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Autore: Eristhestrange    21/12/2019    1 recensioni
Sono passati trent'anni dal disastro di Londra, ma i guai non sembrano essere finiti.
Una nuova minaccia incombe sulla Gran Bretagna e il mondo intero ma grazie ad una nuova arma Integra Hellsing potrà finalmente liberarsi del male che incombe sulla Terra.
Forse.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Nuovo Personaggio, Seras Victoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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awakening

cap.v

 

 

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò ad osservare un soffitto bianco.

Provò ad alzarsi ma fu subito assalita da terribili fitte che le permisero solamente di tenere leggermente sollevato il busto per potersi dare un'occhiata attorno.

Inizialmente aveva creduto di trovarsi in una stanza d'ospedale ma alcuni dettagli tradivano che in realtà, probabilmente, era di nuovo a Villa Hellsing.

Sicuramente era attrezzata per quel tipo di esigenze viste le occupazioni della padrona di casa e l'arredamento, come le poltrone o il basso tavolino da té, ricordavano proprio il mobilio della villa.

Nonostante tutto, accanto al suo letto sembrava esserci occorrente di tipo ospedaliero, compresa la flebo che si era ritrovata conficcata in un braccio.

Avrebbe voluto quantificare i danni subiti, chiamare qualcuno per avere spiegazioni, quando improvvisamente il terribile scenario di quello che aveva vissuto tornò a farle visita nella sua mente, passandole davanti come un film.

La corsa nel bosco, il vampiro: era quasi morta.

Improvvisamente il volto della ragazza cominciò a rigarsi di lacrime.

"Richard..."

Il sacrificio del fedele maggiordomo non era stato vano e nonostante non ricordasse niente da quando era stata aggredita, attribuiva comunque a lui il suo salvataggio.

Non sapeva però se fosse davvero felice di essergli sopravvissuta.

Anche l'ultima parte della sua famiglia se ne era andata per sempre assieme a lui: non aveva ancora pensato a quell'eventualità, credeva che sarebbe successo molto più tardi.

Non avrebbe mai creduto che la morte fosse proprio dietro l'angolo e, a quanto pare, stava aspettando con ansia anche lei.

Mentre una selva di pensieri si infittiva attraverso la mente stanca della ragazza, la porta della stanza si aprì, rivelando la presenza di Integra.

La sua espressione era piuttosto funerea e fu in grado di mutare il sentimento di tristezza della ragazza in pura rabbia.

«Che cosa ci fai tu qui? Non immaginavi che forse non saresti stata gradita?» chiese con freddezza «Non vuoi nemmeno sapere cosa sia successo?» «L'unica cosa che voglio sapere è quando mi potrò alzare, prendere le mie cose e andare via da qui».

Integra sospirò, restando vicino all'uscio della porta «Sei libera di fare ciò che vuoi, nessuno ti costringerà a restare...sappi però che andartene non cambierà le cose» intercorse qualche minuto di silenzio, in cui entrambe sembrarono ritirarsi intimamente nei loro pensieri.

Le scoperte avvenute dopo lo scontro e che da lì a poco avrebbe rivelato rendevano Isabel quasi indispensabile per Integra, d'altro canto era perfettamente cosciente di non poterla obbligare.

In qualche modo si rivedeva in quella ragazza così giovane e già costretta a venire a patti con un mondo ostile in cui fidarsi di qualcuno sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, ma sapeva che nei suoi piani non c'era spazio per la sua assenza.

"Per il bene del Paese e del mondo, ancora una volta" sospirò.

Era il momento di scoprire la carta vincente, o l'evento che le avrebbe fatto perdere la battaglia per sempre.

Guardò la ragazza semi sdraiata sul letto: la sua espressione, da assorta e triste, si accese in quello che appariva quasi un fastidio.

Le labbra le si arricciarono in una smorfia fastidiosa. Avrebbe riso, se quella non fosse stata un'occasione estremamente funesta.

«Manda via i tuoi schifosi esseri infernali» sibilò, rompendo il silenzio.

Lady Integra annuì, sistemandosi gli occhiali tondi sul naso «Il tuo maggiordomo non è morto.».

L'esile figura davanti a lei venne percorsa da capo a piedi in un tremendo sussulto, i suoi occhi verdi si spalancarono come soli brillanti e il pallore malato del suo volto venne per qualche secondo spezzato dal rossore delle guance.

La fissò per pochi istanti senza riuscire a dire nulla, tanto tremava, ma alla fine la voce le uscì come un rantolo dalle labbra avvizzite «Richard? Come...come può essere...».

In quel momento, nella mente della giovane donna, coesistevano pensieri contrastanti: era furiosa, spaventata per tutto ciò che era successo, stanca per la convalescenza, infastidita dalla presenza di quella donna, ma il suo cuore era comunque colmo di gioia.

In poco tempo le si proiettarono nella mente le immagini di come, ripresasi in poco tempo, sarebbe andata a trovare l'amico ferito, come lo avrebbe aiutato a riprendersi e infine, usciti da quel maniero, avrebbero ripreso a vivere come facevano prima della chiamata alla Villa degli Hellsing.

"Ce ne andremo e torneremo di nuovo come prima...certo, avremo più scorta ma me la posso permettere. Magari potremmo trasferirci in Francia...dove passavo le vacanze nella casa in Provenza. Lì non ci troveranno, lì saremo al sicuro, lì dimenticheremo l'Inghilterra e il Male che ci circonda, lì..." non si era accorta che Lady Integra aveva fatto un cenno a qualcuno fuori dalla porta, ma si accorse immediatamente di quando costui varcò la soglia di quella piccola stanza.

I suoi pensieri, che fluivano come un torrente in piena, scorsero dai suoi occhi sotto forma di enormi lacrime che le rigarono entrambe le guance come solchi profondi.

Davanti a lei stava Richard, suo maggiordomo, unico amico, confidente.

Ma qualcosa stava andando terribilmente storto.

Il volto dell'uomo era anch'esso rigato di lacrime, ma la sua espressione tradiva oltre alla gioia anche una tremenda angoscia.

Le bastò guardarlo meglio per capire che qualcosa non andava.

Prima che potesse fare domande, l'uomo cadde sulle proprie ginocchia, piegando il capo nella sua direzione.

Frustrazione. Rabbia. Disperazione.

Questo era ciò che Isabel percepiva provenire dalla figura penitente di Richard, mentre la donna guardava con amarezza la scena dalla soglia, senza osare fare un passo verso di loro.

«Avevo tanta paura che non ti avrei mai più rivisto...» cominciò, con la voce rotta dal pianto, ma l'uomo la fermò prima che potesse continuare

«Milady, la supplico, la scongiuro, mi perdoni. Io ho fatto il possibile glielo giuro, glielo giuro!» tra le lacrime, il tono di voce era colmo di disperazione. Mentre le rivolgeva quelle parole, il suo sguardo era fisso a terra, il suo naso toccava il pavimento.

Quella scena le creò un senso di angoscia sempre crescente e più andava avanti a supplicare il suo perdono, più sentiva la sua mente sprofondare in un abisso senza fine di domande senza risposta.

«Perché sei qui? Dovresti essere a letto...ferito...quel vampiro ti ha quasi ucc...» inorridì.

«No ti prego...dimmi che non è così...non è quello che penso vero? DIMMI DI NO TI PREGO!» il dolore alla schiena non le impedì di staccarsi con veemenza la flebo a cui era attaccata e alzarsi, anche se a fatica, per procedere a passo incerto verso Lady Integra con gli occhi sbarrati, bianca in volto, del tutto uguale ad un fantasma.

«Integra...cosa è successo...ti prego, dimmi che non è quello che penso, per favore...» le sue suppliche strozzate non smisero nemmeno quando, a causa del dolore, le sue gambe cedettero prima che potesse afferrare la donna verso cui stava protendendo un braccio, disperata.

Richard si alzò di scatto per soccorrerla, ma non appena le posò una mano sulla spalla sentì la ragazza tremare spasmodicamente e quella reazione inaspettata del suo corpo le fece perdere il controllo.

«FUORI DI QUI! ANDATE TUTTI FUORI! SPARITE!»

In pochi secondi il silenzio ripiombò nella stanza.

Isabel, in ginocchio, si lasciò cadere senza forze sul pavimento freddo, che in breve tempo si riempì di lacrime tutto attorno al suo viso.

«Sono circondata da mostri...» mormorò con un filo di voce, gli occhi sbarrati a fissare un punto casuale del muro di fianco a lei «...il mio mondo...è pieno di mostri...» «Mi sembra una descrizione accurata».

Accadde tutto in qualche istante.

Istintivamente la ragazza si alzò con uno scatto felino e, voltandosi, ci mise altrettanto poco ad agguantare al collo il fastidioso intruso seduto sul bordo del letto.

La mano aggraziata di lei era stretta attorno al collo diafano del vampiro in una stretta morsa: aveva il fuoco negli occhi ancora bagnati di lacrime e ogni centimetro del suo corpo trasudava collera.

Di contro, Alucard le sorrideva beffardo da sotto i suoi occhiali rotondi.

«Giuro sul nome di mio padre che cancellerò ogni traccia del tuo meschino, immondo essere dalla faccia della Terra. Di te non rimarrà nemmeno la cenere. Se fosse per me non saresti qui, non mi saresti mai capitato davanti se non nell'esatto momento della tua dipartita, ma quella donna ignobile che si erge a unico giudice ha deciso che la vostra esistenza ha un qualche valore oltre a rendere il mondo un luogo marcio fino al midollo, ma sai che ti dico? Non me ne importa niente di quello che dice!» strinse ancora più forte, ma proprio in quell'istante il collo del vampiro le scivolò via dalle mani come se si fosse tramutato in acqua corrente, così come tutto il resto del suo corpo, un fluido incolore che riprese forma esattamente dietro di lei.

Le sue mani tremavano per la rabbia, ancora a mezz'aria nel tentativo di afferrare la creatura che non era più davanti a lei.

Si voltò, furiosa, per trovarsi nuovamente faccia a faccia col vampiro.

Se prima lo guardava dall'alto al basso, seduto sul ciglio del letto, ora era lei quella ad essere soverchiata dall'imponenza di quella figura e il sentimento di rabbia venne per un momento superato da un timore che non si aspettava.

Quella sua aria beffarda era rimasta scolpita sul suo viso, immutata ed apparentemente immutabile.

«Ti ringrazio per le tue lusinghe, ma vorrei ricordarti che anche il tuo maggiordomo ormai...» senza apparente fatica, schivò il pugno che Isabel gli aveva destinato, materializzandosi poco più distante.

«Non osare parlare in questo modo, tu non hai il diritto di parlare di fronte a me! Devi solamente tacere schifoso servo del Diavolo! Muori!» gridò, avventandosi di nuovo sul vampiro che, senza fatica, schivò nuovamente la raffica di colpi, senza fatica.

Isabel insistette per qualche minuto, infine, all'ennesimo colpo andato a vuoto, cadde sulle ginocchia agonizzante per il dolore e la stanchezza.

La figura di Alucard la sovrastò nuovamente, ma lei si rifiutò di guardarlo.

Sogghignò «Sei proprio una testarda. Comunque ero solo venuto a dirti che quell'idiota del tuo maggiordomo non è diventato cibo solamente perché ti è fedele come un cane» «Perché me lo stai dicendo?» la sua voce non tradiva nessuna emozione, così come il suo sguardo cupo e vacuo.

«Non mi andava che lo uccidessi, tutto qui. Uno come lui ci farà sicuramente comodo. Non preoccuparti ragazzina, levo il disturbo immediatamente» disse, librandosi a qualche decina di centimetri e avvicinandosi ad uno dei muri.

Lo aveva attraversato quasi a metà quando si fermò e tornò indietro quel poco che bastava perché potesse parlare «Ah, e comunque...se mi avessi subito tolto di mezzo, oggi non potresti mandarmi all'Inferno ragazzina!».

E così, con un ghigno, scomparve dietro al muro della stanza, lasciando la ragazza ancora a terra: la sua mente era completamente vuota, ogni pensiero raso al suolo come dopo il passaggio di un terribile uragano.

Cosa sarebbe successo d'ora in avanti, sapeva di non poterne più avere il pieno controllo.

 

I giorni della sua convalescenza passarono nella sua quasi totale impassibilità.

Richard spesso entrava nella sua stanza con un timore reverenziale e si sedeva accanto al suo letto per ore, in silenzio.

Il giorno in cui gli venne rivolta la parola il suo atteggiamento cambiò totalmente: divenne incredibilmente raggiante e anche i pasti che portava personalmente nella stanza della sua protetta erano decisamente saliti di livello.

Dal canto suo, Isabel non aveva del tutto accettato il fatto che il suo maggiordomo fosse diventato un vampiro, ma aveva anche capito che la colpa di ciò che era successo risiedeva anche e soprattutto in lei.

Chi lo aveva reso tale era venuto in cerca di lei e di lei sola, Richard avrebbe sacrificato la vita per lei e non era diventato un ghoul solamente grazie alla sua incondizionata fedeltà nei suoi confronti: non avrebbe semplicemente potuto ignorarlo, ma si era ripromessa di fare qualsiasi cosa per riportare il suo amico alla sua condizione umana.

E questo era uno dei punti che discusse con Integra non appena si fu ristabilita.

Le aveva fatto fare un giro nei laboratori di casa Hellsing per mostrarle le recenti scoperte dopo l'ultima missione, di cui era più che soddisfatta.

I due ricercatori che Integra aveva incaricato per spiegarle la situazione parlavano estasiati e quasi uno sopra l'altro: ciò che avevano da dirle superava persino le sue aspettative.

«Le nostre ricerche sul corpo del vamp...» un gesto di Lady Integra e l'uomo in camicie sulla trentina si affrettò a correggersi con un colpo di tosse «Intendevo dire, la cavia, ci hanno portato a credere che il suo sangue abbia un effetto incredibile contro...quella specie...».

Nel frattempo, l'altro ragazzo in camicie si era messo a lavorare febbrilmente al computer, per poi intervenire richiamando l'attenzione di tutti «Venga a vedere con i suoi occhi! Questi sono i risultati filmati al microscopio di qualche settimana fa, l'esperimento riguardava la reazione delle cellule del va...della cavia, a contatto con un campione del suo sangue!».

Il ricercatore premette il tasto "play" con sguardo estasiato per mostrare al piccolo pubblico formato da Integra, Isabel e Richard un breve filmato di pochi secondi.

«Guardate attentamente. Ora le cellule del sangue di Milady entrano in contatto con quelle del corpo estraneo, ed è adesso che avviene la magia!» le cellule appartenute ad Isabel sembrarono quasi fagocitare quelle del vampiro, per poi esplodere entrambe lasciando solamente qualche piccolo residuo nel liquido micotico.

I due ricercatori erano entusiasti, ma lo sguardo della ragazza era attonito.

«Non riesco a capire...come può succedere tutto questo?» «Vede Milady, abbiamo analizzato il suo sangue ma non presenta nessuna anomalia...sembra sangue come quello di tutti gli altri!» con un cenno della mano, Integra fece allontanare i due ricercatori che girarono subito i tacchi per lasciarli soli in laboratorio.

«Tutto questo è fondamentale Isabel, rappresenta una svolta nella nostra lotta!» «Non vedo in che modo, se non coprire di sangue ogni vampiro che incontro!» «Non ne servirà così tanto» il sorriso malizioso della donna la mise quasi in allarme. Le prese inaspettatamente la mano e prima che potesse accorgersene sentì sulla pelle un freddo metallico: davanti ai suoi occhi stavano due proiettili.

«Cosa ci dovrei fare con questi?» «Mi sono permessa di far sviluppare questi due prototipi. Sono proiettili che contengono un'infinitesimale quantità del tuo sangue in una microcapsula interna. Una volta che si scontrano con il loro obiettivo esplodono, e quando lo fanno il tuo sangue viene a contatto con quello del vampiro e dei suoi organi interni. Se sparato nei punti giusti il nemico può addirittura esplodere in un colpo solo!» «E...esplodere?» chiese, incredula.

Come un flash le venne in mente quello che era successo quando il vampiro aveva toccato la sua mano ferita «Sei certa che funzionerà?» chiese incredibilmente seria «Non ti resta che provarci!».

 

 

 

 

   
 
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