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Autore: Nike90Wyatt    20/12/2019    5 recensioni
Una vendetta non può mai definirsi giustizia, neanche se nasce dal desiderio di onorare la memoria di un amore perduto prematuramente. Un concetto molto comune, vero, antico come antiche sono le leggende che trascinano i personaggi di questa storia in un vortice di segreti, magie, combattimenti, inganni, bugie e travestimenti che lasceranno anche spazio ad intrecci amorosi, ad amicizie divertenti, alleanze sorprendenti sullo sfondo di una sempre magnifica Parigi.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

Nei giorni successivi, quasi tutte le attività furono sospese a Parigi. I tutori dell’ordine, aiutati da gruppi di volontari organizzati dal sindaco Bourgeois, si occuparono di ristabilire l’armonia per le strade della città.
Fortunatamente, il peggio era passato e la situazione stava lentamente tornando alla normalità.
Nel frattempo, i servizi segreti francesi, belgi ed americani collaborarono per smantellare completamente il gruppo noto come Rouge & Noir, arrestandone i membri che avevano contribuito in attività illecite volte alla progettazione di attentati, riciclaggio, contrabbando e corruzione di alte cariche politiche. Ormai libero della follia che aveva guidato le sue azioni, Gabriel Agreste decise di collaborare con la giustizia, confessando ogni singolo dettaglio del suo piano, del suo ruolo nella Rouge & Noir e, soprattutto, di chi ne gestiva le azioni fin dal principio, il fondatore di quel gruppo: Auguste Fabre. Per proteggere suo figlio e le persone a lui vicine, tacque riguardo la vera identità degli eroi mascherati di Parigi.
 
Sollevata dalla risoluzione positiva della vicenda, Marinette si poté godere quei giorni di assoluto riposo. Ben lieta che le lezioni erano state momentaneamente sospese, ne approfittò per ristabilirsi completamente, grazie agli efficienti rimedi offerti dai suoi alleati.
Angelina si era occupata di riaccompagnarla a casa e le aveva restituito gli orecchini, una volta certe che il lavoro era stato compiuto. Marinette ricorse al potere del Miraculous per rientrare nella sua camera senza essere scoperta dai suoi genitori; utilizzandolo per un brevissimo istante, non avvertì conseguenze fastidiose.
In quel periodo di relax forzato, si dedicò a piccoli progetti di cucito, alla creazione di nuovi bozzetti e ad approfondire lo studio di alcune materie scolastiche in vista dell’imminente esame per il diploma.
Quando le cellule telefoniche furono ripristinate del tutto, scambiò diverse telefonate con le sue amiche e con Luka, per assicurarsi delle loro condizioni in seguito al black-out: fortunatamente, nessuno dei suoi compagni aveva avuto problemi gravi, solo piccoli disagi, dovuti all’impossibilità di comunicare via telefono o tramite Internet.
Si trovava nella sua stanza quando seguì lo speciale in tv condotto da Nadja Chamack, il primo servizio trasmesso dopo la crisi che riportasse gli avvenimenti accaduti. Marinette fu stupita dal vedere la giornalista, convinta che anche lei fosse coinvolta. Pensò, dunque, che Chat Noir e il suo team fossero giunti alla conclusione che la donna fosse solo una delle tante vittime degli eventi.
Ovviamente la priorità fu data al resoconto della sera del black-out: venne rivelato che era stato provocato da Papillon, che aveva affrontato Ladybug e Chat Noir nella piazza di fronte Notre-Dame e ne era uscito sconfitto. In seguito, i servizi segreti lo avevano arrestato ed interrogato, tenendo riservati i suoi futuri piani nonché le sue motivazioni. Si sapeva solo la sua identità: Gabriel Agreste.
«Per fortuna, si è risolto tutto per il meglio.» commentò Tikki.
«Tutto merito di Chat Noir.» replicò Marinette. «Non credevo si rivelasse il miglior alleato che potessi mai desiderare. È stato straordinario.»
Tikki sorrise, concordando con la sua amica. Inizialmente credeva che Chat Noir fosse una minaccia per Marinette, visto il modo in cui si erano scontrati i due. Ma, dopo Natale, aveva scoperto chi si celava sotto quel cappuccio ed aveva compreso il motivo della sua crociata. Nonostante i suoi obiettivi, aveva comunque salvato e protetto la ragazza, fino a scoprire che era la persona della quale era innamorato. Infine, aveva guadagnato così tanta fiducia da parte di Marinette, da spingerla ad affidargli il Miraculous, certa che lui ne avrebbe fatto un uso eccellente. E così era stato.
C’era solo un’ultima faccenda da sbrigare, ma, stavolta, non si trattava di intrighi, giustizieri o folli accecati dalla vendetta, bensì di qualcosa di più importante. Qualcosa che Tikki desiderava con tutto il cuore: la felicità di Marinette.
Così, incalzò, ghignando: «Forse dovresti ripensare al mio suggerimento di considerarlo più di un semplice alleato.»
Marinette assunse un’aria confusa. «Un amico? Credo di reputarlo già in tal modo.»
Tikki scosse il capo. «Di più.»
Marinette, intuite le intenzioni della kwami, sussultò emettendo un lieve verso acuto. «Sei impazzita? Ne abbiamo già parlato. Ok, ammetto di essere stata precipitosa a giudicarlo e, alla fine, si è dimostrato essere una persona fantastica...»
«Anche con Adrien fosti precipitosa a giudicarlo. Ricordi che non volevi neppure rivolgergli la parola? Almeno fino a che non ti ha salvata dalle grinfie di Florian Leplume.» insistette Tikki, facendo ben attenzione a sottolineare la parola “salvata”.
Marinette sbuffò e si imbronciò. «Sì beh... Adrien è un’altra storia.»
«Ne sei sicura?»
«Assolutamente. Chat è solo un buon amico; so che potrò sempre contare su di lui come alleato ed ora mi fido ciecamente di lui.»
Tikki si strinse nelle spalle. «Se lo dici tu. Lui però non sembra volerti essere solo amico, visto il modo in cui ti bacia.»
Marinette avvampò di colpo in viso. «È... È solo grande a-affetto.»
Tikki ridacchiò. «Certo. Perché tu baci sulle labbra qualunque persona per cui provi affetto. La prossima volta saluta Nino in questo modo.»
Marinette incassò la testa nelle spalle, non potendo ribattere a quella considerazione. Cercò, dunque, di concentrarsi nuovamente sulla trasmissione, ignara che Tikki stava tentando di spingerla verso la persona che amava.
Nadja Chamack aveva appena terminato il servizio dedicato a Papillon, spostando l’attenzione su una notizia altrettanto importante e sconvolgente. «Dopo 5 anni dalla sua morte, Emilie Agreste ha finalmente ottenuto giustizia.» Marinette e Tikki rivolsero piena attenzione al discorso della giornalista. «Nathalie Sancoeur è stata arrestata per l’omicidio della donna ed è anche accusata di essere la mandante dell’attentato al museo del Louvre, in cui ha perso la vita il direttore Norvich Nursef. Gli inquirenti non hanno chiarito il movente, ma filtra che possa trattarsi di un insabbiamento di informazioni, in quanto sembra che la defunta Madame Agreste fosse venuta a conoscenza di attività illegali in cui era coinvolta Madame Sancoeur. Nella cattura della donna, di cui se ne sono occupati i servizi segreti francesi, ha collaborato anche l’arciere incappucciato noto come Chat Noir. Nathalie Sancoeur sarà processata entro la fine della settimana e si aspetta che sia condannata al massimo della pena.»
Tikki si lasciò andare ad un lungo sospiro. Marinette, invece, era pietrificata, con la bocca semiaperta, sconvolta da quella rivelazione. Mai avrebbe pensato che l’omicida di Emilie Agreste fosse una persona tanto vicina alla famiglia, tanto vicina ad Adrien.
«Perdonami se non ti ho detto nulla Marinette.» asserì Tikki. «Chat mi ha chiesto riservo su ordine dei servizi segreti.»
Marinette guardò l’amica e scosse il capo. Si girò, poi, verso la sua scrivania ed afferrò una delle cornici poggiate lì: la foto ritraeva lei, i suoi genitori, Plagg e Adrien, tutti vicini accanto all’albero di Natale. L’avevano scattata la sera della Vigilia, una delle migliori serate della sua vita. Sfiorò con i polpastrelli la superficie della foto, accarezzando il volto di Adrien, sorridente e felice. «Mi auguro che tu stia bene, Adrien.»
 
La berlina di Plagg si fermò davanti all’ingresso del cimitero di Père Lachaise. Angelina sedeva sui sedili posteriori, mentre Adrien si trovava accanto a Plagg, sul sedile anteriore del passeggero.
Il ragazzo stringeva tra le mani il medaglione della madre, tenendo fissi gli occhi su esso. Da quando l’aveva recuperato, non se n’era separato mai. Accortosi di essere giunti a destinazione, alzò la testa e si voltò di lato, guardando fuori dal finestrino: un lungo viale alberato si distendeva all’interno del cimitero. Sul fondo, era stata eretta una piccola cappella, secondo le disposizioni di Gabriel Agreste. Lì era sepolta l’amata Emilie.
Plagg notò l’esitazione del giovane e, con fare fraterno, gli strinse una mano sulla spalla. «Vuoi che venga con te?»
Adrien scosse la testa. «Devo farlo io. Da solo. Ho atteso fin troppo.» Aumentò la stretta sul medaglione e scese dall’automobile, avviandosi, quindi, attraverso il viale.
Plagg ed Angelina scesero anche loro dall’auto, poggiandosi su di essa, mentre osservavano la lunga camminata del biondo con aria serena ma malinconica.
«Non riesco a credere che sia tutto finito.» esordì Angelina.
«Già. Finalmente Emilie potrà riposare in pace. Le è stata resa giustizia.» replicò Plagg.
«Mi dispiace solo essermi persa l’arresto di Auguste Fabre. Avrei voluto vedere la sconfitta nei suoi occhi.»
Plagg dovette reprimere una risata. «Quando Vanessa gli ha sbattuto sotto al muso le decine di prove che lo inchiodavano, che io ho scaricato dal suo computer e da quello di Nathalie, pensavo stesse per implodere. O scoppiare a piangere.»
«Devo dire che l’aiuto della tua vecchia fiamma è stato provvidenziale.» disse lei con una leggera espressione maliziosa.
Plagg non perse la sua spavalderia, nonostante il commento pungente. «Te l’ho detto. Frequento solo l’elite.»
Angelina decise di glissare. «Da quanto sei in contatto con lei?»
«Da quando tu e Fu mi avete raccontato tutto. La faccenda era troppo grande perché se ne occupassero due ragazzi di 19 e 18 anni, per quanto forti, audaci ed intelligenti. Serviva una mano esperta. Anche se...» fece una breve pausa. «A quanto pare, loro se ne stavano già occupando da tempo e l’attentato di Natale li ha spinti a collaborare con i servizi segreti francesi. In segreto, li ho aiutati a raccogliere prove, documenti, transazioni bancarie, siti di depositi di armi, scoprendo che i membri più importanti della Rouge & Noir avevano sedi nascoste in Belgio. Mi dovevano un favore e, per questo, ho avuto subito quello che avevo chiesto la notte del black-out. Anche se, in fondo, la storia era tutta collegata.»
«Ecco il motivo del coinvolgimento dei belgi nella faccenda.»
«Già. Fabre aveva creato una rete internazionale e aveva in pugno tantissimi esponenti dell’economia mondiale e politici con alte cariche statali; fin dentro la Casa Bianca.»
«Tutto per la sua ossessione.» commento lei.
Plagg alzò le spalle. «Anche Gabriel si stava rovinando per la sua ossessione, per la sua follia. Nathalie ha semplicemente plasmato a suo piacimento questa debolezza, spingendolo a diventare un terrorista a tutti gli effetti.»
«Come mai né i coniugi Bourgeois né Nadja Chamack sono stati arrestati? In fondo, anche loro erano coinvolti, loro malgrado, con la Rouge & Noir.»
Plagg ridacchiò. «Ho cancellato ogni loro riferimento nelle prove che ho raccolto. È stato Adrien a chiedermelo. Non voleva che Chloè e Manon vivessero senza i loro genitori. E io credo sia giusto così: hanno sbagliato ma hanno già fatto i conti con la loro coscienza.»
«Sarai molto fiero di lui.»
Plagg annuì. «Per un attimo ho pensato di aver sbagliato tutto con lui. Anzi, l’ho pensato tante volte, come quando decise di allontanare Marinette, rinunciando alla sua felicità. Ma il modo in cui ha affrontato suo padre e l’assassina di sua madre... Credo che nessun altro ne sarebbe stato capace.»
«Cosa accadrà adesso?»
«Dovrà tornare per qualche giorno a New York. Questioni burocratiche legate all’azienda del padre. Tornerà per gli esami.»
«E dopo?» insistette Angelina.
Plagg sorrise. «Il dopo dipenderà da lui. Ma qualunque cosa scelga, io lo sosterrò. Sempre.»
Con la voce lievemente alterata da un gemito, Angelina dichiarò: «Il vostro è un rapporto bellissimo. Sembrate due veri fratelli.»
Sul volto di Plagg si disegnò un sorriso sagace. Infilò una mano nel taschino interno della sua giacca, estraendone un documento piegato, e lo porse alla ragazza. «Me l’hanno consegnato oggi. Adrien non è più il mio unico fratello.»
Angelina aprì il documento e lesse ciò che vi era scritto: era un atto dell’anagrafe in cui l’uomo cambiava ufficialmente il suo nome in Plagg Nicolas Santiago.
«Diciamo che ora sono io a dovere un favore a Vanessa. Sei ufficialmente mia sorella.»
Dagli occhi di Angelina caddero lacrime di gioia. Si voltò e gettò le braccia al collo di Plagg, il quale ricambiò l’abbraccio.
 
Adrien si trovò solo dinnanzi alla tomba di sua madre per la prima volta dopo che l’avevano sepolta.
Ricordò il giorno in cui il suo amico Plagg gli diede la notizia dell’omicidio di Emilie: si trovava nella sua stanza, a New York, ed aveva appena terminato la sua sessione di studio. Fuori pioveva, faceva freddo, era buio, tutto nero, come la sua anima. La sua mente era svuotata, le sue labbra senza parole, le sue orecchie senza suono alcuno. Come se non fosse fisicamente presente lì, come se stesse guardando sé stesso dall’esterno, come se fosse solo uno spettatore di quella scena in cui vi era una sua controfigura come protagonista.
Guardò la lapide di sua madre, tutta in marmo bianco splendente, come la sua anima. Il suo bel volto sorridente della foto risaltava su quella lastra fredda. Sotto di essa il suo nome inciso a caratteri chiari e neri ed una frase voluta da Gabriel: “Il sole non brillerà mai della luce che hai acceso nei nostri cuori, nel breve tempo che la tua vita ha dato un senso alla nostra. Insostituibile moglie e madre.”
Adrien sosteneva in pieno quelle parole. Pensò a quanto suo padre avesse amato sua madre e a quanto l’amasse ancora visto ciò che era arrivato a fare per vendicare la sua morte. Finalmente Emilie aveva avuto giustizia. La sua assassina era stata catturata ed avrebbe pagato per le sue colpe. Il medaglione che apparteneva ad Emilie, che Adrien stringeva nella sua mano, poteva tornare a lei, alla sua unica proprietaria.
Sistemò accuratamente i fiori, che aveva portato, in un vaso in modo armonioso: dei garofani rossi, i suoi preferiti. Poi, trovò un posto per riporre il ciondolo.
Lente e calde lacrime gli rigarono il bel volto. Gli mancava la sua mamma. Ora, però, non vi era più rabbia nel suo cuore, solo tanto amore.
Di colpo, avvertì una presenza al suo fianco. Si voltò e vide Marinette, in piedi accanto a lui. Gli sorrise dolcemente, reggendo tra le mani un fascio di fiori bianchi, dei gladioli.
Adrien si asciugò repentinamente le lacrime con un gesto della mano e ricambiò il sorriso alla giovane. Era sorpreso ed incuriosito di vederla lì, ma, allo stesso tempo, felice.
«Ero venuta a trovarti a casa, insieme a Nino ed Alya.» spiegò lei con calma, avendo intuito i pensieri del ragazzo. «Ci hanno detto che eri qui. Volevamo sapere come stavi dopo tutto quello che è successo. Mi dispiace tanto per tuo padre. Ma sono felice che tua madre abbia avuto giustizia.» Si chinò per sistemare i fiori che aveva portato nel vaso insieme a quelli di Adrien. Si fece il segno della croce dinnanzi alla foto di Emilie e recitò ad occhi chiusi una veloce ma sentita preghiera. Si voltò nuovamente verso Adrien, il quale la osservava colmo di gratitudine e riconoscenza. «Alla fine la battaglia di Ladybug e Chat Noir è diventata un po’ la battaglia di tutti noi che ne siamo rimasti coinvolti, nostro malgrado. Finalmente è finita.» Lo abbracciò istintivamente per un breve istante.
Quando si staccarono, Adrien aprì la bocca per parlare ma una voce alle loro spalle lo interruppe. Entrambi volsero lo sguardo all’ingresso della cappella e videro la sagoma di Luka.
«Credo che non ci siamo mai presentati per bene.» esordì il giovane rockettaro. «Io sono Luka, il fratello di Juleka.» Guardò Adrien dritto negli occhi ed allungò una mano verso lui.
Con quel gesto, Adrien non trovò in sé stesso l’antipatia di sempre che provava per il suo “rivale”, ma solo rispetto per la sua partecipazione a quel momento difficile che stava vivendo. «Adrien Agreste.», gli strinse la mano, grato e sorridente.
Luka contraccambiò il sorriso senza dire nulla. Insieme a Marinette lo salutarono e lasciarono la cappella.
Vedendoli allontanarsi insieme, Adrien ricadde nello sconforto. Una flebile speranza si accese nel suo cuore quando la giovane si voltò un’ultima volta per sorridergli, avvertendo di nuovo quella forte sensazione avuta durante quell’abbraccio che gli aveva regalato. Baciò la foto della madre e raggiunse Plagg e Angelina.
Quest’ultima disse: «Abbiamo visto Marinette insieme a un ragazzo, poco fa.»
Adrien annuì serenamente. «Era Luka. Sono venuti a vedere come stavo.»
Dopo l’incontro con la giovane Dupain-Cheng, dopo ciò le aveva detto, era più convinto che mai a partecipare alla cerimonia per la consegna dei diplomi. Non era più preoccupato dei commenti e dei pensieri che i suoi compagni potevano avere su suo padre, sui suoi crimini come Papillon e su di lui. Non lo spaventavano più i sentimenti di compassione, di rifiuto e di collera nei suoi confronti, né gli importava di poter essere additato come figlio di un criminale e non più il “delfino” del potente e maestoso stilista parigino.
 
Tornata a casa, Marinette si confrontò con Tikki su ciò che era successo al cimitero. Era felice di aver vissuto quel breve momento insieme ad Adrien, ma non nascose le sue perplessità dopo aver visto Angelina discorrere tanto familiarmente con Plagg. «Mi è sembrata strana tutta quella confidenza.»
Tikki si strinse nelle spalle. «Non ci trovo nulla di strano nell’amicizia tra i due.» Era ben consapevole dei pensieri della ragazza.
Marinette iniziò a ridere divertita.
«Come mai tanto divertimento?» chiese Tikki perplessa.
«Mi prenderai per pazza. Per un attimo, ho pensato che Plagg potesse essere il partner di Chat Noir e che lui fosse proprio Adrien.» Tikki non replicò. «Ma è solo frutto della mia fervida immaginazione. D’altronde, sono famosa per i miei viaggi mentali, no?» Un pizzico di rassegnazione si disegnò sul suo volto. «Credo derivi dal mio desiderio che Adrien provi per me ciò che Chat ha dimostrato di sentire nei miei confronti. Se fossero la stessa persona, sarebbe tutto più semplice. Significherebbe che Adrien ricambia i miei sentimenti. Ma è solo un sogno.»
La sala cerimonie della scuola era sempre stata motivo di vanto per il preside Damocles. Ad inaugurarla era stato il sindaco Bourgeois in persona. Naturalmente, solo perché quella scuola era frequentata da sua figlia.
Era disposta come un teatro: un piccolo palco e delle poltrone eleganti, una di fianco all’altra, di fronte ad esso. I professori erano tutti schierati accanto al preside, il quale reggeva un microfono in una mano e nell’altra una cartelletta con su scritti i nomi degli studenti che ritiravano il diploma. Vi erano anche studenti che si erano distinti nelle attività extrascolastiche.
Adrien fu premiato per i suoi meriti sportivi nella scherma; Marinette per gli abiti che aveva disegnato e confezionato come costumista per le recite scolastiche delle classi di alunni più piccoli; Alya aveva ricevuto un premio speciale come fotografa, regista e sceneggiatrice di tali recite; Nino per le musiche; infine, Chloè per essere stata nominata, per l’ennesima volta, reginetta della scuola.
Dopo la consegna dei diplomi e dei premi speciali, tutti i partecipanti si erano trasferiti nella palestra, ordinata ed addobbata a festa per l’occasione. Un piccolo rinfresco al quale parteciparono anche genitori, amici e parenti.
Per Adrien vi era Plagg a fare le veci dei suoi genitori, come amico e fratello maggiore. Marinette aveva i coniugi Dupain-Cheng e sua nonna Gina. Per Alya erano intervenuti i suoi genitori, le sue tre sorelle, i nonni, cugini e zii. Vi era anche Luka, con la madre Anarka, per la sorella Juleka. Anche i coniugi Bourgeois erano presenti per Chloè. Il preside era in visibilio per la partecipazione del sindaco e di sua moglie.
Tutti con Adrien si erano comportati normalmente, come se lui non avesse nulla a che fare con Papillon, come se non si trattasse di suo padre.
Mentre Plagg parlava gioiosamente con Tom e Sabine, e Gina discorreva entusiasta con Luka, il biondo modello notò che Marinette si era allontanata dal gruppo pensierosa, avvicinandosi, tristemente, ad una finestra della palestra, sul lato opposto del rinfresco. Decise di raggiungerla. Da quando aveva scoperto che dietro la maschera di Ladybug vi era la ragazza che amava, non aveva avuto mai occasione di parlarle da solo. Ora che aveva preso piena coscienza dei suoi sentimenti per lei, doveva compiere il passo successivo.
La sorprese alle spalle. «Ciao, Marinette.»
Lei si voltò di scatto, leggermente spaventata essendo stata distolta dai suoi pensieri all’improvviso. «Ciao, Adrien. Perdonami ero sovrappensiero.», gli sorrise. Era contenta di vederlo sereno, con un viso limpido e non imbronciato ed ombroso come i mesi precedenti. Sembrava essere tornato il ragazzo che aveva trascorso con lei la Vigilia di Natale; quella notte era sempre nei suoi pensieri.
«Come mai sei qui da sola con quell’espressione triste sul volto? Non hai apprezzato la cerimonia?» chiese lui.
Marinette, ascoltando le sue parole, constatò che la cerimonia era proprio l’ultimo dei suoi pensieri. «Non si tratta della cerimonia. Pensavo che ora che la scuola è finita sarà tutto più difficile. Non siamo più adolescenti spensierati, ma adulti. Inizieranno le responsabilità, la vita vera e perderemo la leggerezza di questi anni.»
Adrien rise mentalmente, pensando che proprio lei, da ben quattro anni, portava sulle spalle la responsabilità di proteggere l’intera città di Parigi.
«Mi dispiace che sia finito questo percorso.» stava proseguendo lei. «Quest’ultimo anno, poi, è stato davvero indimenticabile.»
Il ragazzo sospirò facendo correre i ricordi. «Concordo con te.» Sorrise e cercò di risollevarle il morale riportandola al loro primo incontro. «Ricordi quando ci siamo visti la prima volta? Per poco non mi lanciavi il cellulare di Alya in bocca per evitare che parlassi male di Ladybug.»
Marinette ridacchiò. «Tu eri davvero insopportabile, antipatico ed altezzoso. Non ti avrei lanciato il cellulare di Alya, ti avrei volentieri ucciso quel giorno.»
«Me lo sarei meritato, in effetti. Per fortuna, dopo, siamo diventati amici.» Tornò serio e, guardandola intensamente, rivelò: «Se non fosse stato per la tua vicinanza, non so come avrei fatto in tutti questi mesi.»
Marinette era al settimo cielo e sperava in uno slancio maggiore da parte di lui, che però abbassò lo sguardo e, assumendo un’espressione cupa, proseguì: «È stato grazie a tutti voi, tu, Alya, Nino, persino Chloè e tutti gli altri compagni, questo gruppo fantastico, che ho superato molti miei limiti e spazzato via dalla mia vita molti fantasmi. Ora sono pronto a vivere davvero! Sono pronto a cercare un po’ di felicità. Basta sofferenze e rinunce! Ho chiuso i conti con il mio passato per sempre.»
Marinette lo osservava rapita, felice di quelle affermazioni.
Adrien prese tra le sue le mani della corvina dolcemente. «Vorrei chiederti scusa se da Natale in poi sono stato...» fece una pausa e prese un lungo respiro. «Insopportabile, come quando mi hai conosciuto alla cerimonia di Ladybug. Io non sono così, è solo che...» un’altra pausa. «Pensavo a mia madre. Ho cercato di scusarmi anche con gli altri. Volevo solo recuperare il rapporto con mio padre. Poi, è stato quel che è stato. Ma, nella tragedia, nell’orrore di sapere ciò che era diventato per vendicare la mamma, ho scoperto tutto il suo disperato amore per lei e per me. E, senza dire granché, ci siamo finalmente avvicinati e ritrovati, come padre e figlio.»
Una lacrima scese sul viso di Marinette. Provò ancora più amore e tenerezza per Adrien, il suo Adrien. Finalmente lo aveva ritrovato.
Il ragazzo parlava a cuore aperto. «Credevo di perdere per sempre anche mio padre quando è stato arrestato e, invece, ho scoperto davvero l’uomo che si celava dietro quella maschera, e non intendo quella di Papillon, ma quella di Gabriel Agreste. Ora è solo mio padre, con tutte le sue colpe da pagare, ma, finalmente, ha dimostrato tutto il bene che prova per me.»
Marinette non riuscì a trattenere il suo pianto. Emozionata e compenetrata nelle confidenze di Adrien.
D’un tratto udirono una risata squillante molto familiare non lontano da loro. Adrien si voltò subito, mentre lei cercò di ricomporsi, asciugandosi le lacrime.
Videro Chloè che flirtava vistosamente con Luka. Adrien rimase alquanto perplesso e, curioso, si girò verso Marinette. «Ma non ti da fastidio che Chloè e il tuo fidanzato siano così complici?»
La ragazza rise divertita mentre osservava Chloè e Luka. Riportò lo sguardo su Adrien e disse: «Luka non è il mio fidanzato. Lui è stato, è e sarà sempre il mio migliore amico. Non di più.» Fu, dunque, il suo turno di essere sottile ed avida di risposte. «Piuttosto, darà fastidio a te non essere più nelle mire di Chloè. Ma, forse, a te basta la tua fidanzata nipponica. Non mi sembra di averla vista alla cerimonia.» Lo guardò di sottecchi, attendendo trepidante la sua risposta.
«Katami non è mai stata la mia fidanzata, né lo sarà mai. È tornata in Giappone. Né lei, né Chloè sono mai state nei miei pensieri se non come semplici amiche.»
Marinette si sentiva volare a due metri dal pavimento a quelle parole. Il suo cuore quasi minacciava di uscire dal petto per quanto batteva forte.
Adrien si avvicinò di più a lei, intento a dire altro, ma Luka li interruppe teatralmente, come solo lui sapeva fare senza rendersi mai antipatico o invadente. «Amore mio, devo ringraziare anche te! L’ho già fatto con Chloè per avermi presentato Jagged Stone. Ma è solo per merito tuo, perché conoscendoti mi hai ispirato quella canzone che ti ho dedicato alla festa, che Jaggy mi porterà con sé nella sua tournée in America. Parto domani!» Era elettrizzato ed adrenalinico. Abbracciò forte Marinette, scoccandole due baci su ogni guancia, senza prestare alcuna attenzione ad Adrien, spettatore attonito ed immobile di quella scena. «Ti invierò ogni giorno mie notizie e spero che tu farai altrettanto così non ci mancheremo troppo.» Decise di cambiare discorso. «Sai, anche Chloè partirà con i suoi genitori per un safari in Africa per poi fare una crociera sul Nilo. È così felice di passare del tempo con loro. Gliel’ho letto negli occhi. Tu hai già deciso per le vacanze?»
 Marinette scosse la testa. Sorrise all’amico con una punta di tristezza per la sua partenza. Luka la faceva sempre divertire e la confortava tantissimo, ma era lo stesso felice per la sua occasione. «Sono tanto contenta e orgogliosa di te Luka! Mi mancherai... Tanto.»
Il giovane rockettaro si spense un po’ dell’entusiasmo che aveva prima. «Anche tu mi mancherai, Marinette.» Finalmente guardò Adrien, accorgendosi della sua presenza. Gli batté sonoramente una pacca sulla spalla e sorrise con sincerità. «Auguro anche a te ogni bene, Agreste. Che i tuoi sogni possano avverarsi e che tu faccia le scelte giuste... Le scelte migliori!» Si voltò verso Marinette con uno sguardo intenso su queste ultime parole. Poi, guardò di nuovo Adrien e gli strizzò l’occhio, sorridendo malizioso. Abbracciò nuovamente Marinette e, dopo aver dato un’occhiata al suo orologio, si congedò. Il mattino successivo sarebbe dovuto partire molto presto.
 Adrien osservò i due salutarsi. Allungando lo sguardo verso la sala, vide Angelina accanto a Plagg a ai genitori di Marinette. Afferrò, dunque, la mano della corvina. Era giunto il momento di condurla lentamente verso la verità. «Vieni, voglio presentarti una persona.»
Anche lei si accorse di Angelina. Era nervosa, imbarazzata e confusa, ma pensò che, se Adrien voleva presentarla alla giovane ragazza, non poteva essere lui Chat Noir, né Plagg il suo aiutante.
«Oh, Marinette!» esclamò Plagg. «Finalmente ho l’occasione di presentarti mia sorella, Angelina Santiago.»
Ciò che Marinette pensava fu supportato ancora di più dall’affermazione dell’uomo. Allungò una mano e la strinse alla giovane. «Piacere Mademoiselle Santiago. Il mio nome è Marinette.»
«Io so tutto di te, Marinette.» replicò Angelina. «Adrien e Plagg non parlano altro che di te.»
Marinette arrossì leggermente, mentre Plagg e Adrien scambiarono un’occhiata complice. «Spero parlino bene.»
«Oh sì. A casa nostra sei più famosa tu di Ladybug.» Angelina le strizzò l’occhio.
«Come mai avete cognomi diversi?» chiese Sabine a Plagg.
«Dominus è un nome di facciata per la mia azienda. In realtà mi chiamo Plagg Nicolas Santiago.»
La discussione proseguì per il resto della serata. Marinette e Adrien non ebbero più occasione di parlare da soli. Terminata la cerimonia, ognuno tornò alla propria dimora.
La corvina, tornata nella sua camera, raccontò a Tikki quanto accaduto. Anche questa volta, come alla festa dei 18 anni, la piccola kwami aveva deciso di restare a casa, lasciando che la sua amica si godesse a pieno la serata.
Marinette era invasa da sentimenti contrastanti: era triste per la partenza di Luka e la fine della scuola, di una fase della sua vita. Tuttavia si ritenne più che soddisfatta dell’atmosfera serena e complice tra lei e il bel modello di quella sera, quasi come quella della famosa Vigilia di Natale. Eppure si chiese se l’avrebbe rivisto ancora o si sarebbero persi per sempre ora che le lezioni erano terminate.
Mentre si tormentava in queste congetture, come spesso accadeva specialmente se l’oggetto in discussione era Adrien, udì un sibilo sul terrazzino. Repentinamente aprì la botola che la conduceva lì, seguita da Tikki.
«Guarda, Marinette!» esclamò la piccola coccinella, indicando un punto accanto alla sedia a sdraio. Sul pavimento, vi era conficcata una freccia nera. Ad essa, era attaccata una busta da lettere bianca, con una scritta sul retro: Per Marinette.
Marinette si guardò intorno, su per i tetti, intuendo il mittente di quel messaggio. Non vide nessuno. Aprì, quindi, la busta estraendone un biglietto:
“Alle 23:00. Sul piano più alto della Tour Eiffel.
Ti aspetto stasera.
È urgente!
                                                                Chat Noir.”
«Ci andrai?» chiese Tikki.
Marinette non esitò nemmeno un istante. «Sì!»
 
Adrien rientrò nel covo, attendendo con trepidazione che giungesse l’ora prestabilita per il suo appuntamento con Marinette. Era euforico al pensiero di poter finalmente essere libero di rivelare alla ragazza tutto. Raccontò tutto ciò che era successo durante la cerimonia a Plagg ed Angelina. Entrambi erano fortemente partecipi al suo entusiasmo ed erano anche completamente favorevoli al programma stabilito da Adrien. Le avrebbe dichiarato il suo amore e le avrebbe rivelato la sua identità. Si sarebbero ritrovati per la prima volta l’uno di fronte all’altra senza maschere. Un caloroso abbraccio tra i fratelli Santiago ed Adrien anticipò l’ultima avventura di Chat Noir.
 
Marinette, trasformata in Ladybug, giunse sul punto più alto della Tour Eiffel. Giunta sul ballatoio dell’ultimo piano, riprese i suoi panni civili. Aveva i capelli sciolti, leggermente scompigliati dal venticello che tirava quella sera d’estate, curiosamente fresca e gradevole, nonostante fosse Luglio inoltrato. Indossava dei jeans e una t-shirt molto sportiva e, come di consueto, non era truccata. Era semplicemente Marinette, la bella ragazza acqua e sapone di sempre.
Si affacciò alla ringhiera e osservò Parigi illuminata. Quel giorno era stato ricco di emozioni per lei ed era certa che, con quell’appuntamento, non sarebbero finite lì. Doveva ammettere a sé stessa di essere molto nervosa ed emozionata per quell’incontro.
Negli ultimi tempi, Chat Noir era molto cambiato. Era diventato affascinante, galante e romantico, oltre ad essere oltremodo coraggioso. E non aveva mai nascosto il suo interesse per lei. Si sentiva lusingata dalle sue attenzioni e non poteva negare di aver sentito qualcosa dentro di sé quando l’aveva baciata l’ultima volta. Ma nella sua testa esisteva solo Adrien. Ed era proprio per quel motivo che non riusciva a non pensare che i due fossero la stessa persona. Una sensazione insistente che, per quanto la ragione volesse smontare, le tornava sempre più forte a farla confondere, a dubitare che potesse essere solo un suo desiderio inconscio. Il suo intuito non aveva mai sbagliato. Così, decise che avrebbe chiesto a Chat Noir di rivelarle la sua identità. Doveva fugare definitivamente ogni suo dubbio.
Con un balzo felino e silenzioso, Chat giunse alle sue spalle. Lei si voltò avvertendo la sua presenza e gli rivolse un sorriso, uno di quelli che gli facevano sempre scaldare il cuore.
«Grazie per aver accettato il mio invito ed essere venuta. Era molto importante per me, vederti stasera stessa!»
«Lo è altrettanto per me.» replicò Marinette, con grande sorpresa di Adrien. «Desidero essere schietta ed onesta!» esclamò senza che lui potesse cominciare a parlare. «Ti ho detestato dal primo giorno in cui ti ho conosciuto, quando mi hai minacciato con quella freccia. Non sei mai stato nelle mie simpatie.» si interruppe per un secondo. «Ma poi mi hai aiutata a salvare tutte quelle persone a Natale. Hai salvato anche me e la mia identità segreta. Mi hai sostenuta quando ne ho avuto bisogno. E hai anche ucciso quell’uomo per salvarmi la vita. Nessuno ha mai fatto così tanto per me. Ho iniziato ad apprezzarti a poco a poco e a cambiare totalmente idea su di te, sino ad ammirarti. E... Devo essere onesta anche con me stessa: non mi sei indifferente come ragazzo.» Adrien l’ascoltava divertito, lusingato e, soprattutto emozionato. Voleva anche lui dirle ciò che provava, ma lasciò che continuasse. «Ma io amo un’altra persona. È buffo perché anche con lui è andata come con te. Inizialmente l’ho odiato, mi era antipaticissimo. Poi, però, mi ha salvata dall’aggressione di un bullo a scuola, mi ha accompagnata a casa facendomi riparare sotto al suo ombrello per non bagnarmi sotto la pioggia. Alla fine, siamo diventati amici e ho trascorso con lui la più bella Vigilia di Natale della mia vita.»
Marinette parlava con occhi sognanti ed Adrien si rese conto che era lui la persona di cui stava parlando. La ragazza lo amava, come lui amava lei. Nonostante gli stesse per scoppiare il cuore dalla felicità di quella rivelazione, al culmine della gioia, lasciò ancora una volta che lei continuasse il suo discorso.
«Lo amo a tal punto da aver pensato, da desiderare che tu e lui foste la stessa persona. Sì! Che ci fosse Adrien Agreste sotto quel cappuccio! Così io non sarei immersa in questi dubbi, così sarebbe tutto più semplice...»
Questa volta Adrien la bloccò, poggiandole le mani sulle spalle dolcemente e tenero. «Marinette calmati. Ho capito. Vuoi che ti riveli la mia identità per fugare i tuoi dubbi.»
Lei annuì, un po’ ansiosa. «Non mi sono mai sbagliata su una mia sensazione. Se davvero tu fossi Adrien vorrebbe dire che un po’ a me ci tieni, che non ti sono indifferente e che... Ti avrei rivelato i miei sentimenti e che...»
Adrien la zittì ancora una volta ed alzò il suo braccio destro. Al polso aveva legato il suo Lucky Charm. Il regalo dal quale non si era mai separato da quel giorno in cui Marinette glielo aveva donato poco prima della sfilata. Si liberò dunque del suo cappuccio liberando la sua chioma bionda. «Il tuo istinto non ha mai sbagliato, Marinette. Ti  amo! Sono follemente innamorato di te!» urlò a squarciagola.
Marinette rise e contemporaneamente pianse. Era paralizzata da quella visione, da quella scoperta. «Anche io ti amo, Adrien.»
Lui l’abbracciò e la baciò.
Ormai più nulla, più niente poteva dividerli.
Felici, stretti l’uno all’altra si voltarono a guardare la bella Parigi illuminata. Quel magnifico panorama che era stato galeotto nel far cadere maschere e dubbi e che sanciva l’inizio dello stupendo percorso che i due giovani innamorati avrebbero intrapreso insieme da quel giorno in poi, per non separarsi mai più.
 
 
 
 
Angolo Autore:
Bella gente, siamo giunti alla fine del percorso.
Devo dire che mi sento pienamente soddisfatto del risultato che è venuto fuori da questa storia. Ho cercato di chiudere tutte le storie, principali e secondarie, lasciando però alla vostra fantasia quello che potrebbe venire dopo. D’altronde i nostri giovani hanno appena finito la scuola; saranno pronti ad affrontare ciò che viene dopo?
Rileggendo adesso la storia nella sua interezza sono ben consapevole dei tantissimi difetti che presenta, ma comunque il fatto di essere riuscito a dare vita ad un mio pensiero, anche alle sensazioni che mi suscita il seguire la serie, mi rende molto felice.
Devo ringraziare in primis mia sorella per il costante aiuto che mi ha fornito durante la revisione dei capitoli, correggendo anche dove necessario. Poi devo ringraziare i miei amici che mi hanno concesso anche l’opportunità di creare dei personaggi a loro dedicati all’interno della storia.
Infine ringrazio tutti voi che avete seguito questa storia fino alla fine. So che a volte sono stato un po’ cattivello sui finali di alcuni capitoli ed ammetto che in molte occasioni mi sono divertito a leggere i vostri commenti. Faccio anche i miei personali complimenti a coloro che sono riusciti in tante occasioni ad anticipare quello che sarebbe accaduto: alcuni avevano fatto collegamenti tra il maestro Fu ed Emilie, altri avevano indovinato che sarebbe stato Adrien il primo a scoprire della vera identità di Marinette ed altri ancora avevano correttamente ipotizzato che Gabriel Agreste fosse in realtà Papillon.
Per chiudere definitivamente questo spazio autore, vi annuncio che sono a lavoro su due strade parallele: ho gettato le basi per un eventuale sequel, sul quale però desidero lavorarci con cura per non gettare alle ortiche quanto di buono è stato fatto; e ho anche in mente una storia di tutt’altro tema, stavolta non un AU, ma IC e sarà una bella sfida per me visto che non mi sono mai addentrato in una long che fosse all’interno della storia originale.
Detto questo vi saluto, vi aspetto numerosi a seguire il contest Natalizio sul profilo Miraculous_Contest e ci risentiamo alla prossima.
Peace & Love.
Nike90Wyatt
 
 
 
   
 
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