Nickname:
SHUN
DI ANDROMEDA/Charlie
Fandom:
Stargate
SG-1
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
JackDaniel,
Samantha Carter, Teal'c
Tipologia:
OneShot
Genere:
Drammatico,
hurt/comfort
Parola
chiave: SOS
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho elaborato
la seguente storia, non mi appartengono.
Note:
Dedicata
a Mairasophia. I personaggi non mi appartengono. Partecipante alla "HURT/COMFORT ADVENT
CALENDAR 2019"
I'LL ALWAYS ANSWER TO YOUR S.O.S
L'evento
orizzonte non si era neppure spento che subito Jack
O'Neill si era lanciato giù dalla scalinata ormai consunta
dal tempo che gli
Antichi avevano costruito per raggiungere agevolmente lo Stargate.
Con
il mitra in spalla e il comunicatore in mano, l'uomo saltò
sul terreno duro e polveroso e si guardò intorno con ansia:
"Danny!"
gridò lui all'ambiente desolato intorno a sé,
"Daniel, siamo noi! Siamo
venuti a prenderti per portarti a casa!"
Nessuna
risposta.
Samantha,
alle sue spalle, consultava un radar termico:
"Percepisce una debole fonte di calore da quella parte, signore."
indicò
l'ufficiale, puntando il dito verso la macchia di alberi a pochi metri
da loro:
"È senza dubbio una figura umana, signore, o comunque
umanoide. Ma sta
rapidamente perdendo calore. Se è Daniel…
dobbiamo fare in fretta, l'hanno
lasciato qui da quasi 48 ore, è ferito e ha bisogno di cure."
Il
Colonello annuì ma non disse nulla, temendo che la rabbia
che sentiva montargli dentro lo spingesse a dire qualcosa che, in quel
momento,
poteva essere inutile e dannosa.
48
ore.
48
fottutissime ore.
Quel
figlio di puttana di Richardson non solo aveva sparato a
Daniel ma l'aveva anche lasciato lì, su quel pianeta remoto,
a dissanguarsi
come un animale ed eventualmente in balia dei Goaul'd.
E
tutto per coprire i suoi traffici di informazioni al NID.
Tra
sé, Jack ringraziò… chiunque per la
prontezza di Daniel:
non solo aveva registrato un breve SOS sul proprio registratore da
campo –
Richardson non doveva averlo ritenuto un pericolo, non nelle sue
condizioni -
ma era riuscito, Jack non osava immaginarne le condizioni, a tornare
allo
Stargate, chiamare casa e inviare quel piccolo dispositivo attraverso
lo spazio
fino a loro.
"Deve
essere strisciato tra gli alberi per
proteggersi." notò Samantha con un filo di voce alle sue
spalle:
"DanielJackson starà bene, è un guerriero."
Teal'c non esprimeva
alcuna emozione nella propria voce ma sia Carter che O'Neill sapevano
bene che
il Jaffa era molto legato a Daniel e che il suo benessere era di
primaria
importanza per il ben più massiccio alieno.
Allungando
il passo, Jack raggiunse in poche falcate la
macchia buia di piante e, senza aspettare il resto dei compagni, si
infilò tra
le fronde fitte.
Il
buio lo avvolse.
"Daniel,
sono io, Jack!" gridò di nuovo prima di
accendere la torcia: "Non avere paura, siamo qui per portarti a casa!
Il
Generale ci sta aspettando e anche la dottoressa Fraser, vuoi far
aspettare la
piccola Napoleone?"
Silenzio.
Preoccupato,
Jack puntò il fascio di luce verso l'interno
della macchia di alberi, nella speranza di vedere qualcosa di
più, e fu solo
dopo qualche ulteriore passo che, finalmente, lo vide.
Rannicchiato
a terra, e con quello che restava della giacca a
coprirgli il corpo, Daniel Jackson giaceva privo di sensi e pallido in
volto,
così pallido che – per un attimo – Jack
temette che fosse…
Superatolo,
Sam si chinò accanto all'archeologo e le sue dita
sparirono tra i capelli che coprivano il collo del più
giovane: "C'è
battito, è ancora vivo." annunciò lei dopo pochi
secondi, trionfante; gli
accarezzò la fronte, come una sorella farebbe con il
fratello minore ammalato,
poi fece segno a Teal'c di avvicinarsi con lo zaino, il tutto mentre
Jack,
instupidito dal sollievo, restava a osservare.
Sarebbe
stato d'intralcio, lo sapeva, Carter era un asso nel
rattopparli sul campo, ma ciononostante non riusciva a non preoccuparsi
per
Daniel.
Quando
Richardson, di ritorno con l'SG-3, aveva detto che il
loro archeologo era stato catturato da dei Goaul'd e che probabilmente
era
morto, si era sentito morire.
Quando
avevano ricevuto il registratore di Daniel con il
messaggio, in cui aveva accusato Richardson di averlo portato via con
la forza
dalla tenda e averlo picchiato per poi abbandonarlo lì, si
era sentito
rinascere.
Quando
aveva preso a pugni quel bastardo traditore, si era
sentito felice.
Come
potessero prendersela con lui, Jack ancora non riusciva a
capirlo: certo, Jackson era un so-tutto-io – e con ragione,
malgrado Jack lo
prendesse in giro difficilmente non aveva le risposte alle loro domande
– ma
era anche la persona più buona e generosa che avesse mai
conosciuto e pensava
che all'SGC nessuno potesse volergli male.
Evidentemente
si sbagliava.
"Colonnello,
signore…"
La
voce di Carter riscosse Jack dai suoi pensieri e lui si
precipitò al fianco dell'altro ufficiale con aria
preoccupata.
Venne
così accolto dagli occhi azzurri e velati di Danny,
occhi che gli strapparono un sorriso affettuoso e una carezza sulla
testa sporca
di sangue rappreso: "Ehi, grazie di esserti unito a noi,
dormiglione." disse il Colonnello, "Adesso ti portiamo a casa."
Daniel
li guardò senza capire per qualche istante, poi doveva
averli riconosciuti perché la sua mano si alzò
per afferrare – seppur
debolmente – quella di Jack: "A-Avete ricevuto il mio
messaggio…"
O'Neill
annuì e si tolse la giacca di dosso per drappeggiarla
sul corpo tremante del compagno: "Certo, cervellone. Siamo venuti il
prima
possibile. Non avremmo mai potuto lasciarti qui, l'SG-1 era a corto di
un
membro e riempire scartoffie è una noia mortale."
A
Daniel sfuggì un sorriso, seguito da un gemito di dolore:
"Temevo… T-Temevo che non vi arrivasse il mio
S.O.S…"
Sul
volto di Jack passò un'ombra e questi strinse più
forte la
mano dell'archeologo, come se temesse che potesse andarsene se solo
avesse
mollato la presa: "Daniel, può anche provenire dallo spazio
profondo, da
una zona infestata di Goaul'd, dai confini dell'Universo…
Noi- Io risponderò
sempre. È una promessa. Ora tieniti forte, torniamo a casa."
E
senza aspettare oltre, Jack O'Neill sollevò Daniel Jackson
tra le braccia.