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Autore: KuroRyuu    25/12/2019    3 recensioni
Anno 1317
L’anno in cui il modo di vivere delle persone cambiò drasticamente.
L’anno in cui le stesse persone cambiarono drasticamente.
L’anno della Morte.
*Periodi di pubblicazione irregolari*
Genere: Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Anno 1317
L’anno in cui il modo di vivere delle persone cambiò drasticamente.
L’anno in cui le stesse persone cambiarono drasticamente.
L’anno della Morte.
Il mondo, fino a quell’anno, non era certo stato rose e fiori; c’erano state molte epidemie, la fame era diffusa e le ricchezze erano poche.
Nonostante ciò, tutto sommato, alla gente andava bene anche così. Fino all’avvento della Morte.
Purtroppo quella non era la Morte che veniva rappresentata con la falce, capace di ucciderti in un secondo; era una Morte subdola e meschina, che uccideva in svariati metodi, molti dei quali collegati al respiro. Alcuni morivano per dei buchi nel tessuto polmonare, altri per il blocco totale di questi ultimi, altri ancora per lo sgretolamento totale dell’apparato.
Il vero problema, tuttavia, non era l’atrocità e la sofferenza che questa Morte portava con sé, ma il numero di persone che si tirava dietro dopo essere passata. Di un paesino di mille abitanti, infatti, ne restavano forse venti, se si era fortunati una cinquantina.
In tantissimi cercarono un modo di prevenire, o quantomeno curare, questa malattia; futile dire quanto i loro sforzi siano stati vani. I sintomi erano troppi e di troppi tipi diversi per riuscire a preparare una medicina capace di guarirli tutti.
Vani furono anche i tentativi dei più accorti  che si rinchiusero in casa sprangando porte e finestre; e, pure andando in giro con un fazzoletto davanti a naso e bocca, quella peste li colpì lo stesso, anche se resistettero effettivamente qualche giorno più di altri.
In quell’anno i fortunati sopravvissuti nei vari villaggi si godevano le ricchezze dei morti, senza rispetto o pudore, semplicemente gioendo della vita che ancora avevano; certo, in loro ancora albergava la paura di quella Morte che aveva loro portato via molte persone care, ma prima di ciò stava sicuramente l’avidità, la lussuria e la superbia, che ormai regnava sovrana, impediva a molti di vedere quanto il loro ignorare il mondo esterno, per loro ormai stupido e impotente, potesse essere dannoso.
Quell’anno, infatti, il grano marcì, le altre piante si ammalarono e gli alberi, non avendo più nessuno che li tagliasse, si espansero enormemente arrivando così vicini alle città. Con essi arrivarono anche gli animali che, non cacciati tranne che da altri animali, si riprodussero in modo anomalo formando branchi di numero in precedenza impensabile; così, forti del numero, scacciarono da quello che era rimasto dei villaggi anche i pochi sopravvissuti che, non sapendo dove andare, si dirigevano spesso alle città, ai loro occhi più sicure.
E questo, almeno in parte, era vero; era indubbio che nessun essere umano sarebbe riuscito a scalare le mura costruite con anni di dura fatica e, un tempo, anche fortemente difese. Ma ormai varie cose erano cambiate, tra cui le difese, ora assenti, e gli assalitori, ora non più umani. Infatti erano ora gli animali a scalare le mura per appropriarsi di sempre più territorio per il proprio branco.
Fu così che, a poco a poco, gli uomini e le donne del tempo abbandonarono la propria superbia per lasciare maggior spazio all’istinto di autoconservazione; questo portò il genere umano a creare dei gruppi di qualche migliaio di persone che si aiutavano solo se ciò poteva tornare a proprio vantaggio. Per qualche anno questi piccoli gruppi vagarono senza una meta precisa con il solo scopo di sopravvivere; tutto ciò fino a quando un vecchio, che ormai stanco di tutto ciò, decise di voler costruire una città nel punto in cui si trovavano.
Sul momento molti pensarono scherzasse, anche solo perché si trovavano nel bel mezzo del nulla, in un luogo completamente privo di fonti d’acqua; così se ne andarono.
Con lui rimasero giusto un centinaio, prevalentemente giovani, anch’essi stufi di camminare; di ciò che successe loro, in pochi lo sanno, ma si disse che avevano trovato un lago e avevano costruito un’ottima città fortificata e che vivevano abbastanza bene.
In pochi credettero a una voce del genere, ma in molti, pensando all’idea della città fortificata decisero che, qualora avessero trovato una zona adatta all’agricoltura e all’allevamento, si sarebbero insediati lì, fossero stati anche soli.
Fu così che, negli anni a venire, sorsero città fortificate ovunque: su isole, su montagne innevate, nelle foreste, nelle pianure e c’è una specie di leggenda che parla di una città nel bel mezzo del deserto.
Per anni tutte queste persone vissero curandosi solo di ciò che accadeva all’interno delle mura, facendo finta che tutto ciò che esisteva all’esterno non esistesse; in questo tempo, pian piano si stabilì una scala gerarchica, anche se, inizialmente, tutti, anche i gradi più alti, lavoravano senza lamentarsi. Quando però il numero di abitanti nelle città cominciò a diventare abbastanza elevato, pian piano smisero fino a quando non si tornò a una situazione simile a quella vissuta fino al 1317.
Questo fatto causò un forte aumento nella natalità nei ceti bassi, che portò a una conseguente scarsità di cibo e di spazio; così venne deciso di spedire delle unità di giovani all’esterno delle mura per cercare cibo e materiali per permettere l’espansione delle città. Al ritorno, se qualcuno riusciva a tornare, si sentivano storie sulle altre città, che sembravano sempre ricche e prospere; ovviamente ciò era come un giovane vedeva una città che era così diversa dalla propria, difatti nessuna delle città viveva nell’abbondanza e quasi tutte avevano problemi di cibo e spazio.
Fatto sta che iniziarono a crearsi delle rivalità tra città di una stessa regione, che non sfociavano in battaglie solo per la totale assenza di una qualsivoglia forma di esercito. Vero è che ogni città, quando aveva materiale in eccedenza, lo usava per prepararsi a una eventuale guerra.
Fu nel 1367, esattamente cinquanta anni dopo l’avvento della Morte, che si manifestarono i primi casi di una capacità che sembrava fatta apposta per essere utilizzata in battaglia, che cambiò la vita di molti e la tolse almeno ad altrettanti.




 
 
Nota dell’idiota autore:
Salve a tutti i gentili lettori, e grazie di stare leggendo anche questa parte.
Allora ci tengo a dire un paio di cose su questo capitolo e sulla storia in generale, quindi vi prego non abbandonatemi ora. La prima cosa che voglio dirvi è di non uccidermi per questo capitolo e, se doveste leggerlo, neanche per il prossimo; so che è pallosa tutta questa parte introduttiva ma dovete cercare di capirmi, è una storia originale, scritta dal nulla, quindi o vi spiego cosa è successo per bene, o non capirete mai davvero bene quello che succederà. Inoltre spero che siate quantomeno interessati a scoprire di che strabiliante capacità si tratta, e credo (spero) che non vi deluderà.
Adesso vi dico l’ultima cosa riguardo alla storia e poi vi lascio (sempre che non vi siate già rotti le scatole). Allora… questa storia è una storia ideata collaborando con Hoshi_10000, quindi se volete farle e farmi un favore andate a leggere le sue fanfiction.
Saluto nuovamente i coraggiosi che sono arrivati fin qui e spero di rivedervi al prossimo capitolo.                                             Saluti dal Dragone e a presto (spero?)
   
 
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