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Autore: fefi97    26/12/2019    9 recensioni
[Sterek; omegaverse; got au]
-Sì, è molto triste – concordò John, ma qualcosa nella sua espressione gli suggerì che ci fosse dell'altro – Tuttavia, Peter Hale ritiene che un'alleanza tra le nostre famiglie sia ancora possibile. -
Stiles lo fissò, un lento sorriso sarcastico gli stava fiorendo sul volto.
-Non sposerò la sorella dodicenne della mia promessa sposa appena deceduta. Ho un limite anche io. -
Ma John scosse la testa, impaziente.
-No, non la piccola Cora Hale – a quel punto John prese un piccolo quadro dalla sua scrivania e lo porse al figlio, che lo prese, esitante – A quanto pare, c'è un altro fratello. -
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Peter Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Winter is coming

 

 

 

 

 

 

Note: Questa è una sterek omegaverse il trono di spade au e non so assolutamente cosa io stia facendo quindi abbiate pazienza. Ci sono riferimenti a frasi pronunciate nel trono di spade, anche se alcune cose sono state trattate a mio piacimento per esigenze di storia. Fa schifo, davvero, ma non badateci troppo.

Derek sarebbe uno Stark e Stiles un Martell di Dorne, anche se mantengono i loro cognomi del canon. Stiles è un alpha e Derek un omega.

Buona lettura <3

 

 

 

 

 

 

 

Stiles si stava ancora riallacciando la cintura mentre camminava per il corridoio.

Suo padre aveva davvero un tempismo terribile.

-Ridimmi un po', di cosa deve parlarmi? - domandò a Scott, che aveva un'espressione a metà tra il divertimento e la disapprovazione.

-Non lo ha detto, principe. Ma presumo qualcosa di importante.-

-Lo spero. Ero immerso in un'attività... piuttosto piacevole, prima che facessi irruzione nelle mie stanze. -

-Eri immerso tra le gambe dell'aiuto cuoca e basta – ribatté Scott, un po' esasperato, facendo ridere il suo signore.

In altri regni non sarebbe stato ammissibile che uno scudiero parlasse così a un principe, ma Dorne non era come gli altri regni.

E Stiles e Scott erano cresciuti come fratelli dall'età di otto anni. Era un tempo davvero troppo lungo per fingere ogni formalità.

-E spero di tornarci presto. -

-State per sposarvi – gli fece presente Scott, con un'occhiata densa.

Stiles sospirò profondamente, fermandosi poco prima di entrare nelle stanze del padre.

-È in questi momenti che mi ricordo che hai avuto la rigida educazione del nord, prima di venire qui. -

-Ed è in questi momenti che mi ricordo che voi siete nato e cresciuto a Dorne – si limitò a ribattere Scott, chinando appena la testa con un piccolo sorriso, facendo un passo indietro.

Stiles gli rivolse uno sguardo divertito, prima di entrare da solo nella camera del padre.

John Stilinski era seduto alla propria scrivania, ma alzò lo sguardo non appena si rese conto della presenza del figlio.

Lo esaminò con occhi acuti, mentre Stiles chiudeva la porta alle sue spalle.

-Vedo che non eri ad allenarti. -

-Dipende che definizione dai ad allenamento, padre. -

John sembrò sul punto di dire qualcosa, ma poi scosse rassegnato la testa.

Non rimproverava mai Stiles, non quando Stiles sorrideva in quel modo.

Melissa sosteneva che fosse perché era tale e quale a Claudia in quei momenti.

-Ho ricevuto una lettera da Peter Hale, da Grande Inverno. -

Stiles si fece leggermente più serio, mentre si appoggiava con la schiena alla grande finestra davanti alla scrivania del padre.

-L'accordo matrimoniale è saltato? -

Suo padre sospirò, passandosi stancamente le mani sul volto.

In quel momento Stiles si ricordò, con un moto di tenerezza, quanto ormai fosse vicino alla vecchiaia.

-Laura Hale è morta due giorni fa, il suo cadavere è stato trovato nella foresta del lupo. Le cause sono ancora ignote. -

Stiles rimase in silenzio, non sapendo bene cosa dire.

Laura Hale non era niente per lui, non un'amica, non una conoscente, nemmeno un volto.

Era solo un nome che aveva cominciato a sentire sempre più spesso nelle ultime settimane, quando suo padre gli aveva annunciato che l'avrebbe sposata e avrebbero unito le case di Dorne e di Grande Inverno, il sud e il nord.

Ma sapeva che fosse giovane, di appena due anni più grande di lui, e in qualche modo tutta l'allegria aveva lasciato il suo corpo.

-Mi dispiace. Non ho avuto nemmeno l'occasione di conoscerla. -

-Sì, è molto triste – concordò John, ma qualcosa nella sua espressione gli suggerì che ci fosse dell'altro – Tuttavia, Peter Hale ritiene che un'alleanza tra le nostre famiglie sia ancora possibile. -

Stiles lo fissò, un lento sorriso sarcastico gli stava fiorendo sul volto.

-Non sposerò la sorella dodicenne della mia promessa sposa appena deceduta. Ho un limite anche io. -

Ma John scosse la testa, impaziente.

-No, non la piccola Cora Hale – a quel punto John prese un piccolo quadro dalla sua scrivania e lo porse al figlio, che lo prese, esitante – A quanto pare, c'è un altro fratello. -

Stiles lanciò uno sguardo al padre, prima di abbassarlo sul piccolo ritratto fatto a carbone che teneva tra le mani.

Era il profilo serio di un ragazzo, con la mascella rigida e i capelli neri che gli ricadevano sulla fronte con una morbidezza che contrastava l'aspetto altero e severo. Il suo unico occhio visibile emanava forza anche dal disegno.

Eppure non doveva avere più di diciotto anni.

-Derek Hale, il fratello minore di Laura. Peter dice che ha appena compiuto diciotto anni. -

Stiles non riusciva a smettere di fissare il ritratto.

-Omega? - domandò, anche se sapeva già la risposta.

Se non fosse stato omega, il vecchio Peter Hale, astuto come una volpe, non lo avrebbe proposto come suo sposo.

John annuì, guardando attentamente il figlio. Stiles ricambiò lo sguardo, staccando riluttante gli occhi da Derek Hale.

-Hale non ha mai accennato all'esistenza di un terzo nipote, in tutto il processo di accordo matrimoniale - disse Stiles, senza una particolare inflessione di tono.

-Al nord sono più tradizionalisti e la famiglia Hale, essendo la più importante, è la più tradizionalista di tutte. Un figlio omega non è una cosa di cui andare fieri, soprattutto se maschio. -

Stiles riabbassò lo sguardo sul ritratto, sull'aspetto fiero e minaccioso di Derek.

Trovava assurdo che qualcuno potesse non essere fiero di qualcosa di quel genere.

-Essendo omega, non può ereditare Grande Inverno. Peter assumerà la reggenza fino alla maggiore età di Cora, se la ragazza si presenterà come beta o alpha. Ma un unione con lui ci potrà comunque garantire un contatto diretto con il nord e assistenza militare in caso di bisogno. -

Stiles aggrottò la fronte.

-Pensavo che l'accordo matrimoniale con Laura prevedesse che io diventassi lord consorte di Grande Inverno e che il maggiore dei nostri figli avrebbe poi ereditato la corona di Dorne. -

-Era così finché eri promesso a Laura, un'alpha. Derek non ha diritto di successione, a meno che anche Cora non si presenti come omega e non come alpha. In quel caso Grande Inverno sarebbe sua di diritto, come figlio più anziano, ma è probabile che la reggenza rimanga a Peter, a quel punto. -

Stiles rimase in silenzio, riflettendo sulle parole del padre.

-Questo significa che sarò io a governare Dorne, dopo... dopo di te? Con Derek? -

John annuì.

-Sì. Vi sposerete qui la prossima settimana. E governerete Dorne insieme, dopo la mia morte. -

Stiles non disse niente, guardando ancora una volta il ritratto di Derek Hale.

-Piuttosto conveniente per Peter Hale, eh? -

John aggrottò la fronte.

-Cosa intendi, figlio? -

Stiles sollevò il viso, scegliendo le parole con prudenza.

-Dico solo che è molto strano che Laura, la legittima signora di Grande Inverno, muoia giusto qualche settimana prima delle nostre nozze, che ci avrebbero reso signori del nord e del sud insieme. E che, guarda caso, Peter sia il solo a poter assumere la reggenza, visto che ha un nipote omega e una troppo piccola sia per il matrimonio che per il governo. E ora ha fatto in modo di spedire il nipote maggiore al sud, lontano da ogni pretesa al potere, riuscendo comunque a mantenere un'alleanza assai vantaggiosa con Dorne e con i suoi traffici commerciali. Sembra che il vento soffi decisamente a suo favore. -

John si fece terreo in volto.

-Stai accusando il nostro alleato di avermi ingannato? O, peggio, di aver ucciso il sangue del suo sangue? -

Stiles chinò la testa, fingendosi umile.

-Non lo farei mai, non senza prove. -

John lo guardo severamente.

-Ti conviene tenere a freno la lingua, Stiles. Forse non otterremo Grande Inverno come previsto, ma essere imparentati con gli Hale di questi tempi è ancora un grande vantaggio. Sposerai il ragazzo, la prossima settimana. Ti è chiaro? -

Stiles chinò ancora la testa.

-Sì, padre. -

Fece per restituire il ritratto di Derek, ma all'ultimo esitò.

-Vorrei tenerlo, con il tuo permesso. -

John lo squadrò per un istante, poi fece un brusco cenno d'assenso.

Stiles fissò il profilo arrabbiato di Derek Hale per tutto il tempo che ci volle a tornare nelle proprie stanze.

E anche quando fu di nuovo tra le gambe della dolce Marta, tutto quello che riusciva a vedere erano capelli neri e un viso freddo e distante.

Eppure, bellissimo.

 

 

 

Stiles capì abbastanza presto che Derek Hale non andava sottovalutato.

Due giorni primi della data fissata per l'arrivo della delegazione di Grande Inverno, suo padre fece irruzione nella sala principale, dove Stiles stava consumando una veloce colazione con Scott, prima di andare a pesca.

A Stiles basto dare un'occhiata al padre per capire che fosse furioso.

Teneva nella mano sinistra una lettera, con il sigillo spezzato degli Hale, il meta lupo grigio.

-Lasciaci soli – abbaiò a Scott, che si affrettò a chinare la testa con rispetto e a lasciare la sala, seguito dalle poche guardie che vigilavano il principe.

-Derek Hale – ringhiò suo padre, mordendo ogni parola – Si rifiuta di lasciare Grande Inverno. -

Stiles aggrottò la fronte, allontanando il proprio piatto da sé e alzandosi in piedi.

-Che significa questo? -

Per tutta risposta John gli lanciò stizzito la lettera.

Stiles diede un breve sguardo al genitore, prima di leggere la lettera scritta in una grafia elegante e tondeggiante, molto diversa da quella aguzza e frettolosa di Peter Hale.

 

Alla rispettabile attenzione della Nobile Casata Stilinski e del Principe Stiles di Dorne,

 

 

Scrivo la presente missiva nella speranza di non incrementare ostilità tra le nostre famiglie o compromettere quella che penso sarà un'unione proficua e vantaggiosa per entrambe le parti.

Ma temo di dover riferire che non ci sarà alcun matrimonio, se non a Grande Inverno.

Mi rifiuto di sposarmi a Dorne, con le tradizioni del Sud.

Sarò lieto di sposarVI per la data stabilita, qualora acconsentiate a venire al Nord.

Se verrò costretto a imbarcarmi su una nave e andare a Dorne, come il mio amabile e venerabile zio ha suggerito, mi butterò in mare prima ancora di lasciare il porto.

Confidando nella Vostra capacità di comprendere che un uomo annegato non sarebbe un buon marito, lascio la decisione nelle Vostre mani.

Inoltre, vorrei esprimere la mia preferenza su un nostro soggiorno a Grande Inverno, fino a quando non sarete costretto a prendere la corona di Dorne, giorno che mi auguro sia il più lontano possibile da noi, tanta grande è la mia stima per Vostro padre, il Principe John.

E, ora e sempre, l'inverno sta arrivando.

 

In fede,

 

Derek Hale di Grande Inverno

 

 

 

Stiles non poté proprio aiutarsi dallo scoppiare a ridere forte.

John lo guardò, furioso.

-Ti fa ridere? Un omega è così sfrontato da scrivere una lettera del genere e avere l'audacia di mandarla, e tu ridi? -

-Beh, volevo già ridere al, com'era? Ah sì, alla frase “confidando nella Vostra capacità di comprendere che un uomo annegato non sarebbe un buon marito”, ma mi sono trattenuto – rispose Stiles, ancora ridacchiando.

John però non sembrava in vena di ironia.

-Questo ragazzo non ha ben chiaro chi sia l'omega e chi l'alpha, in questo matrimonio! Non posso credere che Peter Hale approvi un atteggiamento del genere! -

-Gli scriverò oggi stesso – cercò di calmarlo Stiles, rileggendo alcuni passaggi dello scritto, soffermandosi un minuto in più sulla firma di Derek.

-Digli che la proposta di suo nipote è inammissibile e oltraggiosa e che in nessun modo tollereremo che gli accordi vengano... -

-Gli dirò che partirò per Grande Inverno domani all'alba – lo interruppe Stiles, tranquillo.

John lo fissò incredulo, paonazzo in volto.

-Cosa? Vuoi... vuoi abbassarti alla spocchiosa richiesta di un ragazzino omega di diciotto anni? Tu, un principe, un alpha, un uomo di venticinque anni fatto e finito?-

Stiles si strinse nelle spalle.

-Abbiamo bisogno di questo matrimonio, no? Se il ragazzo vuole sposarsi a Grande Inverno, ci sposeremo a Grande Inverno. Non mi interessa poi più di tanto. -

John dovette appoggiarsi al tavolo, mentre fissava sbalordito Stiles.

-E per quanto riguarda la sua richiesta di vivere al Nord finché non dovrai assumere il governo del regno? Ti sta bene anche questo? -

-In linea teorica – rispose Stiles, gli occhi fissi sul motto degli Hale, l'inverno sta arrivando -Non amo molto il freddo, ma presumo che dovrò farci l'abitudine, no? -

In ogni caso, nessun posto sarebbe stato più freddo dello sguardo del suo futuro marito, ma questo lo pensò soltanto.

John scosse la testa, ma davanti allo sguardo deciso di Stiles non poté fare altro che sospirare.

-E sia. Scriverò io stesso a Peter Hale dicendo che accettiamo la proposta del ragazzo. Partirai domani all'alba, con cinquanta uomini. -

Stiles chinò la testa, la lettera di Derek stretta forte nella sua mano sinistra.

-Sì, padre. -

Più tardi, Stiles contemplava nella sua stanza la lettera scritta di suo pugno per Peter Hale, mentre uno dei suoi tanti amanti dormiva nel suo letto, spossato dalla precedente unione.

Dopo una lunga riflessione, Stiles appallottolò il foglio, prendendone uno pulito.

Intinse la penna nel calamaio e cominciò a scrivere.

 

Al mio amatissimo futuro consorte Derek Hale, Lord di Grande Inverno,

 

 

 

Dopo un'attenta valutazione, sono arrivato alla conclusione che un matrimonio al Nord è di gran lunga più alettante di un marito annegato.

Partirò domattina all'alba, nella speranza di compiacerVi.

La voglia di conoscerVi è tale che partirei all'istante, se potessi.

Vi mando i mie rispettosi saluti e ricordate: mai inchinati, mai piegati, mai spezzati*.

 

Stiles Stilinski

 

 

Stiles rilesse attentamente lo scritto e poi si alzò dalla scrivania e si avvicinò alla finestra, del tutto nudo.

Emise un piccolo fischio e subito un corvo messaggero si appollaiò sul davanzale. Stiles gli legò il messaggio alla zampa, con attenzione.

-A Grande Inverno. E fai presto. -

Il corvo gracchiò una volta, prima di librarsi in volo.

-Principe? -

Stiles si voltò e sorrise alla vista del giovane ragazzo nel suo letto, che lo guardava con occhi languidi, il corpo nudo in bella vista.

-Sono congedato o avete ancora bisogno di me? -

Per un solo istante, Stiles fu tentato di voltarsi verso l'angolo destro della sua stanza, ma poi sorrise, avvicinandosi al letto e salendo sul corpo dell'altro, che gli aprì le gambe più che volentieri.

-Penso che ti terrò ancora un po' – sussurrò, prima di chinare il viso alla ricerca di un bacio feroce.

Nell'estremità destra della camera, il ritratto appeso di Derek Hale sembrava osservare i due amanti con un cipiglio altero e severo.

 

 

Ci vollero quattro giorni pieni di navigazione per approdare a Punta del Drago Marino e altri sei giorni di cammino per arrivare a Grande Inverno.

Più si allontanava da casa, più un freddo gelido penetrava nelle ossa di Stiles, costringendolo ad avvolgersi nelle pellicce che Scott aveva portato per lui.

C'erano giorni, a Dorne, in cui faceva talmente caldo che gli uomini andavano in giro nudi e le donne con vesti sottili e trasparenti che facevano vedere il profilo dei seni.

Fu subito piuttosto chiaro a Stiles che i giorni di sole fossero finiti.

Era ormai quasi il tramonto del settimo giorno di viaggio a cavallo quando infine giunsero in vista del castello degli Hale.

Mentre attraversavano il villaggio e rispondeva distrattamente ai saluti cortesi della popolazione, Stiles non poteva fare a meno di sentirsi eccitato, quasi su di giri.

Derek Hale era sempre più vicino.

Stiles non era stato molto emozionato all'idea di sposare Laura, era una cosa che aveva accettato, come molte altre cose che aveva dovuto fare per il dovere verso la famiglia e verso il regno, in quanto principe ereditario di Dorne e unico figlio di John.

Ma da quando i suoi occhi si erano posati sul ritratto di Derek, Stiles non aveva visto altro che il suo viso in tutti gli amanti in cui aveva ricercato piacere da allora.

Se quella era stata una mossa astuta da parte di Peter, mandare il ritratto del nipote con lo scopo di abbindolarlo, Stiles doveva ammettere a malincuore che avesse funzionato.

Quando finalmente varcarono le porte del castello, il cuore di Stiles era come impazzito.

Nel cortile, come da tradizione, i membri della famiglia Hale erano schierati insieme alle loro guardie e al loro seguito, pronti ad accogliere i nuovi ospiti.

Stiles incitò il cavallo ad andare più veloce, mentre osservava le tre persone in piedi davanti a tutti, poste in ordine di altezza.

Riconobbe l'uomo più vecchio come Peter Hale. Aveva pensato che gli occhi di Derek esprimessero freddezza, ma non era niente a paragone con il ghiaccio degli occhi dei Peter. Le sue labbra erano sollevate in un leggero sorriso ambiguo e Stiles non poté impedirsi di provare una sensazione sgradevole per l'uomo.

L'ultima figura, la più piccola, era quella di una ragazzina, la dolce Cora Hale, che sembrava timida e nervosa e stringeva forte la mano del ragazzo che stava tra lei e Peter.

Proprio quel ragazzo calamitò la totale attenzione di Stiles, mentre faceva rallentare progressivamente il cavallo.

Derek Hale non era affatto simile al suo ritratto.

Era immensamente più bello e Stiles si sentì in qualche modo ingannato.

I suoi capelli erano neri e morbidi come nel disegno, ma i suoi occhi non erano affatto color del carbone, ma verdi e freddi come una giornata di inverno. Il suo viso era teso e rigido, privo di ogni accenno di barba, come era tipico degli omega. Non era di molto più alto della sorella minore e come lei e lo zio indossava vesti pesanti, preservando comunque una certa eleganza e leggerezza nel portamento.

I suoi occhi si incrociarono con quelli di Stiles solo per una frazione di secondo, prima che il ragazzo abbassasse con decisione lo sguardo.

A Stiles bastò quell'istante, per capire di essere nei guai.

-Principe Stilinski, benvenuto! -

La voce profonda di Peter rimbombò nel giardino, mentre Stiles smontava da cavallo e lo affidava alle cure dello stalliere che era sopraggiunto.

Si inchinò profondamente in direzione di Derek, poi in quella di Peter e infine in quella della piccola Cora.

-È un onore essere qui, Lord Hale – disse infine, guardando Derek.

Il ragazzo si limitò a inarcare le sopracciglia e Stiles non riuscì a comprendere perché non parlasse finché non lo vide guardare Peter Hale, quasi come a chiedere il permesso.

Peter Hale pareva seccato dal fatto che tutta l'attenzione di Stiles fosse andata a Derek, ma continuò a sorridere in quella maniera ambigua mentre li presentava.

-Principe Stiles, lasciate che vi presenti mio nipote Derek, figlio della mia amata sorella e fratello della mia compianta nipote Laura. Quella accanto a lui è la mia piccola Cora. -

-Onorato di conoscervi, principe – disse Derek, chinando appena la testa.

La sua voce era fiera e decisa, così diversa dalle intonazioni dolci e delicate che Stiles era abituato a riscontrare negli omega di cui godeva la compagnia.

Senza riuscire in alcun modo a impedirselo, Stiles fece un passo avanti, intenzionato a prendere la mano di Derek e baciarla.

Ma aveva appena mosso il braccio che un ringhio terribile fendette l'aria e qualcosa di grosso e di nero si fece strada tra Peter e Derek, rischiando di far cadere l'uomo più anziano.

Stiles fece un passo indietro, fissando sbalordito il grosso lupo nero che si era parato davanti a Derek, ringhiando profondamente e raschiando il terreno con gli artigli affilati.

-Indietro, principe! - esclamò Jordan Parrish, il capitano della propria guardia, avanzando con la spada tesa insieme ad alcuni uomini.

-No! - esclamò Derek, lasciando andare la mano di Cora e cadendo in ginocchio accanto al lupo. Gli abbracciò il collo con forza, come per proteggerlo, rivolgendo uno sguardo di puro odio a Parrish, che suo malgrado si bloccò, imbarazzato – Toccatela e farò in modo che la vostra testa sia su una picca, Signore. -

Stiles era completamente senza parole, mentre fissava il viso cocciuto di Derek, abbracciato con forza a quella che a quanto pare era una lupa.

-Indietro Parrish! - esclamò infine, guardando con severità l'uomo – Non attaccate la lupa, indietro, tutti quanti! -

I suoi uomini gli obbedirono, sebbene un po' riluttanti. Per un attimo a Stiles sembro che Derek lo stesse guardando, ma quando abbassò lo sguardo, il ragazzo aveva il viso affondato nel pelo dell'animale.

-Vogliate perdonarmi – esclamò Peter, riuscendo a superare la confusione generale e attirando nuovamente l'attenzione di Stiles – Vi assicuro che la creatura è del tutto innocua, vive con mio nipote da quando non era altro che una palla di pelo informe. Non era sua intenzione fare del male al principe, è solo protettiva con mio nipote. -

-Strano animale da compagnia, un lupo – commentò Scott, affiancando Stiles, protettivo.

Peter gli rivolse uno sguardo affilato.

-Qui al nord non abbiamo gatti o amabili uccellini, signore. Il lupo è il nostro animale e il nostro emblema – Peter poi si rivolse a un attendente, con sguardo gelido – Non vi avevo detto di fare in modo che restasse nelle stanze di Derek? -

-Ci perdoni Lord Peter, ma la lupa non sopportava di essere separata dal signorino Derek – balbettò l'uomo, chinando la testa in segno di scuse.

Peter pronunciò una replica alterata, ma Stiles li stava appena ascoltando.

Tutta la sua attenzione era su Derek, ancora in ginocchio sul terreno, intento a sussurrare qualcosa alla lupa, mentre le accarezzava piano lo spazio tra le orecchie.

Quella sembrò calmarsi poco a poco, finché non andò a rannicchiarsi ai piedi di Cora, senza smettere di fissare in maniera diffidente Stiles, con i suoi strani occhi rosso sangue.

Dopo aver stabilito che la lupa forse non lo avrebbe ucciso, Stiles si mosse con cautela, allungando una mano verso Derek per aiutarlo ad alzarsi. Derek fissò la sua mano e poi lui per qualche istante, ma infine la accettò, mormorando un piccolo ringraziamento.

Le dita di Derek Hale erano più piccole delle sue e Stiles strinse la sua mano, provando un buffo senso di perdita quando l'altro sciolse il contatto, ritornando accanto alla sorella e intrecciando nuovamente le loro mani.

Peter guardò severamente il nipote.

-Fa in modo che si controlli o né le mie parole né quelle del principe la salveranno dalla forca, chiaro? -

Derek gli rivolse uno sguardo sprezzante e privo di timore, che fece venire voglia a Stiles di ridere, proprio come quando aveva letto la sua lettera.

Desideroso di distrarre Peter dal suo promesso, Stiles concentrò la sua attenzione su Cora, rivolgendole un grosso sorriso che la fece arrossire dalla testa ai piedi.

-Perdonatemi Lady Cora, non vi ho ancora salutata come si deve o fatto i complimenti per la vostra bellezza. -

Per un attimo temette che Cora stesse per svenire, ma poi lanciò un breve sguardo al fratello, che le fece un piccolo cenno con il capo, gli occhi quasi morbidi.

-La ringrazio principe Stiles. Sono onorata di conoscervi – sussurrò con voce sottilissima, senza guardarlo.

Stiles le sorrise ancora, con calore, e questa volta la ragazza, dopo averlo sbirciato con i dolci occhi nocciola, ricambiò il sorriso, anche se un po' impacciata.

Derek Hale adesso lo stava guardando in modo intellegibile e Stiles ricambiò con uno sguardo curioso, studiando ogni dettaglio del suo viso.

Si chiedeva se anche lui avesse sentito quella scintilla, quando si erano sfiorati le mani.

-Dovete essere stanchi per il lungo viaggio. Venite, abbiamo preparato un banchetto in vostro onore. Mastro Deaton vi farà vedere le vostre stanze. – la voce di Peter riscosse entrambi e Derek abbassò subito lo sguardo, interrompendo il contatto visivo.

Mentre seguiva meccanicamente Peter all'interno del castello, a Stiles sembrò di aver perso tutto, insieme allo sguardo di Derek su di sé.

Cercò di riconquistarlo varie volte, ma il ragazzo teneva lo sguardo fisso davanti a sé, camminando con il mento leggermente sollevato, la mano stretta in quella di Cora.

La lupa camminava dietro ai due fratelli, silenziosa ed agile, minacciando con lo sguardo chiunque si avvicinasse troppo ai due.

Eppure, Stiles avrebbe volentieri rischiato di essere divorato, se avesse significato avere ancora gli occhi verdi di Derek nei suoi.

Cosa gli stava succedendo?

 

 

 

-Sapevo che lo stemma degli Hale fosse il lupo grigio, ma non mi aspettavo di trovarne uno al castello. -

Derek, che si stava portando un calice alle labbra, interruppe il movimento, voltando appena la testa per rivolgere uno sguardo infastidito a Stiles, che gli sorrise, caldo e sfrontato.

Aveva fatto di tutto per poter essere seduto accanto a Derek a banchetto e non avrebbe di certo sprecato l'occasione di parlargli.

Anche se, con il senno di poi, avrebbe potuto scegliere un approccio migliore.

La lupa era proprio ai piedi di Derek, nascosta sotto il tavolo, e Stiles aveva osservato divertito il giovane darle pezzi della propria cena per tutta la sera, guardandosi furtivamente intorno.

-Mio principe, sapevo che l'emblema degli Stilinski fosse il sole, ma non pensavo che lo avrei trovato nei vostri occhi – ribatté Derek in tono altero, sempre con quell'incrollabile freddezza nel bel volto.

Stiles rise piano, ignorando lo sguardo acuto di Peter Hale su di lui, dall'altra parte del tavolo.

Sapeva di essere troppo vicino a Derek per il pubblico decoro, ma le apparenze non gli erano mai importate di meno in tutta la sua vita.

-Perdonatemi, ma non so come dovrei prendere le vostre parole. Era un complimento o un insulto? -

Derek sollevò un po' il volto, le labbra strette in una linea sottile.

-A voi la scelta, principe. -

Stiles non smise di sorridere, lasciandosi discretamente scivolare sulla panca più vicino a Derek.

-Lo prenderò come un complimento, allora. E potete chiamarmi Stiles. -

-Allora, Stiles, mi sento in dovere di informarvi che stavo palesemente insultando la stranezza dei vostri occhi – replicò immediatamente Derek, in tono acido ma ben contenuto, per non farsi sentire al di sopra del brusio generale.

Stiles non riuscì a impedirsi di scoppiare a ridere, mentre lo sguardo di Derek si faceva più tagliente.

-Deve essere stato un triste giorno quello in cui avete scoperto di essere omega, con la lingua tagliente che vi trovate – commentò, con voce gentile.

-Nient'affatto. È stato solo un incentivo a renderla ancora più tagliente e difendermi dagli alpha di questo mondo. -

Stiles gli sorrise, annuendo piano.

-Non posso darvi torto. Posso chiamarvi Derek? -

L'omega lo fissò per alcuni istanti, come a valutarlo.

-Immagino di sì, visto che domani sarete mio marito. -

Il sorriso di Stiles si condì di un po' di dolcezza, mentre avvicinava il viso a quello di Derek, che non si ritrasse ma lo guardò con diffidenza.

-Immagino che allora mi sia permesso darti del tu, visto che domani sarai mio marito, vero? -

Derek rimase in silenzio per un po', il volto teso.

-Penso che ti sia consentito farlo, sì.-

Stiles continuò a fissarlo con un sorriso indulgente, anche quando l'omega abbassò lo sguardo sul proprio piatto quasi vuoto, la fronte aggrottata.

Sollevò poi il volto all'improvviso e Stiles perse un po' il sorriso davanti a quella bellezza fiera e perfetta, che quasi faceva male a guardarla.

Derek sembrava un po' combattuto, ma quando parlò lo fece con voce decisa.

- Ho apprezzato il fatto che tu abbia indirizzato la lettera direttamente a me e non a mio zio. Non mi aspettavo una simile considerazione. E immagino di doverti ringraziare per aver acconsentito a celebrare le nozze qui. Non pensavo che avrei ottenuto tale grazia. -

Stiles lo osservò con attenzione, soppesando con cura ogni parola pronunciata dall'altro.

-Non te l'ho scritto nella lettera, ma possiamo rimanere qui dopo il matrimonio. Proprio come desideri. -

Per un attimo Stiles ebbe la folle impressione che le labbra di Derek stessero tremando in un sorriso, ma un secondo dopo era di nuovo rigido e distaccato.

-E ne hai parlato con mio zio? Perché non credo che lui ne sarebbe entusiasta – emise un suono sprezzante, prendendo un sorso di vino – È abbastanza desideroso di spedirmi al sud il più presto possibile. -

-Parlerò io con Lord Peter – proclamò Stiles, con tono che non ammetteva repliche – Dovrà per forza sentir ragione. -

C'era una lieve sorpresa negli occhi verdi di Derek, mentre lo guardava di nuovo.

-Grazie – mormorò, in tono basso ma sincero.

Gli occhi di Stiles ardevano nei suoi, mentre si faceva ancora più vicino.

-Mi dispiace molto per tua sorella. Immagino che sposarti non facesse esattamente parte dei tuoi piani su come passare il periodo di lutto. -

Gli occhi di Derek avevano una luce fredda, ma non sembrava avercela con lui. Stiles lo vide lanciare un veloce sguardo a Peter.

-No, infatti – esitò, mentre guardava Stiles quasi timidamente – Ma sei il primo a farmi le condoglianze per la morte di mia sorella e non le congratulazioni per il mio imminente matrimonio. Quindi ti ringrazio per la tua accortezza. -

Stiles provò un inaspettato moto di tenerezza.

Pensava che Derek Hale non avesse fragilità, ma era solo molto bravo a celarle.

-Non deve essere stato un momento semplice per te o per tua sorella minore – commentò, con delicatezza.

Derek lanciò uno sguardo a Cora, che era seduta a qualche posto di distanza e stava osservando con educato interesse i trucchi di magia che Scott le stava mostrando.

-È sempre stata una bambina timida, ma da quando Laura è morta apre bocca a stento – lanciò uno sguardo cauto a Stiles, come per valutare se potesse fidarsi o meno nel dire ciò che stava per pronunciare – Questo è uno dei motivi principali per cui voglio restare qui. Non posso lasciarla sola in mezzo ai lupi. -

Stiles aggrottò la fronte, mentre suo malgrado lanciava un'occhiata a Peter, che stava ridendo sguaiatamente per qualche battuta di un nobile del nord.

-Non pensi che sarebbe al sicuro, con tuo zio? -

Derek strinse le labbra, guardando anche lui Peter.

-Diciamo che spero che Cora si presenti come omega. Così Peter non avrebbe motivo di temere per il proprio potere, con me al sud e Cora senza diritto di successione. -

Stiles lo fissò, sbalordito.

-Stai insinuando che Peter...- cominciò in tono grave, ma Derek si alzò di scatto in piedi, senza dargli il modo di finire la frase.

-Perdonami, ho bevuto troppo vino e parlo a sproposito – dichiarò con voce decisa, anche se Stiles lo aveva visto bere a malapena – Penso che mi ritirerò nelle mie stanze. -

Anche Stiles si alzò in piedi.

Sentiva lo sguardo di ghiaccio di Peter pungergli la nuca.

-Posso accompagnarti? -

Derek scosse la testa, ma non sembrava troppo irritato dalla domanda.

-Non ce n'è bisogno. Goditi il banchetto, è in tuo onore. Ci vedremo presto domani. -

Stiles non riuscì a impedirsi di prendere la mano di Derek tra le sue, proprio come avrebbe voluto fare quel pomeriggio, nel cortile.

La lupa, al fianco di Derek, ringhiò piano, ma non diede segno di voler attaccare.

Lo sguardo dell'omega era freddo e diffidente, ma non aveva tirato indietro la mano e per Stiles era più che sufficiente per iniziare.

-Sarai nei miei pensieri stanotte. Ti immaginerò aspettarmi all'altare degli dei, bello e freddo proprio come nel tuo ritratto – sussurrò, guardandolo da sotto le ciglia.

Derek non disse niente, ma a Stiles sembrò lievemente divertito, dietro la maschera fredda del suo viso.

Ritirò delicatamente la mano da quelle di Stiles, chinando appena il capo per congedarsi.

-Andiamo Talia – mormorò voltandosi e la lupa, dopo un ultimo sguardo sanguigno a Stiles, si affrettò a seguire il giovane padrone.

 

 

 

 

Quando Scott si presentò di buon mattino nelle sue stanze, trovò Stiles già alzato e vestito di tutto punto, in piedi davanti all'ampia finestra che affacciava sul giardino del castello degli Hale.

Lo scudiero inarcò le sopracciglia, posando un vassoio pieno di cibo sul tavolo al centro della stanza.

-Ho paura di chiedervelo, ma avete almeno chiuso occhio, stanotte? -

-Sai già la risposta – replicò Stiles, in tono inequivocabilmente allegro, gli occhi fissi sui servitori che stavano addobbando i giardini per le imminenti nozze.

-Sapete, state prendendo questo matrimonio combinato meglio di quanto mi aspettassi. -

Stiles si voltò a guardarlo da sopra la spalla, con un vago sorriso.

-Ti aspettavi una scenata, eh? -

Scott rise piano, scuotendo la testa.

-Beh, quando vostro padre vi ha detto che avreste sposato Laura Hale, non mi siete sembrato troppo d'accordo. Ma vedo che il fratello è più di vostro gradimento. -

-È così bello – dichiarò Stiles, spassionato, facendo alzare gli occhi al cielo a Scott, che però sorrideva ancora – Come fa a essere così bello? E il suo odore... non farmi nemmeno cominciare con il suo odore. -

Scott rise di nuovo, guardando incredulo il suo signore.

-Quasi non vi riconosco più! Fino a ieri cercavate la compagnia di ogni bel ragazzo di Dorne e adesso eccovi qui, a sospirare come una fanciulla innamorata sul vostro futuro marito con cui avete scambiato a stento parola. -

-Abbiamo parlato ieri sera, a banchetto – lo contraddisse Stiles, con un sorriso sfrontato – E lascia solo che ti dica che se sarà così sfrontato anche in camera da letto, il mio matrimonio diventerà sicuramente il meno noioso dei sette regni. -

Scott sospirò, sistemando le pietanze sul tavolo con vaga disapprovazione.

-Adesso vi riconosco. E ora venite a mangiare, non potete sposarvi a stomaco vuoto. -

Stiles annuì distrattamente, ma con la coda dell'occhio colse qualcosa che attrasse di nuovo la sua attenzione verso la finestra.

Osservò sorpreso Derek vagare nei giardini con Talia al suo fianco, osservando a malapena i preparativi che fervevano intorno a lui.

Stiles aggrottò la fronte, senza perdere di vista il giovane che si era seduto sotto un grande albero dalle foglie rosse, con il muso di Talia appoggiato in grembo.

Derek era voltato di profilo, lo sguardo perso in lontananza mentre accarezzava distrattamente il pelo di Talia.

Sembrava oltremodo malinconico e qualcosa si strinse nel petto di Stiles.

-Devo scendere, torno subito – disse in tutta fretta, muovendosi frenetico per la stanza alla ricerca della sua pelliccia.

Se la buttò sulle spalle e uscì velocemente dalla stanza, ignorando i richiami esasperati di Scott.

 

 

-Posso sedermi? -

Derek sollevò di scatto il volto, guardandolo sorpreso.

Talia ronzò piano, ma sembravano più delle fusa che un vero proprio ringhio, visto che Derek continuava a grattarle le orecchie.

L'omega fece un piccolo cenno del capo e Stiles si sedette accanto a lui sul terreno umido di pioggia, grato di non indossare ancora le sue vesti matrimoniali.

Derek era avvolto in una calda pelliccia grigio chiaro, i suoi capelli neri erano arricciati sulla fronte per l'umidità, gli occhi verdi erano leggermente lucidi e le guance rosse per il freddo.

Per la prima volta Stiles non lo trovò bellissimo, ma solo incredibilmente giovane e spaventato.

-Qualcosa vi turba? - domandò in tono gentile, usando il voi per fargli capire che aveva il suo massimo rispetto, nonostante l'impudenza con cui gli aveva parlato la sera prima.

Derek lo fissò per un lungo istante, in silenzio.

-Se ve lo dicessi, vi prendereste gioco di me – rispose poi con tono stranamente dimesso, adeguandosi al voi utilizzato da Stiles.

Stiles aggrottò la fronte, sinceramente contrariato.

- Vi giuro che non potrei mai prendervi in giro – gli rivolse un piccolo sorriso – Sono un buffone, non prendo mai niente sul serio e temo di essere inaffidabile sulla maggior parte degli aspetti della vita – si fece di nuovo serio – Ma prendermi gioco di voi? Non farei mai questo.-

Derek lo guardò, il viso freddo, le labbra contratte.

-Mi è giunta voce che a Dorne seguite costumi diversi che qui al nord – esordì infine con voce altera, puntando lo sguardo sulle proprie mani immerse nel pelo di Talia – È vero che nel vostro regno agli uomini sposati è consentito avere tutte le amanti che vogliono? E che i figli che hanno all'infuori del matrimonio sono considerati alla pari di quelli legittimi? -

Stiles era stato preso alla sprovvista, ma quando rispose la sua voce era calma e gentile.

-Sì, è vero. -

Derek gli gettò uno sguardo acuto, a cui Stiles però non si scompose.

- E voi avete tanti amanti a Dorne? -

Stiles non esitò nemmeno un istante a rispondergli.

-Sì. Molti. -

Le labbra di Derek erano sempre più sottili, ma a parte questo Stiles non registrò alcun mutamento nella sua espressione.

-E dopo esservi sposato con me, dopo che saremo tornati a Dorne. Continuerete ad averli? -

Stiles dovette trattenere un sorriso, perché sospettava che Derek lo avrebbe preso come un insulto, e non come un moto di tenerezza.

-Voi vorreste che io li avessi? -

Derek fece passare qualche istante prima di rispondere.

-No. -

-E cosa volete? -

Derek gli rivolse uno sguardo altero, quasi infastidito.

-Voglio che vi comportiate come si comporterebbe un marito del nord. Voglio che siate fedele a me, come io sarò fedele a voi fino alla mia morte, non importa che sentimenti io possa provare per voi. Voglio che facciate figli solo con me, non voglio che abbiate bastardi dai vostri amanti. E il mio discorso non riguarda la gelosia, neanche vi conosco e vedervi con un altro, uomo o donna, non mi farebbe alcun effetto. Ma il mio onore e il mio orgoglio sono le cose a cui tengo di più, dovete saperlo. Voglio che mi rispettiate perché, ve lo giuro Principe Stiles, non sono solo la pedina di un gioco più grande di me, come forse mio zio vi ha fatto credere. Non volete davvero avermi come nemico. -

Stiles lo fissò, senza più sorridere.

-Volete solo questo? Che vi dica che vi sarò fedele? -

Derek annuì, continuando a fissarlo con quegli occhi incredibilmente verdi e freddi, così belli.

-Ebbene, avete la mia parola. Vi tratterò sempre con il massimo rispetto e non prenderò più amanti. Questo basta per dissipare il vostro turbamento? -

Derek esitò, ma poi annuì piano, improvvisamente quasi timido.

Stiles gli sorrise con calore, allungando una mano per togliergli una foglia che gli era finita tra i capelli.

-Era per questo che siete stato così scostante con me ieri? -

-Sì, ma non solo. È anche perché non vi conosco – Derek inclinò il viso e lo studiò con attenzione, tanto che per la prima volta Stiles si sentì quasi a disagio – E non riesco proprio a comprendervi. -

Stiles gli sorrise di nuovo, mentre si muoveva per alzarsi in piedi.

-Beh, avete tutta la vita per fare entrambe le cose, non vi pare? -

Con un ultimo sorriso pieno di dolcezza, Stiles si allontanò, lasciando il futuro sposo seduto ai piedi dell'albero, i suoi occhi che gli scavavano la schiena con insistenza.

 

 

 

Derek era bellissimo quando lo raggiunse davanti al grande albero dalle foglie rosse.

Stiles aveva chiesto che la cerimonia si svolgesse lì e Peter aveva acconsentito.

Derek lo guardò e Stiles gli sorrise, rassicurante.

Derek non ricambiò, ma a Stiles sembrò un po' meno pallido mentre lasciava andare il braccio di Peter e accettava la sua mano, andando al suo fianco.

Peter fece un passo indietro, mettendosi accanto a Cora.

Secondo la tradizione, gli aveva appena affidato Derek, affinché lo prendesse sotto la sua protezione e avesse cura di lui, come la sua famiglia aveva fatto sino a quel momento.

Avrebbe dovuto essere il padre di Derek a svolgere tale compito, ma Stiles sapeva che entrambi i signori Hale erano morti da tempo.

Strinse delicatamente la mano di Derek nella sua, mentre entrambi volgevano la loro attenzione a Mastro Deaton.

L'uomo si avvicinò a loro, ponendo delle bende bianche sulle loro mani unite.

-Siamo qui per legare queste due anime in una sola. Derek. Principe Stiles. Guardatevi negli occhi e pronunciate le parole. -

Stiles voltò la testa, incontrando gli occhi verdi di Derek, velati da un insolito nervosismo.

Mastro Deaton aveva dovuto insegnargli cosa dire, visto che Stiles non era esperto di come si svolgesse la cerimonia nuziale al nord.


 

Padre, Fabbro, Guerriero, Madre, Fanciulla, Vecchia, Sconosciuto, io sono suo e lui è mio, da questo giorno, fino all'ultimo dei miei giorni.

Le pronunciarono insieme, le loro mani unite in maniera simbolica, i loro sguardi intrecciati.

Stiles non poté fare a meno di notare come la voce di Derek fosse meno decisa del solito e avrebbe voluto che fossero soli, invece che circondati da così tante persone, perché se fossero stati soli, avrebbe gettato via le bende, avrebbe annullato la rigida distanza tra i loro corpi e lo avrebbe abbracciato, gli avrebbe detto di dimenticare tutto, la cerimonia, la promessa, tutto. Gli avrebbe detto di chiudere gli occhi e vedere solo loro.

Gli avrebbe detto di non avere paura, perché Stiles non gli avrebbe mai fatto del male.

Quando anche Derek finì di pronunciare l'ultima parola, Stiles si sporse, catturando le sue labbra in un bacio casto, delicato.

Sentì il respiro di Derek accelerare sulle sue labbra, le sue dita contrarsi nelle proprie come se volesse sciogliere la presa e scappare.

Eppure rimase immobile.

Quando Stiles si staccò e incrociò lo sguardo impassibile di Derek, qualcosa si mosse dentro di lui.

Era successo davvero.

Era sposato.

 

 

 

 

 

 

 

Stiles non aveva avuto modo di parlare con Derek durante la loro festa nuziale, non quanto avrebbe voluto almeno.

Erano seduti da soli a un tavolo più elevato rispetto agli altri, eppure non erano mai veramente soli.

Nobili di Dorne e di Grande Inverno si avvicendavano sulla pedana, porgendo le loro congratulazioni ora all'uno ora all'altro.

Stiles faceva del suo meglio per mostrarsi sorridente e cortese, ma Derek sembrava avere più difficoltà a mantenere le apparenze.

Quando Jordan Parrish, oltremodo ubriaco, augurò a Derek la benedizione di un figlio maschio al più presto e il restio delle guardie di Dorne approvò con grida e applausi, Stiles temette di dover allontanare il coltello da lui.

Si sporse un po' verso il suo sposo, approfittando della loro momentanea solitudine.

-Stai bene? Ti chiedo scusa per i miei uomini. Loro sono un po'... entusiasti. -

Sicuramente gli uomini di Dorne sapevano come divertirsi, a dispetto di quelli del nord, moderati e contenuti e pieni di disapprovazione per i nuovi alleati del sud.

Derek gli gettò uno sguardo veloce, prima di riportarlo dritto davanti a sé.

-Sto bene, mio signore. -

Stiles aggrottò la fronte e stava per dirgli che non ci fosse bisogno di chiamarlo così, quando Peter si fece avanti, un grosso sorriso sul volto leggermente alticcio.

-Il mio nuovo genero e il mio amatissimo nipote! Non credo di poter esprimere con parole sufficienti la gioia che ha conquistato il mio cuore, nel vedervi formare una così bella coppia. -

Stiles sollevò il suo bicchiere di vino, ben consapevole che Derek non avrebbe detto nemmeno una parola.

-All'alleanza tra Dorne e Grande Inverno. Che sia l'inizio un'unione proficua e vantaggiosa per entrambe le parti – disse Stiles, utilizzando le stesse parole che Derek aveva adoperato nella propria lettera.

Poteva sentire gli occhi del suo giovane sposo sul proprio volto.

Peter rise, gli occhi che brillavano di una luce sgradevole.

-Oh sono sicuro che lo sarà. Derek è giovane e fertile, sono certo che terrà alto l'onore della famiglia. A partire da stasera. -

Stiles aggrottò la fronte, avvertendo il corpo di Derek irrigidirsi di fianco al suo.

-Temo di non capire. -

Peter continuava a sorridere e il suo volto, nella penombra della sala, non sembrava altro che malvagio.

-La cerimonia della messa a letto. Sono sicuro che sapete di cosa si tratta. -

Sì, Stiles sapeva di cosa si trattasse. Ma questo non lo rendeva certo più favorevole alla cosa.

-Non penso di essere stato informato di una simile usanza – disse, la voce stranamente fredda.

-Beh, ammetto che sia un po' datata. Ma visto che Derek ha insistito tanto per sposarsi qui, con le nostre tradizioni, mi sono detto che avrebbero dovute essere rispettate tutte quante, senza eccezioni. -

E a Stiles fu subito chiaro di cosa si trattasse.

Una vendetta, una punizione per Derek per essersi opposto sull'andare al sud.

Gli era effettivamente sembrato strano che Peter avesse ceduto in maniera così compiacente al capriccio del nipote.

-Non penso ci sia il bisogno di seguire una tradizione così vecchia e di cattivo gusto – disse Stiles, gli occhi che bruciavano in quelli dell'alpha più anziano.

-Oh via, principe – la voce di Peter era melensa e stucchevole, ma i suoi occhi pieni di cattiveria – Sono sicuro che non sarà la prima volta in cui consumerete un amplesso in pubblico, visto le abitudini di Dorne – fece scivolare gli occhi azzurri su Derek, che sedeva composto e gelido, le labbra contratte in un'espressione rigida e lo sguardo distante – Né l'ultima volta in cui vorrete divertirvi un po'. In fondo noi del nord possiamo essere un po' noiosi. -

Stiles si alzò di scatto in piedi, furioso, ma Peter si stava già allontanando, con un ultimo sorriso sinistro.

Stiles lo fissò, il petto in affanno e la vista vitrea da quanto era arrabbiato.

Avrebbe voluto scavalcare il tavolo e attaccare Peter Hale, e forse l'avrebbe fatto, se delle dita delicate non si fossero posate piano sulla sua spalla, in un tocco fantasma.

Voltò di scatto la testa, incrociando lo sguardo severo di Derek, in piedi accanto a lui.

-Siediti, mio signore. Stai dando spettacolo – sussurrò, facendo appena pressione sulla sua spalla, per indurlo a sedersi.

In effetti lo sguardo di molti era puntato su di loro, curioso e perplesso.

Stiles gli obbedì, riluttante, ed entrambi ripresero posto.

-Non ci sarà nessuna cazzo di cerimonia della messa a letto – sbottò Stiles in tono urgente e serio, sporgendosi verso Derek.

Quando Derek si rifiutò di guardarlo, Stiles allungò spazientito una mano e gli afferrò il mento in una presa forte ma calibrata, costringendolo a voltare il viso.

Aveva bisogno che lo guardasse negli occhi, che gli credesse.

-Non ci sarà nessuna cerimonia – ripeté, in tono più calmo, specchiandosi negli occhi impenetrabili di Derek – Hai capito? Non lo permetterò. Ti proteggerò. -

Per un secondo qualcosa passò negli occhi di Derek, un sentimento che Stiles non gli aveva mai visto prima e che non capiva nemmeno esattamente cosa fosse.

Ma poi l'omega si tirò indietro, sottraendosi con sdegno alla presa di Stiles.

-È già stato deciso. Non puoi cambiare le cose – strinse le labbra – Sopporterò anche questo. E così farai anche tu. -

Stiles lo guardò con frustrazione per un istante, poi il suo sguardo scivolò sui suoi soldati, che stavano cantando a squarciagola una canzone da taverna, tenendosi abbracciati mentre gli uomini del nord fingevano di non conoscerli.

Guardò il proprio calice di vino, mentre un'idea gli si formava in testa.

-Vedremo – disse solo.

Poi vuotò il bicchiere in un solo fiato.

 

 

 

 

Derek era rigido come un pezzo di ghiaccio mentre Lydia e Erica lo aiutavano a spogliarsi.

Erica gli aveva sussurrato a un orecchio di chiudere gli occhi e fare finta che ci fossero solo loro nelle stanze, come ogni sera, ma Derek pensava di non essere in grado di fingere che non ci fossero decine di occhi a fissarlo, compresi quelli algidi e ardenti di cupa soddisfazione di suo zio, tutti pronti ad assistere alla sua prima notte di nozze.

-Il principe Stiles sembra un brav'uomo. Sono sicura che sarà gentile – mormorò Lydia, mentre lo liberava dall'ultimo indumento.

Anche Derek pensava che sarebbe stato gentile, ma la cosa lo consolava solo in parte. Non era solo la sua prima notte con suo marito, era la sua prima notte in assoluto con un uomo. E tutti avrebbero visto, tutti avrebbero giudicato.

Non poteva che essere grato al fatto che Cora fosse stata giudicata troppo piccola per assistere, non avrebbe potuto sopportarlo.

Rimasto nudo, Erica e Lydia si affrettarono a sollevare le pellicce dal letto e lo aiutarono a sistemarsi sul materasso.

Derek si coprì fino al mento, non perché sentisse freddo, il fuoco scoppiettava deciso nel camino; voleva solo proteggersi dagli sguardi delle persone.

Lydia gli strinse discretamente una mano e Erica gli accarezzò furtiva i capelli, come rassicurazione. Dopodiché le due ancelle si inchinarono rispettosamente, allontanandosi e uscendo dalla stanza.

Derek mantenne lo sguardo fisso sulle proprie dita strette talmente forte alla pelliccia da essere quasi bianche.

Ora non doveva fare altro che aspettare Stiles.

Derek sobbalzò quando la porta si aprì di colpo, andando a sbattere contro la parete.

-Principe, principe vi prego, non abbiamo finito di vestirvi, non... -la supplica di Scott andò persa, coperta dalla risata sguaiata di Stiles.

Derek osservò con occhi enormi suo marito fare il suo ingresso con la camicia da notte aperta sul petto e i calzoni allacciati male, i piedi nudi e un calice vuoto di vino in una mano.

L'odore di alcol che emanava era percepibile persino dal loro letto.

Derek osservò atterrito Stiles barcollare su una dama, che emise un strillo oltraggiato e cercò riparo tra le braccia del proprio consorte.

Derek non aveva il coraggio di guardare in faccia lo zio, ma poteva immaginare che fosse alquanto livido.

-Perdonatemi, signora, perdonatemi – biascicò Stiles verso la dama, che lo fissava atterrita – Ecco, prendete questo come segno del mio pentimento! - esclamò, mettendole a forza in mano il calice vuoto.

In poco tempo la stanza si riempì di bisbigli oltraggiati, tutti gli occhi fissi verso il principe che faceva visibilmente fatica a reggersi in piedi.

-Forse dovrei portarlo nelle sue vecchie stanze... - intervenne Scott, facendosi avanti, ma Stiles lo respinse con stizza, finalmente guardando verso Derek.

Derek guardò attentamente il suo viso, soffermandosi a malapena sui capelli scompigliati o sul suo sorriso ubriaco.

Osservò i suoi occhi, quegli occhi caldi e strani, del colore del sole.

Perfettamente sobri.

Stiles gli fece un veloce occhiolino e Derek capì improvvisamente.

-Marito – chiamò con la voce più dolce che gli riuscì, lasciando che la pelliccia gli scivolasse dalle braccia per poter allungarle verso Stiles, in un invito allettante – Venite da me. -

Stiles barcollò pericolosamente fino al letto, mentre i brusii e gli sguardi preoccupati e sdegnati dei presenti aumentavano a dismisura.

Quando infine Stiles si lasciò cadere di peso sul letto, finendo a faccia in giù sul petto di Derek, le voci si fecero sempre più alte, lamentandosi della vergogna che Stiles stava portando a Grande Inverno e alla nobile famiglia degli Hale.

Stiles non si muoveva e Derek seppe esattamente cosa dire.

Guardò suo zio dritto negli occhi, simulando un'espressione impotente e confusa.

-Credo... credo che sia svenuto. -

Peter era assolutamente paonazzo e Derek dovette appellarsi a tutto il suo autocontrollo per non ridere.

Poteva sentire le labbra di Stiles formare un sorriso nascosto, contro il suo petto nudo.

-Voglio tutti fuori di qui, immediatamente! - tuonò Peter, lanciando occhiate furiose tutto intorno.

Derek sapeva che non gli interessava di vedere lui umiliato, ma mai avrebbe potuto sopportare che la vergogna di Derek ricadesse anche su di lui.

E un marito così ubriaco da svenire durante la prima notte di nozze, non era esattamente una cosa che metteva in buona luce la capacità di Peter Hale di scegliere uno sposo degno per suo nipote.

In poco tempo, tutti uscirono dalla stanza e rimasero solo Peter, Derek e Stiles.

Peter guardava fisso il nipote, che ricambiava con uno sguardo stranamente dimesso, fingendo puro disorientamento.

Per un attimo sembrò che Peter volesse dire qualcosa, ma poi si limitò a marciare fuori dalla stanza, sbattendo forte la porta dietro di sé.

Derek e Stiles rimasero immobili per un'infinità di tempo, gli unici rumori che Derek sentiva erano il crepitio del fuoco e il respiro di Stiles contro la pelle.

-Se ne sono andati? - sussurrò poi Stiles, muovendo le labbra contro il suo petto e provocandogli un leggero brivido.

-Sì – rispose, roco.

Lentamente, Stiles si sollevò da lui, mettendosi seduto nella sua parte del letto.

Derek si sistemò nervosamente le pellicce sul corpo nudo, ricambiando diffidente lo sguardo limpido che il marito gli stava rivolgendo.

-Hai finto? - domandò, dopo un'infinità di tempo.

Stiles rise leggermente, cercando di aggiustarsi con una mano i capelli arruffati.

-Sì, grazie alla collaborazione dei miei uomini. Sono stati più che lieti di innaffiarmi di vino, per rendere la cosa più credibile. -

-Anche Scott era d'accordo? -

Stiles gli sorrise, caldo come il sole.

-Certamente. -

-Perché lo hai fatto? - domandò allora Derek, e le parole uscirono dalle sue labbra in modo brusco, quasi come se fossero un'accusa.

Ma Stiles non si scompose, continuando a sorridergli tranquillo.

-Per te. Non pensavo che unirti a me davanti a tutti fosse di tuo gradimento – aveva una scintilla maliziosa negli occhi, ma la sua voce era gentile quanto bastava per rendere Derek rilassato e meno teso – Mi sbagliavo, forse? -

Derek scosse la testa, sentendo il suo corpo sciogliersi sempre di più, una nuova sensazione di sicurezza che lo invadeva.

Ti proteggerò.

Derek non sapeva cosa dire.

Anzi, lo sapeva. Sapeva cosa dovesse dire.

 

 

 

-Grazie. -

Stiles fissò Derek sorpreso, non aspettandosi una gratitudine così esplicita da parte dell'altro.

Il viso di Derek era serio e intellegibile come sempre, ma i suoi occhi erano un po' più morbidi e gentili del solito.

Stiles gli sorrise, chinando appena la testa.

-È stato un piacere.-

Derek lo fissò un istante, poi scosse la testa con un sorriso talmente leggero che Stiles giurò di esserselo immaginato.

-Sai cosa andranno a dire in giro per tutto il castello, vero? Che tu sei un ubriacone e io un omega frigido, che non è stato nemmeno in grado di far rinsavire suo marito. -

Stiles lo fissò con serietà.

-Li sfido a provarci. Gli mozzerò la lingua prima che possano finire la frase.-

Derek gli lanciò uno sguardo esasperato, ma Stiles notò con sollievo che ancora aleggiasse sulle labbra quel tenue sorriso.

-Devi davvero imparare a mantenere i nervi saldi. -

Stiles gli rivolse un sorriso affascinante, avvicinandosi impercettibilmente.

-Per fortuna ho te, no? Sarai un ottimo rimedio al mio pessimo carattere impulsivo. -

Derek sospirò affranto e Stiles gli sorrise di più.

-Dove è la tua lupa, comunque? Pensavo che ti seguisse come un'ombra e ti proteggesse.-

Derek lo guardò attentamente, come a valutarlo.

-Le ho detto di stare con Cora. Pensavo avesse bisogno di più sostegno di me – rispose, poi il suo sguardo si fece improvvisamente teso e guardingo, fisso in quello di Stiles.

L'alpha notò come le sue mani si fossero strette con forza alle pellicce che lo coprivano.

-Immagino che adesso dovremmo davvero consumare il matrimonio – disse, in un tono che doveva suonare fiero e indifferente, ma che invece giunse alle orecchie di Stiles per quello che era davvero: la voce di un ragazzino di diciassette anni spaventato a morte.

Stiles gli rivolse uno sguardo intenerito, facendosi ancora un po' vicino.

Fece finta di non notare i brividi sulle braccia nude di Derek, né il modo in cui le sue mani si fossero aggrappate alle pellicce o il suo corpo si fosse teso completamente.

Con attenzione smisurata, attento a non spaventarlo, allungò una mano e la posò sulla guancia di Derek.

Il ragazzo spalancò gli occhi, esterrefatto, ma non diede segno di volersi scostare.

-Vuoi consumare il matrimonio? - domandò, gentile.

Derek scosse la testa, sfiorando nel movimento il palmo di Stiles con le labbra calde.

Stiles dovette reprimere una scintilla di desiderio.

-No – mormorò Derek, con voce appena udibile, gli occhi verdi limpidi e spaventati fissi nei suoi.

Stiles annuì con serietà, muovendo il pollice per accarezzargli delicato uno zigomo.

-E allora non lo voglio nemmeno io. -

Derek rimase a fissarlo per un lungo istante. Quando parlò, la sua voce era alterata e infastidita come al solito.

-Non sei tenuto a fare questo per me. Conosco il mio posto nel mondo. Sei mio marito e il mio alpha e... -

Stiles gli coprì la bocca con il palmo della mano, interrompendo il flusso arrabbiato di parole.

-Non lo faccio per te – disse gentilmente, sorridendo allo sguardo oltraggiato di Derek per essere stato interrotto in modo così brusco – Non solo, almeno. Lo faccio anche per me. Non riuscirei a guardarmi allo specchio, dopo, sapendo di averti forzato in qualcosa che non volevi fare. -

Quando avvertì gli occhi di Derek farsi di nuovo morbidi, Stiles fece scivolare via la mano dalla sua bocca, accarezzandogli per un istante la gola pulsante con la punta delle lunghe dita.

Quando capì che non avrebbe detto più niente, Stiles gli sorrise, quasi dolente, scivolando con decisione nella sua parte del letto.

Si tolse la camicia e la lasciò scivolare sul pavimento, mentre decise di tenere i calzoni. Si infilò sotto la sua parte di pellicce, consapevole che gli occhi di Derek non lo avessero abbandonato neanche per un secondo.

Quando infine fu sdraiato e stava per chiudere gli occhi, sentì Derek muoversi.

Avvolto strettamente nelle sue pellicce, Derek strisciò vicino a lui.

Stiles avvertì il corpo caldo e nudo dell'altro premersi contro il sottile strato dei suoi pantaloni e dovette invocare tutto l'autocontrollo di cui era capace.

Dopo una piccola esitazione, la testa di Derek andò a posarsi contro la sua spalla nuda e il ragazzo emise un piccolo sospiro tremante.

Quasi meccanicamente, Stiles sollevò un braccio per avvolgerlo intorno alle spalle dell'altro, mentre voltava leggermente la testa, sfiorandogli la fronte con le labbra.

Derek non lo stava nemmeno abbracciando, era solo premuto contro di lui con la testa sulla sua spalla, eppure Stiles non si era mai sentito così intimo con qualcuno prima d'ora.

Fu con una curiosa sensazione di serenità, che si addormentò poco dopo.

 

 

 

 

 

Derek arricciò la bocca in un broncio ostentato, costringendo Stiles ad abbassare un po' la testa per nascondere un sorriso.

-Questo gioco è stupido. Perché il cavallo deve muoversi a elle? Non ha senso. -

-Perché sono così le regole – rispose Stiles, paziente, sorridendogli dolcemente.

Erano seduti sul pavimento della sala grande del castello, su un tappeto davanti al fuoco. Stavano giocando a scacchi mentre Allison e Lydia facevano i loro ricami sulle panche della sala, sorridendo di tanto in tanto agli scambi vivaci dei due sposi.

Stiles non sapeva se Derek avesse raccontato alle due ancelle del suo piano per mandare a monte la cerimonia della messa a letto la notte precedente, ma a giudicare dagli sguardi pieni di approvazione e rispetto che le due donne non facevano altro che lanciargli, immaginava di sì.

Derek sbuffò per l'ennesima volta, giocherellando con pigrizia con uno dei pochi pedoni che gli erano rimasti.

Stiles aveva mangiato quasi tutti i suoi pezzi, mentre lui ancora nessuno, anche se la cosa non era sorprendente: era la prima volta che Derek giocava a scacchi e Stiles sapeva che sarebbe stato un allievo piuttosto impegnativo.

-E l'alfiere? - domandò improvvisamente Derek, fissando attentamente la scacchiera – Si muove in diagonale, giusto? -

-Giusto – confermò Stiles, ma il sorriso gli sparì rapido dalle labbra quando assistette all'alfiere bianco di Derek che mangiava senza pietà la sua regina. Aveva talmente sottovalutato le capacità di Derek che non aveva nemmeno prestato attenzione al fatto che la regina fosse scoperta.

Derek gli sorrise, sfrontato e vittorioso, e Stiles non poté fare a meno di essere felice del fatto che avesse fatto fuori la sua regina, anche se era una cosa assolutamente stupida e patetica.

Lui era stupido e patetico, ma non poteva farci niente. Il sorriso di Derek era troppo raro e bello per non esserne completamente schiavo.

-Dovresti sempre proteggere la tua regina, principe – lo prese in giro Derek, inclinando un po' il capo.

Stiles annuì, ridendo piano, e lo guardò di sottecchi.

-D'ora in poi la proteggerò sempre – promise solennemente, in un tono che implicava tante altre cose.

Derek gli lanciò uno sguardo a metà tra l'irritazione e il divertimento, poi sbuffò, senza deporre il suo piccolo sorriso.

-Tocca a te. -

Ma Stiles non fece in tempo ad allungare il braccio, che udirono dei passi minacciosi avvicinarsi alla sala.

Stiles si mise subito in piedi, mentre Peter Hale avanzava a passo altero verso di loro.

Sapeva che fosse un pensiero irragionevole, visto che quello era lo zio di suo marito, ma Stiles si ritrovò a rimpiangere la decisione di lasciare la spada nelle loro stanze o di dare ai suoi uomini la giornata libera per poter passare il suo tempo da solo con Derek.

-Principe Stiles – esordì Peter, senza degnare di uno sguardo il nipote, ancora seduto davanti al fuoco, appena visibile da dietro Stiles – Posso parlarvi in privato? -

-Potete parlarmi davanti a Derek, Lord Peter – rispose Stiles, con voce fredda ma cortese – In fondo è mio marito e non c'è niente che non posso condividere con lui. -

Peter gli rivolse un sorriso che non gli raggiunse gli occhi.

-Lo comprendo. Ma temo di dover insistere in un colloquio privato. Derek, lasciaci. -

Stiles rimase a fissarlo, valutando bene le sue opzioni.

Peter non gli piaceva, ma non gli conveniva farselo nemico dopo appena un giorno dalle nozze.

Con un sospiro, si voltò verso Derek, che ovviamente era rimasto sordo alla richiesta di Peter, e gli porse la mano.

Dopo un istante di esitazione, l'omega la prese, facendosi mettere in piedi.

Stiles lo guardò con serietà, trattenendo la mano più piccola di Derek nella sua.

-Vai nelle nostre stanze, marito. -

Stiles dovette trattenere un'imprecazione quando colse la scintilla ribelle negli occhi di Derek. Gli strinse più forte la mano, strappandogli un lievissimo lamento. Cercò di respingere il senso di colpa, mentre guardava Derek con durezza.

-Adesso. -

Derek lo guardò con sdegno per un istante, ma alla fine fece un brusco cenno del capo.

Stiles gli lasciò andare alla mano, osservando con occhi vacui Derek lasciare stizzito la sala, mentre Lydia e Allison radunavano in fretta i loro ricami e lo seguivano.

Non voleva essere così duro con Derek, né usare la sua voce da alpha con lui, ma dubitava che Peter sarebbe stato molto gentile davanti al rifiuto di Derek di lasciarli soli.

Preferiva che il marito rimanesse irritato con lui per un paio d'ore, finché non gli avrebbe fornito le sue ragioni per il proprio comportamento, piuttosto che essere costretto ad attaccare Peter, mandando all'aria quella preziosa alleanza a cui John sembrava tenere immensamente.

-Di cosa dovete parlarmi? - esordì Stiles, una volta rimasti soli.

Peter fece scivolare gli occhi sulla scacchiera alle spalle di Stiles, poi lo guardò in viso e sorrise.

-Sono lieto di vedere che vi siete ripreso completamente dall'ubriacatura della scorsa notte. E così in fretta, persino. -

-Sì, a Dorne conosciamo rimedi efficaci per combattere la sbornia – disse Stiles, seccamente.

Il sorriso di Peter si fece più affilato.

-Non lo metto in dubbio. E a proposito di Dorne, mi chiedevo quando avevate intenzione di partire. -

Stiles rimase in silenzio, valutando attentamente le sue prossime parole.

-In realtà, lord Peter, mi chiedevo se potessi abusare della vostra ospitalità ancora per qualche tempo. -

Come aveva previsto, il viso del più anziano si indurì, mentre il sorriso spariva dal suo volto.

-Non erano questi gli accordi – sibilò, facendo un passo verso di lui – Voi e Derek avreste dovuto già essere in viaggio verso sud a quest'ora. -

-Tuttavia, desidero rimanere ancora per qualche giorno. Chissà quando mi ricapiterà l'occasione di poter visitare Grande Inverno. E sono sicuro che Derek vorrà passare quanto più tempo possibile con sua sorella, gli dei soli sanno quando la rivedrà. -

Il volto di Peter era freddo come il ghiaccio.

-Voi partirete domani stesso, così come erano gli accordi con vostro padre. -

-Ecco – esclamò Stiles, fingendosi illuminato da un'idea improvvisa – Parliamo di mio padre. Voi pensate che sarà felice di venire a conoscenza dello spettacolo che avete messo su l'altra sera? -

Peter lo fissò con puro odio, la cortesia formale del tutto abbandonata.

-Di cosa stai parlando? -

-La cerimonia della messa a letto. Non penso che abbiate mai scritto a mio padre che Derek ed io ci saremmo dovuti prestare a una simile cosa. E, conoscendolo, non sarebbe molto contento di saperlo. -

Peter scoppiò in una risata sarcastica, guardandolo incredulo.

-Andiamo! Volete farmi credere che ne sarebbe scandalizzato? Ragazzo mio, ho vissuto a Dorne io stesso per alcuni anni, quando ero giovane. Ti assicuro che ho visto cose ben peggiori. E poi non ha importanza. La cerimonia non è avvenuta, siete svenuto come un povero ubriacone.-

-È vero, come qui a nord non fate che gentilmente ricordarci, noi di Dorne siamo sessualmente disinibiti e poche cose ci scandalizzano, quasi nessuna – Stiles strinse gli occhi, avanzando di un passo verso l'altro – Ma vi assicuro che da dove vengo io non costringiamo i ragazzini di diciotto anni a consumare la prima notte di nozze davanti a tutto il castello. E non importa che l'atto non sia avvenuto, le vostre intenzioni sono un oltraggio sufficiente. Inoltre, temo di dovervi informare che mio padre è un uomo del sud piuttosto anomalo. Ha avuto un'unica donna in tutta la vita, e quella donna è mia madre. E quando lei è morta, vi giuro su ogni bene che possedete che non ha mai preso altra amante. Quindi, sì, per rispondere alla vostra domanda, ne sarebbe scandalizzato. -

Peter rimase in silenzio, mentre Stiles osservava soddisfatto l'uomo più anziano pensare velocemente.

-Quanto, scandalizzato? - sbottò infine Peter e Stiles sorrise.

-Abbastanza da poter avere un ripensamento sulla libertà di commercio con il sud da concedervi. E voi avete bisogno del commercio con il sud, dico bene? -

Stiles era abbastanza sicuro che Peter lo avrebbe ucciso a mani nude, se non fosse stato abbastanza intelligente da evitare una sicura guerra con Dorne.

-E se vi permetto di restare per altro tempo, non informerete vostro padre sul mio, ah, errore di giudizio? -

Stiles sorrise più ampiamente, battendogli giovale una spalla.

-Vedo che cominciate a capire, Lord Peter. E che questo sia solo l'inizio di un'unione proficua e vantaggiosa per entrambe le parti. -

Il volto di Peter era assolutamente livido mentre Stiles lo superava, strizzandogli affabile l'occhio.

 

 

Stiles aveva dato per scontato che Derek sarebbe stato furioso con lui, una volta ritornato nelle loro stanze.

Certo, non si aspettava che Derek gli corresse incontro e gli schiaffeggiasse una guancia, ma comunque non era del tutto impreparato.

-E questo per che diavolo era? - sbottò, troppo incredulo persino per arrabbiarsi.

Derek lo fissò, gli occhi verdi pieni di rabbia.

-Sai benissimo per cosa fosse! Non provare mai più a darmi ordini in quel modo! Non sono il tuo cane domestico! -

Stiles grugnì, massaggiandosi la guancia colpita mentre Derek gli dava con stizza le spalle.

-Al massimo il mio lupo – borbottò, imbronciato.

-Ti ho sentito! - sbottò Derek, senza guardarlo.

-Non volevo parlarti in quel modo, va bene? - tentò Stiles, esasperato – Se solo tu fossi un poco più accomodante e solo un po' meno testardo, non ce ne sarebbe stato bisogno! -

-Ripeto, se volevi qualcuno accomodante e poco testardo, avresti dovuto prendere un cane addomesticato, non un marito del nord! -

-Cercavo solo di evitare che Peter se la prendesse con te, d'accordo? Se te ne fossi andato via quando te l'ho chiesto... -

-Forse lo avrei fatto, se me l'avessi chiesto gentilmente, invece di ordinarlo! - lo interruppe Derek, voltandosi di scatto a guardarlo, il viso rosso dalla rabbia – Pensi che, solo perché sono un omega e tutti calpestano la mia volontà ogni giorno, anche tu sia autorizzato a farlo? Beh, non lo sei! Sono stanco di non avere voce in capitolo, non permetterò che anche il mio matrimonio sia l'ennesima gabbia per me! -

Stiles aprì la bocca per una replica feroce, ma poi la richiuse.

Il fatto era che Derek aveva ragione.

Aveva sempre pensato di essere un alpha migliore di molti altri, ma davanti a una piccola difficoltà aveva preteso di comandare Derek, invece di parlargli gentilmente, da pari.

D'un tratto non si sentì molto diverso da Peter e la nausea per se stesso lo assalì.

-Hai ragione – disse infine, osservando attentamente la rabbia di Derek cedere il posto a una lieve sorpresa – Avrei dovuto chiederti di lasciarci con più gentilezza, avrei dovuto assicurarmi che capissi perché te lo stavo chiedendo. E giuro che d'ora in poi lo farò. Ti spiegherò ogni cosa, ti dirò ogni cosa. Non voglio un cane addomesticato. Voglio il lupo che sei, indomabile e testardo. E, d'ora in poi, farò in modo che tu mi dia retta non perché te lo ordino o perché me lo devi, ma perché mi rispetti. Voglio guadagnarmi il tuo rispetto, come io rispetto te. Ed è per questo che ti giuro che ti darò sempre retta, avrai sempre voce in capitolo con me. -

Derek rimase in silenzio, le labbra contratte e il volto rigido.

Eppure Stiles non poté fare a meno di sorridere davanti all'ammorbidirsi dei suoi occhi.

Derek lo fulminò immediatamente.

-Non sorridere. Sono ancora arrabbiato. -

Stiles chinò il capo, più per celare il sempre più evidente ghigno che per reale pentimento.

-Perdonami. Davvero. Se ti può essere di qualche incentivo, ho convinto tuo zio a farci rimanere qui, almeno per un po'. -

-Come? - domandò Derek e il suo tono scocciato non nascondeva del tutto la sorpresa nella voce.

Stiles gli sorrise, caldo come il sole di Dorne.

-Sai. Qualche parola gentile. Un paio di inchini. Qualche minaccia buttata qui e là. -

Derek lo fissò a labbra contratte per un istante, poi sbuffò, alzando esasperato gli occhi al soffitto.

-Avanti, muoviti. Abbiamo una partita da finire – sbottò, superandolo con una spallata mentre usciva dalla porta.

Stiles sorrise con calore, mentre lo seguiva docilmente.

 

 

Quella notte Stiles dovette fermare delicatamente le mani di Derek, in ginocchio sul materasso davanti a lui, pronto a slacciarsi la camicia.

-Che fai? -

Derek lo guardò, perplesso e un po' infastidito.

-Mi spoglio. -

Stiles scosse la testa.

-Per cosa? -

Derek lo guardò come se fosse scemo e Stiles dovette trattenere una risata.

-Penso che tu sappia come si fa sesso, principe. -

-Tu vuoi fare sesso? - domandò Stiles, paziente, ignorando il sarcasmo dell'altro.

Esattamente come la sera precedente, gli occhi verdi di Derek erano limpidi e impauriti nei suoi.

-No. -

-E allora non voglio neanche io. -

Derek aprì la bocca, già in procinto di protestare, ma Stiles gliela coprì gentilmente con una mano, proprio come aveva fatto la notte prima e proprio come la notte prima gli occhi di Derek si riempirono di sdegno, facendolo sorridere leggermente.

-Ti ho già spiegato come funzionano le cose qui. Non lo vorrò finché non lo vorrai anche tu. -

Quando fu sicuro che Derek avesse capito, fece scivolare la mano dalla sua bocca, indugiando in una lieve carezza sulla mascella.

-E allora cosa vuoi fare? - domandò Derek, nel suo solito tono scocciato e infastidito.

Eppure i suoi occhi erano pieni di gratitudine e sollievo.

-Potrei insegnarti un altro gioco – Stiles gli sorrise ampiamente e per un attimo, per un folle minuscolo attimo, gli sembrò che Derek quasi ricambiasse – Hai mai giocato a dama? -

 

 

 

Per un po' di tempo, le giornate trascorsero in maniera calma e tranquilla, quasi monotona.

Di giorno, Stiles andava a cavalcare con Derek e Cora nella foresta del lupo, con la piccola lady che gli faceva vedere ogni cosa, molto più loquace dopo aver stabilito che Stiles non avrebbe fatto del male all'amato fratello.

Derek aveva tentato di fargli fare amicizia con Talia, ma avevano rinunciato quando la lupa gli aveva quasi staccato una mano, cosa che non era riuscita a fare solo grazie all'intervento di Derek.

Stiles se l'era quasi fatta sotto dalla paura, ma ne era valsa la pena perché Derek aveva riso per la primissima volta e la risata di Derek era bellissima.

E lui era davvero un idiota patetico come Scott sosteneva già da un po'.

A volte lui e Derek se ne stavano semplicemente nelle loro stanze ore e ore, a giocare a scacchi o a dama.

Un giorno aveva nevicato, e Stiles era stato seduto per ore davanti alla finestra, a guardare con meraviglia quella cosa strana e bianca che non aveva mai visto prima. Derek era rimasto al suo fianco, la testa abbandonata quasi casualmente contro la sua spalla, mentre leggeva pigramente un libro.

A volte insegnava a Derek a combattere, mentre erano al sicura nella Foresta del Lupo, protetti dagli sguardi dei curiosi.

In quanto alpha, Stiles aveva ricevuto un'educazione militare sin da piccolo, ed era rimasto scandalizzato quando Derek gli aveva candidamente confessato che non gli era mai stato permesso nemmeno di avvicinarsi a una spada.

Stiles aveva conosciuto Peter Hale a sufficienza per desiderare che suo marito fosse in grado di difendersi.

Non sapeva esprimere a parole i sentimenti che provava verso l'anziano lord Hale, ma non erano certamente positivi.

Derek si era rivelato sin da subito un buon allievo, anche se Stiles lo trovava più abile con l'arco che con la spada.

Parlavano molto poco durante il giorno.

Ma durante la notte parlavano invece, e tanto.

Derek diventava ancora più bello quando parlava dei propri genitori, dei casini che combinavano lui, Laura e Cora in giro per il castello quando erano piccoli.

Stiles ricambiava con racconti mirabolanti su Dorne, sulle navi, la spiaggia e il sole e su quella volta che era quasi finito affogato, appena undicenne e troppo impaziente di vivere all'avventura.

Suo padre si era spaventato così tanto che gli aveva tirato uno schiaffo, prima di abbracciarlo e sussurrargli di non farlo mai più.

Derek aveva replicato in tono spassionato che capiva perfettamente la voglia di prenderlo a schiaffi e il tutto era finito in una stupida lotta di cuscini, tra gli strilli di Derek e le risate di Stiles.

Il giorno dopo un'imbarazzatissima Erica li aveva pregati di essere più discreti nella loro intimità e mentre Derek si era raggelato, Stiles era scoppiato a ridere, perché nella loro intimità facevano di tutto, tranne il sesso.

Stiles aveva sempre amato fare sesso, sin da quando lo aveva scoperto, forse fin troppo presto.

Se gli avessero detto che avrebbe passato la prima settimana di matrimonio a ridere per il fatto che suo marito avesse delle piume d'oca in testa invece che scopare, probabilmente avrebbe pensato si trattasse di una follia.

Eppure Stiles, per la prima volta dopo tanto tempo, stava bene.

Sarebbe stato un bugiardo a dire che non desiderasse Derek con ogni fibra del suo corpo, ma allo stesso tempo non pensava solo a quello.

Gli piaceva passare del tempo con Derek, gli piaceva conoscerlo e sentirlo parlare, gli piaceva persino sentirlo urlare contro di lui.

Non avevano condiviso nemmeno un bacio dal giorno del matrimonio, ma Stiles si sentiva intimo con Derek più di quanto fosse stato con qualsiasi altro amante.

E quando Derek appoggiava con indifferenza la testa contro la sua spalla, senza abbracciarlo ma rimanendo premuto al suo corpo con tutto il suo calore, Stiles si sentiva semplicemente felice.

Tuttavia, sapeva che l'equilibrio si sarebbe rotto prima o poi.

Una sera, la decima che passava a Grande Inverno, Stiles si distrasse a ballare con Cora in mezzo ai tavoli, scandalizzando gli uomini del nord e trascinando quelli del sud in una serie di danze e canti chiassosi che in poco tempo coinvolsero tutti.

L'ultima volta che aveva visto Derek, era seduto al loro tavolo e batteva le mani a tempo, l'ombra di un sorriso sul volto.

Ma mentre faceva girare Cora, godendosi il suono gioioso della risata della ragazza, si accorse che il posto del suo compagno era vuoto.

Guardandosi intorno, lo individuò in piedi ai margini della sala, con Peter al suo fianco che gli sussurrava qualcosa all'orecchio.

Stiles non poteva capire cosa si stessero dicendo, ma a giudicare dall'espressione vuota di Derek e dal sorriso maligno di Peter, non si trattava di niente di buono.

-Cosa ti ha detto tuo zio? - gli chiese quella notte, mentre erano nelle loro stanze.

Stiles era già seduto a letto sulle pellicce, mentre Derek era in piedi davanti allo specchio e si stava slacciando l'elaborata giacca che aveva indossato per la cena.

-Niente di importante. -

Stiles inarcò le sopracciglia.

-Sei stato silenzioso e teso tutta la sera. Non mentirmi, per favore. -

Derek gli lanciò un rapido sguardo dallo specchio, poi sospirò.

-Ha detto che non potremo giocare alla coppia vergine per sempre. Che le cameriere parlano e tutti sanno che non mi hai ancora toccato. Ha detto che si chiede quale sia il motivo, se sono davvero così poco desiderabile o se piuttosto sia tu ad essere impotente. -

Stiles strinse i pugni sulle cosce, ma rimase in silenzio mentre Derek continuava a parlare.

-Ha detto che si chiede che fine farò, quando non ti darò un erede e tuo padre si renderà conto della mia inutilità – Derek fece una piccola smorfia – Anche se è piuttosto sicuro che persino tu non saprai trattenerti quando andrò in calore, a primavera. -

-Che mucchio di cazzate – sbottò Stiles, furioso.

Derek inarcò un sopracciglio, voltandosi a guardarlo.

-Ma ha ragione, no? Non possiamo continuare così. La nostra credibilità come coppia è compromessa sin dalla nostra prima notte di nozze, non possiamo rischiare di perderla del tutto. -

Stiles aggrottò la fronte, alzandosi lentamente in piedi.

-E se anche fosse? Cosa importa quello che pensano un paio di nobili imbalsamati? -

Derek gli rivolse uno sguardo tagliente.

-Importa a me. Quel paio di nobili imbalsamati dovrebbe essere il mio popolo, come legittimo erede di Grande Inverno. -

Stiles lo guardò, facendo con attenzione un passo verso di lui.

-Sai che non puoi ereditare Grande Inverno. A meno che Cora non si riveli un'omega, e anche in quel caso Peter dovrebbe prima farsi da parte – rispose, con voce gentile.

-Sì, lo so – sbottò Derek, stizzito, ma i suoi occhi erano stranamente vulnerabili – Ma questo non cambia che se fossi nato alpha Grande Inverno sarebbe stata mia. E io non voglio che tutti pensino di me come un'omega talmente inconsistente da non riuscire nemmeno a intrattenere suo marito. Non voglio che ridano di me alle mie spalle. E non voglio che ridano di te e ti chiamino ubriacone, non lo sopporto. -

Improvvisamente, Stiles sorrise.

-È questo che ti preoccupa? - chiese dolcemente, facendosi ancora più vicino – Che parlino male di me? -

-Non dovrebbero parlare male di te! - sbottò Derek, arrabbiato, mentre Stiles sorrideva ancora e ancora – Dovrebbero baciare la terra su cui cammini e passare ogni giorno a dolersi per il fatto di non valere nemmeno la metà di quanto vali tu! -

Stiles si bloccò, uno sguardo sorpreso e insieme lieto sul volto.

Derek non aveva mai espresso la sua ammirazione in maniera così esplicita.

Sorrise, tenero e quasi timido, ma Derek lo ignorò, troppo preso dalla sua rabbia.

-Qualsiasi altro alpha mi avrebbe preso davanti a tutti durante la nostra prima notte, che io lo volessi o no. Ma tu non l'hai fatto, tu... tu sei gentile e buono e io voglio che la gente lo sappia! -

-A me basta che lo sappia tu – dichiarò Stiles, in tono quasi urgente, facendo un altro passo – Nient'altro conta per me. Non voglio la stima e l'amore di tutti. Solo i tuoi. Dammeli e sarò un uomo felice. -

Derek rimase in silenzio per qualche istante, le guance rosse e gli occhi tempestosi fissi nei suoi.

Poi, lentamente, cominciò a spogliarsi.

Stiles rimase a fissarlo, immobile, finché Derek non rimase completamente nudo, a pochi metri da lui.

Era la prima volta che lo vedeva così e Stiles si chiedeva come potesse essere così bello.

Derek adesso non lo guardava, ma fissava i propri piedi e si stringeva da solo con le braccia e sembrava così piccolo e indifeso che Stiles sentì il cuore stringersi.

-So che hai detto che non ti saresti unito a me finché non lo avessi voluto anche io. Ma adesso credo di volerlo – mormorò, sempre senza guardarlo.

Stiles non disse niente, limitandosi ad avanzare verso l'altro.

Lentamente, per non spaventarlo, lo prese tra le braccia, facendo aderire il corpo nudo e caldo di Derek al suo, ancora coperto dalle sue vesti ricche ed elaborate.

Derek emise un respiro spezzato, ma dopo un attimo di incertezza, posò le mani sulle spalle di Stiles, gli occhi puntati in basso.

Mantenendo un braccio saldo intorno alla sua vita, Stiles gli sollevò con delicatezza il mento con due dita, facendo incrociare i loro occhi.

Quelli di Derek erano limpidi e spaventati come la prima volta che erano rimasti soli in quella stanza e Stiles non poteva sopportarlo.

-Perché hai paura di me? - sussurrò, addolorato.

-Non lo so – mormorò Derek, quasi in tono di scuse – Forse perché sei un alpha. Forse perché io sono un omega. Non lo so. Forse è solo perché non sono mai stato nudo davanti a nessuno prima d'ora. -

Stiles scosse la testa, guardandolo seriamente negli occhi.

-Alpha, omega... non significa nulla per me. Quando mi chiami mio signore, come hai fatto durante la nostra prima cena, compi un terribile errore, sai? Dai per scontato che sia io il tuo signore, ma non è così – sorrise, accarezzando teneramente una guancia accaldata di Derek – Non importa cosa dice Peter. Sei tu il legittimo signore di Grande Inverno, almeno per me. E io sono il tuo umile sposo, giunto qui per servirti e amarti fino al mio ultimo respiro – appoggiò la fronte a quella di Derek, lanciandogli uno sguardo malizioso e dolce insieme – Sono il tuo devoto servitore, mio signore. -

Gli occhi di Derek si riempirono di sorpresa, ma Stiles non gli diede tempo di dire niente.

Con un ultimo sorriso intrigante, si lasciò scivolare lentamente in ginocchio, baciando il petto e la pancia di Derek nel movimento.

L'omega rimase immobile, ma Stiles poteva sentire il suo respiro farsi pesante e accelerato.

Lo guardò dal basso, incrociando gli occhi di Derek.

Erano ancora spaventati, ma c'era anche qualcos'altro adesso.

Eccitazione.

-Non devi... - cominciò Derek, con voce spezzata, ma le parole morirono in un gemito soffocato, quando Stiles abbassò la bocca su di lui.

Stiles gli accarezzò il retro della gambe mentre prendeva sempre di più, godendosi i piccoli suoni orgogliosi di Derek.

Quasi sorrise, quando dopo un'infinità di tempo sentì le mani di Derek posarsi sulla sua testa, incerte.

Stiles lo incoraggiò muovendo la testa con ancora più vigore, ritenendosi soddisfatto quando Derek strinse le dita intorno ai suoi capelli.

Quando stava per venire, Derek fece per ritirarsi, ma Stiles lo mantenne in posizione, stringendo il retro delle sue ginocchia con le mani.

Stiles lo guardò negli occhi per tutto il tempo nel mentre, perché Derek in preda all'orgasmo era uno spettacolo troppo bello per andare perduto.

Quando tutto fu finito, Stiles si scostò delicatamente, rimanendo in ginocchio e sollevando la testa per poter guardare Derek.

L'omega aveva il respiro pesante e un'espressione stanca e soddisfatta.

I suoi occhi erano fissi in quelli di Stiles, erano ancora limpidi, ma privi di paura.

-Non devi avere paura di me – disse comunque Stiles, con voce bassa e seria, continuando ad accarezzargli le gambe – Perché io non posso farti del male. -

Poi successe tutto molto in fretta.

Derek lo tirò con urgenza per i capelli che ancora stringeva, costringendolo ad alzarsi in piedi. Una volta alla stessa altezza, si mossero insieme.

Stiles pensava che, se qualcuno gli avesse detto che poteva fare un'unica cosa, solo una, prima di morire, avrebbe scelto sicuramente di baciare Derek.

Era la prima volta che si baciavano dal matrimonio e se quel primo bacio era stato dolce e accennato, questo era passionale e urgente, Stiles faceva fatica a contenere l'irruenza di Derek, che si agitava tra le sue braccia e chiedeva sempre di più, le braccia avvolte intorno al collo di Stiles come se ne valesse della sua vita.

Non protestò quando Stiles lo sollevò da terra, ma allacciò le gambe alla sua vita di buon grado, continuando a baciarlo con una nuova disperazione.

Stiles lo trasportò senza fatica fino al letto, dove si sedette, Derek a cavalcioni sul suo grembo, le loro labbra che si separavano a stento e solo pochi secondi, per riprendere fiato.

-Non pensare a noi come alpha e omega – sussurrò Stiles a un certo punto, staccandosi a fatica dal dolce assalto di Derek – Non pensare a questo come a un matrimonio. Pensa a noi come a una squadra. -

Derek quasi sorrise, mentre suo malgrado rinunciava a catturare le labbra del marito e lo guardava.

-Una squadra? -

Stiles annuì con un sorriso, strofinando il naso contro la guancia dell'altro, come aveva visto Talia fare con Cora l'altro giorno, nel cortile.

-Sì. E in una squadra ogni membro conta allo stesso modo. E si protegge e si aiuta a vicenda. È quello che faremo io e te. E se ce la faremo, se ce la faremo a fare questo, allora ti giuro Derek che le chiacchiere e le cattiverie delle persone non conteranno più niente per te. Perché saremo felici, e questo sarà abbastanza. -

Derek rimase in silenzio, la fronte premuta contro quella di Stiles, gli occhi incatenati nei suoi.

Stiles gli baciò una guancia, delicato da far male.

-Vuoi fare l'amore con me? - chiese, perché era importante chiedere persino adesso, persino dopo essersi inginocchiato ai piedi di Derek e avergli succhiato via l'anima, persino con il corpo nudo e caldo di Derek in braccio al suo.

Perché non si sarebbe potuto guardare allo specchio dopo, non con la consapevolezza di aver costretto Derek a fare qualcosa che non voleva fare.

Derek lo baciò sulle labbra, delicato, quasi dolce.

Quando lo guardò di nuovo, i suoi occhi ardevano di un sentimento strano, che Stiles non gli aveva mai visto prima.

-Sì. -

Stiles gli sorrise e lo avvicinò, baciandolo con più passione questa volta.

Derek lo aiutò a spogliarsi e poi scivolarono insieme al centro del letto, di traverso rispetto alla testata.

Stiles si incastrò tra le gambe di Derek come se appartenesse a quel posto da sempre.

Derek era orgoglioso e testardo anche mentre Stiles lo preparava con l'olio, ma l'alpha ignorò le sue proteste e le sue incitazioni a sbrigarsi, perché voleva fare le cose per bene, voleva che Derek non provasse altro che devastante piacere.

Derek non era in calore, quindi la sua preparazione dipendeva totalmente da Stiles e Stiles sarebbe morto piuttosto che fargli sentire anche il più piccolo dei dolori.

E quando finalmente fu dentro di lui, qualcosa esplose nel petto di Stiles.

Era troppo, era tutto troppo.

Derek era troppo caldo, troppo bello.

E Stiles era troppo felice.

Derek respirava piano, gli occhi chiusi in maniera testarda, mentre cercava di abituarsi all'intrusione, nonostante Stiles fosse stato il più delicato possibile.

L'alpha picchiettò il naso contro la guancia di Derek finché il ragazzo non sollevò un po' le palpebre, rivelando due occhi verdi appannati di piacere e solo di una scintilla di dolore, talmente debole che era quasi invisibile.

Ma Stiles la vide.

Lo baciò, non come baciava i suoi amanti a Dorne, ma come aveva visto suo padre baciare sua madre quando era piccolo.

Lento, dolce, rispettoso.

Pieno d'amore.

-Lupo della mia vita – sussurrò sulle sue labbra, con voce spezzata, quasi sopraffatto.

Sorrise, quando sentì le mani di Derek accarezzargli dolcemente i capelli, smettendo di stringersi con forza quasi disumana sulle sue spalle.

Le sue gambe, invece, erano strette al bacino di Stiles come se ne dipendesse della sua vita.

-Sole della mia vita – mormorò, guardandolo da sotto le ciglia, spostando la mano per potergli accarezzare il contorno di un occhio con il pollice.

Stiles lo guardò sorpreso per un istante, poi sorrise.

-Pensavo che trovassi i miei occhi strani e ridicoli. -

E per la prima volta, il viso di Derek si aprì in un autentico sorriso, che sciolse Stiles completamente, definitivamente.

Lo baciò, inarcando la schiena sul materasso.

Quando si staccò, i suoi occhi verdi brillavano come non mai.

Ogni scintilla di dolore era sparita.

-Mentivo. -

 

 

 

 

Stiles aveva sempre pensato che, una volta sposato, avrebbe continuato a mantenere il suo solito tenore di vita, circondato da amanti ed eccessi.

Sicuramente, quando suo padre gli aveva annunciato che avrebbe sposato Laura Hale, l'idea della fedeltà eterna non era nemmeno passata nella mente di Stiles.

Ma adesso, mentre giaceva con Derek tra le pellicce, dopo averlo avuto per la prima volta, la consapevolezza che non avrebbe mai desiderato altro nella vita lo colpì come un macigno.

Per la prima volta, Derek lo abbracciava completamente, la testa contro la sua spalla e un braccio drappeggiato in maniera possessiva intorno allo stomaco di Stiles.

Stiles gli teneva un braccio intorno alle spalle, mentre con l'altra mano gli accarezzava pigramente un braccio nudo.

Voleva rimanere lì per sempre, nel loro letto, nella loro stanza illuminata solo dalla luce calda del fuoco, con Derek nudo tra le braccia.

Quasi sobbalzò quando Derek interruppe il silenzio all'improvviso.

-Pensavi davvero quello che hai detto prima? -

Stiles lo guardò, interrogativo, e Derek fece un piccolo sorriso.

-Sul fatto che siamo una squadra. E che dobbiamo aiutarci e proteggerci a vicenda. -

-Certo. Lo penso con tutto il cuore - rispose Stiles, baciandogli con tenerezza la fronte.

Derek si sollevò un po' dal suo petto, per poterlo guardare bene negli occhi.

-C'è una cosa che vorrei condividere con te, in quanto mio marito. -

-Puoi fidarti di me, per ogni cosa – disse Stiles, anche lui molto serio.

Derek lo fissò attentamente per un istante, poi annuì, quasi come a dare l'autorizzazione a se stesso.

-Non penso che la morte di Laura non sia stata un incidente come Peter ci ha fatto credere. -

-Tu pensi che l'abbia uccisa lui – mormorò Stiles, e non era una domanda.

Ci aveva pensato anche lui in quei giorni, e spesso anche.

L'unico motivo per cui non aveva esplicitato i suoi sospetti era per non sollevare una probabile battaglia tra le loro famiglie.

Dorne non poteva permettersi una guerra con Peter, non senza prove sufficienti e non senza l'appoggio della popolazione di Grande Inverno.

E Stiles era abbastanza pratico del mondo da sapere che anche i muri hanno orecchie. Bisognava essere estremamente cauti, con certe accuse.

Derek annuì appena, gli occhi che brillavano nei suoi.

-Sì, lo penso. -

Se si fosse trattato di un'altra persona, di qualsiasi altra persona, Stiles avrebbe insistito per sapere i motivi per cui pensava una cosa del genere.

Ma si trattava di Derek e Stiles gli credeva e basta, non aveva bisogno di perché.

Stiles gli prese il mento con la mano, facendo incrociare i loro occhi come aveva fatto la sera del loro matrimonio.

- Ascoltami. Giuro su tutto ciò che ho, che farò in modo che tu abbia il posto che ti spetta. Omega o non omega. -

Gli occhi di Derek scintillarono nei suoi.

-E come pensi di farlo? -

Stiles gli sorrise, e per una volta non era un sorriso dolce, ma il sorriso di un uomo che era stato in battaglia, che aveva ucciso e visto uccidere. Un sorriso crudele.

-Ho un esercito, posso chiedere a mio padre di mandare altri uomini dal sud. Dovrò persuaderlo, certo, e dovremo prima assicurarci la fedeltà e la lealtà del popolo, ma confido che non sia impossibile. Spodesterò Peter e rivendicherò Grande Inverno per te e tua sorella. Se Cora dovesse rivelarsi un'alpha o una beta ed ereditare Grande Inverno, noi due avremo sempre Dorne su cui regnare – il suo sorriso divenne di nuovo dolce - E so che probabilmente ti mancherebbe il freddo e l'inverno. Ma potrei insegnarti a nuotare e la tua pelle diventerebbe ancora più dorata sotto il sole di Dorne. E saresti felice, te lo prometto, Lupo della mia Vita. -

Derek lo studiò con attenzione.

-E se dovessi diventare io il signore di Grande Inverno? Rinunceresti a Dorne, al tuo ruolo di principe ereditario e rimarresti qui con me? -

Stiles annuì, sciogliendo la presa dal mento di Derek per accarezzargli una guancia.

-Sì. -

Derek scosse la testa, una quieta incredulità nei suoi occhi.

-Perché? -

Stiles lo baciò, delicato e leggero come il giorno del loro matrimonio.

-Perché siamo una squadra, tu ed io. Non dimenticarlo mai. -

 

 

 

Quello che Derek non aveva mai detto a Stiles, era che aveva seriamente meditato di uccidersi, quando Peter gli aveva annunciato che avrebbe dovuto sposarlo al posto di Laura.

Ci aveva pensato per giorni interi, sdraiato ad occhi sbarrati sul suo letto, senza la forza di fare niente.

Era rimasto così finché Cora non aveva fatto irruzione nella sua stanza, piangendo e pregandolo di non lasciarla sola, non anche lui.

Era stato allora che Derek aveva capito che non avrebbe mai potuto essere così egoista.

Laura non glielo avrebbe mai perdonato se avesse lasciato da sola la loro sorellina.

Così si era alzato, aveva abbracciato Cora, aveva ordinato a Lydia di preparagli un bagno caldo e a Erica di portargli delle vesti pulite.

Dopodiché, aveva scritto a Stiles Stilinski le sue condizioni.

O si sarebbero sposati al nord, o non si sarebbero sposati affatto.

Non si aspettava che Stiles acconsentisse a quella richiesta, né che scrivesse direttamente a lui e non a suo zio.

Eppure lo aveva fatto.

Contro ogni aspettativa, Derek si era trovato irritato.

Aveva acconsentito a quel matrimonio con la consapevolezza che non avrebbe permesso mai più a nessuno di fargli del male, nemmeno a suo marito.

Chiudere il suo cuore e circondarlo da un altissimo muro gli era sembrata la cosa migliore da fare, per tutelarsi almeno un po'.

Ma il principe aveva cominciato a crearsi una breccia fin da subito nelle sue difese, e questo Derek non poteva sopportarlo.

Non poteva sopportare che ogni volta che pensava di aver capito Stiles, di averlo colto in flagrante, di aver dimostrato che fosse solo un altro alpha prepotente e prevaricatore, di aver trovato un motivo per detestarlo, Stiles trovasse un modo per smentirlo.

Stiles che gli aveva promesso senza battere ciglio che gli sarebbe stato fedele.

Stiles che aveva mandato a monte la cerimonia della messa a letto solo per lui.

Stiles che non aveva voluto fare l'amore con lui quella prima notte, e nemmeno la seguente e nemmeno l'altra ancora.

Stiles che si era preso uno schiaffo senza reagire e gli aveva chiesto scusa per avergli dato un ordine.

Stiles che era così folle da parlare di squadre, di essere alla pari e di reclamare Grande Inverno per lui.

Stiles che manteneva ogni promessa, senza mai deluderlo.

Derek era sorpreso ma non troppo, quando gli uomini di Dorne presero il castello a suo nome.

Avevano passato mesi a preparare l'attacco, mesi impiegati a convincere John della colpevolezza di Peter e su come il suo potere fosse basato sulla menzogna e sull'atto ignobile dell'uccisione della sua stessa nipote.

Mesi in cui Derek si era fatto vedere sempre più spesso dal popolo, offrendo aiuto e parole gentili a tutti, invece del governo duro e autoritario di Peter, guadagnando il suo amore e il suo supporto.

Avevano capito che fosse il momento di agire quando Cora si era presentata come omega, non facendo che rafforzare il potere di Peter.

Avevano conquistato Grande Inverno insieme, ma Derek sapeva che gran parte del merito fosse di Stiles.

Stiles che si rivolgeva a lui come al “lupo della sua vita”, Stiles che gli chiedeva sempre se volesse fare l'amore, anche quando ormai chiunque altro lo avrebbe dato per scontato.

Stiles che quando gli sorrideva si illuminava come il sole di Dorne.

Stiles che aveva aspettato che Derek dormisse sul suo petto prima di sussurrargli a un orecchio che lo amava.

Solo che Derek non dormiva.

E lo amava anche lui.

Fu per questo che, quando Peter, in un ultimo folle gesto per difendere il suo dominio, sfidò Stiles a duello, Derek non esitò nemmeno un istante a prendere una decisione.

Stiles era un ottimo guerriero, ma Peter era senza scrupoli, e una persona senza scrupoli è sempre un avversario più temibile.

Quando aveva visto Stiles a terra e Peter incombere su di lui, Derek aveva fatto l'unica cosa ragionevole.

Derek si era messo in posizione proprio come gli aveva insegnato Stiles nella Foresta del Lupo, prima di scoccare la freccia, colpendo Peter dritto al collo, l'unico punto lasciato scoperto dall'armatura.

Derek non aveva provato niente quando aveva visto Peter cadere, ferito, ma ancora vivo. E non aveva provato niente quando Talia, liberandosi dalle catene a cui l'avevano costretta gli uomini di Peter, saltò addosso all'uomo, squarciandogli la gola.

Invece, aveva lasciato andare l'arco e si era precipitato da Stiles.

Il sole della sua vita era ferito, ma non in modo grave.

Derek gli fece mettere la testa sul grembo, accarezzandogli piano una guancia.

Stiles lo fissò e anche se non glielo aveva mai detto direttamente, Derek gliela leggeva negli occhi la verità, il fatto che lo amasse.

-Era tuo zio. Non eri tenuto a farlo, me la sarei cavata. -

Derek scosse la testa, una singola lacrima che rotolava giù dalla sua guancia e si infrangeva su quella sporca di polvere e sangue di Stiles.

-Sì invece. Perché siamo una squadra tu ed io. Non dimenticarlo mai. -

E quando tutto era finito, quando Grande Inverno era loro e finalmente Laura poteva riposare in pace e Cora poteva considerarsi al sicuro, non era rimasto altro che continuare a stare insieme.

Derek era un po' spaventato quando andò in calore la prima volta, ma Stiles fu talmente gentile anche in quel momento che quasi lo irritò.

Era veramente frustrante il fatto che Stiles non lo deludesse mai, nemmeno una volta.

Derek la prese come una piccola presa di posizione personale non dirgli ti amo, anche quando ormai era così evidente che tutti roteavano gli occhi, quando lo vedevano guardare Stiles, anche se ormai entrambi portavano con orgoglio i segni del loro legame sul collo e cercavano un figlio con amore e speranza da mesi.

Nemmeno Stiles glielo aveva più detto, da quella volta che glielo aveva sussurrato nel buio della loro stanza, mentre Derek fingeva di dormire.

Non si dicevano ti amo.

Ma quando si chiamavano Lupo della mia vita e Sole della mia vita e si guardavano in quel modo particolare, intimo e quasi segreto, come se fossero soli al mondo, era come se se lo stessero dicendo.

 

 

 

 

 

Erano tre anni che Stiles viveva a Grande Inverno e ancora non si era abituato al freddo.

Si strinse nel suo mantello foderato di pelliccia, rabbrividendo appena, gli occhi fissi sulla Foresta del Lupo.

Ripensò con nostalgia alla propria casa, Dorne, alla sabbia bianca e fine, al clima sempre mite e caldo, al sole che scaldava le guance degli uomini e abbronzava la pelle delle donne, al mare solcato dalle navi, ai bambini che giocavano tra le onde.

Non c'era niente di tutto questo a Grande Inverno.

Eppure, Stiles non poteva essere infelice.

Grande Inverno era a nord tanto quanto Dorne era a sud, il clima era rigido e freddo, il castello era circondato dall'inospitale Foresta del Lupo, non c'erano navi, gli uomini erano scontrosi e austeri.

Ma Grande Inverno aveva anche il suo Lupo e Signore e questo bastava a Stiles per essere felice.

Anche se, ultimamente, Stiles aveva faticato non poco a ricordarsi per quale motivo amasse Grande Inverno.

Come invocati dalla forza dei suoi pensieri, un paio di occhi rossi fecero capolino nell'oscurità e un secondo dopo un enorme lupo nero aveva affiancato Stiles sulla torre di vedetta.

Stiles sbuffò, abbassando gli occhi sulla lupa, che ricambiava a sua volta con un vivido sguardo di rimprovero.

-È il mio Lupo e Signore che ti manda, mh? O sei solo una palla di pelo fastidiosa? - mormorò Stiles, ricevendo in cambio un ringhio sommesso.

Sapeva di non piacere molto a Talia, almeno quanto la lupa di suo marito non piaceva a lui.

Certo, i rapporti si erano distesi negli anni e Stiles sarebbe sempre stato grato a Talia per averlo difeso da Peter ponendo fine alla sua vita, ma non erano di certo amici.

A Dorne non erano presenti predatori di grosse dimensioni, Stiles non aveva mai visto un lupo prima di giungere a Grande Inverno. Sapeva che l'emblema degli Hale fosse il lupo solitario che ulula alla luna, ma non credeva che avrebbe trovato un lupo vero e proprio al castello.

Non era stato facile accettare la presenza costante della lupa nera, che seguiva il suo giovane sposo ovunque andasse, ma Stiles si era alla fine abituato, per amore del suo Lupo e Signore.

E proprio in nome di questo amore, Stiles si costrinse a seguire Talia giù per la torre, di nuovo dentro al castello.

La lupa mostrava il suo solito disprezzo per Stiles anche nel guidarlo: camminava veloce, senza aspettarlo o assicurarsi che la stesse seguendo, costringendo Stiles a correrle dietro in modo ben poco nobile, sperando che i servi non facessero caso a lui.

Tra il comportamento del suo giovane sposo negli ultimi tempi e la lupa che si prendeva gioco di lui, Stiles trovava a dir poco sorprendente che non fosse ancora diventato lo zimbello del regno.

Aggrottò la fronte quando si rese conto che Talia lo stesse conducendo nella grande sala comune, e non nelle loro stanze come si era aspettato.

Mancavano almeno due ore alla cena, il suo Lupo e Signore avrebbe dovuto essere a letto, a riposare, come si era espressamente raccomandato.

Trattenne a stento un sospiro esasperato.

Sapeva che non avrebbe dovuto lasciarlo solo, nemmeno per prendere una boccata d'aria. E sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi di Erica. Era sempre stata fin troppo accondiscendente con il suo giovane sposo.

Stiles entrò a passo fiero nella sala di Grande Inverno, trovando la lupa già rannicchiata ai piedi del suo Lupo e Signore.

Stiles si fermò un istante sulla soglia, lasciando che i suoi occhi si addolcissero nell'osservare un ragazzo dai folti capelli neri ridere mentre Talia gli leccava le dita.

Stiles osservò con disappunto le innumerevoli pergamene sparse sul tavolo, davanti al suo sposo. Almeno era seduto. Stiles sapeva che non avrebbe potuto sperare di meglio.

A quel punto, il ragazzo sollevò di scatto il viso verso Stiles e il suo volto si aprì in un grosso sorriso, facendo sciogliere tutta la contrarietà di Stiles come neve al sole.

-Sole della mia Vita! - esclamò, smettendo di accarezzare Talia e facendo il gesto goffo di alzarsi.

Stiles soffocò un'imprecazione e si affrettò ad avanzare verso il giovane.

-Resta seduto, mio Lupo e Signore - gli disse e il suo tono uscì abbastanza perentorio da indurre il giovane a risedersi sulla panca, sbuffando.

Stiles lo raggiunse e si sedette accanto a lui.

Bastò un solo sguardo del suo Lupo e Signore, e Talia si allontanò obbediente, permettendo a Stiles di rilassarsi leggermente. Il suo giovane sposo non era ancora diventato intrattabile a tal punto da essersi dimenticato quanto poco tranquillamente Stiles stesse vicino alla lupa.

Stiles si concentrò sul volto del marito, trovandolo più pallido di quanto avrebbe voluto. Allungò una mano ad accarezzargli leggero una guancia, facendo socchiudere gli occhi verdi.

-Derek, dovresti riposare. Sai cosa ha detto Maestro Deaton - disse, in tono dolce ma condito di rimprovero.

Il Lupo della sua Vita sfoderò un'espressione che un tempo sarebbe sembrata ribelle, ma adesso, con il viso reso più dolce e pieno dalla sua particolare condizione, sembrava solo capricciosa. Stiles dovette mordersi le labbra per trattenere un sorriso.

-Stavo riposando. Ho riposato tutto il giorno. Ma quando mi sono svegliato tu non c'eri e io ero così annoiato. Così ho pensato che avrei potuto rileggere le missive arrivate dagli altri signori del Nord, per essere pronto all'incontro di domani. -

-Sono sicuro che tu lo sia, Lupo della mia Vita– disse Stiles in tono serio, gli occhi color del sole che brillavano inflessibili in quelli di Derek, verdi come gli alberi della Foresta del Lupo quando cadeva la pioggia e le foglie diventavano scure.

Derek era lupo e foresta, quanto Stiles era sole e mare. Ricordava benissimo la prima volta che si erano incontrati, già promessi sposi e senza la più pallida idea di come fosse l'altro.

Stiles aveva sorriso e aveva detto che sapeva che l'emblema degli Hale fosse un lupo, ma non credeva che ne avrebbe trovato uno nel castello.

Derek, ovviamente, lo aveva fissato sdegnato e aveva detto, in tono altero: “Mio principe, sapevo che l'emblema degli Stilinski fosse il sole, ma non pensavo che lo avrei trovato nei vostri occhi”.

Da quel giorno Stiles era diventato per Derek Sole della mia Vita e Derek era diventato per Stiles il Lupo della sua Vita, il suo Lupo e Signore, anche se avevano cominciato a chiamarsi così solo qualche tempo dopo.

– Devo insistere perché tu vada a riposare ancora un po' nelle nostre stanze - continuò Stiles, deciso.

Derek mise su un cipiglio ben poco rassicurante e Stiles trattenne a stento un sospiro.

Ricordati perché lo ami... non sarà sempre così... ancora tre mesi... Dorne avrà il mare, ma non ha il Lupo della tua Vita.

-Ma non ne ho voglia! E non posso riposare quando domani arriverà un'intera delegazione nel mio castello, non quando la guerra è alle porte. L'inverno sta arrivando, Stiles! Ho dei doveri verso il mio popolo, non posso... -

-Io ho dei doveri verso di te – lo interruppe Stiles con forza, ritirando le dita dalla sua guancia per prendergli una mano – Ed è anche il mio popolo quello di cui parli, lo è da quando ti ho preso come marito tre anni fa e mi sono definito tuo e ti ho definito mio. Ricordi? - gli occhi di Stiles ardevano dolcemente in quelli molto meno risoluti di Derek – Ti appartengo, da questo giorno, fino alla fine dei miei giorni. Questo ho promesso. Tengo al popolo di Grande Inverno quanto te, ma penso che in questo momento la tua salute debba avere la priorità. -

Derek lo fissò con le labbra serrate per qualche secondo, poi sbuffò, irritato.

Stiles nascose prudentemente il lampo di vittoria che minacciava di splendere nei suoi occhi.

-Se questo ti fa stare più tranquillo, Sole della mia Vita. - accondiscese, in tono seccato.

Stiles si affrettò ad alzarsi in piedi, prima che Derek cambiasse idea, e gli porse la mano.

-Grazie, Mio Lupo e Signore. -

Derek sbuffò ancora una volta, ma accettò con grazia la mano di Stiles, facendosi aiutare a mettersi in piedi.

Barcollò appena e Stiles non poté fare a meno di osservare con infinito amore il ventre gonfio del marito.

Era in momenti come questi che si ricordava perfettamente perché Dorne non gli mancasse.

Solo a Grande Inverno c'erano il suo Lupo e il suo cucciolo.

Lo avevano aspettato e cercato tanto, quasi tre anni.

E finalmente stava arrivando e Stiles sapeva che sarebbe stato il bambino più amato del mondo.

Avrebbe avuto il sangue caldo di Dorne e gli occhi freddi del nord e sarebbe stato perfetto e bellissimo e avrebbe avuto la corona di Dorne, un giorno.

Ancora tre mesi e quel bambino sarebbe stato tra le sue braccia.

Non poté impedirsi di inginocchiarsi di fronte alla pancia enorme di Derek, approfittando del fatto che fossero soli e nessuno, a parte Talia e Derek, avrebbe potuto giudicare la morbidezza del Principe di Dorne, Comandante delle Guardie di Grande Inverno, tanto inflessibile con i propri soldati, quanto totalmente in balia del proprio giovane sposo e del suo cucciolo non ancora nato.

Stiles mise le mani sul ventre pieno di vita del marito, lo accarezzò con devozione, come faceva ogni notte, ogni mattina, ogni singolo momento in cui Derek gli faceva la grazia di stare fermo un istante, accanto a lui.

Cominciò a lasciare baci sulla pancia gonfia, e una volta cominciato era difficile fermarsi.

Udì Derek sospirare, ma poteva sentirlo sorridere anche inginocchiato ai suoi piedi come era.

-Il Sole della mia Vita è un alpha così stupido - disse, esasperato.

Ma Stiles sentì le dita del Lupo della Sua Vita intrecciarsi con dolcezza nei suoi capelli castani.

 

 

 

 

*è il motto della casa Martell, che nella mia storia sarebbe rappresentata dagli Stilinski.

 

 

ANGOLINO

 

Questa schifezza è una cosa a cui pensavo da un po' e ho deciso di portarla a termine come regalo di Natale (un po' in ritardo), perché si sa, non è Natale se non arriva almeno un regalo di merda che nessuno voleva. E questo è il mio * ride malefica *

A parte gli scherzi, è una cosa davvero senza impegno, un tributo al mio recente amore per il Trono di spade e, ovviamente, per la Sterek.

Chiedo in anticipo perdono per tutte le libertà che mi sono presa, nel far coincidere i due universi.

In particolare questa piccola os è per le mie cicce, a cui auguro un Buon Natale e tante cose belle, perché se le meritano davvero.

Vi voglio infinitamente bene <3

Ringrazio chiunque leggerà questa roba, vi abbraccio <3

Buon Natale a tutti!

Un bacione,

Fede <3

  
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