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Autore: Flitwick    24/12/2019    3 recensioni
Come può non amare i suoi occhi tristi e inondati di lacrime? Potrà vivere senza di loro? Potrà vivere sapendo che lei è stata violata da un altro uomo? Potrà vivere sapendo che non sarà mai sua?
«Baciami Althea.»
Lei obbedì.

Questo contest partecipa al contest "Il mio Babbo Natale segreto", indetto da Claire roxy sul forum di EFP.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ad Althea Clara Douglas, la più bella fra le Muse e la più dolce fra le Ninfe.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 16 giugno 1887 era un giovedì uggioso, in cui il sole faceva capolino fra le piccole nuvole sparse per il cielo. Il vento era leggero e fresco, che birichino, scompigliava i capelli ai giovani rampolli e alzava le austere gonne delle giovani fanciulle. Era quasi insolito ritrovare giornate simili nella vecchia Londra. Il suo cielo era ormai infetto di quel veleno oscuro che proveniva da lontano e infangava l’azzurro. Nessuno ci faceva più caso, tutti lo sapevano, tutti guardavano, ma il fumo restava lì, sospeso fra la terra e il cielo, indeciso fra il dissolversi e l’addensarsi.

Dedalus tossì più volte, cercando di mascherare il tutto con un grazioso fazzoletto di seta. Sarebbe stato sconveniente farsi soccorrere per così poco, ma sentì la gola bruciare così forte e le narici infuocate di fumo che non riuscì più a trattenersi.

«Maledette...» mormorò cercando di controllarsi, ma gli attacchi di tosse continuarono per diversi secondi, incessanti.

Pochi istanti necessari per far apparire Cadance sulla porta del giardino con un’espressione trafelata e preoccupata. «Signorino, vi sentite bene?» Mugugnò indistintamente cercando di sedersi meglio sulla piccola sedia di legno. «Signorino, non dovreste stare fuori così a lungo, la vostra salute ne risente.» La guardò con disprezzo, nonostante stesse seduto lei se ne accorse e abbassò il viso impaurita. «Sono ordini di vostro padre signorino, non vi rammaricate con me, ve ne prego.»

La osservò in silenzio per poi ripensare a suo padre e ai suoi dannati ordini«Se crede che io sia malato mi rinchiuda in un ospedale, sicuramente vivrebbe meglio di me in qualunque caso.»

Tossì di nuovo, senza riuscire a nascondere più nulla. «Portami dentro Cadance, questo vapore mi soffoca.» La ragazza annuì prontamente, ponendosi dietro il ragazzo e spingendo delicatamente la sedia a rotelle. Dedalus osservò la piccola sala da the dove la cameriera lo aveva portato e si rese conto di come fosse stata lucidata in ogni singola parte. Le piccole vetrate erano splendenti, i rari pezzi di porcellana erano stati puliti, i meravigliosi vasi indiani lustrati e i tappeti profumavano di incenso. Tutto ciò lasció il ragazzo dubbioso su chi potesse essere il possibile ospite che suo padre stava incontrando. Albert Hamilton non era un uomo amante della compagnia, se non di quella dei suoi familiari e tendeva a chiudere in sé tutte le sue problematiche. Da quando sua moglie era morta il signor Hamilton evitava i contatti con altri uomini e si dedicava esclusivamente alla sua professione medica.

Dedalus sospirò al ricordo di sua madre e cercò di scacciarlo dalla sua mente con altri pensieri. «Il vostro the, signorino.» Non prestò nemmeno attenzione, quando la ragazza con un piccolo inchino si congedò, ma posò lo sguardo sul vassoio e sulle piccole tazzine di ceramica smaltata. Corrugò la fronte, due tazzine? Perché?

Improvvisamente vide due piccole mani profumate coprirgli gli occhi e una voce sbarazzina sussurrare «Indovina chi sono, Dedalus?» Il giovane rise coprendo con le sue mani quelle della voce e accarezzandole. «Di sicuro qualcuno di molto molto impertinente, Althea.» Spostò le piccole dita dai suoi occhi alla sua bocca e le baciò delicatamente mentre la risata cristallina della fanciulla riecheggiava nella stanza. Althea lasciò le mani del ragazzo spostandosi di fronte e a lui, dove potette ammirarla nel suo elaborato vestito blu. La crinolettes azzurra e blu scendeva abbracciandole il fondoschiena e scivolando repentinamente fino a terra, lasciando all’osservatore il compito di individuare le forme della giovane donna. Il tutto non si poteva certo affermare per la parte superiore del vestito. Il corsetto le stringeva in vita quasi impedendole di respirare, mostrando i morbidi fianchi ed esaltando il piccolo seno. Le braccia ricoperte da vaporose maniche che si restringevano al polso, lasciando nudi gli avambracci. La fluente e riccia chioma rossa era raccolta in una piccola cuffietta azzurra decorata da piccoli e semplici fiori di campo bianchi.

La osservò inchinarsi con impertinenza di fronte a lui e pronunciare un burlesco «Buon pomeriggio, Sir Hamilton.» Dedalus rise accennando un piccolo saluto con il capo «Lady Douglas, è sempre un piacere incontrarla, la prego si sieda a prendere un buon the con me.»

Althea rise e si sedette vicino a lui, liberandosi della cuffia mentre il ragazzo la fissava sornione con la tazzina in grembo. «Non c’è bisogno di nascondere le risate, sir Hamilton, quella cuffia è a dir poco orrenda, ma lei sa bene che mia nonna non transige sulle regole.» disse per poi prendere il the.

«Non ne dubito Lady Douglas, ma non trovo corretto che lei porti questi costumi corrotti in casa mia, il suo fidanzato non ne sarebbe affatto felice.»

La giovane sbuffò guardando di traverso il ragazzo «Devi sempre mettere in mezzo Edward?»

Dedalus versò lo zucchero nel the bollente «Non ho ancora detto niente di Edward, anche se so perfettamente che è il tuo pensiero fisso da mesi ormai.»

Le parole gli morirono in gola.

Tacquero entrambi, ben consapevoli di ciò che sarebbe accaduto di lì a pochi giorni. Edward era il facoltoso e ricco rampollo della famiglia Lennox. Alto, moro, istruito, abbastanza piacente da poter fare arrossire una dama con il suo sorriso. Libertino e amante del vino, ben conosciuto per il suo amore verso le donne e le buone annate, non altrettanto ben conosciuto per il suo carattere. Poco incline all’ascolto, prepotente e ben poco socievole con chi non lo desideri. La sua famiglia aveva già da tempo ipotizzato una possibile unione con i Douglas, famiglia ricca di possedimenti inglesi, ma senza commerci nelle colonie. Il padre di Althea non aveva visto occasione migliore per inaugurare un mercato fruttifero che poi avrebbe portato avanti il suo primogenito, e chi se non la sua primogenita poteva essere la sposa ideale per questo giovane? Nel giro di pochi giorni il contratto era stato stipulato e il matrimonio fissato per il ventisette giugno.

La ragazza cercava di tenersi il più lontano possibile dal promesso sposo, conoscendo la sua fama, e cercando spesso rifugio presso il suo caro amico Dedalus.

Lui e Althea si conoscevano fin dalla tenera età. Le loro madri erano state grandi amiche e sino all’ultimo avevano tentato di creare una possibile unione fra i due, ma Charles Douglas si era sempre opposto. Non avrebbe accettato un impotente e un malato in casa sua, con il rischio di generare figli simili a lui e gravare sulla salute della figlia. Nonostante ciò aveva convenuto a una possibile amicizia fra i due che non avrebbe mai ostacolato.

Dopo diversi secondi imbarazzanti Dedalus cercò di spezzare il silenzio «Allora...Come mai da queste parti...?» la ragazza tacque, avvicinandosi il the in grembo, sentiva gli occhi grigi di lui osservarla curioso e alzò timidamente il capo «Sono venuta a salutarti, domani... Domani dovrò partire per Bristol, Edward vuole celebrare lì la cerimonia.»

Grigio e blu in contrasto. I loro occhi si incontrarono, parlandosi molto di più di quanto avrebbero potuto le bocche. «Capisco... Immagino... Sì, immagino di non potervi raggiungere, non riuscirei a fare in tempo i bagagli.» La vide abbassare di nuovo il capo e una strana risata nacque in lui. Come se non lo avesse capito da tempo.

Fra i due non era mai scorso buon sangue, avevano idee differenti su diversi argomenti, ma soprattutto entrambi desideravano la stessa cosa. Se Edward era un cacciatore incallito di donne, Dedalus aveva baciato la pelle di una sola e non ne avrebbe desiderata altra. Un giovane stratega e un poeta innamorato, per giunta infermo. Cosa potrebbe mai donare lui a una giovane fanciulla se non le sue poesie? Ma dei versi possono durare a lungo prima che la fiamma diventi troppo impetuosa?

Si sporse verso di lei prendendo le mani fra le sue e baciandole. «Ti auguro ogni bene Althea, davvero. Mi... Mi rincresce non poter essere con te quel giorno, ma farò in modo che il mio regalo ti sia recapitato.» guardò le sue labbra tremare e i suoi occhi azzurri riempirsi di lacrime, e lui, impotente le osservava scendere. «Baciami Dedalus.»Tacque abbassando lo sguardo e chiudendo gli occhi«Spero... Spero che quel giorno ci sia il sole, cosicché tu possa risplendere...» sentì le sue mani fredde sussultare e la sua voce sottile colpirlo al cuore«Baciami Dedalus... Ti prego.»

«No Althea, non posso... Non chiedermelo.» La sua voce si fece improvvisamente dura al pensiero di Edward e di ciò che avrebbe potuto farle. «Si... Si noterebbe. Usciresti con i capelli in disordine e le labbra turgide...»

 «Non importa.»

 «A me sì invece.» esclamò lui con forza. «Secondo te lui non se ne accorge, Althea? Edward sarà pure uno sciocco, ma non uno sprovveduto. Sa... Sa riconoscere i segni dell’amore quando li vede.» Sospirò trattenendo le lacrime « E non sopporterà oltre.»

Le fece voltare il viso, scoprendo un evidente segno rosso sul suo collo che lo lasciò stupito e amareggiato. «Althea...»

«Ha cercato di baciarmi... Ma non gliel’ho lasciato fare...»disse coprendo con vergogna il segno di quelle labbra ingorde e indesiderate. Cercò di sporgersi il più possibile per accarezzare quel punto macchiato da quell’uomo, ma non ci riuscì. Maledette le sue gambe e maledetto il suo corpo. È destinato a perdere la donna che ama per colpa loro, come può non odiarle? Come può dover sempre ottenere aiuto dagli altri? Come può avvicinarsi alla donna che ama solo se quest’ultima è ben disposta ad aiutarlo? Perché non può prendere anche lui quei baci con tanta facilità?

Percepisce le sue mani fresche accarezzargli il viso malinconico e la sua fronte aderire alla sua. Come può non amare i suoi occhi tristi e inondati di lacrime? Potrà vivere senza di loro? Potrà vivere sapendo che lei è stata violata da un altro uomo? Potrà vivere sapendo che non sarà mai sua?

«Baciami Althea.»

Lei obbedì.

 

 

 

 

Althea Clara Douglas sposò Edward William Lennox il 27 giugno 1887 in una elegante chiesa nel centro di Bristol. La coppia tornò a Londra una sola volta.

Il 17 marzo 1888 Althea Douglas diede alla luce un bambino biondo che venne battezzato con il nome del padre.

Dedalus James Hamilton visse in compagnia della sorridente Cadance fino alla sua morte, avvenuta il 3 luglio 1893, a causa di una caduta mortale.

Althea Clara Douglas morì il 14 dicembre 1897 dopo il suo nono parto ad appena ventotto anni.

  
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