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Autore: Mari Lace    25/12/2019    4 recensioni
«Da bambini ci chiamavamo per nome» commentò semplicemente lei. «Ricordi, Sasuke?»
«Da bambina balbettavi» replicò lui, ma la sua espressione si addolcì. «Ne è passato di tempo, Hinata».

Minilong natalizia. Non scrivevo di Sasuke e Hinata da una vita, ma mi mancavano da morire. Spero di essere riuscita a tenerli IC, tenendo conto che è un AU (e quindi Sasuke non ha subito il trauma di avere la famiglia sterminata dal fratello, per dirne una). Buona lettura!
Questa storia partecipa alla “Infinity Prompt Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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~ Regalo



Sasuke la mattina di Natale si svegliò presto, nonostante i festeggiamenti fino a tarda notte della sera prima. Aveva passato buona parte della serata giocando a carte con Shisui e Itachi; un’attività che non gli dispiaceva affatto, eppure si era trovato più volte a immaginarsi al concerto della vigilia organizzato dagli Hyuuga – con il suo contributo, ma era meglio che Hiashi ignorasse questo dettaglio.

Non era il concerto in sé a interessarlo, in realtà: lo sapeva benissimo. Soprappensiero, si avvicinò alla finestra. Lo accolse un mondo bianco: durante la notte aveva nevicato. Abbassò lo sguardo verso l’entrata di Villa Uchiha – per un istante pensò di essere ancora nel mondo dei sogni. Sgranò gli occhi: la figura accanto al portone non poteva essere Hinata Hyuuga, giusto? Infilò una felpa e si precipitò fuori, deciso ad accertarlo.

«Che ci fai qui?»

Aveva il fiatone per essere corso al cancello, ma riuscì a nasconderlo.

«Sasuke!» esclamò Hinata – si illuminò vedendolo. Rimase spiazzato da quella reazione. «Non sapevo come chiamarti, sono felice che tu sia uscito» aggiunse lei, gesticolando un po’. «Hai degli impegni la mattina di Natale?» domandò poi, come realizzando in ritardo la stranezza della situazione.

Sasuke non sapeva se ridere o sbattersi una mano in faccia. «Ti ho vista dalla finestra» optò per dire, diplomaticamente, alla fine. Le aprì il cancello. «Dai, entra. Non fa proprio caldo qua fuori».

Hinata esitò. «Volevo solo darti questo» disse, tendendogli un pacchetto con renne e stelle. «Per Natale… e per ringraziarti del tuo aiuto con l’evento. È stato un successo!» annunciò contenta.

«Sciocchezze – te l’avevo promesso». Esaminò visivamente il pacco, cercando di capire cosa contenesse. Infine lo prese, accettandolo – a giudicare dal tatto, doveva trattarsi di un capo d’abbigliamento o qualcosa del genere. Era estremamente morbido. «Vieni dentro comunque» decise, afferrandole una mano. Lei non oppose resistenza, lasciandosi guidare all’interno della villa.

Dopo averla fatta accomodare, Sasuke si mise ai fornelli. Non le chiese cosa volesse, fidandosi del suo istinto: cioccolata per lei, tè non zuccherato per sé. Lei accolse la tazza fumante con un sorriso grato.

«Odi ancora i dolci?» domandò adocchiando il suo tè.

Mugugnò un assenso, iniziando a sorbire la bevanda calda.

«Avevo un’amica così, in Francia» raccontò lei sognante, probabilmente persa in chissà quali ricordi con la suddetta. Sasuke poggiò la tazza. «Se non ti sbrighi, si raffredderà» la riprese bonario; in realtà era non poco curioso riguardo alle sue esperienze all’estero, ma non c’era fretta. Il resto della sua famiglia stava ancora dormendo e dubitava si sarebbero alzati prima di altre due ore, salvo forse Itachi – girò la testa verso l’ingresso, credendo d’aver sentito un rumore. Non vide nessuno, quindi scartò l’idea e tornò a fronteggiare Hinata, ora intenta a sorseggiare la sua cioccolata. «È buonissima!» la vide esclamare, le guance arrossate.

Si concesse un sorriso. «Non è difficile, con il preparato in bustina».

«In ogni caso, sei stato gentile. Grazie – mi hai fatto un regalo bellissimo».

Inarcò un sopracciglio. «Una cioccolata calda pronta in cinque minuti scarsi?» – lo sguardo gli corse al pacchetto morbido. Non sapeva cosa fosse, ma aveva richiesto sicuramente più impegno.

Lei gli sorrise scuotendo la testa. «Mi stai dedicando del tempo – questo conta molto, per me. Persino più di una cioccolata!» spiegò, assumendo un tono scherzoso verso la fine. Riprese la tazza e bevve l’ultimo sorso, mentre Sasuke la fissava stupito in positivo. Era strano, ma bello, vederla così spensierata, allegra. Da bambina sembrava sempre trattenersi, soprattutto in presenza di Naruto. Celò il sorriso che andava allargandosi sul suo volto tornando a sorbire il tè.

«Allora,» riprese tra un sorso e l’altro «come ti sei trovata in Francia?»

Dapprima pensò, vedendola spaesata, che non avrebbe risposto o l’avrebbe fatto limitandosi a balbettare un “bene”. Non fu affatto così.

Trovato uno spunto iniziale, il racconto di Hinata sgorgò come un fiume in piena – Sasuke se ne fece assorbire e non pensò a controllare l’ora, ma era certo che fosse durato almeno un’ora. Lui intervenne qua e là con qualche osservazione, talvolta un confronto, ma il maggior apporto alla conversazione lo diede lei – lui ascoltò interessato. Alla fine gli sembrò di aver recuperato almeno parzialmente quegli anni di distanza, come se Hinata si fosse trasferita non così lontano ma nei dintorni, facendosi viva una volta al mese.

Non era così, però, e le differenze tra il ricordo della bambina Hinata con la ragazza davanti a lui erano palesi – l’altezza, la maturità che, nonostante alcuni tratti ancora infantili del volto, le leggeva negli occhi. Aveva provato una vaga simpatia per la bambina, figlia di una casata importante e cresciuta in condizioni simili alle sue. Ora provava interesse – attrazione – per la ragazza, e stentava a spiegarselo.

Certe cose non necessitano di logica, decise. Vanno bene così.

Hinata arrossì notando l’ora. «Devo andare» affermò esitante. «Ho promesso di aiutare con i preparativi per il pranzo. Mi sono fermata tantissimo, spero di non aver disturba—»

Sasuke, alzatosi, le posò un dito sulle labbra. «Non dirlo neanche per scherzo» le intimò serio. Accertatosi che la questione “disturbo” non sarebbe stata ripresa, fece un passo indietro e le tese una mano per aiutarla ad alzarsi – deformazione dovuta a decisamente troppi corsi di galateo. «Ti accompagno fuori».

Hinata accettò con un sorriso riconoscente, seguendolo fuori dalla stanza. Si fermarono sulla soglia dell’ingresso, pronti a salutarsi, quando alle loro spalle risuonò un colpo di tosse.

Sasuke si girò all’istante – Itachi.

Suo fratello gli sorrise – ghignò malizioso, più precisamente – e indicò un punto sopra Sasuke. «Vi lascio subito, ma più tardi vorrei la tua opinione sulle nuove decorazioni» dichiarò tranquillo, voltandosi poi per sparire da dov’era venuto. Sasuke alzò lo sguardo e avvampò, dubbioso se maledire o ringraziare il fratello. Per il momento un buon compromesso poteva essere effettuare entrambe le azioni.

Sopra la sua testa – e quella di Hinata – pendeva una piantina di vischio. Quando diamine l’aveva messa?!

Hinata rise, catturando così il suo sguardo. Anche a lei si erano colorite le guance. «Se per te non è un problema, Sasuke» disse, alzandosi sulle punte per raggiungergli le labbra. Fu un contatto fugace. Hinata sapeva di vaniglia e cioccolata, ma a Sasuke non dispiacque – bizzarro. Semmai quel tocco durato forse due secondi – meno, ne era certo – lo lasciò a desiderarne di più. Hinata aveva mosso un passo oltre la soglia, ma si era girata nuovamente verso di lui e lo fissava in silenzio, forse aspettandosi un saluto, forse un commento – non lo sapeva.

Si ritrovò a fissarle le labbra.

Perché accontentarsi di un solo bacio, sotto al vischio? Stupendo sé stesso per primo, Sasuke si sporse per attirarla di nuovo a sé. Le passò una mano tra i capelli – lei lo lasciò fare, ricambiando il contatto che stavolta durò ben più a lungo. Non avrebbe saputo dire quanto, né gli interessava. Lasciandola, Sasuke prese fiato mentre la realtà di quei baci imprevisti veniva elaborata dal suo cervello.

In particolare un pensiero lo colpì: lei non l’aveva respinto in quella follia. Se il primo incontro delle loro labbra poteva essere ricondotto a un mero adempiere la tradizione, era certo che il secondo fosse stato voluto da lei almeno quanto da lui. Si era limitato a prendere l’iniziativa.

Immerso in simili ragionamenti, vide la bocca di Hinata muoversi senza distinguerne un suono. Dovette chiederle di ripetersi.

«Chiedevo se hai già impegni per domani» acconsentì lei, giocherellando con gli indici.

«No» rispose lui, scartando in automatico la promessa di una tombola con i cugini e il fratello. Si sarebbe inventato qualcosa.

«Allora…» Hinata balbettò leggermente, riportandolo con la mente a pomeriggi della loro infanzia. Allora non si sarebbe mai immaginato quel che era appena successo. «…potremmo andare al parco, o qualcosa del genere?» alzò lo sguardo su di lui, un po’ imbarazzata. «Credo che di solito prima si esca e poi ci si baci, ma…»

«Va bene». Non aveva dovuto pensarci molto per acconsentire – decise che sì, avrebbe ringraziato Itachi, ma si ripromise anche di ricambiargli il tiro in qualche modo. «Una passeggiata al parco va benissimo. Tardo pomeriggio, o sarai mattiniera come oggi?»

Lei gli sorrise radiosa. «Nel pomeriggio è perfetto!» esclamò battendo le mani. Quindi mutò il volto in un’espressione imbarazzata; «Ora però devo veramente scappare, Neji si starà chiedendo dove sono finita! A domani, Sasuke – buon Natale!» augurò, accennando un saluto con la mano per poi voltarsi e correre in direzione del portone.

Sasuke rimase sulla soglia a fissarla ancora un po’, rimuginando sull’insolita mattinata.

Il ritorno di Hinata era stato una sorpresa, ma questo – questo somigliava più a un regalo. Un inaspettato dono di Natale, così come il pacco che aveva lasciato sul tavolo in cucina – ricordandosene, si affrettò a tornare e recuperarlo. L’ultima cosa che voleva era che se ne impicciasse Itachi, trovandolo.

Rientrato in camera lo aprì e, spiegandolo, sorrise: aveva indovinato. Hinata gli aveva regalato una sciarpa rossa – fatta a mano, avrebbe scommesso – con una buffa decorazione agli angoli: uno scoiattolo da una parte, un girasole dall’altra, e così sull’altro lato – unendo virtualmente le immagini uguali si otteneva una x.

Sebbene non avesse così freddo, l’avvolse intorno al collo prima di raggiungere i parenti per le attività della giornata: non se lo confessò, ma così facendo aveva l’impressione che ci fosse anche Hinata.

Quando – a pomeriggio inoltrato – riuscì a far crollare la torre di Jenga sotto le mani di Itachi senza che nessuno notasse il suo intervento, Sasuke considerò che raramente aveva avuto una giornata così perfetta.

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Due piccolissime note: da prendere con le pinze perché l’avevo letto in giro e non sapendo il giapponese mi sono fidata, ma che io sappia “Hinata” vuol dire girasole, mentre “Sasuke” dovrebbe essere scoiattolo. Di qui la decorazione della sciarpa, che sì, mi rendo conto essere a dir poco insolita. L’unione di questi due simboli è un mio personalissimo headcanon sulla SasuHina.

Invece “Jenga”, per chi non lo conoscesse, è un gioco che consiste nel rimuovere un pezzetto alla volta da una torre di tasselli di legno per poi riposizionarlo in cima, senza far crollare l’intera struttura.

Spero che la lettura vi sia stata piacevole, al momento non ho la lucidità mentale per decidere della sua qualità – volevo scriverla e l’ho fatto.

Grazie per aver letto e a chi ha commentato il capitolo precedente. Alla prossima!

  
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