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Autore: Arwen297    26/12/2019    6 recensioni
La notte del 26 Dicembre e i pensieri di un ufficiale dell'esercito in Missione in territorio di guerra, lontano dai suoi affetti e dalle persone care per portare a termine la missione che è stata assegnata.
Storia scritta per il "Calendario dell'avvento" organizzato da Fanwriter.it su FB - Giorno 26 Dicembre
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Where Christmas is dust

Idea di Arwen297

 

One-Shot scritta per il “Calendario dell'avvento

organizzato da Fanwriter.it su Fb.

Giorno 26 Dicembre.

 

 

«Che poi il vero problema del Natale

è che chi ti manca, ti manca un po' di più».

 

 

Il silenzio che lo circondava, interrotto solo dalla pressione di una mano sul grilletto a liberare l'eco di uno sparo a miglia di distanza.

Una vita a lui sconosciuta si era irrimediabilmente spezzata, o forse qualche soldato semplice che aveva dovuto scegliere la morte altrui al posto della propria.

Avrebbe dovuto aspettare il mattino dopo e forse avrebbe avuto notizie: nessuno del suo accampamento era fuori quella notte. Aveva espressamente dato ordine di mantenere un basso profilo fino alla mattina successiva.

Il campo era silenzioso a quell'ora notturna, la frenesia giornaliera lasciava spazio ai propri pensieri, alle proprie mancanze.

Erano gli unici momenti in silenzio di cui poteva godere nelle ventiquattro ore, ammesso che non si formasse una situazione critica improvvisamente: nel corso degli anni aveva ormai imparato che in un fronte di guerra attivo come quello, nessuna tranquillità è mai eterna.

Tutto può cambiare nella frazione di un battito di cuore; prima ci sei, dopo qualche secondo non trovano più nemmeno il tuo corpo.

Diventi polvere.

Dai da bere alla terra con il tuo sangue e quello dei tuoi compagni.

E' un continuo correre sul filo dell'alta tensione, sulla lama del rasoio: oggi ci sei, domani non ci sei più.

Non importa essere un ufficiale o un volontario, non importa quante missioni hai portato a casa con successo o quante medaglie fanno mostra sul petto della tua divisa: la morte quando arriva non guarda in faccia a nessuno.

Poco importa se sei un Ufficiale, se giunge la tua ora, giunge e basta.

Tutta quella tensione, l'adrenalina prima di un assalto erano quasi ossigeno per le sue membra spesso stanche per le ore passate insonni in riunioni o assalti.

Essere continuamente a un passo dalla morte lo faceva sentire vivo.

Simon Mayers aveva visto i suoi compagni morire al suo fianco, altri salvarsi contro ogni aspettativa medica, questo lo aveva fermamente convinto che nel destino è scritta anche la data e l'ora della tua morte fin da quando vieni al mondo; scegliere come vivere il percorso tra i due capi del filo dipende da te.

 

«E' un pensiero per Natale, per riempirti la casa di cazzate».

 

La voce di Hayley si intromise nei suoi pensieri vaganti, riportandolo al lunedì precedente quando era tornato a casa con la notizia della sua presenza necessaria al fronte per Natale a causa di alcuni problemi insorti e risolvibili solo sul campo e non da dietro una scrivania.

Non stavano insieme, il pensiero non lo aveva nemmeno mai sfiorato lontanamente ma la bruna era comunque una delle persone a cui teneva di più ed era un affetto corrisposto, nonostante lui avesse un carattere non semplice da gestire e sopportare.

Non che la sua amica fosse da meno.

Era riuscita a farlo uscire dalla grotta dentro cui si era rintanato a seguito di un attentato avvenuto anni addietro sul lavoro, sfoderando tutta la pazienza e la testardaggine di cui aveva scoperto in breve tempo essere dotata.

Così quella bambina testarda lo aveva fatto cambiare in meglio. Era stata una delle poche persone in grado di modificare il suo modo di fare e rapportarsi nei confronti del mondo circostante, guadagnandosi così un posto di rillievo tra le persone che contano.

Dopo quella frase gli aveva consegnato un sacchetto con un orso a sottolineare il suo buon carattere in modo scherzoso, e dentro a quel pacchetto aveva trovato lui.

Proprio lo gnomo che in quel momento stava stringendo nella mano sotto il pallore della Luna.

 

«Lo devi mettere sul camino in casa, quale lo decidi tu».

 

Da vera rompiscatole aveva anche deciso dove doveva stare quel cosino e non si era fatta problemi a comunicargli la sua decisione, anzi! L'aveva ribadita molto convinta. Come se in realtà fosse lei la proprietaria del suo appartamento e lui non avesse voce in capitolo.

Il militare fece un sorriso, erano trascorsi solo pochissimi giorni da quel momento eppure sembrava essere passato un secolo.

Non aveva aperto subito il regalo, ma solo qualche giorno dopo: la sera prima della partenza, trovandolo così simpatico da decidere di portarselo dietro.

«Il tuo coso ciccione è in valigia pronto per partire con me».

«Sì, trattalo bene non rovinarlo». Si era alzata una leggera protesta in risposta, lo aveva fatto sorridere; lo avrebbe custodito nel migliore dei modi, si intende, ma la nuova recluta avrebbe dovuto dimostrare di essere sufficientemente cazzuta per stare in bella mostra in casa.

«Dovrà dimostrare di essere un soldato meritevole se il suo posto è il camino». Aveva informato la ragazza per messaggio.

«Non ucciderlo!». Il tono di Hayley era una minaccia più che un semplice consiglio, per lui che la conosceva come le sue tasche era più che palese.

Un leggero sospiro uscì dalle sue labbra, lo aveva portato con se ufficialmente per valutare la nuova “recluta”, ma il vero motivo è che averlo con se in momenti come quello lo aiutava a mantenere quel poco di contatto con la vita normale che in quell'arida terra sembrava costantemente un miraggio.

Era il 26 di Dicembre ormai da qualche ora, il Natale era ormai già passato e per chi come lui era in missione all'estero in territorio di guerra niente festeggiamenti, niente regali o persone care accanto.

Solo gli auguri degli altri militari o di qualche ufficiale di grado superiore al proprio, voci e frasi di circostanza che si rincorrevano tra le tende frammentate da qualche ordine gridato da una parte all'altra delle file e negli occhi dei commilitoni solo uno sguardo velato di tristezza: li vedeva, quelli erano occhi di chi vorrebbe essere almeno per un giorno dall'altra parte del mondo con mogli, figli, genitori, compagne.

Ne aveva beccati alcuni in qualche posto appartato mentre sfruttavano l'instabile connessione internet presente nel campo per fare una piccola chiamata alle famiglie per scambiarsi gli auguri.

Aveva osservato qualche padre commosso nel sentire la voce dei figli più o meno grandi  provenire difficoltosamente dallo smartphone quasi fosse il suono più bello del mondo e aveva sorriso a scene simili.

Esattamente come lui in quel momento, immerso nel silenzio della notte avrebbe voluto essere in America, magari a festeggiare proprio con Hayley o a digerire la cena della Vigilia che la sua domestica avrebbe volentieri preparato se lui fosse stato a casa.

Ma come spesso accadeva, lui a Natale non lo era mai: questa volta a causa dell'esercito e altre perché quando non vi erano missioni importanti da svolgere, gli piaceva partire per due settimane a sciare con annesso hotel a cinque stelle dove pernottare.

Erano agi che, grazie a uno stipendio come il suo, poteva permettersi ma che mai avrebbero riempito le mancanze delle persone a cui voleva bene.

Non aveva mai passato un Natale con qualcuno, non era abituato nemmeno a festeggiarlo a causa dell'educazione severa di suo padre, eppure anche lui, da quando aveva conosciuto quella piccola peste che gli aveva fatto in dono lo gnomo aveva rivalutato il tradizionale festeggiamento.

Non tanto per riuscire a prendere l'abitudine di fare regali che non era mai stato in grado di fare in qualche modo decente, quanto per aver la possibilità finalmente di passare del tempo con chi provava un affetto sincero e disinteressato nei suoi confronti.

Anche solo via messaggio, il godere della presenza era qualcosa di paradisiaco per qualcuno abbandonato in quell'inferno in cui era immerso ogni giorno, senza sapere se avrebbe visto l'alba del giorno successivo.

Sorrise al pensiero di potersi godere una giornata di festeggiamenti come la maggior parte delle persone in quei giorni.

Magari proprio con Hayley passando ore e ore a ridere e scherzare come solo con lei riusciva a fare senza preoccuparsi della sua reazione o dell'etichetta militare.

Una fuga dal mondo impostato dell'esercito, da tutti quei cerimoniali a cui aveva pazientemente imparato ad adeguarsi nonostante il suo carattere sostanzialmente libero.

Strinse appena il piccolo pupazzo tra le mani guardandolo attentamente, con quel suo atteggiamento fiero e agguerrito: un po' come il suo nelle situazioni pericolose o in cui rischiava di perdere la vita.

Avrebbe osato dire quasi arrabbiato con quel nasone rosa che sorreggeva il bordo del cappello in pellicciotto sintetico beige e la giacca a quadri scozzesi ad avvolgere quel corpo paffuto da cui spuntavano due piedini e due braccine decisamente sproporzionati.

Non riusciva nemmeno a condensare su tutte le sue dita il numero di missioni e operazioni che aveva portato a compimento con successo e che avevano contribuito insieme ad altre mille di conquistarsi il grado di Tenente Colonnello del quale andava molto fiero, sebbene non amasse esibirlo troppo in pubblico.

Il Natale per lui era sempre stato un periodo critico dell'anno, aveva sempre sperato che il tempo scorresse accelerato fino all'epifania.

Ogni anno aspettava con fastidio tutta l'ipocrisia che aleggiava nell'aria dopo essere stata sapientemente costruita e nutrita dal dio denaro e dal consumismo.

Perdendo spesso valori che sono universalmente importanti come la semplice condivisione di momenti felici con le persone che contano.

Tutte cose a cui le persone civili non pensavano minimamente ma alle quali lui era stato costretto a rivalutare nel momento in cui indossando la sua bella divisa aveva toccato da vicino la guerra e il dolore che porta: aveva osservato tutta la disperazione negli occhi dei bambini rimasti orfani mentre tendevano le braccia alla ricerca della felicità racchiusa in una caramella donata loro dagli stessi che avevano sganciato le bombe per cui era morta la loro famiglia.

Quel velo di ipocrisia a cui il genere umano si era assuefatto silenziosamente nella società ma intollerabile per chi i territori di guerra li vive da vicino.

Aveva imparato con il tempo che l'ipocrisia era insita nella guerra stessa.

Nei cerimoniali militari, nelle cene in alta uniforme.

In quella facciata da mantenere, sempre e comunque.

Intollerabile per chi, come lui, vedeva i bambini morire ogni giorno o emozionarsi per un pezzo di cioccolata che rappresentava quella goccia di tutto in un mare di niente.

Amava il suo lavoro ma la lontananza nei periodi di festa dal proprio nido faceva sempre effetto sul cuore. Anche su uno come il suo che era abituato a cavarsela da solo in ogni frangente senza adagiarsi sulla presenza di nessuno.

Se la immaginava Hayley, impegnata a preparare l'occorrente per Natale, sicuramente aveva messo in conto di fare uno dei suoi dolci.

Ne aveva assaggiato qualcuno a volte, ed erano squisiti.

Devo dirle di farne più spesso quando torno.

Sì, sarebbe stato un ottimo bentornato casa una bella torta da mangiare per cena: la sua golosità era ormai conosciuta dall'umanità intera, specialmente in presenza di pietanze contenenti una discreta quantità di zucchero.

La immaginò un po' scocciata, per le domande poco opportune dei parenti di cui si lamentava puntualmente ogni anno.

La vide anche con un velo di malinconia negli occhi, un velo che sapeva essere causato dal fatto che lui era lontano.

Era sempre stata in pensiero quando era in missione in parti del pianeta ad alto rischio, a volte velando alla perfezione altre meno, spesso era stato costretto a vederla piangere davanti a sè. Simon però sapeva che tutta quella preoccupazione era una manifestazione dell'immenso bene che la ragazza provava nei suoi confronti nonostante le mille discussioni tra loro in tutti quegli anni di amicizia.

Nonostante l'angoscia che sapeva di provocarle, le era immensamente grato per aver accettato il lavoro che aveva scelto per la vita,  mettendo da parte sofferenze e preoccupazioni conscio di quanto fosse difficile stare accanto a una persona che svolgesse il suo lavoro

Lei e qualche altra amica in comune erano la sua famiglia, ed era proprio grazie a loro che trovava ogni volta il coraggio di superare i momenti critici, gli scontri più difficili e pericolosi: sapeva che al suo rientro a casa ci sarebbero state loro ad accoglierlo come se fossero anni e anni che non si vedevano.

Era uno dei pochi lati positivi di una vita votata al senso dell'onore e del sacrificio, una vita che gli era stata imposta fin da bambino e senza cui non pensava di essere in grado di esistere poiché ormai la divisa era parte di se stesso.

Un leggero soffio di vento si alzò spostando con se una discreta quantità di polvere che cancellò i suoi pensieri allo stesso modo con cui fu ancor più cancellato il colore dei suoi scarponi.

Gli occhi chiari di Meyers si posarono sul sentiero in terra davanti a lui mentre si alzò in piedi. Era diretto alla sua tenda: doveva posare lo gnomo prima che qualche soldato o suo superiore la mandasse a chiamare.

Era così l'esistenza di un soldato: notti insonni, adrenalina, paura, emozioni forti. Ma anche tanti sacrifici per se stessi e per chi sta intorno.

E lì dove il Natale è polvere, le mancanze si fecero sentire più presenti e palpabili.

Lì, dove il Natale è polvere, la presenza delle persone care al proprio fianco era un dolce balsamo giunto ad ammorbidire la durezza di un'esperienza simile, di una professione simile.

Di un Inferno simile.

E proprio prima di prepararsi a gestire un altro momento di crisi, il pensiero volò a quello gnomo dormiente in valigia e a quel “Buon Natale” sussurrato pochi giorni prima e mai dimenticato.

   
 
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