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Autore: dinyrd    30/12/2019    2 recensioni
A Tobio piace pensare di essere un adulto calmo e posato, ormai, ben lontano dai suoi giorni da teen dove tutto era un susseguirsi di drammi. Ovviamente si sbaglia. Complice l'idiozia condivisa e il disagio dilagante, si trova a mettere in piedi il più classico dei cliché da commedia. Le cose prendono però una piega inaspettata quando un paio d'inimmaginabili impiccioni mettono il naso negli affari che non li riguardano.
[KageHina, fake/pretend relationship, side!Iwaoi]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Aoba Johsai, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: sotanzialmente 13k di disagio. Mi piace non prendermi troppo sul serio, quindi eccomi qua. Spero che qualcuno si possa divertire nel leggere questa cosa, così come mi sono divertita io nello scriverla. Presto anche la seconda parte! Buone feste! .。*゚+.*.。(❁´◡`❁)。.。:+*










 

Se Tobio si trova in quella situazione – la fronte premuta sul pavimento dell’appartamento d’Hinata Shoyo, la punta delle orecchie rosse in perfetto pendant con la sua faccia e la voglia di morire che lo sta sopraffacendo – è tutta colpa di Oikawa Tooru. È sempre colpa del suo egocentrico senpai se si trova in situazioni imbarazzanti, effettivamente. Ma quel giorno ha decisamente superato il ridicolo. Forse quella è la sua cappella sistina delle situazioni imbarazzanti, soprattutto perché Shoyo sta ridendo ininterrottamente da almeno un quarto d’ora (e insomma, deve essere inumano ridere così tanto senza respirare no? Forse sarebbe svenuto e al suo risveglio Tobio avrebbe potuto far finta di non aver detto nulla).

La ragione principale di tutta quella situazione, è ripiegata su se stessa otto volte nella sua tasca, come se riducendo la superficie occupata da quel maledetto pezzo di carta, tutte le sue sventure potessero diminuire. Ovviamente, essendo questa cosa impossibile, niente è cambiato e la partecipazione al matrimonio dei suoi senpai sembra pesare sempre di più con il passare del tempo. Se l’avesse portata in giro un giorno di più, probabilmente non sarebbe più riuscito a muoversi.

“Fammi capire bene, Kageyama. Oikawa e Iwaizumi si sposano tra due settimane e tu vuoi che io ti accompagni come tuo finto fidanz-“ Hinata non riesce a finire la frase e scoppia ancora una volta a ridere. Tobio, imbestialito dalla poca comprensione del suo migliore amico, alza finalmente la testa dalla sua posizione di supplica e con un'aria più irritata che mai, pondera se prenderlo a pugni possa annichilire completamente le sue possibilità di ricevere quel favore.

“Teoricamente, per loro, saresti il mio vero fidanzato”, l’irritazione nella voce di Tobio è evidente e fa solo ridere Shoyo di più, almeno fino a quando non gli va di traverso la saliva e inizia a tossire come un forsennato. Deve essere stato il karma.

“Perché non ci vai da solo?” la domanda di Shoyo è rauca dalla tosse.

“Perché, hai presente che frequento quella lezione con Kindaichi, no? E quello stronzo mi ha detto che lui ci va con Kunimi. E poi ha insinuato che ovviamente io andrò da solo, perché nessuno mi sopporta. E ovviamente ho dovuto contraddirlo e non ci ho neanche pensato prima di dirgli che ci sarei andato con il mio fidanzato”, più ripensa a quel momento, più si prenderebbe a sberle da solo.

“E non puoi comunque andare da solo, perché?” Hinata sembra genuinamente confuso, Tobio non può neanche dargli troppo torto.

“Perché Kindaichi è uno sporco spione e l’ha detto a Oikawa, che mi ha chiamato per chiedermi chi è lo sfortunato e io potrei avergli detto che lo scoprirà da solo.” Un sospiro spezza le parole di Tobio, si sente davvero un coglione. “All’inizio non volevo dire niente ad Oikawa, ti pare? Volevo dire a Kindaichi che avevo rotto, ma poi ha tirato in mezzo lo sposo e mi sono fatto prendere la mano” Tobio è sicuro che se digrignasse un altro po’ i denti, questi inizierebbero a cadere. Ma in quel momento sembra davvero l’unica cosa che possa alleviare il suo fastidio.

“Non ci posso credere, sei un’idiota!” la voce d’Hinata trema, come se stesse per scoppiare a ridere di nuovo. Tobio ringrazia una divinità a caso quando, con un colpetto di tosse, quello si riprende.

“Credevo che questo fosse stato appurato già nel momento in cui ho mantenuto i contatti con certe persone, ma adesso ho davvero tanto bisogno che tu mi dia una risposta, perché altrimenti dovrò inscenare la mia morte per evitare questo matrimonio”, Shoyo cerca di piegare gli angoli della bocca verso il basso per non scoppiare di nuovo a ridere, si chiede da quanto tempo l’altro sia diventato così melodrammatico e non trova risposta, forse lo è sempre stato. Ma lui stesso ha con se la sua dose di drammaticità e disagio, quindi non è davvero nelle condizioni di giudicarlo.

“Perché me fra tutti?” chiede alla fine il rosso.

“A chi altro potrei chiedere una cosa simile? Solo a te!” Tobio è così sincero che il cuore di Shoyo vacilla un po’, gli occhi blu lo guardano fisso nei suoi e si sente un po’ tornato alle superiori, quando quegli occhi gli facevano un po’ tremare le gambe e un po’ battere troppo velocemente il cuore (una cosa passeggera, che si era fatto passare, lo giura).

“Beh, se la metti così… però voglio qualcosa in cambio” la schiena di Tobio si raddrizza all’improvviso, sembra un po’ diffidente mentre stringe le labbra in una linea sottile, quasi volesse ribattere col cazzo, ma poi forse pensa che l’alternativa a Shoyo è quella di essere svergognato in pubblica piazza davanti a tutta la vecchia squadra dell’Aoba Johsai. A quel punto è disposto a scendere a patti, a dare all’amico tutto quello che vuole, anche il culo (beh, se proprio glielo dovesse chiedere, insomma, forse potrebbe pensarci su, tipo per dieci minuti, forse cinque, sono decisioni che necessitano di tempo per essere prese, no? Ma non ci deve pensare in quel momento, sia mai che gli si legga in faccia).

“Che cosa vuoi?” capitola infine, si muove scomodo su se stesso, le ginocchia iniziano a fargli male visto che sarà almeno mezz’ora che ci si è seduto sopra, quindi mentre Hinata assume un’espressione pensierosa che mal gli si addice, decide di spostarsi sul divano nel posto vicino a quello occupato dall’amico. Affonda nei cuscini con uno sbuffo soddisfatto, non si alzerebbe mai più. Se non avesse gli allenamenti alle sei, prenderebbe in considerazione di vegetare in quel punto per tutto il resto della giornata. Si sente stanchissimo, mentalmente e fisicamente provato dalle nozze, ancora prima che queste abbiano atto.

“Ci penserò e te lo farò sapere, credo proprio che sarà qualcosa in proporzione a quanto sarà sgradevole il matrimonio”, decide infine Shoyo. Tobio non sa se sia peggio non saperlo subito, cosa l’altro vuole in cambio, o se sperare che quello se ne dimentichi e che faccia buon viso a cattivo gioco solo in nome della loro amicizia.

*

Ovviamente, succede che Hinata non si dimentica. Anzi, sapere di dover prendersi due giorni di ferie dal lavoro, perché Oikawa vuole sposarsi a Kyoto sotto i ciliegi in fiore – come se a Tokyo non ci fossero – lo irrita all’inverosimile. Si lamenta per tutta l’ora di aereo che li aspetta per arrivare all’aeroporto di Osaka e successivamente per i cinquanta minuti di Uber fino a Kyoto e all’Hotel, dove si svolgerà la cerimonia quel sabato, tiene il muso.

“Mi dovrai offrire due settimane di meatbun solo per avermi fatto saltare il lavoro e le lezioni” si lamenta ancora Shoyo, mentre Tobio tira fuori tutte le valigie da solo, sia mai che qualcuno lo aiuti.

“Forse ti stai dimenticando di due cose importanti: sto perdendo anche io le lezioni, per non parlare degli allenamenti, e non ti posso offrire due settimane di cibo, con tutto quello che mangi. Sono uno studente universitario: sono povero per definizione.” Hinata sbuffa ma non insiste, suonerebbe anche come una vittoria, se Tobio non stesse praticamente andando al patibolo.

“Senti Kageyama,” inizia Shoyo, ha recuperato la sua valigia e giocherella con la maniglia. Sembra quasi intimorito, con un espressione timida che non gli sta bene in viso e che cozza tremendamente con il suo carattere. “Ma credi che ci crederanno? Davvero?” Tobio scuote la testa in segno di diniego, gli si avvicina e gli da una botta leggera sul braccio con il suo gomito. Come se volesse riscuoterlo.

“Ti ho già detto che dobbiamo chiamarci per nome, devi resistere solo questi quattro giorni. Poi ti dico che sono sicurissimo che ci cascheranno tutti” lo rassicura Tobio.

Nelle due settimane da quando hanno stretto il patto al momento in cui sono saliti sull’aereo che li ha portati a quello sciagurato evento, hanno architettato tutto nei minimi particolari – il che, prendendo atto di entrambi i soggetti, ha richiesto un bel po’ d’impegno e organizzazione. Ovviamente hanno una storia pronta sul come si sono messi insieme – qualcosa che Oikawa, conoscendolo, vorrà sapere sicuramente – due selfie scattati nei giorni passati in diverse occasioni come sfondo per i telefoni, una serie infinita di aneddoti sui trascorsi insieme – che non sono neanche inventati, a ben vedere, solo romanzati in chiave romantica (come quella volta che si sono trovati a correre via da un branco di anatre impazzite, nella loro versione romanzata si tenevano la mano). Tobio aveva anche letto che certe bugie, per essere più veritiere, devono essere anche un poco imbarazzanti; quindi ecco che avevano messo a punto anche una finta storia sulla loro prima, imbarazzantissima e fallimentare, volta. Un colpo di genio, a parere di Hinata. Poi ovviamente c’era tutta la parte del contatto fisico, che non sembrava un problema, sarebbe forse stato un po’ imbarazzante, prendersi la mano. O abbracciarsi. Ma poteva sempre non essere necessario. I baci d’altro canto, sicuramente sarebbero stati qualcosa di cui discutere in modo più approfondito, nell’architettare il loro piano. Ma entrambi erano arrivati alla conclusione che se fosse sorta la necessità, l’avrebbero fatto a basta (nessuno dei due aveva ammesso, neanche a se stesso, neanche per il tempo di un sospiro, che speravano che l’incombenza sorgesse, che forse volevano baciarsi, che forse questa storia dell’essere finti fidanzati, quando si erano girati ottusamente intorno per anni, poteva finire proprio male).

Quindi eccoli li, stretti nelle loro giacche, spalla a spalla – all’incirca, Shoyo non era cresciuto così tanto dalle superiori – e coperti dalle loro bugie, pronti ad entrare nella hall dell’hotel, cercare l’intera Seijo e prenderli tutti per il naso.

Non c’era stato neanche il bisogno di cercarli, a ben pensare. Tobio inciampa in Kentato Kyotani appena esce dalla stanza che è stata loro riservata, si ferma di scatto e Shoyo gli sbatte contro le spalle.

“Ciao” lo saluta, Kyotani gli rivolge quel cipiglio infastidito che non l’ha mai abbandonato dalle superiori, alza il mento in segno di saluto e poi guarda quasi incuriosito Hinata alle sue spalle. Ovviamente, sono usciti dalla stessa stanza. Le implicazioni della cosa, anche se ovvie – sono fidanzati, grazie tante – fa arrossare in punta le orecchie di Tobio, il naso d’Hinata viene raggiunto dal rossore delle sue guance, e se quelle sono le premesse per la loro Menzogna, sono abbastanza fregati.

“Siete qui per il matrimonio di Iwaizumi senpai?” domanda Kyotani, è forse la frase più lunga che gli abbiano mai sentito dire. Ma a ben pensarci è anche la prima volta che lo incontrano con addosso qualcosa di diverso dalla divisa della squadra.

“Si, stavo giusto per scrivere a Oikawa per fargli sapere che siamo arrivati” risponde Tobio, solleva anche il telefono, come un’idiota. Kyotani alza un sopracciglio nella sua direzione, evidentemente lo trova strano, ma non abbastanza da evitare di scuotere le spalle e fargli un cenno del capo verso il corridoio, invitandoli a seguirlo.

“Ci stiamo incontrando tutti nella hall” inizia ad informarli Kyotani, preme il pulsante dell’ascensore e lancia un lungo sguardo a Shoyo, sembra abbastanza confuso. Tobio pensa che forse non l’ha riconosciuto, ma gli sembra un po’ irreale. Se ha riconosciuto lui, deve aver riconosciuto anche Hinata – dopotutto facevano coppia fissa alle superiori (non nel modo in cui però gli sarebbe piaciuto).

“Non sapevo che fossi amico degli sposi”, anche senza soggetto nella frase è ovvio che Kyotani si stia riferendo a Shoyo. Quello sussulta quasi, come colto alla sprovvista. Probabilmente non credeva che l’altro ragazzo gli avrebbe rivolto la parola.

“Non lo sono, infatti” si limita a rispondere, alza un poco le spalle con un aria non curante, ma risulta rigido e ridicolo. Tobio istintivamente gli passa un braccio sulle spalle, in un mezzo abbraccio, cercando di impedirgli altri gesti simili.

“è il mio fidanzato” interviene quindi Kageyama, in modo troppo affrettato per sovvenire qualsiasi domanda l’altro ragazzo possa fare. Kyotani annuisce, sembra pensieroso, come se stesse cercando di ricordare qualcosa, ma non deve riuscirci perché si limita a scrollare le spalle nuovamente e a precederli nella strada verso l’ingresso dell’hotel.

“Tobio-chan!” Kageyama vorrebbe girarsi, fare marcia indietro, chiudersi in stanza e non uscire fino a domenica mattina, quando sarà ora di fare il check-out, prendere un uber, l’aereo e tornare tra le confortanti mura del suo dormitorio universitario. Oikawa però glielo impedisce, gli si lancia addosso come se non lo vedesse da anni – magari fosse stato così – e lo abbraccia così stretto che sembra soffocarlo. Cosa probabile, visto il soggetto.

“Oikawa-san” lo saluta, gli pianta le mani sul petto e cerca di allontanarlo, ma quello sembra una piovra e non fa che stringerlo più stretto. Tobio si sente abbastanza imbarazzato e la risata di Kindaichi – è sicuro che sia lui, l’ha sentito talmente tante volte ridere di lui che ormai lo riconoscerebbe tra mille – lo fa solo sentire peggio.

“Quando sei arrivato? Perché non mi hai scritto?” chiede Tooru mentre viene trascinato via da Hajime, accorso in soccorso del loro povero kohai. Tobio tossicchia, si stende delle pieghe inesistenti sulla t-shirt e lancia un occhiata al tritolo a Kindaichi – che però non sembra notarla, mentre da di gomito a Kunimi, gli occhi di entrambi fissi su Shoyo al suo fianco.

“Siamo arrivati adesso, ti stavo per scrivere, quando abbiamo incontrato Kyotani in corridoio” risponde. Sente i palmi delle mani un po’ sudati, lo stomaco pesante e la gola un po’ annodata.

Siete, tu e il tuo ragazzo” inizia Oikawa, gli occhi che automaticamente vanno su Shoyo. Istintivamente quello intreccia le loro mani insieme, solleva il mento e fieramente incontra lo sguardo di Tooru.

“Ciao, Oikawa-san. È passato un po’ di tempo, eh” lo saluta ad Hajime regala un lungo sguardo e un sorriso. Il viso di Oikawa s’illumina come quello di un bambino a Natale, raddrizza la schiena di scatto e artiglia il braccio di Iwaizumi come se stesse per svenire dalla gioia.

“Iwa-chan, è Hinata Shoyo! Ho vinto!” la voce gli trema dalla gioia, sembra anche volersi fiondare su Shoyo, forse per abbracciarlo, ma la mano di Hajime lo tiene incollato al posto. Kageyama lascia una lunga occhiata interrogativa al più raggionevole dei suoi senpai, chiedendosi cosa intenda con vinto – Tobio, dal suo canto, ci sta solo perdendo la dignità – ma quello si limita a scuotere la testa e a fargli cenno di lasciar perdere. Ci pensa Yutaro, che in vent'anni non ha ancora imparato a farsi i cazzi suoi e che è, insieme ad Oikawa, la fonte primaria di tutte le sventure di Tobio, a rendere chiara la situazione a tutti, ridendo in modo sguaiato del broncio di Kunimi.

“Non è colpa mia, caro Akira, se avevi scommesso sul tipo biondo occhialuto. Era ovvio anche ai sassi che questi due si volevano entrare nelle mutande dalle superiori, e dire che sei sempre stato il più sveglio tra noi due”, le sue parole sono seguite da un silenzio imbarazzante, lo scappellotto di Watari che lo raggiunge sul collo rimbomba nella hall.

“Non importa, non importa. Sono io il vincitore morale di questa scommessa! Andiamo al bar, oggi Shoyo-chan è il mio eroe, bevi quello che vuoi, offro io!” Oikawa è così esaltato che a niente valgono le proteste imbarazzate di Hinata o il silenzio teso di Tobio. Scaccia la mano di Iwaizumi con una scrollata del braccio, afferra il polso di Shoyo e inizia a tirarselo verso quello che, presumibilmente, è l'ingresso del bar dell'hotel. La mano del rosso è però ancora ancorata a quella del compagno, così che si ritrovano entrambi trascinati, in uno strano trenino confuso e troppo entusiasta, Oikawa davanti a tutti borbotta che deve sapere tutto, da un tavolo Hanamaki e Matsukawa ammiccano divertiti.

Sono lì da appena mezz'ora e Tobio è già stanco.

 

Quando quella sera riescono finalmente a tornare in stanza, sono talmente stanchi e intontiti dalle chiacchiere, che Shoyo fa appena in tempo a togliersi le scarpe, che s'infila sotto le lenzuola e inizia a russare. Kageyama lo guarda un po' schifato, rovista nella sua valigia per trovare il pigiama, si cambia e mentalmente spunta la prima giornata di torture. Meno una, manca solo il giorno dopo, e il matrimonio. Nessuno sembra sospettare niente su di loro, anzi, si sono dimostrati fin troppo entusiasti della notizia. S'infila a sua volta sotto le coperte, il naso affondato nella federa del cuscino e nell'odore poco famigliare dell'ammorbidente usato dalla lavanderia dell'hotel, sente l'emicrania battergli dietro gli occhi, non si rende neanche conto di essersi spostato un po' più verso la fonte di calore al suo fianco, si addormenta come un sasso.

*

A svegliarli la mattina dopo sono una serie di colpi alla porta, insistenti e duraturi, non si lasciano scoraggiare dalla mancata risposta.

“Arrivo” sbiascica Tobio, Shoyo non si muove di un millimentro, si ritrova a guardarlo per un lungo secondo preoccupato che non respiri. Quando vede il petto abbassarsi e alzarsi in modo regolare, si tranquillizza: non è morto, è solo uno stronzo con il sonno pesantissimo. Si ritrova a passarsi le tira tra i capelli per cercare inutilmente di dargli una piega accettabile, mentre raggiuge la porta, ma la visione nello specchio del suo pigiama tutto storto e spiegazzato, gli fa perdere qualsiasi speranza di avere un aspetto quantomeno umano. Ha ancora la faccia gonfia di sonno e gli occhi appiccicosi, chiunque stia bussando si merita indubbiamente la zaffata del suo alito pre-lavaggio dei denti. Socchiudendo l'uscio, gli appare d'avanti l'occhio verde di Hajime, Tobio sospira un po' sollevato: non riuscirebbe a sopportare l'altro suo senpai senza almeno mezzo litro di caffè in corpo – e preferirebbe non incontrarlo comunque di mattina, o di pomeriggio, o di sera, o mai. Non lo detesta, ha sempre avuto un grande rispetto di Oikawa come giocatore, è solo che come persona è estenuante. Hajime si sta sicuramente assicurando un posto in paradiso e la santificazione post morte, sposandolo.

“State ancora dormendo?” La domanda è molto retorica e non necessita di risposta, Tobio apre un po' di più la porta e inevitabilmente gli occhi dell'altro vanno sul fagotto di coperte che ancora dorme sul letto.

“Tooru vuole andare a fare colazione in una caffetteria qui vicino, ha letto delle recenzioni su internet su quanto i loro waffle siano 'fotonici' o qualche stronzata simile, siete dei nostri?” domanda, le sinapsi di Tobio si connettono quel tanto da fargli dare una risposta sensata, fanno dei collegamenti tutti loro – tra cui la parola caffetteria, connessa con la parola caffè, che all'improvviso si trasforma in paradiso e sicuramente uno dei posti più giusti del mondo – e invece di grugnire come l'animale che non è, annuisce in modo molto dignitoso. Per quanto possa essere dignitoso avere una scia di saliva secca che gli scende sul mento senza che neanche se ne sia reso conto.

“Certo, sveglio Shoyo. Ci prepariamo e scendiamo. Ci vediamo tra mezz'ora?” domanda, Hajime annuisce, lo saluta e si avvia nel corridoio. Kageyama è sicuro che a due porte da loro ci sia la stanza di Yahaba, ma non lo vede fermarsi a bussare.

“Lo avrà già fatto” scuote le spalle. Non è importante, deve svegliare il procione in letargo che è nel letto.

 

Esce fuori che la colazione è un uscita a quattro. Tobio e Hinata lo scoprono solo dopo aver salutato Oikawa e dopo che questo si è dimostrato entusiasta di andare a fare colazione con i suoi pupilli e che ancora non gli hanno raccontato come si sono messi insieme. Tobio, che non sapeva nemmeno che potessero essere considerati i pupilli di Oikawa (un qualcosa che sembra a metà tra il nome di una band poraccia conosciuta solo dai suoi componenti e il nome di qualche setta che sacrifica vergini a divinità pagane) che ha cercato di schiacciarli in tutti i modi e in tutti i luoghi, si sente immensamente tradito dal senpai meno psicolabile e che in quel momento sta lanciando uno sguardo immensamente infastidito all'udire gli ultrasuoni del suo futuro consorte.

“Merdakawa, riesci a non rompere le palle fino al caffé?” borbotta truce, Oikawa lo guarda come se gli avesse sussurrato parole d'amore. Shoyo, che forse il caffé dovrebbe inniettarselo in vena direttamente, vegeta in piedi, il peso quasi completamente appoggiato alla spalla sinistra di Tobio, che dal canto suo si chiede se il suo senpai sia completamente stupido.

La caffetteria è bella, però. Se Kageyama avesse qualche competenza di design d'interni, apprezzerebbe l'ambiente spazioso, l'arredamento minimal, l'abbondanza di verde e il tono pastello delle stoviglie. Ma non ne ha di competenze, quindi la caffetteria è bella perché la cameriera gli porta il caffé e lui ci può finalmente annegare dentro. Il sospiro di solievo di Shoyo è quasi comico e può vedere Iwaizumi sorridere da dietro la sua tazza mentre anche lui prende un sorso di quella bevanda salva vita. Oikawa è stupidamente contento dei suoi waffle – che ha ordinato per tutti, e se Kageyama avesse voluto ingrassare a dolcissimi bocconi di cinnamon rolls? - e ha di nuovo iniziato a parlare a macchinetta di qualsiasi cosa gli passi per la testa.

“Insomma, questa sera abbiamo deciso di fare l'addio al celibato separati. Stiamo dividendo tutte le coppie, perché altrimenti non è divertente. Sai che noia se ad un certo punto Matssun e Makki spariscono per scopare da qualche parte? Quindi meglio che li dividiamo tutti. Ovviamente il mio sarà più divertente di quello di questo vecchiaccio di Iwa-chan, quindi sto reclutando dalla mia parte solo le persone divertenti, ovviamente Shoyo-chan è mio, Tobio-chan è troppo serio e noioso. Non vedo l'ora che il piccoletto si ubriachi e mi racconti tutte le figure di merda del perfetto Tobio” quando finalmente Kageyama e Shoyo riescono a risorgere dal loro stato di morte cerebrale, sentono solo la parte del discorso più preoccupante.

“Cosa?” domanda poco intelligentemente il rosso, sembra apprezzare i waffle, perché li sta divorando a grandi bocconi mugulando di piacere ad ogni morso. Lo stomaco di Kageyama si contrae al suono. Erano anni che non passavano più tanto tempo insieme, e forse questa vicinanza forzata – e maledetto lui, ha fatto tutto da solo – potrebbe riportare a galla cose che gli piace pensare e autoconvincersi, con la più seria delle espressioni, rannicchiato ai piedi del suo letto nel dormitorio, dopo che si è segato con l'immagine in testa di due famigliari occhi ambrati e di due labbra estremamente rosse e invitanti, che siano passate alle superiori, che sono state passeggere e che Hinata è solo un amico molto carino negli standard dell'essere carini, ovviamente, no homo.

“L'addio al celibato, Shoyo? Ci sei?” Oikawa ha anche la faccia di sembrare scocciato dal ripetersi, come se l'averli trascinati fuori all'alba (l'orologio da polso di Kageyama che segna le undici e un quarto ha sicuramente qualcosa che non va) per stordirli di chiacchiere, sia stata una loro idea e che, di consequenza, la loro mancanza d'interesse, sia una grave mancanza nei suoi confronti. È tutto sbagliato ovviamente, ma Tooru è fatto così e tutti lo sanno, anche Hajime sembra averci perso le speranze e, a parte dargli una leggera gomitata e un occhiata ammonitrice – che l'altro non sembra percepire, proprio zero, segnale non pervenuto – non dice niente.

“Si, si, Oikawa-san scusami. Sono un po' assonnato” si scusa, è incredibilmente rispettoso, molto più rispetto delle superiori dove non faceva altro che urlare Grande Re in una maniera molto imbarazzante ogni volta che vedeva il maggiore. Kageyama ha sentito dire la sera prima, da quella pettegola di Kindaichi – un giorno gli si annoderà la lingua, a furia di sparlare degli altri – che potrebbe essere tutto a causa del matrimonio. “Il matrimonio – ha detto – è una cosa seria. Adesso i senpai sono adulti e lui li rispetta, che mente semplice”, l'ultima affermazione era sembrata tutto, tranne che un complimento. Tobio si era ritrovato a fulminarlo per l'ennesima volta in quella sola giornata. Non ricordava che Kindaichi fosse così sgradevole; certo, c'era stata tutta quella questione del Re del campo – che coglione, lui e quell'altra bocca larga che lo accompagna dalle medie – ma poi forse se ne era dimenticato, complice il fatto che fossero in due ambienti totalmente diversi e che le loro interazioni erano ridotte solo a quelle sul campo, rigorosamente dalle parti opposte della rete, grazie tante, ma anche quando poi si erano ritrovati a seguire un corso comune in università, Kageyama non ricordava che fosse così, forse un po' petulante – una caratteristica che si trascinava da sempre ma che sicuramente, con Oikawa come guru di vita, non aveva fatto altro che accentuarsi – ma mai così ostile. Eppure, oltre a ridere della sua capigliatura, non è che Hinata avesse mai fatto niente di davvero degno di nota per cui prendersela tanto.

“Shoyo-chan, ormai sei parte della famiglia. Il fidanzato del mio Tobio-chan! Puoi sicuramente chiamarmi Tooru, sei come un figlio per me!” gli schiamazzi di un ben conosciuto idiota strappano Kageyama dai suoi pensieri, ci mette un paio di secondi a capire cosa intenda – e quando ci riesce, si aspetta quasi che davanti a lui, tra i suoi waffle ormai quasi freddi e la macchia di caffé lasciata dal fondo della sua tazza, si palesino i documenti necessari a un eventuale adozione. Fortunatamente, questo non accade. L'unica cosa che appare è la manata piena di Iwaizumi sul collo del compagno e l'irritazione che gl'indurisce ancora di più i lineamenti.

“Deficiente, smetti di parlare come se avessi partorito Kageyama. Il tuo Tobio, eh? Ricordatelo quando ti lamenti perché è più bravo di te.” quella è quindi la prova definitiva che anni di contatto stretto, a tratti strettissimo, con Oikawa, non è sufficiente a diventare immuni dalle sue stronzate, e prima o poi anche i santi, gli angeli custodi e Gesù stesso – che in quell'epoca deve essersi palesato all'umanità sotto le spoglie di Iwaizumi Hajime per salvarli da una piaga ben peggiore del peccato originale, cioè Oikawa Tooru – perdono la pazienza, che c'è un limite alla quantità d'idiozie che una persona può dire dal momento in cui si alza a due ore dopo, un totale di parole limite che può dire e poi basta, tipo il limite di caratteri di twitter o qualcosa simile. Insomma, un modo per spegnerlo ci deve pure essere.

“Sei geloso Iwa-chan? Lo sai che tutti sono miei, ma io sono solo di una persona” Shoyo scoppia a ridere al tono civettuolo, quasi si soffoca con l'ultimo sorso di caffé quando Iwaizumi prova a spingere l'altro giù dalla sedia – ma Oikawa gli si è già abbarbicato addosso come se fosse la sua scialuppa di salvataggio e lui fosse in mezzo al naufraggio del Titanic, come se fosse una cozza e Iwaizumi il suo scoglio.

“Va bene, Tooru, ma ricordati che Tobio è mio. Non mi piace condividere” ammicca Shoyo, lo guarda con una strana luce negli occhi, il sorriso che gli arriccia le labbra allude a qualcosa – che non c'è, che non c'è, che non c'è, Tobio se lo ripete come un mantra nella mente – e Kageyama si sente lo stomaco annodarglisi, è sicuro di essere arrossito e si sente un po' intimidito dalla sicurezza con cui l'altro ha detto quelle parole.

“Iwa-chan, io li amo” piagnucola Oikawa riportandolo alla realtà, solo allora Tobio si rende conto di essersi fissato a guardarlo. Sposta lo sguardo sulla tazza, ormai vuota, che stringe ancora tra le mani, Hinata ride come se niente fosse.

“Vado a prendere qualcos'altro da bere, volete qualcosa?” si risolve a domandare per scappare da quella situazione, il cervello – che non è mai stato particolarmente acuto per la comprensione dei suoi sentimenti – sta andando in panne, sapeva che quell'idea gli si sarebbe ritorta contro. Indubbiamente, mentre si alza e sente le gambe tremargli un po' sotto lo sguardo felice del rosso, quello che provava per l'altro alle superiori – che ha cercato di sopperire dicendosi che sono migliorissimi amici – non è passata per niente. No homo, stocazzo.

 

La sera, Kageyama finisce stretto in un taxi con il gomito di Yutaro tra le costole e un piede schiacciato da quello di Kyotani. Sul sedile anteriore Matsukawa borbotta qualcosa sul fatto che non sia possibile che sia lui quello noioso tra lui e Hanamaki, sopratutto perché nessuno dei due lo è, e se uno dei due lo fosse quello sarebbe il rosa suo compagno e non lui. Hinata è sparito quasi un'ora prima, i jeans fin troppo stretti – che avevano fatto in modo che gli occhi di Tobio non si spostassero dal suo fondoschiena neanche un secondo – e una felpa rosa con su scritto 'Bride's team' sul davanti, Oikawa gli aveva telefonato dicendo di raggiungelo al piano terra e promettendogli una serata di gioie e perdizioni, Kageyama si era un po' preoccupato per la sorte del suo accompagnatore a quelle promesse – non che stesse origliando la conversazione, ma il tono della famosa sposa era abbastanza alto da non avere bisogno del vivavoce – solo che poi aveva pensato che anche a lui quella sera sarebbe toccato un addio al celibato e, se con Oikawa più o meno poteva immaginare a cosa l'altro sarebbe andato in contro (anche perché un certo night club era stato nominato per gran parte del pranzo, Hinata aveva riso un sacco all'idea e Kageyama, fresco della sua presa di coscienza dei suoi nuovi-vecchi sentimenti, si era sentito un po' invidioso nei confronti dei ballerini, che probabilmente avrebbero avuto le attenzioni d'Hinata addosso per tutta la sera), lui non ha ben capito dove stessero andando, sa solo che stanno precedendo Iwaizumi sul posto.

Che poi, a ben pensarci, è strano che lui sia finito in quel gruppo, considerando sopratutto il fatto che è Oikawa quello che si diverte di più ad infastidirlo e che lui stesso non sia un grande amicone di Hajime – non che lo fosse di Tooru, ma quello non sembrava averci mai fatto caso – e sopratutto la cosa più terribile sono i suoi comapgni d'avventura, come li aveva definiti Yahaba. Li sui sedili posteriori sono tutti e tre troppo alti perché possano trovare una posizione confortevole, ma almeno Kageyama e Kyotani non stanno avendo una crisi epilettica, al contrario dell'altro, che continua a spostarsi sul posto quasi fosse tarantolato.

“Si può sapere che cos'hai da agitarti così tanto?” sbotta alla fine Tobio, già Kindaichi gli è indigesto come persona quando sta zitto e fermo, figurarsi quando le sue ginocchia continuano a cozzare contro la sua povera coscia. Quello lo guarda come se gli fosse spuntata un'altra testa.

“Lo sai dove stiamo andando, Re?” quanto è sgradevole? Tanto. Kageyama lo detesta.

“No, non ne ho idea” risponde, non credeva che in realtà gli altri lo sapessero.

“Ah no?” Matsukawa gli ammicca dallo specchietto retrovisore ma non sembra voler aggiungere altro, Kageyama scuote le spalle beccandosi un occhiataccia da Kentaro e un borbottio a mezza bocca. Se si fosse trattato di qualcun'altro forse Kageyama avrebbe attaccato briga, ma le braccia dell'altro sono più grosse delle sue – e Kageyama batte una palla in salto ad una velocità media di 110 km/h – quindi forse è meglio lasciarlo borbottare e fare finta di niente. Piùttosto, meglio prendersela con Kinadichi che ormai sta sviluppando un fisico da sollevatore di polemiche, più che da pallavolista. Glielo fa notare, perché non è capace a stare in silenzio e perché è giusto che possa infastidirlo a sua volta.

“Kindaichi, sei ingrassato?” forse non è la cosa giusta da dire – non lo è affatto – perché quello scatta verso di lui, le sopracciglia così aggrottate da essere diventate una sola e con una mano gli stritola l'avambraccio (non è neanche vero che è ingrassato, è solo per dargli fastidio. Quanto è permaloso, non sa stare al gioco!).

“Che cazzo hai detto?” Urla, il tassista si lamenta degli schiamazzi, Mattsukawa cerca di sedare la rissa, ma solo dopo una sosta sul ciglio della strada, delle scuse dovute e un cambio di posti – con Kyotani che finisce al centro come spartiacque tra i due bambini – riescono a raggiungere il locale dove, presumibilmente, dovranno festeggiare l'ultimo giorno di Iwaizumi da uomo libero e cercare di fargli cambiare idea.

Non è un locale chissà quanto particolare, assomiglia a qualsiasi altro bar a Tokyo – e per l'ennesimo volta Kageyama si chiede del perché quei due sono dovuti arrivare così lontani per sposarsi quando potevano farlo a due passi dall'appartamento dove già convivono (che è comuque troppo vicino al dormitorio dove vive Kageyama, ma non crede che qualche posto sulla terra sia abbastanza lontano per non farsi tormentare dal suo senpai, se Oikawa si trasferisse sulla luna, d'altro canto...) – e Tobio è quanto più determinato a non ubriacarsi. Ha un po' paura di tradirsi, in realtà. Se dovesse dire qualcosa che non dovesse corrispondere alla realtà che hanno costruito tutto intorno a loro, quel bozzolo di confortante bugia, lui e Hinata? Hinata che d'altro canto non ha mezze misure, che probabilmente è in qualche night club circondato da spogliarellisti e starà bevendo cocktails colorati – perché è un'adorabile idiota che a più di vent'anni si fa ancora comprare dai colori più che dai sapori – da cannucce a forma di pene (figurarsi Sua Maestà Eccenticità non ha mezze misure. O fa finta di essere etero per tutte le superiori, o urla il suo amore per il cazzo ai quattro venti. Potrebbe essere più discreto, meno folle, certo. Ma se non fosse così forse i suoi kohai non gli vorrebbero il bene che gli vogliono e forse Iwaizumi non si starebbe condannando ad una vita di cure psichiatriche, solo per amore. E poi nessuno ha mai creduto che fosse etero centopercento, Iwa-chan che bella la vagina vorrei averla anche io per quanto mi piace, ma per favore). Forse Tobio sente un po' il bisogno di bere e, oh, che casualità, Iwaizumi è arrivato in quel momento e il bar offre la formula Nomihodai e loro la stanno proprio scegliendo.

Tobio crolla tra la terza birra e il secondo shot di vodka liscia, non ha ben chiaro quale delle due lo abbia portato a poggiare la testa sul tavolo e a sospirare sconsolato. Iwaizumi, che sta bevendo in modo più moderato del suo testimone – Matsukawa sta decisamente esagerando e probabilmente vomietrà sulla strada del ritorno e menomale che dovrà occuparsene Hanamaki una volta tornati in hotel – e in generale di tutto il suo parterre, lo guarda incuriosito.

“Ti senti male Kageyama?” domanda, Kageyama prova a scuotere il capo ma si era dimenticato di averlo pogiato sul legno e quindi non riesce a farlo, sente un saporaccio in bocca e mentre sbiacica che sta bene, pensa se per caso, per sentirsi un po' meglio, dovrebbe ordinare qualcos'altro da bere. Un'altra birra, forse. Anche se non gli piace troppo il sapore amaro. O magari un vodka lemon, gli piace la limonata e anche la vodka, forse dovrebbe davvero, dopotutto la vodka è l'alcol che elimina l'alcol, giusto? O più probabimente deve solo pisciare e bere dieci litri d'acqua.

Sta giusto per girarsi verso Kyotani e chiedergli se vuole qualcos'altro da bere, così che possa ordianare anche per Tobio – in modo che non debba barcollare verso il bancone – quando Kindaichi gli afferra un gomito e gli dice qualcosa con aria concitata e tono strascicato all'orecchio. Ha bevuto parecchio anche lui, che è anche l'unico motivo per cui l'ha toccato di sua spontanea volontà senza la necessità di spintonarsi a vicenda.

“Cosa?” chiede Tobio, che non ha ben afferrato quello che l'altro gli ha detto. Quello lo guarda esasperato, ha gli occhi lucidi e sembra prendersi un secondo per metterlo bene a fuoco, poggia il cellulare sul tavolo e sorride come si sorriderebbe ad un bambino che non capisce le cose. Tobio lo ignora, guarda il cellulare sul tavolo e lo sa anche lui, dai meandri della sua mente annebiata, che non è una buona cosa che una persona ubriaca stia... messaggiando? Qualsiasi figura di merda che il mattino dopo Kindaichi scoprirà di aver fatto, non vuole assolutamente che gli sia imputata.

“Ho detto che Kunimi mi sta mandando delle foto e devi vederle anche te assolutamente, subito, ora” a quelle parole Tobio si riprende un po', se sta messaggiando con il suo ragazzo, sono poche le figuracce che possa fare che già non ha fatto, poco male. Poi si rende conto che, a conti fatti, lui non ha nessun motivo per vedere le foto del fidanzato di Kindaichi e non le vuole neanche vedere, quelle del suo di fidanzato d'altrocanto – non ha neanche la forza di ricordarsi che non è vero niente, perché lo vorrebbe davvero davvero tanto e i sogni son deeeesiderii di felicitààà – si riscuote, ridacchia della canzoncina che ha in testa, poi ride in modo più aperto. Davanti a lui compare un'altra birra, anche davanti a Kindaichi, che i tavoli siano magici? No, è solo Matsukawa che indice l'ennesimo brindisino per Hajime e il matrimonio e alla faccia di Ushijima, e che c'entra? Tobio non lo sa, ma urla lo stesso la sua approvazione e ingurgita mezzo bicchiere in un sorso. Il sapore gli rimane sulla lingua in modo sgradevole e quasi gli viene un conato, lo manda già con un'altra sorsata di birra e torna a dare la sua attenzione a Kindaichi. Quello ha avvicinato la sedia alla sua, un fatto unico mai successo in tutti gli anni che si conoscono, e le loro teste si scontrano quando entrambi si chinano sullo smartphone di Yutaro e sulla conversazione con Aki , Tobio potrebbe vomitare e la birra non ne sarebbe neanche la causa principale.

Sul display fanno sfoggia una serie di foto e dei commenti molto grammaticati di Kunimi, a quanto pare è astemio – così gli borbotta Kindaichi nelle orecchie mentre scorre la conversazione verso l'alto per trovare la prima foto – ma se quelle immagini vogliono dire qualcosa, si sta divertendo lo stesso. Kindaichi scorre una serie di foto di Oikawa che infila banconote negli slip di un ballerino piùttosto avvenente, ma non ha la metà del sex appeal di Hajime e Tobio lo ammette senza problemi, anche se il suo tipo è più basso e rosso, e rompicoglioni e con gli occhi brillanti e il sorriso scintillante e oh, gli sta proprio ammiccando dallo schermo del telefono.

“Ciao” sussurra, Kindaichi quasi cade dalla sedia a furia di ridere, gli da una testata e quasi rovescia il bicchiere di birra. Un terremoto su due gambe, praticamente.

“Deficiente stai salutando la foto del tuo ragazzo, io non ci posso credere!” l'ululato di Kindaichi attira l'attenzione di tutto il tavolo, Kyotani, che fino a quel momento era riuscito a ignorarli e a condurre una conversazione più o meno sensata con Hajime ed Issei, si trova trattonato da una mano di Kindaichi, che gli si è attaccata ad una spalla in cerca di sostegno dalla sua inevitabile discesa verso il pavimento del bar.

“Lasciami, cazzo” se lo scrolla di dosso. Poi Tobio non lo sa cosa sta succedendo, perché i suoi occhi e i suoi pensieri sono tutti per lo schermo luminoso del cellualare. Nella foto, Shoyo ha un braccio attorno al collo di Kunimi, in un mezzo abbraccio troppo ubriaco per il bene di chiunque – Tobio pensa che sia incredibile come Hinata faccia amicizia facilmente con le persone – con la mano che non si regge a Kunimi fa il segno della vittoria e il sorriso che gl'incurva le labbra è così grande da arricciargli gli occhi. È un sorriso che Kageyama conosce bene, l'ha visto sorridere così inumerevoli volte e tante altre ha desiderato che lo facesse solo per lui. Solo allora nota cosa c'è attorno agli occhi dell'altro: gli occhiali di Oikawa. Quel bugiardo! Tobio l'ha sempre saputo che non ne aveva bisogno per davvero! Però... si fissa a guardare la foto, sta proprio bene. Cazzo.

Lo stomaco gli si aggroviglia – e potrebbe essere colpa della birra – e la gola gli si secca. Yutaro smette di bisticciare con Kyotani, torna vicino a lui e guarda sua volta la foto.

“Belli, vero?” sospira, Tobio annuisce, poi realizza che è un plurale. Gira la testa di scatto per fulminare l'altro con lo sguardo, ma si trova con il suo viso incredibilmente vicino. Fa per tirarsi indietro quando anche Kindaichi si gira a guardarlo, sono così vicini che quasi si baciano. Tobio si allontana di più, in fretta, il desiderio di baciare Kindaichi è pari a quello che ha di baciare Oikawa: zero. Le guance di Kindaichi si arrossano e Kageyama non si sente tranquillo proprio per niente, si schiarisce la gola e abbassa lo sguardo.

“Belli?” sbiascica Tobio, “non puoi limitarti a fare i complimenti al tuo ragazzo e a lasciare a me il mio?” si sta innervosendo, non vuole che Kindaichi metta le mani o gli occhi o anche solo il pensiero su Hinata. Quello sembra aver colto il messaggio e storce un poco le labbra.

“Era un commento oggettivo, è molto bello. Io non me la prenderei se tu dicessi che Akira è bello” lo rimbecca, Tobio scuote la testa, sente l'idiozia che ha detto l'altro rimbalzargli sulla fronte.

“Non credo che Kunimi sia bello, io” ribatte.

“Fai male, perché lo è e molto. Ha sempre quest'aria scocciata, ma in realtà è dolcissimo, stiamo pensando di andare a vivere insieme dopo la laurea” Tobio vorrebbe diventare sordo in modo istantaneo, perché cazzo Kindaichi sta dicendo queste cose a lui? Che cosa gliene frega! Non sono nenche amici!

“Perché lo dici a me?” domanda, il filtro bocca-cervello completamente fuso. Kindaichi lo guarda un po' timido.

“Perché sei mio amico!” suona convinto e Tobio è sconvolto. Il mondo si è capovolto. Kindaichi lo sta prendendo per il culo, sicuramente. Al centopercento. Oppure si è rincoglionito molto.

Scende un silenzio imbarazzante, Tobio accetta con gratitudine il cocktail che gli viene servito, ascolta in silenzio il nuovo brindisi e beve in automatico. Hajime lo guarda, sembra contento. Beh, è il suo cazzo di addio al celibato, è anche normale.

“Akira mi ha mandato un'altra foto, c'è anche Shoyo. T'interessa vederla?” domanda. L'astio di Tobio cala in proporzione al suo drink. Quando beve l'ultimo sorso, ha la testa decisamente leggera e molta voglia di vedere la foto. Si avvicina quindi lui, questa volta, con la sedia. Si sposta fino a quando non gi si affianca e sono di nuovo entrambi attaccati allo schermo.

   
 
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