhian brillarono fulmini color azzurro chiaro. “Che cosa aspettano ad attaccare?”
“Forse sono solo stanchi” suggerì Galef ma neanche lui sembrava convinto di quello che stava dicendo.
“Tu che cosa ne pensi?” domandò Joyce a Joane.
La strega si strinse nelle spalle. “Ne so quanto te, strega rossa. Aspettiamo e osserviamo.”
“Lo so io che cosa succede” disse una voce alle sue spalle.
Quando si voltò vide Lindisa e Caldar avanzare verso di loro. E non erano soli. A breve distanza c’erano una dozzina di Gromm che si muovevano col loro modo sgraziato di procedere.
Ancora più indietro ce n’erano altri e altri ancora. Joyce provò a contarli, ma si fermò quando arrivò a cinquanta. Stimò che dovevano essercene almeno dieci volte tanto.
I gromm si radunarono alle loro spalle, davanti alle gallerie dalle quali continuavano a uscire a gruppi di dieci o venti.
Belben, Vi e Collare Bianco avanzavano in testa al gruppo più vicino e si fermarono solo quando li raggiunsero.
“Gromm” esclamò Belben.
“Gromm. Gromm. Gromm” lo imitarono gli altri.
Dalla parte opposta, i ragni si radunarono nella spianata attorno alla regina, che si ergeva sopra tutti loro, immobile. Joyce ebbe la sensazione che li stesse osservando e valutando.
Lindisa raggiunse Galef. “Sono stati loro a trovarci e portarci qui” disse.
Lui si limitò ad annuire.
“Gromm-ur” disse Collare Bianco. Poi, alzando il braccio verso l’alto e urlando: “Gromm-ur.”
“Gromm-ur” risposero i gromm.
Il ragno supremo fece schioccare le mandibole. Dal gruppo più folto dei ragni se ne staccò uno più piccolo degli altri che zampettò verso di loro.
Joane evocò i dardi magici. “Attenti. Succede qualcosa di strano.”
Il ragno si fece strada tra i gromm che lo osservavano incuriositi e preoccupati e una volta raggiunta la parete di roccia alle loro spalle si fermò davanti a una delle grotte.
Le sue mandibole schioccarono.
Tik tik tik.
La regina ragno fece schioccare le sue.
Tik tik tik.
Joyce si accigliò. “Che significa?”
Joane fece una smorfia. “Non ti è chiaro, strega rossa? Ci sta offrendo una tregua. Noi ci ritiriamo nei condotti e loro restano qui.”
“E i gromm?”
“Restano vivi. Per il momento.”
“Ma saranno sempre bestie da allevamento” disse Joyce.
Joane si strinse nelle spalle. “Meglio vivi che morti, no?”
“Tu che cosa ne pensi?”
Joane sogghignò. “Io non penso niente, sono solo un soldato. Sei tu che comandi. Che cosa vuoi fare? Firmiamo la pace con quei mostri e ce ne andiamo via o restiamo e combattiamo?”
Il piccolo ragno fece per tornare verso i suoi simili. Joyce lo immaginò scavare fino alla superficie e riversarsi a frotte sulle città e i villaggi. E immaginò i gromm ridotti a carne da macello dei ragni, messi dentro i bozzoli e lasciati a morire lentamente, come avevano cercato di fare con lei.
Nessuno mi farà più una cosa del genere.
Nessuno farà mai più una cosa del genere a un mio amico.
Nessuno farà mai più qualcosa del genere a chiunque.
Non è giusto, pensò. Non è affatto giusto.
“Strega rossa?” fece Joane con tono impaziente.
Joyce evocò un dardo magico e lo scagliò contro il piccolo ragno mentre era a metà strada dai suoi simili. “Schiacciamo qualche ragno” disse con sguardo accigliato.
“Così mi piaci” disse Joane con tono allegro.
La regina dei ragni schioccò le mandibole in modo frenetico. Ai suoi piedi i ragni, grandi e piccoli, risposero schioccando le loro.
Il tik tik tik divenne assordante.
Dalla parte opposta, i gromm gridarono e batterono i pugni sul terreno facendolo vibrare.
Gromm gromm gromm.
Joyce evocò la sfera infuocata e la lanciò verso i ragni che stavano avanzando. L’incantesimo ne bruciò due o tre ma altri dieci emersero dalle fiamme.
Quello fu il segnale. Prima i gromm e poi gli altri si mossero.

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