Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: PrimbloodyBlack    19/12/2019    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Skye faceva parte di una della famiglie più importanti del regno. Suo padre, braccio destro del re, l'aveva educata ad una vita di sfarzo e lusso. Tutto ciò che voleva era suo, le bastava solo chiedere. Ma l'unica cosa che lei voleva era l'unica che non gli era concessa. Essere libera.
Dopo la morte della madre Margaret, il padre sprofondato nella depressione, aveva riposto tutto il suo amore morboso verso la figlia. La teneva chiusa nell' enorme dimora impedendole di uscire e quindi di cercare marito. Aveva ormai raggiunto i diciassette anni ed ogni donna della sua società aspirava ad uno sfarzoso matrimonio. Ma a lei fu negato anche di amare. Tentò più volte di fuggire ma sempre in vano.
Solo una volta si era avvicinata alla libertà ma un incontro alquanto magico aveva cambiato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

[PARTE 2 - Utopia]

[PARTE 2 - Utopia]         

~ * ~

 

Bones sinking like stones
All that we've fought for
Homes, places we've grown
All of us are done for
-Coldplay 

1 anno prima

 

Era mattina presto, il sole bollente entrava attraverso la finestra illuminando tutta la minuscola e misera stanza. Era dotata solamente di un letto, una sedia in legno rosicchiata dai topi e un piccolo tavolo circolare. In essa si muoveva una ragazza, con carnagione leggermente scura e i capelli neri ed unti, legati in una bassa coda. Raccolse da terra il proprio vestito, se così poteva essere chiamato. Era fatto con un tessuto ruvido e giallastro che lasciava interamente scoperte le cosce. Le maniche corte erano così larghe che quasi mostravano cosa c'era sotto. C'era anche una corda come cinta da annodare intorno ai fianchi per mostrare sempre e comunque quanto quel corpo fosse slanciato e desiderabile all'occhio. Non aveva nulla sotto di esso, né una fascia per reggere il seno, né delle mutande per coprire la propria nudità. Lei era un oggetto del resto, per divertirsi e svagarsi, non era un essere vivente di cui bisognava preservare il pudore.

Uscì fuori da quella sudicia stanza, lasciandosi alle spalle quell'uomo atletico sdraiato sul letto, che la notte prima aveva fatto uso di lei. Quando attraversò il corridoio poté sentire da oltre la porta di una delle stanze, sentì qualcuno gridare di dolore, ma non poteva fare nulla. L'ultima volta che aveva tentato di aiutare una ragazza, l'avevano gettata in una stanza buia, lasciata senza cibo per tre giorni e a marcire nella puzza. Ancora si ricordava il fetore che portava addosso, dovette farsi la doccia per un giorno intero. Volevano punirla anche per quello, ma decisero che aveva patito abbastanza e la lasciarono andare. E poi c'era bisogno del suo servizio, non potevano permettersi di perdere altri soldi per una sgualdrina ribelle.

Era ormai un anno che l'avevano costretta lavorare in un bordello, non che il suo precedente incarico fosse stato più pulito. Ha passato la sua intera vita ad essere venduta da un signore all'altro. C'era chi l'aveva trattata con rispetto e chi la considerava un oggetto.

Odiava quel posto più di qualsiasi altra cosa al mondo e si dava pena per tutti i giovani che erano costretti a servire, giorno e notte, uomini e donne privi di ritegno, degli spudorati. Aveva cercato più volte di mantenere le distanze dagli altri schiavi, aveva paura che la sua benevolenza ed il suo affezionarsi troppo alle persone non avrebbe portato a nulla di buono. Ma eventualmente anche lei cedette. In un mondo del genere dove  le relazioni umane erano calpestate in nome di un piacere comprato, aveva anche lei bisogno di legarsi a qualcuno che non la vedeva come un misero oggetto ma come una persona.

"Sai Taly" disse una ragazza mentre lavava i propri vestiti al lavabo. "Mia madre mi raccontava sempre che le migliori storie cominciano con una fuga, tu ci credi?" le chiese sorridendo. 
Si trovavano l'una difronte a l'altra. Sotto il loro sguardo, due lavandini pieni d'acqua ed una cesta con i vestiti di tutti gli schiavi della casa.

Si, un tempo anche lei ci credeva, in un periodo in cui la sua innocenza non era stata macchiata e la sua vita era piena di amore.

"No" disse schietta.

L'altra ragazza, con i biondi capelli spettinati e le occhiaie per il mancato sonno, corrugò la fronte.

"Perché?" chiese ancora con un tono di voce speranzoso.

"Devi smetterla di sognare," le rispose, ma più che un riproverò sembrava un sincero consiglio. "A proposito di sogni, devi riposare di più."

La ragazza sospirò. "Lo so, ma ultimamente non faccio che lavorare e..." face un'altro profondo respiro. "È stancante."

"Chiederò a Madame Stock se stasera più lasciarti fuori dalla lista,"

"No, si arrabbierà"

"Emily ti sostituisco io," esclamò seria. "Nessun problema."

La ragazza sorrise, "davvero?" lei annui. "No, non posso chiedertelo..." scrollò la testa ritornando alla realtà. "Col fatto che sei una Succube vieni già sfruttata troppo."

"Non me lo stai chiedendo, te lo sto imponendo io."

Ha sempre pensato di essere la più forte lì dentro, non lo aveva mai dubitato. Con la stessa convinzione credeva anche che sarebbe stata l'unica a rimanere in vita in quel posto. Vedeva come erano le ragazze, emotivamente deboli, pronte ad un crollo nervoso in ogni momento. Così come i ragazzi, privati del loro orgoglio e del loro potere. Ma anche lei nel profondo era fragile. Aveva tentato più volte di spegnere le proprie emozioni, ma non era semplice come spegnere una candela. 

Condivideva la piccola stanza da letto con Emily, la conosceva da quando era arrivata lì. Erano diventate subito amiche, ma non perché provavano simpatia l'una per l'altra, ma perché entrambe avevano bisogno di calore e contatto umano. 
La bionda si infilava spesso nel letto dell'altra. Lei si scansava e le faceva spazio, ma non parlavano, rimanevano schiena contro schiena in silenzio, finché non si addormentavano. Emily aveva anche smesso di chiederle il permesso. Era quasi diventata un'azione spontanea per lei e a volte si chiedeva se anche la compagnia prima o poi l'avrebbe fatto o se le rimaneva indifferente. Ma Emily non sapeva quanto anche per lei quel gesto era importante, soprattutto in un luogo dove la fisicità era qualcosa più simile allo sporco che ha qualcosa di candido. Ma lei doveva mostrarsi forte, doveva essere forte, non poteva permettersi di cadere proprio in piccolezze del genere. Anche quando era al limite, quando non ce la faceva più, rimaneva da sola nel suo piccolo spazio, a trattenere le lacrime e a mordersi le labbra per la frustrazione.


Quella sera come aveva promesso, aveva eseguito il turno al posto Emily. A volte si convinceva che il suo stesso corpo non aveva valore o importanza, in questo modo riusciva a superare il trauma. Si chiedeva se anche gli altri facevano così, ma non chiese mai, neanche ad Emily, era un argomento troppo duro da affrontare.

Ma quella sera fu diverso.

Madame Stock la obbligo ad indossare un vestito più ricamato e decisamente più morbido al tatto rispetto al suo solito abito. Era quasi trasparente ma non la imbarazzava, del resto il suo corpo era già noto a tutti. Aveva una collana color oro, probabilmente era solo ferro e dei bracciali con lo stesso colore, dai quali pendeva una piccola catena, che simbolicamente rappresentava la sua posizione. Aveva anche delle catenine alle caviglie, ma la turbavano, gli ricordavano quando era piccola e di quando con la forza la separarono da suoi genitori. Gli era ancora vivida l'immagine di quando le incatenarono le piccole gambe per non farla fuggire, a mala pena riusciva a camminare. 
Dopo che finì di vestirsi, fuori dalla porta la aspettava la sua signora. Per quanto la odiasse, non poteva negare quanto Madame Adelaide Stock fosse bella ed elegante a suo modo. Aveva circa cinquanta anni, ma la sua pelle non era invecchiata, forse per il continuo uso di pozioni e magia. Emily le aveva spesso raccontato delle sue teorie, secondo cui un ingente parte dei soldi guadagnati venivano spesi per la cura della sua pelle, ma era soltanto una supposizione.

Quando uscì dalla stanza, la donna la guardò dalla testa ai piedi con un sorrido soddisfatto. Aveva le mani congiunte vicino al petto, come se volesse applaudire.

"Il mio gioiello!" esclamò. "Sono davvero contenta che hai voluto partecipare di tua spontanea volontà Talema."

È la prima volta che pronuncia il mio nome...

In realtà non sapeva cosa ci fosse di speciale quella notte, ma si limitò ad annuire con un finto sorriso.

"In realtà ti avrei comunque aggiunta alla lista, ma hai ragione, la povera Emily sta lavorando duramente." disse con voce dispiaciuta. "Merita di riposare."

"Si era davvero stanca." aggiunse la ragazza, per non far sembrare alla donna che il suo silenzio fosse una mancanza di rispetto.

"Adesso vai e aspetta con le altre ragazze, i ragazzi non sono ancora pronti." poi mentre se ne andava, con la sua voce stridula aggiunse, "e poi dicono che noi donne siamo quelle ritardatari!"

Quando scese le scale per raggiungere la sala di accoglienza, notò che non era l'unica ad essere ben abbigliata. 
Si avvicinò ad una delle ragazze, che sembrava essere in disparte. Sapeva che si chiamava Naya ma non avevano mai parlato.

"Ehi!" la chiamò per attirare la sua attenzione. La ragazza si girò con sguardo interregativo. 
"Che succede? Ho appena parlato con madame Stock e fremeva dalla gioia. "

"Non lo sai?" chiese l'altra.

Ovvio che no, sennò non avrei chiesto, disse tra se.

"Alcuni soldati della regina stanno ritornando dal fronte e passeranno da queste parti, Madame Stock è convinta che ci faranno una visita."

"Astuta la signora." disse sarcasticamente, Naya ammiccò un sorriso.

Dopo dieci minuti, dalle scale arrivò una fila di ragazzi guidati dalla padrona. Erano tutti a petto nudo e indossavano degli ornamenti diversi gli uni dagli altri. C'era chi portava delle grosse collane che ricadevano sui pettorali, chi invece indossava dei bracciali che sembravano manette. L'unica cosa che avevano in comune erano dei pantaloni color crema attillati che delineavano ogni muscolo... E anche altro.

Uno di loro sembrò guardare nella sua direzione, con un sorriso provocatorio, per poi alzare il braccio e salutare. Lei corrugò la fronte, ma prima che potesse fare qualche commento dispregiativo, Naya ricambiò imbarazza il saluto.

"Scommetto che vi conoscete molto bene." disse scherzosamente. 
L'altra abbassò lo sguardo per coprire il rossore sulle sue guance.

"Si... C'è dell'intesa." disse infine ridendo.

"Deve essere faticoso tenerlo nascosto..."

"Oh no!" esclamò felicemente. "A madame Stock va bene finché svolgiamo al meglio il nostro lavoro."

"Meglio per voi..."

Il loro discorso fu subito interrotto dalle parole di un'altra ragazza, "Sono qui vicino!" esclamò affacciata alla finestra.

Non ci volle molto prima che il portone si aprì. Uomini e donne, di diverse specie, con armatura scintillante, comparvero sulla soglia, lasciando tutti gli schiavi a bocca aperta. Molti di loro avevano spesso sognato di ritrovarsi in quelle vesti, ma non avranno mai la possibilità di farlo.

Madame Stock li raggiunse quasi correndo, facendo battere i tacchi sul pavimento.

"Benvenuti miei cari!" disse con un gran sorriso.

La ragazza rimase un po' stupita, solitamente è uno o più servitori che accolgono i clienti, illustrando i prezzi delle stanze e dei singoli servi.

"Vuole estorcere più soldi possibili secondo me." pettegolò.

Talema rispose con una smorfia, che rappresentava più che bene quello che provava.

"Accomodatevi pure!" poi girandosi verso i suoi sottoposti esclamò " Cria, Lyria, Keem, Hacyn, Garred! Aiutatateli a disfarsi delle loro armi e armature."

"Non c'è bisogno" esclamò una donna togliendosi l'elmo, liberando i lunghi capelli verdi, così scuri da sembrare neri.

Avrà poco men di trent'anni, pensò la ragazza.

"Insisto!"

Naya dovette soffocare una risata quando Talema esclamò, "Wow si è anche imparata i nomi, deve tenerci davvero tanto!"

Non vedo l'ora di raccontarlo ad Emily! Pensò, già ridendo immaginando la sua l'espressione.

I servitori fecero come ordinato, nonostante le protesti di alcuni soldati.

"Garred prendi tutto e riponilo nell'altra stanza" ordinò la donna. Poi rivolgendosi a suoi ospiti, addolcì la voce e cominciò a listare i prezzi della stanze, invitando i soldati a scegliere chi li avrebbe accompagnati in quell'avventura di una notte. Talema catturò lo sguardo della donna che prima aveva rifiutato l'offerta di Madame Stock. Aveva la pelle di un verde molto chiaro con degli occhi color ghiaccio che mettevano in risalto la pupilla verticale, delle labbra carnose tendenti al marrone e delle lentiggini verdine che le ricoprivano il viso.

Talema le sorrise per attirare la sua sua attenzione. La donna sembrò ricambiare e senza ripensamenti si avvicinò a Madame Stock indicando la sua scelta. La padrona si girò verso Talema e con un movimento della mano la invitò ad avvicinarsi.

"Talema accompagna la signorina nella stanza 1."

La ragazza deglutì nel sentir pronunciare quella stanza, era la più costosa della casa, non che la più bella. Era davvero raro che qualcuno la affittasse.

Come suo solito porse la mano alla sua cliente, ma notò con stupore la timidezza della donna, come se avesse paura o fastidio di afferrarla.

"C'è qualche problema?" chiese gentilmente.

"No, fammi strada" e le affermò la mano.

Dopo due piani di scale, raggiunsero la tanto famosa stanza numero 1. Solo alcuni dei servi avevano avuto il piacere, o il dispiacere, di poterla utilizzare. Quando entrarono Talema notò con quanta cura era stata arredata. C'erano due gradi finestre da cui si poteva intravedere la luna. Queste erano per metà coperte da delle tende di un rosso intenso, il colore preferito di Madame Stock. Il letto matrimoniale aveva una coperta morbidissima al tatto, tanto che la ragazza cominciò ad accarezzarla insistentemente, senza rendersi conto che era osservata.

"Scusami," disse mortificata.

"Non sei abituata a un lusso del genere vero?" Talema scrollò la testa.

La donna cominciò a guardarsi attorno finché una porta non catturo i suoi occhi. La ragazza intanto si era seduta comodamente sul morbido materasso.

"Vado a farmi una doccia, sono tre giorni che siamo in viaggio senza mai fermarci."

"Vuoi che ti preparo il bagno?" chiese alzandosi immediatamente in piedi.

"Si, mi faresti un piacere."

La ragazza zampettò verso la porta, per poi dirigersi verso la vasca.

"Comunque mi chiamo Sienna, tu sei Talema giusto?" disse sfilandosi i vestiti.

Prima che potesse rispondere, gemette per il dolore quando le sue dita toccarono l'acqua bollente.

"Va tutto bene?" chiese lei nell'altra stanza.

"Si, puoi venire, ormai l'acqua è bella calda."

Ogni cosa era già stata preparata, asciugamani, accappatoi, shampoo.

Madame Stock ha davvero pensato a tutto eh?

"Eccomi!" disse facendo battere i suoi talloni sul pavimento.

Quando entrò era completamente nuda, ma Talema non batté ciglio. Era così abituata a vedere corpi nudi, che ormai la nudità stessa era diventata un indumento.

Nel frattempo che si immergeva nell'acqua calda, fece un sospiro di sollievo.

"L'ultima volta che ci siamo fermati, era ad un osteria con degli alloggi. Sembrava magnifico dopo una settimana di viaggio, l'unico problema era l'acqua. Era gelida!" esclamò con enfasi.

La ragazza sorrise sinceramente e Sienna addolcì lo sguardo.

"Vedi, quello è un sorriso, non come quello di prima per farti notare."

La ragazza sussultò, non avrebbe mai immaginato una tale affermazione.

"Puoi andare nell'altra stanza se vuoi," chiese cambiando discorso.

Talema tornò in sé e con incertezza domandò "Vuoi che io esca?"

"Ti sto chiedendo se è quello che vuoi tu? Ribatté.

"Scusami..." disse aggrottando la fronte. "Ma non capisco..."

La donna sorrise, cercando con le sue parole di innescare qualcosa in quella ragazza. "Ti sto dando una scelta, puoi rimanere qui o sdraiati su letto."

"Sarebbe meglio se restassi qui, nel caso ti servisse qualcosa, a meno che tu non voglia."

Sienna sospirò e cominciò a sciacquarsi togliendosi le sporco di dosso. L'acqua diventava sempre più scura ogni  volta che strofinava la spugna sulla sua pelle verdastra. Talema inconsciamente non riusciva a distogliere lo sguardo, seguendo ogni movimento della donna.

"Quanti anni hai Talema?" chiese freddamente.

"Quasi diciotto, ma non preoccuparti so quello che-" Sienna emise un suono disgustato con la bocca, cambiando espressione. Non era più uno sguardo gentile, ma tra lo schifato e l'accusatorio.

La ragazza alzò il sopracciglio, non riuscendo a capire cosa stesse pensando la sua bizzarra cliente. 
Poteva vedere, da come stavano muovendo le sue labbra, che voleva farle altre domande, ma alla fine restò in silenzio.

"Puoi passarmi l'accappatoio per favore?" disse alzandosi.

Talema lo prese intenta ad avvolgerglielo intorno, ma il braccio ben disteso verso di lei e la mano aperta, facevano presupporre che volesse evitare qualsiasi contatto. Alla fine glielo porse e lei lo afferrò.

Molte domande vagavano nella sua testa. Non riusciva a capire l'atteggiamento di Sienna, che non solo aveva pagato la stanza più costosa, ma aveva anche speso dei sordi per usufruire di lei. Sapeva che c'era un solo modo per capire cosa stava pensando e fece la cosa più stupida, ma anche la più sensata ai suoi occhi.

Quando la donna le passò davanti per uscire, lei le afferrò prontamente la mano e la fece poggiare sul suo petto. Ci fu un momento di silenzio, segnato da continui sguardi.

"Che stai facendo?"

"Il mio lavoro." disse con sincerità.

"Io non ti ho chiesto niente." sfilò via la mano e uscì fuori dal bagno.

Nuovamente la ragazza si trovò in uno stato di smarrimento, era la prima volta che non sapeva cosa fare con un cliente. Quando uscì la trovò sul letto che si rotolava a destra e a sinistra con un sorrisetto beato.

"Proprio come lo volevo!" esclamò con entusiasmo. "Ma quello di casa non lo batte nessuno."

Poi si tirò su e rivolta verso Talema esclamò "Non fare quella faccia o rovinerai il mio entusiasmo."

"Tu hai intenzione di non fare nulla, vero?" chiese schietta.

Sienna tornò seria, "Esatto"

"Perché?" insistette.

"Perché qualcuno a me caso si è trovato nella tua stessa condizione." confessò la donna. "Io non sono un soldato ufficiale della regina, noi tutti siamo dei volontari, non eravamo obbligati ad andare al fronte."

"Continuo a non capire..."

"Ho accettato questo lavoro perché, per quanto fosse rischioso, era l'unico modo per guadagnare un ingente quantità di soldi in modo onesto."

In quel momento un unica cosa le venne in mente, tutto aveva senso, 
"Hai comprato uno schiavo."

"Esatto... Mio fratello." disse sorridendo. "Sei perspicace" Talema sorrise, è il primo complimento sincero che un cliente le abbia mai detto. "È a casa adesso, da un mese ormai."

Per Talema fu inevitabile sorridere ad una notizia del genere, ma provò un po' di malinconia. Avrebbe tanto voluto che qualcuno avesse fatto lo stesso per lei, ma quel qualcuno non esiste. Sono sola.

"Attraverso lui, so cosa si prova e non sarei mai venuta qui se non fosse stato per i miei compagni. E allora ho cercato di trarne il meglio, una bella stanza e una povera ragazza a cui donare la libertà per una notte."

Le sue parole erano più sincere che mai, così come era altrettanto puro il suo gesto per invitarla ad avvicinarsi. La strinse in forte abbraccio e sussurrò "Avete entrambi la stessa età, nessuno di voi due merita di soffrire."

C'era però esitazione in lei, voleva tanto ricambiare quella gentilezza, ma le sue braccia rimanevano rivolte verso terra come se la gravità fosse cento volte più potente e le impedisse di reciprocare il gesto.

"Grazie... Credo." fu l'unica cosa che riuscì a dire in quel momento.

"Ora..." disse staccandosi dall'abbraccio, "andiamo a dormire che è tardi."

La mattina seguente, fu Talema la prima a svegliarsi. La stanza era inondata di luce grazie alle grandi finestre. Dovette battere le palpebre più volte, prima di riuscire ad aprire bene gli occhi. Quando si girò vide che Sienna era ancora lì alla sua destra. Aveva arrotolato la coperta spingendola con i piedi alla fine del letto, Talema invece, nonostante la temperatura non fosse bassa, si era coperta fino al collo, per poterne godere appieno la morbidezza, almeno una volta.

Rimase a letto, finché la donna non si svegliò. Solitamente dopo un determinato orario poteva tornare nella sua stanza, ma quel giorno decise di aspettare.

"Buongiorno," disse sbadigliando. "Dormito bene?"

"Abbastanza." 

La donna si stropicciò gli occhi cercando di capire che ore fossero.

"Le dieci." intervenne la ragazza vedendola in difficoltà. "Vuoi che ti porto la colazione?"

"Quanto costa?" disse con voce addormentata.

"Nulla, è compresa con la stanza." ma non riuscì ad annuire perché fu presa da un'altro sbadiglio. "Vuoi riposare un'altro po'?" 

"No sto bene," disse cercando di assumere un po' di compostezza. "Comunque sì, mi piacerebbe mangiare qualcosa."

"Bene," disse la ragazza scoprendosi dalle coperte. "Te la porto subito!"

"Grazie"

Quando la sera prima aveva accettato di prendere il posto di Emily, non si sarebbe aspettata un risvolto del genere. Credeva che sarebbe stata un'altra notte orribile priva di sonno e invece aveva fatto una delle dormite più rigenerative di tutta la sua vita. Il che era stranamente contraddittorio. La sua natura da Succube le permette di assorbire l'energia sessuale delle persone e attraverso essa ne ricava energia. Paradossalmente parlando, il lavoro che lei tanto odia è l'unica cosa che la tiene in vita. Non deve però necessariamente nutrirsi tutti i giorni, a differenza degli altri Succubi, lei può farlo a distanza di giorni, anche settimane, è questo che la rende diversa dagli altri.

"Ha mai pensato di fuggire?" chiese dopo essersi ripulita la bocca. "Dico seriamente."

"Assolutamente no." si affrettò a dire.

"Perché?" insistette, "Voglio dire... con i tuoi potere puoi soggiogare la mente delle persone, perché non l'hai mai fatto?"

"E' ovvio, mi punirebbero!" esclamò cominciando ad agitarsi. "E prima che tu lo dica, no! non posso manipolare Madame Stock perché è protetta da una barriera, non è una sciocca."

"Va bene, scusami" disse sincera. "Non voglio che ti senti frustrata per le mie parole."

La ragazza teneva la testa bassa, con il viso incupito e la mente in subbuglio.

"Forse è meglio che vada," si alzò dal letto, "sta iniziando a farsi tardi."

Ma quando tentò di fare un passo, sentì qualcosa. Una mano avvighiata alla sua maglietta le impediva di camminare. Si girò e vide quella ragazza, tanto audace la sera prima, guardala con occhi disperati che gridavano aiuto. Ritirò subito la mano, dispiaciuta che i suoi sentimenti avevano preso il controllo di lei.

"Scusa... È che... Quando varcherai quella porta tutto tornerà come prima e..." non riuscì a finire la frase, tante emozioni troppa confusione.

La donna guardò accigliata quei occhi viola inumidirsi, ma nessuna lacrima cadde. Riuscì a vedere quanto Talema si stesse sforzando e provò ulteriore dispiacere.

"Aspetta un attimo." la donna si voltò incamminandosi verso la sacca che aveva risposto davanti al comodino vicino al letto. Prese qualcosa di luccicante tra le mani e tornò sorridente verso la ragazza. 
Si inginocchiò davanti a lei, così da  poterla guardare perfettamente negli occhi.

"Dammi la mano." Talema fece come chiesto e Iriel fece cadere sul suo palmo tre monete d'argento. Lei la guardò con occhi sbigottiti ma prima che poté ribattere Sienna insistette, "Voglio che tu le prenda." disse stringendo la mano sulla sua. "Il cambiamento avverrà solo se ci sarà volontà da parte tua, hai capito?" la ragazza annuì. "Inolte c'è un posto che la regina sta cercando da ben dieci anni e ancora non c'è riuscita. È un luogo per persone un po' particolari come te."

"Che intendi dire?" chiese sperando di aver capito male.

"Emani calore quando dormi, molto calore." Talema sgranò gli occhi. "Ma non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me, parola di elfa!"

Come ha fatto a capirlo così facilmente?! Nemmeno Emily se n'è mai accorta.

"Questo posto... Come lo trovo?"

"È nascosto, nessuno lo sa, ma sono sicura che in modo o nell'altro riuscirai a trovare una casa migliore di questa."

In quel momento non le venne in mente di dire "grazie" o "Ti sono grata...", del resto non è mai stata brava con le parole, ma fece quello che le riusciva meglio, esplicare i sui sentimenti attraverso il corpo. Si gettò su di lei abbracciandola, riconoscente per quello che aveva fatto.

"Stai diventando calda di nuovo."

"Lo so."

"Potresti bruciarmi i vestiti sai?"

"Non è mai troppo tardi". Sienna rise.

"Sono conteta di aver potuto fare la differenza per una volta." 
 

Ecco la seconda parte con un nuovo personaggio. Riprenderemo anche la storia di Iris, Ciril e Basil che era rimasta in sospeso. Spero che questo lunghissimo capito vi sia piaciuto, il prossimo sarà sulla rivelazione di Thalia. Al prossimo capitolo~

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: PrimbloodyBlack