Film > Star Wars
Ricorda la storia  |      
Autore: Itsamess    18/12/2019    3 recensioni
In un Universo molto lontano e alternativo, all'età di otto anni il nome della tua anima gemella ti compare sulla pelle, preferibilmente in un alfabeto da te conosciuto dato che i caratteri aurabesh sono piuttosto ostici da leggere.
 
Kylo Ren preferirebbe farsi tagliare una mano piuttosto che ammetterlo (perché un Sith non ha tempo per simili sciocchezze), ma sta iniziando a provare dei sentimenti per la persona indicata dal suo insolito Anagràfo.
 
Rey non ha bisogno di anime gemelle. Può cavarsela benissimo da sola, grazie tante.
 
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Let's be soulmates'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Con il tuo nome sulle mie labbra –  Disinganno
 
 

 
“Non è il suo vero nome” dice la ragazza
“Non quello che ha sempre portato con sé.
Questo è quello che indossa come un cappello,
così da poterselo togliere quando lo desidera.”
 
Meglio essere un falso qualcuno che un vero nessuno.
 
 
 
La prima volta era stato circa due mesi dopo la battaglia di Crait.
Kylo Ren stava conducendo la sua ispezione settimanale nei dormitori degli Stormtrooper quando l’aveva sentita.
Musica.
E non una musica solenne come la Marcia Imperiale, quella che tante volte il grande Darth Vader aveva richiesto come sottofondo per le parate del suo esercito. No, questo era una melodia allegra.
 
«Chi osa?? Chi osa canticchiare sulla mia base spaziale??» aveva urlato, fuori di sé dalla rabbia.
 
Il Capitano Phasma aveva scoccato un’occhiata furibonda alle file di Stormtrooper allineati, ma poi aveva mormorato in fretta: «Nessuno, Leader Supremo… Nessuno sta canticchiand-»
 
«Idiota!» le aveva ringhiato contro lui, combattendo l’istinto di sollevarla e soffocarla per telecinesi come era solito fare quando i suoi sottoposti si dimostravano indegni del proprio ruolo, ovvero il 90% del tempo. «Levati il casco! » le aveva ordinato «La senti ora?»
 
«N-no, non sento nulla...» aveva continuato a ripetere la donna, scoccandogli un’occhiata carica di apprensione «È sicuro di stare bene?»
 
«Mai stato meglio» aveva ribattuto lui con stizza, mentre fra gli Stormtrooper si levava un sommesso mormorio. Kylo aveva distolto lo sguardo da loro, cercando di capire da dove provenisse quella musica così limpida nella sua testa e allo stesso tempo così distante… Ed era stato allora che l’aveva vista.
 
Rey.
Inginocchiata sul pavimento, china su un motore a reazione che esisteva soltanto nella sua dimensione, a miglia e miglia di distanza da lui. Non doveva trattarsi di una riparazione complicata, perché la ragazza aveva un’espressione serena, le labbra solo vagamente incurvate in una smorfia di concentrazione. Stava... sorridendo, possibile? Era completamente immersa nel proprio lavoro, ma ogni tanto muoveva la testa, avanti e indietro, quasi a ritmo.
E Kylo aveva capito.
Quella musica, quello stupida musica allegra e ripetitiva, era il motivetto che Rey aveva in testa.
 
Da quel momento aveva iniziato ad avvertire la presenza di lei nei modi più disparati, ad esempio sentendo il pizzicore della sua treccia sul collo, o ritrovandosi improvvisamente accaldato quando i superstiti della Resistenza si fermavano a fare rifornimento su un pianeta dal clima tropicale.
 
Non si trattava di un legame costante.
Saltava continuamente, come la linea fra due ricetrasmittenti rotte: c’erano giorni in cui passava ore ad osservare Rey da lontano mentre lei faceva cose normali come fare colazione e chiacchierare con i suoi amici traditori e compilare l’inventario delle scorte; e giorni in cui la ragazza sembrava invece sparire nel nulla, probabilmente per tramare un piano contro di lui…  dopotutto restava pur sempre una nemica. Avere una camera con vista sulla sua mente sarebbe potuto tornare utile al Primo Ordine per spiare i piani della Resistenza, peccato che le uniche informazioni che Kylo era riuscito a carpire in quei mesi erano stati i gusti di Rey in fatto di sandwich e la sua abitudine a dormire su un fianco.
 
Il pensiero di lei gli infestava la mente con l’insistenza di una febbre, o di un’ossessione, o di un credo. Kylo non era tanto stupido da credere si trattasse di amore, ovviamente – un Sith non aveva tempo per simili sciocchezze – ma quell’infatuazione restava un contrattempo che si sarebbe evitato volentieri, soprattutto ora che era diventato Leader Supremo. Era quasi deluso da se stesso. Aveva pensato di essere destinato a cose più grandi che perdere il sonno per una mercante di rottami qualsiasi. Passò distrattamente il pollice sulla fascetta che gli avvolgeva il polso destro. Aveva pensato di meritare qualcosa di meglio. E invece eccolo lì, su un letto ancora fatto, a fissare il soffitto pensando a lei, senza poter fare a meno di chiedersi che cosa stesse facendo Rey in quel momento – in quale parte dell’universo si trovasse, se fosse sveglia, se fosse viva, se fosse sola.
In una parola, se fosse come lui.
 
Perso in quelle riflessioni, ci mise un po’ ad accorgersi dell’insolito plic plic plic che sembrava provenire dall’esterno. Era un rumore leggero ma costante, simile a quello della pioggia terrestre e un po’ ingenuamente Kylo voltò la testa verso l’oblò, pur sapendo benissimo che si trovavano a largo di Orione e che pertanto qualsiasi fenomeno meteorologico era impossibile. 
Si mise a sedere sul letto. Il ticchettio di gocce non accennava a placarsi ed ora era sopraggiunta anche una soffocante sensazione di calore umido. Assomigliava al clima tropicale di Yavin 4, il pianeta sul quale i suoi genitori facevano sempre scalo per salutare i Dameron.
«Ma che cosa-»
Kylo non fece neanche in tempo a finire la frase che sentì un rivolo di acqua bollente scivolargli lungo la schiena e gemette.
 
Sapeva cosa significava. Sbatté le palpebre un paio di volte e il profilo perfetto del corpo di Rey si materializzò davanti al suoi occhi. Era appena nascosto da una lastra di vetro smerigliato, probabilmente la parete della doccia nella quale cui si trovava, ma le sue forme restavano visibili e familiari. Non si era accorta di lui. Non ancora, almeno.
 
Kylo sarebbe rimasto a guardarla in silenzio, aspettando che la connessione fra di loro si chiudesse come mille altre volte prima di quella, ma il legame rimase solido: per un periodo di tempo che sembrò eterno, la osservò lavarsi, le sue piccole mani che si muovevano rapide e decise sul suo corpo, strofinandolo meticolosamente con una spugna spessa. Era strano, poterla guardare dall’esterno e al contempo essere lei, e sentire il calore dell’acqua e il profumo del sapone e la ruvidezza della spugna. E quando infine Rey si sciacquò i capelli, gettando la testa all’indietro e sospirando sotto alla cascata di acqua bollente, anche Kylo si sentì mancare il respiro.
 
Forse a quel punto avrebbe dovuto dire qualcosa, quantomeno per avvertirla della sua presenza ed evitare che Rey si spaventasse a trovarselo di fronte una volta uscita dalla doccia, ma non lo fece. Forse una parte di lui voleva coglierla di sorpresa, per osservare la sua prima reazione; forse semplicemente non fece in tempo a decidere quale fosse la cosa più opportuna da dire alla ragazza che da troppo tempo sognava ad occhi aperti e che tuttavia aveva anche la sfortuna di essere sua acerrima nemica.
 
Fatto sta che Rey uscì dalla doccia, e quando il suo sguardo incrociò quello di Kylo la ragazza rimase senza parole. Lui lesse sul suo volto un’espressione di attonito stupore, come se non riuscisse a credere ai propri occhi.
Sembrava sinceramente sorpresa di vederlo, e sì che il legame telepatico li aveva uniti per mesi, e neppure lei avrebbe potuto essere tanto cieca (o tanto testarda) da non rendersene conto.
 
«Ancora tu!» esclamò Rey con rabbia.
 
«Solo io, spero.» rispose Kylo con voce melliflua «O c’è qualcun altro con cui sei telepaticamente coinvolta?»
 
Lei non si degnò di rispondere alla provocazione, ma anzi si sistemò più strettamente l’asciugamano intorno al corpo e incrociò le braccia sul petto. Sembrava furiosa. «Da quanto tempo mi stavi spiando?»
 
«Da quando mi hai chiamato a te.»
 
«Non dire sciocchezze. Come potrei averti chiamato se ero sotto la doccia?»
 
«Le due cose non si escludono a vicenda.» replicò lui in tono quieto, inarcando un sopracciglio.  Anche Rey doveva essersi accorta che era più facile che le loro menti si mettessero in contatto quando erano entrambi soli e vulnerabili – ad esempio al risveglio, o al contrario poco prima di andare a dormire. «Anzi, direi che non è difficile trovare il collegamento… L’acqua calda ha l’effetto di allentare le inibizioni e sciogliere i pensieri-»
 
«Sì, come vuoi.» rispose lei in tono sbrigativo. «Ora voltati. Mi devo rivestire.»
 
«Cosa?»
 
«Hai capito benissimo. Voltati o chiudo il canale di connessione.»
 
Con riluttanza, lui obbedì, pur sentendosi piuttosto stupido a doverle dare le spalle quando lei si trovava a chissà quanti anni luce di distanza. Non era abituato a prendere ordini, tantomeno da qualcuno che non gli era superiore per grado –ma c’era qualcosa di fiero e disarmante negli occhi di Rey che gli rendeva impossibile non portarle rispetto.
 
«Ok, Puoi girarti ora.» mormorò Rey dopo un po’.
Aveva indossato una semplice veste di lino grigio, lunga fino alle ginocchia e un po’ spiegazzata. Doveva esserle stata prestata da chissà quale stracciona sostenitrice della Resistenza, perché non era esattamente della sua taglia. Tuttavia era abbastanza aderente da lasciar intravedere le forme dei suoi fianchi stretti e del suo seno minuto: il corpo di Rey non aveva molte curve – come probabile conseguenza della vita di privazioni che aveva vissuto su Jakku  – ma questo non lo rendeva meno desiderabile. Kylo seguì con lo sguardo la linea del suo collo sottile e il modo in cui la pelle si curvava lentamente sulle sue spalle, con il dolce abbandono di una duna. La carnagione era naturalmente pallida, ma la pelle del viso aveva un colore più ambrato e sulle guance sembrava più spessa, e riarsa dal sole. Negli occhi, intensi e fiammeggianti come li ricordava, Kylo riconobbe l’azzurro di un cielo troppo vasto per una persona sola, e il vuoto di chi quella solitudine se l’era dovuta far bastare.
 
Non importava da quanti mesi si fosse unita alla Resistenza - il deserto di Jakku sembrava esserle rimasto dentro, e Kylo si ritrovò improvvisamente senza parole, incapace di dire qualcosa che non fosse incredibilmente banale, e incredibilmente stupido.
«Stai bene. Con i capelli sciolti, dico.»
 
Lo sguardo di lei sembrò addolcirsi, ma solo per un attimo. Il tempo di elaborare la situazione, ricordarsi dell'indignata sorpresa di poco prima, e l’espressione di Rey tornò ad incupirsi.
«Si può sapere cosa ci fai qui?!»
 
«Potrei farti la stessa domanda. Nemmeno io mi aspettavo di vederti, come puoi notare stavo per andare a dormire.» disse, indicandole un po’ stupidamente il letto pur sapendo che lei non avrebbe potuto vederlo.
 
«E allora perché hai aperto il canale?»
 
«Non sono stato io ovviamente!» ribatté lui con un tono di voce in bilico fra il divertimento e il fastidio.  «Perché avrei dovuto perdere anche solo un minuto del mio tempo pensando a te… È ridicolo. Semplicemente ridicolo...»
 
«Oh credimi, l’indifferenza è reciproca!» replicò lei «Non mi interessa sapere cosa fai nel tuo tempo libero, fra un genocidio e un altro… ti stupirà saperlo, ma non sei il centro della mia galassia!»
 
«Idem!»
 
«Idem! » ripeté Rey con stizza, incrociando le braccia. Rimase a fissarlo con occhi torvi per una manciata di secondi, poi scrollò le spalle e in tono sbrigativo concluse: «Ok, possiamo farla finita, ammettere che ci stavamo pensando a vicenda e andare avanti?»
 
Era vero.
Kylo non aveva ben chiaro il modo in cui la Forza potesse connetterlo a Rey anche dopo la morte del Leader Snoke, l’unica cosa che aveva sapeva con certezza era che non si trattava di un canale a senso unico. Aveva a che fare con le loro menti, certo, ma poteva attivarsi solo quando entrambi abbassavano la guardia, solo quando entrambi lo desideravano.  Era per questo che, ogni volta che gli capitava di percepire la sua presenza, Kylo poteva avere la certezza che una parte di Rey – chissà quale e quanto importante – aveva voluto mettersi in contatto con lui. Erano andati avanti così per mesi.
«D’accordo.» le concesse Ben cautamente «Dove ti trovi?»
 
«Sul pianeta di- »iniziò a dire lei, prima di mordersi il labbro. Si era fermata appena in tempo. Scosse la testa e disse: «Ci stavo quasi cascando. Non ti rivelerò la posizione della Resistenza, se è quello che speravi di ottenere. Ho esplicitamente chiesto al generale Organa di farmi avere solo il minimo di informazioni necessarie sui nostri spostamenti… proprio per evitare che tu possa conoscerle.»
 
«Sei meno ingenua di quanto pensassi.»
 
«È per questo che hai aperto il canale? Per conoscere la nostra posizione?»
Il tono di Rey non sembrava ostile, ma solo ingenuamente speranzoso, come se non si aspettasse una conferma ma una smentita, e Kylo si sentì in dovere di dirle la verità.
 
«No. Ti pensavo e basta.» ammise, quasi senza volerlo.
 
Rey arrossì un poco.
«Anche io. Stavo pensando a quello che mi hai detto nella sala del trono di Snoke, dopo la battaglia. Ricordi?»
 
Kylo represse a fatica un sorriso amaro. Come avrebbe potuto dimenticarlo? Come avrebbe potuto scordare il momento in cui aveva teso la mano verso di lei, sperando con tutto se stesso che lei la prendesse, e non la lasciasse andare?
«Hai finalmente deciso di arrenderti al Lato Oscuro?»
 
«No!» esclama Rey, come colta di sorpresa. «Questo non accadrà mai!»
 
Lui sospirò.
«Ma non capisci? Ti sto offrendo una scelta, Rey. Unirti a me, o morire per una causa che non è mai stata la tua. La Resistenza non è la tua casa, i ribelli non sono la tua famiglia… sei davvero pronta a sacrificarti per loro? Vuoi davvero essere dalla loro parte, quando verrà la resa dei conti?»
 
«Puoi risparmiare il fiato.» annunciò fieramente Rey con il suo tono da Jedi. Kylo l’avrebbe quasi trovata adorabile, se non fosse stato nella sgradevole circostanza di litigare con lei. «Non mi arrenderò mai.»
 
«Oh ma questo accadrà comunque! Il Primo Ordine trionferà e la Resistenza si prostrerà al mio cospetto! Spetta a te decidere se, quando questo succederà, tu sarai ai miei piedi come mia schiava, o al mio fianco come mia regina.»
Il modo in cui aveva pronunciato quell’ultima parola fece arrossire Rey, e lui continuò: «So che hai riflettuto sulla mia offerta. Ed è ancora valida, se lo vuoi.»
 
«Non è questo. Non è questo quello a cui ho pensato, in questi giorni.... O meglio, ci ho pensato, ma è un’altra la cosa che vorrei chiederti. Riguarda i miei genitori.»
 
La mascella di Kylo si irrigidì, ma lui non disse nulla, e la lasciò parlare. Immaginava già dove volesse andare a parare.
 
«Hai detto che erano dei semplici mercanti di rottami, e che mi avevano… lo sai, che mi avevano venduta.»
Rey fece una piccola pausa, forse sperando che lui dicesse qualcosa, ma vedendolo restare in silenzio concluse: «Era la verità?»
 
«Che ragione avrei avuto a mentirti?»
 
«Non lo so, forse pensavi che se mi fossi sentita sola e abbandonata, e senza altra via d’uscita, avrei accettato di unirmi a te…»
 
«Oh, non ho bisogno di fare questi giochetti, Rey! So che ti arrenderai al mio potere, è solo questione di tempo... »
 
«E quindi è vero?» tagliò corto lei.
 
«Che cosa è vero?»
 
«Che la mia famiglia-»
 
«Ma non lo capisci? Non ce l’hai più una famiglia!» la interruppe lui con esasperazione. «Forse non l’hai mai avuta, visto che i tuoi hanno scelto di scaricarti su quello scatolone di sabbia di Jakku prima ancora che avessi otto anni, vendendoti per pagarsi da bere!»
 
Non avrebbe dovuto parlarle con tanta durezza, non di argomento che per Rey era ancora una ferita aperta. Kylo aprì la bocca per chiederle scusa, o almeno per cercare di cambiare discorso, ma lei lo precedette.
 
«E tu come fai a saperlo?» chiese con un filo di voce «Come sai quando mi hanno abbandonata?»
 
Kylo chiuse gli occhi, consapevole di aver appena fatto un passo falso.
«Lo so e basta.»
 
«Hai parlato con loro? Li hai trovati? Ben, hai trovato i miei genitori?!»
 
Le mani di Kylo corsero alla cintura, e per un attimo negli occhi di Rey scorse un lampo di paura, come se avesse pensato che lui volesse estrarre un’arma. Ma non erano quelle le sue intenzioni. Kylo aveva sollevato il lembo inferiore della camicia e scostato l’ulteriore fascia elastica che portava per ulteriore protezione all’altezza del bacino. Le stava mostrando il fianco destro.
Sulla sua pelle c’era scritto Rey.
Solo Rey.
 
Lei per un attimo non disse nulla, poi mormorò: «È il tuo-»
 
Kylo annuì. In altre circostanze se ne sarebbe uscito con qualche frase tagliente per tornare in vantaggio, ma non se la sentì di infierire.
Gli occhi di Rey erano pieni di lacrime.
 
Lentamente, la ragazza si avvicinò e posò la punta dell’indice sulla sua pelle. Kylo si sentì rabbrividire: il suo tocco sembrava così reale, anche più reale di quella volta nella grotta, quando le aveva sfiorato la mano.
 
Rey sfiorò lentamente il proprio nome.
«Wow… Guardami. Non ho nemmeno un cognome
 
«È soltanto uno stupido Anagràfo. Non significa nulla.» mentì lui. Meno di due minuti prima aveva usato quello stesso Anagràfo come prova per dimostrarle che era sola al mondo, e ora se ne stava decisamente pentendo. Era stato un gesto crudele.
 
«È facile per te, tu ce l’hai una famiglia. O almeno, ce l’avevi
 
Lui ignorò la frecciatina.
«Non capisco dove stia il problema. Se avere un cognome è tanto importante per te, inventatene uno.»
 
«Cosa?» disse Rey, senza capire.
 
«Avanti, inventane uno. Come ho fatto io.»
 
«Ren? Sarebbe questo il tuo cognome?»
 
«Perché?»
 
«Niente, è che pensavo fosse il tuo secondo nome.»
 
«No. Il nome è Kylo, e il cognome Ren.»
 
«Mi piaceva di più come secondo nome, tipo Kylo Ren tutto unito.»
 
«Lo terrò presente per il prossimo pseudonimo, hai finito adesso?» ribatté stancamente lui, pur senza poter fare a meno di notare un debole sorriso sulle labbra di Rey. Almeno qualcosa di buono allora l’aveva fatto. Prese un respiro, e lentamente – per non rischiare di spaventarla come poco prima – sollevò una mano verso di lei. Con delicatezza le sollevò il mento, in modo da poterla guardare dritto negli occhi. «I nomi non ci definiscono, Rey. Possiamo cambiarli, manipolarli, rinnegarli. Come tutto, del resto.»
 
«Dimenticavo con chi sto parlando.» rise lei senza ironia, facendo un passo indietro. «Il grande e potente Kylo Ren, fiero dei suoi eserciti e dei suoi nomi inventati, come un bambino che gioca a fare il Jedi-»
 
«Non sono più un bambino. E diventare un Jedi non rientra più fra le mie aspirazioni, immagino che Luke te l’abbia accennato.»
 
Rey lo ignorò. Parlava sempre meno volentieri di Han e di Luke, come se i loro soli nomi bastassero a turbarla. E probabilmente era così, visto che in entrambi aveva cercato una figura paterna ed entrambi avevano finito - senza volerlo - per lasciarla comunque sola.
 
«E comunque se mi disprezzi tanto non capisco perché ti ostini a tenere aperto il canale che ti collega a me.»
 
Rey sgranò gli occhi.
«Hey, io non sto tenendo aperto nulla. Non ho alcun controllo su questa… cosa. E neanche tu. Ci capita e basta.» concluse, stringendosi nelle spalle.
 
«E secondo te qual è la ragione?»
 
«Cosa vuoi dire?»
 
«Non capisci che io e te siamo collegati?» disse Kylo,  facendo un passo in avanti verso di lei.
 
Rey annuì, come se avesse già sentito quella storia, e in un tono vagamente cantilenante disse: «Sì, Snoke ha unito le nostre menti-»
 
«Non sto parlando di Snoke. Sono stato in grado di vederti anche dopo la sua morte e tu hai visto me. Come in uno specchio.»
Kylo la guardò dritta negli occhi, tanto da vedere il proprio riflesso nelle iridi di lei.  «Perché non importa quanto lo neghi, non importa quanto lo combatti… tu sei come me.»
 
«No.»
 
«Continuare a ripeterlo non cambierà le cose. Ti sarai accorta di come funziona il nostro legame… in alcuni momenti io vedo le stesse cose che vedi tu, sento le stesse cose che senti tu. E immagino che per te sia lo stesso.»
 
Il silenzio di Rey corrispondeva ad un assenso, e Kylo proseguì.
 
«Ero con te quando hanno portato dentro la spia Jawa, due giorni fa. Ricordi? L'uomo che ci ha permesso di entrare indisturbati nel villaggio di Yavin 3 e di darlo alle fiamme durante la notte, mentre tutti dormivano… ho sentito tutto il tuo odio,  tutta la tua rabbia. Centinaia di vite, colpevoli solo di aver fornito provviste alla Resistenza… non potevi sopportarlo. Hai chiesto di parlare da sola con il prigioniero perché forse a te avrebbe detto qualcosa sui suoi rapporti con il Primo Ordine.»
 
«Smettila.»
 
«Sei entrata a forza nella sua testa, fino a cavargli i nomi di bocca, mentre quell’uomo ti implorava di fermarti, perfino di ucciderlo ma di smettere di torturarlo, per favore» Kylo inspira il suo profumo. «Io ero lì con te. E l’ho sentito.»
 
«Smettila, Ben.»
 
«Ti è piaciuto» sussurrò lui. «Non la tortura, forse. Ma la scarica di adrenalina, il senso di puro potere e controllo… sono inebrianti, non trovi? Conosco la sensazione, Rey, la sento anche io. La sento anche in questo momento, che leggo la tua mente come se fosse un libro aperto.»
 
Lei cercò di proporgli resistenza, ma era come se Kylo avesse trovato una crepa e stesse facendo forza per aprirla.
 
«Rey. La tua anima è macchiata tanto quanto la mia. Come in uno specchio, ricordi? »
 
La ragazza chiuse gli occhi e si sforzò di scuotere la testa: «Io non sarò mai come te...»
 
«Troppo tardi.» disse avvicinandosi ancora a lei, tanto che se si fossero trovati davvero nello stesso posto avrebbe potuto sentire il calore del suo respiro. «Guardami negli occhi e dimmi che non hai percepito la connessione fra di noi. Dimmi che non pensi con la mia voce, e non hai sentito sulla punta della lingua il sapore di quel vino che mi hanno portato gli ambasciatori di Fhtalas. Dimmi che non siamo nulla, che non saremo nulla e che non hai il mio nome scritto sulla tua pelle come io ho scritto il tuo.»
 
Rey alzò lo sguardo e Kylo sentì di poter osare un po’ si più, e ripeté: «Dimmi che se ti spogliassi, qui ed ora, sul tuo corpo non troverei scritto Kylo Ren.»
 
In quel momento, qualcosa cambiò nello sguardo di Rey. I suoi occhi si incupirono di una consapevolezza venata di orrore, come quella che coglie chi d’improvviso capisce di essersi spinto troppo vicino ad un baratro.
Si ritrasse da lui, e senza osare guardarlo negli occhi disse: «No, non troveresti scritto Kylo Ren.»
 
«Non è possibile.»
 
Rey sorrise sprezzante.
«Sei sempre così sicuro di te… ma è così, il mio Anagràfo è un altro.»
 
«Chi è?»
 
«Non è questo il punto! Perché non riesci a capire che fra noi non potrà mai funzionare?»
 
«Non costringermi a chiedertelo di nuovo, Rey. Posso essere molto persuasivo, non sei la sola che sa come estorcere informazioni dalla mente di qualcuno... Allora, chi è? È quel traditore? FN-2187?»
 
«Il suo nome è Finn!»
 
Kylo si morse il labbro con finto rammarico.
«Attenta a dare un nome ai randagi, Rey,  poi ti seguono ovunque. Allora, è lui?»
 
«No, Finn è… soltanto un amico. Ma comunque non sono affari tuoi!»
 
«In realtà sì, dato che la mia anima gemella se ne va in giro con il nome di un altro sulla pelle!» esclamò Kylo, fuori di sé come tutte le volte che qualcosa non si svolgeva come aveva preventivato. In teoria sapeva che esistevano casi di persone con Anagràfi spaiati, o Dispari, come li chiamava qualcuno, ma l’idea che Rey potesse appartenere a qualcun altro gli pareva semplicemente inconcepibile. Prese un profondo respiro nel tentativo di calmarsi e aggiunse: «Io sono stato sincero con te.»
 
«Sì, per una volta nella tua vita.»
 
«Rey. Ti ho mostrato il mio Anagràfo, e non ero tenuto a farlo. Il minimo che tu possa fare è dirmi la verità...» le fece notare «Avanti, dimmelo. È qualcuno che conosco?»
 
«Se è qualcuno che conosci…» ripeté Rey, ridendo senza ironia. Annuì, guardandolo con aria di sfida. «A quanto mi hanno detto, è qualcuno che hai scelto di uccidere.»
 
Aveva scelto le parole sbagliate, e Kylo non poté fare a meno di rispondere, in un tono mellifluo che gli ricordava molto quello di Han: «Dolcezza, temo che dovrai restringere un po’ di più il campo, perché così non mi aiuti. Come ben sai, ho ucciso parecchie persone.»
 
Gli occhi di Rey fiammeggiarono di rabbia.
«Sei un mostro.» gli sputò addosso.
 
«Lieta di vedere che non hai cambiato idea su di me.»
 
«Come potrei cambiare idea se tu resti lo stesso uomo crudele e meschino contro il quale ho giurato di combattere?!»
 
«E allora fallo!» gridò lui, al limite dell’esasperazione. Era stanco di quei continui collegamenti psichici, stanco di vederla ovunque senza mai averla davvero. Non poteva andare avanti a combattere una guerra con un fantasma. «Smettila di comportarti da ragazzina e vieni ad affrontarmi, avanti! Un combattimento ad armi pari, spada contro spada. Di cosa hai paura? Di essere sconfitta?»
 
«Al contrario. Ho paura di batterti.»
Kylo esplose in una risata secca, ma Rey lo ignorò.
«Ho paura di batterti» ripeté «Perché poi non avrei più scuse, capisci?- dovrei ucciderti. Gli altri… gli altri si aspetterebbero che ti uccidessi.»
 
«Oh, non fingere che te ne importi qualcosa.» ribatté lui.
 
«E tu non fingere che non te ne importi niente.»
Rey tornò ad avvicinarsi a lui. I capelli le si erano asciugati quasi completamente, ma le sue ciglia erano ancora scure e incorniciavano con piccoli ciuffetti di inchiostro i suoi occhi verdi. «Ma non ti stanchi mai, della maschera che porti?»
 
«Non è così pesante» ribattè lui, pur non riuscendo a capire dove volesse andare a parare «L’ho fatta fare in una lega di polimero apposta.»
 
Rey scosse la testa, mentre le sue labbra si incurvavano in un timido sorriso.
«Non parlo del casco, parlo del ruolo che interpreti ogni giorno. Quello di Leader Supremo, erede di Vader, Signore dei Sith... Con gli altri puoi continuare a fingere che non ti importi di nessuno in tutta la galassia, ma non con me.»
 
«E cosa ti renderebbe diversa dagli altri?» chiese lui.
Non aveva mai fatto una domanda tanto sincera in tutta la sua vita, e per un attimo ebbe paura della risposta. Come mai l’universo aveva scelto proprio lei, su tutti? Perché proprio il suo nome, sulla sua pelle?
 
«Non lo so,» ammise Rey onestamente «ma guardaci. Ci troviamo a svariati anni luce di distanza, eppure siamo qui… Lo hai detto tu stesso, c’è un legame fra di noi. Ti ho sentito, osservarmi da lontano, in tutti questi mesi…»
 
«È stata un’operazione di spionaggio, niente di più.» mentì Kylo, sentendo le proprie difese abbassarsi. Non poteva permettersi di dirle la verità su quello che aveva scoperto di provare per lei: sapeva fin troppo bene che si sarebbe trattato di un gesto di debolezza e che Rey, in quanto sua nemica, avrebbe potuto approfittarne. Aveva già rischiato abbastanza mostrandole l’Anagràfo, non era il caso di scoprire anche il suo cuore.
Distolse lo sguardo. Gli riusciva più difficile dirle una bugia quando lei lo fissava con i suoi occhi così incredibilmente onesti. Snoke sarebbe stato molto deluso da lui se avesse saputo quanto la sua volontà potesse vacillare in presenza di una stupida ragazzina.
«Ti ho usata come inconsapevole talpa del Primo Ordine all’interno della Resistenza. E ti dirò, ci sei stata piuttosto utile.» mentì «Dopotutto, è sempre stato questo lo scopo a cui aveva pensato Snoke, quando ha unito le nostre menti.»
 
«Allora vorrei che non l’avesse mai fatto!» ribatté Rey, visibilmente ferita «Sei l’uomo più spregevole che io abbia mai avuto la sfortuna di incontrare e credimi, preferirei morire piuttosto che averti come anima gemella!»
 
«Oh, l’idea è tanto ripugnante per te?! » rispose lui con arroganza «Non lo sarà mai quanto quella di essere destinato ad una sporca mercante di rottami, abbandonata nel deserto come un cane che non si vuole più sfamare!»
 
A quelle parole, Rey si immobilizzò di colpo, come se fosse stata appena trafitta da una spada laser.
Nei suoi occhi, lucidi dal pianto, Kylo riusciva a leggere solo un attonito stupore, come se non riuscisse a credere che lui l’avesse realmente ferita con le uniche parole che non gli avrebbe mai perdonato.
«Avevi detto che non ti importava. Nella sala del trono di Snoke mi avevi detto che anche se non ero nessuno non aveva importanza, perché sarei potuta essere qualcosa per te. Ma mentivi, non è vero? Mentivi, come menti sempre.»
 
«Non è così-»
 
Rey lo fermò con un cenno della mano.
«Sono stanca di ascoltare le tue bugie. Mi sembra di non aver sentito altro. Ripeto solo che Kylo Ren non è, e non potrà mai essere, la mia anima gemella, perché hai ragione… sarò anche stata abbandonata in un deserto, senza amici e senza famiglia, ma l’universo non mi odia fino a questo punto!»
 
«Rey, credimi,  mi dispiace.»
 
«No, è a me che dispiace. Lo so quanto tieni alla tua bella maschera, quindi scusami se al grande e potente Kylo Ren è capitata un'anima gemella anonima e insignificante come me» concluse facendo un mezzo inchino traboccante di rabbia. «Insomma,  guardati... Te ne vergogni tanto che indossi addirittura una fascia sopra al mio nome... Ne ho abbastanza. Non cercarmi mai più. Non pensarmi mai più, io cercherò di fare lo stesso.»
 
Non appena ebbe finito di parlare, Rey si voltò, forse per nascondere le lacrime di frustrazione che avevano preso a rigarle il viso, forse per dimostrare con il proprio gesto di voler chiudere il canale di connessione in modo definitivo e – a quanto aveva detto – permanente.
Kylo, tuttavia, non poteva sopportare di vederla andare via prima di averle detto un’ultima cosa.
«Non è per questo che la indosso.» le gridò dietro.
 
Rey si girò e con un tono di voce stanco domandò: «Che cosa?»
 
«Non è per vergogna che indosso una fascia, sopra al tuo nome.» ripeté lui.
Non aveva speranze che Rey gli credesse, ma voleva essere sincero.
Per qualche motivo, sentiva di doverglielo.
 
«E perché allora, sentiamo? Dimmi la verità.»
 
Kylo tese una mano verso di lei – come aveva fatto mesi prima quando le aveva chiesto di governare sulla galassia al suo fianco –  e disse: «Posso mostrartela.»
 
Non appena Rey prese la sua mano, lo scenario davanti ai loro occhi cambiò in un flash di luce abbagliante. Era un trucco che gli aveva insegnato Luke, una delle poche cose utili che Kylo avesse appreso durante l’addestramento: non si trattava propriamente di una visione, quanto più di un ricordo in condivisione. Kylo richiamava alla memoria un avvenimento passato e Rey lo viveva attraverso i suoi occhi.
 
Nel ricordo, si trovavano in quello che sembrava un mercato.
Intorno a loro, un via vai di persone, Wookie e alieni di etnia non meglio specificata. Le donne portavano il capo coperto da veli colorati, e dovunque nelle tende si vendevano ceste di frutta e farine istantanee per pagnotte, che Rey riconobbe come simili a quelle vendute su Jakku. Nell’aria calda e soffocante del pomeriggio si poteva sentire il profumo inebriante delle spezie importate da Tatooine e da altri pianeti agricoli, mischiato ad una girandola di lingue conosciute e altri rumori cittadini.
 
Kylo stava camminando mano nella mano con suo padre, le piccole dita strette su quelle di Han.
 
Il suo sguardo si spostava da un particolare all’altro, ma continuava a soffermarsi sulle braccia e sui polsi delle persone che vedeva di fronte a sé, come se cercasse qualcosa e avesse bisogno di più dati possibili. Fu in quel momento che Rey realizzò che l’oggetto della sua attenzione erano i vari modi in cui le persone nascondevano gelosamente il proprio Anagràfo, coprendolo con fasce o bracciali o abiti a collo alto. La mendicante che girava per le vie del mercato, ad esempio, doveva avere il proprio Anagràfo sul dorso o sul palmo della mano sinistra, perché portava sempre un guanto bianco, ed uno soltanto.
 
«Perché la gente lo nasconde, papà?» domandò il piccolo Kylo, e per Rey fu strano sentir uscire dalle proprie labbra parole che non le appartenevano, in una voce che non era la sua. La voce del bambino era chiara e limpida quando chiese di nuovo: «Non capisco perché nascondano l’Anagràfo… Non dovrebbe essere qualcosa di cui andare fieri?»
 
Il bambino alzò la testa, e vide l’espressione del padre accigliarsi.
Han lanciò uno sguardo colmo di apprensione davanti a sé, verso Leia, che proprio in quel momento stava dando una moneta alla mendicante con la mano guantata.
 
«L’Anagrafo rappresenta il nome di chi amiamo di più al mondo, più della nostra stessa vita. È il nome di chi sarà per sempre la nostra debolezza.» spiegò Han in un tono di voce sommesso, quasi stesse parlando a se stesso «La gente lo tiene coperto perché mostrarlo sarebbe come indossare un bersaglio sul cuore e implorare gli altri di mirare al centro.»
 
Sul momento il piccolo Ben non doveva aver capito – perché aveva solo cinque anni e il cuore ancora vuoto e la pelle ancora libera da ogni marchio, pensò Rey – così aveva semplicemente stretto forte la mano a suo papà, riprendendo a camminare.
 
Il ricordo finiva lì, e l’immagine svanì davanti agli occhi di Rey come nebbia mattutina che in inverno calava su Jakku.
 
«Non mi pento di averti come anima gemella, Rey» disse piano Kylo, guardandola negli occhi perché capisse – perché sapesse – che era sincero. «Ma sono cresciuto con l’idea che i talloni d’Achille vadano tenuti nascosti, e per quanto mi piaccia abbassare lo sguardo e leggere sopra il tuo nome, tu non sei un'eccezione.»
 
«Non avevi mai mostrato il tuo Anagràfo a nessuno?» domandò lei con un filo di voce.
Lui scosse la testa, e sulle sue guance la ragazza riuscì ad intravedere l’ombra di un virgineo rossore.
«Ma lo hai mostrato a me, perché ti ho chiesto della mia famiglia» concluse lei, scuotendo la testa con incredulità. Non riusciva a credere che Kylo si fosse fidato abbastanza di lei da darle libero accesso ai suoi ricordi: sapeva fin troppo bene quanto lui tenesse a cancellare il passato, soprattutto quello legato ai suoi genitori.
 
Le sembrava di capirlo meglio, ora che aveva visto questo lato di lui bambino, proprio come riusciva a comprendere meglio il funzionamento di una vecchia centralina di controllo se riusciva a recuperare la scheda madre: Kylo vedeva le anime gemelle come difetti congeniti, falle in un sistema altrimenti perfetto.
Difetti che dovevano essere nascosti, se non si potevano correggere.
 
«Grazie di avermi mostrato il tuo Anagràfo… Ne avevo bisogno» ammise Rey, forse più a se stessa che a Kylo.
Ripensò a quanto era stata vicina alla verità durante l’addestramento con Luke, e a quanto rapidamente questa stessa verità le era stata negata. Ricordò il momento in cui si era trovata di fronte allo specchio, e nel suo riflesso aveva visto soltanto se stessa. Senza storia, senza famiglia, senza cognome – solo un nome di tre lettere, impresso nella pelle di qualcuno solo quanto lei.
«Avevi ragione, dentro di me ho sempre saputo che avrei potuto contare solo sulle mie forze ma ora…» concluse «beh, ora ne ho la certezza.»
 
«Rey»
Kylo fece un passo verso di lei. Era strano quanto potesse esserle vicino, pur essendo fisicamente tanto distante da lei. Si sporse in avanti. Avrebbe potuto inspirare il suo profumo, se solo fosse stata lì. «Possiamo ancora avere tutto, lo sai, vero? A me non interessa che tu non sia una Skywalker, o una Kenobi… Davvero, non mi importa. Io e te possiamo essere ciò che vogliamo.»
Era la stessa cosa che le aveva detto nella sala del trono, ma in quel caso sussurrargliela all’orecchio era come far scivolare quel pensiero dentro di lei, seminarlo nella terra della sua mente e aspettare che germogliasse in una risposta affermativa.
«Unisciti a me. Insieme possiamo cambiare tutto, avere tutto.»
 
«Non posso. Lo sai che non posso, Ben.»
 
«Kylo.» la corresse lui «È Kylo, ora. Io e i miei nomi inventati, ricordi? E cos’è che non puoi?»
 
Rey stava trattenendo il respiro. Parlare sembrava richiederle uno sforzo enorme, come se lei stessa si pentisse delle parole in procinto di uscire dalla sua bocca e volesse cercare di frenarle.
«Non posso volerlo
 
«Ma lo vuoi comunque» concluse Kylo per lei «Lasciati andare.  Dimentica il passato, non è più importante… Conta solo il qui e l’ora,  quello che siamo e quello che desideriamo. Adesso.»
 
Gli occhi di Rey si accesero.
«E tu,» gli chiese «cosa desideri adesso?»
Aveva la straordinaria capacità di sembrare allo stesso tempo innocente e seduttiva, ingenua e perfettamente consapevole dell’effetto che riusciva ad avere su di lui, e quanto era peggio era che probabilmente Rey neanche se ne rendeva conto. Non c’era artificio, nel suo modo di parlare o di porsi. Non c’era inganno che lui potesse smascherare.
In questo erano molto diversi.
 
«Resta ferma.» le sussurrò Kylo «Voglio provare una cosa.»
 
Non si trattò realmente di un bacio, perché le labbra di Rey non erano davvero lì e tutto questo stava accadendo solo nella loro mente, ma ad occhi chiusi Kylo riusciva davvero a percepire il calore del corpo di Rey accanto al suo, il tenue profumo del suo sapone, il battito del suo cuore impazzito. Sorrise pensando che quella connessione psichica, che all’inizio gli era sembrata solo frustrante ed inutile, poteva essere sfruttata con scopi ricreativi così piacevoli.
 
«Ben… è come se fossi qui con me» la sentì gemere quando spostò la propria attenzione – e la propria bocca – sulla base del collo di Rey.
 
Smise improvvisamente di baciarla.
«Ti ho detto» le intimò «che mi chiamo Kylo Ren adesso. E pensavo di averti chiesto di restare ferma.»
 
La vide trattenere il respiro, in un misero tentativo di fingersi immobile quando dentro di lei Kylo riusciva a percepire un’emozione violenta quanto il guizzare di una fiamma. Reagiva ad ogni gesto fantasma che le dita di lui disegnavano sulla sua pelle. Sembrava così pura e incontaminata, in quel momento, che Kylo aveva quasi paura – e voglia – di contaminarla. Sarebbe stata sua, sua soltanto o almeno sua per prima. Non di FN-2187, non di chiunque altro traditore avesse come anima gemella. Sua.
«Ho desiderato questo momento così a lungo. So anche per te è così…» le disse, mentre con un gesto invisibile le scostava parte della veste per avere un accesso più libero sulla sua clavicola, dove in qualche modo sapeva che la pelle di Rey sarebbe stata più sensibile. « Posso sentirlo»
 
«Sì..»
 
«Ma immagino che potremo aspettare ancora.»
 
Rey aggrottò la fronte, attonita.
«Come scusa?»
 
«Con tutto il rispetto per i Jedi, o chiunque adoperasse questo sistema prima di loro, ma il sesso attraverso la Forza sembra piuttosto scomodo e impersonale, non trovi? Aspetterò di vederti di persona.» obiettò Kylo, allontanandosi da lei. La cosa gli richiese un notevole autocontrollo, ma questo a Rey cercò di non darlo a vedere.
 
La ragazza invece non fece nemmeno lo sforzo di nascondere la propria delusione. «Non capisci che non accadrà mai?! Non capisci che questo…» gridò indicando la misera branda sulla quale evidentemente dormiva «… questo è il massimo che potremo mai avere, e se vuoi tirarti indietro, o se non mi vuoi più-»
 
«Ti voglio.» la interruppe subito Kylo. Nell’universo c’erano poche cose di cui era certo e il suo desiderio per Rey cadeva fra queste. «Ma non così. Non così, Rey. Voglio respirare l’odore della tua pelle e sentirti conficcare le unghie nella mia schiena e guardarti venire per ore, mentre urli e invochi e gemi il mio nome…»
 
Le guance di Rey, naturalmente pallide come il resto della sua carnagione, si fecero paonazze. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, incerta su cosa dire, poi mormorò: «Ci hai pensato parecchio.»
 
«Oh, andiamo, non fingere che non sia lo stesso anche per te, il canale fra di noi era continuamente aperto. Quindi, come hai detto tu, possiamo farla finita, ammettere che ci stavamo pensando a vicenda e andare avanti?» disse Kylo, stringendosi nelle spalle. Nel giro di un’ora aveva rivelato ad una sola persona molti più lati di se stesso di quanti non ne avesse mostrati in tutta la sua vita. Tanto valeva mettere le carte sul tavolo e sperare che Rey facesse lo stesso.
«Eri diventata un’ossessione per me, come un tarlo che mi scavava nella testa. Ho iniziato a pensare che forse un giorno saremmo potuti passare dalla stessa parte.»
 
«Infatti.» convenne la ragazza «Potresti tornare dal Lato della Luce.»
 
«E tu arrenderti al Lato Oscuro della Forza. È quello che accadrà, Rey, prima di quanto immagini.»
 
«Come puoi esserne così sicuro? Perché sono la tua anima gemella e pensi di avere qualche diritto su di me?»
 
La voce di Kylo si fece tesa.
«Non è quello che ho detto.»
 
«Ma lo hai pensato. Le nostre menti sono ancora collegate, ricordi?»
 
«Sto parlando del nostro destino! Essere anime gemelle non c’entra nulla, Rey!» ribatte lui, mentre l’amarezza gli impastava la voce e la rabbia faceva il resto «Hai già reso abbastanza chiaro che io non sono il tuo match e che sei immensamente lieta di questo.»
 
Quelle parole dovettero colpirla particolarmente, perché Rey alzò le mani in segno di resa.
«Io non- Non ho mai detto una cosa del genere. L’unica cosa che ho detto è che Kylo Ren non sarebbe mai potuto essere la mia anima gemella.»
Non aveva ancora finito di parlare quando le sue mani corsero al suo petto e abbassarono il collo della tunica, rivelando il lembo di pelle che si trovava poco sopra al cuore.
 
«Ben Solo?» lesse lui ad alta voce, soffocando a stento una risata di frustrazione.
Doveva ammettere che l’universo aveva un gran senso dell’umorismo.
 
«Luke mi ha raccontato che era molto coraggioso. E buono.»
 
«E debole.»
 
Quasi senza rendersene conto, Rey si portò una mano al cuore, in un gesto di protezione verso quel nome che Kylo stava deliberatamente infangando.
«È per questo che l’hai ucciso?»
 
«Oh, ma non l’ho ucciso io!» la corresse l’uomo «Ben Solo è morto molto tempo fa, assassinato nel sonno dal proprio maestro dopo essere stato abbandonato su un'isola da un padre assente. Non fraintendermi, non è che sia stata una grave perdita per la galassia – non era un granché come Padawan. Però è un peccato che tu non lo abbia conosciuto. Ti sarebbe piaciuto. Forse ti saresti davvero potuta innamorare di lui.»
Ma non di me pensò, ma questo non lo disse.
 
«Sì, forse.» ammise Rey. Gonfiò il petto e con la voce chiara e limpida che usava ogni volta che si faceva messaggera della causa della Resistenza disse: «Sei mai dovesse tornare, potresti riferirgli un messaggio?»
 
«Quale messaggio?»
 
Kylo la sentì pensare e i suoi pensieri avevano il colore del sole e il calore di un deserto. Dopo qualche secondo, Rey rispose semplicemente: «Che io sono qui. E lo aspetto. Quando sarà pronto, quando vorrà, io sono qui.»
 
«Ovvero qui dove?» obiettò Kylo «Ben Solo avrà bisogno di saperlo…»
 
Rey gli rivolse un sorriso condiscendente.
«Bel tentativo. Ti ho già detto che non ti rivelerò mai la nostra posizione.»
 
«Dovevo almeno provarci» rispose lui, stringendosi nelle spalle con aria dispiaciuta. Non gli importava realmente conoscere i piani della Resistenza, perché l’unica persona di cui gli importasse in mezzo a quella feccia ribelle era Rey, e le loro menti sarebbero rimaste collegate, se avessero voluto rivedersi.
 
Rey annuì a quella domanda che Kylo aveva soltanto pensato.
«Abbi cura di te, Ben»
 
E quella volta lui non la corresse in merito al nome, e rispose soltanto «Anche tu, Rey.»



 



Come al solito, grazie a chi è arrivato fin qui. Se vi interessasse, c'è una storia companion ambientata in questo stesso universo narrativo ma dedicata ad un diverso pairing (Finn e Poe)
La trovate qui.


 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: Itsamess