Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: DreamerGiada_emip    16/12/2019    0 recensioni
Seguitemi, lettori dal cuore colmo di fantasia.
Avventuratevi e perdetevi all'interno di queste righe.
Vi racconterò una storia antica, nata da una leggenda e tramandata di generazione in generazione.
Accadde in un'epoca ormai lontana e dimenticata, così distante rispetto a quella in cui viviamo noi oggi.
Gli uomini hanno dimenticato ciò che accadde in tempi così addietro. Siamo cresciuti nell'illusione e viviamo nell'ignoranza.
Questa storia comincia tra i boschi, al sicuro da occhi indiscreti.
Di ciò che avvenne rimane solo una piccola e misera traccia. In quanti di voi conoscono la canzone "Figlio della Luna" di Mecano?
Vi è solo un piccolo errore, probabilmente la storia venne modificata di bocca in bocca.
Non era un bambino, ma una bellissima bambina dagli occhi d'argento.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La lama del mio pugnale era ancora piantata nel braccio di quell'uomo, quando mi riscossi dall'istinto. Osservai la ragazza inginocchiata ai nostri piedi con sguardo vacuo.

 - Che fai lì? Corri! - la spronai ad andarsene e lei si alzò per poi iniziare a correre. Mi voltai verso il soldato e mi allontanai da lui con un salto all'indietro, estraendo allo stesso tempo la lama dal suo avambraccio. Perdeva molto sangue.

 - Come hai osato attaccare un soldato, mocciosa? - gli altri uomini si avvicinarono a me estraendo lunghe lame dai foderi. Erano in cinque.  Non avevo mai affrontato degli esseri umani in combattimento. Non sapevo come agire. La mia esperienza con pugnali e arco si limitava alla caccia delle nostre prede per sopravvivere. Non potevo approcciarmi con loro come fossero semplici conigli o cervi. Indietreggiai, per evitare di essere circondata. Il mio attacco precedente era stato dettato unicamente dall'istinto e dal desiderio di proteggere quella ragazza. Sollevai i pugnali in posizione di difesa e attesi le loro mosse.

 - Portiamola da Lui... scommetto che adorerà la sua carnagione così particolare e inoltre saprà domare e sottomettere il suo spirito ribelle. - i sussurri di uno di quegli uomini giunsero al mio udito sviluppato. Lui?  Vedevo alle loro spalle le ragazze che venivano trascinate via dai soldati e non potevo aiutarle. Strinsi i denti. Poi in un attimo i cinque soldati mi furono addosso. Sentivo le loro mani su di me, afferrarmi e tirarmi, mentre io affondavo e colpivo con i pugnali. Non volevo arrendermi. Quelle persone non volevano certo portarmi in un posto dove sarei stata bene. Combattei con tutte le mie forze. Il sentirmi sopraffatta era una sensazione aberrante per una cacciatrice, ma alla fine riuscirono a togliermi i pugnali ed a immobilizzarmi le mani dietro la schiena. 

  - Sei proprio una piccola ribelle. Non sei di queste parti tu, vero? Nessuna donna dei villaggi sotto il dominio dei Dragoni saprebbe combattere in questo modo. - uno dei soldati osservava stupito i molti uomini feriti e sanguinanti da me, poi mi scrutò tra lo scettico e il curioso. Non gli risposi. - Dimmi da dove vieni, femmina. - ordinò con un tono che non ammetteva repliche di fronte al mio silenzio. Ma io continuai a ostentare il mio mutismo testardo. Non erano umani buoni come quelli che mi avevano accolto nella loro dimora. Il mio istinto lanciava allarmi. Il rifiuto della sconfitta mi fece digrignare i denti con forza, ma non avevo speranze ora di liberarmi. Dovevo convincermi a seguirli e a immagazzinare il numero maggiore di informazioni possibili su questi Dragoni. Memorizzai mentalmente lo stemma sul petto dei soldati, un drago rosso avvolto tra le fiamme.

 - Andiamo! - distolsi lo sguardo dallo stemma e mi girai verso l'origine dell'ordine. Un uomo stava chiudendo un grande carro con un lucchetto, dall'interno il pianto di tante donne risuonava nell'aria. Non devo salvare solo me...

 - Tu. Davanti, dove posso tenerti d'occhio. - le mie mani vennero legate strette dietro la schiena con una morsa di ferro. Un paio di gelide manette mi impedivano ogni movimento. Adocchiai il soldato che teneva le mie armi tra le mani testando le lame dei pugnali, le punte delle frecce e l'elasticità dell'arco. Venni spinta con la forza davanti al carro e poi messa seduta in mezzo a due soldati, di cui uno teneva le redini dei quattro grossi cavalli neri corazzati. Sentii uno dei grandi animali sbuffare dal naso e nitrire piano quando l'uomo li spronò ad avanzare. Avrei voluto allungare una mano per accarezzare il loro manto nero lucido. Sembravano contrariati, non avevo mai visto degli animali che ubbidivano ai comandi degli umani senza volerlo. I piccoli lupi che alcune volte vedevo al fianco degli umani erano sempre felici e fedeli all'uomo che accompagnavano. Questi cavalli non volevano ubbidire agli ordini dei soldati. Senza rendermene subito conto stavo cercando di mettermi in contatto mentale con loro. Non ci avevo mai provato con altri che non fossero del mio branco.

 - Che stai facendo? - la voce profonda di un uomo spezzò la mia concentrazione riportandomi bruscamente alla realtà. Gli lancia una delle mie più taglienti occhiate e puntai lo sguardo verso l'orizzonte. Sentii il suo braccio intorno alle spalle e, prima che potessi ribellarmi, con la mano prese il mio viso stringendomi le guance per condurre il mio viso di fronte al suo. -  Non parli eh... sai che sei molto carina? - il suo sguardo violentava la mia pelle in modo spudorato e volgare. Il mio disprezzo straripava dal mio sguardo. Non volevo mi toccasse, non volevo quegli occhi languidi addosso, non volevo il suo corpo così vicino al mio, non volevo essere inerme. Mi voltai di scatto e affondai i denti nella sua mano fino a farlo gridare.

 - Piccola strega... - ringhiò tra i denti infuriato, mentre l'altro soldato rideva divertito dalla scena. Mi scostai dal suo tocco svelta allontanandomi da lui, ma finendo inevitabilmente vicina all'altro. 

 -E' proprio una ribelle, ti è riuscita a battere. - disse canzonatorio al suo compagno che si stava sfregando la mano ferita, mi osservava con la coda dell'occhio. Vidi l'uomo che poco prima avevo morso sollevare la mano per colpirmi e io chiusi gli occhi in attesa del colpo. - Fermo! Sai benissimo che non la puoi rovinare, appartiene ai nostri padroni. - quando riaprii gli occhi i due soldati si stavano fissando. Avrei voluto prendere i miei pugnali e tagliare la lingua a entrambi. Io appartengo solo al mio branco e non è certo un'appartenenza come quella che intendono loro. Strinsi i denti e cercai di trattenere le parole che spingevano per uscire. Respira, Kira. Inspirai profondamente ed espirai con calma. Ripetei almeno dieci volte questi due passaggi fino a distendere i nervi. Mi sedetti composta e incrociai le gambe con lo sguardo fisso davanti a me. La strada che stavamo percorrendo in quel momento sarebbe stata sicuramente utile per una fuga, quindi era fondamentale. 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: DreamerGiada_emip