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Autore: the_crimson_blade    19/12/2019    0 recensioni
La radura dell'addio. Due cuori divisi. Jintan e Menma. Separati, ma uniti per sempre.
Enjoy ;)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jinta Yadomi/Jintan, Jintan/Menma, Meiko Honma/Menma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La radura segreta era un posto nascosto e molto lontano dal trambusto infernale della città. Quando il sole appariva al di là del monte, nelle prime luci del mattino, la valle sembrava quasi risplendere di luce propria. Le fronde degli alberi, così come i prati, intrisi di fresca rugiada brillavano incessanti quando colpiti dai primi raggi di luce del mattino, creando come un firmamento di diamanti fra i verdi steli.
 
Jinta se ne stava lì, in piedi, assorto nei suoi pensieri. Conosceva bene le mille sensazioni che creava quel posto. Lui e i suoi amici erano cresciuti correndo in quei boschi e ne riconosceva da sempre il profumo dell’erba bagnata. Lungo quei sentieri di collina, la loro vita si era srotolata come la pellicola di un film. Era nel cuore di quel boschetto, che molti anni prima aveva conosciuto il suo vero amore. E fu proprio quella natura che tanto aveva amato e che sempre lo aveva protetto dalla routine quotidiana, a sottrargli Menma per sempre.
Per anni, da quel giorno così cupo, il cuore di Jinta era rimasto freddo come le acque del fiume che lo avevano separato da Meiko. I sogni ed i volti dei suoi amici… i sogni ed il volto di lei… tutto era lentamente finito in un oblio intriso di rimorso e indifferenza verso la vita.
Il dolore di quella perdita aveva fatto allontanare anche chi, un tempo, sosteneva che non se ne sarebbe mai andato. Yukiatsu, Tsuruko, Anjo e infine anche Poppo. Tutti i suoi amici d’infanzia, i “Super Busters della Pace” come amavano chiamarsi, se ne erano andati per strade diverse. 
La loro base segreta, un vecchio container da loro rimesso a nuovo, e tutti i paesaggi della loro infanzia sembravano ormai immagini sbiadite sulla tela di una vita di qualcun’altro.
Senza di lei… Senza Meiko Honma… la loro Menma come la chiamavano… nulla aveva più senso.
Ma poi… quell’estate… dieci anni dopo…

- “Ho un desiderio che vorrei che realizzassi” –

All’inizio Jinta non riusciva a crederci. Era sicuro che il suo stress adolescenziale avesse ormai avuto la meglio. Meiko era lì, di fronte a lui sorridente. E come lui, come loro… anche lei era cresciuta. Nonostante l’immagine davanti a sé fosse ormai quello di una giovane donna infatti, il carattere spensierato della bambina che un tempo aveva amato brillava ancora intatto sul suo viso. Sebbene nel suo cuore Jinta sapesse che ciò era praticamente impossibile, che soltanto per lei il tempo si era fermato a quel giorno, non c’erano dubbi: la ragazza dai capelli argentei e dagli occhi azzurri come il cielo che gli stava davanti era sicuramente Meiko. 
Ma poi, come in un tornado di emozioni, quella presenza che inizialmente Jinta pensava esistesse solo nella sua fantasia, si rivelò essere vera. Menma era presente e tangibile. Inizialmente fu così solo per lui, ma poi pian piano lo divenne anche per tutti i suoi amici pian piano ritrovati.

I suoi amici…

Jinta era confuso… i ricordi degli ultimi mesi erano per lui come offuscati. Per quanto si sforzasse, gli pervenivano solo che poche immagini sconnesse: il liceo che detestava, Anjo, un Nokémon raro, dei panini al vapore, Poppo sul motorino, un razzo che vola alto nel cielo ed esplode in mille colori, Tsuruko… Yukiatsu e le lacrime d’addio di una ragazza.

Jinta si appoggiò ad un albero. La testa gli scoppiava. Lampi di ricordi turbinavano nella sua mente come un caleidoscopio di forme e sensazioni senza però riuscire mai a prendere forma.

Perché era lì? Nella radura segreta della loro infanzia?

Jinta si sedette stremato sotto un albero e leggermente reclinò la testa, appoggiandosi alla sua rugosa corteccia. I raggi del sole ormai sorto, facevano capolino fra le foglie creando una danza di luci e colori. Una calura insolita per ottobre, aveva risvegliato i grilli che in lontananza ricominciarono a cantare.
Jinta si sforzò ancora. Perché era lì? Chiudendo gli occhi, tentò di concentrarsi sul ricordo a lui più vicino per comprendere cosa potesse averlo condotto ai piedi di quell’albero. L’immagine di un braciere apparve di fronte a lui. Accanto vi erano i suoi amici, tutti ormai cresciuti con una lettera in mano.

- “Scriviamo una lettera a Menma e poi bruciamola! Così il contenuto la raggiungerà nel Nirvana!” –

Il Nirvana… Jinta pensò che Poppo, ogni tanto, avesse delle idee splendide…
Una fitta alla testa interruppe questo pensiero. Provato dal dolore, Jinta chiuse gli occhi, nella speranza di riposarsi e riacquistare un barlume di lucidità.
- “Jintaaaan!” -
Una voce chiara e cristallina però lo destò dal suo torpore. 
- “Jintan…?” -, balbettò sorpreso il ragazzo. Soltanto una persona lo chiamava insistentemente con quel nomignolo…
Jinta aprì gli occhi e la vide. Di fronte a lui si ergeva una ragazza bellissima con i capelli argentei e gli occhi azzurri. Un volto che in nessun modo lui avrebbe potuto mai dimenticare.
- “Ma tu… tu sei…” –
- “Ma come Jintan?? Non dirmi che non mi riconosci… Stai male Jintan?” –
La voce della ragazza era allegra e cristallina. Jinta la guardò negli occhi, e di colpo la sua anima fu sopraffatta. Copiose lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance.
- “Menma… Tu sei… di nuovo qui? Qui… fra noi…” – 
Lei lo guardò sorridente. Indossava quello che solo in apparenza sembrava il solito vestitino bianco che solitamente indossava da bambina. Adornato con dettagli di pizzo e organza ed impreziosito da fiocchi color del mare, Jinta non poté fare a meno, osservandola, di pensare a lei come ad una sposa. Era bella proprio come nei suoi ricordi, come in quel giorno in cui loro nella radura segreta, assieme agli amici di un tempo, riuscirono a dirsi finalmente addio.
- “Perché sei qui?” -  Le chiese Jinta, anche se in cuor suo un po’ temeva la risposta di Menma.
- “Mmm… È difficile da spiegare” - disse Meiko pensierosa, portandosi più vicina a Jinta. Il suo volto era teso e molto concentrato con un’espressione, pensò Jinta, di chi cerca di raccogliere pensieri difficili per poi tentare di esprimerli in maniera semplice.
- “Sono qui perché… Beh perché hai esaudito il mio desiderio Jinta!” – disse, quasi cinguettando, Menma sorridente.

Jinta la guardò con un misto di stupore e di sorpresa. 

Il suo sorriso gli fece ricordare quanto lui e tutti gli altri un anno fa, si fossero impegnati per permetterle di esaudire il suo desiderio: far si che lui ritrovasse i suoi sentimenti per la vita e che i “Super Busters della Pace” ritornassero ad essere veri amici come un tempo. Non era stata un’impresa facile. Davanti agli occhi di Jinta passarono di colpo, come veloci fotografie, tutte le difficoltà che si erano poste sul loro cammino: la sua iniziale diffidenza sul ritorno di Menma e il conseguente scetticismo dei suoi amici che inizialmente lo presero per matto. Ma se c’era qualcosa che quell’esperienza gli aveva insegnato, era che neanche la più profonda avversità poteva spezzare un legame vero. Un legame costruito sull’amore l’uno per l’altra e con i loro amici.

Ecco perché esaudire il desiderio di Menma però, comportò un costo molto alto per Jinta. Darle la pace, la certezza che le cose si erano sistemate, significava permettere alla sua anima di andare oltre…

Eppure lei era lì… perché?

- “Menma… Io… Io pensavo che non avrei avuto mai più l’occasione per rivederti…” – esordì Jinta con la voce rotta dall’emozione – “Pensavo che esaudendo il tuo desiderio… avresti raggiunto il Nirvana… reincarnandoti come volevi… diventando non so… un fiore… o qualcosa…” –
“Ma che cavolo sto dicendo”, pensò Jinta fra sé e sé. Menma lo guardava intensamente, e lui balbettava cose senza senso sulla reincarnazione, pur in realtà non capendoci assolutamente nulla. Dopo così tanto tempo, eccolo lì a far di nuovo la figura dello stupido con Meiko…
Lei però non sembrava affatto contrariata. Continuava invece a fissarlo intensamente, attenta a non perdere alcuna parola di quello che Jinta le stava dicendo. Ecco perché fu subito in grado di notare l’imbarazzo nel quale il ragazzo era caduto. 
Con un movimento lieve e aggraziato, Menma si sedette accanto a Jinta. L’erba della radura danzava sospinta da una brezza calda e gentile. Jinta, guardando ancora in basso per l'imbarazzo, non poté far a meno di notare come essa sembrasse un soffice velluto che incorniciava i bianchi piedi della ragazza. Mentre lui si perdeva nei particolari, Menma appoggiò dolcemente la testa sulla spalla prendendolo per mano.

- "Questa volta so perché sono tornata" - disse semplicemente Menma.

Jinta sussultò. La risposta era vicina. Lentamente alzò lo sguardo, girandosi verso di lei. Avrebbe voluto parlare, ma la possibilità di stare ancora male lo bloccava. 
Menma colse questo blocco e, senza smettere di sorridere, gli si rivolse allegramente.
- "Jinta io ti sono estremamente riconoscente. Con l'aiuto di Anjo, di Poppo, Tsuruko e Yukiatsu sei riuscito ad avverare il mio sogno. Hai riportato la pace dove prima c'era il dolore e amicizia dove regnava l'indifferenza. Sei riuscito a riaprirti al mondo, e a riportare noi amici tutti insieme ancora una volta. E per questo io ti sono riconoscente Jintan." - 
Menma si fece più vicina a Jinta, accarezzando la sua mano.
- "Quando infine ci siamo detti addio, ho potuto sentire finalmente il tuo amore e l'affetto di tutti. Questo mi ha permesso di guardare avanti serena e di raggiungere finalmente il Nirvana." - 
Jinta trasalì. Come era possibile? Se Menma aveva raggiunto il Nirvana come sosteneva, lui avrebbe dovuto perderla, non ritrovarla. Lei desiderava reincanarsi in una nuova entità per poter essere nuovamente vicina a tutti loro. Lei desiderava parlare, ridere e scherzare nuovamente con i suoi amici di un tempo. Allora, perché? Perché lei era lì?
Ancora una volta, Menma lo guardò e non si scompose. Jinta ebbe la sensazione che lei avvertisse ogni suo pensiero. Ogni suo sentimento.
- "Hai ragione Jintan. Sarei dovuta diventare qualcosa di nuovo."- disse Menma sorridendogli - "ma vedi Jintan, in queste cose non ci sono regole. Io... se sono qui oggi... E' perché mi sono già reincarnata..." -
Jintan la guardò confuso. 
- "Come... Come può essere Menma? Se ti sei reincarnata... Come hai fatto a raggiungermi? Sei forse venuta a dirmi dove sei rinata? Se si ti prego dimmelo... Lo dirò anche agli altri. Ti raggiungeremo ovunque tu sia." -
Menma lo guardava, e sorrideva. Jintan però ancora non capiva. La guardava ardente di speranza e preoccupazione. La paura di perderla ancora, lo dilaniava. Percependo questo suo stato d'animo Menma si alzò in piedi, fece pochi passi più avanti e voltandosi, guardandolo gli disse

- "Io mi sono reincarnata in te Jintan. Sono viva nella tua anima." -

Gli occhi di Jinta si aprirono dallo stupore. Com'era possibile? Lei si sedette di fronte a lui lasciandosi andare dolcemente sull'erbe e alla spiegazione.

- "Vedi Jintan, io... come dire... sono stata salvata dal tuo amore. Quando davanti a tutti i nostri amici mi hai detto che mi amavi, quando sei rimasto con me fino alla fine senza scappare, quando mi hai chiesto se io stessa potessi restare per sempre con te... beh... credo sia successo qualcosa." - 
Menma allungò la mano è accarezzò Jinta sulla guancia ed il calore di quel tocco lo sconvolse. La sua mano era morbida e calda, presente come non mai. La sorpresa iniziale, ben presto scomparve e maturò in Jinta il desiderio che quel gesto d'affetto non finisse mai. 
- "Il nostro amore mi ha... no... ci ha salvati. Si ha salvato entrambi"- continuò Menma guardandolo negli occhi - "Ha permesso a me di non abbandonarti, e a te di accogliere nuovamente il bene che la vita sa offrire. Hai saputo accogliermi nella tua anima donandomi il tuo amore, così come ho fatto anch'io molti anni fa prima di andarmene e conoscere i tuoi sentimenti. E questo ha fatto la differenza." -
Menma allungò l'altra mano, che fino ad allora aveva tentato di celare un po' maldestramente. Schiudendolo Menma allungò un qualcosa a Jinta. Il ragazzo, ancora leggermente scosso per quanto gli era stato rivelato, guardò il contenuto del palmo della ragazza.
- "Ma questo è..." - disse Jintan
- "Lo riconosci?" - chiese Menma gioiosa
Nel palmo della ragazza vi era un piccolo braccialetto, fatto con una pianta rampicante che cresceva spontanea nei boschi dove lui e Menma giocavano da piccoli.
- "Me lo ricordo" - disse Jinta guardandolo - "E' il braccialetto che mi facesti quando eravamo bambini." - 
- "Siiiii" - esclamò Menma radiosa
Jinta si sentiva male. Da bambino non si era mai messo quel bracialetto. Metterlo avrebbe significato dimostrare a tutti che era davvero innamorato di Menma. E lui non voleva assolutamente essere preso in giro da Poppo, ne tantomeno da Yukiatsu.
Ma Menma era già oltre.
- "Dai Jintan avanti, mettilo mettilo!" - continuava a ripetere la ragazza, prendendogli la mano.
- "Ma... Menma dai. Non vedi? E' troppo piccolo ormai! Non mi entrerà mai" - disse Jinta guardando il braccialetto. Effettivamente quell'intreccio verde scuro occupava agilmente solo parte della mano di Menma.
Eppure...
Menma gli prese la mano e, senza alcuno sforzo, infilò il braccialetto al polso di Jinta. Il ragazzo rimase di sasso. Il bracialetto gli calzava come un guanto. Sorpresi dalla bellezza di quel gesto, entrambi alzarono lo sguardo e si ritrovarono persi - l'uno negli occhi dell'altra.
- "Menma..." -
- "Jintan..."-
- "Promettimi che non te ne andrai mai più. Promettimi che resteremo qui, nella nostra radura, insieme... per sempre" - 
- "Te lo prometto Jintan... Io starò con te... per sempre" - 
Le loro labbra si toccarono. Ed un amore oltre il tempo, oltre il velo, fu finalmente libero di schiudersi. I loro cuori battevano finalmente all'unisono, come sarebbe dovuto essere da sempre, da quel loro primo giorno nella radura segreta.


La sveglia suonava incessante le sei del mattino con il suo solito irritante bip metallico. Jinta aprì gli occhi ritrovandosi disteso nel letto della sua camera, sempre disordinata e quanto mai poco accogliente.
Tirandosi su, Jinta guardò pigramente fuori dalla finestra. La pioggia batteva incessantemente sul vetro, picchiettando ostinata, scandendo i primi momenti di una giornata uggiosa di Ottobre.
Il telefono sul comodino vibrava da un po'. Di sicuro erano i soliti messaggi di Anaru che insistemente ogni mattina, gli chiedeva se sarebbe o meno andato a scuola quel giorno.
- "E così... era solo un sogno." - borbottò Jinta deluso Jinta seduto sul letto. Per un momento ancora però, si attardò ripensando alle sensazioni che aveva vissuto... a Menma. 
- "Inutile che mi soffermi ancora... mi faccio solo del male."- esclamò il ragazzo con una punta di rabbia mal celata. - "Sarà meglio che mi prepari." - e con uno gesto quasi rabbioso andò per sfilarsi la maglietta tutti buchi che usava come pigiama.
Nel farlo però, qualcosa si impigliò nella manica. 
- "Ma che diavolo...?" - esclamò Jinta sembre più alterato. Con un gesto teatrale e poco educato si sfilò finalmente la maglia e, fancendone una palla la lanciò in fondo alla stanza, andando subito a caccia di cosa potesse essersi impigliato mentre se la toglieva.
- "Ma cosa...?"-
Al suo polso vi era un braccialetto color verde scuro, fatto con i rampicanti di una pianta che conosceva bene. Cresceva spontanea nella radura segreta sopra la città, dove lui e i suoi amici, i "Super Busters della Pace", andavano spesso a giocare da bambini.
Jinta la guardò attentamente. Sul lato del bracialetto, rivolto alla sua vista, era spuntato un piccolo fiore rosa. Jinta lo sfiorò con il dito, accarezzandolo...

- "Menma..." -
   
 
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