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Autore: Kade    18/12/2019    3 recensioni
Un'umana e un demone. Due esseri viventi totalmente diversi tra loro, le cui anime sono soggiogate da istinti e sentimenti diametralmente opposti. L'una gentile, dolce e sensibile nel suo animo di bambina; l'altro gelido, calcolatore e così introverso da sembrare privo di emozioni. Piccoli momenti pieni di significato, narrati secondo il mio punto di vista e attraverso alcuni haiku, i fili conduttori dei capitoli.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 - Come un Haiku
L'allodola
canta per tutto il giorno,
ed il giorno non è lungo abbastanza.


Il tempo agisce in maniera curiosa. L'essere umano osserva gli anni passare senza poter fare alcunché per fermarli, il corpo decade gradualmente fino a diventare un cumulo di ossa che si regge in piedi solo grazie a quel misero, flebile, quasi impercettibile soffio di vita che, prima o poi, la morte porterà via. Un demone, invece, è tutta un'altra storia. Gli youkai, anche i più deboli e inetti, vivono per lungo tempo, le decadi che si alternano in un battito di ciglia senza che alcun cambiamento si manifesti sui loro corpi dalle forme mutevoli. Bizzarro, questo scorrere del tempo. Quasi fastidioso.
La schiena appoggiata contro il tronco duro di un albero dalle fronde ombrose e le orecchie appuntite in allerta per captare eventuali pericoli in avvicinamento, Sesshomaru osserva la fanciulla a qualche metro di distanza da lui con la solita aria distaccata. I capelli d'argento, lisci e privi di imperfezioni o nodi di sorta, accarezzano il suo petto fasciato dall'armatura puntuta che indossa sopra il vestiario ricercato, le larghe maniche dai ricami preziosi che ondeggiano lievi quando un filo di vento si insinua nella radura in cui la sua piccola compagnia sosta da poco più di un'ora. Rin è cresciuta. Quella piccola umana, trovata in un bosco ricoperta di morsi sanguinanti e riportata alla vita per un banale esperimento, ha raggiunto l'età di dodici anni. L'ingresso nella prima fase dell'adolescenza, che prima o poi muta gli esseri umani fino a prepararli all'ingresso nel mondo degli adulti, non sembra aver ancora attecchito nella personalità della fanciulla, attualmente intenta a intrecciare dei fiori bianchi e viola in una corona. Quella stessa attività alla quale ha sempre dedicato il proprio tempo libero, a dispetto dei costanti rimproveri di Jaken sull'insistenza della ragazzina nel far perdere tempo prezioso al venerabile Sesshomaru.

"Signor Sesshomaru, qual è il tuo fiore preferito?"
La domanda giunge improvvisa alle orecchie attente del demone, che scruta impassibile il viso della ragazzina con la sua vista acuta. Da quella distanza riesce a vedere in maniera perfetta le lentiggini chiare che macchiano il naso dalle proporzioni corrette rispetto al suo volto, il quale, in questi ultimi mesi, sembra stia iniziando a perdere la rotondità tipica della fanciullezza per acquisire tratti più raffinati.

"Smettila di assillare il padrone con queste domande sciocche!"
La replica di Jaken appare pungente, ma l'udito dello youkai, fine quanto basta per captare quelle mutazioni nelle melodie della voce, non percepisce alcun moto realmente irrispettoso nel tono dell'esserino dalla pelle verde. Jaken tiene a Rin. Ha imparato a sopportare la sua presenza e, successivamente, ad accettarla nel corso di questi anni, spaventato all'idea di perderla. Nuovamente, s'intende.
"Piuttosto, dovresti smetterla con questi fiori e cominciare a comportarti da ragazzina della tua età. Non troverai mai un marito pensando a stupidaggini come queste."

Sesshomaru distoglie lo sguardo per scrutare un punto indefinito fra gli alberi, distante e pensieroso come sempre. La voce di Rin, nel frattempo, risuona nella radura, meno squillante e più profonda rispetto a qualche tempo fa. Un suono che, quel dì all'interno del Meidou Zangetsuha, credeva non sarebbe stato più capace di sentire. Inspira il profumo del legno e del vento secco, in cui può percepire nettamente una traccia di Rin, Jaken e Ah-Un, il destriero a due teste che, al momento, sta brucando l'erba accanto a Rin.

"Un marito?"
Sesshomaru, intento a guardare da un'altra parte, non ha bisogno di scostare lo sguardo per percepire un mutamento nella postura di Rin. Il tono di voce della ragazza, oltretutto, tradisce lo sgomento sopraggiunto con l'osservazione di Jaken, intento ad arrostire un pesce e un paio di lucertole infilzati su spiedi di legno scaldati da un fuoco improvvisato. Dovranno pur mangiare, loro. Un'umana e un piccolo demone non posseggono la medesima resistenza del loro protettore alla fame e hanno bisogno di nutrirsi quotidianamente, anche più volte al giorno.

"Non potrai viaggiare per sempre con noi. Prima o poi dovrai avvicinarti a un villaggio umano e integrarti nella società, fra i tuoi simili."
Osserva il più fedele e impacciato servitore, ruotando gli spiedi per consentire agli animali di arrostirsi per bene prima di essere divorati in un battibaleno. La voce gracchiante di Jaken rimbomba squillante nella radura, catturando in toto l'attenzione della fanciulla, che ha ora smesso di intrecciare i fiori fra di loro.
"E si dà il caso che le fanciulle come te, raggiunta l'età fertile, debbano trovare un marito e produrre degli eredi. Questo è ciò che fanno gli esseri umani."

Le sopracciglia argentate di Sesshomaru, di una tonalità più scure rispetto ai suoi capelli sottili e lisci come seta, s'inarcano di un millimetro nell'udire le parole pronunciate dal suo servitore. Sì, questo è il costume degli esseri umani, i quali, nella loro mortalità ineluttabile, sfruttano il proprio tempo sulla terra per produrre un lascito: una sequela di pargoli. E per imbarcarsi in sciocche sottigliezze come l'amore, un sentimento che, agli occhi di Sesshomaru, è inutile, effimero e controproducente nella vita di qualsiasi essere vivente. L'angolo destro della bocca si muove in un impercettibile tic, il cervello che rielabora l'informazione fornita da Jaken. Rin, dal canto suo, riporta lo sguardo sulla corona di fiori lasciata a metà, le sopracciglia aggrottate e le labbra strette in un lieve broncio.

"Allora non voglio essere umana..."
La voce di Rin si abbassa di qualche ottava, le dita ora più affusolate che accarezzano i petali bianchi di una margherita. Quei lembi morbidi e chiari si piegano sotto il tocco dei suoi polpastrelli e, presto, l'odore della ragazza si fonde con quello del fiore, creando una mescolanza di aromi percepibile soltanto dal fiuto notevole di Sesshomaru. Jaken, per quanto sia un demone a tutti gli effetti, non possiede un olfatto sviluppato quanto quello del suo padrone.
Lo sguardo della ragazza incombe cupo sui fiori, poi le sue labbra rosee si piegano in un sorriso triste nell'incrociare lo sguardo del suo protettore. No, una vita senza Sesshomaru non varrebbe la pena di essere vissuta. Non per lei, almeno.

Il demone scruta con apparentemente blanda attenzione la fanciulla. I suoi occhi freddi si soffermano sul viso della ragazzina, poi un odore che non credeva avrebbe sentito così presto giunge alle sue narici, spingendolo ad alzarsi con un movimento fluido. Il tempo gioca scherzi particolari con gli esseri mortali, in fondo.
"Stai sanguinando."
Le parole fuoriescono piatte dalle sue labbra sottili, di un colore così chiaro da sembrare simile a quello dei suoi capelli. Jaken annusa l'aria e annuisce, segretamente preoccupato di fronte a quell'evento così inaspettato, mentre Rin si alza in piedi troppo in fretta. Un giramento di testa la fa ondeggiare leggermente sul posto, un liquido tiepido cola fra le sue cosce e alza lo sguardo verso Sesshomaru, che si è voltato fino a darle le spalle.
"Andiamo."

Non attende oltre e avanza verso il folto del bosco. Jaken raccoglie in fretta il cibo ormai cotto e, senza curarsi di spegnere il fuoco usato per cucinare, afferra le redini di Ah-Un.
"Forza, Rin."
Incita la ragazzina, ferma sul posto e intenta a fissare il punto in cui è appena scomparso Sesshomaru. Non vuole accettarlo, eppure parte di lei sa perfettamente ciò che accadrà fra poco. Avanza di un passo, il sorriso triste ormai un lontano ricordo. 

Il tempo è un nemico ostile.
Saprà Sesshomaru ricordarsi di lei, quando saranno lontani?


Senza morire...
dopo molte notti di viaggio
in un tramonto d'autunno.



_______________

Lo so, sono sparita. Gli studi, il lavoro e la vita mi hanno assorbita, impedendomi di trovare l'ispirazione giusta per continuare a scrivere. 
Che questa pubblicazione voglia dire qualcosa? Non saprei. So soltanto che spero, prima o poi, di terminare questa raccolta. Almeno questa.



   
 
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