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Autore: KiaraMad    30/12/2019    2 recensioni
«Vorrei sfidarti.»
Rose lo squadrò dall'alto in basso. Poi si accorse della mano di Malfoy, del calore che stava imprimendo sulla sua guancia e... la scostò.
Chi gli aveva dato il permesso di toccarla?
«Con quale coraggio, Malfoy?»
Lo vide sogghignare e avvicinarsi con un sorriso malevolo e infinitamente sospetto.
«Con il coraggio che la vittoria elargisce ai migliori, cara Weasley.»
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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La differenza


 

Quando si sentiva sfortunata per una qualche ragione, si ricordava che i suoi amati genitori le avevano firmato il permesso per Hogsmeade e che Mielandia avrebbe potuto pur sempre consolarla con le sue meraviglie. 

Tra tutti i dolciumi che in quel negozio non potevano mancare, quelli che Rose Granger-Weasley non riusciva a ignorare in alcun modo erano i Pallotti Cioccocremosi al gianduia: li comprava ogni volta che si recava in gita a Hogsmeade, ne acquistava a volontà a dire il vero, perché la mattina adorava mangiarli per colazione.

Qualche sua compagna la rimproverava (“quei cosi sono una botta calorica”), ma a lei non importava granché, perché in ogni caso avrebbe smaltito l'accumulo di energie nel Quidditch. D'altronde, ricoprire il ruolo di Cercatore non era affatto un gioco semplice. Si manteneva così in forma praticando lo sport di famiglia, perché... non voleva deludere suo padre, ecco. 

Dietro l'orgoglio e la superbia si nascondeva un'anima che non voleva deludere nessuno. Su di lei gravavano così tante aspettative che a volte, a pensarci, le girava la testa e il petto le doleva. Però, poi, cercava di riacquistare il controllo di sé e di affrontare lo stigma sociale a testa alta, proprio come le aveva insegnato sua madre.

Quella mattina, diversamente dal solito, si scordò dei Pallotti Cioccocremosi, e saltò la colazione.

La sua attenzione era stata catturata da un biglietto sospetto sul davanzale della finestra. 

Era stato lasciato lì nella notte, si convinse lei, perché, da sveglia, non aveva sentito alcun battito d'ali. 

Si sporse dal letto per afferrare quel pezzo di pergamena.

Incontriamoci al campo. Devo proporti una cosa. - S.H.M.

Rose lo reputò strano e inconsueto. Non aveva mai ricevuto un biglietto del genere, e la sigla non le diceva niente di particolare. Tuttavia, dedusse che si trattasse di un suo avversario, di un Serpeverde che giocava a Quidditch, perché la carta era tinta d'argento e rifinita di verde. 

Si scoprì incuriosita e attratta dallo sconosciuto e, forse per l'impulso che a ogni buon Weasley scorreva nel sangue, si alzò dal letto e cominciò a prepararsi. Gettò un'occhiata incerta ai libri – sì, dopo sarebbe andata anche in biblioteca per finire la relazione sulla preparazione della Pozione Dimenticante – e si diede un'aggiustata alla cravatta davanti allo specchio. Si recò poi in cortile a passo spedito.

Ricontrollò più volte il biglietto, ma non vi trovò né ora né una qualsiasi indicazione più dettagliata. Era tutto molto... vago. Ma ciò non la spaventava affatto, anzi: era più carica che mai. 

Se avessero voluto prenderla a botte per la vittoria che i Grifondoro avevano conseguito per merito suo, avrebbe usato senza dubbio la bacchetta. Non le importava che il suo caro Albus Severus fosse stato smistato in Serpeverde. Se avessero anche solo tentato di strapparle un capello, li avrebbe prima immobilizzati con l'Incantesimo della Pastoia e poi schiantati con un semplice e potente Stupeficium. 

Sì, nessuno si sarebbe più avvicinato a lei, nessuno le avrebbe più mancato di rispetto.

Ma quando giunse al campo, non vide nessuno.

Allora decise di cambiarsi negli spogliatoi, perché, visto che era lì, avrebbe potuto sfruttare il tempo allenandosi un po' con la scopa. In fondo, volare era sempre stato un gioco semplice, per lei.

Cambiatasi, ritornò in campo più combattiva del solito.

Sentì brontolare lo stomaco, e presto si rese conto che non aveva ancora mangiato niente. Sbuffò, imprecando. Chiunque fosse stato il mittente di quel maledetto bigliettino, gliel'avrebbe pagata cara in campo, ne era certa... 

Poi udì dei passi alle sue spalle, e il fruscio di un mantello dietro di lei.

Si irrigidì quando una mano le sfiorò una spalla.

Si voltò di scatto, certa che fosse un membro di Serpeverde a volerla trarre in inganno.

Poi lo vide.

E sbuffò.

Ma perché, tra tutti i Serpeverde, proprio lui doveva fronteggiare alle dieci di mattina?

«Ah, sei solo tu.»

«Ti aspettavi qualcun altro, Rosie

Sì, qualcuno di più intelligente.

«Di sicuro non te, Malfoy. Ma avanti... dimmi cosa vuoi. Il biglietto parla di una proposta.»

E perché mai lei avrebbe dovuto accettare una sua proposta?

Il biondo ghignò, scorrendo la mano ancora posata sulla spalla fino alla guancia della rossa.

Tutti a Hogwarts sapevano che Scorpius Hyperion Malfoy avesse un debole per la giovane Weasley, solo che lei cercava in tutti i modi di ignorarlo e questo un po' gli faceva male. Lui non era come suo padre. E sicuramente non disdegnava una Mezzosangue con una sagacia brillante e un fascino schietto. 

Le ragazze erano divenute così superficiali ai suoi occhi da quando aveva capito di amarla. Chissà come avrebbe preso la questione suo padre o, peggio ancora, suo nonno! Il dolore e la delusione sarebbero stati simili a una Maledizione Senza Perdono. Ma, finché era a Hogwarts, problemi come quelli non si ponevano.

«Vorrei sfidarti.»

Rose lo squadrò dall'alto in basso. Poi si accorse della mano di Malfoy, del calore che stava imprimendo sulla sua guancia e... la scostò. 

Chi gli aveva dato il permesso di toccarla?

«Con quale coraggio, Malfoy?»

Lo vide sogghignare e avvicinarsi con un sorriso malevolo e infinitamente sospetto.

«Con il coraggio che la vittoria elargisce ai migliori, cara Weasley.»

«E quale sarebbe la posta in gioco, Malfoy?»

Lui fece finta di pensarci un po', poi si allontanò. Solo in quel momento la ragazza notò che aveva in mano un boccino d'oro, e quando il biondo le mostrò quella pallina dorata vibrare nella sua mano, capì che non avrebbe potuto rifiutare, anche solo per puro orgoglio, di giocare quella “partita”. 

Era pur sempre una Cercatrice: la vittoria era già nelle sue mani.

«Se io vincerò, dovrai uscire con me.»

Rose sghignazzò: «Credevo che il rifiuto di qualche mese fa ti fosse bastato, Malfoy.»

Il ragazzo, però, la ignorò elegantemente, riuscendo a mantenere il suo ghigno sulla faccia con una sicurezza che di certo tutti, dinnanzi al ricordo di una negazione, avrebbero invidiato.

«Se vincerai tu, io farò tutto quello che vuoi.»

A quelle parole gli occhi della ragazza cominciarono a fiammeggiare, come risvegliati da un sonno profondo. Gli si avvicinò, con un ghigno che non prometteva niente di buono, soprattutto per lui.

«Se vincerò io, tu dovrai smettere di assillarmi con i tuoi stupidi giochetti.»

La sicurezza nello sguardo di lui vacillò, ma solo per un attimo. 

Doveva vincere, doveva assolutamente vincere lui.

Tese la mano.

«Va bene, allora che vinca il migliore, Weasley.»

Lei annuì, fiera e forte di alterigia.

«Che vinca il migliore, Malfoy. E cioè... io!», prese la scopa, gli tolse di mano il boccino, che cominciò a volare e a fuggire da loro, e si sollevò da terra, leggiadra come una piuma e veloce come una saetta.

«Ehi! Non vale, Weasley. Ma che Grifondoro sei?»

E cominciò a darle la caccia, a spintonarla, sentendola ridere, per la prima volta, divertita. E quella risata cercò di distrarlo più volte nel corso di quella partita improvvisata, e purtroppo più volte ci riuscì: spesso quell'allegria, forse derisoria forse dilettata, la quale probabilmente derivava solo dal gioco e non da lui, che non era capace né bravo quanto lei, lo soggiogava e lo deragliava con ferocia dalla meta, dalla conquista della vittoria. Ma quando si ricordava che cosa c'era in ballo, cominciava a combattere più di prima, per cercare di afferrare quel dannato boccino prima di lei. 

Cercava di avvicinarsi sempre di più, sempre di più, sempre di più...

«Malfoy, stai attento!»

Non aveva mai volato a una velocità tale prima, e per lui fu abbastanza normale gridare e lasciarsi sopraffare dal panico perché si stava per schiantare contro uno dei pali alle estremità del campo. 

L'impatto, tuttavia, non arrivò mai, almeno non quel giorno: Rose Granger-Weasley lo stava tenendo saldo al suo petto, sulla sua scopa, e si accingeva a perdere quota per riportarlo, letteralmente, con i piedi per terra.

La fissava, sconvolto. 

Poi si sentì muovere qualcosa nello stomaco, qualcosa che stava salendo e che lo stava strozzando. Si mise le mani alla gola, nel tentativo di farle capire che stava morendo soffocato. Ma la ragazza si limitò a dargli delle botte sulla schiena, e anche molto forti per la verità, poi... Scorpius si sentì meglio all'improvviso. 

Si carezzò il collo.

«Sono morto?»

«No, sciocco. Purtroppo sei ancora vivo.»

Si voltò verso la ragazza. Poi si guardò attorno, smarrito.

«Il boccino?»

«Mh, l'hai appena sputato, Malfoy.»

Il ragazzo guardò a terra, e finalmente lo vide. Il suo sogno.

«Uh, quindi...», le dedicò uno sguardo languido, «ho vinto io, Weasley.»

La ragazza arrossì di colpo, e ben presto abbassò lo sguardo. 

Quello sciocco... solo fortuna.

«Sei stato solo molto fortunato.»

«Certo, non lo nego. Ci vuole anche la fortuna nella vita, non lo sai?»

Una fortuna sfacciata, Malfoy.

I due cominciarono ad avviarsi verso gli spogliatoi, non rinunciando a battibeccare come di consueto. 

Quando lui, viscido, tentò di attirarla a sé, lei si scostò bruscamente da lui.

«Allora ti aspetto questo pomeriggio, Rosie. Andremo a Hogsmeade.»

Rose non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma andare a Hogsmeade era ciò che le serviva quel giorno, perché... urgeva proprio rinnovare la scorta di Pallotti Cioccocremosi che aveva in camera. Ma preferì velare quella felicità inattesa con un leggero fastidio.

«Come vuoi, Malfoy. Adesso ti saluto.»

Si voltò, intenta ad andarsene, ma il ragazzo la trattenne con una mano sul braccio. Lei, tuttavia, continuò a dargli le spalle. Quello di Scorpius fu solo un sussurro: «So che tu non vedrai l'ora di passare un po' di tempo con me nella sala di Madama Piediburro.»

Rose avvampò all'improvviso, cercando di nascondere le emozioni contrastanti che sentiva nascere dentro di sé. 

Scattò, quindi si girò verso il biondo, ma calcolò male le distanze e si trovò a passo dalle labbra di lui. 

Sbarrò gli occhi quando capì di essergli appiccicata, e si allontanò di un passo.

«Oh no, ti prego. Non lì.»

Scorpius scoppiò a ridere, assolutamente incapace di trattenersi dinnanzi a quel rossore così innaturale sul volto di quella ragazza dai tratti sicuri e caparbi. Poi, poiché lei lo stava fissando dall'alto in basso e addirittura con le mani incrociate al petto, si decise a scoprire le carte.

«Tieni.»

Le lanciò due Pallotti Cioccocremosi, uno al cioccolato bianco e l'altro al gianduia.

Lei si irrigidì in risposta, sbalordita. Come sapeva che...

«Dopo andremo da Flume e sua moglie. Sono sicuro che la tua scorta si stia esaurendo... ne mangi a tonnellate, Weasley.»

Rose, in realtà, non riusciva a smettere di fissarlo, incredibilmente stupita, e presto cominciò ad alternare lo sguardo tra il ragazzo e i dolcetti che teneva tra le mani. 

Ma come... «Malfoy...»

Lui le diede le spalle, intento ad andarsene definitivamente da quel campo. 

No, il Quidditch, forse, non era proprio il suo sport.

«Sei sorpresa, Weasley?»

Rose lo raggiunse, affiancandosi a lui.

«Mi segui per caso?»

Scorpius scoppiò a ridere.

«No, ti osservo, Weasley. Dovresti provare, sai? Dai piccoli gesti si capiscono tante cose...»

Lo stomaco della ragazza lo interruppe, brontolando per la fame, e il sorriso del Serpeverde si accentuò ancor di più, mentre la rossa moriva di imbarazzo.

«E so per certo che stamattina non hai mangiato... ti sei emozionata troppo alla lettura del mio biglietto, Rosie?», la derise, ben consapevole che lei, per onore, non avrebbe mostrato alcuna esitazione.

Rose cominciò così a scartare uno dei due cioccolatini, cercando di ignorare quel ragazzo così... petulante, e che detestava, che detestava profondamente. Tuttavia... quella volta era stata lei a perdere contro di lui e, per lealtà, doveva mantenere il patto.

«La tua premura mi conforta, Malfoy... ma penso che sia giunta l'ora di separarci e di rivederci questo pomeriggio, e dopo questo pomeriggio mai più...»

Fece per entrare negli spogliatoi, ma lui ancora glielo impedì, afferrandole un braccio. 

La sentì sbuffare e voltarsi verso di lui contrariata: «E adesso che vuoi?»

Era terribilmente scocciata.

Ghignò: «Ricordarti che ho vinto contro di te, che ti ho battuta e che la prossima volta la posta in gioco sarà più alta. E chissà, magari un bacio potrà essere il mio prossimo trofeo.»

Rose lo spintonò con forza, furiosa in viso: «La prossima volta, caro Malfoy, sarò io a vincere.»

«Come questa volta, immagino.»

Allora lei gli si avvicinò di nuovo, minacciosa.

«Ti ho sottovalutato, Malfoy, ma ricordati che tu potrai anche godere di tutta la fortuna del mondo, di tutti i premi e i trofei dell'universo, che potrai pure permetterti di invitarmi fuori e persino di baciarmi, che è l'ultimo dei miei desideri, ma...», e ghermì il colletto del suo mantello, «tra noi due la faccio io, la differenza. Chiaro?»

Perché ti ho salvato: diversamente ti saresti schiantato e avrei vinto io.

Scorpius annuì, incurante, composto e deciso a non lasciarsi intimidire da quel tono aggressivo che, lo sapeva bene ormai, lei usava solo per difesa. 

Si scostò lui, quella volta, assumendo un tono volutamente acido: «Cristallina, Weasley. Ti aspetterò davanti al tuo dormitorio, così potrai morire di vergogna. A dopo.»

E sparì, lasciandola lì ad addentare l'ultimo dolcetto che le era rimasto, quello al cioccolato bianco, e a pensare che, anche se si sentiva sfortunata in quel momento, i suoi amati genitori le avevano firmato il permesso per Hogsmeade e Mielandia avrebbe potuto pur sempre consolarla con le sue meraviglie.

  
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