Avevo detto a Paul di incontrarci quel pomeriggio a Calderstones Park per suonare un po’ insieme. La realtà era che io e Paul suonavamo insieme spessissimo, e che avevo combinato l’incontro solo per un bisogno urgente che avevo di stare con lui. Da soli. 

C’era qualcosa in quel ragazzo che mi intrigava e affascinava allo stesso tempo. Forse erano quei suoi begli occhi dalle lunghissime ciglia, o forse la sua adorabile espressione da cucciolo sperduto, o forse ancora il modo divino in cui suonava la chitarra. Non lo avrei saputo dire. Fatto sta che io stavo uscendo di casa per recarmi all’”appuntamento”, e il mio corpo era in uno stato di totale agitazione. Non sapevo nemmeno io perché, in fondo stavo solo per andare a suonare con il mio migliore amico. Nulla di speciale teoricamente. Solo che Paul anche solo respirando mi mandava fuori di testa. Forse era lui ad essere speciale. 

Ero così soprappensiero che dovetti rientrare a casa perché avevo dimenticato la chitarra.

Una volta entrato a Calderstones Park, mi fermai un momento per inspirare a fondo quell’aria profumata di resina. Poco dopo lo vidi. Era lì seduto sul prato, sotto l’ombra di una quercia con già la sua chitarra in mano e cipiglio concentrato. Persi non so quanti battiti solo a vederlo e restai qualche secondo in pura adorazione. Era così bello quando suonava. Fu poi lui a notarmi e a risvegliarmi da quello stato di trance facendomi cenno di sedere accanto a lui.

“Ciao Paulie” dissi a bassa voce.

“Ciao anche a te John” mi rispose lui rivolgendomi uno di quei sorrisi che sarebbero in grado di sciogliere anche un ghiacciaio.

“Ascolta questa roba e dimmi che ne pensi” continuò.

Dopodiché suonò e cantò qualcosa che alle mie orecchie apparve meraviglioso, un suo pezzo originale. Notai però che più cantava più si rattristava.

“Come si chiama?” chiesi and un certo punto, fosse solo per distrarlo.

“I lost my little girl” mi rispose lui per poi continuare a cantare perso nei suoi pensieri. Non era più concentrato, anzi suonava quasi meccanicamente, con la testa altrove, e gli occhi che sembravano riempirsi di lacrime ad ogni parola che pronunciava. In quel momento mi sarei persino buttato giù da un burrone per farlo sorridere, e decisi quindi di arrendermi al mio cuore dandogli totale libertà. Esso mi fece compiere un gesto che avrebbe cambiato indelebilmente la mia vita. E anche la sua.

Con pollice ed indice presi il suo volto, lo girai verso di me, e posai le mie labbra sulle sue in un bacio delicato ma che racchiudeva tutto il mio amore per lui. Per Paul fu un bacio inaspettato ma agognato, lo sentii, e lo ricambiò con trasporto. In quel bacio percepii tanto dolore quanto bisogno di affetto.

Quando ci staccammo, entrambi ormai rossi, i nostri sguardi si incatenarono per sempre. Inutile dire che quel pomeriggio la chitarra non la tirai nemmeno fuori dalla custodia. 

-Spazio Autrice-

Mi rendo conto che è un po’ mediocre, ma l’ho scritta di getto perché avevo da anni voglia di scrivere qualcosa sulla McLennon. 

Ringrazio anche solo chi legge :))