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Autore: WhiteLight Girl    22/12/2019    2 recensioni
L’acqua scorre gelida sulla pelle di Hikari, confondendola e strappandole il respiro, lei sbraccia e trattiene il fiato più che può mentre il pensiero del volto di Sora, l’ultima persona che ha visto prima di sentire l’acqua in faccia, e di Tailmon, la incoraggiano a issarsi su.
L’acqua preme sul suo petto, lei strizza gli occhi e poi li riapre, cerca una fonte di luce, un segno che le indichi dove sia la superficie. Alla fine riemerge, stanca e stremata, e vede il cielo grigio.
Conosce quel grigiore, anche se sono passati anni e lei pensava che non l’avrebbe più rivisto; è come essersi svegliata nel peggiore dei suoi incubi e, visto che non può fare altro, si muove nuotando a grandi bracciate verso la spiaggia su cui svetta cupo il vecchio faro.
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Takeru Takaishi/TK | Coppie: TK/Kari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scomparsa


Quando Sora trovò Taichi davanti all'ingresso del suo condominio, con lui c’erano Yamato e Takeru. Si fermò davanti a loro, il fiato le mancava per la fatica della corsa, e premette la mano contro lo sterno per inspirare forte. Stringeva ancora lo zaino e la macchina fotografica di Hikari ed inspirò forte mentre gli amici la scrutavano confusi e in attesa.

Sora tossì e poi si sollevò.

«È sparita», disse. «Stavamo parlando, sembrava tutto tranquillo, ha iniziato a piovere e poi Hikari è sparita.»

Spinse lo zaino e la macchina fotografica contro il petto di Taichi, il cuore le batteva forte, continuava a rivedere il volto dell’amica, la sua espressione preoccupata prima che l’acqua le investisse entrambe portandola via con sé.

«Sparita?» Domandò Taichi, gli occhi sgranati e la testa inclinata da un lato. «Tipo caduta in un tombino?»

Sora lanciò un’occhiata a Yamato, la sua perplessità era evidente, ma era rivolta più all’idea dell’amico che a ciò che aveva detto lei. Scosse il capo.

«Tipo qualcuno che un momento prima è lì e un momento dopo non c'è più, in un modo che non è certo normale.»

«Diventata invisibile?» Chiese allora Taichi con un lieve cenno di sorriso sul volto. Scambiò un’occhiata con Takeru, ma anche lui sembrava non comprendere il suo tentativo di alleggerire la tensione.

Sora lo fulminò con un’occhiata, se fosse stata una persona diversa probabilmente l’avrebbe preso a schiaffi, invece si limitò ad aspettare che lui comprendesse la gravità della situazione attraverso il suo sguardo.

Furono raggiunti da Tailmon, Gabumon e Patamon, che sembravano averli aspettati fino a quel momento all’interno dell’edificio, e Sora deglutì mentre il Digimon dell’amica le si avvicinava.

«Sono rimaste solo le sue cose.» spiegò allora, puntando il dito in direzione di Taichi.

Tailmon agitò le orecchie e la coda e, mentre il sorriso di Taichi si spegneva, si sporse verso di lei.

«In che modo esattamente è scomparsa?» domandò.

Sora scosse il capo. «Non lo so; si è distratta, si è girata, pensavo che avesse sentito qualcosa e poi ha iniziato a piovere. Subito dopo lei non c'era più.»

«Possibile che fosse un varco digitale? Roba da Digital World?» chiese Takeru.

«No, assolutamente no.» rispose Sora.

«Però da qualche parte deve essere andata.» osservò Patamon.

Trascorsero alcuni secondi di silenzio in cui meditarono sul da farsi, in cui le domande e i dubbi si accumularono in loro. Poi Takeru prese la parola.

«Conosco solo un altro posto che non sia il mondo digitale.» osservò. «Non è un bel posto.»

Taichi sollevo l'ombrello ancora gocciolante che stringeva in mano, lo aprì.

«Fammi vedere dov'è successo.» disse.

Sora li guidò a ritroso lungo la strada che aveva appena percorso, l'acqua scrosciava ancora su di loro e lei, senza ombrello né cappuccio, si trovò con i capelli e perfino i calzini bagnati.

Ogni volta che posava la suola delle scarpe per terra il rumore degli schizzi d'acqua andava ad aggiungersi a quello già intenso del diluvio, sembrava che il cielo avesse deciso di buttar giù tutta l'umidità che aveva a sua disposizione proprio in quel momento, rendendo ancora più difficile una ricerca che sarebbe stata complicata già in partenza.

La strada si stava svuotando in fretta, tutti cercavano un rifugio, correvano verso casa per portarsi all'asciutto e incontro ad un meritato riposo in seguito ad una dura giornata. Non passò molto tempo prima che raggiungessero il punto in cui era successo, ma convennero tutti senza alcuna esitazione che lì non c'era nessuna stranezza evidente.

Rimasero a guardarsi intorno, confusi e straniti a causa della situazione. Erano solo loro, non avevano la più pallida idea di come proseguire. Il punto esatto in cui Hikari era scomparsa era l'inizio e la fine dei loro indizi.

Sora deglutì, Taichi guardava la strada quasi senza sbattere le palpebre. Ora chiunque avrebbe potuto leggere tutta la preoccupazione nel suo sguardo.

«Ha parlato di qualcuno che la chiamava? Ha detto di avvertire qualcosa?» domandò Takeru.

Sora scosse il capo, si scostò i capelli dal viso, Yamato la raggiunse e la accolse sotto il proprio ombrello, anche se ormai era fradicia.

«L’altra volta è successo allo stesso modo? Intendo se è sparita così all’improvviso.» domandò.

Takeru scosse il capo. «All’improvviso, sì, ma aveva avvertito da ore che qualcosa non andava.»

Sora si chiese cosa avrebbero potuto fare; avrebbero dovuto chiedere aiuto? Chiamare qualcuno? Chi avrebbe potuto aiutarli?

Taichi prese in mano la situazione, afferrando Takeru per le spalle e scrollandolo. «L’altra volta come l’avete raggiunta?» gli domandò.

Takeru chinò il capo, l’incertezza era palese sul suo viso mentre cercava una risposta che potesse soddisfare il suo amico, ma quella tardò ad arrivare.

Tailmon si fece piccola sotto l’ombrello dell’amico. «L’abbiamo cercata in spiaggia.» raccontò.

«Il mare.» spiegò Takeru allora. «Diceva di sentire il mare, allora sono andato a cercarla lì, ma lei non c’era e un minuto prima ero qui, mentre un minuto dopo ero dall’altra parte, come se lei stessa mi avesse guidato per permettermi di raggiungerla.»

Patamon annuì. «Non abbiamo mai capito davvero come sia successo, non abbiamo mai capito neppure come siamo riusciti a tornare; il varco si è aperto da solo come se quel mondo volesse lasciarci andare.»

«Come se l’universo ci avesse permesso di trovarla prima e portarla via poi.» aggiunse Tailmon.

E se l'universo, questa volta, non fosse stato dalla loro parte? E se Hikari stessa fosse stata in riva al mare, quando l'aveva trovata, perché aveva percepito qualcosa?

Tremando un po’ per l’ansia ed un po’ per il freddo, Sora lasciò che Yamato le stringesse il braccio attorno, ma questo non bastò a scaldarla vista l’umidità che raggiungeva quasi le sue ossa. Si strinse a lui cercando di cogliere un po' del suo calore, provando a trovare nel suo gesto protettivo un po' del conforto che avrebbe potuto scacciare la sensazione di impotenza di cui sentiva che a breve sarebbe stata preda.

«Cominciamo dalla spiaggia, allora.» decise quindi Taichi. Fu il primo a dirigersi in quella direzione, l'ombrello, ancora aperto ma dimenticato, trascinato dietro di sé distrattamente e all'altezza della vita. Ora la pioggia colpiva lui, Agumon al suo fianco, il resto del mondo. Sembrava quasi il segnale che qualcosa di brutto stava per accadere.

In assenza di un’idea migliore, pensò Sora, l’unica cosa che avrebbero potuto fare era ripercorrere i passi che già una volta avevano compiuto Tailmon, Takeru e Patamon, così non esitò a seguire Taichi e gli altri verso la spiaggia, che era ancora più deserta del resto del quartiere. Enormi goccioloni colpivano la sabbia appiattendola e lasciando le loro tracce su di essa. Ormai non si distingueva più il punto in cui il bagnasciuga terminava, poiché l'acqua era dovunque. Ed acqua su acqua era quello che potevano vedere per decine di metri, pioveva sul mare da lì fino alla terraferma, non si vedeva un solo sprazzo di cielo oltre le nuvole.

Taichi si guardò attorno, l'ombrello gli cadde di mano e, se non si fosse impigliato tra le zampe di Agumon sarebbe volato via. Gabumon lo aiutò a rimetterlo in equilibrio ed entrambi si strinsero insieme per ripararvisi sotto.

Anche Takeru cercava qualcosa con lo sguardo, forse fra tutti lui, patamon e Tailmon erano quelli che avevano più possibilità di trovare davvero nell'aria qualcosa che li portasse a Hikari.

Così lei e Yamato stettero in silenzio, in disparte con Agumon e Gabumon, Taichi non si dava pace; solo una cosa gli avrebbe permesso di calmarsi.

«Allora?» chiese a Takeru.

Lui scosse il capo rapido, sicuro nella sua incertezza, ma avrebbe potuto davvero vedere qualcosa di anomalo con la pioggia che gli spingeva le ciocche grondanti della frangia negli occhi e gocciolava come una cascata dal suo cappello? Come avrebbe potuto trovare, in quelle condizioni, qualcosa che già in un momento normale avrebbe faticato a vedere?

Sora si ritrovò a sperare che il tempo migliorasse più di quanto avesse mai fatto in tutta la sua vita, ormai l'oscurità della sera aveva invaso l'intera baia e verso l'orizzonte, dove In una giornata serena avrebbero potuto scorgersi i lievi bagliori del giorno di un'altra parte del mondo, tutto era cupo.

«Chiamo Koushiro.» decise ad un certo punto Taichi. Lo disse con la mascella rigida, il volto teso, la voce che tremava infrangendo ogni apparenza di sicurezza. Sollevò il telefono, cercò il numero in rubrica e portò l'apparecchio all'orecchio.

Sora, così come tutti gli altri, rimase in attesa. Comprendeva bene la scelta dell'amico, l'idea che Koushiro potesse avere una soluzione o almeno sapesse spiegare loro ciò che stava accadendo era consolante, ma anche una possibile illusione.

Credi che conosca un modo per viaggiare in mondi oltre il Digital World?, avrebbe voluto chiedere. Possibile che sappia aprire un varco adesso un posto sconosciuto così? Su richiesta? Magari, per via dei vari interessi che aveva coltivato negli ultimi anni, avrebbe davvero saputo dir loro qualcosa. Non le restava che aspettare.

Mentre lo faceva tornò ad osservare il mare, il profilo della città che meno di un'ora prima Hikari aveva fotografato con tanto interesse ed ammirato con enorme trasporto. Poteva forse essere considerato un tradimento, il fatto che proprio nella baia che aveva tanto amato qualcosa fosse riuscito a trascinarla via?

E la pioggia continuava scrosciante a precipitare al suolo, l'ombrello di Yamato che già prima non l'aveva riparata granché, ora era totalmente inutile. Si allontanò dal ragazzo, si abbandonò sotto il suo sguardo all'essere colpita in pieno dall'acqua, raggiunse il punto che le permetteva di essere il più vicina possibile al mare senza essere travolta dalle onde e rimase in attesa mentre il mondo rendeva ovattate le parole di Taichi.

«Hikari è scomparsa, abbiamo bisogno di te. Ti aspettiamo alla baia adesso.» disse il ragazzo. Sora incrociò le braccia, incassò la testa fra le spalle e rimase in attesa, incapace di sentire la risposta dell'amico.

Un'onda più impetuosa delle altre raggiunse i suoi piedi, colpendole la scarpa con schizzi e schiuma. Si stava alzando un forte vento che quasi la spingeva verso l'oceano, le luci dei lampioni si riflettevano sull'acqua ondeggiando assieme al riflesso delle finestre degli appartamenti più vicini al lungomare che stava di fronte a loro.

Li aspettava una nottata orribile, lo scenario migliore di quello che sarebbe stato il giorno successivo era di certo una febbre alta come da anni nessuno di loro vedeva, ma l'avrebbero accettata.

L'acqua le arrivò alle caviglie all'improvviso, come se la marea si fosse alzata tutto ad un tratto. Sora pensò di essersi solo distratta un momento di troppo e non essersi resa conto dell'onda che l'aveva investita, ma l'acqua non si ritrirò e, anzi, si alzò fino a raggiungerle metà polpaccio. I brividi la scossero, percorrendo le sue gambe, la schiena, le braccia ed anche il petto, già non avvertiva altro che freddo e arti intirizziti.

Fece un passo indietro, desiderosa di mettere i piedi in un punto della spiaggia che non fosse sotto il livello del mare, magari sarebbe risalita sulla banchina assieme agli altri, ma il piede non trovò altra sabbia ad aspettarlo e inevitabilmente e inaspettatamente, finì a fondo.

   
 
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