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Autore: AstrA_23    05/01/2020    0 recensioni
Panem é divisa in cinque fazioni, in lotta tra loro per il potere. Questa infinita faida sta ormai decimando la popolazione così, i membri più importanti di ogni governo, temendo di non avere più nulla e nessuno su cui governare, sono giunti ad un accordo: dei giochi. Il vincitore conquista il potere per la propria fazione.
Ogni ragazzo, all'età di sedici anni, in base alle proprie attitudini può scegliere liberamente a quale fazione unirsi, anche se di rado qualcuno osa tanto.
Ogni anno al termine delle iniziazioni, vengono sorteggiati due ragazze e due ragazzi, tra i 16 ed i 18 anni, per ciascuna fazione. Ognuno di loro rappresenterà la propria fazione ai giochi. Soltanto uno può vincere.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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L'una e mezza del mattino. Non ricordo l'ultima volta che sono rimasta sveglia così a lungo, ma proprio non riesco ad addormentarmi.
Domani sarà un giorno importante. Il giorno del test.
Dovrei dormire ma la mia mente continua a tornare a questa sera. Mia madre e mia sorella sedute una di fronte all'altra, io accanto a mia sorella, cenando in silenzio.
In casa nostra non si parla mai molto a cena.
Sono nata in una famiglia di abneganti, altrimenti conosciuti come rigidi, e l'unica cosa che conta per gli abneganti è prendersi cura degli altri e dimenticarsi di se stessi: questo deve essere, in qualunque istante, anche all'interno della propria casa.
Secondo le regole, durante la cena parlano gli adulti e noi ragazzi dimostriamo il nostro altruismo donandogli la nostra attenzione. Dopo cena, prima di andare a letto, il contrario.
Purtroppo, da quando mio padre è morto, nostra madre ci racconta la sua giornata e poi finiamo la cena in silenzio.
Oggi però, mentre stavamo condividendo le nostre gallette di mais, mia sorella Prim mi ha chiesto quale pensavo sarebbe stato il risultato del test. Mia madre l'ha guardata sorridendo e ha scosso la testa. Mi aspettavo un rimprovero più severo, ma mi sono sentita sollevata che abbia interrotto il discorso.
Dopo cena, per evitare di riprenderlo, ho detto di essere stanca e voler riposare in vista del test, così sono andata direttamente in camera mia.
Il test attitudinale dovrà essere una traccia, starà poi a noi scegliere se seguirla o meno. Dovrebbe aiutarci a comprendere meglio le nostre propensioni per scegliere una fazione adatta e non rischiare, dopo la Cerimonia della scelta, di non completare l'iniziazione della nostra fazione, diventando esclusi.
Questa opzione mi spaventa. Non si parla molto degli esclusi, alcuni vivono in palazzi abbandonati e non hanno modo di provvedere a loro stessi. Avendo fallito l'iniziazione, non appartengono a nessuna fazione e quindi non hanno diritto ad un lavoro, una casa..
Una sera, dopo che io e Prim siamo andate a dormire ho sentito i miei genitori bisbigliare qualcosa in corridoio, così mi sono avvicinata alla porta per sentire meglio. Mio padre stava dicendo qualcosa riguardo ad un gruppo di esclusi scomparsi, ma non ho sentito altro.
All'inizio non ci ho dato peso e sono andata a dormire, ma ancora non sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei sentito la voce di mio padre.
La sera successiva, era in ritardo per la cena. Mia madre ci diceva di non preoccuparci, che probabilmente qualcosa l'aveva trattenuto più del solito. Ma poco prima di andare a letto due uomini bussarono alla nostra porta.
Erano vestiti di nero, giacche in pelle, uno con una cresta verde, troppo alta per stare dritta da sola, eppure sembrava così; l'altro pieno di piercing, almeno cinque per ogni orecchio, senza contare quelli sul resto della faccia. Mia madre uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Passarono pochi minuti, credo, ma a me sembrarono un eternità. Quando mia madre rientrò, più lacrime di quante ne avessi mai viste le rigavano il volto. Accennò un sorriso e ci accompagnò in camera. Prima che entrassimo ci disse che sarebbe andato tutto bene.
Poi ci chiuse le rispettive porte alle spalle e si chiuse a chiave in camera sua.
Scoprii cos'era successo soltanto il giorno dopo.
Tra i vari impieghi destinati agli abneganti, quello di mio padre era prendersi cura degli esclusi. Era un'erudito prima di cambiare fazione, aveva imparato qualche nozione medica di base da giovane, e siccome gli esclusi non potevano pagare e nessun vero medico era disposto a curarli, mio padre e un piccolo gruppo di volontari se ne prendevano cura: medicandoli, portandogli cibo, acqua, vestiti e coperte.
Quel giorno però, qualcosa andò storto. Era in un palazzo abbandonato insieme al suo team, quando il palazzo gli crollò addosso. Mi madre ci ha sempre ripetuto che per nostro padre non poteva esserci morte migliore, che era certa sarebbe stato felice di morire mentre aiutava qualcun'altro. E questo lo so anche io, ma il mio istinto mi dice che qualcosa non va.
È strano che io pensi a questo anziché al test di domani. O forse no..
Mio padre era un transfazione, la sua famiglia lo vedeva come un traditore.
Forse è per questo che ci penso, forse ho paura del risultato del test. Ho paura che mi dica che il mio posto non è qui, nonostante io lo sapia già.
Aiutare gli altri è piacevole. La loro gratitudine ti fa sentire appagata ma, se dovessi scegliere, sceglierei di aiutare prima me stessa, poi la mia famiglia e, perché no, se mi avanzano tempo ed energie, gli altri. Ovviamente questo ragionamento non si addice ad un'abnegante.
Ho riflettutto a lungo su quale potrebbe essere il rislutato del test, considerando che la mia fazione d'origine è da escludere. Pacifica, non è un aggettivo che mi appartiene. Tendo ad essere permalosa e molto schietta. Candidi nemmeno, la mia schiettezza evapora quando si tratta di esternare i miei sentimenti, dubbi o paure che mi assillanno. Erudita, come mio padre. Beh, non penso di essere stupida, me la sono sempre cavata bene a scuola ma sono più attratta dalle attività pratiche. Intrepida.... Il solo pensare a questa possibilità mi fa formicolare la schiena. Li ho sempre invidiati, la loro libertà, la spensieratezza, le grida e le risate.
Ricordo quando andavo a caccia con mio padre: di solito la nostra fazione non aveva abbastanza cibo per dividerlo con gli esclusi, così mio padre organizzava qualche battuta per arricchire le scorte con un po' di selvaggina. Fin da piccola mi sono mostrata interessata. Quando iniziò a portarmici, ricordo che cercavo in tutti i modi di imitarlo: la sua posizione tra i cespugli, il modo in cui camminava evitanto di fare rumore, il modo in cui respirava quando mirava la preda. Presto imparai anche io, quando presi il mio primo scoiattolo un urlo entusiasra uscì incontrollato dalla mia bocca. Mi aspettavo un rimprovero ma mio padre mi guardò per un istante e scoppiò a ridere.
Ho provato una bella sensazione, la migliore di sempre, come se il mio petto fluttuasse leggero come non mai. Rivedo quella sensazione negli occhi degli intrepidi che corrono e saltano ovunque per la città. Ed io smanio per provarla di nuovo. Ma come potrei abbandonare la mia famiglia, lasciarla senza più poter tornare indietro.
Non si parla più della guerra, la gente lo evita ossessivamente come se qualcuno gli puntasse un arma alla tempia, pronto a sparare al primo accenno dell'argomento. Ma ostinarsi ad ignorarla non farà cessare questa stupida guerra e i giochi ce lo ricordano ogni anno. Sono davvero pronta a lasciare la mia famiglia, cosiderando le circostanze?
Forse non è il caso di chiederaslo ora. Domani il test mi aiuterà a fare chiarezza. Almeno spero..

L'una e mezza del mattino. Non ricordo l'ultima volta che sono rimasta sveglia così a lungo, ma proprio non riesco ad addormentarmi. Domani sarà un giorno importante. Il giorno del test. Dovrei dormire ma la mia mente continua a tornare a questa sera. Mia madre e mia sorella sedute una di fronte all'altra, io accanto a mia sorella, cenando in silenzio. In casa nostra non si parla mai molto a cena.

Sono nata in una famiglia di abneganti, altrimenti conosciuti come rigidi, e l'unica cosa che conta per gli abneganti è prendersi cura degli altri e dimenticarsi di se stessi: questo deve essere, in qualunque istante, anche all'interno della propria casa. Secondo le regole, durante la cena parlano gli adulti e noi ragazzi dimostriamo il nostro altruismo donandogli la nostra attenzione. Dopo cena, prima di andare a letto, il contrario. Purtroppo, da quando mio padre è morto, nostra madre ci racconta la sua giornata e poi finiamo la cena in silenzio.

Oggi però, mentre stavamo condividendo le nostre gallette di mais, mia sorella Prim mi ha chiesto quale pensavo sarebbe stato il risultato del test. Mia madre l'ha guardata sorridendo e ha scosso la testa. Mi aspettavo un rimprovero più severo, ma mi sono sentita sollevata che abbia interrotto il discorso. Dopo cena, per evitare di riprenderlo, ho detto di essere stanca e voler riposare in vista del test, così sono andata direttamente in camera mia.

Il test attitudinale dovrà essere una traccia, starà poi a noi scegliere se seguirla o meno. Dovrebbe aiutarci a comprendere meglio le nostre propensioni per scegliere una fazione adatta e non rischiare, dopo la Cerimonia della scelta, di non completare l'iniziazione della nostra fazione, diventando esclusi. Questa opzione mi spaventa. Non si parla molto degli esclusi, alcuni vivono in palazzi abbandonati e non hanno modo di provvedere a loro stessi. Avendo fallito l'iniziazione, non appartengo a nessuna fazione e quindi non hanno diritto ad un lavoro, una casa..

Una sera, dopo che io e Prim siamo andate a dormire ho sentito i miei genitori bisbigliare qualcosa in corridoio, così mi sono avvicinata alla porta per sentire meglio. Mio padre stava dicendo qualcosa riguardo ad un gruppo di esclusi scomparsi, ma non ho sentito altro, perché quando sono andati in camera e hanno chiuso la porta, non avevo più modo di farlo. All'inizio non ci ho dato peso e sono andata a dormire, ma ancora non sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei sentito la voce di mio padre.

La sera successiva, era in ritardo per la cena. Mia madre ci diceva di non preoccuparci, che probabilmente qualcosa l'aveva trattenuto più del solito. Ma poco prima di andare a letto due uomini bussarono alla nostra porta. Erano vestiti di nero, giacche in pelle, uno con una cresta verde, troppo alta per stare dritta da sola senza sembrare finta; l'altro pieno di piercing, almeno cinque per ogni orecchio, senza contare quelli sul resto della faccia. Mia madre uscì e si chiuse la porta alle spalle. Passarono pochi minuti, credo, ma a me sembrarono un eternità. Quando mia madre rientrò, più lacrime di quante ne avessi mai viste le rigavano il volto. Accennò un sorriso e ci accompagnò in camera. Prima che entrassimo disse: Poi ci chiuse le rispettive porte alle spalle e si chiuse a chiave in camera sua.

Scoprii cos'era successo soltanto il giorno dopo. Tra i vari impieghi destinati agli abneganti, quello di mio padre era prendersi cura degli esclusi. Era un'erudito prima di cambiare fazione, aveva imparato qualche nozione medica di base da giovane, e siccome gli esclusi non potevano pagare e nessun vero medico era disposto a curarli, mio padre e un piccolo gruppo di volontari se ne prendevano cura: medicandoli, portandogli cibo, acqua, vestiti e coperte. Quel giorno però, qualcosa andò storto. Era in un palazzo abbandonato insieme al suo team, quando il palazzo gli crollò addosso. Mi madre ci ha sempre ripetuto che per nostro padre non poteva esserci morte migliore, che era certa sarebbe stato felice di morire mentre aiutava qualcun'altro. E questo lo so anche io, ma il mio istinto mi dice che qualcosa non va. È strano che io pensi a questo anziché al test di domani. O forse no..

Mio padre era un transfazione, la sua famiglia lo vedeva come un traditore. Forse è per questo che ci penso, forse ho paura del risultato del test. Ho paura che mi dica che il mio posto non è qui, nonostante io lo sapia già. Aiutare gli altri è piacevole. La loro gratitudine ti fa sentire appagata ma, se dovessi scegliere, sceglierei di aiutare prima me stessa, poi la mia famiglia e, perché no, se mi avanzano tempo ed energie, gli altri. Ovviamente questo ragionamento non si addice ad un'abnegante. Ho riflettuto a lungo su quale potrebbe essere il risultato del test, considerando che la mia fazione d'origine è da escludere. Pacifica, non è un aggettivo che mi si addice. Tendo ad essere permalosa e molto schietta. Candidi nemmeno, la mia schiettezza evapora quando si tratta di esternare i miei sentimenti, dubbi o paure che mi assillano. Erudita, come mio padre. Beh, non penso di essere stupida, me la sono sempre cavata bene a scuola ma sono più attratta dalle attività pratiche. Intrepida.... Solo pensare a questa opzione mi fa formicolare la schiena. Li ho sempre invidiati, la loro libertà, la spensieratezza, le grida e le risate.

Ricordo quando andavo a caccia con mio padre: di solito la nostra fazione non aveva abbastanza cibo per dividerlo con gli esclusi, così mio padre andava a caccia per arricchire le scorte con un po" di selvaggina. Fin da piccola mi sono mostrata interessata alle sue battute di caccia. Quando iniziò a portarmici, ricordo che cercavo in tutti i modi di imitarlo: la sua posizione tra i cespugli, il modo in cui camminava evitando di fare rumore, il modo in cui mirava la preda. Presto imparai anche io, quando presi il mio primo scoiattolo un urlo entusiasta uscì incontrollato dalla mia bocca. Mi aspettavo un rimprovero ma mio padre mi guardò per un istante e scoppiò a ridere.Ho provato una bella sensazione, la migliore di sempre, come se il mio petto fluttuasse leggero come non mai.

Rivedo quella sensazione negli occhi degli intrepidi che corrono e saltano ovunque per la città. Ed io smanio per provarla di nuovo. Ma come potrei abbandonare la mia famiglia, lasciarla senza più poter tornare indietro. Non si parla più della guerra, la gente lo evita ossessivamente come se qualcuno gli puntasse un arma alla tempia, pronto a sparare al primo accenno dell'argomento. Ma ostinarsi ad ignorarla non farà cessare questa stupida guerra e i giochi ce lo ricordano ogni anno. Sono davvero pronta a lasciare la mia famiglia, considerando le circostanze?

Forse non è il caso di chiederselo ora. Domani il test mi aiuterà a fare chiarezza. Almeno spero..

 

-Ciao a tutti, sono abbastanza nuova nell'ambito delle fanfiction, quindi francamente non so se il mio lavoro sia sufficientemente buono o meno. Se avete commenti positivi o negativi, critiche costruttive o osservazioni da farmi, sarei estremamente felice di leggerli nelle recensioni.-

 

  
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