A CHRISTMAS WIND
Il
tempo scorreva tranquillo nella città dell’ovest, la turbolenta estate scossa
dall’incubo del mostro rosa era ormai un ricordo sbiadito. L’afa di agosto
aveva lasciato spazio all’aria frizzante dell’autunno e poi, lentamente, anche
le foglie a terra erano state ricoperte da un velo di brina gelata. Dicembre ed
il suo manto bianco non erano mai stati meglio accetti.
Era il 20 del mese e
la città, già stracolma di luci e decorazioni, risplendeva come non mai. Tra
tutte, una casa risplendeva più delle altre. La Capsule Corporation appariva
come un villaggio di Natale in grande scala, ogni cosa era stata curata nel
minimo dettaglio, perfino le lucine ad intermittenza erano state progettate e
reinventate dall’azienda, non c’erano decorazioni industriali che potessero
reggere il confronto o che potessero riprodurre tali sfumature di colore.
In occasione della
consueta festa natalizia dell’azienda Bulma non aveva badato a spese, erano
stati invitati i più illustri scienziati del Paese con le rispettive famiglie e
la location era stata allestita totalmente all’aperto, malgrado il termometro
fosse fermo sotto lo zero da giorni.
Una cupola di vetro
virtuale si estendeva sopra i giardini, fiocchi di neve impalpabili ed
impercettibili scendevano placidi creando un piacevolissimo turbinio argentato,
incorniciando magnificamente i tavolini con la loro danza, sparendo senza
lasciare traccia a contatto con il suolo. Rosee lampade di sale illuminavano i
tavoli finemente apparecchiati in bianco, rosso e argento ed eleganti
composizioni di vischio e fiorellini bianchi completavano il tutto, apparendo
sospese nel nulla, sostenute solamente da sottilissimi e quasi impercettibili fili
d’argento.
“Wow mamma! Dici che
possiamo invitare anche Goten alla festa?” Trunks si aggirava meravigliato
nella sala allestita alla perfezione dalla madre, la lingua fuori nel tentativo
di assaggiare i fiocchi di neve che gli vorticavano sopra il viso. “Tesoro,
sono ologrammi non li puoi mangiare!” rise Bulma guardando il figlio con la
coda dell’occhio mentre, fasciata dalla sua salopette da lavoro, ultimava la
regolazione del contatore. “Ho invitato tutta la famiglia Son, ci saranno
Goten, Goku, Chichi, Gohan, Videl e tutti gli altri nostri amici!” La donna si
sgranchì i muscoli della schiena “Ok, questo era l’ultimo quadro elettrico da
sistemare, Trunks perché non vai ad assaggiare le proposte del catering? E’ da stamattina che mi rincorrono con il cibo e non ho
intenzione di diventare una derelitta, mi sono fatta fare un vestito su misura
e preferisco che non mi faccia sembrare una zampogna”. Trunks corse alla
postazione catering senza farselo ripetere due volte, Bulma sospirò sollevata,
finalmente aveva ultimato i preparativi e con ben quattro giorni di anticipo!
Alzò lo sguardo al cielo, oltre la cupola, nuvoloni grigi appesantivano il
cielo. Tolse la corrente “Ci mancherebbe altro che si disfacesse tutto il mio
lavoro per colpa di un corto circuito” si voltò ammirando la sala buia,
meravigliandosi di quanto l’atmosfera apparisse ugualmente magica.
Il Natale le era
sempre piaciuto, ma quell’anno era diverso. Era così appagata dal suo lavoro e
soprattutto dalla sua famiglia da essere perfino grata a Majin Bu per il
cambiamento in positivo che il suo risveglio aveva comportato nella sua vita.
Il suo migliore
amico era tornato in vita, la sua famiglia era salva, il suo bambino cresceva
felice e Vegeta… beh Vegeta continuava a starsene in disparte, non era
diventato loquace, simpatico e amichevole, non le aveva ancora chiesto di
iscriversi ad un corso di ballo di coppia ma, malgrado ciò, era diventato nel
suo (grande) piccolo un uomo totalmente nuovo.
La gravity room non
entrava mai in funzione prima delle otto e trenta del mattino e rimaneva
silenziosa per più di qualche pomeriggio; Vegeta, che solitamente diveniva
operativo all’alba, si concedeva sempre qualche ora di pace in più al mattino
per stare avvinghiato a lei. La loro camera da letto non necessitava del
riscaldamento, i loro momenti di intimità sempre più frequenti bastavano ed
avanzavano a rendere piacevolmente torrida l’aria invernale. Vegeta, che non
era mai stato facile da saziare in ogni senso, ora sembrava inevitabilmente
dipendente da quelli che potevano essere attimi o diventare anche ore di amore
passionale ed insaziabile. Anche dopo gli eventi che avevano succeduto la
battaglia contro Cell era rimasto riluttante nel dimostrare i suoi sentimenti
se non in modo prettamente fisico, non si fermava a dire il vero quasi mai
nella stessa stanza con lei dopo aver consumato un rapporto, per quanto intenso
quello potesse essere stato lui se ne andava dritto ad allenarsi e non
mancavano le volte in cui tornasse nella sua ex stanza per passare il resto
della notte in solitudine, per dormire o per fissare il soffitto. Bulma non
aveva mai sofferto più di tanto quegli atteggiamenti, tra loro vi era un tacito
accordo di indipendenza e sapevano entrambi di non poter fare a meno l’uno
dell’altra malgrado la distanza fisica che lui, intenzionalmente, poneva tra
loro.
Proprio in virtù di
questa routine consolidata era rimasta meravigliata dalla volontà del compagno
di passare ogni istante possibile in sua compagnia: Vegeta passava ogni notte
con lei e non rintanato nella sua metà del materasso! Egli cercava sempre di
mantenere un contatto fisico, che il più delle volte si rivelava essere un vero
e proprio abbraccio in cui lei si addormentava placida quasi ogni notte,
stremata dal suo sayan. Vi erano pomeriggi in cui disertava di proposito gli
allenamenti e se ne stava impigrito su divano a fare zapping o a giocare con
suo figlio a violentissimi giochi alla play station: lei se ne stava sulla
poltrona a contemplare quel quadretto famigliare ordinario e allo stesso tempo
così sorprendentemente fuori dal comune, con portatile sulle ginocchia e un
sorriso celato sulle labbra, in silenzio, terribilmente felice.
L’orologio digitale
della gravity room segnava le 18:45, la sua sessione di allenamento giornaliero
era quasi terminata e il principe dei sayan non vedeva l’ora di mettere
qualcosa nello stomaco “Trunks basta dai, va bene così per oggi” il ragazzino
tornò normale, asciugandosi la fronte e porgendo al padre un asciugamano “Finiamo
prima oggi papà?” Vegeta gli dava le spalle, impegnato a disattivare il
computer centrale “Tua madre ha detto che giù c’è il catering, per una volta
che possiamo mangiare cibo vero non carbonizzato mi sembra sia il caso di
approfittarne prima che levino le tende da casa nostra, no?” gli occhi azzurri
del figlio brillarono “Certo papà! Prima ho bocciato tutti i loro piatti in
modo che stessero qui a cucinare per tutto il pomeriggio” Vegeta sogghignò
divertito “Ben fatto, ma domani recupereremo la mezzora in meno di oggi, non
credere che la pacchia duri per tutte le tue vacanze, non voglio che diventi un
rammollito come il figlio di quel decerebrato di Kaharot” mise in stand bye il
sistema – solitamente spegneva il generatore, ma era intenzionato a sfogarsi
ancora un po’ dopo cena – prese ad asciugarsi i muscoli imperlati di sudore,
sgranchendosi il collo. Il portellone principale si schiuse e la testa di Bulma
fece capolino nella camera, i suoi i
occhi si spostarono dal marito al figlio: “Trunks! Hai detto ai cuochi che gli
antipasti erano sciapi e l’insalata di gamberi rivoltante?” Vegeta trattenne
una risata, distogliendo lo sguardo dalla compagna “Mi sono dovuta scusare per
te! Quei poveretti hanno spignattato tutto il pomeriggio per rifare un menù che
andava già benissimo prima!” Trunks sgusciò fuori dalla stanza usando la super
velocità, in men che non si dica era già in fondo al corridoio a riparo dalle ire
della madre.
Bulma scosse la
testa entrando nella stanza gravitazionale “Non sia mai che tu mi sostenga
quando rimprovero tuo figlio eh…” disse con le mani sui fianchi “L’hai sentito
no? Gli antipasti erano sciapi? Trunks non sa nemmeno che voglia dire, sente
questi termini da te” Vegeta continuò il suo stretching con noncuranza,
sogghignando appena “Ti lamenti sempre che gli insegno solo a fare botte,
dovresti ringraziarmi per avergli ampliato il quadro lessicale”, “Questa poi…!”
Bulma sospirò avviandosi verso l’uscita “Comunque se ne sono andati, quindi se
era un piano tuo e di tuo figlio per ingozzarvi più del solito mi spiace, è
saltato!” era già sulla soglia quando sentì Vegeta attirarla a sé per una
bretella “Quanto siamo burberi oggi, eh donna?” era stata sollevata e messa a
sedere sul maniglione laterale della sala “Dato che non c’è più il catering per
il quale avevo interrotto il mio allenamento pare che dovrò stare qui ancora
per un altro po’ ” l’espressione corrucciata di Bulma mutò in un sorriso
malizioso “Non preferiresti la vasca da bagno?” il compagno le baciò il collo
facendole venire i brividi “Non prolungherò la tua agonia fino al bagno, mi
sento magnanimo oggi…” scese dal collo alla spalla, scostando le bretelle della
salopette e sfilandole quest’ultima in un attimo.
Tra lui e la donna
rimaneva solamente una maglia leggera di cotone, non gliela tolse, i capezzoli
turgidi affioravano da essa regalandogli uno spettacolo più che appagante –
prese a massaggiarli delicatamente con le dita mentre con bocca scendeva
rapidamente verso la sua femminilità – “Vegeta!” quello alzò gli occhi solo per
un istante, pienamente concentrato nel suo intento “Vegeta chiudi il
portellone, c’è Trunks in casa!” quello continuò come se nulla fosse, impegnato
a lambire il pizzo delle mutandine, senza spostarle, intenzionato a prolungare
il più possibile quel momento di piacere rubato al suo allenamento.
“Amore verrai alla
festa?”, i due erano distesi sul pavimento della gravity room, si erano già
rivestiti ma le gote arrossate di entrambi non avrebbero celato a nessuno il
rapporto che avevano appena consumato, in piedi, velocemente e con ardore. “Lo
sai che non sopporto tutte queste diavolerie mondane” Bulma si tirò a sedere
“Tu verrai, ho lavorato tanto per questa festa lo sai che significa tanto
questo evento per l’azienda… e per me” Vegeta si alzò a sua volta avviandosi
verso l’uscita, il portellone era rimasto aperto per tutto il tempo, indugiò un
momento sulla porta “Come ti pare, a patto che il dolce mi venga servito qui
nella gravity room come adesso” un ghigno malizioso gli si dipinse in volto,
Bulma lo raggiunse baldanzosa, pizzicandogli il sedere “Sei sempre il solito
oh, Vegeta dimenticavo… ho invitato anche Goku” Il principe alzò gli occhi al
cielo affrettando il passo “Oh dai Vegeta, l’ho persino messo al t tavolo
perché vi faceste compagnia! Non essere sempre così prevenuto” in quel momento
un boato fece tremare l’intera capsule, tutte le luci si spensero – Black out
completo – “Oh mio io Vegeta questo è un..” “Un
segnale che Kaharot deve starsene a casa sua, lontano da me?” “Un APOCALISSE!”.
Bene ragazzi, questa era solo una piccola introduzione a quella
che diventerà poi la storia vera e propria. Spero che mi seguirete nei prossimi
capitoli e mi direte ciò che pensate nelle recensioni!
A presto, Jenna.