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Autore: LadyPalma    14/12/2019    13 recensioni
| Storia scritta per l'obbligo di GladiaDelmarre sul Giardino di EFP.
Due relazioni tra zio e nipote che si sono trasformate in tragedia: Riccardo III e i due fratelli nella Torre; Ludovico il Moro e Gian Galeazzo Maria Sforza.
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Medioevo, Epoca moderna (1492/1789)
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Mio zio mi protegge



 



“Andrà tutto bene, Riccardo, lo zio ci protegge!”
Edoardo di York, legittimo erede al trono di Inghilterra,era ancora un bambino. Ma aveva già acquisito dignità reale mentre rimproverava il fratellino per i suoi piagnistei inutili.
“E allora perché viviamo rinchiusi in questa Torre?”
Il più grande scosse la testa con forza e si lasciò cadere con un sonoro sbuffo sul giaciglio sconquassato che aveva come letto. “Non essere sciocco, tutti i re vivono nella Torre di Londra per un periodo prima dell’incoronazione”.
Riccardo si sforzò di annuire, mentre tirava su con il naso, e poi si sedette a sua volta vicino al fratello. Non gli disse che nessun re sarebbe mai stato costretto a patire freddo, fame e sporcizia come stavano facendo loro due da settimane.
Perché un re che viveva così, era un re la cui vita non importava  a nessuno.



 
**


 
“Smettetela, madre, lo zio mi protegge!”
Il giovane Gian Galeazzo parlava in tono seccato, mentre la sua attenzione era tutta per le pregiate stoffe che il suo reggente gli aveva appena fatto recapitare. Ogni giorno nuovi regali in una vita finalmente piena di lussi e divertimenti come si confaceva ad un principe.
“Ma, figlio mio, possibile che non ti rendi conto che tutto questo serve solo a distarti?” ritentò Bona di Savoia, le lacrime agli occhi per la frustrazione.
“Magari mi piace distrarmi, madre, non ci hai mai pensato? E’ così che vivono i veri sovrani!” sbottò il rampollo Sforza, sollevando finalmente lo sguardo irato.
Bona lo guardò lasciare la stanza, con un calice di vino toscano in mano e una delle sue casuali amanti all’altro braccio. Non gli disse che nessun principe vive senza limiti e senza disciplina.
Perché un principe che viveva così, era un principe il cui potere non importava a nessuno.



 
**


 
Fu in una notte di inverno che due uomini in nero vennero finalmente a prenderli. Non portavano una corona, ma un pugnale affilato. Lo piantarono nel corpo di Riccardo mentre stava dormendo: i suoi occhi si spalancarono di colpo e dalle labbra gli uscì solamente un singulto. Con un ultimo, inutile, sforzo si voltò verso il fratello, ma non ebbe neanche il tempo di dire che aveva sempre avuto ragione.
Edoardo si alzò velocemente dal giaciglio e, con occhi pieni di orrore, si appiattì contro la parete. Batté violentemente contro la porta e gridò freneticamente aiuto. Ma i due sicari furono più veloci e lo afferrarono, iniziando a stringere il suo sottile collo con forza brutale.
“Mio zio… Lo verrà a… sapere” mormorò con l’ultima riserva di fiato.
Ma non morì in quel momento, no. Ebbe il tempo di sentire una risata crudele e una frase ancor più sinistra.
“Tuo zio lo sa già, principino”.



 
**


 
Nel castello di Pavia la vita procedeva a meraviglia: il duca di Milano continuava a vivere al massimo, con tutti i privilegi e nessuna responsabilità. L’unica seccatura era la moglie, la fiera Isabella d’Aragona, che lo esortava di continuo a muovere guerra contro lo zio, se non per lui, almeno per amore di lei che era una principessa spagnola e dei loro figli, i cui diritti ereditari erano in pericolo.
Ma Gian Galeazzo non vedeva nessun pericolo, o per lo meno non lo vide finché non cominciò a sentirlo.
Dolori violenti lo colpivano nei momenti più inaspettati, costringendolo a letto tra atroci sofferenze. Persino uno spirito molle e una mente poco sveglia come la sua riuscirono a risolvere il mistero di cui nessuno si era curato di celare troppo gli indizi.
Le uova di quaglia mandate dallo zio, il coppiere assunto dallo zio, i gioielli costosi regalati dallo zio per il compleanno.
“Voglio che siate sincero. Credete che mi riprenderò?”
Il dottore rimase in silenzio e gli passò un bicchiere di liquido invitandolo a berlo in fretta. Lo guardò pazientemente ingoiare fino all’ultima goccia e poi finalmente osò mostrare un’espressione. Un sorriso compiaciuto e sinistro.
“State tranquillo, mio duca” mormorò, enfatizzando il titolo con un tono innaturale, “questa medicina mandata da vostro zio risolverà definitivamente il vostro disagio”.



 
**


 
Fuori dalla cella della Torre di Londra, Riccardo di York aspettava con il volto lugubre piantato contro il muro opposto. Quando le urla del nipote cessarono e, dopo qualche minuto, la porta si aprì, egli non oso voltarsi.
“E’ tutto risolto, sire!” proclamò uno dei suoi uomini in tono eccessivamente entusiasta.
“Molto bene. Liberatevi dei cadaveri. Fate in modo che nessuno possa mai trovarli” ordinò a denti stretti, in tono distaccato. E poi aggiunse piano, quasi rivolto a se stesso e alla coscienza che aveva appena perso. “Che io non possa mai trovarli”.



 
**


 
Ludovico il Moro guardò il corpo esanime del nipote e tirò un sospiro di sollievo. Finalmente si era deciso a morire, anche se, per tutto il tempo che gli aveva fatto perdere, quel giovane sciocco si sarebbe meritato una fine più tragica e violenta.
“Aveva capito che siete stato voi, Vostra Grazia” mormorò il dottore con rispetto – per il nuovo duca e non per quello ormai defunto.
“Bene, allora alla fine non era così talmente idiota come sembrava, dopotutto” rispose Ludovico, concedendosi un sorriso prima del finto dolore che avrebbe dovuto manifestare una volta uscito da quella stanza. “Mi raccomando, dottore, mostrate il corpo a tutti” ordinò con serietà. E poi tornò ancora a sorridere, mostrando in quella reazione tutto il marciume di una coscienza venduta all’ambizione e al potere. “Ma sono così contento di essere stato io a vederlo per primo”.









 
NDA: Salve a tutti, torno ad affacciarmi nella sezione storica con qualcosa di diverso. GladiaDelmarre mi aveva obbligato a scrivere una storia di genere storico di tipo horror. Non credo avesse questo risvolto in mente, quindi non so se ho rispettato pienamente la richiesta, ma secondo me non c'è niente di più horror di quello che la storia stessa ci ha regalato. Ho deciso dunque di raccontare, in parallelo, due relazioni zio-nipote che hanno premesse diverse, ma che si concludono comunque con un omicidio per il potere. Devo ovviamente specificare che, se per quanto riguarda gli Sforza la vicenda potrebbe essere ababstanza vicina alla realtà storica, lo stesso non si può dire di Riccardo III. Che fine abbiano fatto i due fratellini e se Riccardo vi abbia avuto effettivamente un ruolo sono due quesiti storici molto dibattuti e su cui forse non troveremo mai risposta.
   
 
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