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Autore: Gatto1967    22/12/2019    5 recensioni
All'approssimarsi delle festività natalizie vi regalo una one shot dedicata ad un nuovo cross-over, quello fra Candy Candy e Lovely Sara
Già, si incontrano due fra le eroine più "fortunate" della storia degli anime
Uhm... ma "come" si incontrano?
Dove?
E cosa porterà il loro incontro?
Lo scoprirete solo leggendo
Il vostro gattaccio1967
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Candice White Andrew (Candy)
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Lovely Sara incontra Candy Candy



Lakewood. Villa dei Legan

-Candy!-
La voce della signora Legan, che fino a quel momento era stata cordiale e suadente, suonò all’improvviso aspra e sgradevole alle due giovani donne sue ospiti.
-Candy! Dove ti sei cacciata?-
-Eccomi signora Legan!-
Nella sala dove la signora Legan aveva fatto accomodare le due donne venute dall’Inghilterra, era entrata una bambina di circa dieci-dodici anni di età, con i biondi capelli legati in due buffi codoni che scendevano sulle spalle.
-Ah bene! È pronta la stanza degli ospiti?-
-Sì signora Legan, ho appena finito di riordinarla insieme a Dorothy.
-Accompagna miss Morris e la sua cameriera, svelta!-
La donna chiamata miss Morris si mostrò profondamente seccata a quelle parole.
-Signora Legan, Becky è la mia assistente personale e dama di compagnia. Mi aiuta nel mio lavoro, ma soprattutto per me è come quella sorella che non ho mai avuto!-
Poi si alzò in piedi seguita dalla donna chiamata Becky, e afferrò quel bagaglio che Candy stava per prendere.
-Lascia stare Candy.- disse rivolgendole un sorriso che la bambina avvertì sincero e non di circostanza -Io e la mia amica portiamo da sole il nostro bagaglio. Tu facci strada.-
La bambina assentì compiaciuta da tanta gentilezza.
-Va bene signore, seguitemi prego.-
-Ci vediamo più tardi signora Legan.- disse Becky nel prendere commiato dalla padrona di casa.

Candy guidò le due giovani donne lungo la scala che conduceva al piano superiore e successivamente lungo il corridoio che portava alla stanza d’onore riservata agli ospiti di una certa importanza.
-Ecco signore, questa è la vostra stanza.-
-Grazie Candy, non disturbarti a sistemare le nostre cose, io e Becky siamo abituate a fare da noi.-
-Come desidera miss Morris. Dopo che vi sarete sistemate la signora Legan vi aspetta per un tè alle ore 16.00.-
-Va bene Candy. tieni, questa è per te.- disse poi la gentile e giovane signorina Morris mettendo una moneta in mano a Candy.
-Grazie signora!- trillò la piccola cameriera di casa Legan

-Dì un po’.- disse Becky una volta chiusa la porta della stanza -Non ti pare il caso di darti una calmata? Non puoi reagire così ogni volta che qualcuno mi dà della cameriera! D’accordo, la signora Legan non è certo simpatica, ma dopodomani abbiamo un importante incontro d’affari con suo marito, non ti sembra il caso di mostrare cortesia? In fondo siamo ospiti in casa di quella donna!-
Sara Morris abbassò la testa
-Hai ragione Becky, ma non è solo per quello che ho risposto così alla Signora Legan.-
-Si tratta di quella bambina, vero?-
Sara assentì
-Ascolta Sara, il mondo è pieno di bambini poveri che sono costretti a lavorare, lo sai bene. E poi… per quanto quella donna appaia burbera non è affatto detto che maltratti quella bambina!-
-No, non è affatto detto. Hai ragione Becky, più tardi sarò l’ospite più cordiale che quella donna abbia mai avuto.-
-Riposati adesso, io penserò a mettere a posto quelle carte che dobbiamo consegnare al signor Legan.-
-Lo posso fare anch’io, anche tu sei stanca!-
-Già, ma tu stanotte hai avuto gli incubi, ti ho sentita sai?-
Sara sorrise tristemente mentre si sdraiava sul letto.
-Ogni tanto mi capita, lo sai. Ho sognato che stavamo nella soffitta del nostro collegio, e miss Mincy entrava all’improvviso e ci rimproverava per qualche motivo…-
-…e poi ci proibiva di mangiare colazione, pranzo e cena!-
-Proprio così.-
-Ho io il rimedio.- disse Becky mentre prendeva qualcosa dalla valigia e lo porgeva alla sua principale e amica.
-Priscilla!- disse Sara con un sorriso
-Già la tua bambola.-
Sara riuscì a ridere
-Se si sapesse che io, Sara Morris, importante azionista di banche e industrie inglesi, a più di trent’anni dormo ancora con la bambola…-
Anche Becky sorrise mentre guardava la sua amica che si addormentava di botto.

Lakewood. Villa dei Legan, ore 16.00

Alle 16.00 in punto Sara e Becky scesero nel salottino della signora Legan a prendere il tè, e Sara tenne fede al suo proposito di mostrarsi cortese con la pur tutt’altro che simpatica padrona di casa.
Ma quando la conversazione, da frivola e superficiale, scivolò su argomenti più seri, Sara rischiò una nuova gaffe.
-Devo confessarle miss Morris, che ero molto perplessa quando mio marito mi ha parlato di lei per dirmi che sarebbe venuta ospite in casa nostra.
Lei è molto giovane ed è già a capo di un notevole impero finanziario e industriale.-
-In realtà ho soltanto partecipazioni azionarie in molte delle realtà che lei ha descritto. Quello che lei ha chiamato “impero” fu fondato da mio padre che in India acquisì un’importante miniera di diamanti. La miniera è da tempo esaurita, ma dietro consiglio del mio tutore, l’uomo che si prese cura di me per molti anni dopo la morte di mio padre, ho saputo investire le rendite ricavate da quella vecchia attività, e così oggi sono una delle donne più ricche d’Inghilterra.
Sono un’ereditiera è vero, ma ho anche lavorato molto nella mia vita… come quella vostra cameriera…-
Proprio in quel momento Candy si affacciò timidamente nella stanza.
-Mi scusi signora…-
-Che c’è Candy!- il tono della signora Legan non era proprio conciliante
-È arrivato questo telegramma di suo marito.-
-Devi chiamarlo signor Legan! Ricordati che sei solo una serva!-
-Certo signora, mi scusi signora.-
La signora Legan lesse rapidamente il telegramma.
-Buone notizie miss Morris: mio marito arriverà domani mattina con un giorno di anticipo! Così potrete concludere il vostro contratto!-
-Bene. È davvero una buona notizia!- il cambiamento del tono di voce di Sara era netto, e fu percepito tanto dalla signora Legan quanto da Candy.
Un’imbarazzata Becky si alzò dalla poltrona.
-Beh, se le cose stanno così sarà bene che vada a controllare le carte che dobbiamo mostrare al signor Legan. Col suo permesso signora Legan, io mi ritirerei.-
-Certo, capisco signorina.-
Becky uscì dalla stanza stringendo i pugni e reprimendo a stento la sua rabbia: quanto avrebbe volentieri picchiato quell’odiosa signora americana!

Più tardi Sara riuscì ad accomiatarsi dalla padrona di casa che doveva fare i preparativi per la cena, e fece due passi nel giardino dei Legan.
Mentre camminava vide un edificio che sembrava una stalla, e vide proprio la bambina bionda che vi si dirigeva. Recava con sé un pesante secchio pieno d’acqua.
Sara la guardò in preda a mille pensieri e ricordi pieni di dolore, e dai suoi occhi scesero lacrime amare.

Candy arrancava portando il secchio d’acqua destinato ai cavalli, quando una mano afferrò la maniglia del secchio sottraendolo a lei.
Si girò e riconobbe miss Morris che le sorrideva.
-Lascialo a me Candy, ti aiuto volentieri!-
Candy ricambiò il sorriso, e in quel timido sorriso Sara rivide se stessa al tempo in cui lavorava nel collegio di miss Mincy, quando nonostante tutto quello che passava cercava sempre di sorridere alla vita.
Entrata nella stalla Sara si avvide del letto, e una volta versata l’acqua nell’abbeveratoio dei cavalli, non poté fare a meno di chiedere spiegazioni a Candy.
-Io dormo qui miss Morris.-
Per Sara fu troppo. Scoppiò in lacrime e abbracciò la sfortunata bambina bionda.

Poco dopo sedevano insieme sul letto di Candy.
-La tua famiglia è molto povera Candy?-
-Io non ho famiglia miss Morris. Sono stata abbandonata da piccola e sono cresciuta in un orfanotrofio. I Legan mi hanno presa a lavorare per loro. All’inizio ero una “dama di compagnia” per la loro preziosa figlia, la signorina Iriza, ma poi sono stata messa a fare la cameriera.-
-E… perché dormi nella stalla?-
-Una sera i ragazzi che vivono con gli Andrew mi hanno invitata ad una festa da ballo che si teneva nella loro villa qui vicino, io ci andai insieme ai signori Legan e senza volerlo rubai la scena alla signorina. Così il giorno dopo la signora Legan mi mise a dormire nella stalla.-
Sara fremeva. Avrebbe voluto dire e fare tante cose, a cominciare dal prendere a schiaffi quell’odiosa signora Legan, ma capiva che questo non avrebbe portato alcun bene a quella bambina.
-Ma non deve pensare che io stia tanto male qui: la servitù di casa mi vuole bene, sono molto amica di Dorothy la ragazza che vi ha servito il tè, e i tre ragazzi Andrew, Anthony, Archie e Stear mi vogliono bene. E poi c’è il mio amico Albert, che vive nella foresta…-
-Che vive… nella foresta?-
E chi diavolo conosce questa bambina? Tarzan?
-Sì, vive in una vecchia villa abbandonata nella foresta, vicino alla cascata. Lui è gentile con me e mi aiuta sempre quando ne ho bisogno.-
-E… il signor Legan? Come ti tratta lui?-
-Lui è gentile con me, mi ha anche permesso di tenere Klin, il mio procione che vede in quell’angolo, ma non c’è mai, è sempre in viaggio per lavoro.-
Lo sguardo di Sara cadde per un istante sul piccolo animale che la squadrava con sospetto dall’altra parte della stalla, e per un attimo rivide la famiglia di topolini con cui divideva la stanza nella soffitta del collegio di miss Mincy, quel collegio proprio a fianco di casa sua che ora ospitava un orfanotrofio.
Stava quasi per raccontare tutto di sé a quella bambina, ma si trattenne: c’era ben altro che doveva fare.
Prese Candy per le spalle e le disse:
-Ascoltami Candy, per quanto la vita possa sembrarti dura, non perderti mai d’animo e lotta con tutte le tue forze! Vedrai che un giorno le cose andranno meglio.-
Non riuscì a trattenere l’ennesima lacrima mentre baciava quella bambina sulla fronte.
Poi si alzò e senza una parola uscì dalla stalla dei Legan.

-Ascolti signora Legan, ho una richiesta da farle.-
-Mi dica miss Morris.-
Sara Legan cominciava ad averne abbastanza di quella stravagante ragazza inglese. Sarà pure stata un’importante partner d’affari di suo marito, ma quel suo atteggiamento scostante cominciava ad irritarla.
-Domani concluderò la trattativa con… il signor Legan…-
-Oh lei può anche dire “suo marito”- disse Sara Legan ridendo -Non è certo una servetta!-
Sara Morris l’avrebbe volentieri presa a schiaffoni ma una volta di più ingoiò la bile e andò avanti.
-Quindi potrei anche partire domani stesso, tuttavia vorrei chiederle se posso trattenermi una notte in più e partire dopodomani pomeriggio, se la cosa non le reca troppo disturbo.-
-Nessun disturbo miss Morris, avevamo predisposto tutto per ospitarla tre notti quindi la cosa non ci reca nessun problema, anzi sono felice che un’ospite del suo rango si trattenga un giorno in più.-
-La ringrazio signora Legan, sa devo incontrare una persona qui a Lakewood dopodomani mattina.-

Lakewood. Villa abbandonata vicino alla cascata.

Albert stava riposando sdraiato sull’erba vicino alla cascata, quella stessa cascata dove aveva salvato Candy da morte certa. Quello per lui era un periodo molto faticoso, i suoi impegni di studio lo assillavano e ogni tanto non gli pareva vero di potersi isolare un po’.
L’indomani si sarebbe incontrato con George, l’uomo che di fatto lo aveva cresciuto, e avrebbe ricominciato la solita solfa sui libri di economia e finanza, nonché sulla conoscenza degli infiniti affari di famiglia degli Andrew.
Quanto avrebbe volentieri mandato tutto all’aria!

Sentì qualcuno che gli si avvicinava alle spalle con passo leggero, e si mise a sedere voltandosi all’indietro.
-Miss Morris! Che cosa fa da queste parti?-
-Non volevo disturbarla signor Andrew.- gli rispose lei mentre il giovane si alzava. -Vorrei soltanto parlarle.-
-Ci sono problemi con quelle firme dell’altro giorno? O magari con la trattativa con il signor Legan?-
-Né l’uno né l’altro signor Andrew, o preferisce essere chiamato Albert?-
-Lei come fa a saperlo? L’altro giorno le sono stato presentato come William Andrew!-
-Certo, ma la sua firma completa era William Albert Andrew, e quando la piccola Candy mi ha raccontato del suo “amico Albert che vive nella casa nel bosco vicino alla cascata” non ci ho messo molto a fare due più due.-
-Lei conosce Candy?-
-Sì certo, la signora Legan l’ha adibita al mio servizio durante il mio soggiorno a villa Legan.-
-Miss Morris, una volta di più devo chiederle…-
-Stia tranquillo Albert! Il suo segreto è al sicuro con me. Capisco la sua posizione e non farò nulla che possa nuocerle. piuttosto… vorrei parlarle, anche se lei mi giudicherà una mezza matta invadente…- le disse lei sorridendo.
Ad Albert quella giovane donna riusciva simpatica, non era certo una snob con la puzza al naso come sua zia Elroy, o peggio ancora come quell’arpia di Sara Legan!
-Venga, accomodiamoci in casa.-
-Oh, se non le dispiace preferirei sedermi da qualche parte qui all’aperto… ecco, per esempio su quel tronco caduto!-
Ad Albert quella donna riusciva davvero simpatica e sorrise compiaciuto da tanta schiettezza.

-Albert, so che non sono affari miei, ma ho come l’impressione che la vita che le si prospetta le vada un po’ stretta.-
-Non me ne parli! A volte vorrei davvero mandare tutto al diavolo e mettermi a vivere da vagabondo. In fondo Candy crede che io sia proprio questo.-
Sorrisero entrambi al pensiero di quella bambina.
-Non lo faccia Albert, non rinunci a tutto.-
-Con tutto il rispetto miss Morris, ma non vedo come questo possa riguardarla.-
Non c’era risentimento nella voce di Albert, solo sincero stupore per quella donna che era venuta da lui per dirgli certe cose.
-Infatti non mi riguarda affatto, e lei mi giudicherà sempre più matta immagino, ma se me lo permette vorrei raccontarle una storia, poi la lascerò in pace.-
Sara Morris sembrò prendere fiato, e sul suo volto Albert vide disegnarsi un sincero e profondo dolore.
-Albert, sua zia mi ha detto che lei ha perso i genitori da piccolo. Beh, è una cosa che abbiamo in comune io e lei.
Anch’io ho perso i genitori quand’ero piccola. Mia madre morì così presto che me la ricordo a malapena, mio padre invece morì che avevo dieci anni, dopo avermi portata in un esclusivo collegio di Londra.
Per di più mio padre perse tutti i suoi averi, o almeno così sembrava, e mi lasciò sola al mondo e senza il becco d’un quattrino.
La titolare del collegio mi tenne con sé, ma non lo fece certo per bontà d’animo, lo fece solo per il buon nome del suo collegio, se mi avesse cacciata via cosa avrebbero detto le dame della Londra “bene”? Le risparmierò tutte le traversie che affrontai in quel periodo, le basti sapere che per un anno lavorai come cameriera nel collegio, anche se sarebbe più giusto dire come schiava, dal momento che non vidi mai un solo penny per il mio lavoro.
Non mi vennero risparmiate privazioni e umiliazioni d’ogni tipo, e se uscii da quel periodo gramo fu solo per l’intervento di un amico e socio in affari di mio padre che, non solo mi prese con sé, ma mi restituì tutte le ricchezze di mio padre che si credevano perse per sempre.
Ripresi gli studi e quando ebbi l’età presi in mano gli affari che erano stati di mio padre sotto la guida del mio tutore.
Anche lui è morto da pochi anni, e io sono rimasta sola con la mia Becky che anche lei ha conosciuto.
Becky lavorava con me al collegio, e da allora siamo sempre state insieme. Vivo girando il mondo per seguire i miei molteplici interessi, e forse anche per fuggire dai miei dolorosi ricordi.-
Fece una pausa prima di arrivare al punto, che tuttavia Albert intuiva quale potesse essere.
-Quando ho visto quella povera bambina, Candy, ho rivisto me stessa maltrattata e umiliata, e ho ricordato come mi sentivo io in quella situazione.-
-Io… cerco di aiutarla… per quello che mi è possibile…-
-Forse… lei può fare ancora di più.-
-Cosa? Io non posso uscire allo scoperto…-
-Non è necessario che lo faccia. Vede, da quando rientrai in possesso delle mie ricchezze, ho sovvenzionato numerosi orfanotrofi e istituzioni per l’assistenza ai bambini poveri, a Londra e altrove. Certo, devo lavorare per poter continuare a farlo, e il mondo degli affari sa essere spietato e crudele. È quasi impossibile passarci dentro e restare con le mani pulite.
Quante volte avrei voluto prendere con me uno di quei bambini e crescerlo, fargli da madre, educarlo, ma non potevo, non posso farlo.
Anche quando ho visto Candy ho provato lo stesso desiderio, un desiderio che con tutte le mie ricchezze non posso esaudire, mi capisce?
Che razza di madre potrei essere per quella bambina?-
Si alzò e guardò in direzione della cascata, come se con quell’acqua che cadeva dall’alto vedesse scorrere tutta la sua vita e il carico di dolore e di amarezze che le aveva arrecato.
-Adesso devo salutarla Albert. Becky mi sta aspettando, dobbiamo partire per New York dove ci imbarcheremo per l’Inghilterra.-
-Spero di rivederla un giorno miss Morris.- disse Albert stringendo la mano alla giovane affarista inglese.
-Lo spero anch’io Albert.-
Ciò detto Sara Morris si incamminò verso la villa dei Legan.

Lakewood. Ingresso di villa Legan.

Candy stava in ginocchio a lucidare i gradini di ingresso di casa Legan, quando si sentì chiamare. Si voltò e si alzò dal suo duro lavoro.
-Oh, è lei miss Morris, devo annunciarla alla signora Legan?-
-No Candy. Io e Becky stiamo partendo e non mi importa niente della signora Legan. Volevo salutare te.-
-Me?!?!?- la bambina era sinceramente stupita.
-Sì Candy, volevo dirti che… sono stata contenta di conoscerti e…-
Candy rimase in attesa che la giovane donna concludesse la frase.
-…Non perderti mai d’animo Candy!-
Poi si voltò e corse via piangendo in direzione di Becky che la aspettava presso la macchina che doveva portarle alla stazione.
Candy rimase lì a guardare quella donna che tanta simpatia le aveva dimostrato, chiedendosi quale mistero portasse via con sé.

Londra. Qualche anno dopo

Albert si fermò davanti al cancello del palazzo che gli era stato indicato come l’abitazione londinese di miss Sara Morris, ma qualcosa non gli quadrava.
Sopra alla porta d’ingresso svettava un cartello con scritto “Fondazione Sara Morris”.
Che voleva dire “Fondazione Sara Morris”? Comunque decise di suonare a quella porta e chiedere informazioni.
Ad aprire fu una ragazza più o meno della sua stessa età.
-Buongiorno signore, desidera?-
-Buongiorno signorina, io stavo cercando Sara Morris.-
La ragazza sembrò intristirsi.
-Lei conosceva Sara Morris?-
-L’ho conosciuta qualche anno fa negli Stati Uniti. Il mio nome è… William Andrew.-
-Prego, si accomodi signor Andrew.-

Poco dopo Albert sedeva nel salone d’ingresso di quella casa insieme alla ragazza che gli aveva aperto la porta e ad un ragazzo poco più grande di lei.
-Così Sara Morris è scomparsa.-
-Sì signor Andrew, da diversi mesi ormai. Di ritorno da un viaggio in India Becky, la sua assistente e compagna di vita, aveva contratto una febbre tipica di quelle zone, e nonostante tutte le cure che Sara le procurò, morì in poche settimane.
Da quel giorno Sara divenne l’ombra di se stessa, trascurò i suoi affari, gli orfanotrofi che aveva messo su a Londra e altrove, e si chiuse nel mutismo e nell’isolamento. Ogni tentativo da parte nostra di scuoterla fu vano.
Vede, io e mio fratello siamo cresciuti nell’orfanotrofio qui accanto, lì dove sorgeva il collegio femminile dove Sara aveva studiato, e una volta raggiunta la maggiore età ci siamo messi a lavorare nella sua fondazione.
Un giorno Sara uscì di casa diretta a Southampton per imbarcarsi per un viaggio d’affari ci disse, e da quel giorno non l’abbiamo vista più.
Ci lasciò la sua bambola e ci chiese di sistemarla nella soffitta dove aveva dormito per oltre un anno dopo la morte di suo padre, e poi se ne andò.
Qualche giorno dopo un notaio si presentò qui e ci disse che Sara aveva venduto tutti i suoi beni destinando il ricavato ad opere di beneficenza, e naturalmente lasciò una cospicua somma a questa fondazione, che gestisce cinque orfanotrofi qui a Londra, tre nel resto dell’Inghilterra e altri due in Scozia e Irlanda.
Ormai sono dieci mesi che non sappiamo niente di lei.-
Albert rimase senza parole. Quella donna che lo aveva spronato a darsi da fare per Candy, aveva perso ogni energia dopo la morte della sua compagna di vita. Quanto doveva aver sofferto nella sua vita!

Chiese di essere accompagnato alla soffitta dove era stata portata la bambola di Sara, e rimase impressionato dall’aspetto lugubre di quel luogo, anche dopo tutte le migliorie che erano state apportate all’edificio dai tempi in cui Sara vi aveva lavorato e studiato.
Vide la bambola adagiata su un vecchio tavolo.
Quella bambola sembrava quasi parlargli, trasmettergli tutto il dolore che Sara aveva provato in quel luogo.

-Grazie Sara per il tuo esempio. Anche da parte di Candy.-
   
 
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