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Autore: Giuppy_Juls    19/12/2019    1 recensioni
È una ragazza per metà, pesce per l’altra. Una sirena.
«Certo che è proprio bella»
La sua figura è fissa nella mia mente, i suoi lunghi capelli castano ramati, gli occhi nocciola con qualche pagliuzza verde, i dolci lineamenti del viso e la coda verde smeraldo.
NdA: dopo anni di assenza ho deciso di rientrare in questo sito che ha segnato in modo indelebile la mia adolescenza. Questa è una storia un po' nata da una vicenda personale, ma giusto un po'! Non so quanto l'introduzione possa sembrare interessante, ma ci provo ;p! Se amate il mare e le sirene vi affascinano, questa potrebbe essere la storia per voi!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IV

 

 

Alice

 

 

«E se ti dicessi che i tuoi non sono solamente dei sogni, mi crederesti?»
Mi maledico immediatamente per non essere riuscita a trattenermi. Morgan e mia madre ieri mi hanno chiaramente detto che sarebbe stato meglio aspettare qualche tempo prima di rivelarle tutto, perché oltre alla leggera amnesia potrebbe aver riportato altri danni e dovremmo evitare di farle provare emozioni troppo forti, ma mi sono lasciata trasportare dal momento e sto rischiando di rovinare tutto. Non ho idea di come fare, vorrei poter tornare indietro a pochi istanti fa. Mi mordo forte il labbro inferiore e un sapore di ferro mi invade la bocca. Claudia mi fissa perplessa, le sopracciglia aggrottate, le labbra si muovono impercettibilmente come se dovesse parlare, ma non lo fa. Ha un'espressione talmente buffa che mi scappa un risolino e, imbarazzata, cerco di mascherarlo con un colpo di tosse.
«Che intendi dire? “Non sono solamente dei sogni”, e allora cosa sono?»
Trasalisco. E mo' che faccio?
«N-niente! Scherzavo» dico nervosamente, torturandomi il polpastrello dell'indice destro con le unghie. Provo a cambiare discorso, le chiedo cosa le piacerebbe per colazione e mi preparo a fuggire dalla porta non appena mi risponderà.
«Finirai per farti male così» mormora a testa bassa, allungando le mani verso le mie e chiudendole nelle sue.
«Ti prego, dimmi che intendevi dire Ali» continua poi, tornando a guardarmi negli occhi.
Deglutisco, come posso resisterle se mi guarda così? Scuoto la testa. No, non posso ancora dirle niente altrimenti mia madre mi ucciderà.
«Ti prego, ti prego, ti prego»
La sua presa sulle mie mani si fa più salda. Sospiro. Non ho altra scelta se non dirle tutto.
«È complicato, Claudia. Io... no, tu... be'... ieri, quando... quando sei finita in acqua, ecco, ricordi cos'hai provato?»
Lei sembra pensarci un momento, socchiudendo gli occhi come per rievocare quella sensazione.
«Non saprei... era come se non fossi in me, capisci? Ma allo stesso tempo lo ero. Ero cosciente di ciò che facevo, in parte sentivo di dovermi opporre, ma allo stesso tempo non volevo e non potevo. Continuavo ad avanzare senza riuscire a fermarmi, come se il mare mi stesse risucchiando» racconta con un filo di voce e la testa bassa.
«Claudia... quello che tu hai sentito, era una sorta di richiamo, OK?» cazzo, non ho idea di come spiegarglielo.
«Richiamo? Cio-cioè?»
«Il mare ti stava richiamando a sé. Claudia, tu hai sangue ibrido che scorre nelle tue vene» La voce di mia madre, proveniente dalle mie spalle, mi provoca un brivido lungo la spina dorsale. Come paralizzata, non ho il coraggio di voltarmi a guardarla, sono sicura che è furiosa – e quando mia madre è furiosa è davvero spaventosa. Deglutisco sentendo i suoi passi farsi più vicini, ma quando mi è accanto non mi degna di uno sguardo.
«Claudia, so che è difficile da accettare – ed è per questo che io e il dottor Morgan avremmo preferito aspettare per dirtelo – ma il ciondolo che porti ne è la prova. Guarda» dice, sbottonando di un bottone la camicetta azzurrognola e tirando fuori un ciondolo pressoché identico a quello di Claudia – nonché al mio – se non per il diverso colore. Mentre quello di Claudia è nero pece, il suo è rosaceo. Claudia è come ipnotizzata alla vista del suo ciondolo e non spiccica parola. Mia madre mi fa cenno, con uno sguardo decisamente poco rassicurante, di mostrarle il mio, rosa arancio.
«Ecco, vedi, questo ciondolo che tu porti è la prova del tuo legame con il mare. Ciò che hai visto nei tuoi sogni, non era che un messaggio del mare. Il tuo incontro con Alice non era un semplice caso, ma destino»
«Io non capisco... Perla, cosa...»
«Claudia, noi siamo veramente delle sirene e anche tu, in parte» spiego, decidendo di intromettermi nella conversazione. Dopotutto è per causa mia che ora siamo costrette a rivelare tutto.
«In parte? Non è possibile... i miei genitori... che cosa-»
«Ciò che sto cercando di dirti – anzi, che stiamo cercando di dirti – è che tua madre non-»
«No basta! Sta' zitta! Non è vero, non è possibile!» mi grida contro, gli occhi sono lucidi e le gote arrossate. Si porta le mani alle orecchie, come a tapparle per non sentire più. Apro la bocca per provare a spiegarle, ma mia madre scuote la testa e mi fa capire che è meglio lasciarla sola, così, a testa bassa, esco dalla stanza e chiudo la porta.

 


«Si può sapere che ti è saltato in mente, Alice?»
Ecco qua, lo sapevo che non avrebbe perso un attimo per farmi la ramanzina. Resto in silenzio, preferisco che finisca di parlare prima di risponderle.
«Allora? Che diavolo pensavi di fare? Non hai sentito cosa abbiamo detto ieri io e-»
«Ugh, si mamma. So benissimo cos'avete detto ieri, non l'ho fatto di proposito, OK? Mi sono lasciata trasportare dal momento, ho pensato che forse... forse...» non so neanch'io cos'ho pensato, ma non posso certo dirglielo. Come se mi avesse letto nel pensiero mi lancia uno sguardo assassino.
«Il punto è che non avresti dovuto fare di testa tua, va bene? E poi ormai il danno è fatto, per cui non appena si sarà calmata riprova a parlarci, ma poco per volta, mh? Ora devo scappare o farò tardi, ci vediamo stasera»
La saluto distrattamente, sto pensando a come spiegare le cose a Claudia senza scioccarla quando sento un tonfo provenire dalla mia stanza.
«Claudia!» esclamo aprendo la porta, preoccupata che possa essersi fatta male, ma la scena che mi trovo davanti è alquanto divertente. Impigliata tra le lenzuola è rotolata giù, avvolgendosi tra le coperte come un salame. Cerco di trattenere le risa, ma mi riesce difficile se mi guarda in quel modo, con la faccia paonazza, le guance gonfie come quelle di un criceto e gli occhi sgranati sormontati dalle sopracciglia incurvate all'insù.
«Che hai da ridere?» strilla, la faccia sempre più rossa.
«S-scusa, ora ti aiuto» ridacchio, srotolandola da quell'intreccio di lenzuola, e le porgo la mano per aiutarla ad alzarsi. Girando la faccia, accetta. Probabilmente si sente in imbarazzo per la reazione che ha avuto poco prima, quindi per evitare di dire qualcosa di sbagliato, faccio per andar via ma ecco che la sua mano mi arpiona il braccio. Sorrido.
«Non andare... mi dispiace per prima» sussurra così piano che quasi faccio fatica a sentirla, tuttavia faccio finta di non aver sentito e le chiedo di ripetere più forte.
«Ho detto che mi dispiace» dice più forte, ma non sono ancora soddisfatta.
«Mmm, mi pare che tu abbia detto anche qualcos'altro prima... cos'era?» mi gratto il mento e la osservo con la cosa dell'occhio. Le guance le si fanno purpuree mentre mi domanda di restare con lei, come se stesse commettendo un crimine. È così carina che provo l'impulso di abbracciarla, tuttavia non vorrei spaventarla perciò scaccio quel pensiero e rispondo affermativamente alla sua domanda. Ci sediamo sul letto fianco a fianco senza fiatare per lunghi istanti, finché non la sento sospirare rumorosamente e invitarmi a continuare il discorso di prima.
«Va bene, però prometti che mi farai finire tutto prima di fare domande o di dire qualsiasi cosa»
Annuisce e inizio il racconto.
«È abbastanza complicato e non so bene come spiegarti tutto, ma ci proverò. Vedi, ci sono diversi tipi di sirene... io e mia madre siamo delle sirene, OK? Normalmente non dovremmo essere in grado di uscire dall'acqua, ma grazie a questi ciondoli possiamo farlo. Mentre fino al secolo scorso c'erano ancora delle comunità che si rifiutavano di vivere sulla terraferma, adesso quasi nessuno decide di rimanere in acqua, sia perché i mari diventano sempre più sporchi e inquinati, sia a causa delle nuove tecnologie. Comunque, questi ciondoli ci permettono di assumere forma umana sulla terraferma, anche se entriamo a contatto con l'acqua, finché non lo togliamo non ci trasformeremo. Come hai notato sono di diverso colore, ma ciascuna famiglia ha la propria sfumatura e ci viene dato alla nascita. Le sirene come me e mia madre sono solamente femmine, però ci sono anche i tritoni. Sia le sirene che i tritoni “puri” nascono dall'unione di due esemplari “puri”, ma possono anche accoppiarsi con gli esseri umani, a patto che mantengano segreta la loro vera natura, o sarebbe un bel problema. E qui entri in gioco tu. Tu sei un ibrido, sei una mezza sirena»





NdA:
Oddio, non credevo di riuscire a pubblicarlo, ma eccolo qui! Ho avuto dei grossissimi problemi questa settimana: avveo perso ciò che avevo scritto a causa del computer che mi ha abbandonata, ma sono riuscita in qualche modo ad arrangiarmi.
Be', primo capitolo dal punto di vista di Alice, ma non sarà sicuramente l'ultimo! Finalmente Claudia sta pian piano - ma anche no - scoprendo la verità sul suo conto e su Alice e sua madre e ne rimane alquanto scioccata per ora. Spero di pubblicare il prossimo il prima possibile, perché durante il periodo natalizio e fino a metà gennaio non ne avrò occasione!
Alla prossima <3

P.S. è in corso anche la stesura di una nuova storia :p

   
 
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