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Autore: VvFreiheit    30/12/2019    7 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
.
Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tornare a Londra, gli faceva sempre luccicare gli occhi, che fosse inverno, piena estate o una delle mezze stagioni sgargianti che tanto adorava.
 
La campagna inglese scorreva veloce davanti, accanto e tra le ruote del Range Rover nero, diretto verso la fattoria della sua infanzia, legata però a doppio intreccio anche al suo presente.
 
Mel osservava lo stormo di anatre svolazzare dal laghetto al cielo, lingua a penzoloni  e sguardo sognante, quasi sapesse.
 
Mika canticchiava distrattamente sulle note di Across the universe dei Beatles, la voce chiara, per nulla scambussolata dalle buche che Andy non poteva evitare del tutto.
 
“Nothing’s gooonna chaaaange my wooooorld” continuò avvolgendo una mano attorno alla spalla del compagno, chiedendogli tacitamente di cantare con lui.
 
Andy rise “Nooothing’s gonna chaaange my wooorld” cantò in modo piuttosto poco intonato, facendo ridere Mika, ma prendendo sul serio ogni parola.
 
“Sempre stonato come un asino!” lo sbeffeggiò il cantante.
 
Andy ridacchiò “Oh senti! Lo sapevi benissimo anche prima di incitarmi a cantare con te” si lamentò schivando l’ennesima buca della strada di campagna.
 
“Mel sei pronta??” domandò poi Mika, voltandosi verso la sua golden con fare tenero.
 
La cagnolina socchiuse gli occhi rilassata, continuando a bearsi del movimento dell’auto, con la sua lunga lingua costantemente a penzoloni.
 
Stavano insieme da nemmeno 4 anni, quando Mel era arrivata nella loro vita. L’avevano presa un po’ per gioco, un po’ per sfida, un po’ per dare a Andy, spesso a casa solo, una compagnia quotidiana.
 
Si erano detti che non erano pronti per un figlio. Avevano una vita troppo egoista, a detta di Mika. Lui sempre in giro per il mondo, Andy con un lavoro freelance da costruire. E poi, dettaglio da non sottovalutare, erano davvero ancora troppo giovani.
 
Si erano detti “Prendiamo un cane! Vediamo se riusciamo ad educarlo come si deve, facciamo una prova”.
 
Non ci avevano creduto troppo all’inizio. Si erano figurati a camminare per la città forsennatamente, con il braccio destro più lungo del sinistro per il troppo tirare della golden, ci avevano riso su più volte, durante i primi mesi di addestramento.
 
Invece, contro ogni pronostico, i due avevano fatto un ottimo lavoro.
 
Certo, il temperamento docile e equilibrato di Melachi aveva giocato un ruolo importante e Dave, il loro amico educatore, era stato fondamentale.
 
In ogni caso, si erano ritrovati per le mani una cagnolina educata e a modo, a suo agio in ogni situazione e contesto.
 
Tra l’arrivo di Melachi e quel pomeriggio di inizio primavera, di vita ne era trascorsa.
 
Solo pochi mesi più tardi del suo arrivo, la quotidianità già peculiare di Mika era stata bombardata da una serie di implosioni, iniziate subdolamente tra mancanza di ispirazione e pressione lavorativa e collassata definitivamente una notte di metà ottobre, quando il cielo sopra Londra si era frantumato in un milione di frammenti, trascinando con sé la sua integrità emotiva.
 
A vederli a distanza di 5 anni, tra battute spensierate e amorevoli prese in giro, si rischiava di dimenticare l’uragano che aveva disintegrato la loro storia, solo una manciata di giorni dopo l’implosione.
 
La separazione era stata improvvisa, tagliente e devastante per entrambi, per ognuno in modo completamente diverso. Si erano lasciati pervadere dall’istante, dall’emozione prorompente, in momenti diversi, ferendosi entrambi e si erano poi ritrovati, compiendo ciascuno un passo nella medesima direzione, com’era giusto che fosse.
 
Da quel momento avevano composto attimi di vita, non sempre condivisi dallo stesso meridiano.
 
Da quel giorno avevano riso, scherzato, litigato, si erano supportati e sopportati, erano cresciuti, e insieme a loro le loro certezze.
 
Poi era stato il turno di Andy. Anche per lui il terremoto era giunto inaspettato e repentino, frantumando non solo il suo cielo, ma anche il suo cuore. Lui però non era fuggito. Chiuso nel suo dolore si era dapprima lasciato cullare, poi spronare e infine convincere a risalire il baratro, da colui che l’aveva risalito anni prima e che dalla cima gli tendeva una mano rassicurante.
 
Poi la vita si era placata, e gli aveva lasciato in dono il tempo, la fiducia e l’amore.
 
Tra tour, spettacoli, documentari, talent show e album, si erano nuovamente trovati a fantasticare di poter allargare la famiglia, ma ancora una volta si erano arresi di fronte alla frenesia che gli occupava gran parte della quotidianità.
 
“E se prendessimo un altro cane??”
 
Mika se n’era uscito con quella proposta stravagante una sera di ritorno dalle registrazioni di The Voice.
 
Stravagante, si, ma nemmeno troppo.
 
Ci avevano riso su come erano soliti fare davanti ad un’idea estemporanea e probabilmente destinata ad appassire al primo raggio di sole, ma quando Dave aveva comunicato a Andy la gravidanza della sorella di Melachi, l’idea si era concretizzata un po’ di più.
 
Ora si ritrovavano a un paio di minuti dalla fattoria, felici come bambini, pronti ad accogliere un nuovo componente del loro piccolo clan.
 
Non avevano figli, ma Melachi per loro era come se lo fosse.
 
Non era per sempre, forse per dieci, quindici anni ad essere ottimisti, ma era comunque destinata a cambiare loro la vita, pur senza stravolgerla.
 
“Melachi e Amira. Melachi e Amira” Andy ripeteva i due nomi come un mantra, tanto gli piaceva il suono e l’idea del loro abbinamento.
 
Mika lo osservava innamorato e impaziente.
 
Una svolta, poi un’ultima ed eccola, la fattoria.
 
Il tetto rosso svettava nel verde più smeraldo e il latrato dei cani sull’attenti per l’arrivo dell’auto, li accolse come una sinfonia.
 
Parcheggiarono, scesero, si lasciarono avvolgere dalla travolgente simpatia e vivacità del branco di golden e si persero a cercare la loro piccola Amira, mentre Melachi pareva impegnata a salutare tutte le sue vecchie conoscenze.
 
E d’un tratto eccola. La trovarono con un collarino arancione al collo, intenta a giocare con due fratellini, rotolando insieme nell’aia.
 
Restarono una mezz’oretta con lo zio di Andy, si lasciarono offrire un caffè e poi si congedarono, trotterellando verso l’auto con Melachi accanto e Amira in braccio a Mika.
 
Presero posto sui sedili dell’auto. Amira ancora tra le braccia del ricciolino.
 
Si scambiarono uno sguardo, intenso, lungo, silenzioso.
 
Ora erano in quattro.
 
Non avevano figli, ma due cani per ora potevano bastare.
 
Presero la via verso casa, attraversando di nuovo la campagna dolce e silenziosa. Non erano solamente due amanti e due cani. Quel che si respirava nel vecchio Range Rover nero era profumo di complicità e di famiglia. Una famiglia felice per l’arrivo di un nuovo componente che sarebbe andato a cementare ancor di più il loro rapporto e la loro unione
 
Ormai erano in quattro.
 
Ma erano partiti in due, in quell’avventura.
 
Si erano conosciuti per un gioco del destino.
 
Si erano piaciuti perché simili.
 
Si erano innamorati perché diversi.
 
Due particelle in sospensione nell’atmosfera.
 
Due ragazzi unici nelle loro stranezze, two of a kind, per l’appunto.
 
Erano differenti in tutto, ma col tempo si erano resi conto di essere identici per ciò che davvero contava.
 
Erano unici nel loro genere ma da un certo punto non lo furono più.
 
Il primo passaggio era stato semplice: Io Mika, tu Andy. Due individui: un incontro, la conoscenza e l’interessamento reciproco.
 
Il secondo step aveva richiesto impegno e desiderio condiviso, per trasformare Mika ed Andy in Tu ed Io. Non era bastato un bacio, né una notte di passione. Erano serviti mesi nei quali i due individui avevano deciso razionalmente di condividere il percorso, camminando mano nella mano, diventando una coppia.
 
In quel momento era cominciata la loro storia, intrisa di tutto ciò che conosciamo, e tutto quanto possiamo solo immaginare. Complicità, passione, senso di appartenenza, supporto, amicizia, forza, debolezza, lacrime, entusiasmo, estasi e stupore
 
Con il passare del tempo, degli anni e delle sfide avevano iniziato poi ad essere un’entità differente.
 
Un'evoluzione lenta, inconscia e impercettibile aveva elevato il loro essere Tu ed Io a qualcosa di più.
 
Io con Te per fare Noi.
 
Una metamorfosi che non così frequentemente aveva la capacità di manifestarsi. In un mondo saturo di Tu ed Io, i Noi erano pietre rare.
 
Accadeva poi, ancor più raramente, che con lo scorrere del tempo, l’acuirsi delle sfide e delle vittorie che ne conseguivano, qualcosa di ancora più magico e inspiegabile accadesse: che le pietre rare si fondessero in un’unica gemma.
 
Una mutazione rara nella genetica della coppia che, crescendo a poco a poco in modo silenzioso, si insinuava in entrambi, unendoli visceralmente in una sola entità.
 
Qualcosa che trascendeva dal Noi, che non aveva un suo sostantivo, che non poteva essere rinchiuso in un concetto, o forse sì, in una sola parola, composta da due, in una lingua che nessuno dei due conosceva.
 
E forse era proprio per questo, che al loro legame non avevano mai saputo dare un nome.
 
Quell’appellativo era Zweisamkeit, una parola tanto difficile da leggere e da pronunciare, ma ancora più difficile da tradurre, da spiegare.
 
Una parola da leggere e da pensare in silenzio.
 
Zweisamkeit, l’insieme di due parole. Zwei: due. Einsamkeit: solitudine.
 
Una parola che è quasi un ossimoro. Dopotutto non si può essere soli, in due.
 
Zweisamkeit è il contrario della solitudine.
 
Ma così come tutto non è il solo contrario di niente, il contrario della solitudine non è solo una folla immensa, la compagnia di orde di persone, o una piazza gremita.
 
No, nient’affatto.
 
Il contrario della solitudine è la sensazione di completezza, la bolla di perfezione che due anime sanno creare in compagnia di null’altro che loro due.
 
Zweisamkeit è l’estasi, l’alone di solitudine e di isolamento che li solleva dal mondo.
 
Zweisamkeit sono le carezze, gli sguardi, gli scherzi, le risa, i baci rubati, l’amore passionale consumato dove l’eros comanda.
 
La consapevolezza, la gratitudine reciproca di essersi trovati.
 
E in alcuni casi, perché no, anche ritrovati.
 
Zweisamkeit è la forza sovrumana che permette di superare le sfide più pesanti che il futuro riserva.
 
E’ la speranza di due mani e due visi rugosi, tra le mura di una vecchia casa, sulla soglia dei 90 anni.
 
E’ il loro passato, il loro presente e il loro futuro.
 
E’ l’evoluzione del Noi, scaturito dal Tu ed Io e prima ancora dal Tu, Io.
 
Zweisamkeit è il minuscolo amore germogliato da due anime in sospensione, in un fuoco forse non indissolubile, ma di certo eterno.
 
Zweisamkeit è l’origine e l’evoluzione dell’Amore, quell’Amore che rende giganti.
 




 
FINE
 




-*-*-*-*-*-
 

Ciao a tutti! 

 

Siamo arrivati alla fine di questa storia, la long Mikandy credo fino ad ora più lunga che ci sia. 

Prima di iniziare con i ringraziamenti, lasciatemi dare qualche numero, perché sì, mi piace un sacco dare i numeri, anche perché per questa storia sono davvero belli!

 

- 1000 sono le pagine di cui si compone il documento word. Sì, sono 1000 tonde tonde! (No, non l’ho fatto apposta!)

- 200 sono i capitoli

- 532.455 sono le parole

- 4 anni e 4 mesi è il periodo che è trascorso dal primo capitolo pubblicato l’11 agosto 2015 all’ultimo, datato 30 dicembre 2019 

- 1321 sono le recensioni che mi avete lasciato (fino ad oggi) solo su EFP, wattpad è arrivato dopo

- 21.704 sono le visualizzazioni che ha il primo capitolo, quello su cui si approda

- 55 sono le persone che l’hanno inserita tra i preferiti.

 

Questa storia è iniziata per gioco ed è finita per diventare una sfida, una sorta di serie pubblicata settimanalmente per circa 3 anni ininterrotti.

Rispetto a quello che sapevamo nel 2015 di questa coppia, ora possiamo dire di avere un “manuale”, dopo tutte le rivelazioni che sono piovute dalle interviste dell’ultimo periodo.

Una delle cose più divertenti da constatare, è stato come nessuna scrittrice di ff abbia davvero azzeccato quella che pare sia stata la genesi di questo rapporto.

Tutti abbiamo dipinto un Andy piuttosto impacciato e nessuno si sarebbe mai sognato di ipotizzare un dialogo come quello che Mika ci ha detto essere avvenuto la prima sera.

Questa storia quindi, non si avvicina probabilmente minimamente a ciò che è successo, soprattutto agli inizi. 

In 200 capitoli ho trattato 8 anni di relazione. Ad ora sono ben 13. Molte cose sono state facili e divertenti da scrivere, altre lo sono state meno, per la delicatezza dei temi. Non ho voluto evitare di raccontarle, perché credo che con il dovuto tatto e la dovuta mancanza di dettagli, sia uscito qualcosa di sensato, di interessante a livello di trama e svolgimento, ma pur sempre decoroso e rispettoso nei confronti di persone che queste cose le hanno veramente vissute.

Il concetto dietro all’ultimo capitolo può essere non immediato da capire. 

In pratica dai two of a kind che erano, due entità uniche nel loro genere e molto diverse, sono arrivate a sentirsi complete in un’unica entità. Quando sono insieme, non han bisogno di altro. Zweisamkeit per chi se lo chiedesse, è una parola tedesca.

Come ho già detto, questa storia l’ho iniziata nella mia “pausa” tra laurea triennale e l’inizio della specialistica, un anno in cui ho lavorato e ho meditato sul da farsi. Un periodo in cui avevo del tempo e molta ispirazione. Ora sono cambiate tante cose e il lavoro spesso sommerge il tempo a disposizione. Faccio due lavori che mi piacciono molto e sono impegnata in altre attività extra che mi portano via molto tempo, ma che mi fanno felice.

Ringrazio questa storia per avermi tenuto compagnia in questi anni. Quando senti l’ispirazione che ti trascina e senti lo stomaco in subbuglio che sia mentre si sta scrivendo, dipingendo, suonando, leggendo, ascoltando musica, studiando, è sempre una sensazione impagabile e questa storia me l’ha donata a lungo.

Rispetto all’inizio, mi rendo conto di scrivere molto diversamente, un po’ per la normale evoluzione, un po’ per i consigli ricevuti in questi anni.

E qui vengo a voi. Non oso provare a menzionarvi tutte perché diventerebbe impossibile, ma vi voglio ringraziare davvero. Chi siete, le voi di cui parlo? Tutte coloro che hanno letto questa storia ma soprattutto quelle che mi hanno aiutato a crescere, lasciandomi i loro pareri e facendomi arrivare le proprie emozioni.

Da questa storia sono nate amicizie, alcune davvero grandi e se non  altro, di questa storia ormai finita, mi rimarranno loro.

Pur non nominandole tutte mi sento in dovere di ringraziarne alcune, quelle che con questa storia hanno avuto più a che fare, per un motivo o per un altro.

Lara, perché la tua long è stata l’ispirazione per creare questa storia. Mi hai dato la voglia di mettermi in gioco e i primissimi consigli per una long che potesse durare. 

Lorena, perché sei la scrittrice che come stile adoro di più e perchè spesso mi hai fornito spunti o aiuti a 4 mani, come successo anche con Lara.

Lor, perché mi hai profuso idee e spunti in quantità (e di qualità!) e senza di te mi sarei persa (e tuttora mi perderei) l’80% di ciò che succede nel mondo di Mika.

Manu, perché gli spunti di crescita più grandi sono venuti dalle tue recensioni e ancora oggi mi chiedo come sarebbe andata se tu avessi deciso di recensire una volta che la storia si fosse conclusa, come avevi inizialmente intenzione di fare, perché da quelle recensioni è scaturito UN MONDO!

Giovanna, perché puntuale come un orologio svizzero mi sei stata accanto sempre con le tue parole e i tuoi ottimi consigli.

Grazie a tutte coloro che si sono cimentate nella scrittura di alcuni pezzetti di questa storia, quando se n’è presentata l’occasione. E’ stato un vero piacere integrare la mia storia con le vostre idee e le vostre parole!

E infine grazie a tutte voi che mi avete seguito. E’ stato un onore e una immensa gioia.

Da leali seguaci, vi chiedo un ultimo regalo: un’ultima recensione con il vostro parere e le vostre emozioni sulla fine di questa storia e magari un cenno sul capitolo che avete amato di più, o anche solo le parti che più vi hanno emozionato o fatto sbellicare. Sì, sono curiosa! 😊


Ora, con grande senso di vuoto ma di orgoglio allo stesso tempo, vado a mettere la spunta sullo stato della storia: da IN CORSO, a COMPLETA!

 
  
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