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Autore: kamy    03/01/2020    1 recensioni
[Ispirata alla canzone Echo di Jason Walker].
Tony fa parte degli Avengers da tre anni. Si fida del Leader, anche se Capitan America cerca di convincerlo a diventare leader al suo posto.
E se scoprisse che tutto quello che ha vissuto fin'ora è stata solo una menzogna?
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Partecipa all’Epiphany Run di Piume d’Ottone.

Prompt: 02. Microonde

 

Cap.16 Bacio d’addio

 

Perché il mio eco, eco.

Oh la mia ombra, ombra.

Hey, hey c'è qualcuno là fuori...

 

Il laboratorio era illuminato da delle lampade bianche che ferivano gli occhi. Si riflettevano nelle porte a vetri che davano vita al cubicolo.

Rogers si grattò la fronte.

< Mi chiedo quanti laboratori abbia questa casa. Si vede proprio che è ricco >. Strofinò il piede per terra. < C’era addirittura una cascata in salotto! Accanto a quel pianoforte stupendo.

L’altro Steve è proprio fortunato a vivere qui. Da bambino non avrei mai potuto neanche immaginare un posto simile.

Santo Cielo, non solo sono nel futuro, ma addirittura in una casa che è avanti con i tempi! Tutta questa tecnologia è fantastica > pensò.

Tony si portò il caffè bollente alle labbra e lo sorseggiò. “Vero caffè italiano, si vedono le tue origini”. Indossava degli spessi occhiali protettivi, che davano al suo volto qualcosa da insetto. “Voi lo fate più forte, come piace a me”.

“Il tuo fidanzato non te lo prepara?” domandò Rogers. Vagava all’interno della stanza, guardando pezzi di metallo, bulloni, chiavi inglesi e laser.

Tony ribatté, posando il caffè in un angolo libero del tavolinetto accanto a lui.

“Non si abbasserebbe mai”.

Steven espirò rumorosamente dalle narici, infilando le mani in tasca.

“Devi avere pazienza. Sai, non è come nei videogiochi che puoi infilare una macchina del tempo anche nel microonde.

Anche se mi chiedo come ci entreresti” disse Stark.

“Vuoi davvero farti l’amante?” domandò Rogers, passandosi la mano tra i capelli biondi.

Tony gli porse una bustina raccolta da terra, Steve la prese con mani tremanti e l’aprì, trovandovi dentro un cheesburger.

“No, ti stimo troppo. Non sei tipo da seconda scelta” sussurrò Stark.

Steven incassò il capo tra le spalle, gli occhi liquidi.

“Non mi sarei mai messo tra due già fidanzati. Voi due sembrate direttamente una coppia sposata” mormorò.

Stark gli rispose: “So cosa significa essere la copia di se stesso. Per tutti è l’armatura il vero Ironman, io sono solo il figlio mal riuscito di Howard Stark, il grande uomo”. Corrugò la fronte. “Per colpa dei tuoi ricordi, persino per il mio ragazzo alle volte sono solo l’ombra di Howard”.

Steven rabbrividì, giocherellando con l’orecchio.

< Non oso immaginare quanto gli abbia detto riguardo ai miei ricordi più intimi. Mi vergogno così tanto, non vedo l’ora di scappare > pensò.

“In un’altra vita avremmo anche potuto stare insieme” sussurrò Tony. Saldò due pezzi di lamiera insieme, generando una serie di scintille azzurre.

Steve si era allontanato, aspettò che finisse in un angolo della stanza.

Tony posò la saldatrice per terra.

“Hai chiusi con i tuoi conti in sospeso? Non vorrei fare di te un fantasma” scherzò, con voce impastata.

< Non riesco a capire se è divertito o disperato. Forse solo melanconico, come me > pensò Rogers.

“Sì, mi sono visto con Bucky. Non chiedo altro” mormorò.

Tony annuì, facendo ondeggiare un piccolo ciuffo che spiccava andando verso l’alto.

Steven addento il cheesburger, sporcandosi le labbra di formaggio e briciole.

“Tra noi non avrebbe funzionato. Siamo attratti, ma troppo diversi”. Morse di nuovo il panino, il sapore del cetriolo copriva in parte quello della carne. “Siamo come un microonde e una macchina del tempo. Possiamo andare bene insieme solo nella fantasia” spiegò.

Stark sospirò.

“Forse hai ragione tu” mormorò, avvitando un bullone.  “Però posso darti un regalo d’addio?” domandò.

Steve finì il panino, annuendo. Lo raggiunse e si piegò in avanti, chinandosi sulle ginocchia.

“Un altro panino? O un fornetto?” scherzò.

Tony chiuse gli occhi e lo baciò, lo ascoltò mugolare di piacere e si allontanò lentamente.

“Un bacio d’addio” sussurrò.

 

  
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