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Autore: lunatica91    04/01/2020    1 recensioni
-Dov'è che vuoi andare te?-
-Ad un larp.-
-Sì, ok, ma dove hai detto che si svolge questo larp?-
-In un bunker.-

Un gioco può cambiare anche la realtà? Ma infondo, cosa è reale e cosa un gioco?
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Per questa storia devo fare una piccola premessa: parlerà di un'esperienza su un LARP (Live Action Role Playing), in italiano, Gioco di Ruolo dal Vivo. Quello che voglio raccontare, però, non tratterà della trama del gioco ma dell'esperienza che ha vissuto la protagonista nel giocarlo: i timori e le paure iniziali, il confronto con altri giocatori, il gestire conflitti immaginari, in poche parole l'immedesimarsi in questo mondo a tratti magico e a tratti assurdo.

Spero possa piacere come idea, fate sapere! E buona lettura!

 





Prologo




-Dov'è che vuoi andare te?-

Lo sguardo sgomento e divertito del mio ragazzo mi lascia interdetta e un po' accigliata.

-Ad un larp.-

-Sì, ok, ma dove hai detto che si svolge questo larp?-

-In un bunker.-

Il tono e lo sguardo sono talmente divertiti che le labbra fremono nel tentativo di non ridere e la cosa inizia a darmi fastidio.

-In un vero bunker antiatomico!- esclamo stizzita -Capisci quanto è figo? Sarà tutto organizzato e allestito per tre giorni! Dormiremo e mangeremo lì, in un vero bunker della seconda guerra mondiale!-

Il mio ragazzo alza le mani in segno di resa, ma noto ancora l'ombra di un sorriso aleggiare spavalda sul suo volto.

-Non dico che non sia figo, ma ammetti che per essere la tua prima esperienza con i larp, te ne sei scelto uno parecchio pesante.-

Sospiro. Su questo devo dargli ragione: effettivamente andare fino a Roma per un larp di tre giorni chiusa in un bunker antiatomico, be'... non sarà una passeggiata.

-È vero- ammetto -ma era da un po' che ci stavo pensando e quando Andre e Gio mi hanno chiesto di andare...-

Il mio ragazzo ridacchia: -Ti hanno “chiesto di andare” non è proprio la scena esatta. È stato più un “Noi andiamo a questo larp.” “Davvero? Posso venire?” “Sì.” “Ok!”-

Gonfio le guance mentre lui continua a fissarmi divertito.

-Non sei divertente...- borbotto imbarazzata.

Sento le sue braccia avvolgermi teneramente.

-Dai, lo sai che scherzo. Sembra davvero molto bello e spero che ti diverta.-

-Vorresti venire anche tu?-

Le sue braccia si sciolgono in un lampo.

-Assolutamente no! Ma ti chiamerò ogni giorno per sapere se sei ancora viva.-

Per quanto i suoi riflessi certe volte fossero fulminei, questa volta non riuscì ad evitarsi una cuscinata in faccia.

 



Andre mi piazza davanti alla faccia una pila di fogli alquanto sostanziosa.

-Ehm... e questi cosa dovrebbero essere?-

-Il regolamento del larp.-

Aiuto.

-Che cosa?!-

Il suono acuto e gracchiante della mia voce mi allarma mentre Andre se la ride tranquillamente sotto i baffi.

-Be' Debbi, ogni larp ha delle regole e una trama, altrimenti come faresti a giocare? Questo poi è auto conclusivo, quindi devi anche scegliere il personaggio prefatto.-

-Sì, d'accordo, ma devo leggermi tutta questa roba?-

La mano sulla mia spalla dovrebbe essere rassicurante, ma io la trovo un macigno sadico.

-Assolutamente sì.-

In realtà non fu così tragica. La lettura scorse tranquilla e a tratti riuscì persino ad emozionarmi. Non sono mai stata attratta dalle trame postapocalittiche: l'ansia di un futuro distopico e drammatico non mi ha mai invogliata a scoprire la fine di film e libri sui generis, anche perché tanto alla fine muoiono sempre tutti.

Ma questa trama era diversa. Trattava di un futuro alternativo, dove la Guerra Fredda non era rimasta tale e il mondo era stato brutalmente bombardato. Alcuni umani erano sopravvissuti grazie ad uno dei bunker costruiti per l'evenienza e, nonostante le difficoltà, quella piccola popolazione era riuscita a sopravvivere cent'anni all'interno di quei tunnel, senza però mai vedere la luce del sole, o l'aria sulla pelle, o l'acqua del mare e, soprattutto, con una solida mentalità e costumi anni '50. Quindi, in poche parole, sarebbe stato vivere in una realtà alternativa più che distopica. Il compromesso mi andava bene.

Il problema ora era un altro: che personaggi erano rimasti? Purtroppo avevo scoperto troppo tardi dell'esistenza di questo larp e quindi non erano rimaste che poche briciole. Se solo l'organizzatore mi avesse risposto...

Ricontrollai meticolosamente i messaggi e, proprio come se l'avessi evocato, ecco arrivare la vibrante risposta. La scelta ricadeva su due personaggi: Dirac o “quella che porta i pantaloni”, donna piuttosto emancipata per l'atmosfera, scienziata e lavoratrice ma con problemi coniugali, e Valentino, “lo spazzino dal cuore ardente”. Non ci misi molto a scegliere.

-Allora, Debbi, hai deciso chi sarai nel Bunker?- chiese Andre avvicinandosi all'improvviso.

Assentii sicura e decisa, pronta a buttarmi in quell'assurda avventura.

-Certo! Sarò Dirac, “quella che porta i pantaloni”.-

-Forte! E che storia ha?-

Lessi velocemente il foglio con le annotazioni.

-È una scienziata molto risoluta e caparbia, ma ha problemi coniugali.-

-Oh, interessante! Quindi sei sposata?-

-Sì, ma c'è scritto che la licenza di nascita non è sfruttata... che cosa vuol dire?-

Andre fece un sorriso sghembo.

-Che non avete procreato.-

Ridacchiai imbarazzata.

-Ecco perché stanno litigando, insomma...-

Anche Andre rise divertito e si congratulò per la scelta.

-Be', ora manca soltanto una cosa, Debbi.-

-Cosa?-

-Il costume anni '50!-

Allora, se sei uomo, più o meno dal milleottocento ad oggi il vestiario è pressoché uguale: camicia, pantaloni, giacca, scarpe di pelle. Punto. Se proprio vuoi strafare, indossi un panciotto.

Per le donne la storia è decisamente diversa. E il fatto che nella descrizione del mio personaggio ci fosse scritto che portasse i pantaloni, be', era solo un modo di dire purtroppo. Avrei dovuto trovare in meno di due settimane una camicia/maglioncino nero, una gonna lunga in stile e colore adatto, un sottogonna e delle scarpe con i tacchi. Per non parlare della festa da ballo che si sarebbe tenuta nel bel mezzo del larp dove, ovviamente, saresti dovuto arrivare elegantemente adeguata. Ah, e non dimentichiamo la cosa più importante: oltre al fatto di avere dei colori per suddividerci in categorie, e quindi trovare i vestiti sarebbe stato ancora più arduo, avrei dovuto sopravvivere ai tredici gradi costanti che aleggiavano nella struttura. Non so dire se partire in piena estate, con 40 gradi all'ombra, e piombare per tre giorni ad una temperatura quasi invernale mi facesse bene, ma accettai la sfida.

 



Nelle giornate che seguirono lessi più e più volte il mio personaggio. Lì per lì non avevo compreso appieno il fatto che avrei dovuto interagire con perfetti sconosciuti e viverci assieme per tre giorni. E se mi fossi bloccata perché troppo imbarazzata? E se fossi scoppiata per l'assurdità della situazione? Il mio personaggio, per di più, era anche sposato, quindi anche io ero in un qualche modo sposata e la cosa iniziò a destabilizzarmi. Come avrei reagito di fronte a questo tizio? E come avrebbe reagito lui? Come avremmo gestito i conflitti? Io volevo il conflitto?

Tutte queste domande vorticarono nella mia testa fino al giorno prima della partenza, incapaci di avere risposte. Non chiesi consiglio a qualcuno perché non c'era davvero qualcuno a cui chiedere: i miei amici li avrei incontrati di lì a poco e, per non rovinarci la sorpresa, non parlavamo granché dei nostri personaggi, preferendo rimanere sul vago. Non ne parlai nemmeno col mio ragazzo, come non gli dissi che il mio personaggio era sposato. Lo so, lo so, è sbagliato e lui non è nemmeno un tipo geloso, ma semplicemente non volevo dirglielo. Volevo tenere quell'esperienza per me, anche l'esperienza matrimoniale, soprattutto quella. In fondo, sapevo che una parte di me si rivedeva in quella donna, anzi, quasi la ammiravo. Sembrava davvero una donna con la testa sulle spalle, sicura e senza dubbi. Ma sapevo anche che era stata descritta come fragile e distrutta dai litigi col marito, sua ancora di salvezza. Quindi avevo iniziato ad immedesimarmi in lei, a farmi miei i suoi problemi e le sue paure, come anche le sua forza e grinta. E infondo, un po' dei suoi problemi erano anche i miei.

Dunque, già un po' Dirac e un po' Debbi, mi tenni per me ogni cosa, pronta ad alzare il sipario.

 

   
 
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