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Autore: Laviestar    27/12/2019    0 recensioni
Il silenzio può far tremare l'anima, ma può anche assuefare, facendo perdere la misura del tempo.
I rumori della città di Parigi nel mese di dicembre, arrivano ovattati da una distanza che stordisce i pensieri e li isola tra il passato presente e futuro di Adrien e Marinette.
*Fanfic partecipante al contest #Miraculouswinterholidays2019 su Wattpad.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: And all I wanted was to believe




Marinette si guardò allo specchio e sorrise.
Era raggiante come non lo era mai stata, il sorriso sul suo volto esprimeva felicità.
Ma era davvero così che si sentiva dentro?O quella era l'ennesima maschera che aveva deciso di indossare?
Dopo tutti gli anni passati ad essere Ladybug era diventata un'esperta sotto quel punto di vista.
Non riuscì a darsi una risposta, sentiva solo che dopo anni di tormenti, meritava di essere felice.

Fu in quel momento, proprio mentre cercava di autoimporsi uno stato di felicità perenne, che diede una rapida occhiata al bracciale portafortuna che portava al polso e si incupì, chiedendosi perché dopo tutti quegli anni lo portasse ancora come se fosse la cosa più preziosa che avesse.

«Ti manca?» Chiese improvvisamente Alya squarciando il silenzio creatosi.
A giudicare dall'espressione che le aveva tolto il sorriso, Marinette doveva essere alle prese con un ricordo doloroso.

«No» sospirò mentendo spudoratamente per poi continuare ad ammirare il suo lungo abito davanti allo specchio.

Ciò che Marinette poteva fare era guardare avanti al futuro.

***

 

«Posso farti una domanda, Ladybug?» Domandò Chat Noir spiazzandola.

Non era per niente abituata a sentirsi chiamare Ladybug da lui e doveva ammettere che sentiva tremendamente la mancanza dei vari Milady e Buginette a cui l'aveva da sempre abituata.

«Dimmi» lo spronò a continuare senza sapere cosa aspettarsi.

«Stavo pensando...»

«E già questo è sconvolgente» commentò ironica ritrovando per un istante quella sorta di connessione che aveva sempre avuto con il suo partner.

Chat Noir ignorò volutamente la sua battuta, anche se doveva ammettere che l'ironia pungente di Ladybug era una cosa di cui aveva sentito la mancanza: «Dovrei chiamarti Master Bug? O Master Lady?» domandò portandosi un dito sotto al mento riferendosi alla sua nuova condizione di guardiana dei Miraculous.

«Stai parlando seriamente?» chiese di rimando sconvolta, mentre nella sua mente si attivò una buffa immagine di lei con la barba e i vestiti che era solito indossare Master Fu, e con quel pensiero, si mise a ridere.

«Cercavo un nuovo nome, sai» si giustificò grattandosi la nuca imbarazzato «Ma ne è sicuramente valsa la pena, chiedertelo intendo, non sorridevi così da tempo»

Non era stato un periodo facile per lei, né sul fronte Marinette, né tantomeno sul fronte Ladybug.
Tutto era cambiato. Lei era cambiata mentre le persone intorno a lei erano rimaste sempre le stesse. 
Questo cambiamento lo aveva percepito anche Chat Noir, era cambiata dal giorno in cui Master Fu aveva perso la sua memoria per proteggerli, l'aveva sentita andare in mille pezzi nel momento in cui l'aveva stretta forte tra sue braccia dopo averla trovata nelle acque della Senna a darsi la colpa di tutto. Inerme e fatta a pezzi da quei macigni che per tanto tempo aveva cercato di sostenere da sola.
Si era sentito come un pilastro fondamentale nella vita di Ladybug e lei in quel turbinio di emozioni aveva effettivamente compreso quanto lui fosse importante e sempre presente per lei.

Ma nonostante quella nuova consapevolezza, da quel giorno Chat Noir si era allontanato. 
Proprio nel momento in cui lei aveva compreso quanto Chat Noir fosse fondamentale nella sua vita, non c'era più nessuna Milady, non c'era più nessuna Buginette.
Erano diventati semplicemente Ladybug e Chat Noir, senza moine e senza fronzoli.

«Puoi dirmi cosa succede Milady?» Le chiese senza darle il tempo di parlare, e lei ebbe un sussulto nel sentirsi chiamare in quel modo.

«Non succede niente» mentì lei.

Per quanto lui avesse preso seriamente in considerazione l'idea di togliersi Ladybug dalla testa sentiva di dover esserci in qualche modo. Avrebbe dovuto smetterla di entrare e uscire da quel maledetto loop, eppure non riusciva a farne a meno.
Era quindi quello il vero amore? Preoccuparsi sempre per la persona che si amava nonostante la delusione e le difficoltà?

Quel pensiero era sbagliato, lo sapeva, non era giusto verso colei per cui credeva di provare affetto nei panni di Adrien. 
Sì maledì mentalmente, si diede del deficiente, ma non riuscì a non domandarle «Ti fidi di me?» tendendo una mano verso di lei. Lei annuì e si avvicinò afferrando la sua mano senza esitare.

«Tieniti forte» le disse mentre Ladybug portava le mani intorno al suo collo lasciando andare la testa contro al suo petto «Ma tieni gli occhi chiusi» sottolineò poi.

Non si lamentò alla sua richiesta, chiuse quindi gli occhi inebriandosi del piacere di quella sorta di abbraccio e si lasciò trasportare proprio dove Chat Noir voleva portarla.

«Siamo arrivati, puoi aprire gli occhi» sussurrò poi posandola a terra.

Le mancò il respiro per un attimo nel vedere quell'improvvisato salotto allestito proprio sopra ad un tetto di un'abitazione qualsiasi di Parigi.
La vista era mozzafiato, la Tour Eiffel capeggiava imponente difronte ai loro occhi e il tramonto rendeva il tutto ancora più meraviglioso.

«I-io non so cosa dire» disse emozionata mettendosi a sedere sulla coperta circondata dai tanti cuscini colorati.

«Non dire niente allora» rispose sedendosi accanto a lei.

Aveva preparato quel posto pensando a Ladybug, ma poi lo aveva sempre usato come posto dove andare a rifugiarsi quando i pensieri nella mente diventavano troppo ingombranti per essere gestiti tra le quattro mura di casa.

«Dovrei amare te e lasciare andare lui» sospirò appoggiando la testa contro la spalla di Chat Noir.

Per la prima volta stava ammettendo a se stessa che avrebbe dovuto lasciar andare Adrien e ricambiare il gatto nero, nonostante si ritenesse totalmente incapace di poterlo fare.
Era troppo spaventata per ammettere che qualcosa dentro di lei si era già smosso, troppo spaventata per afferrare l'opportunità. Per fidarsi di lui, per stare con lui.

«Dovresti» sospirò inclinando la testa contro quella della coccinella

Passarono ore a godersi la presenza l'uno dell'altra fino a quando il cielo nero profondo della notte si era riempito di stelle e Parigi si era lentamente illuminata mettendo in mostra le decorazioni e le luci natalizie che annunciavano l'inverno ormai alle porte.  «Devo andare, e lasciare andare te» soffiò sulle sue labbra sfiorandole leggermente per poi sparire tra i tetti della città. Ladybug tremò portandosi due dita alle labbra.

Da una parte c'era lei, che aveva scelto di essere infelice per evitare di autodistruggersi e dall'altra c'era lui, che non l'avrebbe aspettata per sempre.

   
 
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