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Autore: foschi    24/12/2019    3 recensioni
{3° CLASSIFICATA AL CONTEST "LA CENA DELLA VIGILIA"
Vincitrice PREMIO SPECIALE "PANDORO" (per il suo stile)
}
Il movimento un po’ più veloce scosse il contenuto della palla di vetro finemente decorata, increspando l’acqua sporca e facendo cadere quella che doveva essere la neve. Lo sguardo oltremare di Haruka seguì il movimento, posandosi poi sull’acqua che non era più la stessa. Capiva cosa volesse dire Michiru, ma non era da lei soffermarsi su quei pensieri: preferiva agire, cogliere l’attimo e viverlo pienamente, godendo di quello che esso poteva offrirle – e poco importava che si trattasse dell’avanzare delle stagioni, delle nubi che lasciavano il posto al sole o delle tenebre rischiarate dal rosa perlaceo dell’alba.
{Storia partecipante al contest "La Cena della Vigilia" indetto da Asiadreamtcher sul forum di Efp}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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~ Carpe Diem

 

 

Titolo: ~ Carpe Diem

Rating: Verde

Genere: Introspettivo, Sentimentale

Personaggi: Haruka Tenou, Michiru Kaioh

Pairing: Shoujo-ai

Spero che la storia sia di vostro gradimento, buona Vigilia di Natale e Buon Natale!

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

    La mano dalle dita lunghe ed affusolate teneva sospeso a mezz’aria il pennello appena intinto nelle tempere colorate. La tela immacolata si ergeva di fronte agli occhi blu della ragazza, in attesa di venire ricoperta dalle tracce di colore. Era lì, di fronte a lei, desiderosa di avere su di sé un’immagine da immortalare, da trasmettere nel tempo, da lasciare a qualcuno – ed a quel pensiero, le nere ciglia nascosero quegli zaffiri scuri, accompagnando il sospiro appena uscito dalle labbra piccole e rosee: poteva davvero dipingere qualcosa che sarebbe rimasto nel tempo? Poteva farlo nonostante tutto intorno a lei fosse in continuo movimento? Nonostante tutto durasse il tempo di un battito di ciglia, come quei fiori in mezzo al tavolino di cristallo del soggiorno, in parte vivi ed in parte morti?

 Un altro sospiro lasciò le labbra della giovane mentre le sopracciglia si aggrottavano, infastidite da qualcosa: era orologio che scandiva silenzioso i secondi, i minuti, le ore che mancavano all’arrivo delle sue ospiti ad infastidirla? Oppure il dolce profumo che proveniva dalla cucina, dove la cena per festeggiare la Vigilia di Natale si cucinava a fuoco lento? No, c’era qualcosa di più, qualcosa che la infastidiva e la pungolava, rendendola agitata, inquieta; c'era qualcosa che le faceva battere un po’ più velocemente il cuore e che nemmeno l’argento delle luci che abbracciavano il grande albero decorato vicino al camino riusciva a placare.

  

  Lo sguardo si posò sulla grande finestra, fuori dalla quale infuriava una tempesta di freddo vento invernale: era strano come, solo fino a qualche ora prima, i tiepidi raggi solari le avevano scaldato il volto mentre impacchettava gli ultimi regali che, al suo arrivo, la piccola Hotaru avrebbe voluto trovare ed avrebbe aperto a mezzanotte con la felicità tipica dei bambini. Era incredibile come ci volesse nulla per trasformare l’azzurro terso del cielo in una coperta grigia e spessa, inadatta ad emanare calore - quel calore di cui già sentiva la mancanza e che, sapeva, era diverso da qualsiasi altro ci sarebbe stato.

«Va tutto bene, Michi?» la voce appena preoccupata di Haruka catturò l’attenzione della giovane che la guardò sorpresa per l'interruzione di quel flusso di pensieri.

Un sorriso appena accennato le increspò le labbra, mentre delicatamente lasciava il pennello sulla tavolozza dei colori, alzandosi  elegantemente e lisciando le pieghe della lunga gonna rossa − le era sembrato quasi d’obbligo indossare qualcosa di quel colore, visto che tutto in quella stanza era rosso. «Certo, perché non dovrebbe?»

Il sorriso era ancora lì, ma di rassicurante non aveva niente ed Haruka lo aveva capito, per questo le si era avvicinata lentamente, stringendola piano: era così bella, la sua Michiru. Ogni volta che si soffermava a guardarla da lontano, come aveva fatto fino a quel momento, rimaneva con il fiato sospeso, temendo che con un solo respiro potesse sparire.

«Perché forse sono minuti che stai lì a fissare il vuoto, con qualche assurdo pensiero che ti frulla per la testa?» sussurrò ironicamente, scompigliando piano la chioma turchese che scendeva in morbidi boccoli.

Michiru le riservò uno sguardo torvo, allontanandosi appena e ravvivandosi la chioma ormai rovinata – ed anche mentre quei fili di seta scivolavano fra le sue dita si ritrovò, di nuovo, a pensare che tutto ciò che lei considerava bello fosse destinato a morire, come quei fiori sul tavolino; come il mare che, in un primo momento calmo e trasparente, si agitava ed intorpidiva.

«Dimmi, Ruka.» sussurrò Kaioh prendendo tra le mani una palla di neve messa come decorazione sul davanzale della finestra e voltandosi poi verso la compagna «Ti sei mai soffermata a pensare a come tutto duri quanto un battito di ciglia? In un momento tutto è bello, è vivo ed il momento dopo non c’è nulla, è passato, lasciando al suo posto solo una dolce-amara nostalgia? Tutto quello che è bello alla fine è destinato a morire.»

Il movimento, un po’ più veloce delle dita, scosse il contenuto della palla di vetro finemente decorata, agitando l’acqua sporca e facendo cadere quella che doveva essere la neve. Lo sguardo oltremare di Haruka seguì quel movimento, posandosi poi sull’acqua che poteva sembrare, ma non era più la stessa. Capiva cosa volesse dire Michiru, ma non era da lei soffermarsi su quei pensieri: preferiva agire, cogliere l’attimo e viverlo pienamente, godendo di quello che esso poteva offrirle – e poco importava che si trattasse dell’avanzare delle stagioni, delle nubi che lasciavano il posto al sole o delle tenebre rischiarate dal rosa perlaceo dell’alba.

Tenou emise un respiro profondo, cingendo poi la compagna con un braccio ed attirandola a sé.

«Sì, tutto ciò che è bello è destinato a morire, tutto è effimero, ma non pensi che, per questo, valga la pena vivere tutto fino all’ultimo istante? Che bisogni godere subito della bellezza di un fiore, di una bella giornata o dell’allegria di queste feste? Perché stare a soffermarsi sulla nostalgia di quello che non ci sarà più?».

La guerriera di Nettuno chiuse nuovamente gli occhi soppesando le parole della ragazza: loro due erano diverse, eppure si compensavano alla perfezione, visto che si ritrovò ad accettare il pensiero della compagna.

«Probabilmente hai ragione, grazie Haruka.» sussurrò regalandole un dolce e delicato bacio, che la guerriera di Uranus non esitò ad approfondire.

E fu solo dopo qualche istante, in cui le loro lingue si erano trovate legate, unite in una dolce e ritmata danza, che Michiru si riaccomodò sullo sgabello di fronte alla tela, riprendendo in mano il pennello che ancora attendeva la sua proprietaria, desideroso di rappresentare quei fiori. Il sorriso, ora sereno, era ancora lì, in attesa degli istanti di felicità che si sopraggiunti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

 

 

Buonasera!

Probabilmente non è proprio la storia più allegra e natalizia che ci sia, ma ho voluto esprimere attraverso Haruka e Michiru due concetti che tengo a cuore e su cui mi trovo a riflettere ogni anno a Natale: tutto è effimero, ora una cosa c’è, ora non c’è e quando non c’è trasmette una profonda malinconia.

A questa nostalgia si potrebbe rispondere con la teoria espressa dal titolo: carpe diem.

Concetto più volte espresso fin dall’antichità (vedi carme di Orazio), esso invita a vivere, cogliere ogni momento come fosse l’ultimo, godendo delle sensazioni che dà.

Ho voluto esprimere questi concetti attraverso Haruka e Michiru: la prima è più impulsiva, preferendo assaporare ogni momento; la seconda è più soggetta alla malinconia e, da amante della bellezza, credo si soffermi a riflettere sulla caducità della natura e della bellezza, appunto.

Infine, qualche nota stilistica:

  • Il ritorno ai fiori è voluto per rappresentare l’immagine della natura (di cui i fiori sono espressione) e della bellezza;
  • Il rendere in corsivo i termini “vivi” e “morti” è una scelta voluta per esprimere il concetto di transitorietà;

Credo di aver concluso. Spero che questa fiction vi sia piaciuta! ^^

Buone feste ed alla prossima,

foschi

   
 
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