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Autore: The Wanderer    22/12/2019    0 recensioni
Questa intende essere una raccolta di racconti di stampo fantasy di genere sword and sorcery, con contaminazioni horror e sovrannaturali. Ogni storia è a se stante, e ogni personaggio ha in qualche modo o lo stabilisce durante il racconto un legame con altri personaggi della locanda, quindi si propone un background fitto e una sotto trama ricca di collegamenti tra i vari racconti che, apparentemente, sembrano non c'entrare nulla gli uni con gli altri, accomunati unicamente dall'elemento della locanda e del loro personale storytelling, del racconto nel racconto, ogni personaggio infatti ne racconta a un altro una delle sue storie. Nightdoor è un villaggio di frontiera, e la locanda è frequentata dai più svariati tipi di personaggi. Se qualcuno è interessato a scrivere qualcosa, qualche racconto one shot di questo tipo, mi contatti per messaggio privato. Sono aperto a qualsiasi collaborazione, commento e consiglio.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Della notte e della Luna sfuggente

Del silente rimembrare di epoche antiche, storie morte

Ossa nel profondo della terra coltivata

Uomini che si nutrono su gesta di altri uomini

Coltivando e pescando, cacciando e figliando


La Locanda delle Porte Notturne

con strani figuri

dalla Bella maga al Ladro ubriaco un sorriso d'intesa attraversa l'aria appesantita dal vociare dell'affolata taverna


Una lama fulminea penetra la nuca dell'individuo ubriaco, sbavante e ridacchiante catarro in fronte al lesto Ladro più ubriaco della sua vittima.


Un sorriso tra la Bella e il Ladro, e svaniscono tra i loro cappucci, nella profondità della notte.


Mentre il poveraccio si dissangua, tossendo, provando a pronunciare le sue ultime parole, ma riuscendo ad emettere rantoli e gorgoglii sinistri dal profondo del suo stomaco. Vomita sangue. Ma non rovina la cena a nessuno.


Tra le pianure illuminate dal pallido biancore lunare, la Bella e il Ladro si baciano intensamente, come dopo ogni volta che un contratto finiva.


Ancora vivi. Ancora una volta. Ancora di più. Ancora più ricchi. La brezza leggera dell'Estate con le dita affusolate del biondo del grano accarezza i capelli alla Maga, che richiama i cavalli. Tra la falce di Luna crescente e le stelle tra il rossastro del crepuscolo i destrieri dall'aria discendono, prendendo consistenza, lentamente, frutto di un'evocazione. Scapparono via veloci, lasciandosi alle spalle pietra, oro e acciaio, tornando tra i boschi dell'Autunno perenne.


Ambedue uccidevano o derubavano per vivere, per respirare a fondo l'essenza del legno e della fiamma, del fiume e del gelo delle tombe, e dei solitari segreti della notte più blu e leggera, che tutto muta e tutto ritorna, caduco ricordo di epoche distanti. E per provare ancora più passione di quella che i loro corpi nudi potevano trasmettere l'un l'altro. Si spogliarono lì, in mezzo al fieno estivo.


Con la brezza notturna che accarezzava loro la pelle, labbra e carne che sublima, contorcendosi, sudando, riversando sospiri e grida verso la profondità delle stelle che saggiamente osservano per sempre e per sempre ancora le vite mortali. La Maga e il Ladro si scambiano promesse che sanno di eternità.


Ma l'eternità, come gli dei ben sanno, appartiene ben poco agli uomini, possono scorgerla, per qualche attimo, e l'amore, la passione bruciante che consuma l'anima del Ladro, come una candela, squarcia la notte e ne eviscera i misteri. Le sorride. Anche lei sorride.


Con un ago buca la carotide del suo amante. Prende la borsa piena d'oro, nuda, dopo aver aspettato che l'uomo si dissanguasse sopra di lei. Sotto la luce della Luna il sangue assume quasi il colore del vino.


Lentamente, si spoglia delle sue sembianze umane, per tornare tra le tenebre striscianti e tra gli orrori nascosti dal sussurrare del vento tra le fronde degli alberi scuri, e alla terra inumidita dalla foschia che scivola fuori dal sottobosco proprio prima dell'Alba.



Wynder il Senza Ragione

Parte Prima


Era una notte nevosa e cupa la prima volta che gli parlai.


- Un sorso alla Luna scomparsa...


-...e un sorso all'Amata morta


Mi voltai sorridendo. Ma l'uomo non stava accennando il benchè minimo sintomo di empatia nei miei confronti. Mi guadava fisso, serio in viso, i capelli grigi e inumiditi dal nevischio appiccicati sulla fronte, il cappuccio di cuoio tirato su fin quasi sopra il naso, gli occhi azzurri, spenti, anziani.


- Lo sai cos'è?


- No, signore, mi perdoni, io...


Si mise a ridere forte, gutturale. La risata si spense in colpi di tosse gorgoglianti.


- Non sono così vecchio, mi chiamo Wynder


Tirò fuori la mano destra da sotto al mantello con un gesto talmente veloce e improvviso da farmi sussultare e arretrare d'istinto.


- Ehi, ehi...tranquillo, non ti faccio niente, che ci fai qui alla Locanda se sei così pauroso?


- Io non sono...pauroso


Sentii le guance divampare.


Quel vecchio non sapeva niente di me.


La mia reazione era saggia, non era dettata dalla paura, era voluta dall'esperienza. Quel vecchio non doveva avere molta esperienza in combattimenti, forse qualche rissa, qualche fendente di spada quand'era più giovane, ma non era di sicuro addestrato come lo ero stato io. E non aveva quello che io celavo con tanta cura nel profondo dell'animo.

Non provava odio.


Rise ancora.


- Ah si? Dimostramelo, uno contro uno, niente armi!


Spinsi via lo sgabello su cui sedevo con un calcio.


Feci cenno di sì, che avrei accettato. Mise una borsa piena di monete d'argento sul bancone.


- Questa è la posta. Se mi butti a terra, la borsa è tua


Rimasi sorpreso.


- Ma potresti romperti qualcosa...


- Anche tu


Senza accorgermi da dove, quando, e perchè un suono sordo e poco rassicurante mi pervase la fronte, il mio naso e il mio zigomo sinistro andarono in frantumi. E caddi per terra, nel buio.



- Dovevi dargliele così forte? Non lo vedi che non è uno di qui, come faceva a conoscerti?


- E' solo un assassino Haydel con troppa boria addosso, e avevo bevuto due birre di troppo, devo ammettere...


- Lo sai che non devi bere, zio!


- Perchè? Cosa può succedermi?


- ...


- ...


- ...succede che ti ubriachi e pesti a sangue gli stranieri!


- Gli ho dato la mano, volevo essere amichevole in questo posto sperduto, per una volta, una cazzo di volta, e questo si ritrae di scatto, come se fossi un...mostro...detesto quest'aspetto


- Scemo! Ha percepito in qualche modo il tuo reale potere, o comunque d'istinto ha capito che potevi essere pericoloso...


- Ora l'ha capito di siuro


- Credo anch'io


- Meno male che ci sei tu


- Si si come no...falli a qualcun altro i complimenti...leccaculo di un vecchio...


Mi svegliai. E affianco a me in piedi c'era il vecchio che mi aveva steso, e seduta, con le mani rivolte coi palmi verso la mia faccia, una ragazza relativamente giovane, non riuscivo a vederla bene, emanava un vapore bluastro dalle mani, che illuminava la stanza come una candela. Ero in una camera con un letto singolo, senza troppa mobilia se non un mobile con sopra impilati dei libri e delle candele di sego.


Feci per tirarmi su.


- Sta' fermo, ci vorranno ancora un paio d'ore


- Un paio d'ore per cosa?


- Per rimetterti a posto quella tua faccia da Haydel


- Cosa mi stai facendo?


- Un favore, spero ricambierai presto, se stai buono finiremo prima, e prima potrai ripagare il tuo debito!


Pensai : debito? Quale debito? Mi ritornò alla mente una borsa piena di monete d'argento, e un uomo che dimostrava novant'anni sferrarmi un pugno dritto sul muso a una velocità disumana. Dov'ero finito?


Mi assopii.



Gli Haydel erano una gilda di assassini che per tradizione addestrava fin dalla tenera età la sua popolazione all'arte del combattimento nell'ombra, indistintamente maschi e femmine.

L'ambiente in cui crescevano, montuoso e glaciale, perennemente sferzato da venti forti, caratterizzato da abitazioni raggiungibili talvolta solo tramite funi e ponti di corda strettissimi, insegnava loro una rapidità di riflessi fuori dal comune e superiore a qualsiasi uomo delle pianure. Ma quel cazzo di vecchio mi aveva quasi ucciso.


Mi svegliai col volto in perfette condizioni.


- Io mi chiamo Annegale, sono una curatrice, ho studiato per un po' poi il mio maestro è morto di vecchiaia e da allora pratico da sola, ma vedo che alla fine il tuo corpo ha reagito bene


- Sono...tutto intero, credo


- Certo, è l'incantesimo che mi riesce meglio, e l'unico che mi serva davvero, Wynder si mette sempre nei guai con la gente che viene da fuori, e poi gli dispiace, e li fa curare a me


- Non mi sembrava dispiaciuto


- Perchè lo dici?


- Parlava di un debito, qualcosa che gli devo


Annegale sorrise sinistramente, per un istante, e poi la sua espressione tornò quella di prima, entusiasta, gioiosa, vivace.


- Io parlavo di un debito! Non credere che le cure siano gratuite


- Voi...adescate gli stranieri per ferirli a morte e poi curarli, affinchè siano in debito? E' così che vi guadagnato da vivere?


- E' un territorio di frontiera


Wynder fece capolino dalla porta con in mano una tazza ricolma di quello che doveva essere o stufato o passato di verdure o entrambe le cose insieme, non capivo, spuntavano dei funghi interi da sopra l'orlo della tazza.


- E quindi quanto vi devo per le cure?


- Non è un quanto...è un cosa


Mi porse la tazza e iniziai a mangiare, scoprendomi affamato.


- Vieni con me a cercare l'arco di Fell-huur


Mi andò di traverso la zuppa, e iniziai a tossire, sputandola dal naso. Mi ero cacciato in una situazione pessima.



Parte Seconda




- Sono solo fiabe


Wynder rise forte.


- Solo fiabe? Vieni con me


- Ma zio non si è ancora ripreso del tutto


- Non preoccuparti, Annegale, ci penso io a lui


E le accarezzò la testa con fare paterno. Probabilmente erano entrambi le uniche persone rimaste al mondo l'una per l'altra.


- Voglio mostrarti una cosa


Raggiungemmo il limitare del bosco, appena sopra la collina sotto la quale si trovava il focolare di Annegale.


Faceva freddo, ma non mi sentivo a disagio, stava cadendo un nevischio misto a pioggia che ogni tanto ti pungeva il viso. Ero troppo incuriosito da quel vecchio per badare al clima.


Wynder si voltò, tutto avvolto nel suo scuro cappuccio, si intravedevano gli occhi e qualche ciuffo di capello grigiastro misto al biondiccio.


- Muoviti, sei lento, terribilmente lento


Avvampai di rabbia per qualche istante. E va bene, pensai.


Sfoderai in assoluto silenzio la lama.


L'elsa del pugnale si confondeva tra le ombre della notte, e la lama brillava fiochemente della luce lunare.


Mentre Wynder stava conversando da solo, o con una pianta medicinale rara, non si era capito bene, ma quel vecchio strambo parlava sempre da solo, quindi non c'era da stupirsene.


L'unico dubbio che mi tormentava era riguardante i suoi riflessi, alla locanda del Gufo di Nightdoor mi aveva colto alla sprovvista.


Saltai, forse troppo d'istinto, troppo di scatto, Wynder si abbassò appena in tempo per evitare una mia coltellata diretta alla giugulare.


Voltai velocemente l'elsa del pugnale di centottanta gradi e tentai di pugnalare il cranio del vecchio, dall'alto verso il basso.


Si voltò, senza parlare, scatenò un sortilegio. Caddi per terra, e la neve gelida inizava a ricoprire il mio corpo, mente sprofondava nel terreno umido, fangoso, paralizzato. Senza la forza di parlare, e stava quasi per mancarmi il respiro del tutto, si era fatto affannoso ed esageratamente in ricerca di ossigeno, mentre terra, radici, e fogliame secco mi ricoprivano il viso, sempre più gravi e spessi.


- Allora, mio giovane assassino Haydel, o la smetti di meditare di uccidermi...


- Tirami...fuori...


- E cosa mi devi promettere solennemente?


- Che non provo a farti nulla


- Lo giuri?


Il ghiaccio ricoprì la spessa coltre di neve, iniziai a tremare dal freddo e ha strofinare la mani per scaldarmi, e mi scendevano grosse lacrime dagli occhi per l'immenso gelo crescente in quella che era sempre più simile a una bara, ne stava assumendo le forme e le linee.


- Lo giuro! Fammi uscire!


Gridai con tutto il fiatto che avevo in corpo.


Un mese dopo, mi risvegliai.



Venni a sapere da Annegale che to suo zio con l'età stava iniziando a non ricordarsi bene gli incantesimi e talvolta esagerava. Secondo me voleva farmi fuori, e in ogni caso, voleva darmi una lezione.


Mi dava troppo fastidio per lasciare perdere, detestavo se mi si impartivano ordini, va bene pagare le medicazioni ad Annegale, ma Wynder aveva oltrepassato il limite tra l'addestrare un seguace e tentare di ucciderlo.


Quella era una punizione vera.


A ogni popolazione il suo, gli Haydel iniziano i loro assassini con metodi brutali.


Ma qui era un'altra cosa, quello era un vilaggio di contadini, parecchie cose non tornavano.


Ma cosa voleva realmente Wynder da me? Forse era un anziano stregone un tempo molto potente, ritiratosi in una zona poco frequentata, per finire i suoi giorni in santa pace.


Wynder entrò nella stanza illuminata dalla luce fioca delle candele.


- Hai la resistenza di una moffetta


- E tu hai cercato di uccidermi!


Gli sputai in faccia.


- Se mi ucciderai, sappi che i miei confratelli ti cercheranno e ti troveranno


- Le minacce non funzionano con me, i fatti si, vieni con me


- Perchè dovrei farlo? Cos'è stato..quello?? Quel controllo delle forze naturali così sicuro e preciso, e...inquietante. L'ho percepito, sei legato alle Ombre.


Wynder sogghignò, stappando una bottiglia di birra scura, pulendosi il mio sputo dalla faccia con disinvoltura. Come se fosse abituato a farsi sputare in faccia. Tenendo conto della sua pessima indole, pensai che gli fosse accaduto molte volte.


. Ma non era uno stregone, non era un vagabondo qualsiasi, nè l'ubriacone mezzo idiota, anzi, tutt'altro.


- Alla salute


Guardai la birra.


- Non è mica avvelenata. Ti do un consiglio, che può salvarti la vita tante volte, tienitelo stretto questo suggerimento. Non comportanti in modo guardingo in ogni situazione.


Rimasi in silenzio.


- So che il popolo da cui provieni ti ha abituato a reagire e a comportati un certo qual modo, segui l'etichetta, fai bene, è giusto per te se ti fa del bene questa cosa, accresce le tue energie e le tue capacità. Ma io, non sono un nemico


Tirai fuori entrambi i pugnali e gliei puntai alla gola, con un solo colpo secco dei polsi all'unisono avrei potuto decapitarlo di netto in qualsiasi istante.


- Già. Se solo non fossero due pugnali, ma due zucchine


Annegale rise forte. E lo stesse fece Wynder.


- Non devi preoccuparti


- Sei tra amici, te lo ripeto


- Sono rimasto sotto l'effetto dei tuoi incantamenti e ho dormito per non so quanto


- Sei stato nel letto un mese


- Un mese?? Tu brutto bastardo cos'hai fatto?


- Io niente, è stato uno degli innumerevoli spiritelli del gelo che si nutrono col calore dei viaggiatori, lo succhiano, è vita per loro, è nutrimento


Rimasi in sienzio, attonito.


- E quello spirito stava assorbendo la mia essenza per mangiarsela...


- Ti intendi delle cose della terra, legate agli uomini, alla politica, al derubare e all'assassinare per denaro, ma io, m'intendo delle cose che non si vedono, a meno che uno non presti attenzione nel guardare, e in questo sei diverso da molti altri, ma le tue percezioni acute non possono soverchiare le leggi di questo vecchio mondo, e io lo visito e ci cammino sopra da tanto, tanto tempo.


- Quali altre creature del genere troveremo?


- Non è la domanda giusta da porre...la domanda giusta sarebbe, come facciamo a combatterli?


Annuii.


- Con un talismano, per me non basterebbe, sentirebbero lo stesso la mia presenza, ma dato che la tua identità, rispecchiata dalle tue arti, non ha nulla a che fare con la mia, con questo semplice oggetto puoi tenerli a debita distanza, almeno giusto il tempo per vederli senza farti sorprenderti, poi, se sei d'accordo con me, come tattica, stiamo vicino, spalla a spalla, e li affrontiamo in cerchio, io ho un po' di frecce al mio arco e conosco vari modi per scomparire completamente, oppure distruggere questi spiriti, o meglio, la loro manifestazione fisica, almeno un po', almeno il tempo di lasciare la collina.


- Pechè questi spiriti infestano questa vallata?


Wynder rimase zitto, Annegale si comportò nella medesima maniera.


- Cos'era quel trucchetto da quattro soldi? I miei pugnali dove sono?


- Sono sempre rimasti nelle tue mani


Mi guardai le mani, e i pugnali erano lì, senza avere l'aspetto di ortaggi.


- Un'illusione?


- Sì, ma non mia, di Annegale


Mi voltai dritto di scatto verso la giovane ma non riuscii a rimproverarla in alcun modo. Era troppo sorridente e disponibile verso il prossimo per pensare di spezzare questa sua felicità.


Con Wynder era diverso, sembrava l'unico modo possibile di comunicare.


Il giorno dopo partimmo. Nevicava forte.


Non riuscivo a distinguire gli alberi dalla strada.


- Seguimi


Camminammo per giorni e giorni. Sembrava che la tempesta arrivasse dalle estremità più profonde e fredde dei picchi delle Deephands Mountains, che si estendevano sopra le nostre teste, in lontananza, sull'orizzonte, trasmettendoci una reverenziale paura dell'ignoto.


- Le vedi?


- Le vedo


- Sono meravigliose non è vero?


- E' lì l'arco?


Wynder rise forte, potevo sentire la sua risata echeggiare per la strada.


- Dobbiamo superare le Deephands, svalicheremo in un posto sicuro, e non temere quei picchi, e quelle vette vertiginose, quello che provi è un giusto sentimento di coscienza del fatto che sei mortale, ma è proprio...


Mi appoggiò una mano sulla spalla, arrancando nella neve per avvicinarsi, ansimando un po'.


-...è proprio quella coscienza di finitezza e caducità che può salvarti la vita e garantirti anche la possibilità di goderti momenti come questo


- Una merdosa tempesta di neve e una ricerca che può portare o tanti soldi, o una vita molto breve e con un finale molto brutto, che cosa dovrei godermi?


Wynder ridacchiò, la risata terminò con uno scoppio di tosse e scatarrò sulla neve fresca.


- Gli Haydel sono nati lì


- Ma ti sei rincoglionito? La mia gente vive a un mese di navigazione da qui, il maestro più antico insediò l'ordine tra i monti Futahm-ka...


- Sì, no, sì, tra quei monti c'è la prima roccaforte Haydel, quella autentica, non quella dei libri di storia, l'antico Gran Maestro Hishin non era certo uno stupido da rivelare ai suoi discepoli e allievi il vero segreto della sua capacità unica....


Rimasi in silenzio, mentre ricominciammo a camminare, scrutavo quei monti, senza capire. Scrutavo Wynder, capendo lui ancora di meno.


- Come sai queste cose sul mio ordine? Sull'antico Gran Maestro?


- E tu come fai a non saperle?


Lo guardai con aria stupita e interrogativa, iniziando a pensare quanto fossi stato stupido a mettermi in affari con un vecchio demente.


- Di che cosa stai parlando smettila di girarci intorno cosa mi stai nascondendo? Una banda di vecchi mercenari in cerca di soldi per bere pronti a tagliarmi la gola dietro alla prima roccia innevata? Non si vede un cazzo di niente con tutta questa...


- Tu sei un mercenario


- Il mio ordine ha nobili origini...


- Sì, certo


- Smettila di provocarmi vecchio o ti do una mano ad affrettare i tempi per la fossa


Gli puntai un pugnale alla gola, complice la distrazione del freddo e della neve, ma sapevo essere saldo, quando avevo i pugnali in mano, ero quell'acciaio, e l'acciaio non sente il freddo.


Wynder guardò in basso, facendo lentamente mezzo passo indietro, ma io continuai a premere la lama sulla gola barbuta.


- Mi rende davvero triste non poterti dare tutte le risposte che avresti sempre meritato


L'unica cosa che sapevo è che di domande non me ne ero mai poste, quindi non capivo come Wynder potesse conoscere una risposta a che cosa poi non saprei proprio.


- Fa un freddo cane ci vogliamo muovere?


Staccai la lama dalla gola del vecchio, tagliandogli di netto la barba.











  
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