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Autore: Io_amo_Freezer    01/01/2020    1 recensioni
Bisogna solo aprire gli occhi per ritrovarsi in un giorno cosparso di meraviglia e bellezze. A volte, le sorprese della vita richiedono tempo, a volte, richiedono persone speciali come la famiglia.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: ASL, Marco, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sbadigliando e stiracchiandosi, dilungò eccessivamente le braccia da sentire le ossa scoccare, e, mugugnando e sfregando il naso con un leggero sorriso, decise che sarebbe rimasto ancora fermo, almeno un altro po’ a fissare il vuoto del soffitto, al caldo, al sicuro e in modo completamente gioviale: poco importava se era il compleanno del suo defunto padre che tanto odiava, la cosa più importante era che, il giorno dopo, ovvero Capodanno, sarebbe stata la sua festa!Quindi, sia quel giorno stesso che l’indomani, sarebbe rimasto fermo, nella quiete, a rilassarsi; a godersi tutto il tempo che aveva a disposizione per sé stesso. Gongolò con un sorriso, ridacchiando poi e volgendo il capo, con fare curioso, verso il comodino alla sua sinistra, con sopra la sua sveglia elettronica e lampeggiante di rosso; meravigliandosi non poco che fossero soltanto le nove: di solito andava avanti a dormite per il triplo, se non più, delle ore. Era un dormiglione, lo sapevano tutti ormai, i suoi fratelli per primi, e, di solito, ad aiutare quel suo lato sonnolento era anche la narcolessia. Un po’ titubante se alzarsi o meno, sfregandosi una guancia zuccherata da piccole e lievi lentiggini sparse su di esse, decise di optare per la prima opzione, così da organizzare meglio la festa. Insomma, voleva rilassarsi, ma l’organizzazione doveva anche esserci.
Ma appena scansò le coperte dal suo busto, Ace si fermò a domandarsi se non ci fosse qualcosa di speciale in serbo, se non ci avessero già pensato i suoi fratelli… Portando un dito sotto al mento, liscio e soffice, continuò a riflettere e a domandarsi se non stesse organizzando invece un appuntamento per loro due e di tutta classe il suo Marco; e arrossì innocente all’idea, portandosi subito le mani a coprirsi per nascondere l’emozione evidente.
Che poi, era stato così ovvio che fosse in fermento per il suo compleanno: lo avevano notato tutti e sempre di più ogni giorno che passava, e non nel senso di citarlo ogni due minuti, quello no, ma solo una felicità crescente, che lasciava vibrare e scintillare gli occhi ogni volta che ci pensava, come il suo fratellino Luffy davanti alla vista di un robot; e che ora, quel luccicore, aveva raggiunto il culmine.
Davvero! Non poteva crederci ma era così felice, cavolo! Tra poco sarebbe stato il suo compleanno, la sua festa! Come ogni anno, certo, ma era così bello!, se la rise, e così, con ormai le coperte che avevano abbandonato e scoperto il suo corpo, si mise in piedi nella bellezza del suo corpo tonico e magro, cosparso di muscoli non abbondanti e dai boxer neri a coprire le parti intime nonostante la temperatura gelida e l’ambiente innevato al di fuori di quella calda dimora: aveva sempre amato il caldo, il fuoco, al punto che era quasi diventato il suo elemento tanto era che non ne risentisse, così come il freddo non lo scalfisse più di tanto. Era una cosa che, Luffy, invidiava particolarmente in lui; ripeteva spesso che se non avesse sentito freddo sarebbe andato sempre con i suoi confortevoli e pratici sandali, ma, con la neve, farlo componeva un rischio di ipotermia per i suoi piedi, e così era costretto a indossare degli, per lui; scomodi stivali.
Ma non era questo il momento per pensarci, bensì scendere in cucina, soprattutto per il gorgogliare del suo stomaco. Doveva iniziare bene la mattinata, e pensare anche alle torte da comprare. Perché ce ne volevano a più non posso, per lo stomaco di Luffy, e, soprattutto, ordinarle. Indossando quindi le pantofole nere e chiuse, soffici al tatto per via del tessuto su essi; si diresse verso e oltre la porta della sua camera, sbadigliando ancora e coprendosi, con una mano, le labbra nel mentre, e proseguendo poi verso le scale, sereno per il lieve sole che lo salutava da dietro la finestra nel corridoio, ma annebbiato dalle nubi candide e che spargevano neve a fiochi, pacate e leggere.
-Buongiorno! Ehi, Kotatsu!- ridacchiò, lasciando che gli saltasse addosso per salutarlo come ogni giorno, e così gli sfregò il capo con gioia, guardando il suo gatto lince dalla pelliccia castana e bianca, miagolare sereno e falciare lentamente l’aria con la sua fine e possente coda.
-Ehi, Ace! Come mai così mattiniero oggi?- sorrise, Sabo, divertito nel notarlo; con una tazza fumante in una mano e il manico di una pentolina altrettanto bollente all’apparenza, nell’altra.
-Mhm, non so.- mormorò prima di ridacchiare e sfregarsi il capo, avvicinandoglisi in fretta con curiosità, volendo poter assaggiare un po’ di quel liquido anche lui, afferrandolo e rubandoglielo senza troppe pretese. -E Luffy?-
-In giardino, sai com’è: c’è la neve.-
-Giusto.- sbuffò una risata sincera all’immagine di suo fratello a rotolarsi sopra quel manto latteo e soffice solo per poi tornare dentro come un ghiacciolo infreddolito, ma, per fortuna c’era il fuoco nel camino anche oggi: di sicuro ci aveva pensato Sabo. -Grazie, cos’è?- mugugnò poi, volgendo le pupille verso il fondo della pentolina, ancora quasi piena, e annusandone l’interno prima che gli brillassero gli occhi nello stesso istante in cui il biondo gli diede la risposta:
-Cioccolata calda.-
-Meraviglioso!- esordì con orgoglio, fremente e così, in fretta acciuffò una tazza fiammante, riempiendola sotto il gorgogliare del liquido che, sotto forma di cascata, atterrava sul fondo per riempirlo fino all’orlo.
-Allora, riguardo domani…- mormorò distaccato e disinteressato poi, Sabo, adagiandosi di schiena contro il davanzale in marmo e grigio della cucina, sistemandosi e stirandosi, con una mano, la camicia azzurrina del pigiama.
-Sì, beh, pensavo di andare a ordinare delle torte prima che chiudano.-
-Ah, tranquillo, più che altro, noi tre festeggeremo domani, anche se credo che stasera, per mezzanotte ci saremo.- mormorò, sereno, e stringendosi nelle spalle prima di sorseggiare la propria e ancora rovente bevanda. -Fammi preparare un’altra cioccolata calda anche per Luffy.- affermò poi, allungando una mano per farsi passare il tegame dai bordi azzurri, e che Ace cedette ma con uno sguardo confuso per quelle parole, osservando poi il biondo fratello sciacquarlo nel lavello con pacatezza.
-Come? Perché?- scuoté la voce, confuso e, a tratti deluso all’idea di non poterli avere con sé tutto il giorno, in attesa del suo compleanno, se non solo domani o a tarda notte. Ma, nonostante la richiesta, il sorriso innocente di Sabo e il suo mutismo improvviso non furono esaudienti per lui e così, con uno sbuffo e un gorgoglio trattenuto dalle labbra, che sembrò quasi un ringhio sommesso, si avviò verso il divano con la sua tazza e il suo broncio inaspettato, seguito dal suo fedele amico a quattro zampe. -Io comunque andrò a prendere un paio di torte.-
-Va bene, tranquillo!- esordì, sereno, e lasciando Ace con l’amaro in bocca e solo una vaga e intensa speranza che fosse tutto uno scherzo mentre, da lontano, poteva vedere, dal soggiorno, l’immagine ingenua di Luffy che, bagnato e coperto di neve, oltre la finestra; stava cercando di ergere un monumento di qualcosa, forse un castello, un pupazzo o una statua di sé stesso, ma l’unica cosa che riusciva a ricavarne era solo una barriera piatta e bassa, per di più irregolare e che, forse tremolante, sembrava pronta a crollare.
-Certo… Ma che hai da fare? Per di più anche Luffy?- si lagnò, più tra sé e sé ma era certo che lo avesse sentito, e infatti Sabo gli si avvicinò, e avrebbe preso anche posto se non ci fosse stato Kotatsu, disteso su metà divano, e quindi predilesse la poltrona, rilassandosi in essa mentre la pentola l’aveva lasciata, fumante, sul davanzale. Insomma!, si disse Ace, esplodendo nella sua testa con fare nervoso e oltraggiato; se dovevano fare una festa a sorpresa mica glie lo diceva in quel modo! Cercava di fare tutto in segreto senza destare sospetti, non sbandierando che c’era altro da fare! Quindi, che aveva?
-Ohm, beh, intanto vai a lavarti, così vai a prendere i dolci.- alzò le spalle, il biondo, sicuro che, dopo quello e appena si fosse vestito, Ace avrebbe capito nel ritornare in soggiorno e tutto gli sarebbe stato più chiaro: di certo non poteva dirglielo lui. Era una sorpresa che doveva scoprire da solo, sempre se non arrivava prima.
-Sì, vero, così compro le torte. E a te neanche una fetta, Sabo.- si scolò tutta la cioccolata bollente prima di tirarsi in piedi a guardarlo con occhi socchiusi, tra il dispiaciuto e il risentito. Ma Sabo sembrava troppo a suo agio, così, lasciandogli accanto la propria tazza si diresse di sopra con il saluto miagolante e dolce del suo micio alle spalle; con una speranza nel cuore che, appena si sarebbe calmato da quel trattamento, avrebbe compreso che, di certo, fosse tutto un suo piano per qualcosa. Figurarsi se i suoi amati fratelli lo ignoravano quando voleva esattamente il contrario!
 
 
Disteso sul materasso, con solo i bermuda addosso, dondolò le gambe sfregando i piedi contro il terreno lentamente mentre rovistava tra le notifiche del suo telefono, appena acceso e che aveva lasciato a caricare da ieri sera; osservando lo schermo mentre le sue ciocche umide e gocciolanti imprimevano l’acqua contro la sua coperta: aveva anche rifatto il letto visto che aveva avuto tempo. C’era da dire che era meravigliato per tutti quei messaggi, troppi e non solo dai gruppi… Purtroppo però, non poteva soffermarsi troppo, quindi, seduto, si sfregò la chioma per risvegliarla un po’, sperando anche di aiutarla ad asciugarsi prima di afferrare un maglione e infilarselo in fretta, proseguendo poi con gli stivali, fino a che, con il portafoglio in mano, lasciato sul comodino accuratamente per ricordarselo; si diresse nuovamente in soggiorno, senza meravigliarsi però di un Luffy dal mucco a stalattiti e i brividi che oltrepassavano la coperta in cui era avvolto, davanti al fuoco, e con un Sabo che rideva nonostante lo stesse, al contempo, rimproverando ma sempre con sottigliezza.
-Finirai malato, se continui a tornare in queste condizioni.-
-Sabo ha ragione. Io comunque esco, ci vediamo dopo…- affermò, sorprendendo il più piccolo che frenò i suoi denti e il loro dibattere continuo solo per balbettargli un energico “Ciao fratellone!”, ma appena lo pronunciò, nel mentre che Ace decorò il suo corpo con un cappotto abbastanza pesante e lungo, un sonoro campanello interruppe il sorriso che stava per scaturire il lentigginoso, sereno al fatto che, magari Luffy non si sarebbe trattenuto dal mentirgli o, comunque, che non avrebbe mantenuto qualsiasi fosse il segreto di Sabo. Ma, a quel suono, non poté far altro che compiere una deviazione, aprendo così la porta con uno sbuffo prima di meravigliarsi e stupirsi eccessivamente davanti alla sagoma, poco più alta di lui e dal leggero ciuffo “ananoso” biondo, di Marco.
-Ohm. Ehi, ciaco… Ahm, ciao. Oggi non avevamo appuntamento, o sbaglio?- mormorò, anche se estremamente felice e sollevato di quella scoperta bellissima, con il cuore già a martellare con violenza e dolcezza per quello sguardo che l’altro gli riservava.
-Non hai letto il mio messaggio, mhm?- ridacchiò invece, lui, con una mano sul fianco, coperto dalla sua camicia azzurra e il suo giubbotto nero, lasciato aperto.
-No, in effetti no… Scusa.- borbottò, un po’ impacciato nel capire che forse, faceva parte della sorpresa di Sabo, che magari era per quello che era stato così schietto e misterioso... Per non dire scorbutico nei suoi confronti, almeno per lui.
-Andiamo? Per fortuna sei già pronto per uscire.- mormorò, sereno e portandosi una mano guantata, nera, sul suo mento, dal bordo spigoloso per la barbetta tipica che lo contraddistingueva.
-Uhm… Come? Così su due piedi? Ma io avevo in mente… Ecco…- farfugliò, procedendo comunque verso di lui fino a ritrovarsi fuori e chiudersi la porta alle spalle con un sospiro, non senza aver salutato entrambi i fratelli prima. -Wow, un appuntamento al buio così… Cioè, non al buio! Di… Di sorpresa, ecco!-
-Meglio allora, così può iniziare il giro dei miei regali in anticipo: sono tanti, eh.- lo avvisò dolcemente, Marco, sistemandosi meglio la sciarpa marroncina attorno al collo, contro il suo volto arrossato e infreddolito per il clima innevato.
-Oh! Oh… Quindi… Oh… Ma allora, ehm… Impiegheremo tutta la giornata?- si sfregò una guancia con un dito, sospirando e osservando il vapore uscirgli dolcemente dalle labbra assieme a tutte quelle sillabe intanto che Marco annuì sereno. -Ecco… Va benissimo! Ma avevo in mente di prendere delle torte…- mugugnò alla fine, ma indeciso, perché ormai era ovvio che Sabo si riferisse a Marco con il discorso indifferente di prima, e quindi non sapeva più se era una buona scelta quella di fare compere per la festa, dato che, visto che poteva essere tutto programmato; era probabile che ci sarebbe andato suo fratello stesso a prenderle, dato la tranquillità con cui si era posto nei suoi confronti, però avrebbe preferito averne la certezza, al momento.
-Possiamo fermarci in una pasticceria, nel mentre che andiamo.-
-Sì… Tu ci sei domani alla mia festa?- esordì, sentendosi completamente inondato di sollievo e serenità, orgoglioso di aver finalmente pronunciato quelle due ultime parole assieme: era da troppo che le teneva per sé.
-Non potrei mai mancare a un giorno tanto importante.- farfugliò pacato, Marco, con il volto chino in avanti, ad accogliere e brandire quelle labbra soffici e un po’ gelate dell’altro, che apprezzò il gesto in fretta, ricambiandolo con decisione, unendo le sue mani sulle sue spalle per cercare di averlo alla stessa altezza nell’impuntarsi sulle punte degli scarponi.
-Grazie. Ci divertiremo un mondo!- esultò a gran voce, afferrandogli poi la mano guantata e correndo sul suo vialetto per trascinarselo verso qualsiasi meta gli attendesse, nonostante non ne conoscesse la via; tra le risate del suo biondo, sincero e fiero della sua felicità.
 
 
-Questo è il primo regalo?- farfugliò con un fil di voce, scettico, e con le labbra chiuse e unite come un bocciolo di rosa; con gli occhi puntati e a saettare davanti quel parco con cui la neve aveva nascosto il verde. Non era deluso, no, ma era perplesso: le giostre, di giorno, erano chiuse; almeno così era sempre stato, e invece, ora, le luci brillavano, i macchinari giravano e la musica alleggiava ovunque.
-Non ti piace?- agì subito, Marco, inaspettato da quello sguardo perso e vago. Sperava in una reazione più vitale, francamente.
-È solo che… Non c’è nessuno. Ohm…- si lagnò, sfregandosi una guancia mentre, dietro di sé la barriera che contornava l’area di quel luogo magico, preservava lo sguardo incantato e impaziente di alcuni bambini che si erano raggruppati lì. -Non dirmi che è solo per noi…- inclinò il capo da un lato, deluso all’idea di essere il prediletto di quel giorno fino a tal punto, e quindi anche di quello dopo.
-No, ovvio che no. Sono arrivati oggi; i cancelli sono aperti e gli addetti sono disponibili per tutto il giorno, compreso domani. I bambini sono solo arrivati dopo di noi.-
-Meglio così… Prima di giocare andiamo al bar? Ho fame.-
-Con molto piacere.- cinguettò nel mentre che i pargoli superarono la staccionata, entrando dal cancello aperto e sparpagliandosi verso ogni bancarella o giostra nei paraggi. Così, ancora mano nella mano, procedettero all’interno del locale lì vicino, prendendo posto con calma intanto che un cameriere sopraggiunse con eleganza e portamento.
-Buongiorno signori, desiderate?-
-Oh, ecco, vorrei due panini al salame.- gongolò, dondolando sopra la sedia e affermando di volere anche una coca cola, voltandosi poi verso il suo ragazzo che non sembrò volere niente e così il cameriere se ne andò dietro al bancone velocemente. -Puoi avere un pezzo del mio, se vuoi, compresa la bevanda.- ridacchiò dolcemente, sfregandosi poi il capo mentre Marco si spogliava da guanti, sciarpa e giubbotto.
-Ti ringrazio.- annuì, sistemando il cappotto castano sullo schienale prima di tornare seduto e osservare il moro alzarsi per portare la sedia accanto alla sua. -Cosa vorrai fare? La prima attrazione che vuoi provare?-
-Mhm? Beh, prima mangio e poi si vede. Sono un po’ dispiaciuto che non ci siano i miei fratelli, ma forse organizzeranno tutto loro, o meglio, Sabo.- farfugliò, pensieroso e con gli occhi al cielo. -Mi dispiace però, che non possano essere qui a divertirsi. Ma c’è sempre domani.- borbottò, sospirando amareggiato prima di afferrare il telefono e andare a digitare, sotto gli occhi apprensivi di Marco, il fatto del Luna Park a Sabo e Luffy in ogni caso, così che ci venissero anche dopo; scusandosi anche con il primo per aver criticato male il suo modo di fare di quella mattina. Sentendosi meglio si adagiò contro lo schienale, afferrando nuovamente la mano e accarezzando la pelle mite dell’altro dopo aver adagiato la propria, distesa, sul tavolino mentre il cameriere tornò con il suo ordine.
-Grazie!- esordì mentre il parco là fuori già si riempiva di persone, e di grida e risate.
-Buon appetito, Ace.- mormorò tranquillo, stappando la lattina al suo posto mentre lo vide addentare il suo cibo gustoso e piccante, forte come la sua persona intanto che, Marco, sistemò una cannuccia gentilmente donata dal servizio, in un bicchiere, riempiendolo poi lentamente mentre sentì il telefono del moro vibrare più e più volte: di certo, Luffy aveva risposto. Sabo era improbabile che venisse, dato l’idea che aveva in mente.
-Sento che qualcuno arriverà a trovarci… Non ti spiace, vero?- ridacchiò Ace prima di adocchiare il biondo che scuoté il capo in modo leggero, accarezzandogli poi il dorso della mano prima che si sorprendesse poco dopo nel vedere il lentigginoso alzarsi dopo aver terminato uno dei due panini. -Torno subito.- spiegò il moro, chinando in fretta il capo dopo averlo raggiunto, per lasciargli un bacio sulle labbra, e spingendo poi il cibo rimasto tra le sue mani.
Fatto ciò, si voltò per correre al bancone, ridendo e dondolandosi nel mentre che chiese una seconda cannuccia con gentilezza, impuntandosi leggermente in avanti e ritornando giù ma solo per quanto fosse energico, e per come volesse scaricare l’adrenalina di poter essere e restare con il suo più grande amore per tutta la giornata, con tanto di domani. Lo amava così tanto, ed era così felice! Di sfuggita, poi, aveva anche visto il suo messaggio di quanto ancora stava dormendo, che recitava un semplice quanto dolce: “Buongiorno, ci vediamo per un bacio mattutino?” e poi un bel: “Sono arrivato, aspetterò che ti svegli.”, proprio prima che gli suonasse il campanello.
Tornato quindi da lui, notò una piccola parte in meno nel suo panino e sorrise per quello prima di affondare la seconda cannuccia nera accanto alla propria, verde, al momento tra le labbra dell’altro. Così Ace prese posto al suo fianco con la sedia, sorseggiando poi contento, in fretta così da farlo in contemporanea con il biondo, sperando che fosse dolce e romantico, come gesto; un po’ rosso in volto prima di distaccarsi e ridacchiare, un po’ nervoso.
-Grazie.- parlò Marco, sfregandosi poi il mento nell’attesa che finisse il resto del cibo, e poi, nel mentre che Ace bevve tutto il liquido nel bicchiere, si alzò per andare a pagare.
 
 
Con ancora la lattina tra le mani, e le due cannucce all’interno così da poter bere in contemporanea con il suo ragazzo, Ace, alzò una mano per salutare Luffy, che intravide da lontano assieme ai suoi amici, che subito salirono sul “Calcinculo” che si mise in moto in fretta.
-Sarebbe divertente appartarci un po’, mhm? Qui c’è troppa gente.- mormorò, spintonando docilmente, con una spallata, l’altro, per invogliarlo ad accettare la proposta; con uno sguardo dolce e speranzoso, e con Marco che sorrise, intenerendosi per la sua dolcezza di esprimersi, annuendo e stringendoselo contro nel passare una mano attorno al suo fianco.
-Quindi, direzione ruota panoramica?- affermò retorico e deciso, massaggiando la sua pelle con le dita, nuovamente guantata e procedendo a passo svelto, volendo accontentarlo e godersi, anche lui, più intimità con il suo amore.  
-Aw, sì, sarà adorabile!- cinguettò candido, il più giovante, dondolando il capo e aggrappandosi maggiormente, sotto braccio, all’altro prima di avvampare, sgranare le palpebre e portare, in fretta, le pupille verso il basso, senza però fermarsi dal camminare; come se avesse compiuto il più grave tra tutti i reati nel dirlo, e che fece reagire di piena ilarità il biondo al suo fianco.
-Tu sì che sei adorabile, Ace.- parlottò entusiasta, a quel punto, soprattutto intenerendosi maggiormente per come lo fece imbarazzare solo di più. Ma, a quel punto, il moro, senza più guardarlo, scattò in avanti per trascinarlo verso la meta, volendo salirci ma al contempo non farsi vedere così rosso in volto, anche se questo fece solo ridere e divertire il suo ragazzo maggiormente, che gli andava dietro veloce, cercando di non essere lasciato dietro, sotto i mugugni impacciati del moro che brontolarono contro la sua ilarità.
Pagato il biglietto da Marco per entrambi ed entrando, con uno scossone, la cabina iniziò a muoversi e a galleggiare, lentamente e con leggerezza, in aria e nel mentre che Marco diede un’occhiata al paesaggio per un beve lasso di tempo, Ace decise di alzarsi dalla panchina davanti a lui per mettersi al suo fianco e appoggiare con amore le labbra sulla sua guancia liscia, già più calmo rispetto alla corsa piena di vergogna per il suo colore pomodoro.
-Siamo soli soletti, eh?- ridacchiò, sperando di non risultare troppo perverso, e lasciando che il suo volto si sfregasse contro la spalla, coperta da quel caldo e turgido giubbino, di Marco, sentendosi come un micino indifeso alla ricerca di coccole, e forse era vero, per l’ultimo particolare.  
-Così pare.- discusse lui allora, scivolando con il volto sulle sue labbra e facendo altrettanto con la mano, coccolando la sua guancia mentre ascoltava il sapore di quella bocca, percorrendo con la lingua, i denti e il palato rovente e umido del più giovane, che, soave, proclamò il suo gradimento con docili e sottili versi eccitati.
Afferrandolo poi per i fianchi, il biondo con un balzo lo adagiò sopra le sue gambe, spingendolo poi contro il suo petto senza mai togliere le labbra dalle sue, lasciando che le dita spogliassero docilmente e in parte, il suo corpo tiepido e liscio, senza farlo per davvero; imprimendo solo le falangi contro il suo torso dopo averlo risalito dal busto, sotto i suoi indumenti. Così poi, con i polpastrelli iniziò a pizzicare e sfregare, con voga come i gorgoglii e i gemiti di Ace, i suoi capezzoli, per quanto fosse infastidito dalla giacca che, anche se sbottonata, limitava i suoi movimenti.
-Okay, okay…- frenò affannato e a denti stretti, il moro, così rosso e già con qualche gocciolina di sudore attorno alla fronte che adagiò contro il mento di Marco, tra un sospiro e l’altro; stringendo poi i bordi della sua camicia, all’altezza delle spalle, per restargli attaccato. -Tra poco… Ohm, si fermerà in cima, ma poi dovremo scendere e… ehm, ecco…- bisbigliò, tossicchiando anche per riprendere un tono più suo, più forte per poi sospirare e distaccarsi lentamente, ma, nel notare a dove puntassero le pupille azzurre di Marco, ritornò in fretta alla posizione iniziale, volendo ben celare l’erezione tra le sue gambe.
-Allora dovremmo cercare un luogo ben più appartato, che ne pensi?-
-Oh? Ma… Prima almeno le giostre, no?- bisbigliò, accanto al suo orecchio e con le palpebre socchiuse, ormai fermi in cima, alla punta del cerchio, e a quel punto si distanziò sereno, Ace, volendo scrutare il finestrino e il cielo vagamente plumbeo e sereno che illuminava e rallegrava la città e il paesaggio in lontananza, di una distesa di montagne, sotto lo sguardo di Marco che preferì, almeno un secondo, riversarlo sugli occhi scintillanti e vivi del suo lentigginoso più prezioso.
 
 
Con la mano contro quella di Marco, continuarono a passeggiare, sempre più lontani da quel luogo di risate e urla. Erano riusciti a fare un giro anche con Luffy, che era stato davvero euforico e divertito per come quasi sembrò pronto a volarsene via dal macchinario che correva troppo veloce, dato che, le imbracature erano state messe, dal minore, male, e per quello spavento, Ace, un pugno non glie lo aveva negato. Per il resto era stato rilassante e sublime, passare tutto il tempo con la sua metà, anche se adesso non sapeva dove erano diretti, e ne era estremamente curioso invece. Ma Marco era irremovibile, però lo era anche Ace nel fare, testardo, la stessa ridondante domanda.
-Allora? Dove andiamo?-
-Oh, andiamo, c’è la farai: hai resistito un mese per Babbo Natale, puoi farcela con un paio di minuti.- ironizzò, ma la presa in giro non fu gradita dato come gonfiò una guancia, Ace, prima di sgonfiarla esasperato.
-Ci crede solo Luffy a quello, io ero curioso solo per i regali.- sbottò con orgoglio, come se quello lo facesse sentire più maturo; alla fine, sia lui che Sabo facevano i regali al più piccolo; e poi li facevano anche per l’altro, così era più bello, e anche per dar credito a “Babbo Natale” nei loro confronti per Luffy. Era divertente l’attesa, che poi, anche Marco glie ne aveva dato uno e lui aveva fatto lo stesso, entrambi con sorpresa, interdetti da quel gesto inaspettato; anche se Ace avrebbe preferito lasciarglielo sotto l’albero, ma non c’è l’aveva fatta. -Allora, dove andiamo?-
-Aspetta, no?- ridacchiò, appoggiandogli una mano sotto al mento e accarezzandogli una guancia con il pollice, sospirando poi nel dire: -Non ti ho nemmeno bendato: riconoscerai benissimo la stra…- borbottò con lo sguardo rivolto al cielo prima di fermarsi nel sentire una botta finirgli in volto, addirittura venire spalmata con tanto di risata in sottofondo; mandandogli una scossa di gelo che lo lasciò fermo a occhi chiusi, ma appena fu lasciato libero si pulì in fretta, distaccandosi dall’altro che non rimase troppo indaffarato ad attenderlo.
-Dimmelo!- si lagnò scherzoso, con un’altra palla di neve in mano, che protese con fare minaccioso, fuori dal marciapiede, in quella strada libera da macchine e silenziosa.
-Oh! E così passiamo alle maniere forti, eh?- ridacchiò scherzoso, schivando quell’attacco all’ultimo e portando indietro una mano per afferrare una spolverata bianca che unì, rendendola compatta tra le sue due mani prima di rilanciargliela contro.
-Finché non me lo dirai!- parlò chiaro, anche se quella boccia bianca era finita a macchiare il suo cappotto, ma si chinò in fretta, raccogliendo altre munizioni ancora e continuando ad attaccare o a schivare nel mentre che si riavvicinarono, continuando poi a camminare se non a correre per come, Ace, tentò di scappare, urlandogli che: “Non mi prenderai mai!”. Ma, invece, per non scivolare su uno strato di ghiaccio si trattenne quasi a fermarsi e così, la sorte fu chiara e Marco la ebbe vinta, raccogliendolo nel far passare le braccia davanti al suo petto e poi sollevandolo per abbracciarlo anche se da dietro, entrambi tra mille affanni.
-Caspita, eh.- ridacchiò, riadagiandolo a terra subito dopo, Marco, e sbuffando piano per riprendersi; ancora però con l’energia in corpo che circolava per tutta quell’enfasi prima di fare un sorrisetto malizioso davanti a un Ace che decise di voltarsi in avanti solo per adagiare il proprio volto contro la sua giacca, seppur bagnata. E alla fine, Marco decise di chinarsi un attimo in basso con le ginocchia, lasciando un bacio sulla guancia del moro e afferrandogli subito dopo i glutei, portandoselo così, in braccio, contro di sé. -Si va! Ma, non ti dico ancora dove.- mormorò, nonostante, comunque, credesse che fosse ormai chiaro data la via che avevano imboccato, e infatti non lo sentì più lamentarsi, il che diede ragione alla sua ipotesi.
-Va bene, ma se andiamo dove penso, potremo continuare il discorso sulla ruota panoramica.- bisbigliò, lasciando il capo contro la sua spalla; ancora con il fiatone ma divertito ed eccitato di poter risentire quel calore e quelle sensazioni su di sé, nonostante quella giornata così nevosa.
-Yeah!- esultò d’istinto poi, Ace, dato che, adorava stare tra le sue braccia, e così, adagiando la testa contro la sua, si sfregò con energia contro il suo mento, mugolando con felicità, sentendosi a suo agio e in pace in quel modo, sicuro che la casa del suo amato fosse proprio dietro l’angolo, e, dato il freddo e la festività imminente, ben poche persone, se non bambini, erano lì intorno, e quindi, sperava che non notassero loro due. Ma anche se fosse, era troppo sereno per farsi rovinare quel momento da degli estranei inopportuni.
Ascoltando così i passi di Marco nei suoi stivali, rimase fermo ad ascoltare il cuore al centro del suo petto mentre permise alle sue gambe di oscillare nella noia, lasciando passare le mani attorno al collo di Marco e unirle, ammirando il suo volto così virile e deciso, e che non faceva a meno di adocchiarlo di tanto in tanto. Attese un po’, Ace, ma appena entrarono dentro l’ingresso di casa, iniziò a ricoprire quel volto di baci, speranzoso che, in quel modo, comprendesse che non volesse essere rimesso giù.
-Lascia almeno un po’ di tempo per il pranzo, Ace. E poi, mi avrai tutto per te.-
-Ohm, ma…- si lagnò contro la voce serena e di risata dell’altro prima di illuminarsi nel comprendere quanto detto: -Pranzo?- e così, con un balzo, fu subito davanti al tavolo in soggiorno, lasciando cadere il cappotto nel mentre; già imbandito e fumante dai piatti di pasta. Era davvero perfetto! In stile romantico, sia dalla tovaglia rossa che alle candele e i fiori in un vaso, riposto al centro.
-Sì. Ho fatto tutto io, eccetto i piatti: Thatch ci ha pensato, così noi abbiamo avuto tutta la mattinata nostra.-
-Wow… Sarà così anche domani?- mormorò, con gli occhi enormi e il corpo fermo accanto alla sedia, che venne poi spostata da Marco stesso.
-Certo, ma con più gente, ovvio.- rise, guardandolo sedersi prima di procedere verso la seconda postazione, a capo tavola, desideroso però, prima, di mettere in ordine i giubbotti di entrambi; ma Ace gli prese la mano, facendogli capire che non sarebbe stato così.
-Ehi, mettiti qui vicino.- propose, dondolando con il corpo, elettrizzato, soprattutto per come accettò, dapprima ironico e poi, con una serietà e una voce calorosa che, generò in Ace, un brivido di spasmo nella schiena e un groppo in gola:
-Speravo proprio che me lo chiedessi. Io, desidero solo poter trascorrere tutto il tempo che mi è concesso, con te.-
 
 
Ora, entrambi assieme e nudi, spogliati da ogni indumento di troppo, percorrevano le scale con foga, fino a che Marco non lo distese nel proprio letto matrimoniale, lasciando passare le mani sui suoi polpacci, accarezzandoli, mentre teneva le ginocchia chine e ferme; e lui regnasse imponente sopra al suo petto ansimante assieme a mille baci, leccandogli la pelle cocente e penetrando, con due dita, il foro nel suo deretano; ascoltando tutti quei mugugni languidi e forti, con intonazioni sempre più alti.
-Ah! M…Marco! Marco!- gemette a denti stretti, stringendo anche le unghie contro la pelle sudata del biondo, entrambi accaldati e con le labbra che si sfioravano e si mordevano, condividendo il proprio fiato con l’altro. -Ti amo così tanto… Ah!- strizzò le palpebre, ascoltando quelle dita saettare e sfregarsi dentro di lui, con dolcezza ma intensità prima di lasciarlo respirare un attimo, solo per poco, per breve, perché torno all’attacco tra dolci e fugaci morsetti che cosparse ovunque come lui con la sua voce accaldata ed esasperata da quel piacere continuo.
-Ti amo, Ace.- esordì, stuzzicando il suo petto con i denti e la lingua, deliziandosi del suo sapore e delle sue urla trattenute, massaggiando l’interno al contempo e preparandolo con pazienza sotto quegli affanni e quei respiri che lo mandavano in estasi come niente. Per Marco bastava solo guardare il suo volto per sentire tutto il sangue correre in un'unica direzione mentre portò la mano sotto al deretano di Ace, coccolando una coscia con l’altra nel mentre che poi portò a stuzzicare i capezzoli duri e frementi del moro; divaricando di poco le gambe poi così da far accogliere il proprio membro, lentamente, piano, lasciando che prima la punta sfiorasse l’esterno; così rigido e teso, per poi farsi accogliere dentro di lui a tratti delicati, e afferrando al contempo il pene duro dell’altro, strofinandolo e strusciandolo nel suo palmo, divertito e allettato dai sensuali versi del suo amore, che lanciava intense grida, per quanto trattenute dalle labbra sigillate prima che, Marco, lo vedesse scattare in avanti; abbandonare, con la schiena, il materasso e stringerlo con entusiasmo e tanta dolcezza.
-È sempre così… bellissimo.- bisbigliò, con il tono frenato, stringendosi nelle spalle e mugolando a stento mentre il biondo, avvampandogli addosso con calore e il battito del cuore accelerato, lasciò le labbra sul suo collo, mordicchiandola e riempiendola di baci al tempo stesso, in egual modo in cui lanciava delle lievi e frenetiche spinte verso l’interno del suo corpo.
-S… Sto… Sto venendo.- farfugliò in un gemito imbarazzato, sudato mentre abbracciò con più forza il corpo dell’altro, sentendosi spossato da quell’atto d’amore e di unione mentre Marco aumentò ancora di più l’andatura, sia sul suo membro che con le spinte, leccandogli poi le labbra con leggerezza prima di tornare ad afferrarle e baciarle, ingoiando la sua saliva che si mischiava alla propria intanto che i loro sguardi incrociati si esaminavano per ammirare uno sbrilluccichio condiviso ed energico, con Ace a mugolare prima di scoppiare in un urlo acuto e denso nel staccarsi dal biondo in un spiro intenso, così come il liquido seminale che uscì dal suo membro.
Ma, il moro, ancora tremolante per le scosse ripetute dell’altro, continuò; con il fiato esamine e il volto a giacere su un lato dopo aver lasciato la presa su Marco che lo aveva riadagiato sul letto con cautela; a scuotersi e fremere, ma durò poco. Infatti, strizzando poi le palpebre e mordendosi il labbro inferiore con troppa enfasi; anche se il fatto che Marco fosse lì davanti al suo volto ad aleggiargli accanto diminuì quell’ansia, facendo agitare con meno energia il fiato mentre poté sentire e percepire tutto quel seme raggrupparsi al suo interno e liberare Marco che affannò veloce prima di baciarlo e stringerlo nel far passare le braccia sotto la sua schiena, portandoselo contro ma lasciandolo comunque contro il letto.
-Ti amo, ti amo, ti amo!- gongolò, Ace, con tono rauco e grottesco; sfinito e sudato, accaldato e con il petto, coperto di morsi, che dibatteva alla ricerca di più ossigeno, come se non bastasse mai.
-Mmh, sì, ti amo, ti amo tanto anche io, Ace.- bisbigliò, deliziandosi del sapore della sua pelle, anche se sudata, e continuando a percorrere, con le labbra, dalla fronte al mento, il suo corpo; sorridendo per la risatina che ne scaturì.
-E adesso, mhm? Che altro regalo mi aspetta?-
-Oh, come sei curioso.- bisbigliò rallegrato, afferrando però le coperte per aprirle, smuovendo di poco i cuscini al di sotto, e distaccandosi dal moro solo per mettersi in piedi e prenderlo così, nuovamente, in braccio ma solo per farlo adagiare al di sotto di quel tessuto caldo. -Riposati un po’, prima. Abbiamo tempo.-
-Ma io…- si lagnò, stiracchiando le braccia e mugolando indeciso. -Almeno fammi compagnia.- speranzò, dondolando il capo e scrutandolo, curioso.
-Questo sempre. Sono tutto per te, oggi.-
-Mio! Lo sei sempre però!- ci tenne a precisare in fretta, il lentigginoso; allegro e dondolando il capo, in attesa che lo raggiungesse mentre lo vide fare il giro, scostando poi le coperte dall’altro lato e infilandocisi con un sospiro riposato.
-Ovvio, mio Ace.- mormorò, lasciandogli un nuovo bacio, più profondo e duraturo, sulle labbra che il moro dischiuse docilmente, così da sentire nuovamente quella lingua contro la sua, in una fugace e frettolosa danza tra spasmi di affanni di entrambi.
-Dopo… Un bagno assieme, okay?- mormorò, già con un occhio chiuso mentre si palesò sopra al petto dell’altro, felice di tutto quello, e sentendo che il resto sarebbe stato ancora più meraviglioso, e domani ancora di più ovviamente.
-Sì, ma abbiamo tempo, l’ho già detto: riposati un po’. Ti chiamo io dopo.- discusse tranquillo, consapevole dall’orologio sul comodino al suo fianco, che Ace avrebbe potuto rimanere assopito anche per due ore, se avesse voluto, se non di più; e lui avrebbe avuto tutto il tempo per preparare un bagno caldo e contattare Sabo per chiedere dei preparativi per la festa. Su quest’ultimo comunque era ben tranquillo: Sabo era preciso e organizzato, e non si sarebbe fatto trovare impreparato. Sperava, o meglio, speravano entrambi loro che, una comune festa a sorpresa non fosse troppo scontata, per Ace, ma, in compenso, si sarebbe divertito stando insieme a tutti i suoi amici, e fratelli. E poi c’era lui, pensò fiero, sospirando dolce nel vederlo già nel mondo dei sogni, rilassato e intenerito.
 
 
-Forza, forza! Andiamo, Marco! C’è il bagno da fare e un pomeriggio intero ancora a nostra disposizione!- batté le mani contro il suo petto dopo averlo scoperto completamente dalle coperte, ma più perché le aveva scostate lui interamente appena si era svegliato; dondolando da sopra il suo addome con fare coordinato, tirando in avanti, con le dita, la sua pelle per invogliarlo a destarsi prima che, con un sospiro, scivolò le braccia in avanti per distendersi completamente su di lui, anche se le ginocchia rimasero chiuse contro i suoi fianchi, adagiati sul materasso. -Eddai.- mugolò, gonfiando una guancia indispettito, ma, vedendolo sorridere ancora a occhi chiusi, comprese che, molto probabilmente, era sveglio già da prima.
-Ah, è così allora? Beh, io vado a farmi il bagno per conto mio!- esordì, esibendo una linguaccia al suo volto fintamente assopito e balzando fuori dal letto con le gambe, ma le mani ancora sul petto del biondo, che gli aveva dato la spinta per mettersi in piedi, forse esagerata dato il peso eccessivo del suo corpo contro quello dell’altro che gemette contrariato prima di tossire e mettersi seduto a fatica. -Oh! Scusa!- esordì in fretta, con un inchino prima che la mano del biondo si adagiasse sul suo capo, scompigliando la sua capigliatura energicamente.
-Tranquillo…- mormorò rauco, tossicchiando ancora e alzandosi; tanto, alla fine, era abituato a quegli sprazzi di energia dell’altro, e anche se a volte lasciavano qualche livido, ne era anche divertito, in un certo senso.
-Mi dispiace… Bagno insieme? Così almeno mi faccio perdonare.- borbottò afferrandogli entrambe le mani e tirandolo in avanti, ma, invece di proseguire e correre con lui verso la meta oltre il corridoio, il biondo lo spinse addosso a sé, stringendolo così in un caldo abbraccio e lasciando che le labbra e il volto vacillassero verso la capigliatura del moro, iniziò a dondolarsi con lui lentamente, in una leggera e semplice danza senza musica, ma combaciando i suoi fianchi con le braccia nel mentre e mugugnando tra sé e sé un:
-Abbiamo ancora tempo.-
-Oh, per cosa? L’altra sorpresa? Beh, però io avrei anche fame.- borbottò alla fine, adagiando il mento contro il suo petto e osservando il volto dell’altro che aveva abbassato il mento per ridacchiare davanti al suo broncio.
-Va bene, ho capito. È meglio lavarsi allora.- esordì pacato, ma nonostante quello continuò a danzare sul posto assieme ad Ace per qualche secondo ancora, giusto per ammirare meglio il suo volto sereno, che acconsentiva a quella proposta con euforia.
 
 
Aveva mandato dei messaggi a Sabo, durante il pisolino di Ace; e gli aveva dato l’“Okay.” su tutto, che fosse pronto e che avesse prenotato più cibo possibile. Il che era perfetto, anche se comunque, aveva ancora in mente la serata cinema, Marco; per il resto della serata, invece, aveva intenzione di andare a casa di Ace per cenare e attendere la mezzanotte tra mille giochi e risate, e, sentiva, di ritenersi più che soddisfatto a tal proposito; che aveva gestito il tutto al meglio. Forse non era degno di un viaggio all’isola dei pirati o al più grande Luna Park mai esistito, situato a Sabaody, ma… Aveva fatto ciò, che per lui, era meglio: amare Ace e farlo felice.
-Ohm, in effetti non so nemmeno che ora siano… Tu lo sai, Marco?- domandò incuriosito, Ace, ascoltando i propri passi sulla piastrelle mentre ondeggiava da un piede all’altro senza muoversi, in attesa che la vasca fosse pronta.
-Probabilmente le quattro del pomeriggio, se non più tardi.- cigolò, smuovendo poi le dita all’interno dell’acqua, che ancora scorreva dal rubinetto ma che aveva comunque ben riempito la vasca. -Su, forza. Direi che possiamo immergerci.-
-Oh, finalmente!- esordì, con gli occhi che brillarono mentre superò Marco, volendo finirci dentro per primo, e così fece, distendendosi un attimo e sospirando appagato per come fosse rilassante quella temperatura sulla sua pelle, ma poi subito raggruppò le ginocchia contro al suo petto, volendo fare posto al biondo che non si fece attendere. -Evvai! Oggi è davvero un giorno stupendo!- si sgranchì le braccia il tempo giusto per distenderle e abbracciare il biondo, mettendosi così nuovamente sopra di lui e sfregandosi con voglia contro il suo volto con il proprio.
-Era proprio quello che volevo, ma non è ancora finito, ti rammento.-
-Giusto.- ridacchiò, adagiandosi poi contro la sua spalla e socchiudendo gli occhi prima di afferrare e strizzare la spugnetta del biondo. -Laviamoci, che il cibo ci attende.-
-Vero.- annuì, consapevole che qualche “stuzzicchino” fosse ancora in frigo. Sorrise poi, divertito dal moro e di come passava, dolcemente, la spugna sul suo petto, scusandosi mogiamente ancora con lui per il gesto errato di prima, a capo chino e le labbra arricciate prima che il biondo afferrasse il suo mento tra due dita e lo baciasse con foga, stringendolo con l’altra mano e portandoselo contro con fare protettivo, sentendolo così vicino; attaccato a lui in un caloroso e rassicurante abbraccio.
-Non è successo nulla, su.- si distaccò, inclinando il capo, addolcito di avere una persona come Ace con sé.
-E allora baciamoci ancora.- annuì, puntando il naso in su, con tanto di mento, ma ancora davanti a guardare lo sguardo dell’altro, sereno e facendo un passo in avanti con il capo per riaverlo a sé, riafferrando quelle labbra con dolcezza, e percorrendo le sue spalle toniche e possenti con le mani fino a scivolare ai gomiti, ormai lievemente sotto lo strato d’acqua fumante.
Mugugnando tra le labbra dell’altro e a occhi chiusi, Ace si avvicinò di qualche passo, ancora con le braccia dell’altro su di sé, che strusciavano su e giù sulla sua schiena, palpandolo non poco e rendendo il suo volto rosso e imbarazzato prima che, con leggerezza, le dita di Marco fremettero sui suoi glutei, tirandoli su e smuovendoli pacatamente, facendolo mugolare e sospirare. Accaldato, Ace, si distaccò, lasciando che una linea invisibile e fredda di saliva di spezzasse tra loro nel mentre, e poi, rovistando dolcemente contro l’ombelico dell’altro, lasciando la spugna, afferrò e stuzzicò il membro del biondo con le dita, sfiorandolo e tornando a imprimere e accarezzare la bocca dell’altro con la propria, tra mille e più affanni prima di fermarsi e retrocedere un secondo al violento suono del suo stomaco, che brontolò furioso.
-Ohm… S…Scusa.- bisbigliò, inspirando con la bocca aperta contro quella socchiusa di Marco che cigolò un sorriso, divertito prima di annuire e affermare:
-Beh, vorrà dire che dovremmo dare precedenza alla tua fame.- scoppiò a ridere sincero, lasciandolo con una smorfia su due piedi prima che, Ace, afferrando nuovamente la spugna, glie la lanciò sul volto con impeto, sbuffando e allontanandosi subito dopo per sfuggire a quello sguardo sorpreso ma che non durò, e che, in un attimo, lo acciuffò per i polsi, riportandolo a sé e intrappolandolo nuovamente nel suo abbraccio con una mano, alla ricerca, con l’altra, della spugna caduta alle sue spalle, oltre la vasca in ceramica, e per terra.
-Eh no! No, fermo!- rise, Ace, spintonandolo indietro con le mani contro il suo pettorale, invano, e guardandolo sfregargli la spugna sul volto prima che si distendesse all’indietro, per sfuggirli, mugolando poi sott’acqua e cacciando qualche bolla. Ma Ace risalì appena percepì le dita del biondo sfiorargli delicatamente le cosce, come a fargli un leggero solletico. -Cosa c’è?- mormorò nell’istante di un altro brontolio prima di venire coperto di schiuma, dalla spugna di prima.
-È meglio lavarsi, se vuoi mangiare.- spiegò poi, ricevendo per risposta lo stesso contrattacco, ma decise di rispondere con un abbraccio, stringendolo e smuovendosi in una specie di nuova danza, simile alla prima; dondolando con lui lentamente per gioco. -Allora? Diamo retta o no al tuo stomaco? Vuoi che continui a lagnarsi?- ridacchiò, ironico.
-Va bene… Cominciamo da te allora!- esordì vittorioso, afferrando una bottiglietta di shampoo e versandogliela addosso sulla chioma corta del ciuffo che portava, per poi massaggiarlo con le mani che si riempirono di schiuma come quei ciuffetti gialli, per lui, adorabili.
 
 
 
Erano di nuovo fuori, finito quello spuntino, condiviso assieme, si erano diretti poi nuovamente in giro per la città, ed Ace, più che altro, si limitava a seguire Marco, sereno per quella vicinanza e quelle sorprese; incuriosito da esse ma soprattutto così fiero che lo stesse facendo solo per lui, perché lo amava, per il suo cuore, per la sua festa che si sarebbe tenuta a breve. Più o meno. Da ciò che aveva capito, avevano finito di mangiare che erano quasi le sei, se non più tardi, e infatti lo dimostrava il cielo sempre più plumbeo e privo di chiarore, senza sole se non l’oscurità della notte innevata e candida.
-Siamo quasi arrivati, spero non sia un problema il fatto che siamo andati a piedi.- parlottò tranquillo, Marco, osservandolo ancora mano nella mano e sorridendogli gentile, con Ace che negò con il capo, alzando le spalle e affermando che andasse bene anche così, che fosse meglio perché erano terribilmente vicini che le loro spalle si toccavano e lo preferiva di gran lunga, e poi spiegando come, invece, in macchina non avrebbero potuto farlo, tanto meno parlare così tanto come ora, per via della concentrazione solita che aveva il biondo, serio anche in un momento importante come lo era la guida e che, quindi, non si lasciava distrarre da niente ed Ace preferiva lasciarlo così.
-Oh, ottimo. In effetti è anche per quello che ho deciso così.-
-Uh, visto? Ti conosco come le mie tasche, Marco!- si vantò a quel punto, dopo la sorpresa iniziale e propendendo un pugno in avanti e contro il petto, con fierezza di quel risultato.
-Potrei dire lo stesso di te, Ace.- mormorò, avvicinando le labbra contro la guancia del moretto che tremolò arrossendo, a bocca chiusa e le spalle strette prima di cacciare un sospiro accaldato.
-Sì… Sì, lo immaginavo già.- ridacchiò impacciato, strofinando le dita contro il dorso della mano dell’altro mentre lo vide fermarsi in un attimo, con quegli occhi azzurri che si inebriarono di quelli scuri e neri del moro. -Ohm? Che… Che c’è?-
-Ti amo, Ace.- espose tranquillamente, con un sospiro leggero e chinandosi ad afferrare quelle labbra, senza mai stancarsi di esse e del loro splendido sapore, lasciando che il moro mugolasse allegro, afferrandogli il bordo della camicia, all’altezza del petto e puntando a rimanere sull’estremità degli scarponi, per poi distaccarsi lentamente. -E comunque, siamo arrivati.-
-A… Arrivati? Arrivati dove?- esordì perplesso ma subito si guardò attorno, rigirandosi più volte finché non si portò una mano in volto per la sua idiozia, divenendo rosso non solo per il bacio e quella dichiarazione a quel punto, ma anche per non aver visto subito quel grosso e abnorme edificio dalla scritta “Cinema” illuminata e in grande. -Ohm… Beh, e che film ci vediamo?- ridacchiò nervoso, volendo scrollarsi di dosso quell’errore di distrazione che aveva distorto il suo umore.
-Uno che volevi vedere a tutti i costi.- bisbigliò, portando una mano sulla spalla di Ace e portandoselo vicino per tornare al bacio in tranquillità, osservando gli occhi dell’altro illuminarsi di colpo all’idea di potersi godere, con il suo ragazzo, il miglior film di tutti i tempi, di cui tutti parlavano. Forse non era il genere che amava Marco, ma lo aveva portato lì apposta per vederlo felice, e così Ace lo strinse forte in un caloroso abbraccio prima di urlare il più sincero “Grazie!” che poteva trasmettergli il suo cuore, e subito dopo, con allegria, afferrò la sua mano per condurlo all’interno sotto gli occhi confusi e curiosi dei passanti.
 
 
 
Si era aspettato una seconda cena al ristorante, Ace, e infatti era stato così. Aveva mangiato fino a scoppiare, un po’ come al solito, ma era sereno che fosse stato con Marco per tutto il giorno, ma ora, sentiva, che veniva la parte più bella: era ancora presto, nemmeno le nove se non poco più tardi, ma la sensazione di festoni e palloncini che lo attendevano a casa sua era forte nella sua mente, come l’adrenalina gli dimostrava nel stringere con energia la mano del suo biondo Marco, ma che non sembrava lamentarsi per niente, troppo colpito ad ammirare la sua felicità e come lo trainava verso la sua dimora, talmente impavido ed euforico.
-Forza, forza, Marco!-
-Non dirmi che hai già fame?- lo prese in giro, aumentando però il passo dato che, oramai, erano quasi arrivati.
-Ohm, no, ma sono curioso di sapere cosa fanno!- sbottò, spingendolo in avanti e lasciandolo con il braccio teso a penzolare nel nulla mentre, in un attimo, finalmente si ritrovarono davanti al portone, ed Ace fu sempre più emozionato nel sentire quelle risate e quelle voci, basse, ma numerose.
-Buonasera!- esultò, spalancando la porta e vendendo, subito accolto da un forte e amoroso abbraccio del suo piccolo fratellino, che gli balzò addosso esclamando che dovessero fare il conto alla rovescia.
-Non sono nemmeno le undici, Luffy…- lo frenò invece, subito, Sabo, arrivando però a salutare il coetaneo, che annuì, divertito da tutta la folla là attorno mentre Marco chiudeva la porta e si spogliava del cappotto marroncino.
-Arriveranno però!- ridacchiò in risposta, il minore, scendendo dal moro che sorrise, annuendo e scompigliandogli i capelli mentre notò il gruppo di amici di Luffy salutarlo gentili appena si addentrarono in soggiorno, tutti vestiti in modo consono ma non troppo elegante, non c’è n’era bisogno, e nemmeno Sabo e Luffy avevano indossato qualcosa di alto rango, bensì i soliti indumenti, come, più o meno tutti. Si distinguevano invece le ragazze, come Nami e Robin nei loro vestiti brillantinati, e Koala nella sua minigonna nera e un top del medesimo colore, con tanto di pelliccia attorno al collo e dei collant e dei tacchi vistosi.
Ma Ace non ci badò, andando invece a salutare il suo babbo, Barbabianca, che non poteva mancare e ora sedeva in una poltrona immensa e perfetta per le sue dimensioni gigantesche, dandogli quindi il benvenuto con fierezza; con un grande e tenero sorriso mentre ricevette poi, una candida carezza sul capo dal suo dito indice, e una grossa e simpatica risata da quel colosso baffuto. In un attimo, poi, Ace venne preso e trascinato via da Thatch, il suo amico cuoco che lo condusse in fretta al buffet, dove risiedevano anche i suoi amici di lavoro, i suoi colleghi, da Jaws ad Haruta. Erano tutti lì, per lui, compreso Kotatsu a fargli le feste e Marco perenne al suo fianco a fargli compagnia.
-Forza! Giochiamo! Giochiamo e mangiamo!- propose poi, Luffy, già con un cosciotto in mano e uno in bocca, festoso e allegro come mai, mentre Ace, annuendo, si affrettò a raggiungerlo.
 
 
E così, seduto e pieno come un uovo, fiero di quella giornata e di quella che ancora stava per arrivare; seduto tra le gambe incrociate di Marco, batté le mani a tempo e pronunciò con tutti gli altri il conto alla rovescia, ormai prossimi all’uno e già con alcuni suoni di fuochi d’artificio in lontananza mentre percepiva il tono di Marco su di sé, sul suo collo; e le sue mani a massaggiargli i fianchi con dolcezza.
-Uno! Buon compleanno, Ace!- esultarono in contemporanea, tutti poi ad applaudire sotto il suono abnorme della musica, e, nel mentre che Thatch corse a prendere la torta, Haruta e Izou stappavano lo spumante, con tutti già con il calici in mano, tranne Barbabianca che si differenziava per l’enorme e corpulento boccale tra le mani e da poco completamente ricolmo, tra le sue risate.
Ace, divertito, continuò a guardare tutti i suoi amici, i suoi fratelli che gli correvano incontro, lanciandogli pacchi e pacchetti regali ai suoi piedi che chissà dove avevano tenuto nascosti fino a quel momento, mentre, al contrario, Marco decise di affrettarsi, riottenendo la sua attenzione nel farlo alzare e prendendogli le mani appena fu anche lui in piedi, coccolando il dorso di quell’arto con il pollice e baciandoglielo con fare romantico prima di prelevare, dalla tasca, un piccolo quanto brillante anello che lasciò interdetto e a bocca aperta il moro, che prese respiro solo per indietreggiare di un passo, impaurito quanto emozionato alla vista di quell’oggetto. Ma, la trepidazione di tutti, gli fece comprendere che fosse solo lui l’unico a non saperne niente.
-Ace… mi faresti l’onore di unirti a me, passare tutta la vita assieme a me, a cominciare da questo nuovo anno?-
-Oh… Wow…- bisbigliò in gola, talmente piano che forse non lo pronunciò nemmeno, ma talmente emozionato e con il sorriso tremolante che dibatteva assieme al suo cuore, con gli occhi addolciti e inteneriti per quel gesto tanto puro quanto speciale. Si era persino inginocchiato, per fare bella figura! E ancora gli teneva la mano, a guardarlo come se fosse un diamante da preservare. -Ma certo che sì! È il regalo migliore che potessi farmi!- esplose, decretandolo con fermezza, quasi con la voce tremolante, ma resistendo agli occhi lucidi; aspettando impaziente che glie lo inserisse così che, nel mentre che si alzò, gli saltò sulle spalle tra i nuovi auguri e congratulazioni di tutti.
-Penso che sia iniziata una favolosa vita insieme… Che bel compleanno!- mormorò, sfregandosi contro la sua spalla per asciugare qualche lacrima di contentezza e commozione, nascondendole. -Quasi mi dispiace che, per il tuo, ti abbia regalato solo dei libri…- si lagnò poi, con Marco che lo reggeva in braccio per i glutei nonostante il suo imbarazzo, ma Ace era troppo contento da non accorgersi di essere sotto gli occhi di tutti, però rise per come Marco definì quei libri importanti per lui, al punto che, gli disse, gli avrebbe preservati per sempre e non per quello che contenevano, ma per il gesto e la persona che glie li aveva donati. E nel mentre che si dedicarono a un profondo quanto denso primo bacio della loro nuova esistenza assieme, i loro amici decisero di lasciargli spazio, prendendo a parlare, affermando e distaccandosi da quella scena per brindare, e con Thatch che ringraziava il cielo di aver fatto in tempo a vedere e filmare la scena della richiesta mentre adagiava la torta sopra al tavolo del buffet.
-Via con le foto! …Luffy, no!- frenò subito, Nami, con un pugno in testa il suo amico, già pronto ad assalire il dolce mentre Koby, ridendo e con una macchina fotografica in mano, attendeva di fare il suo lavoro. -Muoviti Ace! Facciamo un paio di foto prima che sia troppo tardi per la torta!-
-Va bene! Arriviamo!- ridacchiò, guardandola prima di tornare a Marco e ticchettare contro il suo petto. -Mi metti giù, per favore?- esordì, ottenendo il risultato sperato e poi, sereno, si diresse con lui e assieme ai suoi fratelli, con Luffy che lo intimava ad aprire tutti i regali, volendo saperne il contenuto, ma anche se pure Ace ne era curioso gli disse di farlo dopo assieme, mentre comunque, il minore continuava a lagnarsi di volere ora la torta.
-Aspetta, no?- rise, Sabo, con Luffy a brontolare; sereno poi e guardando con orgoglio il fratello affermò sincero: -Sono molto felice per te, Ace.-
-Anche io! Lo siamo tutti, fratellone!-
-Vi ringrazio.- mormorò, sorridendo e sentendosi lui, quello felice per aver incontrato persone così speciali, un ragazzo che lo amava con tutto il suo cuore come era Marco e a cui non avrebbe mai lasciato la mano; un vero padre che lo chiamava figlio, e poi la sua famiglia, e soprattutto i suoi cari fratelli dal legame di cuore. Era una persona così fortunata, così felice. Era la persona che aveva tutto, e ci teneva così tanto a loro. Sarebbero rimasti sempre assieme, e ora sarebbe stato lo stesso anche con Marco, il tutto sigillato, non in quell’anello, bensì nelle promesse che si scambiavano, per i baci, le parole e i sorrisi; e per il tempo e l’amore che decidevano di passare sempre con l’altro, come se l’uno fosse l’aria per i propri polmoni.
Per fortuna, aveva tutto, compreso il miglior compleanno al mondo!

 
  
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