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Autore: Mahlerlucia    03/01/2020    1 recensioni
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Qualcosa sta cambiando tra Hiiragi e Shizusumi ed entrambi se ne sono resi conto da tempo. Le reazioni sono state diverse, ma il reciproco desiderio di condivisione non si è mai affievolito. Ci vuole solo un po’ di pazienza e di... attenzione!
[Hiiragi x Shizusumi]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hiiragi Kashima, Yagi Shizusumi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Data: Venerdì 3 Gennaio
Fandom: Given
Personaggi: Hiiragi Kashima, Yagi Shizusumi
Pairing: ShizuRagi
Rating: Verde
★ Avvertimenti: Shonen-ai, What if?, Spoiler!
Numero di parole: 4.409


 

Memories

 
 
…There's a time that I remember,
when I did not know no pain
When I believed in forever,
 and everything would stay the same
Now my heart feel like December
when somebody say your name
'Cause I can't reach out to call you,
but I know I will one day, yeah…
 
 
Dicembre

L’ultimo compito in classe stabilito prima dell’inizio della pausa invernale ti sta portando via l’ennesimo pomeriggio da poter dedicare alla realizzazione del concept del nuovo demo. Il senso di colpa nei confronti di Hiiragi e quella terribile emicrania – che da giorni ha deciso di non concederti un solo minuto di tregua – non stanno di certo favorendo la concentrazione necessaria per la memorizzazione di quelle dannatissime formule di geometria solida. Tenti di disegnare un prisma a base esagonale, come ti viene richiesto dai dati di uno dei problemi che ti sono stati assegnati per il giorno seguente. Ne viene fuori una grossa chitarra, più precisamente un basso.
L’istinto ti porta ad aggiungerci intorno alcuni piccoli simboli luminosi, utilizzando un pastello dal colore piuttosto chiaro e acceso. Ma le prime stelle che provi ad abbozzare risultano essere piuttosto scarne e stilizzate, tanto da riportarti alla mente il livello grafico che mostravi all’inizio delle scuole elementari.
Scuoti la testa, deluso da quella tua piccola performance artistica, con la ferma convinzione di poterci mettere più impegno e devozione. E difatti, gli astri che arrivi a realizzare su quello stesso foglio in un secondo momento appaiono subito molto più delineati, voluminosi e proporzionati. Sollevi appena un angolo della bocca, come massima espressione della soddisfazione a cui ti ha portato l’aver completato quel piccolo scarabocchio musicale.
Il tutto finisce irrimediabilmente in una vecchia cartelletta depositata nell’ultimo cassetto dello scrittoio, da sempre rigorosamente chiuso a chiave. Nessuno ha il diritto di vedere tutte le bazzecole che hai racchiuso lì dentro tra testi di canzoni, spartiti, poesie, disegni e ritagli di giornale.
Per ora nemmeno lui.

Un trillo del telefono ti riporta alla realtà. Non ti ci vuole poi molto ad intuire chi sia il mittente di quel messaggio inviato tramite WhatsApp. Non puoi far altro che aprire controvoglia l’applicazione di messaggistica ed accertarti della ricezione di un vocale lungo ben quaranta secondi. Il solo pensiero di dover ascoltare la sua voce per tutto quel tempo ti rende euforico e malinconico allo stesso tempo. Un miscuglio micidiale di emozioni a cui solo Hiiragi è riuscito a portarti nel corso di tutti quegli anni di stretta e complessa vicinanza.
Sarà infuriato per non averti trovato in studio? Vorrà chiederti aiuto per il compito in classe? In fondo, a differenza tua, non è mai stato esattamente una cima nelle materiale scientifiche. No, non sarà di certo questo. Non dopo le distanze che ti sei voluto prendere negli ultimi giorni. Non dopo avergli spiattellato in faccia di non aver ancora ben compreso il motivo per cui tiene particolarmente alla realizzazione di questo nuovo demo.

 

C’era una luce strana quel giorno nei suoi occhi ambrati. Ti era parso fin dal principio perso nel suo mondo, come se un pensiero in particolare, fra gli altri, lo stesse tormentando e non riuscisse a trovare altra soluzione che recarsi in studio per potervi porre rimedio. Dal momento in cui ti aveva spiegato quali erano le sue intenzioni, si era adagiato sul letto cigolante dell’infermeria sul cui giacevi e non aveva più proferito parola. Ma nonostante ciò, non ti aveva perso di vista nemmeno per un istante, incastrando il suo sguardo sognante nei tuoi occhi scuri ed inquisitori. Le sue guance erano arrossite senza un apparente motivo; aveva iniziato a stringere con forza un lembo di quel copriletto sfilacciato con la mano a te più attigua. Una giovane anima in pena che tentava a fatica di contenere la propria impulsività di fronte alla tua testardaggine e alla tua evidente incapacità di mostrare un minimo di empatia nei suoi confronti.
 
 
Come ho potuto non comprendere?
Scrolli la testa nel vano tentativo di levarti quel ricordo dalla mente, almeno per il tempo necessario.
Con una certa titubanza, decidi finalmente di premere quel triangolino che avrebbe dato il via al suo legittimo sfogo vocale.

“Shizu-chan, si può sapere dove sei? Non dirmi che ti sei dimenticato del nostro demo! Ne abbiamo parlato stamattina a scuola e... beh, come al solito non mi hai risposto! Ma per me il tuo silenzio valeva quanto un ‘sì’, come tutte le altre volte! Se non vuoi venire abbi almeno la decenza di farmelo sapere e di darmi uno straccio di motivazione! Pensi che non mi meriti nemmeno questo? Non credo sai!  Rispondi, per favore!”

Un vocale pregno di risentimento e di delusione, dal contenuto al tono percepito nella sua voce. La supplica finale lascia perfettamente intendere quanto Hiiragi debba sentirsi schiacciato dal peso di queste tue decisioni mai esplicitate in sua presenza. Un senso d’insoddisfazione all’interno del vostro decennale rapporto di amicizia che non avrebbe dovuto esistere per nessuno di voi due, nemmeno a causa di una banale periodo d’incomprensione reciproca.
Rimani a fissare il display del telefono ancora aperto sulla chat che condividi con il bassista. Non sai ancora come muoverti, quale potrebbe essere la maniera migliore per provare ad uscire da quell’impaccio dentro cui siete caduti solo ed esclusivamente a causa del tuo egoismo e della tua freddezza.
Hai sempre evitato di rispondere ai vocali alla stessa maniera perché non hai mai sopportato l’idea di dover riascoltare la tua stessa voce modificata dalla tecnologia; ma scrivere un semplice messaggio non avrebbe fatto altro che peggiorare una situazione già di per sé piuttosto delicata e che non necessita sicuramente di ulteriori motivi di distacco.
Componi il suo numero, evitando così di perdere del tempo prezioso e di cadere nella tentazione di lasciar correre il tutto per l’ennesima volta. Sai bene che in questo remoto caso, Hiiragi non ci avrebbe pensato di certo due volte prima di presentarsi direttamente sotto casa tua. Lo aveva fatto con Mafuyu, con il quale sta ancora cercando di ricostruire quell’amicizia che era andata perdendosi a seguito della morte di Yuuki; figuriamoci se non può mettere in atto lo stesso – estremo – rimedio anche nei tuoi riguardi.
La sua pronta risposta arriva dopo appena due squilli, come se stesse prevedendo quella tua mossa sin dal principio e non avesse fatto altro che attendere con trepidazione quel momento passando nervosamente il suo smartphone da una mano all’altra.

“Shizu-chan! Ma allora sei vivo!”

“Hiiragi, scusami. Stavo rivedendo alcuni esercizi per il compito di domani.”

Dall’altro capo della conversazione cala il silenzio. Un gelo che ti saresti dovuto aspettare, considerando quanto la musica per lui sia sempre stata prioritaria rispetto a qualunque argomento riguardasse la scuola. Oltretutto è solito svolgere tutti i compiti nel dopocena, dato che non ama restare chiuso nella sua stanza ad ‘ammuffire sui libri’, come ha più volte ammesso di fronte ai risultati non particolarmente brillanti di alcuni suoi compiti in classe.

“Non ci posso credere! Per te è più importante quello stupido test che il nostro... ehm... progetto?!”

Progetto.
Certo, quello a cui ambisce Kashima prevederà di sicuro una predisposizione in termini organizzativi; ma siete entrambi troppo maturi ed intelligenti da poter intuire che il termine corretto da utilizzare in quel contesto non è propriamente questo. ‘Progetto’ è troppo generico. ‘Progetto’ sta coprendo qualcosa di ben più profondo e radicato tra i suoi pensieri tangenziali. ‘Progetto’ sa di passato e di futuro mescolati fra loro, con un ossessivo e confusionario sguardo ad un presente dai toni ancora piuttosto sbiaditi.
Non riesci a rispondere in altro modo se non con il silenzio. Le domande di Hiiragi non sono mai casuali e, anche se sai bene che una semplice parola fuori posto non potrebbe mai andare a minare completamente la vostra storica amicizia, conosci l’intero repertorio delle sue possibili reazioni e preferisci di gran lunga che non arrivi ad agitarsi ancor più di quanto non abbia già fatto nell’ultimo periodo. Il tuo compito è quello di proteggerlo e farlo sentire al sicuro, non certo il contrario.

“Shizu-chan, chiudi quei dannati libri e vieni qui... per favore.”

Il tono perentorio mostrato dalla sua voce giusto qualche istante prima si è velocemente tramutato in un sussurro tremolante, una supplica di salvezza dalla mera solitudine che lo sta divorando all’interno dello studio di registrazione. Un sospiro anticipatorio riesce a spazzare via ogni parvenza di nervosismo che lo aveva indotto a risponderti in malo modo, ma senza realmente volerlo. Un piccolo impulso del quale si è subito pentito, onde evitare di allontanarsi ancor più da te, una delle poche certezze rimaste ancora ben salde alla sua fragile esistenza.
Sollevi lo sguardo per dare un occhio alla sveglia poggiata sul comodino: le quattro e mezza. Un orario scomodo per chiunque, senza contare la coltre di neve che da almeno un paio di giorni ricopre le strade della città.
Sono tutte scuse. Tutti piccoli appigli a cui stai cercando di attenerti per procrastinare ancora una volta quel discorso che tenete in sospeso da tempo. Inutili lassi di tempo dietro ai quali cerchi vigliaccamente di nasconderti per evitare di domandargli quale sia il ‘progetto’ a cui ambisce tanto, anche se in qualche maniera puoi provare ad intuirlo in autonomia. Poco t’importa, non puoi scappare di fronte alla necessità di avere le sue conferme. Sono di vitale importanza per entrambi.

“Fra quindici minuti sono lì!”

“Anche prima se riesci! A dopo!”

Come al solito non ti concede il tempo per replicare, riattaccando in fretta e furia come se dovesse correre a riordinare prima del tuo arrivo. Probabilmente non era tanto un riordino ‘materiale’, quanto piuttosto emotivo.
Fissi lo schermo del telefono, ma questa volta senza un evidente motivo; forse sei in attesa di una sua richiamata o di un ultimo messaggio contenente anche la richiesta più assurda. Per quanto ti riguarda, saresti disposto persino a portargli la luna pur di renderlo felice. Pochi istanti dopo realizzi il poco tempo che ti sei concesso prima di raggiungerlo e corri in bagno a prepararti.

Quegli occhi scuri e malinconici tornano a fissarti allo specchio, donandoti l’aspetto di chi non riderebbe nemmeno trovandosi seduto in prima fila dinnanzi allo spettacolo comico più in voga del momento. Ti sciacqui il viso con noncuranza, prima di ritrovarti a torso nudo per indossare abiti più appropriati rispetto ad una vecchia tuta strappata. Poco importa se Hiiragi stesso aveva avuto modo di vedertela indosso in diverse occasioni, specie nelle settimane che hanno seguito la dipartita di Yuuki.
Attraversi il salotto guardandoti più volte attorno. Non hai nessuno da avvisare dato che tua madre si trova ancora in negozio e non rientrerà prima dell’ora di cena. Sistemi tutto quello che ti serve nel tuo zaino e ti appresti ad uscire. Ti affacci sul pianerottolo che dà sulle scale esterne, attratto dalle urla di alcuni bimbi che si stanno divertendo nel tirarsi reciprocamente addosso delle corpose palle di neve. Poco più in là, altri fanciulli si stanno impegnando nella realizzazione di un pupazzo di neve al quale, però, mancava ancora il naso. Stavi già pensando di rientrare per procurarti una carota da poter donare loro, quando la voce squillante di una ragazzina poco più grande si premura di avvisarli dell’imminente arrivo di tutto quello che manca per completare l’opera. Sollevi appena gli angoli della bocca, investito in pieno dai ricordi che maggiormente ti legano a quel piccolo spettacolo infantile che sta deliziando i tuoi occhi.
Hiiragi portava ancora il suo colore naturale di capelli e si divertiva a coglierti di sorpresa non appena ti distraevi. Spesso era Yuuki che ti chiamava per fare il suo gioco, portandolo a quell’innocente passatempo che più volte ti ha costretto a casa con il raffreddore per diversi giorni. Erano quelli i momenti in cui avevi iniziato a soffermarti sul rapporto che era sempre intercorso tra quei due, sulla fiducia e l’ammirazione che Kashima, sin dalla primissima infanzia, versava nei confronti di colui che da lì a qualche anno sarebbe diventato il leader della vostra band. Colui che ancora oggi ti sprona a perseguire i tuoi sogni nonostante la sua definitiva assenza.
Scuoti la testa per scacciare quei pensieri, oramai stufo di tenerli dentro senza possibilità di sfogo.
 
***
 
“Finalmente sei arrivato, Shizu-chan! Altro che ‘quindici minuti’!”

“Buon pomeriggio anche a te. Scusa il ritardo.”

“Ecco... spiegami pure questo insolito ritardo. Sono tutto orecchi!”

Sì certo, insolito.
Inutile nascondersi dietro a qualche futile scusante di circostanza, non avrebbe mai abboccato. Ma in fin dei conti, a che pro avresti dovuto mentirgli su questo aspetto? Al di là dell’inconfutabile ritardo che ti ha portato ad impiegarci il doppio del tempo pronosticato, cosa c’è di così tremendo da dover nascondere?

“Mi sono fermato ad aiutare dei bambini che stavano facendo un pupazzo di neve.”

Hiiragi apre la bocca nel goffo tentativo di replicare a quella tua ultima precisazione, ma finisce solamente per abbassare lo sguardo rivolgendo gli occhi verso quei fogli sparsi casualmente sul pavimento. Poco prima del tuo arrivo era intento a buttare giù qualche idea per i testi dei vostri prossimi pezzi, quelli che avrebbe poi voluto inserire nel famoso demo. Le innumerevole cancellazioni e le nevrotiche stropicciature – senza possibilità di ritorno – sono i segni più evidenti della fatica messa in campo nel vano tentativo di estrapolare le migliori idee dalla sua florida fantasia.
Estrai dalle tasche della giacca il materiale che avevi cercato di prestare a quei bambini. Qualche vecchio bottone raccattato nel vano della macchina da cucire di tua madre, dei tappi di sughero e, infine, la famosa carota che ti aveva fatto decidere di rientrare nel tuo appartamento per allungare i vostri tempi di attesa.

“Ho le prove. Guarda!”

Il bassista sgrana i suoi grandi occhi ambrati per lo stupore provato alla vista di quelle piccole cianfrusaglie. Afferra la carota tra le mani e se la porta vicino al naso; mette in mostra un sorriso sbilenco, di quelli che lasciano presagire l’arrivo di una battuta delle sue.

“È un pupazzo di neve bugiardo.”

“Non credo.”

“Con questo naso....”

“Forse vorrebbe parlare di questioni un po’ difficili da affrontare e non ci riesce. Ma non è bugiardo.”

Hiiragi abbassa velocemente il braccio, sentendosi punto sul vivo. Non ci vuole di certo un genio per intendere che ti stavi riferendo proprio a lui e alla strana aura che aleggia intorno al vostro intricato rapporto, specie nell’ultimo periodo. L’ortaggio scivola dalla sua mano e rotola sino ai tuoi piedi. Lo raccogli e la tieni sul palmo della mano, osservandolo con la medesima espressione che mostrerebbe un cercatore d’ora al ritrovamento della decima pepita nel corso della stessa giornata.
Non è semplice per nessuno avere a che fare con determinati argomenti; complice il tuo atteggiamento remissivo, sai bene di star condizionando gran parte delle ore che trascorrete insieme, indipendentemente dal fatto che siate soli o meno. Inutile tentare di negarlo o addossare a lui gran parte delle responsabilità. La miccia è stata innescata e la bomba posata tra i vostri cuori in tumulto potrebbe esplodere da un momento all’altro, portando conseguenze che potrebbero ledere inesorabilmente la vostra relazione, comunque la vogliate definire in questo momento.

“Forse dall’altra parte trova troppo spesso un muro umano!”

Touché.
L’allusione è chiara, concisa e senza veli, in puro stile Kashima. I giri di parole, così come le metafore troppo elaborate, non sono fatte per essere presi in considerazione da uno come lui; Hiiragi è perfettamente in grado di buttarti in faccia quel marasma di emozioni dentro al quale rischierebbe costantemente di annegare, se lasciato in balia delle sue sole forze. Cosa che ti sei sempre premurato di evitare cercando di rimanere costantemente al suo fianco.
Riponi la carota nella tasca del tuo zaino liberando un sommesso sospiro di rassegnazione inglobato al desiderio di andare oltre, senza però evitare l’ostacolo più grosso. Il nocciolo della questione sta proprio nella sua scoperta e nella capacità di saperlo superare solamente affrontandolo a dovere.

“Posso vedere quello che hai provato a scrivere prima che arrivassi?”

Hiiragi viene colto d’impeto da una violenta reazione di stizza ed imbarazzo, al punto tale da cominciare a raccattare in fretta e furia tutto ciò che aveva lasciato sul pavimento. Di una cosa sei certo: non ha alcuna intenzione di condividere con te i suoi testi. Non ora, almeno.
Sollevi un sopracciglio mostrandoti lievemente sorpreso, ma senza scomporti più del necessario, come qualcun altro avrebbe sicuramente preferito che facessi. Fingi di non voler dare eccessivo peso alla questione avvicinandoti alla tua batteria e sistemando tutto il necessario per poter iniziare a provare. Controlli che ciascun piatto sia ben posizionato e provi per scrupolo il pedale contro la grancassa, mentre lui continua ad osservarti da lontano con tutti i suoi fogli malmessi nascosti tra le braccia strette al petto. Le sue guance sono ancora rosse, ma questa volta a causa di quel sentimento di rabbia che sta covando nella sua mente.

“Ho provato a comporre dei testi, se proprio lo vuoi sapere!”

Parla a denti stretti, quasi sussurrando, seppur si ritrovi più volte a sbuffare sommessamente. Il tuo comportamento lo ha infastidito, ma non conosci altro modo per convincerlo a dirti cosa gli frulli per la testa quando è in vena di ‘misteri’ e mezze verità. Negli ultimi giorni ti ha più volte parlato della difficoltà che sta riscontrando proprio nella scrittura. Ti ha raccontato di un ‘blocco creativo’, della convinzione di non essere più pienamente convinto delle sue idee e di come queste possano essere rese sia all’interno di un testo scritto che di una composizione musicale. Ha più volte ribadito che Yuuki avrebbe saputo come muoversi e che lui non può reggere il confronto. Follie sentenziante in un attimo di fragilità emotiva. Stupidaggini che ti fanno incazzare all’inverosimile per quanto stiano riuscendo nell’intento di uccidere letteralmente la sua autostima.

“Hiiragi, se non vuoi parlarmene ora... non importa.”

“Parlano di alcuni momenti passati che... che mi sono tornati alla mente in questi giorni. Esattamente da quando ha iniziato a nevicare.”

Non riesci a fare a meno di notare il modo con il quale si sta torturando il labbro inferiore con i denti, così come lo sforzo immane che sta compiendo per trattenere l’invasione delle lacrime. Avverti una stretta al cuore mentre cerchi di trovare le parole più adatte per poterlo calmare, per lasciargli intendere che non sei lì per giudicarlo ma solamente per ascoltare le sue parole. E ricordare assieme a lui.

“Anche noi quando eravamo bambini amavamo realizzare pupazzi di neve, te lo ricordi?”

Annuisci senza aggiungere altro. Non hai alcuna intenzione d’interromperlo e sei sinceramente curioso di scoprire a quali episodi si sia ispirato di preciso per i suoi racconti in musica.
Di sicuro avrà pensato anche a Yuuki e a Mafuyu dato che da piccoli eravate inseparabili.

“Giocavamo spesso anche con le palline di neve. Tu eri il mio bersaglio preferito e spesso Yuuki mi aiutava a distrarti. Io facevo la stessa cosa con lui quando voleva mirare a Mafuyu. Me lo chiedeva spesso... in fondo, era divertente.”

“Un po’ meno arrivare a casa completamente zuppi e svegliarsi il giorno dopo con la febbre.”

Kashima solleva lo sguardo e ti sorride appena, ponendo un braccio dietro la testa e spettinandosi i capelli chiari in segno di tardivo pentimento e vergogna. Non lo avresti mai ammesso dinnanzi a lui per non dargli troppe soddisfazioni, ma anche tu avevi sempre trovato quel gioco stagionale piuttosto dilettevole, per quanto fossi perennemente costretto ad interpretare il ruolo del bersaglio sacrificale.

“C’è un episodio che mi è venuto in mente in maniera particolare.”

“Quale?”

“Eravamo in prima media. Yuuki e Mafuyu stavano già cominciando ad isolarsi da noi. Tu eri venuto da me e ci eravamo accordati per costruire insieme il nostro pupazzo nel parco che sta dall’altra parte della strada.”

Come potresti dimenticarti di quel giorno? Con quale coraggio potresti mettere da parte una reminiscenza tanto gradita ed illuminante? L’occasione in cui finalmente hai avuto modo di stare vicino a lui senza l’invadenza di altre persone, senza che i suoi occhi si distraessero dietro ogni parola o spostamento di Yuuki; la prima volta in cui avete avuto modo di parlare a cuore aperto, voi due soli. Il giorno in cui hai compreso quanto fosse importante la presenza di Hiiragi nella tua vita e di quanto quest’ultima sia stata letteralmente ‘ribaltata’ da quando lui vi era entrato a farne parte. Il faro che aveva illuminato l’oscurità di un porto le cui navi rappresentavano quelle emozioni negative che non riuscivi più a tenere sotto controllo, specie dopo tutto quello che era accaduto in passato.

“Eravamo quasi riusciti a finirlo quando sono inciampato in una radice che non avevo visto a causa della neve. Come un perfetto idiota sono finito dritto sul pupazzo e l’ho distrutto. La mia caviglia era più o meno nelle stesse condizioni...”

“Si era slogata, se non erro.”

Il sorriso insabbiato che ha mostrato poc’anzi si trasforma in una vera e propria risata liberatoria. Vieni colto dall’irrefrenabile volontà di domandargli se sia semplicemente contento di ricordare quel preciso momento o se è ancor più felice di sapere che anche tu lo ricordi come se fosse capitato solamente la settimana prima. 

“No, non sbagli! Ti eri avvicinato a me senza né ridere e né imprecare per il pupazzo distrutto. Ricordo che dopo averlo ricostruito avevamo deciso di chiamarlo Bukiyō, proprio in onore della mia rovinosa caduta.”

“L’hai citato in una delle tue canzoni?”

La domanda ti è uscita di bocca spontaneamente, sia per la serenità che la reminiscenza di quel momento sta riportando nella tua anima agitata, sia per la genuina curiosità che ti è sorta verso quel dettaglio.
Lo vedi ridere di nuovo, voltando lo sguardo contro la parete mentre muoveva i primi passi per venire accanto a te. Il suo viso raggiante permette quasi di comprendere quali meravigliosi pensieri gli stiano attraversando la mente. Il tuo interesse lo ha riportato in sé come mai avresti pensato potesse accadere. Come un qualunque processo di natura contagiosa, quel tono di umore è riuscito a coinvolgere anche te, donando un senso tutto nuovo a quella giornata altrimenti vuota e intangibile.

“Sì. Una canzone s’intitola proprio Bukiyō... e parla di me.”

“Egocentrico da parte tua.”

Si volta d’impeto nella tua direzione per lanciarti un’occhiataccia e un buffetto dietro la tua nuca. Sorridi a tua volta, divertito da quel suo gesto scontroso, ma allo stesso tempo sarcastico.
In quegli istanti intuisci quanto Hiiragi sia alla ricerca di un motivo qualsiasi per potersi rimettere in contatto con te e con il tuo recondito stato d’animo.

“Guarda che ne ho scritte ben tre, anche se...”

“Anche se... ?!”

“Anche se... non lo so, non mi convincono. Magari ho scritto cose che sono presenti solamente nella mia testa.”

“Ad esempio?”

Kashima si solleva improvvisamente dalla cassa sulla quale si era seduto. Si para davanti alla batteria e poggia entrambe le mani sui tom che sovrastano la grancassa. Il suo viso è ancora una volta paonazzo.
Tenti di prepararti psicologicamente a quello tsunami emotivo in procinto di inondarti con le sue ammissioni ‘compromettenti’.

“Ad esempio... quello che agli occhi di qualcun altro potrebbe rappresentare la nostra amicizia.”

“E agli occhi di chi in particolare?”

Domanda retorica e provocatoria, di quelle che ogni tanto ami sferrare per indurlo ad ammettere ogni suo ‘misfatto’ il prima possibile. È uno stratagemma che solitamente porta ai risultati sperati.

“Di mio nonno! Shizu-chan, che diamine di domande fai?!”

“Beh, in qualche modo mi hai dato la risposta che volevo.”

“La risposta che volevi? Credi che mi sia dimenticato dell’aiuto che mi hai dato proprio quella volta? La tua mano era nella mia, pronta a scaldarmi perché i miei guanti erano diventati poltiglia tra la neve. Pensi che non mi ricordi del fatto che mi avevi preso sulle spalle e mi avevi portato fino a casa? Oltretutto, eri stato tu a prenderti la briga di spiegare a mia madre cosa fosse successo perché io mi sentivo troppo in colpa. Tu mi hai salvato le chiappe quella giornata, Yagi Shizuragi! Non Yuuki, non Mafuyu. Solo tu. E anche adesso... chi continua a rimanere ancora al mio fianco, nonostante tutto? Eh?!”

“E continuerò a farlo. Sempre se tu lo vorrai.”

Hiiragi consente finalmente libero sfogo a quelle lacrime che stava trattenendo da diversi minuti. Si accascia sulla batteria e per un attimo arrivi a temere che la sua incolumità; a proposito di Bukiyō.
Decidi di andargli incontro, sollevando con estrema delicatezza le sue mani dai tamburi e portandole intorno ai tuoi fianchi per poterlo abbracciare e consolare come si deve. Per un attimo ti sembra di tornare a quella sera in cui era scoppiato a piangere dopo aver sentito Mafuyu cantare per la prima volta con la sua band. La sua incontenibilità era il frutto di mesi interi di silenzi, paure e sensi di colpa ingiustificati.
Avverti la pressione delle sue braccia intorno alle tue spalle e non puoi far altro che assecondare quel contatto portando a tua volta le mani dietro la sua schiena. Lasci che le tue labbra lo bacino più volte tra i capelli godendo a pieni polmoni del suo odore. Un profumo che sa di buono, di onestà e di fragilità. Un’essenza che rappresenta appieno il suo essere schietto e sincero, nonostante le sue innumerevoli remore e i suoi infiniti timori.

“Shizu-chan.”

“Dimmi pure.”

“Anche se sono il tuo Bukiyō, promettimi che non mi farai più aspettare. Che non preferirai più i compiti a me... ehm, volevo dire... alla band! Sì, alla band!”

Nessun lapsus freudiano, semplicemente un’altra delle sue piccole-grandi verità omesse che non ne vogliono più sapere di restare nell’ombra. Di tanto in tanto amano far capolino all’interno della sua baraonda emotiva, trovando la loro apposita via di fuga per potersi esternare nei momenti meno opportuni. O forse in quelli decisamente più propizi; dipende sempre dai punti di vista e dalle occasioni che si presentano.

“Tu sei la band. Quindi hai detto bene.”

“No, ho detto una cazzata. Noi siamo la band! Tu ed io...”

Non c’è null’altro da aggiungere. Non sarebbe nemmeno corretto inquinare quel clima di serenità che siete riusciti a generare l’uno nei confronti dell’altro, semplicemente confrontandovi e supportandovi come quel giorno al principio delle scuole medie. Nessun gesto inatteso o fuori luogo: se mai qualcosa dovrà accadere tra voi, è giusto che trovi il suo tempo e la sua dimensione. Avete di fronte a voi un futuro arduo ed incerto ma, allo stesso tempo, prospero e luminoso. Avete di fronte a voi i migliori anni della vostra vita da dover condividere e solo voi potete arrogarvi il diritto di decidere in che modo. A sedici anni non è facile comprendere quanto possono essere labili determinati confini umani e occorrerà sicuramente attendere per capirlo.
Prendetevi il vostro tempo e custoditelo come fareste con una pietra preziosa da poco ritrovata sul fondo della scatola dei tesori più preziosi che avete a disposizione.











 


Angolo dell'Autrice


Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia one-shot! :)

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver indetto questa challenge natalizia che ha permesso tutto questo! **

Credo di non aver fatto così tanta fatica a scrivere una one-shot come in questo caso. Non perché non l’apprezzi particolarmente, tutt’altro. Proprio perché amo alla follia questi due personaggi e la dolcezza con cui li descrive e li contestualizza la loro mangaka, non volevo cadere nel banale e nel puro sentimentalismo da ship che deve arrivare ad un obiettivo (sì, quello) e niente di più.
C’è tanto ancora da dire su questo pairing a partire dall’opera originale. Non mi sbottonerò troppo in spiegazioni perché cadrei nello spoiler di alcuni capitoli che devono ancora essere tradotti, ma l’angst è assicurato e si parlerà ancora a lungo di Yuuki. Shizu si porta dietro delle convinzioni (sbagliate) che dovrà prima o poi chiarire con un Hiiragi sempre più in balia dei propri sentimenti da esternare. Chi vivrà vedrà! **
P.S.: Bukiyō significa ‘maldestro’.

Il titolo della storia riprende quello della canzone ‘Memories’ dei Maroon 5 (di cui riporto la prima strofa all’inizio del testo).
La storia è scritta in seconda persona e al tempo presente. Il POV è quello di Shizusumi.

Grazie ancora a chiunque passerà di qua! ^^

A presto,

Mahlerlucia


 
   
 
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