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Autore: Asia Dreamcatcher    24/12/2019    1 recensioni
Johann Schmidt è tornato e con esso le ceneri dell'oscura Hydra, pronta a risorgere.
Ma Teschio Rosso non è solo e Steve Rogers e gli Avengers dovranno vedersela con nuovi nemici. James Barnes sarà costretto, ancora una volta, a lottare contro i propri fantasmi, sperando di non soccombere.
Mentre gli echi di una nuovo guerra risuonano, Captain America e Vedova Nera si ritroveranno ad affrontare una sfida inaspettata, che potrebbe cambiare tutto per sempre.
Terza parte di "Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
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Fiori d'arancio
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I think it's brave to try to be happy”
~ “Pushing Daises”


«Cosa ne pensi?» chiese pazientemente Natasha, per quella che era la nona - almeno credeva - sinceramente aveva smesso di tenere il conto dopo il sesto abito, sollevando lo sguardo attento sulla futura sposa.
Sharon Carter pareva sull'orlo delle lacrime. Se ne stava ritta come uno spillo, le spalle tesissime su quella piccola pedana, fissando sconcertata la propria figura tornita, riflessa su ben tre – perché uno non era abbastanza crudele – eleganti specchi fasciata in un luccicante abito a sirena.
Natasha lo capì immediatamente: lo odiava. E lei non poteva che darle ragione.
Si scambiò un'occhiata veloce con Maria, la cui espressione era rigida, come se si stesse tenendo pronta per l'inevitabile scoppio.
Era venerdì mattina e Sharon, insieme a Natasha con il piccolo Jamie, Maria e Alexandra, si era finalmente decisa a cercare quel benedetto abito da sposa. A due settimane dalle nozze, si trovavano in un piccolo ma elegante atelier, che vendeva abiti da sposa ricercati di designer emergenti.
Da quella folle proposta erano passati quasi due anni e mezzo; non che non ci avessero provato ad organizzare il matrimonio. Una volta era stata fissata anche una data! Che però era stata presa a calci dall'emergenza o dalla missione di turno. Dopo tanto penare finalmente quella pareva la volta buona, anche se tutto era stato organizzato in fretta.
Sasha strinse a sé Jamie, che da poco aveva compiuto tre anni. Jace le aveva appena scritto un messaggio per informarsi su come procedessero le cose, ma sinceramente non sapeva se scrivergli la verità. Quell'attimo di indecisione fu colto da Sharon che scoppiò. Si voltò di scatto e afferrò il cellulare prima che chiunque potesse fermarla.
«Adesso lo chiamo e gli dico che non possiamo sposarci!» disse con sguardo febbrile;
«Sharon! Dammi quel cellulare» sibilò Natasha alzandosi, ma era troppo tardi.
«Pronto?» rispose la voce di un Bucky leggermente confuso;
«James..!» iniziò la fidanzata disperata;
«Sharon dammi quel dannato telefono» Vedova si protese in avanti cercando di toglierle l'apparecchio a cui l'amica si stava aggrappando, quasi fosse il suo unico appiglio nell'intero universo.
«Sharon? Ragazze che succede?» ora James era un tantino agitato;
«James! Mi dispiace... Dobbiamo annullare le nozze-! Io-»
«COSA!?»
«SHARON!»
«Sharon non costringermi a schiaffeggiarti!» trillò Maria esasperata.
E mentre il Soldato d'Inverno rischiava l'infarto sostenuto da Sam, quanto mai confuso; Natasha riuscì dopo svariati minuti di imprecazioni, minacce di morte e parole folli a strapparle il cellulare di mano e a chiarire la situazione. Chiuse la comunicazione senza nemmeno premurarsi che James avesse capito quello che era successo in quei pochi minuti concitati.
«Mamma...» pigolò il piccolo Jamie a quel punto, richiamando la sua attenzione «La zia sta bene?».
Natasha sospirò poi fece un sorriso delicato;
«Sì солнышке, ha solo bisogno di un momento di riposo» lo rassicurò.
«O di un sedativo» frecciò Maria sollevando un sopracciglio. La russa si trattenne dal ridere, poi assunse il comando.
«Mi scusi signorina potrebbe portarci dell'altro vino?» chiese affabile alla commessa, che fu ben lieta di prendere il volo – non che ormai non fosse abituata a certe crisi isteriche - «Maria libera il camerino da tutti quegli abiti, Sharon ha bisogno di respirare, Alex perché non l'aiuti a togliersi quest'ultimo con calma?» le due annuirono mentre Sharon si torturava le labbra in pena, poi si rivolse al figlio tendendogli la mano «Ora Jamie cerchiamo noi un bell'abito a zia Sharon».

Natasha osservava con occhi critico svariati abiti ordinatamente appesi, era immersa in un connubio di stoffe delicate e dai toni talmente candidi che le pareva di essere in un paesaggio innevato. Jamie le era aggrappato ai pantaloni e guardava frastornato e incantato tutti quei vestiti elegantissimi dai differenti toni chiari.
«Mamocka?» la chiamò «Quando ti vesti da pri-cipessa anche tu?».
La donna convogliò l'attenzione sul bambino e lo fissò in quegli abbaglianti occhioni azzurri, del tutto identici a quelli del padre, e gli sorrise dolcemente.
Jamie a quel punto si sporse per farsi prendere in braccio. Quando sua madre sorrideva in quel modo lui sentiva l'immensa voglia di stringersi a lei, perché sapeva che era un sorriso speciale quello, era solo suo... E di papà. E papà diceva sempre che quel sorriso andava protetto.
Natasha accolse la sua richiesta e lui si ritrovò fra le sue braccia amorevoli, poggiò il capo rosso e riccioluto sulla spalla; aveva sempre un buon profumo la sua mamma: sapeva di pane, lavanda e di bosco... Insomma di casa.
«Chissà солнышке, a papà piacerebbe di sicuro» rispose lei con espressione malandrina «Potremmo chiederglielo».
Jamie era certo di non aver capito a fondo le parole di sua madre ma le sembrava allegra, quindi la risposta gli bastò.
«Mamma, questo!» disse sicuro quando Natasha estrasse l'abito per osservarlo meglio. Lei annuì di rimando.
«Ottimo lavoro».

Sharon trattenne impercettibilmente il respiro fissando rapita la sua figura allo specchio.
L'abito di un delicato avorio, le cadeva morbidamente addosso, accarezzando le sue forme. Era semplicissimo: di pregiata seta, a maniche corte con un profondo scollo sulla schiena ma senza nessun altro ornamento o fronzolo, una semplice fascia pendeva mollemente sulla vita, dando l'effetto di essere casuale quando invece era stato tutto studiato al dettaglio, la gonna scendeva soffice fino ai piedi terminando con un corto strascico.
«Sharon tutto bene?» le chiese gentilmente Alexandra emozionata.
L'agente 13 spostò lo sguardo su Natasha che ricambiò serena, non servì che si dissero altro; con grande calma posò una dolcissima carezza sul capo del nipotino.
«Grazie Jamie, è perfetto».
Si guardò un'ultima volta: sì, quello era l'abito giusto per sposare il suo Soldato.

Notte prima della Nozze

«Un brindisi al futuro sposo!» gridò Sam leggermente alticcio.
«Un altro?» domandò sconcertato Bucky avendo perso il conto di quanti brindisi l'amico aveva ormai propinato.
«Lascialo fare Buc, almeno lui può ubriacarsi» Steve gli batté amichevolmente la mano sulla spalla. Già, perché nonostante fosse il suo addio al celibato né lo sposo né i suoi testimoni potevano ubriacarsi a causa del loro rapido metabolismo, beh solo uno dei due.
Bucky ridacchiò osservando Sam e Clint cantare ridanciani a squarciagola una canzone in verità tristissima, Tony si unì presto a loro così come un ormai maggiorenne Jace, anche se decisamente più sobrio degli altri tre. Phil Coulson manteneva il suo decoro, anche se le gote non era più pallide ma chiazzate di rosso da un bel po'. Mack e Hunter – loro ubriachi fradici – si sfidavano in alquanto ridicole manifestazioni di mascolinità sotto lo sguardo divertito di Triplett e appannato di Leo Fitz. Niko, Bruce e Niall parlavano allegramente, anche loro impossibilitati ad abbandonarsi ai fumi di Dioniso.
«Ma sta accadendo davvero?» chiese ad un certo punto Bucky guardando il suo migliore amico con occhi quasi lucidi e spaesati. Steve sorrise ed annuì, capendo perfettamente lo stato d'animo dell'amico. Non c'era giorno in cui si svegliasse accanto a Natasha, con Jamie che faceva capolino nella stanza e si chiedesse se tutto quello fosse davvero possibile. Erano figli di un altro tempo, entrambi avevano perso molto nel corso di quella loro strana vita ed ora erano riusciti a conquistarsi qualcosa di vero, intenso e stabile: una famiglia.
«Sì Buc, sta succedendo davvero» rispose con un sorriso soffuso di dolcezza e comprensione «E domani a quest'ora Sharon sarà tua moglie» gli confermò.
Lo sguardo di James Barnes si accese a quelle parole, in sereno tumulto per quel pensiero tornò a dedicarsi all'allegra compagnia che nel mentre aveva cambiato canzone e ne stava inventando una tutta dedicata al Soldato d'Inverno.
Hunter nel frattempo si era alzato e con passo malfermo si era diretto verso Bucky biascicando parole di sfida che si spensero nell'esatto momento in cui l'agente operativo inciampò fra sedie e tavolo e crollò a terra fra l'ilarità generale.
Steve strinse appena la spalla dell'amico e si alzò dal tavolo, assentandosi momentaneamente.

«E' già tardi per la “buonanotte” vero?» domandò con un sorriso Steve al telefono.
«Purtroppo sì, tutta la situazione l'ha reso euforico ma questo l'ha fatto crollare prima, fortunatamente» rispose Natasha dall'altro capo.
«Il viaggio deve averlo stancato, meglio così»
«Già. Come vanno le cose lì al pub?» si informò la compagna divertita.
«Oh beh uno spettacolo te lo assicuro, incredibile come non riescano a prendere nemmeno una nota» la sentì ridacchiare e lui sorrise felice.
«Lì invece come procede la situazione?»
«Più sobria, circa... Katja e Dominil sono arrivate nel tardo pomeriggio, le stanno tartassando di domande»
«Si trovano bene a Reykjavik?»
«Molto. Ci hanno invitato ad andare da loro per Capodanno»
«Mi piace come suona. Quindi... niente stripper?»
«Oh tesoro se ne volevo uno, te lo avrei chiesto» Natasha ridacchiò, anche se non poteva vederlo era certa che fosse arrossito.
«Pft! Va bene, non ti prenderai altre soddisfazioni da me per stasera. A domattina Nat» concluse poi dolcemente.
«Sogni d'oro Capitano» sussurrò lei amorevole chiudendo la chiamata.

Erano le quattro del mattino e Natasha si aggirava per l'enorme soggiorno della casa di campagna che avevano affittato per il matrimonio. Si trovavano nel Cotswold, nelle dolci colline inglesi poco fuori Londra. Celebrare il matrimonio in Inghilterra per Sharon era stata la cosa più importante: era la terra natia della famiglia di suo padre, di zia Peggy, che era venuta a mancare l'anno addietro, fra la disperazione di tutti loro, ma almeno l'anziana eroina aveva potuto conoscere il piccolo James.
Scavalcando le figure addormentate delle invitate, tra cui Dominil e Ekaterina, May, Skye, Simmons e Bobbi, si diresse vicino al camino dove Sharon Carter - ancora per poco - avvolta in una morbida vestaglia osservava in silenzio le fiamme, che lentamente morivano.
«Tutto bene?» le chiese Vedova Nera accoccolandosi sulla poltrona davanti a lei «Lo sai vero che se vuoi fuggire, possiamo essere in un'isola tropicale in una manciata di ore».
L'agente 13 rise leggera e si voltò verso l'amica;
«Faresti questo per me? Lasciando qui Jamie e Steve?»
«Eh quando la sposa chiede, la damigella d'onore esegue» replicò ammiccando. Le due scoppiarono a ridere, ben attente a non svegliare l'intera combriccola.
«Grazie per l'offerta. Sono solo un tantino agitata...» nel dirlo posò la tisana in grembo e si passò distrattamente una mano sul ventre.
Natasha la guardò con sorriso soffuso di dolcezza;
«Cosa c'è?» chiese pacatamente.
«Non lo so... E se dovesse cambiare qualcosa? Insomma è ridicolo, conviviamo da cosa? Tre anni ormai? Ho sentito dire che “la principale causa di divorzio è il matrimonio stesso”» rispose concitata e un po' sconsolata.
«Forse perché la gente si aspetta che cambi qualcosa» ribatté la spia meditabonda «Magari pensa che sposandosi i difetti dell'altra persona magicamente spariscano, che qualcosa sarà differente, ma non è così. La persona che sposi è esattamente quella che ti fa innervosire e spazientire certe volte e ti farà innervosire e spazientire anche dopo, allo stesso modo. Ci si concentra troppo sulle promesse che l'altro ci ha fatto all'altare, senza pensare a mantenerle. Sharon tu sposi James perché pensi che cambierà qualcosa?» la punzecchiò alla fine.
«Lo sposo perché lo amo. Non ho bisogno che qualcuno certifichi il mio amore per lui o il suo amore per me, la nostra relazione è unica e diversa da tutte le altre. Io lo sposo perché voglio che lui sia mio marito e io sua moglie ma questo non ci cambierà, saremo sempre noi».
Natasha la guardò con un bel sorriso sulle labbra rubre e Sharon sorrise con lei commossa;
«Grazie».
«Dovere».

Il Giorno delle Nozze

«Ancora cinque minuti!» borbottò la bionda agente nascondendosi ancora di più fra le lenzuola ed evitando la chiara e soffusa luce del sole settembrino.
«D'accordo tesoro. Tanto non credo inizierebbero la cerimonia senza di te» replicò melliflua Natasha Romanoff.
Sharon fece un balzò dal letto e al diavolo la fastidiosa luce del mattino, era il giorno del suo matrimonio e lei aveva dormito si e no quattro ore!
«Oddio che ore sono? Siamo in ritardo?» osservò la sua damigella d'onore, che se ne stava tranquillamente seduta sul letto avvolta in una vestaglia di seta blu notte, con addosso l'espressione più pacifica del suo repertorio.
«Sono le otto tranquilla abbiamo un paio d'ore, se sua maestà smette di fare la bella addormentata» rispose divertita.
«Potevi svegliarmi prima!» si lamentò la sposa;
«Eri troppo carina mentre dormivi» ridacchiò l'amica.
Quel piacevole scambio di battute venne interrotto dall'altra damigella: la sedicenne Alexandra entrò in camera, più bella che mai, e annunciò a gran voce:
«La parrucchiera e la truccatrice sono qui!».

Nell'ala opposta a quella della sposa, lo sposo e i suoi testimoni erano invece nel più totale fermento, per non dire panico... Le fedi erano sparite.
«Buc andiamo calmati, vedrai che le troveremo».
Jace Watson-Barnes osservò paziente colui che da un paio d'anni era ufficialmente diventato suo tutore legale. Suo padre James Barnes si guardava attorno disperato, mentre Sam Wilson e Steve Rogers mettevano a soqquadro la stanza per ritrovare quelle maledette fedi.
Tony Stark aveva appena deciso di mettere il naso nella stanza, ancora rintronato dal post sbornia, ma vedendo le facce di sposo e testimoni optò per farsi un doppio caffè prima di osare chiedere che diamine stesse succedendo.
«Sharon mi ammazza, anzi prima di lei Natasha mi ammazzerà» borbottò sconsolato, seduto accanto al figlio con i corti capelli sparati in tutte le direzioni vestito solo in boxer e camicia.
«Sono sicuro che mamma- No hai ragione tu».
In tutto quel mare di agitazione e disperazione, Jamie Rogers fece la sua comparsa con un adorabile pigiamino con le scimmiette, saltellando vispo verso il padre.
«Jamie piccolo mio!» disse Steve, sollevandolo e stringendoselo contro.
«Ciao zii, ciao Jace! Papà, mamma dice che ha lei i-» Jamie corrucciò la piccola fronte in uno sforzo di concentrazione. Steve lo trovava semplicemente adorabile, guardando la piccola lingua pigiata fra le labbra e gli occhi azzurrissimi farsi stretti stretti.
«I cosi rotondi papi dai!» sbuffò il bambino, deliziato però dal tocco soffice di suo padre tra i capelli ribelli.
«Le fedi?»
«Sì quelle!».
Jace scoppiò a ridere fragorosamente, mentre il resto dei presenti non sapeva se essere sollevato o attonito. Il diciottenne constatò come Natasha Romanoff fosse un passo davanti a tutti anche in occasioni come quelle.

«Sei un incanto Alex!» Sharon guardò con ammirazione la giovane ormai pronta. Sasha in quegli anni si era fatta proprio una bellissima ragazza. Il suo fisico minuto era fasciato nell'abito da damigella: una canottiera di seta e pizzo color champagne e una gonna appena più lunga del ginocchio in tulle color rosa antico, i lunghi capelli castani erano stati intrecciati in un'elegante e corposa treccia, adornata qua e là da piccole e graziose foglie d'edera verde, donandogli un'aria fiabesca.
«Sharon ha ragione девочка моя [piccola mia]» concordò Natasha comparendo nel riflesso dello specchio accanto a lei. Il suo abito differiva nel colore della gonna: un aristocratico blu di prussia. I fulvi capelli della spia erano stati acconciati in uno chignon basso, anch'essi adornati da qualche foglia d'edera, alcuni ciuffi morbidi e ondulati erano stati lasciati liberi e le circondavano graziosamente il volto.
«Sharon anche tu sei stupenda» replicò Sasha imbarazzata ma anche commossa nel vedere la sposa.
I biondi capelli dell'agente 13 erano stati legati in una raffinata coda bassa, tenuta ferma dall'antico e prezioso fermaglio di Peggy Carter, ultimo dono fatto alla nipote in vista delle nozze. Il trucco leggero illuminava il viso roseo della donna.
Natasha la guardò con approvazione e dolcezza.
«Pronta per l'abito?».

«Ecco dov'eri finito Солнышко [piccolo sole]» Natasha entrò nella camera dove Steve Rogers si stava preparando, mentre il figlio già vestito lo guardava con ammirazione.
«мамочка!» trillò allegro Jamie steso a pancia in giù sul letto.
«Wow» disse semplicemente il capitano, voltandosi per guardare meglio la compagna. Natasha abbassò appena lo sguardo lusingata, le labbra tese in un sorriso orgoglioso.
«Sei... bellissima amore mio» aggiunse nel ritrovarsela a pochi centimetri da lui.
«Grazie, anche tu non sei male моя любовь [amore mio]» disse con un sorriso irriverente. Le dita lunghe e chiare di lei corsero alla cravatta e con gesti lenti ma precisi iniziò a fargli il nodo.
Steve, pur sapendolo fare, lasciò che facesse lei, godendosi i suoi gesti e fissandola innamorato.
Jamie guardò i suoi genitori con attenzione, sua madre aveva un sorriso delicato e dolcissimo, mentre suo padre la guardava come se non esistesse cosa più importante di lei al mondo; chiuse gli occhi tranquillo sentendosi inspiegabilmente cullato dall'atmosfera che si era creata.
«Grazie» disse alla fine Steve, depositandole un veloce e tenero bacio sulle labbra.
«Non c'è di che» rispose facendogli l'occhiolino.
«Andiamo Jamie, ti mostro cosa devi fare con le fedi».
Il bambino annuì e prese per mano la madre.

Jace stava cercando la stanza di Sharon quando per poco Alexandra non gli rovinò addosso.
«Ehi Sasha stai-» lasciò cadere la frase a metà, fissandola imbambolato.
«Ace scusami, ehm tutto bene?» Alex gli si fece più vicino, preoccupata che non le rispondesse.
No. No, no Sasha non avvicinarti così, non con quell'espressione o io... davvero... perderò il controllo”.
«Sì bene, bene. Sei- ehm sei davvero carina Sasha!»
Bella deficiente! Bella, bellissima!”
«Anzi molto di più» continuò con tono più sicuro e controllato.
La ragazza avvampò di colpo e si morse le labbra lucide di gloss.
«G-grazie Jace! Anche tu stai molto bene» Alexandra sorrise, mentre dentro di sé ribolliva di sentimenti inespressi.
«Io sto cercando Sharon...»
«Oh sì è in questa stanza! Ci- ci vediamo all'altare» si schiaffò una mano sulla fronte per quella frase equivoca.

«Come mai sei tutto rosso tesoro?» chiese Sharon osservando Jace entrare trafelato nella sua stanza.
«Ho corso» inventò il giovane ficcandosi le mani nelle tasche degli eleganti pantaloni scuri «Pensavo di essere in ritardo» continuò mentendo.
«Ah. Quindi non hai visto la dolce Alex?» chiese astuta la donna, assottigliando lo sguardo.
Jace diventò ancora più rosso;
«Sei sleale»
«E tu devi imparare a mentire meglio su certe questioni» lo prese in giro lei. Si alzò e si tolse la vestaglia mostrandosi al figlio.
L'espressione del ragazzo si ammorbidì, i suoi occhi blu si fecero tersi e lucidi e un sorriso dolce e incantato si tinse sulle labbra.
«Sei bellissima mamma» disse con trasporto, dandole un lieve bacio sulla guancia.
Sharon si commosse e con meraviglia constatò che si era fatto grande il suo Jace, era ormai alto quanto James.
Il giovane le porse il bouquet di fiori di campo blu, rossi e bianchi con felci e edere.
«Sei pronta?» chiese porgendole il braccio.
Sharon gli sorrise e accettò, posandogli la mano sulla piega del gomito.
«Andiamo».

James fremeva d'emozione. Si passò ancora una volta la mano metallica fra i capelli corti, osservando poi gli invitati prendere tutti posto; fece un cenno alle due ex Winter Soldiers: Dominil e Katja, a Bruce che aveva preso posto in prima fila accanto a Tony e Pepper. Jamie lo salutò allegro mostrandogli le fedi sul cuscinetto stretto tra Potts e Yuri che gli scoccò un sorriso d'incoraggiamento.
«Ehi dude, stai tranquillo, andrà tutto bene!» Sam gli circondò il collo con un braccio e lo guardò con affetto sincero e Bucky sorrise grato di avere amici come lui e Steve.
A proposito del Capitano giunse in quel momento insieme a Fury, pronti per iniziare la cerimonia.
Improvvisamente Bucky avvertì la gola secca e l'unico suono che percepiva era il suo povero cuore battere pesante e lento nel suo petto, con la coda dell'occhio cercò il supporto di Steve e Sam che gli sorrisero incoraggianti.
Si trovavano in uno spiazzo verde circondato da alberi che lasciavano comunque intravedere il paesaggio collinare inglese schizzato da acerbi colori autunnali.
L'allestimento era stato minimale ma d'effetto: panche di legno grezzo per gli invitati e un semplicissimo gazebo in legno chiaro decorato con tralci d'edera e teli bianchi. L'aria seppur fresca era riscaldata da un limpido sole di settembre.
Fury, in veste di celebrante d'eccezione, scambiò un cenno con lo sposo e i testimoni, mentre una delicata melodia suonata al pianoforte si propagava nell'aria annunciando a tutti l'inizio della cerimonia e l'arrivo della sposa.
La giovane Alexandra avanzò con passo aggraziato verso lo sposo, l'espressione emozionata e fra le mani lo stesso bouquet della sposa ma di dimensioni ridotte, sorrise a Bucky e poi si mise di lato. Natasha camminava serena dopo la figlioccia, il suo sguardo incrociò quello di Steve e da lì non si mosse più.
Una volta che anche la damigella d'onore ebbe raggiunto il gazebo tutti si voltarono per assistere all'entrata della sposa.
Bucky trattenne il fiato nel vedere Sharon in abito da sposa incedere verso di lui, accompagnata da Jace.
La sua espressione si fece teneramente innamorata, guardando la sua futura moglie come se fosse l'unico centro del suo mondo. Era meravigliosa la sua ragazza dell'estate. Lei sorrideva radiosa, fiduciosa verso di lui.
Jace porse delicatamente la mano a James, ma prima abbracciò emozionato entrambi i suoi genitori adottivi, che così tanto gli avevano dato in quegli anni e commosso si mise dietro a Sam, mentre Sasha gli mostrava un dolce sorriso d'approvazione.
Fury guardò con orgoglio non solo i due sposi, ma il suo sguardo abbracciò tutti i presenti, poi iniziò a recitare:
«Siamo qui riuniti oggi per celebrare il matrimonio tra...».
Venne poi il momento dei voti nuziali.
James prese la mano di Sharon e la guardò con occhi colmi di sentimenti troppo forti per essere espressi a parole;
«Mia Sharon, mia dolce estate» esitò poiché la voce gli tremò leggermente «Non avrei mai pensato che malgrado tutti i miei peccati, tutto il dolore, la vita mi donasse qualcosa di così meraviglioso.» Sharon si morse la labbra trattenendo a stento le lacrime impigliate fra le sue ciglia «Grazie per avermi trovato, per avermi accolto e accettato. Grazie per avermi accolto di nuovo nonostante ti avessi ferito. Grazie per avermi donato una vita, poiché il tuo amore mi ha riportato alla vita. Ti amo Sharon Carter e prometto che non mi separerò più da te».
L'agente 13 sorrise tremula, mentre lacrime di gioia le scendevano delicate e lucenti sulle guance. Si schiarì la voce e poi prese parola;
«James... Non è stato facile all'inizio, ricordi? Ma quello che hai saputo darmi e insegnarmi non lo potevo trovare in nessun altro se non in te. Grazie per avermi dato la possibilità di amarti in modo vero e profondo, sei tu che hai trovato me. L'inverno non ci fermerà, ti amo».
Tutti i presenti erano commossi da quelle promesse così appassionate e toccanti. Dominil strinse la mano a Katja poggiando la testa sulla sua spalla, Pepper dovette nascondersi dietro un fazzoletto e persino Tony dovette distogliere, per qualche istante, lo sguardo. Sasha piangeva silenziosamente e addirittura Natasha alzò lo sguardo al cielo per impedire alle lacrime di scendere. Sam aveva gli occhi lucidi e il suo sguardo scivolò irrimediabilmente su Maria, e sorpreso notò come stesse stringendo le labbra e torturasse un fazzolettino fra le dita pallide, sorrise intenerito.
«Bene ehm ehm-» Fury cercò di darsi un tono «Ora passiamo allo scambio degli anelli». Steve e Natasha fecero un cenno al piccolo Jamie, che felice si alzò portando fiero le fedi agli zii.
«Vuoi tu, James Buchanan Barnes, prendere la qui presente Sharon Virginia Carter come tua sposa?»
«Sì, lo voglio».
«E vuoi tu, Sharon Virginia Carter, prendere il qui presente James Buchanan Barnes come tuo sposo?»
«Sì, lo voglio!».
«Bene, per l'autorità a me conferita vi dichiaro ufficialmente marito e moglie. Ovviamente puoi baciare la sposa».
James non se lo fece ripetere una seconda volta e coinvolse sua moglie in un bacio appassionato, fra lo scroscio di applausi degli invitati.

Il banchetto si svolse sotto l'enorme portico che dava sul giardino interno della villetta. Tra l'allegro chiacchiericcio e dolci risate furono enunciati i discorsi di testimoni e damigella d'onore.
Poi venne il momento del primo ballo degli sposi.
Bucky strinse delicatamente a sé Sharon, iniziarono a danzare lentamente, lasciando il resto fuori.
Si aggiunsero diverse coppie: Tony e Pepper, Dominil e Katja, Sam e una ritrosa Maria, Phil e Melinda, Skye e Triplett, degli imbarazzatissimi Alex e Jace ed infine Steve e Natasha, Jamie si infilò fra i genitori e il capitano lo prese in braccio senza smettere di far volteggiare la sua dolce metà.

Quella notte Sharon Carter-Barnes si accostò al petto del marito, dopo aver fatto l'amore, lo baciò piano sulle labbra sotto lo sguardo attento e adorante di lui.
«Buonanotte marito».
James ridacchiò e l'attirò ancora di più sé in un moto di protezione e appartenenza.
«Fai bei sogni moglie».

Fin



   
 
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