Film > Star Wars
Ricorda la storia  |      
Autore: _helianthus    05/01/2020    3 recensioni
[Reylo | SPOILER DI TROS | Fix-it | 6394 parole]

"Rey chi?"
"Rey Skywalker."
Mastica la parola, e ha un sapore diverso rispetto a quando la diceva accompagnandola con
maestro. Non le piace particolarmente e si morde piano la lingua.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
love like ghosts sì

love like ghosts



C'è qualcosa che non va, riflette Rey, nella fine della sua storia. Ha smesso di credere nelle leggende e nelle favole un po’ di tempo fa, ma nonostante questo è sicura che tutto questo sia troppo sbagliato, persino per una tragedia.

 
Il calore di Ben Solo se ne va dalle sue mani ancora prima che possa rendersene conto e chiuderle, stringerle a sé, nella speranza di mantenere qualcosa di suo, di loro. Sa che dovrebbe alzarsi, scappare da quel cimitero e raggiungere i suoi amici, far sapere loro che è viva e sta bene, ma quando alza la testa verso il cielo che crolla sopra di lei e chiude gli occhi, sa che, se esce da lì, Ben smetterà di esistere.
 
Una vita breve, per lui: nato e morto nello stesso giorno, senza neanche essere annunciato al mondo. Un segreto che muore con lei.
 
Rey afferra la maglia che si è lasciato indietro e ne sente la tessitura, ruvida e grezza, come le maglie di un'armatura. Il buco che Rey ha fatto con la spada laser soltanto poche ore prima è ripugnante e i bordi sono poco più scuri, ancora intrisi del sangue che è uscito prima che potesse chiudere la ferita. Mentre si alza in piedi a fatica, se la lega sui fianchi. Nessuno verrà per lei.
 
(Se si accorge della sagoma blu che la guida fino all'Ala-X di Luke, pensa che non siano altro che scherzi di luce.)
 
*
 
Nonostante il dolore (un mostro grottesco di cui non pensa che riuscirà mai a liberarsi), quando Finn la trascina via dai festeggiamenti per parlarle in privato, Rey non riesce a trattenere la gioia che le esplode dentro.
 
Sento la Forza, ed è bello non essere tanto soli quanto prima, anche se Rey mentirebbe se dicesse che la sua presenza nella Forza si avvicina anche solo di poco a quella che avvertiva quando Kylo Ren si trovava nel suo stesso sistema. O sul suo stesso pianeta, o nella sua stessa stanza.
 
Rey si sente di nuovo una ragazzina, abbandonata in mezzo al deserto.
 
“Quando eravamo su Exegol, vi ho percepiti, l’ho percepito...”
 
Rey distoglie lo sguardo dalle loro mani unite e sgrana gli occhi, incredula. Pensava che Finn e Poe l’avessero vista trafiggere Kylo Ren su Endor, non era ancora riuscita a spiegare cosa fosse successo davvero nella sala del trono dei Sith. Eppure, possibile che Finn l’avesse sentito?
 
“Un potere pari al tuo, ti accompagnava come un’ombra, ma non era oscuro. Era... Era Leia?”
 
I suoi occhi brillano e in Rey sgorga un ricordo: se stessa soltanto qualche mese fa, appena atterrata su Ahch-To, mentre porgeva a Luke la spada laser di suo padre con quella stessa luce negli occhi.
 
Speranza, pensava allora, ma guardando Finn le è più facile pensare ai bambini di Jakku quando ascoltavano le storie delle leggende della galassia, e le promesse che poteva custodire una vita lontano da quel deserto.
 
È un breve momento, quello in cui pensa di annuire alla sua domanda, ricordando il modo in cui il suolo le è scivolato sotto i piedi conoscendo Luke Skywalker: meglio mantenere la speranza, dentro chi può ancora tenerla viva. Sarebbe solo una mezza bugia, in ogni caso – Leia era lì con lei, in effetti, ma non importa.
 
Una sensazione dentro di lei, una voce che chiede qualcosa che non è né giustizia né vendetta, la costringe a rispondere con un filo di voce, mentre scuote la testa.
 
Il sorriso di Finn vacilla ed, entro la fine della breve spiegazione (marcata da un’ellissi importante sul finale), è completamente sparito. Lascia spazio a un dubbio incredulo. Rey non lo biasima.
 
*
 
Quando Ben le appare la prima volta, Rey sta facendo ciò che sa fare meglio: la cerca rottami, dentro il caccia TIE del Leader Supremo, quasi completamente distrutto. Quasi è la parola chiave, oggi come allora, anche se Rey non trova nulla che non sia impersonale, ed è difficile nascondere la delusione.
 
"Rey."
 
Il suo nome pronunciato da quella voce e che esce da quelle labbra è una delle sue allucinazioni più ricorrenti, perciò non ci fa molto caso - anzi, resistere al bisogno di voltarsi e di sperare è uno degli obiettivi che non riesce a raggiungere, nonostante le decine di volte in cui si è trovata in questa situazione.
 
Sei difficile da trovare.
È difficile liberarsi di te.
 
Se non fosse tutto così ingiusto e doloroso, Rey lo troverebbe quasi divertente: Kylo Ren non riusciva a lasciarla in pace, e Ben Solo non è riuscito a rimanere, quando gliel’ha chiesto.
 
Si asciuga le lacrime che stanno già per cadere con il dorso della mano, imprecando e ridendo, sapendo già come finirà - dando di nuovo fuoco a ciò che resta di questa stupida nave, forse gettandoci dentro la maglia che si porta ancora dietro. Anch’essa sta iniziando a perdere il ricordo di Ben, come se fosse uno straccio qualsiasi.
 
"Rey?"
 
Che poi, a ben vedere, se avesse usato questo tono, forse gli avrebbe preso la mano. Di continuo si chiede cosa sarebbe successo, se l'avesse fatto. Se avesse accettato la prima, o forse la seconda volta. Se fosse rimasta con Luke. Se, se, se.
 
Forse non sarebbe lì a piangere mentre rovista nel caccia di Ben alla ricerca di qualche ricordo che sia reale, a differenza della voce nella sua testa.
 
"Rey!"
 
L'urgenza della voce non è una cosa nuova, ma la mano che sente sulla sua spalla sì: Rey si volta di scatto, brandendo il suo bastone in un attacco scoordinato e spaventato.
 
Il colpo passa attraverso il corpo di Ben Solo, davanti a lei a braccia incrociate e con un’espressione corrucciata in viso, anche se il modo in cui il suo petto si alza e si abbassa - visibilmente e velocemente, come se avesse fatto una corsa, come se fosse vivo - tradisce il suo entusiasmo. Le sue labbra tremano e, se non conoscesse Ben Solo, direbbe che sta cercando di trattenere un sorriso.
 
Rey perde l'equilibrio e rovina a terra, sotto gli occhi dell'uomo, balbettando qualche parola a mozziconi.
 
"Non ci vediamo per appena qualche giorno e la prima cosa che ti viene in mente di fare è attaccarmi." Rey capisce che forse la solitudine non è la strada per lei, se questi deliri ne sono il risultato. "Pensavo avessimo superato questa fase."
 
Cerca di non staccare lo sguardo dalla sua figura, traslucida e tremolante come i bordi di una fiamma, ma mentre si alza appoggia una mano su un pezzo rotto di lamiera, appuntito, e il dolore la costringe a guardare in basso.
 
Sente qualcosa mancare. Quando rialza lo sguardo, con un groppo in gola, Ben è già sparito.
 
*
 
Su Ahch-To non c’è niente, a parte ricordi sgradevoli. Le custodi dell’isola stanno ancora ricostruendo la capanna che Luke ha distrutto quella sera, e non la fanno avvicinare.
 
Ha il sospetto che, anche se lo facesse, non ci troverebbe nessuno.
 
*
 
"Rey chi?"
"Rey Skywalker."
 
Mastica la parola, e ha un sapore diverso rispetto a quando la diceva accompagnandola con maestro. Non le piace particolarmente e si morde piano la lingua. Ormai non può più rimangiarsela, comunque: la signora se n'è andata prima che potesse correggersi. Anche allora, se lo facesse, sarebbe un gesto stupido.
 
Rey non rimane troppo a lungo a guardare la notte calare. Ha visto tramonti sulla sabbia a sufficienza per il resto della sua vita.
 
*
 
"Skywalker?"
 
Stavolta Ben Solo ha la decenza di comparire non dietro ma davanti a lei, per cui lo spavento lascia spazio a un battito cardiaco che nelle sue orecchie sembra una cavalcata di cavalli – come quelli che ha visto su Endor, terrificanti e ben più grandi di lei.
 
Non riesce ad aprire bocca. Cosa si può dire al fantasma incorporeo dell’uomo che, dopo infiniti tentativi di togliertela, ha dato la sua vita per salvare la tua?
 
Ben Solo è dissonante, dentro la piccola abitazione in cui una volta viveva suo zio: le sue gambe troppo lunghe per le sedie e le sue spalle troppo larghe per qualsiasi posizione diversa dallo scomodo accucciarsi sopra al tavolino, a braccia incrociate, mentre la guarda con un sopracciglio alzato. Rey, improvvisamente, si sente in imbarazzo.
 
"Sì, beh, ci ho provato." Sbuffa e gli dà la schiena anche se è l’ultima cosa che vuole fare, sperando che l'altro non riesca a vedere il modo in cui la vergogna si arrampica sul suo collo e sulle sue orecchie, di un rosso vibrante. "Pensavo... suonasse meglio. Era un tributo."
 
Ben non risponde. Quando Rey si accorge di non sentire più il suo sguardo addosso e si volta di scatto, è già scomparso.
 
*
 
Forse sembra strano, ma non c'è molto da fare, una volta che la galassia è salva.
 
Rey eccelle nel combattimento con spada laser e nello spostare... cose, ma manca della saggezza intrinseca che qualsiasi Jedi sembra avere. Non è capace di diplomazia - a meno che non sia spicciola e coinvolga anche una minima percentuale di violenza.
 
Anche i due generali della Resistenza condividono un po’ il suo disagio durante le trattative di ricostruzione e le discussioni di riparazioni, di giustizia, di punizioni: nessuno di loro è cresciuto in tempo di pace, non sanno cosa sia, a parte un ideale lontano.
 
Ciò che importa è che la Resistenza, che ormai non ha più senso porti quel nome, si sente a proprio agio nel sapere di averla al suo fianco: la Jedi che ha salvato la libertà, la vita, il futuro, di tutti, forse anche di più. Ogni tanto è costretta a partecipare a parate e festeggiamenti.
 
Ben non viene mai nominato.
 
Quel che ha fatto non è stato abbastanza, suppone Rey con amarezza, quel che ha fatto non è nemmeno stato raccontato, anche se sa che Finn ha cercato di inserire queste informazioni nei suoi discorsi in Senato, ma non è facile redimere uno dei più grandi despoti della galassia. Una parte di lei lo capisce. Si sente sciocca, persino, ad aver pensato che un atto estremo potesse cancellare anni di soprusi e migliaia, milioni, di vittime.
 
L'altra parte non lo capisce, ed è quella che legge e rilegge i manoscritti Jedi fino a ricordare anche le orecchie fatte alle pagine di quei libri, nel tentativo di riportare Ben a sé.
 
*
 
Ben è visibile ma, nella maggior parte dei casi, incorporeo. Le sembra di aver fatto mille passi indietro, di essere tornata a quelle visioni di Kylo Ren di cui era forzatamente testimone: Ben Solo appare al suo fianco nei momenti più casuali della giornata, sembra un fantasma della Forza, ma non lo è, a detta sua.
 
È anche diverso dal legame che condividevano – Ben non assorbe tutta la sua attenzione su di sé, non annulla ogni altro rumore che la circonda. Anche quando non c’è, a volte, Rey lo percepisce. Come un’emozione, come un desiderio.
 
Il più delle volte come un fastidio, come se fosse un’ombra sempre appena fuori dal suo campo visivo.
 
Nei primi giorni continua a voltarsi indietro, a cercarlo, e anche dopo settimane l’impulso di accertarsi che non ci sia nessuno lì non diminuisce. Diventa irritante.
 
“Forse se ti picchiassi funzionerebbe.”
 
Ben la guarda con aria di sufficienza, un po’ spocchioso, e le ricorda qualcuno che forse è bene non nominare.
 
“Perché la prima volta ha funzionato così bene.” E anche la quarta, se non ricorda male Rey, quando è comparso all’improvviso davanti a lei mentre si stava finalmente assopendo: l’ha attaccato, ovviamente, riuscendo soltanto a cadere di nuovo a terra.
 
“Se ti viene un’idea migliore fammi sapere.” Non è certa che Ben senta il suo borbottio, perché non risponde.
 
Riprende la lettura del manoscritto che ha in mano e, dopo poco, si addormenta. Al suo risveglio, il fuoco si è spento, il libro è chiuso al suo fianco e sulle spalle c’è una coperta in cui non ricorda di essersi avvolta.
 
*
 
Quando Finn e Poe le chiedono di prendere parte a qualche celebrazione in una grande città, Rey non fa i salti di gioia: le grandi folle non le piacciono e ha sempre l’impressione di cercare qualcuno che non troverà, tra la gente.
 
Una volta che la festa giunge al termine, Rey si ritrova sempre nelle periferie o nei quartieri meno abbienti, in qualche locale non troppo frequentato – anche lì, come ovunque, c’è qualcuno che la riconosce. C’è qualcuno che le fa sempre la stessa domanda, declinata in vari modi.
 
Ma che viso aveva, il mostro? Quando l’hai sconfitto, l’hai guardato in volto?
 
Nessuno sembra ricordare la fine della storia. Rey non li biasima, ma non biasima neanche se stessa per la sua mancata pazienza.
 
“Era il viso di un ragazzo.” Sente un’impennata di emozione, e non viene da lei: vergogna, paura, forse, un risentimento. “Soltanto un ragazzo.”

*
 
Ben le aveva urlato addosso la prima volta, senza pace, appena uscita dal locale, chiedendole il perché di quella risposta. Era la prima volta che lo vedeva così arrabbiato dopo la battaglia di Crait.
 
Perché è così, avrebbe voluto rispondere, lo sei ancora. Ben era scomparso prima che potesse aprire bocca.
 
*
 
Rey è felice che i Jedi siano scomparsi – per quanto Poe insista sul fatto che non è vero e che lei e Finn siano gli ultimi Jedi, Rey si rifiuta di identificarsi come tale. In gran parte è dovuto al suo astio nei confronti di tutto ciò che circonda l’idea di Jedi. Il distacco, l’apatia, la meditazione: tutte cose che Rey non potebbe mai fare sue.
 
In altra parte è dovuto ai testi che hanno scritto. Soprattutto ai testi che hanno scritto.
 
L’unica cosa per cui sono utili è far ridere Ben: è raro sentirlo, non accade più di un paio di volte a settimana. Di solito è perché Rey rovina a terra scivolando o per un battibecco che finisce sospeso, nell’incredulità che un disaccordo tra di loro possa essere risolto a parole e non a colpi di spada.
 
Eppure, ogni volta che Rey si stufa delle metafore Jedi per spiegare il più semplice dei concetti – la posa meditativa come un fiore di loto sospeso sull’acqua, tanto limpida da permettere al fiore stesso di essere contemporaneamente specchio e immagine di se stesso – e scaglia via il pesante, antico, prezioso tomo che ha in mano, Ben non può fare a meno di lasciarsi andare a una risata che sembra quasi di pancia, quasi un suono vero.
 
“Vuoi fare la sua stessa fine, Ben?”
 
Lo sguardo che l’altro le rivolge è pieno di qualcosa, e Rey non lo capisce del tutto. Di certo sa che, se potesse toccarlo, scagliarlo dall’altra parte della stanza non sarebbe il primo punto nella sua lista di cose da fare. C’è anche da dire che in quelle rare volte in cui Ben è riuscito a toccare qualcosa, qualcuno, non è mai durato per più di qualche secondo.
 
In qualche secondo, Rey non potrebbe neanche iniziare a fare ciò che vorrebbe.
 
“Ora capisci un po’ perché non potevo rimanere lì? La disciplina Jedi è il tedio spiegato con milioni di parole.” Ben scuote la testa, si alza per avvicinarsi al libro. Per poco ha schivato una pozzanghera, fortunatamente. “Ricordo un intero capitolo dedicato ai materiali da usare per gli utensili con cui fare il té. Non meno di cinquanta pagine, tutte descrizioni di pianeti dove trovarli, dei popoli e dell’economia di questi luoghi.”
 
“La cosa peggiore di tutte è che nella mia testa leggo tutto quanto con la voce di tuo zio.”
 
Ben ride, particolarmente generoso in ambito di sorrisi, oggi. Mentre si china sul libro, Rey si sente sporgere sul parapetto di una delle torri più alte delle grandi città della Repubblica, in attesa di qualcosa, e non sa da chi dei due arrivi la sensazione.
 
La mano di Ben si chiude sulla spina del libro, solida, reale. Rey inspira una boccata di aria che per un attimo sa di fumo, di metallo, di qualcosa che è stato casa per pochi minuti appena – e cade dalla torre.
 
Quando si alza in piedi Ben l’ha già raggiunta, con una mano allungata verso di lei, sperando di poterla sentire, anche solo per poco: le passa attraverso, capitombolando dietro di lei. Rey rimane in piedi, stringendosi le braccia con delle mani troppo piccole per assomigliare minimamente a quelle che vorrebbe su di sé.
 
Sentendo Ben che impreca dietro di lei, si china a raccogliere il libro, caduto di nuovo a terra poco prima che potessero raggiungersi. C’è ancora tanto lavoro da fare.
 
*
 
Finn è splendente, con le vesti eleganti donategli dai ricchi nobili della nuova Repubblica. Rey lo guarda con un sospetto giocoso quando lo vede scendendo dal suo trasporto: riconosce nei colori chiari del suoi vestiti un richiamo a quelli dei Jedi, che probabilmente ha visto in qualche archivio miracolosamente salvato dal Primo Ordine.
 
Per un attimo il suo amico assume una posa elegante, dignitosa, seria, e la luce si riflette sui ricami dorati della stola che porta al collo arrivando sul viso di Rey, accecandola – si spaventa, quasi. Per fortuna dura solo un attimo, e subito Finn è al suo fianco, ridendo e stringendole il braccio con una mano e abbracciandola più stretto che può.
 
Poe compare dopo poco dietro di lui, con degli abiti meno elaborati e più pratici, seppur eleganti. I saluti da parte sua sono altrettanto generosi ed entusiasti.
 
Rey finge di non vedere il modo in cui Poe accarezza la mano dell’altro attraverso le pieghe dei vestiti, ma si scambia ugualmente uno sguardo eloquente con Ben quando questo compare, una volta al sicuro nella sua stanza.
 
(“L’affetto per una persona è l’unica cosa che ti può spingere davvero a combattere una guerra così disperata.” Commenta Ben, cercando di coprire con la solennità un imbarazzo che Rey non capisce. “Dameron può dire a tutti di aver lottato per la libertà o per la democrazia, ma nessuno ama così tanto un ideale. Solo gli esaltati o i pazzi.”
 
Una risata senza spirito scuote le spalle di Rey.
 
Tu eri pazzo, allora.”
 
Ben sospira, la guarda pungente, come la guardava Luke su Ahch-To quando non capiva le sue tirate metafisiche sulla Forza.)
 
*
 
Deve sembrare più rilassata, più felice, Rey, per qualche motivo, perché a differenza di altre volte Finn e Poe non insistono troppo nel cercare di farla rimanere in città più a lungo.
 
Specchiandosi nella superficie lucida del cucchiaio che ha davanti, sul tavolo, si domanda come mai. Di certo non si sente più felice.
 
Prima di cena, prima di iniziare a festeggiare, Poe fa un discorso per presentarla agli altri senatori – come se ci fosse qualcuno nella galassia liberata che non conosce il suo volto.
 
Poe parla come un poeta, l’unica caratteristica che condivide con tutti questi politici, della guerra e degli eroi, delle scelte che ci si trova a fare nella vita, tra il bene e il male. Ci butta dentro una battuta sul fatto di non capirci nulla, della Forza, ma di pregarla ogni sera di non rovinare tutto comunque, per buona misura. Anche Rey riesce a ridere.
 
Il pensiero di Ben, dimenticato dalla storia, è sufficiente per spingerla a piegare il cucchiaio tramite la Forza, inconsciamente. Finn rivolge lo sguardo verso di lei, preoccupato, ma nessuno se ne accorge a parte loro.
 
Una volta che iniziano a mangiare e a bere, Rey si riempie tanto da riuscire a dimenticare. Quasi.
 
*
 
“Hai un ottimo appetito.”
 
Rey si ferma nella lettura – uno dei datapad provenienti dall’archivio storico, doveva trattare di proiezioni della Forza e argomenti del genere ma per ora l’autore sembra essere molto impegnato a spiegare nella maniera più noiosa possibile quale sia la natura fisica della luce. Onda, corpo, particella. Rey ha spento il cervello tre pagine prima.
 
Con un sopracciglio che non è mai stato così in alto, si volta a guardare Ben Solo, seduto a gambe incrociate sul suo letto. Quello si schiarisce la gola, un po’ a disagio.
 
“Volevo fosse un complimento.”
 
“Ho patito la fame per vent’anni.”
 
Ben sussulta. Rey sente la Forza muoversi, come succede spesso quando l’altro si inalbera, o prova una qualsiasi emozione forte (di solito si inalbera). Sembra indignazione, questa, e a Rey viene un po’ da ridere.
 
“E tu, Ben? Quando eri piccolo facevi storie per mangiare le verdure?”
 
“Di solito era Han, quello.” Rey non fa fatica a immaginarlo. “Mia madre non lasciava scampo in ogni caso.” Un piccolo sorriso si stende sulle labbra di Ben, prima che quello inizi a morderle dall’interno per trattenersi.
 
Rey non sa se i ricordi siano sempre stati lì, nascosti, ma è felice che Ben riesca a parlarne senza una smorfia sul volto.
 
*
 
Rey adora le stelle, le sognava nel deserto di Jakku e le ha potute toccare volando col Falcon, con l’Ala-X. Uno dei motivi per cui non si trova a proprio agio in una città che non dorme mai è che non riesce a scorgerle, oltre i palazzi.
 
Il cielo della città è come un tramonto infinito, anche nelle ore più buie della notte sembra che il sole esiti a voler sparire del tutto, nascosto ma . Forse è anche per questo che Rey non ha sonno, è per questo che si sente così malinconica, un po’ arresa.
 
“Ti ricordi quando sono iniziate?”
 
“Mh?”
 
Ben è disteso al suo fianco, sul letto, mentre guarda il soffitto. Lei è stesa a pancia in giù, la testa poggiata sul suo braccio. Tiene l’altra mano affianco al viso di Ben, in modo da poter sentirne il calore, dovesse diventare corporeo.
 
“Le voci, gli incubi.” Vorrebbe accarezzargli i capelli, distendergli la fronte aggrottata con i polpastrelli. La luce che Ben emana è fioca, adatta alla stanza semibuia in cui si trovano, illuminata dalle luci esterne, ma sufficiente per vedere il modo in cui la sua espressione cambia impercettibilmente.
 
“Quando avevo sette anni,” a Rey sembra di ingoiare un sasso, “Leia mi portò in missione diplomatica nel sistema di Bespin. Non ricordo come accadde, ma un gruppo di dissidenti riuscì a rapirmi.”
 
Forse per il legame che condividono, Rey sa già come va a finire questa storia – nel sangue dei rapitori, probabilmente pedine di Palpatine fin dal principio, assassinati da Ben stesso.
 
“Mi trovarono dopo poche ore, in lacrime, nascosto lontano dai cadaveri. Non dissi a nessuno delle voci. Furono loro a dirmi di non farlo.” Rey sposta il braccio da sotto la propria testa, per posare la mano sulla sua. Si attraversano, ma Ben gira comunque il palmo verso l’alto, come se potesse prenderla.
 
Rey non sa quando si addormenta, se Ben svanisca prima che possa farlo.
 
*
 
Stranamente, quando sente un tocco leggero sulla spalla mentre dorme, il suo primo istinto non è quello di alzarsi e, a malapena sveglia, difendersi. Forse è imputabile alla calma che percepisce attraverso la Forza, attraverso il loro legame, ma tutto ciò che Rey riesce a fare è spingersi più comodamente ancora sul cuscino, sospirando.
 
Ben, steso al suo fianco, si trattiene dallo svegliarla soltanto perché sembra dormire così pacificamente, e continua a premere tocchi cauti sui suoi capelli, sulle sue braccia.
 
Sono passate ore da quando si è manifestato e non è mai rimasto così tanto a lungo, potrebbe finire da un momento all’altro: respira profondamente.
 
Si avvicina e le lascia il fantasma di un bacio sulla fronte, poi è già scomparso.
 
*
 
“Tieni ancora quello straccio?”
 
Le luci della città sono solo un ricordo. Rey quasi rimpiange le dolci sveglie musicali che suonavano nella sua stanza, costretta a svegliarsi dalla voce profonda e un po’ scocciata di Ben. Il sole sta a malapena sorgendo.
 
Rey gli rivolge un’occhiataccia, consapevole che Ben sia consapevole del fatto che non abbiano letteralmente niente da fare per tutto il giorno, a parte leggere i testi che è riuscita a trovare nell’archivio della città.
 
“L’ho lavata, nel frattempo.” Si guarda le maniche. Sta indossando la maglia di Ben, quella che si è lasciato indietro. È troppo grande per qualsiasi altra cosa, ma non va male per coprirsi dal freddo della notte.
E poi, straccio è concettualmente simile a rottame: forse per questo Rey si è affezionata. O forse per altri motivi.
 
Ben la fissa, concentrato. Rey arriccia il naso.
 
“Era tanto che mi guardavi dormire?”
 
Ben farfuglia qualcosa, perdendo la sua compostezza. Rey si chiede se abbia imparato a governare in minima parte la sua capacità di apparire e sparire, perché svanisce proprio al momento giusto per evitare l’imbarazzo.
 
*
 
Stranamente, non compare nei suoi sogni. Non per davvero, perlomeno – è sempre il suo ricordo, che sia quello di Kylo Ren in una foresta ricoperta di neve o quello di Ben Solo, sotto le statue imponenti di Exegol.
 
Nel primo caso si sveglia tremante, una memoria muscolare che le impone di combattere e attaccare e difendersi, per sempre in bilico tra uno scatto di rabbia eccessivo che significa, per lui, la fine, oppure un passo falso che significa, per lei, la fine. Nel secondo caso invece si sveglia piangendo, con un pugno nel petto a stringerle il cuore.
 
Sono così stanca, sussurra a nessuno in particolare, respirando più rumorosamente che può per sentire qualcosa di diverso dal rumore dei fulmini, delle esplosioni, così stanca.
 
*
 
Non c’è molto che Rey non abbia capito della situazione di Ben, dopo settimane di letture. È interessante scoprire che, oltre a non sapere dove si trovi, Ben non conosca nemmeno ciò di cui Rey gli parla, ciò che ha letto dai testi antichi. Una sorta di rivincita, per lei, che Ben percepisce e che gli fa aggrottare le sopracciglia. Rey ha il sospetto che da bambino fosse un saccente insopportabile.
 
Il problema, quello che nessuno dei due riesce a capire, è esattamente come tirarlo fuori da lì.
 
Andare sul pianeta di Lothal sembra un primo passo utile, un po’ come togliere il pannello che copre il motore di uno speeder rotto, spiega a Ben.
 
Peccato che lo speeder, a detta di Ben, sia in fiamme, e sia tutto buio, e non si riesca a vedere nulla e neanche a capire quale sia il problema, men che meno a risolverlo.
 
“Stiamo diventando sempre più simili ai Jedi con queste metafore, vero?” Borbotta Rey, inserendo le coordinate di Lothal nel pannello di controllo dell’astronave. Ben non si degna di rispondere e ride in maniera discreta, mettendosi comodo sul sedile al suo fianco.
 
Rey allunga una mano sul suo ginocchio. Vi si ferma sopra, per qualche fortunata coincidenza, e lo stringe.
 
*
 
Stavano parlando del più e del meno, prima che li attaccassero – barbari, selvaggi, senza abilità nel combattimento, ma comunque numerosi. La spada laser di Luke era ancora sotto la sabbia del deserto quando sono partiti, contro il consiglio di Ben. I suoi tentativi di proteggerla, intrappolato nel suo mondo parallelo, non sono stati sufficienti.
 
Una volta messi in fuga, Rey si affretta a medicarsi: un taglio piuttosto profondo è scavato sulla sua spalla e Rey sente Ben sussultare nella Forza, mentre lo lava grossolanamente senza neanche fare una smorfia, cercando di pulirlo dalla terra.
 
Le viene un po’ da ridere. Quand’è che è diventato così sensibile? Qualcosa le suggerisce che lo sia sempre stato.
 
Vorrebbe solo mettere fine a questo inconveniente e, se fosse capace di curarsi da sola attraverso la Forza, lo farebbe. Purtroppo, come allora, è troppo debole e Ben la guarda come se fosse lui a essere stato ferito. Rey sente una brace ardere appena sotto il diaframma, un misto della rabbia calma dell’altro e della sua soggezione nell’essere osservata così.
 
“Dovresti forgiare una nuova spada.”
 
Rey sbuffa, più piccata dall’interruzione di una serata così piacevole che dalla ferita in sé. Ben sembrava così a suo agio, per qualche motivo, nonostante la loro ricerca non avesse rivelato frutti dopo più di una settimana. Se avessero potuto toccarsi, gli avrebbe preso la mano.
 
“Dovresti tornare qui e aiutarmi a farlo.”
 
La rabbia innocua, infastidita, si allarga nella Forza. Qualsiasi traccia di buonumore rimanente sparisce subito dal suo viso e Ben incrocia le braccia, preme le labbra per trattenersi.
 
 
*
 
 
In qualche modo, funziona. Non sa per intercessione di chi, non sa grazie a quale benevolenza della Forza, che nella mente di Rey è sempre più simile a un’anziana cieca con un pessimo senso dell’umorismo.
 
Dopo settimane di esplorazione di tempi in rovina, distrutti dal tempo e dall’uomo, di foreste più antiche della Vecchia Repubblica, Ben Solo ritorna al suo fianco – niente graffi e tagli sul volto e sulle braccia, come se fosse davvero nato di nuovo.
 
L’unica cosa che è rimasta dello scontro su Exegol è il suo sorriso, lo stesso che gli ha spaccato il viso in quell’occasione. Rey lo bacia, di nuovo come allora, ma stavolta lo tiene stretto.
 
 
*
 
 
“La parte più divertente di tutto questo è che la metafora del fiore di loto aveva davvero senso.”
 
Rey scuote la testa, bagnandogli il viso con un panno bagnato di acqua fresca. È un po’ delirante, Ben, forse per lo shock di essere rientrato in questa dimensione.
 
“Tutto questo non ha una parte divertente, punto. L’importante è che sia finito.” Gli rivolge il sorriso più calmo che riesce a trovare in sé, anche se vorrebbe solo stendersi al suo fianco e dormire per due settimane. Entrare nel Mondo tra i mondi non è stata un’esperienza piacevole, e non vuole nemmeno immaginare come deve essere rimanerci per un anno o giù di lì.
 
“Sì, però.” Ben alza una mano, grande, sul suo viso. Traccia uno zigomo con la punta dell’indice, come se stesse seguendo con il dito una frase di un libro, particolarmente intricata, che deve rileggere più volte.
 
Fa solletico. Rey appoggia il panno e unisce le loro mani: è come in un’eclissi, la luna che oscura il sole. Uguali e opposti.
 
“Il fiore è allo stesso tempo immagine e specchio di se stesso.” Ben ha smesso di guardare lei, trovando nelle loro mani un soggetto temporaneamente più interessante. “Il fiore è il fiore, e così anche lo specchio. È sempre il fiore, pur non essendo il fiore.” Alza le sopracciglia, con un’aria di urgenza. “Capisci?”
 
Nonostante l’assurdità della situazione, Rey sente gli occhi un po’ lucidi e una sensazione nel petto – come se stesse bevendo un té caldo, dopo settimane di gelo. Il calore scende dalla gola allo stomaco, e lì forma una pozza di tranquillità. Si dà la possibilità di respirare, davvero, dopo mesi.
 
“Sono sempre io, ma non sono io.” Risponde con un filo di voce. “Sei tu.”
 
Ben sorride con i denti, come prima, annuisce, intreccia le loro dita. Rey si avvicina fino a quando l’altro non sussurra, quasi sulle sue labbra. “Sei sempre tu, ma sono io. Uguali e opposti.”
 
*
 
C’è un imbarazzo, appena Ben si riprende – uno “scusa, devo passare”, un farsi stretti contro le pareti dell’astronave, un ritirare la propria mano quando viene a contatto con quella dell’altro, come se fosse una lingua di fuoco.
 
Fortunatamente per entrambi, è una pretesa che non dura più di pochi minuti.
 
Rey non ricorda l’ultima volta in cui ha riso così tanto, non sa neanche se ci sia mai stata.
 
*
 
Può sembrare strano, dopo tutti gli incubi che ha causato, ma Rey si trova a ringraziare la maschera di Kylo Ren.
 
Le persone che lo hanno visto senza e sono sopravvissute per raccontarlo si possono contare probabilmente sulle dita di due mani: nessuno conosce il viso di Kylo Ren e nessuno conosce il viso di Ben Solo – è interessante, fingere di essere persone normali e camminare in mezzo alla folla, perdersi in mezzo ad essa e ritrovarsi, un po’ grazie al loro legame, un po’ semplicemente perché Ben svetta tra la gente.
 
“Ricordo quello che-” Ben si ferma, stringendo le labbra in una linea. Un’abitudine che non ha perso. A Rey piace pensare che sia la rappresentazione dei suoi pensieri in movimento, ora che sta imparando a riflettere prima di fare qualsiasi commento acido gli capiti per la mente.
 
Sorride, appoggia il mento sul palmo della mano, lo guarda. La folla è dimenticata: nonostante la civiltà vicina, preferiscono entrambi accamparsi nel silenzio delle foreste limitrofe.
 
“Quello che vidi nella tua mente, la prima volta. La foresta, l’acqua. Possiamo...” Ben deglutisce. “Possiamo andarci, se vuoi.”
 
*
 
Incontrano delle celebrazioni, lungo la strada. Delle feste grandi, anniversari della fine della guerra, feste di liberazione. Ben tiene basso lo sguardo, ma nessuno lo riconosce – senza la cicatrice sul volto sembrano solo due avventurieri un po’ sprovveduti, che guardano il mondo danzare come se fosse la prima volta.
 
Lo è.
 
I bambini adorano Ben, lo trattano un po’ come un Wookie docile, e vi si arrampicano addosso, attaccandosi alle gambe e alla testa, coprendogli gli occhi.
 
Rey ride, da lontano, mentre Ben chiama il suo nome e cammina a tentoni con le mani avanti, cercando di non cadere o urtare qualcuno.
 
*
 
“Hai mai pensato di volere una famiglia? Nuova, diversa. Non i tuoi genitori.”
 
Ben la guarda come l’ha guardata nella sala del trono di Snoke. Il fuoco che si riflette nei suoi occhi, però, proviene dal falò davanti a loro, non dalla distruzione portata dal loro potere condiviso.
 
“Vuoi dire come te e i tuoi amici della Resistenza?”
 
Rey aggrotta le sopracciglia, lo sguardo perso nelle lingue del fuoco. Mentirebbe se dicesse di non avere mai pensato a Finn e a Poe come i suoi compagni, fratelli, forse, ma non era quello che aveva in mente.
 
“Intendo... Qualcuno. Dei figli.” Si rende conto troppo tardi di quanto inopportuna sia la domanda. “Lascia perdere.”
 
“No. Sì.” Ben stringe le labbra, distogliendo lo sguardo da lei. “Non voglio mettere al mondo un’altra vittima.” Come me, è sottinteso. Come te, anche.
 
Un sorriso un po’ triste si allunga sul viso di Rey. Come se fosse possibile fermare la Forza con questa flebile volontà, la volontà di un uomo ferito. Ciononostante, Rey non può fare a meno di condividere il suo punto di vista, pur avendo sempre desiderato una famiglia - sia per quanto riguardava il passato che il futuro.
 
“Beh, in effetti è pieno di orfani.” Rey alza le spalle e butta un legnetto nel fuoco, che scoppietta allegro. Non può permettere che quella smorfia rimanga sul viso di Ben per il resto della serata. “Possiamo sempre adottare, no?”
 
Ben si gira verso di lei così velocemente che i capelli gli sbattono in viso e deve fermarsi per toglierli di mezzo prima di parlare. Apre la bocca, la chiude, la riapre. Rey vorrebbe scoppiare a ridere e solo la pietà la ferma: Ben Solo, terrore della galassia, la fissa con gli occhi sgranati e le orecchie a sventola di un rosso così intenso che a Rey viene toglia di toccarle solo per scoprire quanto calde siano.
 
Invece, chiude gli occhi.
 
Ben non dice niente per così a lungo che Rey pensa sia scomparso, anche se ormai non è più possibile, quando sente una mano coprire la sua, infinitamente più piccola. Sorride.
 
*
 
Quando arrivano al locale, Poe e Finn sono già lì. Rey li saluta con entusiasmo, ma loro due hanno già smesso di sorridere: Kylo Ren staglia dietro di lei, un po’ ricurvo in un tentativo fallimentare di nascondersi dietro alla ragazza, molto, molto più bassa di lui.
 
Rey percepisce Finn che percepisce Ben che percepisce vergogna, più di tutto, e lo spinge in avanti, costringendolo a sedersi. Ben si arresta prima che possa accadere.
 
“Non ci sto lì. È troppo stretto.”
“Come no? Stringi un po’ le gambe.”
 
Rey sente gli occhi di Finn e Poe spostarsi su di lei. Sperava che potessero passare più di trenta secondi dall’inizio della cena, prima di mettersi a bisticciare.

“Così mi viene un crampo tra dieci minuti. Tu ti siedi lì, io all’esterno.”

“No, così mi schiacci.”
“Ti lascio tre quarti di divanetto. Mi faccio piccolo.”
 
Rey soffia una risata che suona come una presa in giro.
 
“Certo, lo dici sempre. E poi mi alzo con il segno del muro stampato sul braccio.”
“Io non mi siedo all’interno.”
 
Allarga le braccia, incredula. Finn e Poe sgranano gli occhi.
 
“Come faccio a farti tornare trasparente? Sarebbe comodo in queste situazioni.”
 
Ben grugnisce una risata. Finn e Poe si voltano verso di lui come se avesse sei braccia. Altre persone si girano verso di loro, aspettandosi forse una rissa.
 
“Rey, stiamo attirando l’attenzione.”
“Non sarebbe necessario se tu ti sedessi e basta!”
“Ho le gambe lunghe! È tutto stretto qui!”
 
Finn si alza in piedi.
 
“Puoi, uh, sederti qui.” Indica Poe al suo fianco, che ancora non si è ripreso. “Poe si può sedere all’interno vicino a Rey.”
 
Ben lo guarda come se gli avesse fatto un affronto, a interrompere il battibecco, ma subito la sua espressione si neutralizza in un assenso imbarazzato.
 
“Sì. Grazie.” E gli porge la mano destra. Rey ride, coprendosi il viso con una mano. “Solo Ben Sono. Solo. Cioè.” Ben chiude gli occhi, preme le labbra in una linea. Finn fa un sorriso di pietà ma non riesce a nascondere quanto vorrebbe ridere. “Sono Ben Solo.”
 
“Uh-uh. Sì.” Finn gli stringe la mano.
 
In qualche modo, riescono a sopravvivere alla cena.
 
*
 
“Rey chi?”

Ogni tanto pensa che il concetto di specchio la perseguiterà per la sua intera esistenza, come un tema ricorrente: la scena è quasi uguale a quella di mesi prima, l’ultima volta che è stata su Tatooine. L’unica differenza è che non ci è venuta per seppellire un ricordo, ma per onorarlo – stavolta senza assumersi nomi di famiglia. Rey sorride.
 
“Solo Rey.”
 
Passa qualche secondo, prima che possa rendersene conto. Un imbarazzo le corre sulle guance, immediato.
 
“Cioè, non Rey Solo, insomma, sono solo... Rey.” La signora se n’è già andata, ormai disinteressata: probabilmente non aveva nemmeno colto il gioco di parole. Rey impreca, guardando lontano sull’orizzonte.
 
Né Luke né Leia si fanno vedere, ma Rey ha quasi l’impressione di sentirli ridere di lei.
 
*
 
Ben non dice niente quando rientra nell’abitacolo e lo trova di nuovo seduto scomodamente, le mani intrecciate e appoggiate sul tavolino, ma Rey sa che vorrebbe. Si mette le mani sui fianchi, ha ancora il rosso che le macchia il viso.
 
“È stato un disguido, ok?”
“Non ho detto niente.”
 
Lo sguardo di Rey si assottiglia. Ben alza le mani guardandola negli occhi, i gomiti appiattiti contro il proprio corpo, e non le è mai sembrato così piccolo. Quando una risata ha la meglio su di lui, Rey lascia cadere le braccia sui fianchi.
 
“Rey Solo.” Sorride con i denti, come ormai succede spesso. “Non mi dispiace.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
raga sono una diade nella forza io ancora non mi sono ripresa
SALVE
Prima di tutto se siete arrivati fino qui vi ringrazio infinitamente <3 è un sacco che non pubblico raga ho una vaga ANSIETTA ma grazie di cuore.
Ringrazio anche Greta, la fantastica meravigliosa incredibile persona che mi supporta sempre ed è stata la beta reader di questa fanfiction. Abbiamo shippato reylo insieme fin dal primo istante, non ci potevamo credere quando dopo 4 anni è sucCESSO DAVVERO lì sotto i nostri occhi Ben Solo e Rey hanno davvero inventato l’amore.....
Una nota: non so niente dell’universo espanso e ho tirato fuori pianeti e cose molto a tentoni dalla wikia. (Se ce ne sono, chiedo scusa ai fan hardcore,,,,,, dare un senso ai luoghi di questi avvenimenti sarebbe stato impossibile perché C’è COSì TANTA LORE)
Ultima nota è che MI DISPIACE DI non avere inserito Rose in tutto questo, avrei voluto ma sarebbe comparsa soltanto con Finn e Poe: farle fare la ruota di scorta mi sembrava pure più cattivo di non farle fare niente e basta. Poi, sinceramente, molte implicazioni della redenzione di Ben sono decisamente non gradevoli all’infuori degli occhi di Rey, e ho voluto che questa storia rimanesse solo qualcosa di suo.
E quindi niente, grazie ancora, se vi va di lasciare un commentino piccolino supporto questa decisione e vi mando un bacino, ino ino. Tutto piccolino, come ben solo che si siede al tavolino e sta tutto strettino perché è un po’ grandino
Ciaoooo
Caterina

ps: il titolo viene dalla canzone "love like ghosts" di lord huron, che ci sta abbastanza per questi due broccoli <3
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: _helianthus