Film > Pirati dei caraibi
Ricorda la storia  |       
Autore: Laura Sparrow    03/08/2009    7 recensioni
Terzo capitolo della saga di Caribbean Tales - Una volta qualcuno li aveva definiti "una razza in via d'estinzione". Ora Will poteva solo sperare con tutte le sue forze che quel tale, quella volta, stesse sbagliando di grosso.Le acque dei Caraibi si fanno burrascose, qualcosa comincia a cambiare. Forse solo Jack, come Pirata Nobile, può sfidare le forze che ancora una volta si muovono contro di loro, e accettare un'alleanza vitale quanto pericolosa. Nel frattempo Laura comincia a capire il prezzo del titolo di "Capitano", mentre per Will la stessa parola comincia ad avere il sapore di qualcosa di inevitabile...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Caribbean Tales 3
A Pirate Accord




Capitolo 1
La Dama



- Due giorni fa la marina britannica ha affondato la nave di Adam Keele, a poche leghe dall'isola. Una sola bordata, me l'hanno raccontato due poveracci che erano a bordo e solo per un pelo hanno portato in salvo la pelle: bum, dieci cannonate tutte insieme e la nave è andata giù come un pezzo di piombo. -
Bill Night, il locandiere dell'Albatro, stava raccontando le ultime novità agli avventori della taverna, che come ogni sera erano particolarmente affamati di notizie e assetati di ben altro, a giudicare dal numero di boccali vuoti che andavano ammucchiandosi sul ripiano.
- Un bravo ragazzo, Keele... era venuto a sbronzarsi qui solo una settimana fa, che peccato che lui non ce l'abbia fatta. - terminò il locandiere mentre spillava altro liquore dal barile.
- Quante navi pirata sono state prese solo nell'ultimo mese?- borbottò un pirata seduto al tavolo, battendo il proprio boccale sul legno. - Di questo passo, presto ci troveremo le navi della marina qui a Tortuga!-
- Impossibile! Se non l'hanno già fatto è perché non possono farlo. - ribatté un altro uomo. - Qui siamo al sicuro: hanno troppa paura di noi. -
- Paura?!- replicò il primo pirata, sbuffando sonoramente. - Ma quale paura? Dov'eri quattro anni fa, quando quei figli di puttana degli inglesi hanno cominciato i rastrellamenti in tutte le colonie? Ne hanno ammazzati a centinaia, di quelli come noi, e ti posso giurare che quelli non avevano paura! E ora sapete che succede? Stanno ricominciando! Si sono ripresi, si sono riorganizzati, e ora tornano a colarci a picco le navi un giorno sì e uno no... -
- Buoni, buoni!- li interruppe Bill, appoggiando una bottiglia sul tavolo del primo pirata, con l'aria di chi sa il fatto suo. - E dimmi un po', chi ci ha salvati giusto quattro anni fa? La Fratellanza, ecco chi. Quindi date ascolto a me: finché esiste la Fratellanza noi siamo al sicuro. Anzi, vi consiglierei di dare un'occhiata in porto se avete ancora dei dubbi... la Perla Nera è tornata giusto pochi giorni fa, e credetemi, se c'è quella nei paraggi, gli inglesi se ne staranno alla larga. -
Un borbottio concitato si levò dai tavoli mentre i pirati cominciavano a parlottare tra loro tutti insieme.
- Sparrow... - bisbigliò uno in tono concitato. - Lui e i suoi non fanno che cacciarsi nei guai, quattro anni fa come allora... eppure l'ha sempre scampata: quale nave è stata ad affrontare l'Olandese Volante davanti alla Baia dei Relitti? La Perla! E ha anche vinto! E avete saputo del disastro degli inglesi in Guinea? Sempre la Perla, sempre opera di Sparrow! Quel tipo è una leggenda, lo è sempre stato!-
Un vecchio pirata privo di una gamba, che stava ad ascoltare le parole del vicino con aria imbronciata, grugnì sonoramente superando il brusio che lo circondava e abbatté un pugno sul tavolo. - Per me, non c'è niente di buono. - sbottò, volgendo il viso rugoso verso il resto del locale. - Niente di buono nella nave, niente di buono nel capitano. Quella nave ha il malocchio, capite... non si sopravvive a così tanti disastri a meno che la nave non abbia qualche diavoleria addosso e, quant'è vero Dio, mi ci gioco la gamba che mi è rimasta che quella nave ce l'ha!-
- Qualunque cosa sia, è un malocchio che sembra funzionare molto bene. - fece Bill, gioviale, continuando a servire boccali schiumanti. - La Perla Nera è una nave che va per mare da più di dieci anni ed è ancora un gioiello, infatti non mi sorprende che ci siano ancora tanti marinai che farebbero carte false pur di essere imbarcati. La ciurma di Sparrow è diventata numerosa dall'ultima volta che è stato qui: per questo, credo, ha potuto permettersi di dividerla e lasciare che un po' di uomini se ne andassero sull'altra nave... -
- Come? Quale altra nave?- domandò incuriosito il giovane uomo che aveva parlato prima.
- Cosa si è inventato stavolta, ha regalato una nave alla sua donna?- il vecchio pirata senza una gamba alzò gli occhi al cielo. - La nave di Sparrow è piena di donne, ecco perché dico che non c'è niente di normale laggiù!-
- Oh, se andassi per mare credo che una compagnia del genere non mi dispiacerebbe. - ribatté Bill suscitando le risate della clientela. - Comunque stavolta non si tratta di sua moglie; c'era un'altra donna che ha navigato con lui per un po' di tempo. Credo fosse in debito con lei, e l'ha lasciata libera di trovarsi una nave e diventare capitano per conto suo: penso che finalmente ce l'abbia fatta. -
- Ovvio: quando arriva la moglie si ha sempre una gran fretta di liberare il letto da tutte le amanti. - sghignazzò il vecchio pirata, tracannando dal boccale di birra e inzuppandosi i baffi di schiuma.
- Vedila come vuoi. In ogni caso, questa sarà una notte memorabile per la ciurma della Perla Nera. - Bill si perse per qualche attimo a fissare il cielo scuro che si vedeva dalla finestra, poi si riscosse e tornò a sorridere ai suoi clienti. - Avanti, e ora chi vuole un po' di Torcibudella?-

*

Il Delfino si allontanava sulle onde, la sua vela maestra ormai era poco più che una macchia indistinta contro il cielo che scintillava di stelle.
La guardavo andare via mentre me ne stavo appoggiata al parapetto di prua, le mani sul legno fresco e lo sciabordare dell'acqua nelle orecchie. La festa era finita da un pezzo, e Annamaria aveva deciso di salpare subito insieme alla sua ciurma.
Sorrisi: Annamaria, la mia maestra di spada, quella che si era presa cura di me quando per la prima volta avevo messo piede sulla Perla Nera. Avevo saputo che era in debito con Jack di una nave, debito che peraltro il capitano aveva saldato, ma lei aveva avuto la sfortuna di vedere la sua nuova nave affondata poco dopo. Così era stata ripresa nella ciurma, ma fino a quel giorno aveva messo da parte ogni scellino e ogni parte di bottino, fino a che aveva potuto trattare l'acquisto di una nave nuova di zecca che puntava già da tempo.
E così ora eccola laggiù, che se ne andava insieme ad un quarto dei nostri uomini: le ultime imprese avevano dato buoni frutti, così che una volta arrivati a Tortuga, Jack e io avevamo deciso di spartire tutto il bottino e lasciare tutta la ciurma libera di decidere se tornare ad imbarcarsi con noi per un altro viaggio o se restare a terra, o cambiare nave. Quasi tutti erano rimasti, qualcun altro ci aveva lasciati, una parte era quella che era andata a formare la nuova ciurma capitanata da Annamaria.
- Mi mancherai. - le avevo detto con sincerità quando era arrivato il momento di salutarci. Lei mi aveva sorriso come suo solito, con un lampo di spavalderia negli occhi neri. - Anche tu. Ma questo è il mio momento, finalmente! Buona fortuna, capitano. -
- Buona fortuna anche a te. - avevo ricambiato. - Capitano. -
Quando la festa d'addio a bordo della Perla erano finiti l'avevo guardata andare via, impettita sul cassero di poppa, i capelli neri al vento sotto il suo inseparabile cappellaccio, e mi ero detta che probabilmente era l'ultima volta che la vedevo. Ma ero felice per lei: non potevo non esserla.
Quando anche l'ultima ombra della vela del Delfino scomparve nella notte mi voltai verso il ponte, appoggiando i gomiti al parapetto: si stava bene, la notte si portava via la calura del giorno e il ponte era ormai quasi completamente deserto, eccetto per alcuni pirati troppo pigri o troppo sbronzi per alzarsi, che erano rimasti accasciati qua e là sulle assi a ronfare della grossa. Altri pirati particolarmente festaioli che ancora non ne avevano avuto abbastanza della festa d'addio a bordo della Perla erano scesi in porto per dare fondo alla loro paga, e con ogni probabilità li avremmo rivisti solo il mattino dopo.
La nave era semideserta. Lanciai uno sguardo ai vetri della cabina e scorsi una luce baluginante dietro di essi: più che probabile che Jack fosse ancora alzato a scartabellare fra le mappe o fra qualunque cosa conservasse là dentro. Da quando la cabina del capitano era diventato anche il mio domicilio non mi stupivo più di niente: solo il giorno prima, frugando nei cassetti alla ricerca di un compasso per tracciare la rotta, avevo trovato un ukulele e quello che assomigliava molto ad un pipistrello morto.
- Oh; questo l'avevo dato per perso almeno un paio di anni fa, mi pare! - era stato il suo commento al ritrovamento dell'ukulele. Riguardo al pipistrello morto non aveva saputo fornirmi spiegazioni.
Stavo contemplando l'idea di raggiungere Jack in cabina e convincerlo a lasciare perdere le mappe quando un movimento alla mia destra mi fece voltare. Battei gli occhi un paio di volte, sicura di avere avuto un abbaglio poiché il ponte era completamente vuoto. Forse era davvero il caso di andare a dormire.
Mi spostai dal parapetto e proprio mentre distoglievo lo sguardo lo vidi di nuovo: un bagliore bianco come di qualcosa che scintilla sotto la luna, solo a pochi passi dal bompresso.
Mi girai di nuovo, di scatto... E la vidi.
Se ne stava a prua, accanto al bompresso, ed era ritta come una statua e altrettanto immobile: solo il vento le agitava dolcemente i capelli e i lembi del vestito. Sgranai gli occhi e rimasi a guardarla, troppo sbalordita per poter pronunciare una sola parola: era una donna, e non riuscivo assolutamente a realizzare come fosse potuta salire a bordo e arrivare fin lì senza che nessuno la notasse, perché non era decisamente una che passasse inosservata.
Era ricoperta da un lungo drappo bianco e svolazzante, come una dea greca: le ricadeva addosso morbidamente e le lasciava scoperta una spalla. La sua pelle diafana sembrava quasi brillare sotto la luce della luna, mentre i suoi capelli neri agitati dalla brezza le ricadevano sulla schiena, lunghi come non ne avevo mai visti.
Ero rimasta ammutolita. Era splendida, ma di una bellezza irreale, quasi inumana. C'era qualcosa che non andava in lei, e poi... e poi per qualche motivo aveva un'aria stranamente familiare. Ma dove diavolo avrei mai potuto avere visto una donna simile, prima?!
Troppo stupita per parlare, mi accorsi che mi guardava di rimando, e anche da un bel pezzo. Nessuna delle due aprì bocca per un lunghissimo istante, infine riuscii a recuperare la voce e ad esclamare, esitante: - Tu... tu chi sei? Che cosa ci fai a bordo?-
Quella sembrò ridere in silenzio, e infine parlò: - Curioso che tu me lo chieda, visto che per la maggior parte del giorno sono sotto gli occhi di tutti. -
Anche la sua voce, come il resto di lei, era strana: non eccessivamente come la sua pelle o i suoi capelli che non sembravano appartenere ad una donna vera; era dolce, quasi musicale.
Feci un passo di lato, senza osare ancora avvicinarmi a lei: ci separavano soltanto pochi passi ma non ero del tutto sicura di quello che stavo vedendo; rapidamente gettai un'occhiata intorno per vedere se ci fosse qualcuno che potesse provarmi che non ero in preda ad un'allucinazione, ma in giro c'erano soltanto i soliti pirati addormentati.
- Tu sei Laura... Evans... - mormorò lei: non era una domanda. Mi accorsi che mi stava osservando come se mi studiasse, e la cosa mi infastidì: fino a prova contraria era lei la perfetta sconosciuta salita senza permesso sulla mia nave.
- Sì. - risposi. - E il tuo, di nome?-
Un altro lieve sorriso increspò le labbra pallide della donna misteriosa. - Lo porti al collo. -
Per un attimo non capii a cosa si riferisse, poi, lentamente, gli occhi mi si posarono sul ciondolo che indossavo, la perla che mi era stata regalata quando ero piccola. Il piccolo monile brillava, nero come la pece. Avevo un pessimo presentimento.
- La perla... insomma, che cosa stai dicendo? Perché parli per enigmi?- esclamai, rialzando di scatto lo sguardo su di lei. - Ma soprattutto perché sei qui?!-
La donna si fece avanti, ma non indietreggiai: si muoveva leggera, come se i suoi piedi nudi non toccassero terra. Mentre la osservavo mi venne improvvisamente in mente dove avevo già visto la sua faccia, ma non poteva essere... si trattava di certo di una coincidenza...
- Innanzitutto voglio che tu sappia chi sono. - disse, con voce improvvisamente ferma e risoluta. - So che lo sai: voglio sentirtelo dire, perché solo allora saprò che ci credi. -
- Tu sei... - non riuscivo a credere alle parole che stavano per uscirmi di bocca. - Tu... sei la Perla Nera?-
Era la donna scolpita nella polena della nave, la nostra effige, la nostra dea della fortuna durante le traversate. Quella dama in carne e ossa che mi trovavo davanti agli occhi ne era la reincarnazione perfetta, e fui tentata di andare a sbirciare sotto al bompresso per controllare se la polena, quella di legno, ci fosse ancora.
- Bene. - un altro sorriso. - Tu sai che questa non è una nave come le altre: l'hai vista costruire, l'hai vista nascere. Forse eri troppo giovane per capire che cosa realmente stesse succedendo, ma mastro Joby Price non stava costruendo semplicemente una nave. -
Istintivamente arrotolai sul dito la catenella che mi pendeva dal collo. - Quindi?- domandai, esitante.
- Quindi; io sono stata al servizio di due capitani fino ad oggi, ma solo uno di loro si è guadagnato la mia fiducia. Il mio rispetto. Il mio amore. - delicatamente si portò al petto il pugno chiuso. - Ora con lui ci sei tu: per la prima volta devo i miei servigi a due capitani insieme, ma tu ti stai dimostrando meritevole di fiducia; solo il tempo potrà decidere se sarà ben riposta. - mi si avvicinò di un altro passo, sempre tenendo la mano chiusa contro il petto. - Perciò desidero stringere con te un patto: sei il mio capitano, e ti proteggerò e consiglierò ogni volta che ne avrai bisogno. -
Annuii. - Mi sta bene. E in cambio?-
La donna mi scrutò con più intensità come se avesse voluto leggere i miei pensieri. - Hai fatto una promessa al mio capitano solo poche settimane fa: voglio che tu rispetti quella promessa e che ti occupi di lui, sempre. E ti occuperai di me, non mi abbandonerai né mi lascerai morire, fino a che non sarà giunto il mio momento. Questo ti chiedo. Prometti, e io giuro che saprò ricambiare il favore. -
Deglutii. - Lo prometto. - mormorai. Lei allontanò la mano dal petto e la tese verso di me; dopo qualche istante la strinsi.
- Siamo alleate. - proclamò con foga alzando in alto la sua mano e la mia. - Sei il capitano della nave migliore dei Caraibi, sei la protetta della Perla Nera. E ricordati sempre: finché ci sarà un valido capitano a proteggerla, questa nave sarà immortale. -
Qualcosa si muoveva contro il mio palmo, mentre lei pronunciava quelle parole. Lentamente la donna districò le dita dalle mie, e dalle nostre mani ancora vicine emerse improvvisamente un piccolo uccello, forse una colomba -o un passero di mare?- che prese il volo verso le vele color cenere e sparì alla mia vista.
- E quello cosa... - esclamai, riabbassando gli occhi sulla donna, ma mi accorsi solo in quel momento che lei era sparita come se non fosse mai stata lì. Il ponte era di nuovo vuoto e silenzioso, tanto che per lunghi istanti rimasi a guardarmi attorno, smarrita, chiedendomi seriamente se non fosse stato tutto frutto della mia immaginazione.
Era successo veramente? Tornai a guardare le vele arrotolate sui pennoni, forse sperando di scorgere di nuovo l'uccello che aveva preso il volo dalle mani della donna, ma non c'era nulla lassù. Infine, quasi con riluttanza, camminai fino al bompresso e mi sporsi dal parapetto: la polena era lì, finemente scolpita nel legno nero. Aveva il viso immobile rivolto verso l'orizzonte, e una mano era tesa a sorreggere un piccolo uccello con le ali spiegate. Anche lei aveva un paio d'ali, spalancate contro il legno del bompresso.
Improvvisamente l'aria che soffiava dal mare mi sembrava troppo fredda: mi tirai indietro e girai sui tacchi, dirigendomi in cabina con la testa piena di domande e di pensieri poco rassicuranti.

*

Solo quando mi chiusi la porta della cabina alle spalle mi sembrò di ricominciare a sentire un po' di calore: strano, perché in verità la notte non era per niente fredda. Era l'incontro di poco prima che mi aveva lasciata in preda ai brividi.
Erano accese solo le luci di alcune lanterne attorno al tavolo degli ufficiali, e Jack era lì come avevo immaginato, intento a scarabocchiare qualcosa su una mappa. Sentendomi entrare alzò lo sguardo e mi sorrise: la luce calda delle candele si rifletteva sui suoi denti d'oro e sembrava rendere i suoi occhi scuri ancora più scintillanti, come quelli di un gatto.
- Buonasera. - mi salutò, facendomi un cenno. - E' stata una festa d'addio coi fiocchi, non trovi? Qui ho quasi finito, dammi due minuti. -
Annuii, poi mi resi conto di non poter fare finta di niente. - Jack... - feci, non trovando le parole. - Ho... visto qualcosa prima, sul ponte... cioè, non sono neanche tanto sicura di averlo “visto” davvero, però è successo qualcosa e... -
Lui posò la penna e tornò a guardarmi, e stavolta sembrava preoccupato. - Ehi... che è successo?- domandò, inarcando un sopracciglio nel suo modo strano: girò attorno al tavolo e mi raggiunse, senza smettere di fissarmi. - Va tutto bene? Sei bianca da far paura. -
Quasi mi misi a ridere: - Piuttosto normale, per una che ha appena visto un fantasma. -
Le sopracciglia di Jack sparirono sotto la bandana.
- Insomma, non era proprio un fantasma. - cominciai a spiegarmi meglio, prendendo una delle seggiole di mogano scuro e buttandomici pesantemente a sedere. - Poco fa, sul ponte, avrei potuto giurare di essere sola: poi dal nulla è apparsa una donna stranissima, vestita di bianco... un'apparizione, proprio. -
Improvvisamente Jack si fece molto serio, e in silenzio si appoggiò con una mano al tavolo mentre mi ascoltava. Ne fui sorpresa, perché mi sarei aspettata che non mi credesse, che ridesse perfino e facesse qualche battuta su quanto male reggessi il rum, e invece era ammutolito.
- Non riuscivo a capire chi fosse, ma non mi sembrava... umana, capisci? Sembrava uno spirito. -
- E forse non ci sei andata neanche troppo lontano. - commentò lui, decidendosi finalmente a parlare. - Che cosa ha... Ti ha detto qualcosa?-
Ecco la prova che stavo aspettando: quel che gli stavo raccontando non gli suonava nuovo. - Sì, mi ha detto di essere “la perla nera”, poi ha voluto stringere una specie di patto con me: ha detto che ero il suo capitano, e mi ha fatto promettere... - dovevo specificare che avevo riconfermato i miei voti di matrimonio davanti ad una nave incarnata in un corpo di donna? - ...che mi sarei sempre occupata della nave e non l'avrei mai abbandonata: in cambio lei ci avrebbe sempre protetti, sia te che io. -
Jack fece una delle smorfie che faceva quando stava pensando. - Nient'altro?-
- Be'... mi ha chiesto di rispettare la promessa che avevo fatto a te, e di prendermi cura anche di te a dirla tutta. -
A quel punto il capitano fece qualcosa che mi sconcertò: scoppiò improvvisamente a ridere quando solo fino ad un attimo prima era rimasto terribilmente serio, e si portò una mano alla fronte mentre ancora se la rideva di gusto. - Siamo il triangolo amoroso più strano della storia. -
- Ehi!- saltai su, rizzandomi sulla sedia per fulminarlo con lo sguardo. - Che cos'è questa storia? Quella donna non ti è nuova, vero? E' già apparsa altre volte? E chi è in realtà, è vero quello che mi ha detto?-
- Una cosa alla volta. - mi fece lui, allargando le braccia in segno di pace. - Ebbene... devi sapere che tutto quello che ti ha detto è vero. Lei è la Perla Nera. O, per meglio dire... lo spirito di questa nave. -
- Sarei curiosa di sapere quante navi hanno uno spirito. -
- Poche, a dire il vero. - lui sorrise di nuove. - Questo la rende così speciale: forse il tuo vecchio Joby Price non ti ha raccontato che la polena fu la prima cosa della Perla ad essere costruita, e che tagliò personalmente l'albero dal quale l'avrebbe ricavata in una notte particolare... la notte di Ognissanti. - afferrò distrattamente un'altra sedia, la fece roteare su una gamba per girarla verso di me e si sedette, senza smettere di guardarmi e di raccontare con tono sempre più animato. - Il vecchio Price aveva stretto un accordo con lo spirito che abitava quell'albero, uno spirito antico come quelli che abitano il mare, o quelli che gli indigeni delle isole venerano come dei. Non ne esistono molti, di spiriti del genere, ma uno quel vecchio carpentiere l'aveva trovato, e fece un accordo con lui. Con lei, per la precisione, perché si trattava della nostra spettrale visitatrice... Insomma, Joby le avrebbe dato la possibilità di incarnarsi in una nave, vedere il mondo, vivere come uno spirito del mare: la nave che Joby avrebbe costruito per lei sarebbe stato il suo capolavoro, una nave impareggiabile, che sarebbe sopravvissuta a molte navi costruite prima e dopo di lei. Price accettò e costruì per lei quella nave: certo non lo fece da solo, servì l'aiuto di diversi uomini fra i quali il padre di una certa signorina ribelle che mi pare di conoscere... - si allungò per darmi un buffetto sul mento e io mi ritrassi fingendomi infastidita, ma ridacchiai.
- Sai la cosa buffa? Quando la nave fu completa, lo spirito regalò al vecchio Price una perla, in segno di gratitudine e di buona fortuna. E credo proprio che il nostro carpentiere l'abbia regalata a sua volta a qualcun altro, forse sperando che fosse di buon augurio. - lo vidi fissare per un momento il monile che pendeva dal mio collo.
- Queste cose come fai a saperle? Credevo di essere stata la prima a raccontarti di Joby Price. -
- Quasi: io ho saputo la storia, i nomi sei stata tu ad aggiungermeli. Comunque me l'ha raccontato lei in persona... la Dama. -
- La Dama?-
- La chiamo così. - Jack si strinse nelle spalle. - E' apparsa anche a me: la prima volta è stata quando sono diventato capitano di questa nave, quando era ancora la Wicked Wench. Lavoravo per Beckett allora... lo so che non è un dettaglio piacevole da ricordare... - fece una smorfia disgustata. - Fatto sta che dovetti sembrarle un uomo migliore di quelli che aveva avuto modo di vedere fino ad allora, e mi apparve per propormi più o meno lo stesso patto che ha proposto a te. Sarebbe stata la mia nave, e non una nave qualsiasi, se io avessi dimostrato di meritarla e mi fossi preso cura di lei. Accettai, anche se suggellammo il patto in un modo un tantino diverso. -
- Vediamo se indovino... - ironizzai, prendendomi il mento fra le dita e fingendo di riflettere, ma nel frattempo gli rivolsi un'occhiata di biasimo.
- Buona... a quel tempo ero giustificato, no?- replicò lui, ridendo.
- Sì sì... quante altre volte è successo, capitano?-
- Se ti può rassicurare è successo due volte in tutto, e questa è la prima volta che lei ricompare dall'ultima volta che l'ho vista. Inoltre, stando a quello che ti ha detto, non credo che abbia ancora simili intenzioni con me. - tornò a sorridere, sfoderando la migliore imitazione di un'espressione innocente che riusciva a fare. Alzai gli occhi al cielo e scossi il capo, ma sorridendo: probabilmente aveva ragione, ed effettivamente la donna -qualunque cosa fosse- aveva lasciato a me l'incarico di restare accanto a Jack. - Continua. -
- Stavo dicendo... fui capitano sotto gli ordini di Beckett per alcuni anni, poi ci fu il fattaccio degli schiavi, e fui scoperto. La storia la sai: sbattuto in cella, marchiato come pirata, fuggito sotto gli occhi di sette agenti della Compagnia delle Indie, eccetera. La cosa peggiore... - abbassò lo sguardo e sentì che la sua voce si incupiva. - ...fu vedere la Wicked Wench bruciare e affondare in mare. Avevo tradito la fiducia della Dama, e peggio ancora, l'avevo lasciata affondare. Mi chiedevo sempre che cosa ne era stato di lei: era morta? Poteva morire? Fatto sta che decisi di andare a recuperarla, e quasi ci lasciai le penne nel tentativo, come ti ho raccontato. Fu allora che strinsi il mio patto con Davy Jones, riebbi la Perla, e via dicendo. Navigai sulla Perla per due anni, eppure la Dama non tornò mai a farsi viva: non sapevo se davvero fosse morta dopo che la nave era stata affondata, o se semplicemente non mi avesse perdonato per avere lasciato che finisse così. Poi la nave mi fu rubata da Barbossa, e anche lì impiegai i miei buoni dieci anni per riaverla: fu allora, il giorno in cui riebbi la mia nave, che la Dama tornò da me e disse che non l'avevo delusa, perché mi ero opposto a Beckett, l'avevo fatta riportare in vita dopo che si era inabissata, e non ci avevo rinunciato neanche dopo dieci anni. Disse che il nostro accordo era ancora valido, e... - tentennò per un momento, e sollevò le sopracciglia con aria allusiva.
- Seconda notte di ringraziamento; capisco. - terminai per lui.
- Esatto. - annuì, quindi mi scrutò unendo le punte delle dita con aria meditabonda. - Se ti è apparsa adesso penso che sia... be', perché ti ha guardata e ti ha ritenuta degna di essere capitano. E poi ti ha accordato la sua protezione, non è una cosa da poco. Pensa solo questo: Barbossa è stato capitano di questa nave per molto più tempo di me, eppure ti posso assicurare... - un sogghigno di soddisfazione gli attraversò le labbra. - ...che a lui la Dama non è mai apparsa, neanche una volta. -
- Capisco... - la sensazione inquietante che l'apparizione della Dama mi aveva lasciato stava poco a poco svanendo, tanto che perfino dopo quanto mi aveva raccontato Jack mi sembrava quasi di dubitare che fosse accaduto realmente. - In fondo non è niente di che, no?- scherzai, accavallando le gambe e stendendomi più comoda sulla sedia come se fossi su di un trono. - E' solo lo spirito di una nave, incarnata in donna, che mi è apparso per riconoscermi come capitano di una nave maledetta... niente di strano rispetto ai nostri standard, non ti pare?-
Jack rise di gusto. - Decisamente no. - così detto si alzò dalla sedia e si avvicinò a me, chinandosi e allungando una mano verso il mio viso. Le sue dita mi carezzarono dolcemente una guancia, mi sfiorarono le labbra e il mento, quindi scesero calde e delicate sul collo. Si chinò di più, e le perline nei suoi capelli tintinnarono piano quando accostò il viso al mio. - Sono fiero che ti abbia nominata capitano, piccola. - mi sussurrò: le sue dita carezzarono piano il mio collo prima di scendere ancora più giù, nell'incavo fra i seni.
- Grazie. - mormorai piano prima di prendergli il viso tra le mani e premere le mie labbra sulle sue, così calde che parevano bruciare.


  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: Laura Sparrow