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Autore: se solose    13/12/2019    3 recensioni
Adoro la storia e in particolare la storia di questa grande famiglia italiana, per questo saputo della serie non ho potuto fare altro che vederla. La costruzione dei due personaggi, Lorenzo e Clarice, l'ho trovata magistrale e per questo motivo ho deciso di scrivere una piccola storia in merito. Lasciate un vostro feedback.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo scoppiettare del camino si sentiva fin nel corridoio. Lorenzo entrò nella stanza convinto di dover spostare qualche ceppo, forse Maria era stata troppo indaffarata con i bambini per occuparsene. Quelle piccole pesti le davano sempre un gran da fare, soprattutto Maddalena. Invece si trovò davanti una scena che non gli capitava di osservare da diverso tempo. Sua moglie, Clarice, si era lasciata vincere dal sonno, abbandonata sulla sedia con il libro ancora tra le mani. Sorrise.

Le si avvicinò con passo felpato e un'increspatura amorevole gli aveva arricciato le labbra, indugiando sul corpo della moglie. La guardò come non faceva da tanto. Dopo la morte di Giuliano gli sembrava che la vita, gli anni, gli fossero passati tra le mani senza neanche rendersene conto. Gli sembrò passata un'eternità dall'ultima volta che si era concesso il lusso di guardare sua moglie, e non per un bisogno carnale da colmare, ma solo per perdersi tra le sue grazie con gli occhi. Ci aveva messo del tempo per accettare che Clarice non fosse Lucrezia, per dimenticare i suoi sentimenti per quella donna che fù il suo primo e unico amore. In realtà non lo aveva dimenticato, semplicemente lo aveva chiuso a chiave in un cassetto concedendosi il dubbio di poter provare qualcosa per quella sconosciuta nobildonna romana che era entrata a casa sua, in punta di piedi, con grazia e delicatezza. E proprio così, giorno dopo giorno si rese conto che quella donna era entrata non solo nella sua vita ma nel suo cuore. Un amore diverso da quello che lo legava a Lucrezia. Un amore maturo, nato con il senno di poi ma sfociato in passione, giuoco, stabilità, rispetto, complicità e sentimento. Perché, seppur l'avesse fatta soffrire innumerevoli volte, una cosa l'aveva sempre fatta, tenere fede al pattoo che le fece a Roma, se solo lei le avesse offerto il suo cuore lui se ne sarebbe preso cura portandole il rispetto che le doveva.

Ebbene, quella donna, con la sua grazia, con i suoi occhi verdi, grandi e fieri, giorno dopo giorno gli aveva dimostrato di poter essere una donna fedele, una Medici degna di portare questo nome. Aveva aiutato con la banca, si era presa cura degli affari, lo aveva spalleggiato senza farsi remore di dirgli il suo pensiero, ma nonostante tutto aiutandolo sempre, persino nel pericolo. Si era dimostrata astuta, calcolatrice laddove serviva e fiera. Fiera del suo essere, della sua famiglia e della sua dignità. Per questo aveva imparato non solo ad amarla, ma soprattutto ad ammirarla. Osservandola, i suoi capelli biondi, forse più lunghi e poco più scompigliati, gli ricordavano quando nel bel mezzo di una Roma nel degrado l'aveva vista bussare ad una porta e ne era rimasto affascinato. Clarice non era una donna come tutte le altre, la madre lo aveva avvisato di questo, e non poteva che darle ragione, ancora adesso, che quella donna era al suo fianco da tanti anni. Eppure aveva quell'innata capacità di farlo sentire a casa, sicuro tra le sue braccia e rammaricato laddove lei vedeva un torto. Sembrava serena in quell'istante e si concesse di continuare a guardarla, ancora un po', perché sapeva bene che l'animo di quella nobildonna era duro ma non indistruttibile e sapeva anche che, negli anni, le aveva procurato diverse lacerazioni, non di carne, ma di spirito. Per questo continuava ad ammirarla ancora, perché lei, come una leonessa si schierava sempre dalla parte della famiglia, a prescindere dalle circostanze.

Proprio qualche sera addietro aveva dovuto fare i conti con la triste realtà per la quale sua moglie non avesse una particolare stima del suo consigliere. "Ha i suoi pensieri e li ha usati per forgiare le tue azioni"diceva. Un tarlo nell'orecchio che Lorenzo non riusciva più a togliersi. Era dunque vero? Non era riuscito a distinguere la linea sottile che c'era tra i suoi pensieri e quelli insinuatigli nella mente da Bernardi, oppure entrambi viaggiavano sulla stessa visione?

Decise di lasciar perdere quei pensieri, aveva tessuto trame per Firenze incessantemente, quella sarebbe stata la sua ricompensa. Almeno quella sera. Carezzandole dolcemente i boccoli color dell'oro afferrò, delicatamente, il libro che aveva tra le mani. "Le vite dei Santi". Doveva immaginarlo. Sorrise ancora, quasi dandosi dello sciocco. La mano della donna cadde lungo la sedia e questo bastò per destarla prepotentemente dal sonno.

"Lorenzo!" Si guardò intorno per rendersi conto che erano soli in quella grande biblioteca. "Credo di essermi addormentata mentre leggevo. I bambini dove sono?" Chiese di corsa.
"Credo che Maria li stia preparando per andare a letto." Sorrise dolcemente.
"Cos..perché mi guardi così?" Chiese al marito.
"Così come? Non posso ammirare mia moglie?" Il suo tono era fintamente stupito.
"Bhe, certo che puoi se non fosse strano trovarti qui piuttosto che nel tuo studio. Ormai passi lì tutto il tuo tempo". La stoccata arrivò forte e chiara. E tornò di nuovo la sensazione di fare qualcosa di sbagliato, predicava di agire per il bene della famiglia ma Clarice era ancora una volta pronta a ricordargli che, quella famiglia di cui si faceva scudo per giustificare ogni sua decisione, in realtà la stava trascurando. E faceva male. Male nel petto.
"Hai ragione. Devo cercare di essere più presente, soprattutto con Maddalena. Non riesco mai a vederla, a stringerla tra le braccia."
"Sai, spesso, alla sera, mi chiede di raccontarle una storia che ha sentito da te. Quella del drago e della principessa." Lorenzo annui mostrando alla moglie un sorriso amaro. Appoggiò le mani al grande tavolo di legno massiccio e poi si sedette in punta, cercando i suoi occhi verdi. Cercando segni d'indulgenza per tutte quelle mancanze. Eppure non ne trovò. Al contrario navigò in un mare di amore e una punta di compassione. Clarice lo sentì, sentì Lorenzo parlare in quell'istante muto. Non aveva bisogno di parole, erano anni che aveva imparato a conoscerlo, a decifrare i suoi occhi. Quegli occhi che spesso, però, non riconosceva più. Non erano più gli stessi dal giorno della congiura, dal giorno in cui vide suo fratello Giuliano morire assassinato senza poter far nulla. Non avevano più luce, speranza, visione. Erano amorevoli talvolta ma mai appassionati, non come un tempo. L'unico momento in cui vedeva il marito provare giovamento era quando si apprestava a guardare una nuova opera d'arte. L'arte, per fortuna aveva lei a darle conforto, si diceva. Si avvicinò a lui, posandogli una mano sulla gota bianca. Lorenzo non perse l'occasione di stringere quella mano tra la sua, posandole un leggero bacio nell'incavo interno. Era freddo.

"Stai gelando, va a letto" disse in tono accorato.
"Non preoccuparti, sto bene" lo tranquillizzò la moglie passandogli una mano tra i capelli incolti avvicinandogli il viso alle sue grazie. Lorenzo ne trovò conforto, eccome se ne trovò. Si aggrappò alle sue vesti con entrambe le mani e rimase lì, a farsi accarezzare, stringere come un bambino in attesa che gli dicesse che tutto era apposto. Ma Clarice rimase in silenzio. E anche Lorenzo.

"Stringimi più forte" la supplicò e lei obbedì immediatamente, come faceva sempre.
"Lorenzo". In risposta ebbe un mugugno capriccioso.
"Devo dirti una cosa". Al suono di quelle parole allentò la presa sulla gonna del vestito, alzò la testa dal petto della moglie e la guardò, in attesa che parlasse.
"Avrei dovuto dirtelo qualche giorno fa, quando ne sono venuta a conoscenza ma..." Lorenzo le strinse una mano in segno di ripresa, come a voler fermare quel tergiversare logorroico per arrivare al punto.
"Che succede, Clarice?"
"Sono in attesa, Lorenzo" concluse infine, facendo un sorriso stanco ma contento. Lorenzo restò in silenzio, abbassando lo sguardo sul ventre della donna.
"Cosa c'è? Non sei felice?", chiese in preda al panico. Lorenzo si destò subito interrompendo il suo silenzio.
"E come potrei non esserlo? Certo, che sono felice, sorpreso questo sì, ma felice come non mai". Le prese le mani e le portò entrambe alle sue labbra, baciandole ripetutamente mentre Clarice sorrideva, sollevata. Lorenzo è sempre stato un buon padre, ma visti gli ultimi sviluppi, le tensioni continue aveva paura che una notizia simile avrebbe potuto arrecare più preoccupazione che felicità. Era contenta di essersi sbagliata, di essersi preoccupata per nulla. Lorenzo continuò a coccolarla, poggiandole una mano sul dorso del collo e attirandola a sé, lasciando soltanto lo spazio per far filtrare l'aria. I due si guardarono. Intensamente. Come non facevano da tempo. Lorenzo colmò quella distanza, baciandola dapprima in modo dolce, poi in modo verace. Era questo che voleva. Voleva Clarice, lì. Subito. In quel momento. Nulla gli era mai sembrato più perfetto.

"Ti amo, Clarice Orsini", le sussurrò in un orecchio.
"Ti amo, Lorenzo De' Medici", rispose ansante.
   
 
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