Fanfic su artisti musicali > Mika
Ricorda la storia  |      
Autore: Lizhp    22/12/2019    2 recensioni
“Andy, te lo chiedo ancora una volta. Perché sei venuto qui a quest’ora della notte?”
Ci deve essere un motivo che l’ha spinto fuori dal suo letto per venire da me e non può giustificarlo con l’amicizia e nemmeno in memoria di quando siamo stati insieme.
Lui voleva venire qui, in fondo allo strato di nervosismo riesco a leggerlo nei suoi occhi o non mi avrebbe mai concesso il bacio di poco fa.
Scuote la testa, come se volesse mandar via un pensiero. Poi, con lo sguardo basso, sorride lievemente.
“Sappi che sono ancora arrabbiato con te” e quando rialza gli occhi, le sue iridi azzurre sono piene di decisione e consapevolezza e qualcos’altro che non riesco bene ad identificare perché non ne ho il tempo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tomorrow worry about tomorrow

 

-Sono nel parcheggio sul retro del pub di Todd.-

Schiaccio sul tasto invio prima di poterci ripensare, prima che il cervello riprenda di nuovo il controllo e mi urli a gran voce quanto io sia imbarazzante e patetico.
Cosa spero di ottenere?
La speranza è che fornendo ad Andy la mia posizione lui mi raggiunga, cosa pressoché impossibile dato che dopo la nostra ultima discussione mi ha a stento rivolto la parola e solo per chiedermi un consiglio sul lavoro.
Eppure non posso fare a meno di provare, so che devo tentare il tutto per tutto.

Da: Andy - E quindi? 

Alzo gli occhi al cielo e lancio il cellulare sul sedile del passeggero, dolorosamente vuoto, sbuffando e portandomi la mano sul volto, cercando di non perdere ulteriormente il controllo. 
Sa benissimo che cosa volevo chiedergli fornendogli la mia posizione dal nulla, eppure ha fatto finta di niente ed ogni volta che questo succede è un colpo al cuore. Nel peggior senso possibile.
Riprendo il cellulare mentre il volume della radio sembra farsi sempre più intenso, come se non volesse fare altro che assordarmi; o forse è solo il rumore dei miei pensieri ingarbugliati, che si scontrano l’uno contro l’altro.
Non posso non lottare, non posso arrendermi, non quando si tratta di lui, di noi. Anche se questo ‘noi’ ormai sembra solo un lontano ricordo.
Sono passate solo poche settimane, eppure mi sembrano anni.

-Ti prego.-

Una semplice implorazione, tutto ciò di cui sono capace adesso.

Da: Andy - Ti prego cosa?

Lo sta facendo di proposito. Vuole sentirselo dire, vuole vincere questa battaglia infantile a cui probabilmente sta dando un significato che con l’infantile non ha nulla a che vedere.

-Lo sai cosa.-

La verità è che anche io faccio fatica a perdere.

Da: Andy - Non ti capisco.

Un altro sguardo al sedile del passeggero vuoto mi fa rimbalzare addosso tutto il senso di colpa e la solitudine che mi porto dentro da giorni e improvvisamente capisco una cosa: sfida accettata, ma lui può vincere tutto, se questo significa che mi raggiungerà in questa maledetta macchina.

-Hai vinto, voglio vederti. Vieni qui, per favore?-

Da: Andy - Visto, non era difficile.

Alla fine di questo suo ultimo messaggio una stupida, stupidissima, emoticon che sorride mi restituisce lo sguardo e per qualche secondo mi ritrovo a sorridere di riflesso, come se quella piccola immagine significasse “ti perdono”, come se stessi rispondendo ad uno dei suoi autentici sorrisi. 
Razionalmente so benissimo che non è così, eppure è come se quel piccolo cerchio giallo col sorriso avesse mille significati, come se il fatto che Andy l’abbia aggiunta possa voler dire che lascerà da parte tutto ciò che è successo nelle settimane precedenti.
E’ ridicolo.
Scuoto la testa e scendo dalla macchina, ho bisogno di fare due passi. 
Uno sguardo al cellulare mi indica che sono quasi le due di notte; non mi ero accorto di quanto tempo avessi passato chiuso in quell’auto, però improvvisamente mi rendo conto che se Andy sta davvero venendo qui alle due di notte, forse non tutto è perduto. La mia mente comincia di nuovo a divagare tra scenari ipotetici e fantasiosi, tra cui uno, in particolare, in cui entrambi riusciamo finalmente a lasciarci le ultime settimane alle spalle, a ripartire da dove ci siamo fermati, ad essere di nuovo sulla stessa lunghezza d’onda, ancora felici e completi.
“Per quale motivo stai camminando avanti e indietro proprio nel parcheggio dietro al pub di Todd?” sobbalzo quando la sua voce interrompe i miei pensieri ed è proprio il suono della sua voce a concretizzare ancora di più quella piccola speranza che sento in fondo al mio cuore e che non mi ha mai abbandonato dal momento in cui ho rimesso piede in Inghilterra, quel potenziale futuro con lui che mi aiuta a stringere i denti e a portare pazienza, a lasciare che l’impegno e il tempo rimedino allo sbaglio che ho commesso in un momento di profonda crisi.
Sorrido lievemente, con sguardo furbo, cercando di mascherare ciò che mi frulla per la testa, mentre lui si accende una sigaretta.
“Perché nel parcheggio davanti al pub mi vedrebbero tutti.”
Non è la risposta che stava cercando, ovviamente. 
Andy alza gli occhi al cielo e soffia il fumo fuori dalle labbra, in un gesto che mi ha sempre affascinato e inquietato allo stesso tempo: affascinato per la curva che prendono le sue labbra, qualcosa di sensuale, e inquietato per la buona dose di potenziale morte che si deposita nei suoi polmoni ogni volta che le sue labbra si appoggiano sul filtro.
“Come mai mi hai chiesto di venire qui in piena notte?” mi domanda poi, incatenando gli occhi ai miei, incredibilmente serio, come se con i suoi occhi chiari stesse cercando di leggermi dentro.
Non ho nessuna intenzione di dare una risposta chiara, non questa notte. 
Questa notte ho solo bisogno di tirare un sospiro di sollievo da tutto il disastro che ho combinato e che ci ha travolti come un fiume in piena; un sospiro anche breve, è sufficiente una piccola boccata d’aria, una piccola parte di vita, anche solo una piccola parte di lui.
“Come mai sei venuto qui alle due di notte?” ribatto quindi, allargando il mio sorriso. 
“Davvero molto divertente, sul serio” commenta, facendo un paio di passi verso di me e inspirando un’altra boccata di fumo.
Deglutisco, rendendomi improvvisamente conto di una cosa: non sono in grado di farlo, non riesco semplicemente ad avvicinarmi e a baciarlo, non così, non quando lui potrebbe respingermi e io ne uscirei distrutto.
Chi sono io per decidere per entrambi? 
Così, semplicemente alzo le spalle in un gesto quasi noncurante. 
Ma lui fa un altro passo, sento l’odore del fumo invadermi fastidiosamente le narici e chiudo per un attimo gli occhi. 
E’ sempre stato lui quello che ha creduto in noi ciecamente fin dall’inizio; fin da quando mi ha trovato a pezzi in un pub, già dalla prima sera nel momento in cui ha avuto il coraggio di dirmi che voleva stare con me per tutta la vita.
Adesso i ruoli si sono invertiti, perché sembra che l’abbia irrimediabilmente ferito e ora sono io quello a credere ciecamente in noi. Eppure con quei due semplici passi, per un attimo mi ha ricordato l’Andy di qualche settimana fa: coraggioso, ma anche impulsivo e tremendamente sincero, tanto da non preoccuparsi delle conseguenze di ciò che dice se si tratta di una verità che ritiene assoluta.
“Mika, stai bene?” domanda a voce bassissima, ricordandomi anche quanto lui sia sempre stato attento nei miei confronti, trasformando la voglia di avere anche solo una piccolissima parte di lui nel bisogno di averla. 
Riapro gli occhi e lo trovo incredibilmente vicino. Le sue iridi azzurre scrutano le mie e non porta più la sigaretta alla bocca, come se avesse dimenticato di averla accesa e di stringerla tra le sue dita.
“Non lo so” rispondo sinceramente, incapace di mentire incatenato in quel modo ai suoi occhi. “Ho paura” aggiungo, in un sussurro quasi impercettibile ma che Andy coglie con chiarezza.
“Paura di cosa?” mi domanda, piegando leggermente la testa e studiandomi ancora più a fondo, facendomi sentire ormai nudo, disarmato.
Chiudo di nuovo gli occhi, non riuscendo più a sostenere il suo sguardo. 
“Di rimpiangere qualcosa. E di fare la cosa sbagliata.”
Appena finisco di pronunciare quella frase, sento una sua mano appoggiarsi delicatamente ma con sicurezza sul lato sinistro del mio collo; sfiora la mia pelle con i polpastrelli, lasciandosi alle spalle piccoli brividi di piacere che percorrono la mia spina dorsale. 
“Credo…” inizia a dire Andy, nella sua voce riesco a cogliere un lieve tremore, i suoi occhi osservano la mano che sta facendo scivolare sulla mia pelle. “... che qualsiasi cosa decidiamo ora la rimpiangeremo domani, quindi…”
Una frase lasciata in sospeso è la molla giusta che mi spinge ad agire. Con un gesto repentino, che quasi sorprende anche me, prendo la sigaretta dalla sua mano e la lascio scivolare a terra, per poi portare quella stessa mano sul suo fianco e avvicinarlo a me, fino a quando i nostri nasi non si sfiorano. Gli concedo pochi secondi per consentirgli di tirarsi indietro, ma lui non lo fa: chiude gli occhi e compie l’ultimo passo, appoggiando le labbra sulle mie. 
E’ sempre lui ad avere il coraggio per fare il passo decisivo.
Sposta la sua mano dal collo ai miei capelli, intrecciandovi le dita, e io chiudo le mie braccia attorno alla sua vita per poterlo avvicinare ancora un po’ al mio corpo.
Inspiro profondamente il suo profumo e percepisco con ogni singola cellula del mio corpo il sapore delle sue labbra, che pensavo fosse ben radicato nella mia memoria ma adesso mi sembra mille e più volte migliore di come lo ricordavo.
Una piccolissima parte del mio cervello si permette di pensare che ci saranno delle conseguenze difficili da affrontare, ma la maggior parte della mia mente è sopraffatta dal cuore e riesce a sopprimere anche quel minuscolo dubbio, di cui adesso non ho bisogno. 
Così, senza nemmeno doverci pensare troppo, decido che di quello che succederà domani me ne preoccuperò domani, perché adesso voglio occuparmi solo del presente e di Andy, il quale con un ultimo contatto prolungato si allontana di pochi millimetri dalle mie labbra.
“Mika” sussurra piano, ma io improvvisamente scuoto la testa, bloccandolo. Ho percepito nei suoi occhi che qualcosa sta cercando di minare la piccola bolla che abbiamo appena costruito, cercando di insinuare dei dubbi nel nostro tacito accordo di, semplicemente, vivere
Anche solo per una sera.
“Lo so” rispondo deciso. “Lo so, questo non cambia nulla e domani torneremo a… a… non so bene nemmeno io cosa siamo in questo periodo, ma ora non mi interessa. Ma adesso… adesso, ti prego…”
“Io… non so se…” e scuote la testa, non riuscendo a finire la frase.
“Andy, te lo chiedo ancora una volta. Perché sei venuto qui a quest’ora della notte?”
Ci deve essere un motivo che l’ha spinto fuori dal suo letto per venire da me e non può giustificarlo con l’amicizia e nemmeno in memoria di quando siamo stati insieme. 
Lui voleva venire qui, in fondo allo strato di nervosismo riesco a leggerlo nei suoi occhi o non mi avrebbe mai concesso il bacio di poco fa.
Scuote la testa, come se volesse mandar via un pensiero. Poi, con lo sguardo basso, sorride lievemente.
“Sappi che sono ancora arrabbiato con te” e quando rialza gli occhi, le sue iridi azzurre sono piene di decisione e consapevolezza e qualcos’altro che non riesco bene ad identificare perché non ne ho il tempo: Andy si impossessa delle mie labbra, di nuovo, stringendomi con urgenza, come se avesse paura che io possa scappare da un momento all’altro.
Ma niente più fughe, è una promessa che ho intenzione di mantenere.
Oggi voglio solo godermi la sensazione di Andy che con dolcezza mi spinge verso la mia auto, per poi aprire la portiera e tirare in avanti il sedile per permettermi di raggiungere i sedili posteriori. 
Eseguo la sua richiesta silenziosa senza bisogno di ulteriori indicazioni e lui si affretta a seguirmi. 
“Tu e la tua macchina del cazzo” borbotta, quando sbatte la testa contro il tettuccio e realizza che due ragazzi di un metro e novanta stanno davvero troppo stretti sui sedili posteriori della mia Benz.
Rido e subito gli occhi di Andy guizzano alle mie labbra, mentre la musica della radio ancora accesa si diffonde nel veicolo sino alle nostre orecchie, come a voler formare un ulteriore muro a separarci dal mondo esterno.
Pochi istanti dopo Andy si porta sopra di me, riprendendo a baciarmi con la stessa foga e dolcezza di poco prima.
Percepisco a malapena tutti i colpi che a turno prendiamo contro ogni singolo angolo di quest’auto troppo piccola, perché in effetti non hanno importanza. 
Colgo a stento anche la mano di Andy che si allunga per aprire un poco il finestrino e far entrare dell’aria fresca per compensare ai nostri respiri caldi che si infrangono l’uno contro l’altro per poi disperdersi nell’auto e sulle labbra dell’altro. 
Quando sfila la mia maglietta e io lo imito con la sua, con la coda dell’occhio intravedo il cielo stellato sopra di noi dal finestrino e poi alzo gli occhi per osservarlo meglio, fermandomi per qualche secondo e imprimendo questo momento nella mia memoria.
“Cosa guardi?” mi chiede, seguendo con curiosità il mio sguardo.
Riporto i miei occhi nei suoi, preferendoli mille volte di più del cielo stellato. Sono più familiari, più luminosi delle stelle, più confortanti; mi danno però una sensazione simile alle stelle, quella convinzione che in questo momento tutto sia possibile.
“Nonostante tutto siamo fortunati, io e te” e anche se può sembrare che la mia risposta non c’entri nulla con la domanda, era esattamente quello che, in un certo senso, stavo guardando nel cielo stellato. 
Perché anche se stiamo avendo i nostri problemi, anche se ho sbagliato e lui non riesce a perdonarmi, ci troviamo sui sedili posteriori della mia Benz, l’uno tra le braccia dell’altro, a condividere un momento che, ne sono convinto, ci porteremo dentro per sempre e che sarà lì a dimostrarci quanto possiamo mentirci e dirci che tra noi è finita e non sarà vero, mai.
A dimostrarlo ci saranno sempre una vecchia Benz troppo stretta, la radio accesa e le stelle. 
Ma soprattutto, quel suo “baciami” appena sussurrato quando finalmente si lascia andare, quella sua lieve ma chiara richiesta di appoggiare le mie labbra sulle sue e scacciare via ogni altro pensiero, ogni dubbio, ogni perplessità sulla scelta che abbiamo appena preso: la scelta di pensarci domani, al domani. 
Nell’istante in cui ricambia il bacio, alla fine mi rendo contro che non è una piccola parte di lui che mi sta donando, perché anche se domani tutto tornerà come prima, adesso sento che mi sta dando tutto di lui, ancora e ancora, esattamente come io gli sto donando tutto di me.


So che stai diventando nervoso
Ma questo e’ un casino per il quale vale la pena combattere
Quindi baciami sui sedili posteriori della mia vintage Benz
Chi se ne frega del domani?
Quando arriverà, allora potremo preoccuparci
Quindi baciami sotto la luce di mille stelle
Quando sai quanto siamo fortunati
Al domani, pensaci domani

 

--------
Buongiorno! 
Questo avrebbe dovuto essere un capitolo di I Never Ever I Forget My Story, ma dato che la pubblicazione di quella storia è assolutamente ferma, ho deciso di pubblicare questa come OS. Semplicemente per il fatto che è la prima storia breve che riesco a finire dalle ultime pubblicazioni e perché in questo periodo Mika ha deciso di innondarci di dettagli e quindi di ispirazione (non escludo che anche il capitolo del "per tutta la vita" potrà fare la stessa fine di questo tra qualche giorno).
Spero che vi sia piaciuta! E fate un salto anche da VvFreiheit dato che ieri sera ci ha regalato una gioia. 
Buon Natale a tutti! 
Lara

 





 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Lizhp