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Autore: crazy lion    29/12/2019    3 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti che Demi e la sua famiglia hanno vissuto, raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
L'inverno è una delle stagioni preferite da bambini e ragazzi, soprattutto grazie al periodo natalizio e, si spera, alla presenza della neve. In questa serie di storie ambientate durante le feste natalizie Demi, ancora piccola, vivrà assieme alla sorella e a due amici dei bei momenti, alcuni divertenti, altri profondi. Certe esperienze, per fortuna, a volte non si scordano, insegnano qualcosa, in certi casi fanno crescere e rimangono impresse nella memoria per sempre. Demetria ancora non lo sa, ma per lei e gli altri tre bambini questi saranno infatti inverni da ricordare.
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Vale non solo per Demi, ma anche per tutti gli altri personaggi famosi dei quali ho parlato.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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NOTA INIZIALE:
questa storia è il seguito di "Lezioni di pattinaggio". Si ambienta pochi giorni dopo, ma non è fondamentale aver letto quella per capire questa.
 
 
 
[…] I was relieved to hear the doctor say, “It’s a girl, and she looks perfect.” It was  December 28, 2001, and we couldn’t have asked for a better post- Christmas surprise.
(Dianna De La Garza, Falling With Wings: A Mother's Story)
 
 
 
 
 
 
DEMI E LO SPIRITO DEL NATALE
 
Seduta sulla poltrona accanto al letto dalle lenzuola bianche come le pareti di quella stanza, Dianna teneva in braccio Madison con mani esperte e sicure. Nonostante avesse avuto altre due figlie, ogni volta che stringeva quei frugoletti all’apparenza fragili ma in realtà forti, si stupiva sempre di quanto fossero piccoli. Eddie era seduto di fronte a loro, le guardava con gli occhi lucidi e ogni tanto scattava qualche foto con il telefonino. Le poltrone non erano molto comode, Dianna aveva chiesto già giorni prima che le venisse portato un cuscino a causa del mal di schiena, ma i due erano più concentrati sulla piccola che su altro.
"Siete bellissime" disse, allungando una mano per accarezzare i loro visi.
Come facevano le guance dei neonati ad essere tanto lisce? Sarebbe rimasto a toccarle per ore, a sfiorare con le dita il viso della sua bambina, le manine, i piedini, si disse mentre il suo sorriso si allargava.
A quel tocco Madison sollevò la testa e aprì i piccoli occhietti blu, ma li socchiuse subito dopo.
"Come mai non hai portato Dallas e Demi, stasera?" chiese Dianna al marito.
Faceva un po’ fatica a stare dritta a causa del dolore provocato dal taglio del cesareo e dai punti, ma dopo essere stata a letto con la morfina dalla sera del 28 alla tarda mattinata del 29 aveva cominciato ad alzarsi, benché con difficoltà.
"Domani torni a casa, preferiscono godersi la sorella lì. Le ho portate da Joyce e Frank."
"I nostri amici sono molto gentili, ci aiutano spesso. Quando avremo fatto il vaccino a questa piccolina mi piacerebbe invitarli a cena per ringraziarli."
"Sono d'accordo con te."
Per il primo giorno dopo il parto le erano anche state fatte una flebo di morfina per contrastare il dolore ed una di ossitocina per aiutare l'utero a contrarsi, ma adesso la donna cercava di resistere. Ogni tanto le venivano dati degli analgesici, che però non le impedivano di allattare a differenza di altri, e quand'era in piedi il taglio tirava parecchio. Si faceva anche aiutare dalle ostetriche in quanto l’allattamento non era così semplice a causa della ferita. Indossava una fascia addominale per sentire meno dolore e avere la sensazione di essere più protetta e sostenuta. Nonostante tutti i problemi che c'erano stati - prima l'induzione a causa della sua pressione alta due settimane prima del termine della gravidanza, poi il cesareo d'urgenza - la donna ammetteva che a quattro giorni dal parto si sentiva discretamente. Tuttavia, se pensava a quello che aveva passato, alla sensazione che qualcosa non andasse, a ciò che le era stato detto riguardo la sua situazione, alla corsa in sala operatoria, le venivano ancora i brividi.
“Avremmo potuto perderla” mormorò mentre la voce le si spezzava; sembrò frantumarsi come un bicchiere di cristallo gettato a terra e la donna fu colta da un violento tremore.
Madison alzò la testa ma non disse niente.
Partorire un bambino in posizione trasversale è praticamente impossibile per via vaginale a causa dei troppi rischi, lo sapevano entrambi; e se il piccolo è messo in quel modo al termine della gravidanza o durante il travaglio, il taglio cesareo è la soluzione. Eddie aveva parlato con un dottore che era venuto dopo un po’ a dirgli che tutto stava procedendo bene, che in pochi minuti il bambino sarebbe stato tirato fuori e l’uomo, con voce strozzata, gli aveva chiesto quali sarebbero stati i rischi se non fossero intervenuti subito. La risposta l’aveva lasciato senza respiro.
“Nel caso specifico di Dianna, visto che il bambino si è messo in questa posizione durante il travaglio, rottura dell’utero, ma ci possono anche essere il prolasso del cordone ombelicale, ovvero esso passa attraverso la cervice prima del bimbo e quindi, durante ogni contrazione, viene compresso al posto della testa, ma anche emorragia post parto.”
Quelle parole gli avevano mozzato il fiato e fatto saltare più di un battito. Tutto ciò poteva portare, come il medico aveva dovuto dirgli per avvertirlo dei rischi, gravissimi danni al piccolo, se non addirittura la morte e serie complicazioni o la perdita della vita della madre, soprattutto se si fosse verificata un’emorragia.
L’uomo cercò di tornare alla realtà. Alla fine tutto era andato bene, l’importante era quello, ma nessuno dei due avrebbe dimenticato una tale esperienza. Nemmeno Dallas e Demi, in realtà, anche se non erano state presenti.
“Lo so, tesoro. So che hai avuto tantissima paura, io ho provato lo stesso” continuò, accogliendo i suoi sentimenti e non respingendoli. “Ti capisco, credimi. Quando sei stata in sala operatoria, anche se sono passati pochi minuti, a me è sembrata un’eternità. Ho temuto di perdervi entrambe, è stato orribile. Ora però siamo qui insieme, Madison sta bene e domani ci saranno anche le sue sorelle. Siamo una bellissima famiglia.”
Dianna sorrise ed entrambi si rilassarono un po’, cercando di concentrarsi sul futuro e non sul passato anche se non pensarci era difficile.
I gorgogli di Madison si abbassarono di tono, come se la piccola fosse preoccupata e avesse capito che qualcosa non andava.
“Va tutto bene, cucciola” le disse la mamma. “Abbiamo passato dei brutti momenti, ma ora è tutto finito. Vuoi prenderla in braccio?" chiese poi al marito.
La bambina aveva terminato la poppata da un po', ora era tranquilla. Presto un'infermiera l'avrebbe riportata nella nursery e Dianna sperò che quel momento arrivasse il più tardi possibile. Non si sarebbe mai voluta separare da quella piccola, meravigliosa creatura alla quale aveva dato la vita. Eddie, guardando come lei la figlia con occhi adoranti, allungò le braccia e la sollevò, un po' insicuro, con una mano a sorreggerle la testina, la parte più delicata, e l'altra il sedere. Era incerto, tremava, anche se la donna dovette riconoscere che lo vedeva già più tranquillo rispetto a un paio di giorni prima. Dal canto suo, mentre se la poggiava in grembo l’uomo non faceva altro che pensare:
Non devo farle male, non devo farle male.
Aveva paura di sbagliare, ma al contempo si diceva che tanti altri padri erano e sarebbero passati per quella metaforica strada, provando emozioni simili e che quindi non era solo.
"Ricorda di tenerle sollevato il collo"  gli raccomandò la moglie.
Ecco, se non gliel’avesse rammentato gli sarebbe sfuggito. Com’era possibile? Era risaputo ormai che bisognava fare così, con i neonati, i quali non sono ancora in grado di sostenersi da soli.
"Sì, tranquilla."
Madison indossava una tutina rosa in pile con il disegno di un coniglietto bianco sul davanti. Il tessuto era morbidissimo. La piccola sollevò lo sguardo sul padre e per alcuni secondi i loro occhi si incontrarono. Se la bambina era semplicemente curiosa ma riuscì, come tutti i neonati, a guardare il genitore solo per qualche secondo, gli occhi di Eddie traboccavano d'amore come il suo cuore.
"Domani andiamo a casa, sai cucciola?"
Fu Dianna a parlare e Maddie, che si stava abituando alla sua voce, la osservò per un po'.
"Vedrai come saranno felici le tue sorelle di incontrarti di nuovo!" riprese l'uomo e la bambina fece qualche gorgoglio, come se avesse capito e fosse contenta di stare ancora con loro, cosa che fece sciogliere il cuore dei due adulti. Demi e Dallas erano venute tutti i giorni, la mattina prima di pranzo o la sera, durante gli orari di visita. Madison si appoggiò ancora di più contro il corpo del padre e poco dopo chiuse gli occhi mentre il suo respiro rallentava e i muscoli si rilassavano del tutto. "Si è addormentata" constatò l’uomo con un sorriso adorante.
E i due rimasero così, ad ascoltarla e a guardarla dormire, pensando che Dio aveva dato loro una figlia stupenda.
 
 
 
Seduta di fronte al tavolo del salotto della casa del suo migliore amico, Demi stava disegnando. Non era molto brava, se ne rendeva conto, di sicuro scrivere canzoni o comporre le veniva più facile e naturale.
"Posso vedere?" le domandò Andrew, seduto vicino a lei.
La bambina gli passò il foglio. Il ragazzo che aveva quindici anni, sei più di lei distinse la sua amica, i genitori, Dallas e un frugoletto che doveva essere Madison. C'era anche Buddy.
"È davvero bello" commentò, "hai disegnato tutti quanti bene."
"Sul serio o lo dici solo per farmi felice?"
"No no, è la verità. Emozionata per domani?"
"Non puoi immaginare quanto!"
La sua voce si incrinò, si sentiva sudare e tremava appena mentre non faceva altro che battere la punta di una scarpa sul pavimento di marmo.
"Posso, invece. Ho anch'io una sorella minore."
Andrew aveva sei anni quando Carlie, nata un mese dopo rispetto a Demi, era venuta al mondo e ricordava benissimo il momento in cui l'aveva presa in braccio la prima volta e tantissime altre cose bellissime che aveva vissuto insieme a lei e che non avrebbe più dimenticato.
"Hai ragione, scusa."
“Figurati, non hai niente di cui scusarti. Comunque, stai sicura che non sarai tranquilla fino a quando non la vedrai di nuovo. Ma è un’ansia positiva, no? Cioè, è per una cosa bella” cercò di farla ragionare.
“Sì, stupenda.”
Demi sorrise.
I due erano soli in quel momento. I genitori di Andrew e Dallas e Carlie erano in cucina a chiacchierare del più e del meno, forse anche a giocare a carte, mentre gli amici si erano spostati per stare un po' più tranquilli per qualche minuto e anche perché, per disegnare, Demetria aveva bisogno di silenzio.
Andrew fissò i suoi occhi verdi in quelli di lei e la guardò a lungo, serio ma allo stesso tempo non del tutto presente, o almeno così parve alla ragazzina. Era come se stesse pensando a qualcosa che Demetria non riusciva a comprendere ma che non pareva turbarlo, anzi.
"Un penny per i tuoi pensieri" disse lei con un gran sorriso.
"Stavo pensando alla mia foto preferita con Carlie, o meglio ad una di quelle che preferisco e al momento che abbiamo vissuto insieme."
"Me la fai vedere?"
Andrew le indicò una cornice appesa alla parete alla loro destra e la bambina si alzò e vi si avvicinò per guardarla meglio. Sullo sfondo c'era il mare. I due bambini erano sulla sabbia, seduti su un asciugamano. Andrew avrà avuto otto anni, Carlie due e lui le circondava le spalle con un braccio in un gesto protettivo mentre la piccola, con gli occhi arrossati, faceva un mezzo sorriso.
"I miei genitori ci avevano portati al mare, a Venice Beach mi sembra. L'anno dopo ci siamo andati d'estate. Per carità, il posto era sempre bellissimo, spiaggia immensa, sul lungomare c'erano tanti negozietti, gente che giocava a volley, artisti di strada, ma era tutto troppo confusionario. Comunque, dicevo, quella volta ci hanno portati in primavera, per cui la spiaggia era più vuota e mi sono reso subito conto del fatto che fosse davvero grandissima. Siamo andati a camminare in riva anche se Carlie avrebbe voluto fare il bagno, l'acqua però era un po' freddina e quando un'onda più forte delle altre l'ha colpita, si è spaventata da morire benché fossimo sulla riva. È scoppiata a piangere e non la smetteva più, così dopo che la mamma l'ha asciugata me la sono coccolata un po'. Quel mezzo sorriso è bellissimo, mi ricorda che anche se era stata terrorizzata, con me si sentiva al sicuro."
Demi sorrise accarezzando i contorni della fotografia come se avesse potuto farlo con quei bambini che erano da sempre stati suoi amici, anche se era più affezionata ad Andrew che a Carlie e reputava la bambina più una conoscente, benché molto cara.
"Chissà se anche mia sorella avrà bisogno di essere protetta così da me, un giorno."
Lo disse con voce vellutata, più a se stessa che a lui, ma Andrew rispose:
"Non lo so, però di sicuro sarai un punto di riferimento per lei."
"Non vedo l'ora che venga domani!"
Eppure, come Dallas, era anche in ansia. La loro vita sarebbe cambiata con quel nuovo membro della famiglia, e poi quando il 12 gennaio lei avrebbe iniziato le riprese di "Barney And Friends" avrebbe potuto vedere un po' di meno la sorellina.
"Vedrai che saprà lo stesso che le vuoi bene" disse Andrew leggendole nel pensiero e stupendola. "Comunque goditela più che puoi in questi giorni."
Demi avrebbe voluto chiedergli come aveva fatto a capire ciò a cui stava pensando, ma non era la prima volta che capitava per cui restò in silenzio. Era così, ormai, fra loro, il legame che avevano creato era tanto forte da arrivare fino a quel punto.
Un’ora dopo, mentre tornavano a casa a piedi con Eddie, Dallas e Demi continuarono a parlare.
"Io le insegnerò a recitare" diceva la prima, "o almeno, a fare quello che riesco per ora."
Da ottobre andavano da Cathryn Sullivan, un'insegnante di recitazione molto in gamba e Dallas era stata presa da poco da un'agenzia di moda per fare delle pubblicità.
"Io invece a cantare, diventerà bravissima, ne sono sicura" rispose Demi, immaginando già di fare un duetto con la sorella. “Magari scriveremo anche qualche canzone insieme.”
Quando le figlie furono a letto, Eddie bevve un bicchiere di ginger seduto sul divano per rilassarsi, dopodiché mandò un messaggio alla moglie spiegandole tutto ciò di cui avevano parlato durante il breve tragitto di ritorno e nel leggerlo Dianna sorrise. Quelle tre sarebbero state affiatate, ci scommetteva, e comunque era evidente che Demi e Dallas amassero Madison con tutte loro
stesse.
Come ogni bambino, Demetria credeva tantissimo nello spirito del Natale. Sapeva che Babbo Natale non esisteva, ma da quando l'aveva scoperto aveva deciso che per come la pensava lei quel signore arrivava comunque su una slitta con le sue renne a portare i regali. Ogni anno faceva con i suoi genitori l'albero di Natale e il presepe. Non l'aveva fatto solo il suo terzo compleanno, perché in quel periodo e per una buona parte dell'anno seguente la mamma non aveva avuto tanti soldi e non si era potuta permettere delle statuine nuove e un albero finto, dato che Patrick aveva distrutto quelli che avevano durante uno dei suoi attacchi d'ira. Non avrebbe mai potuto dimenticare tutto ciò che aveva visto e udito, ogni cosa che il papà aveva fatto alla mamma e non sapeva nemmeno lei cosa provare nei confronti di quell'uomo che non era mai stato molto presente nella sua vita ma che a suo modo le voleva bene. Scosse con forza la testa per scacciare quei pensieri. Insomma, lei credeva a Babbo Natale, punto. Quando l'aveva detto a scuola quell'anno i suoi compagni l'avevano presa in giro per settimane, ma era solo uno dei tanti episodi accaduti. Quelle offese, però, anche se l'avevano fatta piangere e stare male, non l'avevano mai indotta a pensare il contrario.
"Tu hai il diritto di credere in tutto quello che vuoi" le aveva detto la mamma quando Demi le aveva parlato di ciò che pensava riguardo a Babbo Natale.
Ma se era vero che la gioia e lo spirito del Natale, anche dal punto di vista religioso, raggiungevano l'apice il 25 dicembre, la bambina era altrettanto convinta che il clima natalizio si prolungasse anche nei giorni a venire e che anzi, dovesse includere tutto l'anno, in quanto si può essere più buoni tutti i dodici mesi e non solo a Natale. E quell'anno c'era un altro motivo per cui lo spirito del Natale sarebbe rimasto con loro.
"È oggi, è oggi, è oggi!" urlò la bambina la mattina dopo entrando in camera di Dallas.
Nessuna delle due aveva dormito quella notte continuando a girarsi e rigirarsi nel letto. Le coperte erano sembrate a entrambe troppo pesanti, ogni posizione scomoda, ed erano sicure che nemmeno Eddie l'avesse fatto. La piccola batté le mani e stava per saltare sul letto della sorella, ma decise di non farlo. Non voleva rischiare di prendersi una cuscinata o di essere sgridata, per cui si contenne.
"Demetria, sono le sette di mattina. Non urlare così, accidenti!"
Eddie si affacciò alla porta piuttosto infastidito, con la voce e gli occhi impastati dal sonno.
"Scusami, è che oggi…"
"È il gran giorno!" concluse Dallas, baldanzosa, alzandosi in piedi.
"Esatto."
Buddy, il loro Cocker Spaniel bianco, saltò sul letto della padrona e cominciò ad abbaiare felice.
"Avete ragione, e immagino non abbiate dormito molto nemmeno voi. Comunque potrebbero dimetterle anche stasera, ci vorrà un po'."
"Io voglio vedere Madison adesso" si lamentò Demi.
A volte stentava ancora a credere di avere una sorella minore.
Eddie le diede un bacio.
"Lo so, tesoro, lo vorrei anch'io, ma l'orario di visita è più tardi. Dai, oggi bisogna festeggiare. Vestitevi, mettiamo il cane al guinzaglio e andiamo a fare colazione fuori. Potete prendere ciò che volete."
"Evvai!" esclamarono le due all'unisono, indossando poi dei semplici jeans bianchi e una maglia e una felpa blu, abbinati a scarpe e calze degli stessi colori.
Eddie le portò in centro a Los Angeles, da Starbucks.
"Starbucks? Porca miseria" se ne uscì Dallas.
Quello che avevano davanti era un bar di lusso, non ci erano mai venute perché non se lo potevano permettere.
"Conosco il proprietario da un po', sono sicuro che ci farà uno sconto" disse Eddie.
L'ambiente era molto carino, con le pareti dipinte di giallo e i tavolini tondi da quattro persone. Le sedie imbottite erano comodissime.
Eddie bevve un caffè e mangiò una pastina alle mandorle, mentre le due bambine un latte con il cacao e una brioche enorme stracolma di nutella. Il fatto strano fu che, prima di portare ogni cosa, il cameriere chiese i loro nomi. Eddie spiegò che servivano a lui e ai suoi colleghi per non confondersi con le ordinazioni. Quel giorno, forse perché era ancora presto, c'era poca gente, tutta - a parte loro - vestita con abiti firmati. Molte persone li guardavano, probabilmente domandandosi cosa ci facessero lì dato che non sembravano, e in effetti non erano, ricchi.
"Non preoccupatevi di loro" mormorò l'uomo. "Mangiate e pensate solo che oggi Madison e la mamma torneranno a casa."
Le sorelle, in particolare Demi, si sentivano fuori posto in quel luogo, ma il commento di colui che considerava a tutti gli effetti un papà aiutò la minore a non sentirsi in colpa per esserci andata. In fondo, ognuno ha il diritto di andare dove gli pare e di fare ciò che più gli piace.
Mentre tornavano a casa Dianna chiamò dicendo che sarebbe stata dimessa quel pomeriggio. Tutti lanciarono un urlo di gioia e vissero male l'attesa, non vedevano l'ora di riabbracciare entrambe. Dallas e Demi si distrassero giocando con il cane o fra loro, rincorrendosi in giardino o lanciandosi il pallone, ma in fondo la loro mente era sempre là.
Dianna fu dimessa a metà pomeriggio e, poco prima che uscisse, tutta la sua famiglia entrò nella stanza.
"Amori miei!" esclamò sorridendo a tutti e tre, poi corse ad abbracciarli.
O almeno ci provò, perché la ferita le rendeva difficoltoso muoversi in fretta.
"Come stai, mamma?" le domandò Dallas.
"Meglio, grazie. Ho ancora i punti che in effetti fanno male, ma ormai è un dolore discretamente sopportabile e tra due giorni verrò a toglierli."
Il marito la aiutò a mettere nel borsone i vestiti che aveva utilizzato in quei giorni, sia perché gli faceva piacere sia in quanto con i punti la donna faticava a piegarsi per prendere gli abiti. Strinse i denti quando si mise perfettamente dritta: la ferita sembrava bruciare come il fuoco da quanto tirava, ma ci mise una mano sopra accarezzandola piano e la sofferenza sembrò diminuire.
"Eccoci qua" disse una dottoressa, entrando con Madison in braccio.
Demi e Dallas lanciarono un piccolissimo urletto eccitato per non spaventarla. La bambina era sveglia e, appena il medico la diede alla madre, sbarrò gli occhi e la guardò.
"Ciao tesorino della mamma! Ciao!" ripeté Dianna con voce dolce.
Come tutti, aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
La dottoressa, una donna sulla cinquantina e con i capelli castano scuro raccolti in una coda di cavallo, si commosse per la tenerezza che le ispirava quella famiglia. Fece firmare alla donna le carte per la dimissione, poi le spiegò alcune cose, per esempio come prendersi cura del taglio una volta a casa ricordandole di farsi aiutare se avesse avuto bisogno e di non vergognarsi nel chiedere. Le prescrisse anche alcuni analgesici per il dolore, gli stessi che aveva preso in ospedale, dicendole quanti prenderne al giorno e quando e che, se la sofferenza fosse aumentata o ci fossero stati segni di infezione, come pus o cattivo odore, avrebbe dovuto tornare immediatamente in ospedale. Eddie, accanto a lei, ascoltava con attenzione. Dianna la ringraziò, poi chiese alle figlie di uscire un momento.
Accompagnandole fuori, la dottoressa rimase un po’ con loro e parlarono di come si sentivano. Le due le spiegarono che erano eccitate, Demi batté le mani un po’ di volte ed entrambe avrebbero voluto alzare la voce e urlare, ma trovandosi in un ospedale lasciarono perdere.
Intanto, Dianna controllò che la bambina avesse il pannolino pulito e aiutata da Eddie le fece indossare un body a manica lunga, un paio di calze di lana e una tuta in ciniglia dato che la temperatura esterna, a quanto le aveva detto il marito, era un po' fredda. Eddie andò a prendere la carrozzina e, quando Madison ci fu dentro, i cinque poterono uscire.
Una volta arrivati alla macchina Dianna mise la piccola nell’ovetto, controllando che fosse in direzione del guidatore. Lo fermò con la cintura di sicurezza e si sedette accanto alla figlia. Demi si mise dall'altra parte e Dallas salì davanti, vicino a Eddie.
"Madison va per la prima volta a casa il 2 gennaio 2002" disse la mamma facendole una foto.
"Possiamo prenderla in braccio quando torniamo?" domandò Dallas, che si sentiva prudere le braccia e le mani per l'impazienza.
Non lo sapeva, ma Demi aveva la medesima sensazione.
"Se non dorme sì" rispose Eddie guardando la strada.
Il viaggio fu tranquillo, il silenzio spezzato solo dai lievi lamenti della bambina a cui ogni tanto la mamma dava la mano perché le prendesse il dito e si calmasse. Demi, invece, le accarezzava la testina e le manine.
“Attenta alla fontanella, ricordalo” disse Dianna alla figlia.
“Certo.”
Le aveva spiegato che si tratta di uno spazio tra le ossa della testa del neonato, normale e dato dal fatto che esse non sono tutte saldate per permettere più agevolmente alla testina di passare nel canale del parto. Gliel’aveva fatta toccare, piano, quando Demi aveva preso in braccio Madison la prima volta, e la bambina aveva scoperto che la sua consistenza era morbida e fibrosa. Le aveva fatto un po’ paura sfiorarla e la mamma le aveva spiegato che, anche se è una parte resistente ad ogni contatto, è sempre meglio toccarla con molta attenzione e delicatezza, e che si sarebbe chiusa verso i diciotto mesi.  
Una volta arrivati, forse a causa del fatto che la macchina si era fermata, Madison scoppiò in pianto. Strillava così forte e tanto a lungo che rimaneva sempre senza fiato e Dianna la tirò su dall’ovetto iniziando a dondolarla, mentre Eddie chiudeva a chiave l'auto dopo che Dallas ebbe preso il borsone dell'ospedale della mamma.
"Lo porto in camera vostra" disse la ragazza.
"Grazie, tesoro" le rispose l'uomo.
"Io che faccio?"
A Demetria come a tutti faceva male al cuore sentire che la sorellina strepitava in quel modo, sembrava proprio inconsolabile. Non si calmò nemmeno quando Dianna le cantò una canzoncina o nel momento in cui, una volta in salotto, le fece sentire il suono di un carillon.
"Tienimela un attimo mentre mi tolgo il giubbotto."
Demi si sedette dritta e con un cuscino dietro, poi prese la sorellina sostenendole la testa e la schiena con un braccio e mettendole l'altra mano fra le gambe per sorreggerla meglio.
"Brava, impari in fretta" osservò Eddie.
"Va bene così?"
"Benissimo."
Strinse piano il corpicino caldo della bambina al suo petto.
"Su, non piangere" mormorò con dolcezza, poi cominciò ad alzare e abbassare leggermente le gambe per fare quello che sua madre definiva "il cavallino".
Entrambe sapevano che di solito questo movimento aiuta i bimbi, anche più grandi di Madison, a distrarsi e tranquillizzarsi.
"Provo a cambiarla" disse Dianna non appena tornò e lei e il marito si diressero in bagno.
A Demi dispiacque, ma se Maddie era bagnata o sporca era giusto che i genitori cercassero di farla stare meglio. In ogni caso l'aveva stretta fra le braccia per così poco, quel giorno, che non riuscì bene a capire cos'aveva provato.
 
 
 
Eddie era ancora un po' spaesato. Quella era la prima figlia biologicamente sua e, non avendo mai avuto a che fare con un neonato tanto da vicino, non sapeva ancora come comportarsi.
"Ti ricordi come si fa?"
"Uhm… credo… credo di sì" rispose, incerto e arrossendo appena.
Tenendo bene la piccola in modo che non cadesse dal fasciatoio, Eddie la mise in posizione supina e si allungò a prendere un pannolino pulito che aprì prima di cambiarla, in modo da averlo già pronto. Dopo averlo messo da una parte le sfilò i pantaloncini e il body, le tirò su la maglia, le tolse il pannolino sporco e la pulì con una salviettina umidificata adatta alla pelle dei bimbi così piccoli passandola dalle parti intime verso l'ano, come Dianna gli aveva ricordato e sottolineato centinaia di volte fino alla nausea, spiegandogli che è molto importante per non far andare batteri nelle parti intime.
“Come sto andando?” chiese l’uomo, temendo di strofinare troppo forte o piano.
Non avrebbe mai voluto farle male, ma la bambina si metteva le mani in bocca e quasi non si lamentava, perciò forse era un buon segno.
“Benissimo!”
“Dio, che schifo” non poté astenersi dal commentare.
“Fa parte anche questo del nostro lavoro di genitori.”
Dopo aver gettato il pannolino già usato, la donna mise un po’ di crema alla piccola per evitare eritemi e poi insegnò a Eddie come pulire il moncone del cordone ombelicale, un'operazione un po' delicata che richiedeva attenzione. Eddie lo deterse appena con acqua e sapone perché si era leggermente sporcato e lo coprì con una garza in cotone.
“Bisogna cambiarla tre volte al giorno e metterne sempre una asciutta. Non serve detergere il moncone se non si sporca, più secco rimane prima cade. Dovrebbe restare molto all’aria, ma dato che non possiamo lasciarla mezza nuda tutto il giorno va bene anche così” spiegò la donna.
“Perfetto. Niente disinfettanti?”
“No, tra le altre cose possono ritardare il distacco, e soprattutto niente alcol perché può ustionare.”
In ogni caso nel giro di alcuni giorni, massimo otto o nove, il moncone si sarebbe staccato. All'uomo la cosa fece abbastanza impressione, non ebbe problemi ad ammetterlo più che altro perché temeva di far male alla piccola, ma Dianna gli assicurò che era una parte morta e la bambina non sentiva niente. Il cambio durò diversi minuti e Dianna dovette intervenire qualche volta, ma alla fine tutto andò per il meglio. Il pianto di Madison era andato scemando anche se non era stata ferma un secondo, continuando a muovere braccia e gambe e complicando le cose al padre senza volerlo.
"Presto ci riuscirai senza il mio aiuto" gli assicurò la moglie. "E comunque, anche se all'inizio ci metti cinque o sette minuti non è un problema. L'importante è farlo nel modo corretto e aiutare Madison a sentirsi, per quanto possibile, a suo agio. In futuro potremmo appendere dei giochi sopra il fasciatoio per intrattenerla."
"Che bravo papà sono!" si congratulò Eddie con se stesso mentre la moglie sorrideva.
"Visto? Te lo dici anche da solo, il che è positivo, ma è proprio vero."
Una volta tornati in salotto dalle figlie, Dianna disse di essere stanca e che forse sarebbe stato meglio per lei e Maddie andare a riposare. Per i primi giorni le era stato consigliato molto riposo. Tutti le accompagnarono, poi Eddie disse a Dallas e Demi di fare silenzio in casa e a Buddy, che fino ad allora era stato un po' in disparte e in silenzio a guardare cosa stava succedendo e chi era quel nuovo esserino, di fare il possibile per non abbaiare. Non che capitasse spesso, comunque. Una volta nella culla, Madison si addormentò dopo una ninnananna della mamma e Dianna crollò dopo aver toccato il cuscino. Anche se in quei giorni si era riposata, erano stati molto stancanti visto tutto quello che era accaduto.
 
 
 
Intanto, in salotto, Buddy aveva pensato bene di andare ad annusare il porta enfant, appoggiato sul divano. Si tratta di una cesta di vimini in cui il neonato può essere adagiato nei primi mesi.
C'era un odore nuovo che non riconobbe ma che gli piacque parecchio e sarebbe rimasto lì se Eddie non gli avesse detto di andare via per poi, per sicurezza, disinfettare quella sorta di culla. Dallas e Demi, invece, facendo meno rumore possibile sistemarono  nella camera dei genitori i vestiti di Dianna e della piccola presenti nel borsone. Pareva loro un modo per aiutare, per alleggerire i genitori di alcune incombenze. Fu un compito un po' difficile da portare a termine, soprattutto per la più piccola, ma con l'aiuto della sorella e un po' di tempo ci riuscì. Dianna, che si era svegliata appena sentendole entrare, le aveva ringraziate mentalmente quando aveva capito che non volevano disturbare ma aiutare.
"Ha sorriso! Ha sorriso!" esclamò Demi non riuscendo a trattenersi.
Dianna si tirò su di scatto e Dallas si voltò come le altre due verso la culla. Madison aveva gli occhi socchiusi e stava sollevando per la seconda volta le guance.
"Oh mio Dio" mormorò la donna, mentre il cuore sembrava volerle saltare fuori dal petto e chiamò subito Eddie per dirglielo.
I due sapevano benissimo che quello non era un sorriso sociale, rivolto cioè alle persone, perché esso si sviluppa tra le sei e le otto settimane di vita del bambino.
"Questo sorriso, che si chiama sorriso riflesso, scompare a due mesi di età" spiegò loro Eddie. "Si presenta spesso quando il piccolo è assonnato o durante le fasi REM e non viene fatto con gli occhi."
"Ma Madison lo fa perché prova qualche particolare emozione?" domandò Dallas.
Fu Demi a rispondere, dato che aveva letto qualcosa a riguardo.
"No, è un sorriso spontaneo, automatico, non esprime emozioni. Ma è bellissimo lo stesso, non vi pare?"
Tutti non poterono che concordare, pensando che non avrebbero più dimenticato quel momento conservandolo nei loro cuori.
"Oddio, hai visto quanto sono piccoli quei vestitini?" chiese Demi a Dallas, una volta che si furono ritirate nella stanza della più grande.
"Sì, sono bellissimi!" esclamò l'altra, intenerita.
Per loro era impossibile non commuoversi di fronte ad un paio di scarpette in lana da neonato, che Dianna aveva fatto a mano la sera, lavorando nei mesi precedenti e alcune delle quali erano in quella borsa. Calde e morbidissime, erano tanto minuscole da sembrare quelle di una bambola. Ma Demi aveva sentito le lacrime salire soprattutto quando aveva toccato, per l'ennesima volta in quei mesi, le tutine e gli altri vestitini, anche quelli già presenti nell'armadio, piccolissimi anch'essi e fatti di tessuti lisci e soffici come cotone o ciniglia. Dallas aveva inoltre visto un berrettino di lana bianca molto grazioso che non ricordava la madre avesse comprato. Le loro lacrime, che in parte non riuscirono a trattenere, erano di pura gioia per l'arrivo della sorella e anche per il fatto che quella piccolina portava loro alla mente tantissimi pensieri. Chissà se anche loro sarebbero diventate mamme, un giorno. Dallas non era sicura di volere dei figli, Demetria invece ci sperava tantissimo. Da quando era più piccola, quattro o cinque anni, non faceva che dire che avrebbe voluto dei bambini e adorava giocare con le bambole proprio per considerarle dei figli. A volte addirittura metteva quelle un po' più piccole sotto la maglia, poi infilava il bordo di quest'ultima nei pantaloni ed esclamava:
"Sono incinta!"
Parole molto convinte e fatte con un sorriso che andava da un orecchio all'altro che facevano ridacchiare la sorella maggiore, ma alle quali allora Eddie e Dianna prestavano molta attenzione stando al gioco. Ora la bambina era un po' grande per queste cose, anche se ogni tanto divertirsi con le bambole le piaceva ancora. I suoi compagni, quando l'avevano scoperto un giorno in cui, poco tempo prima, se n'era portata una a scuola perché era un po' triste e voleva almeno la sua compagnia, dato che non aveva amici, l'avevano presa in giro chiamandola "poppante" o "ritardata". Parole che l'avevano fatta correre in bagno a piangere dopo essersi chiusa dentro a quel piccolo stanzino e che, assieme a molte altre, cominciavano a scatenare in lei sentimenti negativi verso se stessa.
"Credi che sarò una brava sorella?" chiese a Dallas riscuotendosi da quei pensieri.
"Certo, perché non dovresti?"
"Non lo so, hai ragione" concluse.
E se non lo fossi? E se facessi schifo?
Del resto, i suoi compagni gliel'avevano fatto capire abbastanza bene. Nessuno stava mai con lei e voleva conoscerla davvero, chissà, forse perché stava cominciando a fare audizioni e a diventare un po' famosa, e la offendevano per il suo peso. Si portò le mani al viso paffuto e ai fianchi pieni. Forse avevano ragione a chiamarla così.
"Demi? Tutto a posto?" si informò la sorella, vedendo che l'altra era come in trance.
"Sì, a meraviglia!" mentì, nascondendo il dolore che le si allargava nel petto come un fuoco ardente dietro un falso sorriso. "Vado a vedere una cosa" disse poi e scese in salotto.
Buddy dormiva nella sua cuccia accanto al divano, Eddie in quel momento non c'era. La bambina si avvicinò al presepe, appoggiato su un tavolino accanto all'albero di Natale. Le luci di quest'ultimo erano spente a quell'ora, le accendevano solo la sera, e i nastri argentati, dorati e rossi e le palline bianche lo rendevano bellissimo. Ma per quanto lo fosse, non era su quello che voleva concentrarsi. Demi conosceva il significato religioso del Natale, la sua famiglia era cattolica e credente e, anche se si era avvicinata alla Chiesa da pochi anni e si era battezzata con la mamma e Dallas solo quando lei, la più piccola, ne aveva cinque, credeva davvero in Dio e nel suo amore infinito. Guardò nella grotta, fatta con alcune pietre, e vide la culla con Gesù Bambino tra Giuseppe, Maria, il bue e l'asinello e sorrise. Non era solo perché il 25 il bimbo era nato, c'era una motivazione più profonda che non vedeva l'ora di dire a tutti.
"Che combini?" le domandò Dallas apparendo all'improvviso alle sue spalle.
"Vuoi farmi prendere un colpo? Niente, guardavo e basta."
Per il momento tenne quelle osservazioni nel segreto del proprio cuore, le avrebbe rivelate una volta che tutti fossero stati svegli.
 
 
 
Un vagito improvviso ridestò Dianna che, stropicciandosi gli occhi, si alzò.
"Eccomi" biascicò, ancora assonnata.
E quello era solo l'inizio, avrebbe dovuto prepararsi ad un periodo di pianti frequenti, soprattutto nelle prime settimane di vita della bambina. Più di ogni altra cosa temeva un disturbo molto comune nei neonati: le coliche. Erano terribili, sia per i piccoli che per i genitori, anche se ormai lei sapeva come farle passare. Ci sarebbe voluta molta pazienza, comunque, e con l'inizio delle riprese di "Barney And Friends" le cose sarebbero state più complicate. Beh, non era il caso di pensarci adesso. Tirò giù il lenzuolo bianco e la coperta rosa, entrambi morbidissimi, prese in braccio Madison e chiamò Eddie perché in ospedale il medico aveva spiegato loro che nei primi giorni dopo il ritorno a casa sarebbe stato necessario il suo aiuto per facilitare l'allattamento al seno della piccola. Grazie al cielo suo marito era a casa fino a metà gennaio perché aveva molte ferie arretrate. L'uomo arrivò subito e, dopo che Dianna gli ebbe passato la bambina che ancora si lamentava, si sdraiò e girò su un fianco come aveva fatto anche in ospedale.
“So che hai fame, tesoro, il latte arriva subito” le sussurrò il padre.
Nei giorni precedenti Dianna aveva provato diverse posizioni e alla fine si era resa conto che stando distesa si sentiva meglio, almeno per il momento. Prese un cuscino che aveva lì da una parte e lo appoggiò sopra la zona della ferita del cesareo per proteggerla da eventuali calci della bambina.
"Cavolo, che razza di polmoni!" esclamò Eddie guardando la figlia e Dianna  rise.
Ridere le fece male al taglio che tirò, ma il dolore fu sopportabile. Eddie appoggiò la piccola su un altro cuscino e questa, pancia contro pancia con la mamma e sostenuta da lei, si attaccò al seno con un po’ di sforzo, dopo che Eddie ebbe controllato che avesse il nasino libero per respirare nel modo corretto. Per fortuna la cosa non richiese molto tempo e Madison cominciò a succhiare affamata. Per diversi minuti la stanza si riempì del suono della suzione della piccina. Ogni volta che la allattava, a parte il primo risucchio che le faceva un po’ male, Dianna provava la meravigliosa sensazione di star costruendo con la sua bambina un legame sempre più forte che niente e nessuno avrebbe mai potuto spezzare e che, anche se date le circostanze non era stato possibile fare diversamente, era stato interrotto durante il cesareo. Non aveva sentito niente nel corso dell’operazione, ovvio, ma aveva comunque provato una sensazione di strappo, come se le stessero portando via la sua piccola, un pezzo di sé. Ne aveva parlato con il marito e lui l’aveva tranquillizzata dicendole che la cosa importante era che Madison stesse bene, ed era vero, ma Dianna non si toglieva di dosso quanto provava perché si sentiva violata, come se il loro legame fosse stato in parte reciso. Deglutì a vuoto. Le ci sarebbe voluto del tempo. Fece un vigoroso cenno di diniego per scacciare quegli orribili pensieri e si concentrò su Madison che succhiava avidamente, erano insieme e nient’altro contava.
"Se penso che i neonati mangiano ogni due, tre ore massimo mi spavento, sinceramente" confessò l'uomo alla moglie a un certo punto.
Lei sorrise.
"Dovremo prepararci a tanti pianti notturni. Mi darai una mano, vero?"
"Ma certo, te l'ho detto tante volte, non sarai sola. Abbiamo voluto entrambi questa bambina, la cresceremo insieme come facciamo con Demi e Dallas."
Il sorriso di Dianna si allargò a dismisura, Patrick da un certo punto in avanti non era stato molto presente nelle vite sua e delle figlie, ma con Eddi era tutto diverso. Lui la amava sinceramente, nel modo corretto, la rispettava come moglie, mamma e donna e le stava sempre accanto.
"Ti amo" gli disse, con la voce che si spezzava.
"Ti amo anch'io!"
Poco dopo li unì un bacio lungo e intenso che mandò loro le guance e i cuori in fiamme e solo un lieve lamento della bambina li divise.
"Sì, sì, Maddie, la mamma è tutta tua, perdonami" rise il padre accarezzandole la testolina.
Dopo che ebbero eseguito lo stesso procedimento per l'altro seno Madison finì il suo pasto, e in seguito ad un altro cambio di pannolino la bambina era sazia, pulita e profumata. Dianna decise di stare un po' su.
 
 
 
Quando Madison fu nel porta enfant sul divano con mamma, papà, Dallas e Demi accanto e infagottata in una copertina sempre di colore rosa, sembrava stesse davvero bene.
“La avvolgo sempre per farla sentire più contenuta e protetta, come se fosse ancora nella mia pancia” spiegò la donna alle figlie, che trovarono la cosa di una tenerezza incredibile.
La piccina aprì ancora di più gli occhi e si guardò un po' intorno. Per il momento non riusciva a vedere che ad alcuni centimetri di distanza, ma era bellissimo osservarla mentre pareva concentrarsi su quel poco di mondo esterno che i suoi occhi riuscivano a catturare.
"Avete deciso di darle il ciuccio, alla fine" commentò Dallas.
Era stata una questione molto dibattuta in quei mesi. Eddie aveva sostenuto che, se non fosse stata la pediatra a dire loro di darglielo, lui non gliel'avrebbe fatto usare perché personalmente non l'aveva mai utilizzato, mentre Dianna era stata di tutt'altro avviso.
"Il ciuccio è importante per dare al bambino il piacere di succhiare qualcosa quando non ha il seno" gli aveva spiegato, "serve per rilassarlo. Certo non bisogna darglielo solo per farlo stare buono, ma Demi e Dallas l'hanno utilizzato per cui mi piacerebbe lo usasse anche lui."
E, alla fine, più perché lei era già stata mamma che per una vera e propria convinzione, Eddie gliel'aveva data vinta.
"Già" disse. "E sembra piacerle."
"Per forza" aggiunse la moglie, "non ho mai visto un bambino che non lo apprezzi."
"Posso farvi vedere una cosa?" domandò Demi, impaziente.
Tutti acconsentirono e in quel momento Madison sputò il ciuccio che cadde nella cesta accanto a lei. Dato che non pianse, però, nessuno lo raccolse. Buddy era sdraiato sul tappeto davanti a loro, guardava la piccola ma non si muoveva.
Demi si inginocchiò di fronte alla bambina e la guardò con occhi adoranti per alcuni secondi.
"Ciao" le disse, con il cuore che batteva all'impazzata.
Aveva una sorella minore, era meraviglioso. Certo sarebbe stata felice anche se si fosse trattato di un maschietto, ma lei aveva desiderato tanto una femminuccia.
La bambina fece un gorgoglio piuttosto buffo e la guardò quando Demi avvicinò il viso a quello di lei fino a stargli praticamente sopra. Le toccò un angolo delle labbra con un dito e Maddie si girò verso di lei con la bocca aperta. Dianna capì e sorrise, mentre gli altri la guardarono un po' straniti.
"Che stai facendo?" le chiese Eddie.
"Vi mostro il riflesso di suzione, ce l'hanno tutti i bambini ancora prima di nascere. Spesso nella pancia li si vede succhiarsi il pollice o farlo con il liquido amniotico. Serve loro per andare verso il seno della mamma e prendere il latte."
"Che figata assurda!" esclamò Dallas a voce un po' troppo alta. Madison si mise quasi a piangere, ma Demi riuscì a calmarla con qualche carezza sulla testina - Dio, aveva dei capelli morbidissimi! - e alcune parole dolci. "Scusate, non riesco a trattenere l'entusiasmo. Non lo sapevo, come l'hai scoperto?"
"L'ho letto in un libro. Oltre a quello sulla gravidanza ne ho anche uno sui primi mesi del bambino."
Non era molto dettagliato, non quanto avrebbe voluto, ma le stava facendo imparare alcune cose interessanti. Ad ogni modo, se un giorno fosse diventata madre, di sicuro sarebbe stato necessario rifarlo, non sapeva quante informazioni sarebbe riuscita a trattenere e per quanto tempo.
"Vorrei leggerli anch'io. Me li presteresti, Demi, per favore? Mi sento un'ignorante."
Dallas lo disse con un sorriso amaro, segno che in parte ci credeva.
"Certo, e non dire così. Io ho voluto documentarmi, ma non significa che sono migliore di te."
La sorella la ringraziò.
"Mi fai vedere altre cose?"
"Conosco solo questo e poco altro, ma quando crescerà un po' sicuramente."
A turno le due vollero prenderla in braccio. La prima fu Dallas, dato che l'altra l'aveva già tenuta in precedenza.
"E se le faccio male? E se mi cade?" iniziò a chiedere la ragazza.
Era felicissima di coccolarla, l'aveva già fatto, ma mentre la stringeva tremava. Il viso era tirato così come i suoi sorrisi,, ogni altro muscolo del corpo teso e in allerta, le faceva male tutto. La paura di essere troppo poco delicata, o di non tenerla in modo abbastanza saldo, non la lasciava mai.
"Non succederà, la stai tenendo bene" le assicurò Dianna. "Rilassati. Fai dei bei respiri profondi. So che hai paura e non te ne devi vergognare, non sei né la prima né l'ultima persona che prova questa sensazione e non è una colpa o uno sbaglio."
Dallas provò a fare come le era stato detto, ma non fu facile. I battiti del suo cuore parevano incontrollabili e la testa non riusciva a formulare pensieri positivi.
Ora mi cadrà e si farà male, malissimo per colpa mia. Magari la sto tenendo troppo stretta, o il contrario…
Respirò ancora a fondo continuando a guardare la sorellina negli occhi e sentire quel frugoletto stretto a lei, ascoltarne il respiro calmo unito al proprio, sentirne la morbidezza e il calore, la aiutò a diminuire i battiti del proprio cuore. La paura non sparì, ma si calmò anche grazie al fatto che Madison non pianse mai né si lamentò e anzi, sembrava stare bene, segno che forse stava facendo qualcosa di buono. Dallas invidiò Demi quando, poco dopo, fu lei a tenere la bambina. Aveva solo nove anni, poco più, eppure la stringeva con una naturalezza incredibile. Non c'era paura nei suoi occhi, il suo sguardo non saettava dall'uno all'altro dei familiari come, invece, era stato per lei. Il sorriso di Demi era luminoso, stava appoggiata al cuscino del tutto rilassata e si concentrava solo su Madison. Era proprio così, infatti. Per lei era come se ci fossero state soltanto loro due in quella stanza, non udiva altro, non percepiva nessun'altra presenza.
"Ma sei dolcissima" mormorò la bambina, passandole una mano sulla guancia liscia come velluto.
Era tanto vicina a lei che poteva percepirne il profumo dolce e delicato, un profumo che avevano solo i neonati e i bambini piccoli, il più buono del mondo. Le braccia, le manine, le gambe, i piedini, era tutto minuscolo. Ora lei era una sorella maggiore, aveva qualcuno di più piccolo che avrebbe dovuto e voluto non solo amare, ma anche proteggere. Era una grande, enorme responsabilità, se ne rendeva conto ancora solo in parte, ma anche un’immensa gioia. Il suo intero essere fu attraversato da un calore e una scarica di energia fortissimi e improvvisi, come se qualcuno le avesse dato una scossa ma senza dolore, lasciandole dentro una sensazione meravigliosamente piacevole. Si era sentita così già la prima volta in cui l’aveva stretta a sé, ma di giorno in giorno quel calore cresceva, il legame tra di loro si rafforzava. Chissà se Madison avvertiva che il cuore della sorella batteva come se avesse voluto saltare fuori dal petto, si chiese Demi, se capiva quant’era felice e ciò che stava avvenendo fra loro.
“È una sensazione bella, vero Demetria?” le chiese Dallas in un sussurro.
“Sì, molto, molto bella” rispose anche lei piano.
Ma entrambe sapevano che quella o qualsiasi altra parola non sarebbe mai riuscita a descrivere a pieno un’emozione del genere, perché era una felicità troppo grande per la quale forse non potevano esistere parole, un po’ come quella, anche se vissuta in modo diverso, che doveva aver provato la loro mamma quando le aveva strette fra le braccia. Amore, un sentimento più grande di lei, del suo cuore, di qualsiasi altra cosa, persino del mondo intero. Forse era proprio in quella parola, “amore”, che si racchiudeva tutto. Non serviva altro per descrivere tale insieme di gioia e incredulità, di affetto e batticuore, di sorrisi, lacrime e parole.
La piccina incontrò gli occhi di Demi e fece qualche gorgoglio, cosa che provocò la sua risata sommessa.
Buddy saltò in braccio a Eddie e si avvicinò a Madison per poi annusarle una manina, i genitori lo lasciarono fare ma stettero attenti che non accadesse nulla. Dopo averlo fatto il cagnolino corse nella sua cuccia, felice.
"Voi credete nello spirito del Natale?" sene uscì Demi, mentre Madison si appoggiava ancora di più al suo braccio.
"Dal punto di vista religioso sì" disse Dianna "e credo che gli altri saranno d'accordo con me."
"Assolutamente" risposero i due in coro.
"Mentre per quanto riguarda Babbo Natale, insomma, diciamo che mi piace ancora crederci per tenere con me un po' di magia. Perché ci fai questa domanda?"
"Beh…" Magari era una cosa stupida da dire e arrossì al solo pensarci. "Ecco, Madison è nata il 28 dicembre e, anche se Natale è stato il 25, ho pensato che quest'anno lo spirito della festa da noi si prolunga. Io credo che si debba essere sempre buoni, non solo a Natale, e che anche se Gesù nasce il 25 e si festeggia solo quel giorno o, a a volte, la Vigilia a seconda dei casi, da noi Madison abbia prolungato il Natale. In parte perché ce l'ha mandata Dio, in parte in quanto è un regalo di post Natale, se così si può definire, fatto sempre da lui. Voi ci avete detto che i figli sono un dono anche per i genitori, che questi ultimi sono solo i mezzi con cui i bambini vengono al mondo, giusto? E allora, se come credo Madison è stato per tutti un bellissimo regalo, cosa che spero ci troverà d’accordo, e se non è nata in questo periodo dell'anno per caso, forse significa che l'anno prossimo le cose andranno ancora meglio per noi, che saremo sempre più felici, che lei porterà ancora più amore, vita e freschezza nella nostra esistenza."
Quel discorso, semplice ma bello e maturo per una bambina della sua età, fece sorridere e al contempo commuovere Dianna, Eddie e Dallas che non se l'aspettavano. Avevano pensato anche loro al dono post natalizio, soprattutto Dianna, ma era stato solo un momento, di certo non ci aveva riflettuto con quella profondità.
"Hai detto delle cose bellissime, amore mio" mormorò Eddie, colpito come le altre, non sapendo come risponderle.
"Era per questo che prima guardavi il presepe?" chiese Dallas. "Ci stavi ragionando?"
"Sì, e non vedevo l'ora di dirvelo. Anche se in parte mi è parso un discorso stupido."
"Non lo è, è stato molto vero, invece, e dimostra ancora una volta che sei una bambina sensibile. Non cambiare mai, non lasciare che la vita, per quanto dura potrà essere, ti porti via questo dono."
Le parole della mamma toccarono Demetria nel profondo, facendo vibrare corde del suo cuore e della propria anima che nemmeno sapeva di avere, scatenando in lei emozioni che non comprese del tutto. Era contenta di quel complimento e della riflessione della donna, ma al contempo pensava che se fosse stata meno sensibile, forse i commenti dei suoi compagni avrebbero fatto meno male. Magari, però, era meglio essere così che essere freddi e non provare nulla.
"Grazie."
Non riuscì ad aggiungere altro.
In quel momento Madison si mise di nuovo a piangere.
"Forse avrà di nuovo fame" suggerì l'uomo, anche se gli sembrava strano.
Demetria, senza dire niente, iniziò a cantare.
The first Noel the angels did say
Was to certain poor shepherds
In fields as they lay,
In fields where they lay
Keeping their sheep
On a cold winter's night
That was so deep.
 
Noel Noel Noel Noel!
Born is the King of Israel!
 
They looked up and saw a star
Shining in the East beyond them far,
And to the earth it gave great light,
And so it continued both day and night.
[…]
La sua voce melodiosa echeggiò per la casa e quelle parole cantate con molta dolcezza fecero quasi addormentare la bambina, che prese anche un dito della sorella e glielo strinse nella sua manina.
La sera, una volta sotto le coperte, Demi pensò che quel primo pomeriggio con Madison era stato meraviglioso. Lei era stato un bellissimo regalo che Dio aveva deciso di fare loro, migliorando la vita di tutti quanti e la ragazzina non vedeva l'ora che venisse il giorno dopo per poterla stringere di nuovo a sé e di vivere con lei, da quel momento in avanti, mille avventure. Già pensava a tutto quello che le avrebbe insegnato, si chiedeva se avrebbero avuto interessi in comune e si poneva altre mille domande delle quali sperava di conoscere presto la risposta.
"Ti voglio bene, Madison" mormorò guardando verso la porta. "Te ne vorrò per sempre."
 
 
 
credits:
The First Noel
 
Su vari siti internet ho letto che diversi storici credono le sue origini risalgano al 1200 in Francia, ma che sia diventata popolare in Inghilterra nel 1800. Gli inglesi William B. Sandys e Davies Gilbert la misero in musica e aggiunsero alcune parole e il primo la pubblicò con il titolo che conosciamo oggi nel suo libro “Christmas Carols Ancient and Modern” nel 1823.
 
 
 
NOTE:
1. il colore degli occhi dei neonati non è definitivo. Dopo la nascita li hanno grigi o azzurri perché i melanociti rispondono alla luce. Nei primi mesi di vita il colore si modifica a volte poco, altre molto, dipende da quanto i melanociti si impegnano a produrre melanina. Questo cambiamento dipende dalla quantità di tale sostanza che si trova nell’iride, determinata dai geni ereditati dal bambino e da altri fattori. Madison, ad esempio, dato che ha solo cinque giorni in questa storia, li ha ancora blu. Non sono sicura li avesse così, ma l’ho scritto per dire che da neonata doveva averli di un colore diverso. In realtà i suoi sono color miele e si saranno modificati con il tempo. Nella mia fanfiction “Ritrovata” avevo scritto che Demi da neonata li aveva marroni e che sua madre se ne innamorava perché è questo che ha scritto nel memoir “Falling With Wings: A Mother’s Story”, ma in realtà anche i suoi all’inizio non saranno stati di quel colore.
2. Ho trovato le informazioni sulla posizione trasversale del bambino su www.news-medical.net. Nell’articolo c’è scritto che nel caso in cui il bambino si metta in questa posizione durante il travaglio, quindi come nel caso di Dianna, è necessario fare subito un cesareo perché tale condizione può causare la rottura dell’utero. Ci sono dei casi in cui si può girare il bimbo, ma solo se non c’è rischio di rottura delle membrane.
3. Fino ad alcuni anni fa si tendeva a lasciare a letto le donne dopo l’intervento chirurgico del cesareo, oggi invece le si fa alzare il più presto possibile. Ho pensato che, essendo la fine del 2001 e pur trovandosi negli Stati Uniti, potesse essere plausibile che Dianna si tirasse su un po’ dopo. La morfina viene data spesso nelle prime ore dopo l’intervento per tenere sotto controllo il dolore, così come l’ossitocina. Dopo si può controllare la sofferenza con altri farmaci che non rendano impossibile l’allattamento. La fascia addominale può aiutare perché sostiene la pancia e la zona ferita dando sollievo. I dolori del post parto cesareo sono più leggeri dopo il primo, più forti se se ne hanno di più, tanto che si definiscono anche “morsi uterini”. Ho preso tutte queste informazioni da vari siti internet.
Nel suo libro Dianna non spiega come si è sentita dopo l’intervento, passa dal giorno della nascita di Madison al 12 gennaio, queste sono tutte cose che ho aggiunto io per rendere la mia storia realistica.
4. Le informazioni che ho dato su ciò che Demi e Dallas facevano da ottobre di quell’anno sono tratte dal memoir della madre.
5. Come ho scritto in altre mie storie, e lo ripeto per chi magari legge solo questa fanfiction, Buddy è un cane inventato, anche se Demi aveva veramente un Cocker Spaniel di nome Trump, nero però, cosa che ho scoperto dopo aver inventato questo con la mia amica Emmastory.
E parlando d’altro, dal memoir non era molto chiaro quanti anni avesse Demi quando Patrick e Dianna si sono lasciati, forse un anno e mezzo o due, ma comunque, anche per fare in modo che la piccola ricordasse più cose, ho aumentato l’età a tre, senza voler offendere nessuno. Comunque, è vero che per un po’ Dianna non ha avuto tanti soldi, la loro situazione non era buona e solo quando hanno incontrato Eddie le cose sono andate meglio. La vicenda dell’albero di Natale distrutto è inventata. È vero invece che Demi fosse bullizzata a scuola, anche se soprattutto per il suo peso.
6. So che il discorso sulla pulizia del moncone può fare un po’ senso, ma volevo aggiungerlo per dare più realismo. Ho trovato le informazioni sul sito www.nostrofiglio.it, che tra l’altro rimandava ad altre fonti come l’American Academy of Pediatrics e l’Organizzazione mondiale della sanità.
7. La riflessione sulle bambole è personale. Io mi comportavo proprio così, da piccola e alle elementari sono stata presa in giro più volte, con quelle e altre parole peggiori.
8. Ho preso le informazioni sul sorriso dei neonati da vari siti: www.pianetamamma.it, www.periodofertile.it e www.IlTuoBimbo.it.
9. Vero, Dianna, Demi e Dallas si sono avvicinate alla Chiesa e battezzate solo quando la più piccola aveva cinque anni. Dianna proveniva da una famiglia molto religiosa, comunque, non so come mai non fosse stata battezzata. Anche queste informazioni sono state prese dal memoir. Non ha mai detto se loro siano cattolici o meno, è una cosa che ho supposto.
10. Dopo il cesareo si può allattare anche se la prima poppata è ritardata, il bambino può perdere in parte il riflesso di suzione e la fuoriuscita del latte può ritardare. È importante farlo il più presto possibile anche se l’anestesia epidurale fatta più di frequente, o totale può dare un po’ di sonnolenza al bambino. Non so quale tipo di anestesia sia stato fatto a Dianna, quindi ho inventato che sia stata epidurale.
Non tutte le donne durante l’intervento vivono la sensazione di strappo, lei non ne accenna quindi non so cos’abbia sentito, ma siccome ho letto parecchie testimonianze che parlavano di questo turbamento mi sembrava importante scriverne. Non so nemmeno cos'abbia provato prima dal punto di vista emotivo, dice solo che c'è stato questo problema e che l’hanno portata d'urgenza in sala operatoria, poi che si è sentita sollevata udendo le parole del medico, per cui ho cercato di interpretare i suoi sentimenti precedenti nel discorso che hanno fatto lei e Eddie, aggiungendo qualcosa anche riguardo quelli dell'uomo perché in questi casi non è solo la mamma ad essere coinvolta.
La guida è vietata per alcune settimane dopo l’operazione, ma il 12 gennaio Dianna era già in macchina per accompagnare la figlia allo studio di “Barney And Friends”, leggendo il libro si capisce. Spero solo che abbia fatto attenzione e che non abbia disobbedito ai medici.
11. La vista dei neonati all’inizio è molto ridotta, si sviluppa nel corso dei mesi. Non tutti i genitori danno il ciuccio ai loro figli, su quest’ultimo ci sono molti falsi miti che dovrebbero essere sfatati.
12. Le sensazioni provate da Demi mentre tiene Madison sono le mie quando prendevo in braccio mio fratello.

 
 
RINGRAZIAMENTI
 
E così, sono riuscita ad arrivare anche alla fine di questa raccolta. Scrivendola ho provato tante emozioni diverse: allegria, felicità, ma anche tristezza e dolore, soprattutto se penso al fatto che Demi e la sua famiglia, quelle vere, hanno davvero vissuto alcune delle situazioni citate. Non è giusto, ma purtroppo penso che cose del genere accadano a molte più persone di quante immaginiamo e mi riferisco soprattutto ai casi di violenza domestica. Anche i disturbi alimentari e il bullismo, comunque, sono fenomeni più comuni di quanto si pensi. Il problema è che tanti passano sotto silenzio e se ne parla ancora troppo poco.


Come ho scritto, queste storie sono state più leggere di altre che ho pubblicato, ma leggero non significa superficiale e ho cercato di parlare anche di tematiche importanti nonostante il clima abbastanza sereno, tranne in questa storia nella quale l'ho fatto di meno per concentrarmi sull'intimità familiare e sulla bambina.
Ho dato valore alla famiglia e all’amicizia raccontando, anche per quanto riguarda i personaggi famosi, le persone e non le celebrità, inventando sì, ma senza voler offendere e restando anche fedele a ciò che hanno vissuto per quanto possibile. Spesso scordiamo che oltre ad essere personaggi famosi sono anche persone con una vita, problemi e sentimenti che vanno rispettati.
Sono molto soddisfatta di come sono venuti i racconti, spero che siano piaciuti anche a voi.


Ringrazio Emmastory per avermi passato quei prompt, senza di te questa raccolta non esisterebbe, e tutte le mie amiche che leggono e recensiscono ciò che scrivo supportandomi sempre, in particolare _FallingToPieces_, JustBigin45, Ciuffettina e Fujiko91.


Un grazie speciale a Demi Lovato per tutto l'aiuto che dà a tante persone, me compresa, a Dianna e alla sua dolcezza, a Madison che ha una voce bellissima come la sorella (a proposito, auguri cara, anche se in ritardo di un giorno) e a Dallas e Eddie, benché li conosca di meno.
Grazie a tutti i miei personaggi originali e anche a quelli famosi che qui rappresento e che mi hanno seguita nelle avventure che ho fatto vivere loro.
   
 
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