Fanfic su artisti musicali > Queen
Segui la storia  |       
Autore: killer_joe    15/12/2019    4 recensioni
Dopo una rissa che costò loro i titoli già guadagnati e un posto nel mondo del pattinaggio artistico su ghiaccio, i pattinatori Freddie Mercury e Roger Taylor pensano che la loro vita di sportivi sia definitivamente conclusa.
Quando però John Deacon, miglior amico di Roger da sempre, e Brian May, ex-assistente personale di Freddie, trovano un cavillo legale che potrebbe rimetterli in pista, i due sono estasiati.
Se non fosse che, per tornare a competere, devono cambiare categoria.
Se non fosse che John e Brian sono convinti che possano competere in coppia.
Freddie e Roger sono rivali, e tra loro non corre buon sangue. Riusciranno nell'impresa di presentarsi come prima coppia esclusivamente maschile nella storia del pattinaggio su ghiaccio?
*
Friendship! Freddie/Roger – Romantic! Maylor, Deacury
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come se non avessi millemila fic da finire... io ne comincio un'altra! 
Questa storia è ispirata al film Blades od Glory del 2007. Sarà una storia leggera, con tante gag divertenti e un po' (ma poca) di introspezione.
Sono un po' presa da uni e altri impegni, quindi gli aggiornamenti saranno molto lenti... spero che comunque apprezzerete questa storia! 

 

BLADES OF GLORY
by killer_joe


PROLOGO
 

GARA MONDIALE DI PATTINAGGIO ARTISTICO SU GHIACCIO – STOCCOLMA 2005

FINALI MASCHILI INDIVIDUALI

 

“Ed ora scende in pista un grande del pattinaggio. Un artista del ghiaccio. Un campione dal valore di sette ori mondiali. Per l'Inghilterra... Freddie Mercury!”

 

Il giovane posò il pattino sul ghiaccio perfettamente levigato della pista. Aveva un obiettivo, ed era quello di guadagnarsi il suo ottavo oro. Sapeva di potercela fare, perché i suoi avversari semplicemente non erano all'altezza. Con un sorriso che dimostrava tutta la sua audacia, il ragazzo scese in pista.

Il boato del pubblico fu straordinario. Tutti, tutti in piedi a gridare ed esultare per lui, e solo per lui. Oh, Freddie sapeva che il pubblico lo amava, e non solo coloro con nazionalità inglese. No, lui era un esempio per l'intero mondo del pattinaggio. Era un eroe. Era una leggenda.

Con falcate delicate si portò al centro della pista. La sua tuta, di colore dorato e piena di cristalli luccicanti, rifletteva le luci tanto da farlo sembrare un angelo. O una fata. Sì, Freddie era soddisfatto del lavoro del suo costumista, e di quello dell'intero staff. Non l'avrebbe mai ammesso, ovviamente, meglio tenerli sulle spine in modo che continuassero a lavorare bene. Ora però, nulla contava se non la performance. Che doveva essere eseguita perfettamente.

Beh, fortunati loro che era lui, ad eseguire.

Non si era guadagnato il soprannome di 'Principe di Ghiaccio' per nulla.

Le dolci note di 'sonata al chiaro di luna' di Beethoven si librarono nell'aria, e per Freddie il resto del mondo scomparve. Solo lui, la musica, e il ghiaccio sotto le sue lame.

 

“Axel eseguito alla perfezione”

“Trottola bassa con asse ineccepibile... e che rotazione!”

“Combinazione di transazioni veramente eccezionale, sicuramente un quarto livello. Assolutamente favoloso!”

“E che coreografia! La grazia e l'eleganza di questo atleta non hanno eguali. Io lo dico, spettatori che ci seguite in diretta. Freddie Mercury si avvicina sempre di più all'ottavo oro.”

“Ed ecco un volo d'angelo degno di Mercury, signori. Questa è la quintessenza del 'Principe di Ghiaccio'”.


Freddie era stato un bambino prodigio. Immigrato da Zanzibar con la sua famiglia, aveva lasciato definitivamente la boxe per dedicarsi alla sua vera passione. Nonostante lo scetticismo del padre, Freddie aveva trovato un finanziatore, quasi un padre adottivo, nel magnate dell'industria musicale Ray Foster. Foster era stato il primo a credere in lui, l'aveva preso sotto la sua ala protettiva e l'aveva portato, letteralmente, alle stelle.

Freddie era stato educato, allenato e plasmato, per tutta la sua vita, ad essere il migliore. Ad essere un campione.

Aveva fatto tesoro degli insegnamenti impartitogli, ed ora era in grado di mostrare al mondo il risultato.


Freddie volteggiò a centro pista per il gran finale. Si diede uno slancio con la gamba sinistra ed eseguì una combinazione di trottole da far tremare l'intero palazzo del ghiaccio. E non aveva torto.

L'intero palazzo scoppiò in grida estasiate, e applausi fragorosi. Freddie finì la figura con estrema eleganza e, come da copione, si inginocchiò sul ghiaccio per la posa finale.
Le ultime note del capolavoro di musica classica sfumarono, a coronare il suo momento di gloria. Un trionfo.
Il pubblico lanciò rose e altri piccoli trofei in pista. Freddie si alzò in piedi e fece loro un inchino, poi un secondo. Oh, sì, aveva conquistato la pista, non c'erano dubbi che l'oro sarebbe stato suo.
Non vedeva l'ora di vedere il faccino stralunato del biondino del cazzo. Non sarebbe stato in grado di fare di meglio, stavolta.

Freddie raggiunse il bordo pista, dove venne accolto dall'abbraccio del suo allenatore. John Reid gli diede una pacca affettuosa sulla spalla, riempiendolo di complimenti sulla sua performance. Puh, come se Freddie non fosse in grado di giudicarsi da solo, ovviamente era stato perfetto. Lui era perfezione. Lui era il pattinaggio.
“Ray, che ne pensi?” non poté fare a meno di chiedere Freddie. Il suo benefattore era in prima fila, come ad ogni gara, a supervisionare il lavoro dello staff e a complimentare la sua stella.
“Mi sei sembrato molto... femmineo, Freddie. Comunque bellissima performance, un altro oro guadagnato” Foster commentò con un sorriso compiaciuto. Beh, sì, Freddie sapeva di avere particolare... grazia, nei suoi movimenti. Non aveva seguito tutte quelle lezioni di danza classica per buttarne i risultati alle ortiche. Inoltre quello era il suo marchio di fabbrica, quello che dava alle sue esecuzioni quel qualcosa in più che agli altri mancava.
Per fare un esempio, al biondino. Lui sì che non aveva alcun tipo di grazia, né di decenza.

“Fred, sei stato grande! Complimenti!”
Freddie si girò verso Brian, l'unico ragazzo del suo staff più giovane di Freddie stesso. Il ragazzo era alto e allampanato, con una testa di ricci voluminosi. Pattinatore mancato a causa di un incidente in giovane età, Brian si occupava del profilo pubblico di Freddie sui social, oltre che fargli da personale tutto-fare. Se non altro era affidabile, e altamente professionale.
“Brian, dammi una bottiglietta d'acqua. Sono stremato” comandò Freddie, avvicinandosi intanto al divanetto. Doveva vedere il suo punteggio.
Freddie si sedette al centro, con Reid alla sua destra e Foster alla sua sinistra. Era il momento della verità.

USA: 5.9

Svezia: 5.9

Austria: 6.0

Francia: 5.9

Repubblica Democratica Cinese: 5.8

Inghilterra: 6.0

Sì, oh sì. Punteggio altissimo, imbattibile. Freddie non poté contenere un gridolino eccitato.
“Grande, ragazzo!” esclamò Reid, stringendolo in un abbraccio.
“Sì, direi bene, quel 5.8 non ci ucciderà” commentò Foster, dando a Freddie una pacca sul braccio.
Le cose non sarebbero potute andare meglio di così.


“Quello era il tuo numero, o una rivisitazione del Royal Ballet di serie B?”

A ripensarci, le cose potevano sempre migliorare. Se qualche divinità compiacente garantisse il desiderio di Freddie di cancellare quello stronzetto dalla faccia della terra, ad esempio.

“Chiudi il becco Taylor, non sai nemmeno cos'è il Royal Ballet. E comunque, la mia esibizione è stata perfetta. Vedi quel punteggio? È lo stesso con cui ti ho battuto ad Oslo, tesoro” replicò Freddie, lanciando uno sguardo di fuoco al biondino che si stava avvicinando alla pista.
“Uhm, ricordo Oslo. Mi hai battuto per uno 0.1 in più. Ricordo bene anche Boston però, dove ti ho fatto mangiare la polvere superandoti di 0.3. Chissà come andranno le cose oggi, ah?” ridacchiò il biondo, che ebbe l'ardire di fare a Freddie l'occhiolino. Oh, l'audacia!
“Rompiti una gamba, tesoro. E dico letteralmente” offrì Freddie con un sorriso sardonico. Roger fece spallucce.
“Farò molto di più, dolcezza. Oggi butto giù la pista”.

Freddie digrignò i denti così forte da farsi venire un dolore alla mascella.

 

“Ed ora l'ultimo concorrente della finale. Un protagonista della scena mondiale dal valore di cinque ori, guadagnati in meno di tre anni. Un asso del pattinaggio che, da giovane promessa, si è guadagnato il podio e l'amore dei fans. Per l'Inghilterra è in scena... Roger Taylor!”

Il boato della folla fu, per la delusione di Freddie, assordante. Il pubblico femminile era in estasi, e con buone ragioni. Per quanto Freddie non desiderasse altro che cambiare i connotati a Taylor a suon di pugni, non poteva non ammettere che il ragazzino era davvero bellissimo. Con quegli occhioni blu giganteschi, quei lineamenti delicati, il sorriso abbagliante e i lunghi capelli biondi, Roger Taylor aveva vinto la lotteria di madre natura. E non si faceva scrupoli ad usare tutte le sue qualità, eseguendo dei numeri che includevano sempre tecnica perfetta, improvvisazioni fuori dal comune e flirt con il pubblico. Non per niente era stato soprannominato 'l'Eros del ghiaccio'.

La musica partì, e con lei Taylor. Freddie non riuscì a trattenere una smorfia di disgusto alla scelta musicale. Deep Purple. Che mancanza di classe.


“Toe Loop... triplo! Che precisione incredibile!”

“Piroetta alta e, signori, ad alta velocità! Nessuno potrà mai accusare Roger Taylor di codardia, signori miei, nessuno!”

“Transazione elegante a tempo di rock 'n' roll. Senza farsi mancare quella componente di improvvisazione che tutti i fan si aspettano da lui”

“E non manca nemmeno la parte giocosa di Taylor, che ora sta pattinando vicinissimo alla balaustra... ha appena dato un bacio ad una spettatrice?”

“E ora il gran finale, con uno sfoggio di elasticità degno di lui. L'Eros del ghiaccio colpisce ancora. Questo numero, signori, profuma di oro”.

 

Taylor stava salutando il pubblico che, per il fastidio di Freddie, lo stava inondando di rose. Rosse. E reggiseni. Cristo santo, il biondino aveva trasformato la pista della gara mondiale di pattinaggio artistico nel surrogato di un night club. Non aveva proprio nessuna vergogna.

Il biondo pattinò fino alla balaustra e fu accolto dalla sua squadra. Tra i tanti componenti dello staff Freddie notò un ragazzino, con lunghi capelli castani e la pelle chiara. Si stava complimentando con Roger, e il biondo come risposta lo affogò in un abbraccio spezza-ossa. Era un fan o un amico? O qualcosa di più? Peccato che perdesse tempo con il biondo, perché secondo Freddie era davvero carino.

“Tra pochi minuti avremo i risultati di quest'ultima, strabiliante, performance e, finalmente, un vincitore!”

Taylor si avvicinò al divanetto, trascinando con sé anche il ragazzino. Quest'ultimo, nonostante l'evidente imbarazzo, aveva un sorriso dolce dipinto in volto. Stava guardando Roger come se il biondo fosse il responsabile del sorgere del sole. Bah, secondo Freddie poteva trovare di meglio.

Il pattinatore moro non si discostò di troppo dal divano, in modo da poter vedere lo schermo in prima persona.

USA: 6.0

Svezia: 5.9

Austria: 5.9

Francia: 5.9

Repubblica Democratica Cinese: 5.9

Inghilterra: 5.9

“Yeah!” esultò Roger, estasiato. Freddie invece, che era più attento ai dettagli, strabuzzò gli occhi.
“Non è possibile...” sussurrò a se stesso. Non poteva essere vero. Doveva esserci un imbroglio!
“Hey principessa, chi è che ride ora?” chiese Roger, girandosi verso Freddie e offrendogli un sorriso sarcastico.
“Non ride nessuno, idiota. Siamo primi ex equo” rispose Freddie, con voce falsamente mielosa. Roger si girò subito verso lo schermo, che dava i risultati del podio.
 

“Signore e signori, abbiamo un pareggio! Doppio oro all'Inghilterra, grazie ai suoi favolosi atleti. Un applauso per Freddie Mercury e Roger Taylor, i campioni di questa edizione!”

 

“Che cazzo?” mugugnò Roger, sconcertato. Come cazzo era possibile? Il suo numero era stato da schianto!
“Uhm... sembra che abbiate vinto tutti e due” offrì John, che se ne stava ancora accoccolato sotto al braccio di Roger. Il ragazzo sperava che la calma durasse almeno fino alla fine della premiazione, perché sapeva quant'era difficile – e talvolta pericoloso – avere a che fare con un Roger Taylor incazzato.
“Ma porca puttana! Maledetto bastardo, io il podio con lui non lo condivido!” esclamò Roger, incrociando le braccia al petto. John fece un risolino.
“E invece lo condividerai per forza, perché è così che è finita. E non mettere il broncio” lo seccò John, dandogli una spinta verso la pista. A volte Roger era peggio di un bambino, tra capricci e musi lunghi. Per fortuna la maretta gli passava veloce come arrivava.
“Ma guarda te se devo condividere il mio oro con quella ballerina vestita di fronzoli” continuò ad imprecare a mezza voce Roger, il quale però si stava dirigendo verso il podio. John ridacchiò di nuovo. Un bambino troppo cresciuto che però eseguiva gli ordini. Tutto sommato John era stato fortunato.

“Stasera sarà una serataccia, io lo dico” commentò una voce alle spalle di John. Il ragazzo si girò e offrì al nuovo arrivato un sorriso spontaneo.
“Nah, non per me. Darò a Roger due birre e lo spedirò a calci in culo da quella reporter che gli ha fatto gli occhi dolci per tutto il pomeriggio. Alcool e donne sono l'antistress ideale” rispose John. Brian fece un sospiro sconfitto.
“Io invece ordinerò la cena, che Freddie non mangerà perché convinto di dover 'dimagrire' in tempo per la prossima gara. Gli offrirò alcool, e mi accuserà di volergli inibire la concentrazione. Gli proporrò di fare del sano sesso, e mi dirà che 'non ha tempo per le frivolezze'. Gli consiglierò di andare a dormire, e mi risponderà che 'è una terribile perdita di tempo'. E io devo trovarmi un nuovo lavoro”.
John annuì con aria solenne, dando una pacca sulla schiena del riccio. Tanto lo sapevano tutti e due che Brian non avrebbe mai mollato Freddie, nonostante le dichiarazioni d'intenti.

 

God Save The Queen partì in sottofondo, mentre gli addetti al palazzo issavano la bandiera del Regno Unito. Sì, il loro paese doveva sentirsi fortunato, oggi. Due ori in una sola competizione.
Peccato che Freddie sentisse l'esatto opposto. Un ladrocinio del suo oro da parte di un biondino arrogante buono solo a flirtare. Dio quanto lo odiava.
La medaglia d'oro che aveva al collo non era leggera come lo erano state le altre.

“Fatti più in là” mormorò Freddie, dando a Roger un spinta con la spalla.
“Spostati tu piuttosto” rimbeccò il biondo, restituendo la spallata. Voleva la guerra? Freddie era più che pronto.
“Mi stai urtando, sia la spalla che il sistema nervoso, tesoro. Scansati” insistette Freddie, incrementando la forza della spinta.
“Stai già occupando i ¾ del podio, coglione. Levati” replicò Roger, che non si ritirava mai da una sfida.
I due si guardarono in cagnesco. Era una dichiarazione di guerra.

 

John guardò lo svolgersi degli eventi con ansia crescente. Roger e Mercury si stavano spintonando come bambinetti delle elementari, senza rendersi conto che erano in diretta mondiale. Se si fossero limitati a delle spinte discrete magari avrebbero contenuto i danni. Peccato che davanti ai loro ego più gonfiati di un dirigibile non ci fosse nulla a rimanere discreto.
Questa storia poteva finire male.
“Ma che diavolo stanno facendo?” chiese Brian, ma John aveva l'impressione che si trattasse di una domanda retorica.
“Combinano guai, come loro solito” ripose comunque. John incrociò le dita di entrambe le mani, pregando che la premiazione finisse prima di una escalation del conflitto. Purtroppo non ebbe fortuna.

Una spinta più forte delle altre da parte di Freddie fece perdere l'equilibrio a Roger che, già in bilico sul ciglio del podio, caracollò a terra con un tonfo.
“Roger Taylor è finito a terra! Mentre Mercury continua a sorridere e a salutare il pubblico” dichiarò la voce dello speaker, e John sentì un brivido lungo la schiena. Questa storia sarebbe finita male, era ufficiale.
Infatti un secondo dopo Roger, invece che comportarsi da persona matura e ignorare il gesto rude di Mercury, ancorò un piede sul polpaccio dell'altro pattinatore e lo buttò a terra con lui.

Da quel momento fu il caos.

I due pattinatori decisero di dimenticare quale fosse il loro sport per dedicarsi alla lotta libera. Freddie, con uno strillo indignato, saltò addosso a Roger. Il biondo, per tutta risposta, rotolò su un fianco invertendo la loro posizione. I due continuarono a rollare sul pavimento, tirandosi pacche e cazzotti in faccia, decisi a risolvere la questione una volta per tutte. Con la forza bruta, ovviamente.

“Cristo...” fu il solo commento di Brian. John avrebbe voluto saltare nella mischia e dividerli in modo da evitare che le cose potessero peggiorare, ma non ne ebbe l'occasione. A dividere i due litiganti furono due membri della sicurezza che, dopo averli trascinati lontano uno dall'altro, li scortarono fuori dal palazzo del ghiaccio.
“Questo preannuncia guai” mormorò Brian.
John deglutì un groppo in gola. Lo credeva anche lui, e sarebbero stati guai seri.

 

 

 

COMMISSIONE DISCIPLINARE UNIONE INTERNAZIONALE PATTINAGGIO – ISU

ULTIMA UDIENZA

 

Brian sapeva dall'inizio come sarebbe andata a finire. Mercury e Taylor avevano presentato un perfetto esempio di comportamento antisportivo, violando praticamente tutte le regole etiche di ogni sport esistente. Una rissa in piena regola sotto il podio di una gara internazionale... ma a cosa stavano pensando?

Il giudice della commissione sembrava pensarla come lui, perché stava guardando i due pattinatori seduti al banco degli imputati con uno sguardo di ghiaccio.

Brian sapeva che come minimo sarebbero stati sospesi da qualunque attività agonistica per almeno un anno. Quello che uscì dalla bocca del giudice, tuttavia, sorprese anche lui.

“Freddie Mercury e Roger Taylor. Siete un disonore della nostra disciplina. Mai nessuno prima di voi aveva portato tanta disgrazia a questo sport, e io farò in modo che non accada mai più.
Pertanto, vi spoglio dei vostri ori...”

Già questo fu sufficiente a far alzare in piedi entrambi i pattinatori, i loro avvocati e i finanziatori che, a gran voce, cercarono di replicare in sfavore di una sentenza così pesante. In effetti, entrambi avevano un bel numero di vittorie che sarebbero andate perdute. Otto ori per Freddie e sei per Roger. Uh, sarebbe stato un duro colpo da assorbire.

“Silenzio in aula! Silenzio, non ho finito!” il giudice batté il martelletto sul banco fino a far calmare la folla. Brian, con il cuore in gola, si sporse verso il giudice, sperando che la sua sentenza avesse magari dei requisiti per l'annullamento. Qualcosa come 'e se entro due anni non dimostrerete di saper convivere civilmente la renderò permanente' o qualcosa del genere.

“Come dicevo, vi spoglio dei vostri ori e vi bandisco, perpetuamente, da qualsiasi competizione della vostra categoria. L'udienza è chiusa.”.

L'aula del tribunale si trasformò in una baraonda. Gente che gridava, chi sosteneva che la sentenza fosse troppo pesante. Chi chiedeva un ricorso. Brian, invece, si lasciò cadere sullo schienale della sedia, spossato. Accanto a lui John aveva un espressione addolorata.
“E' finita, vero? Niente più pattinaggio per Roger...” mormorò il ragazzo.
“Beh, niente più pattinaggio nemmeno per Freddie, a sentire il giudice” commentò, mettendo un braccio sulle spalle di John per un po' di conforto. Il ragazzino si appoggiò su di lui e tirò su con il naso.
“Questa era tutta la mia vita” confessò John in un sussurro. Brian annuì, condivideva il sentimento.
Era stata tutta la sua vita anche per lui.
“Faranno ricorso, vedrai. Si risolverà tutto...”.
Brian e John ci speravano, ma la speranza non è sufficiente.

Entro la fine dell'anno, Freddie Mercury e Roger Taylor furono cancellati dall'associazione.
Fu la fine delle loro vite.

E l'inizio di qualcosa che fece la storia.



Note d'autore:
Allora... che ne pensate? :)

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Queen / Vai alla pagina dell'autore: killer_joe